Atto terzo

 

Scena prima

Stanza nel palagio di villa di Rosimonda.
Gustavo, e Rosimonda.

 Q 

Gustavo, Rosimonda

 

GUSTAVO

Tu contumace al padre,  

al fratello spergiura,

tu salvar Faramondo?

ROSIMONDA

Ei s'era posto

volontario ne' ceppi.

GUSTAVO

Anzi ve 'l trasse

l'orror del suo delitto.

Te chi mosse a salvarlo?

ROSIMONDA

A lui non volli

dover la mia vendetta.

GUSTAVO

Odio ch'è giusto,

non ha tanti rispetti. Ah figlia, figlia,

tu arrossisci richiesta,

e colpevole se' di maggior fallo.

ROSIMONDA

Io, padre?

GUSTAVO

A un vile affetto,

senz'aver al tuo sangue,

a' dèi patri, al mio sdegno alcun riguardo,

consegnarti te stessa.

Svela pur la tua colpa.

Non la devi temer, se l'hai commessa.

ROSIMONDA

Padre, un affetto è amore

di noi più forte, e tu medesmo il sai.

Nel suo poter discolpe

pur non cerco al mio fallo.

Amo, sì, Faramondo.

GUSTAVO

E tanto ascolto?

ROSIMONDA

Ma l'amo da nemica, e da tua figlia.

GUSTAVO

Non dovea una mia figlia

salvar mai Faramondo.

ROSIMONDA

Il voglio estinto.

GUSTAVO

Ma libertà gli desti.

ROSIMONDA

Per punirlo più giusta.

GUSTAVO

Vattene; a me si aspetta

di te far, e di lui giusta vendetta.

 

ROSIMONDA

Vuoi vedermi il cor trafitto?  

Nel mio amore il puoi mirar.

La mia colpa è tua vendetta:

che se amor fa il mio delitto

anche amor fa il mio penar.

Rosimonda ->

 

Scena seconda

Gustavo.

 

 

E 'l crudel Faramondo  

con l'odio, e con l'amor così trionfa

del sangue di Gustavo?

Qual de' figli mi svena;

qual mi rende infedel. Se tutto i' seguo

l'impeto che mi trae, cose udrà 'l mondo

non più intese, e che fede

ne le venture età trovino appena.

Già l'attonita mente altro non volge,

che 'l suo furor. Me pieno

fa de' suoi mostri, e solo

mi trova genitor l'ombra di Sveno.

 

Scena terza

Clotilde, Adolfo, e Gustavo.

<- Clotilde, Adolfo

 

CLOTILDE

Gustavo, or che al tuo sdegno  

una vittima è tolta, io qui per l'altra

ti porgo i prieghi miei.

GUSTAVO

Sarà cambiata

la vittima, e non tolta.

T'unirò al tuo amator.

ADOLFO

Padre, qual colpa,

qual legge la condanna?

GUSTAVO

Il mio furore,

il tuo orgoglio, il tuo amore.

ADOLFO

Ah, pria che que' be' lumi

chiuda un eterno oblio, sia tua Clotilde.

Volontier te la cedo.

CLOTILDE

Io sola, Adolfo,

ho ragion sul mio cor.

ADOLFO

Non ti sgomenti

il vederla costante.

GUSTAVO

Tarda è la tua pietade.

Più non son genitor, né son più amante.

 

Scena quarta

Teobaldo con Childerico, e detti.

<- Teobaldo, Childerico

 

TEOBALDO

Signore, anche Teobaldo  

nega d'esser più padre.

Costui dacché le leggi

trascurò di vassallo, ha violate

quelle ancora di figlio.

CHILDERICO

In che son reo?

TEOBALDO

La fuga del re franco è suo delitto.

In custodia ei l'avea.

CHILDERICO

Rosimonda...

TEOBALDO

Gustavo

qui è il re. Tu servi a lui. Fellon gli fosti;

e un padre accusator prova è del fallo.

A te tocca il punirlo.

Tu se' giudice, io padre, ed ei vassallo.

GUSTAVO

Saran paghi i tuoi voti. A me si rechi

seggio, e carta, o custodi.

Ha, Teobaldo, il tuo esempio

di che farmi arrossir. Per minor colpa

tu puoi perder il figlio. Io senza interno

rimprovero del cor non posso i miei

dannar, benché più rei.

Si cerchi una vendetta,

ch'abbia più di piacer, meno di orrore.

(si asside, e scrive)

ADOLFO

De l'idol mio pietà ti prenda, amore.

CLOTILDE

A che per la mia vita

far voti, Adolfo? Ambo vivremo, o assieme

morremo; e là, fra l'ombre

troveremo l'eliso,

o 'l farem col mirarci,

tu lieto ne' miei lumi, io nel tuo viso.

GUSTAVO

Se ha cuor forte, ed amante, il fiero invito

ricusar non potrà.

CHILDERICO

Nuncio quel foglio

temo di nuovi mali.

GUSTAVO

Teobaldo.

TEOBALDO

Sire.

GUSTAVO

Il foglio prendi, e 'l reca

nel vicino ostil campo a Faramondo.

Odi ciò che risolve.

TEOBALDO

Lieto al cenno obbedisco.

GUSTAVO

E voi frattanto,

riserbate al gran colpo il sangue, o 'l pianto.

Teobaldo, Gustavo ->

 

Scena quinta

Clotilde, Adolfo, e Childerico.

 

CHILDERICO

Quai mi stracciano l'alma  

dubbi pensieri, e mal intesi ancora?

ADOLFO

Stabilito anche prima

già s'era il mio destin. Lieto i' moria,

te salva, anima mia.

CLOTILDE

Adolfo, il cielo unisce

ciò che 'l mondo disgiunge.

Tu che sposa mi amasti,

compagna mi rifiuti, e al ciel contrasti?

CHILDERICO

Taccio? o parlo? che fo?

ADOLFO

Temo la morte

or ch'è comun. Deh tu la sfuggi, e dammi

la mia prima costanza.

CLOTILDE

E vuoi, ch'io viva,

te estinto, e viva altrui? che sposi l'empio

spargitor del tuo sangue? il fier Gustavo?

questa è la fede tua? questa a me chiedi?

Il tuo solo periglio

ti trova forte? il mio più vil ti rende?

o men fedel? che non t'imiti, or brami?

o lo paventi? Adolfo,

o tu mai non mi amasti, o più non m'ami.

CHILDERICO

Principi al giusto affanno

legge imponete. A questi orrori in seno

vi assicuro il sereno.

ADOLFO

Ah Childerico,

qual sentier?

CLOTILDE

Quale speme?

CHILDERICO

Al maggior uopo

vi si aprirà lo scampo. A' detti miei

date fede, e gioite.

ADOLFO

Di tua beltà saran custodi i dèi.  

Insieme

CLOTILDE

Di tua virtù saran custodi i dèi.

 

ADOLFO

E troppo caro

quel volto a' numi

ben ponno, a chi no 'l crede,

del lor poter far fede

i tuoi be' lumi.

 

CLOTILDE

Se il volto ho vago,

tu me 'l fai caro.

Non l'amo, perché è mio:

sol perché l'ami, anch'io

d'amarlo imparo.

Adolfo, Clotilde ->

 

Scena sesta

Childerico.

 

 

Childerico, che pensi? Un grande arcano  

può preservar più vite.

Ma se lo sveli, il genitor tu perdi.

Tregua, miei spirti. Il colpo è lunge ancora.

Più vicino e' s'attenda; e in me la colpa

sembri necessità: poi si risolva.

Forza a l'or fia che reo

o la natura, o la pietà mi assolva.

 

L'alma brilla  

in sen tranquilla,

e nel mezzo del terror

mi fa cor

con la sua pace.

So, ch'incerto è 'l ben che spero,

ma sia vero,

o sia fallace,

dolce inganno sempre piace.

Sfondo schermo () ()

 

Childerico ->

 

Scena settima

Collinetta con grotteschi a' piedi,
su cui è attendato l'esercito di Faramondo.
Faramondo.

 Q 

Faramondo

 

 

Torno a' miei fuor di ceppi. A me si offerse  

men crudel Rosimonda.

La mia vita è suo dono, e vuol che il serbi.

Union di gran beni

non mai sperati; e pure un novo a l'alma

peso si accresce, e men la sento in calma.

Che farà?... ma Gernando

qui con Teobaldo? A qual disegno ha mira

non veduto mi giovi

l'udirli. Il cielo a me li guida, o amore:

amor che ha pur pietà del mio dolore.

 

Scena ottava

Gernando, Teobaldo con Guardie, Faramondo nascosto.

<- Gernando, Teobaldo, guardie

 

TEOBALDO

Signor, non t'inoltrar. Quelle che miri  

son de' Franchi le tende.

GERNANDO

Amico, in parte

siamo, ove alcun non è che osservi, o possa

scoprir le occulte nume.

TEOBALDO

I cenni attendo.

GERNANDO

Già nel campo de' Cimbri

sono i miei Svevi, alme feroci, e degne

d'ubbidire a Gernando.

TEOBALDO

Io di Gustavo

tengo a fianco guerrieri, a me ben noti

per coraggio e per fede.

GERNANDO

Rosimonda disegno

mal guardata rapir. Nel punto stesso

Gustavo prigionier chiedo al tuo braccio.

TEOBALDO

Sire, il mio re?

GERNANDO

De l'alma

ricomponi il tumulto. Io qui non cerco

l'eccidio del tuo re. Quel cerco solo

de l'empio Faramondo.

Te ne accerti il mio onor. S'amo la figlia,

non odio il padre; odio 'l rival che l'ama.

TEOBALDO

Non più; che a te consacra

la sua vita Teobaldo, e la sua fama.

GERNANDO

L'opra ricusa indugi.

TEOBALDO

Ad affrettarla

verrò.

GERNANDO

Che non ti deggio?

TEOBALDO

Ecco dal colle

scender le franche genti.

Parti.

GERNANDO

Addio: ti sovvenga,

che gran pena a chi spera

vendicarsi e goder, sono i momenti.

FARAMONDO

(Iniqui, andrà l'empio disegno a' venti.)

(va ad incontrare i suoi che scendono dalla collina)

<- soldati di Faramondo

 

GERNANDO

Voglio stragi, e cerco affetti:  

vo' ferir, e vo' baciar.

Cadrà l'empio, avrò la vaga,

che m'offende, e che m'impiaga,

ei rivale a' miei diletti,

ella ingrata al mio penar.

Gernando, guardie ->

 

Scena nona

Faramondo, e Teobaldo.

 

FARAMONDO

A me viene Teobaldo.  

TEOBALDO

Al re de' Franchi

quella, che gli disia,

Gustavo il re de' Cimbri

pace, e salute in questo foglio invia.

FARAMONDO
(legge)

«Faramondo, a più vite

funesta è la tua fuga.

Ho Clotilde in tua vece, ho Childerico,

Adolfo, e Rosimonda;

per sangue, o per amor vite a te care.

Priaché 'l giorno tramonti,

se non riedi a' tuoi ceppi, esse cadranno.»

Nemico ingiusto, e genitor tiranno.

«Voglio 'l loro, o 'l tuo sangue: uno di questi

colpi è da farsi, o tu sia vile, o forte.

Così giura Gustavo,

tuo nemico crudel fino alla morte.»

TEOBALDO

Che risolvi?

FARAMONDO

Ritorna

al tuo signor crudel, mostro, non padre.

Verrò, digli, verrò; ma qual io devo,

e qual ei non m'attende.

TEOBALDO

Vien pure a tuo piacer. Da pochi istanti

o l'altrui morte, o 'l tuo destin dipende.

Teobaldo ->

 

Scena decima

Faramondo con Soldati.

 

FARAMONDO

Andiam, fidi guerrieri. Io vi precedo  

duce e compagno; e l'opre usate or chiedo.

 

A l'armi, su.  

Mio cor, questa è virtù:

servir senza mercede,

amar senza speranza.

Giova così

sperar, che possa un dì

più merto aver la fede,

più gloria la costanza.

 

Faramondo, soldati di Faramondo ->

 

Scena undicesima

Padiglione reale.
Gustavo con Guardie.

 Q 

Gustavo, guardie

 

GUSTAVO

Fieri spirti di rege oltraggiato,  

dolci affetti di padre amoroso,

deh lasciatemi in riposo.

Sì tacete... o dio! pavento

ne la vita de' figli il giuramento.

 

Scena dodicesima

Teobaldo, e Gustavo.

<- Teobaldo

 

TEOBALDO

Signor, di Faramondo  

nuncio dal campo a te ritorno.

GUSTAVO

Al foglio,

Teobaldo, e che rispose?

TEOBALDO

Verrà, disse, verrà, ma qual ei deve,

qual non l'attendi.

GUSTAVO

Ogn'ora

verrà nemico, e tal l'attendo: ei forse

pensa armato atterrirmi;

ma s'inganna il crudele. Olà, qui tosto

mi si guidino i rei.

 

Scena tredicesima

Adolfo, e li suddetti.

<- Adolfo

 

ADOLFO

Padre...  

GUSTAVO

Tu Adolfo,

fuor di ceppi?

ADOLFO

Gernando

Rosimonda ha rapita.

GUSTAVO

O dèi! La figlia?

Su tosto andiam.

TEOBALDO

Rammenta

il tuo grado, signor.

ADOLFO

De' tuoi guerrieri

le difese a me cedi; ed io con esse...

GUSTAVO

Vanne, Adolfo; il tuo ferro

punisca il reo: la prole

involata mi renda.

Opra da figlio, e i primi falli emenda.

 
Parte Adolfo con le Guardie di Gustavo.

Adolfo, guardie ->

 

Scena quattordicesima

Gustavo e Teobaldo con Guardie, che ad un suo cenno escono da varie parti.

<- guardie di Teobaldo

 

TEOBALDO

Disarmato è già il re. Non si trascuri  

il favor de la sorte. Olà.

GUSTAVO

Teobaldo

quai guerrieri son quelli?

TEOBALDO

Signor, per tua salvezza

qui ti sono infedel.

GUSTAVO

Come!

TEOBALDO

Già sei

prigionier di Gernando.

GUSTAVO

Temerario al tuo re?

TEOBALDO

Cedimi il brando.

(Gustavo dà mano alla spada)

GUSTAVO

Pria nel tuo sen.

TEOBALDO

Non mi obbligar col ferro

a un eccesso maggior. Cedi.

GUSTAVO

La vita

pria lascerò.

TEOBALDO

Già reso inerme è 'l braccio.

(Teobaldo lo disarma con l'aiuto de' suoi, e fa incatenarlo)

TEOBALDO

Ogni scampo ti è tolto.

GUSTAVO

Empio, mi svena.

E togli te di rischio, e me di pena.

TEOBALDO

Catenato a Gernando...

 

Scena quindicesima

Faramondo con visiera, Adolfo con Séguito, e detti.

<- Faramondo, Adolfo, guardie di Faramondo

 

FARAMONDO

Ecco gli iniqui.  

ADOLFO

Su ferite, uccidete.

TEOBALDO

Ahimè.

GUSTAVO

Qual nume

ha pietà de' miei casi?

 
Fuggono le Guardie di Teobaldo.

guardie di Teobaldo ->

Teobaldo cade ad un colpo di Faramondo.
 

FARAMONDO

Pur cadesti, o malvagio. Or fra ritorte  

la pena attendi.

TEOBALDO

O forte!

FARAMONDO

E tu Gustavo,

non isdegnar, ch'io stesso

franga l'indegno laccio...

(discioglie Gustavo e presa di terra la di lui spada gliela presenta)

 

...e dell'illustre spada armi il tuo braccio.

GUSTAVO

O qualunque tu sia, lascia che al seno,

amico eroe, ti stringa.

(lo abbraccia)

 

Scena sedicesima

Rosimonda, Clotilde, Gernando, e detti.

<- Rosimonda, Clotilde, Gernando

 

ROSIMONDA

E a Rosimonda  

parte del caro amplesso

permetti, o genitor.

GUSTAVO

Figlia, e qual fato

libera mi ti rende?

ROSIMONDA

Il forte braccio

che te sciolse da' nodi.

CLOTILDE

Ei fu che invitto

pose in fuga gli Svevi.

ADOLFO

Fe' prigioniero il rapitor lascivo.

ROSIMONDA

Trasse noi di periglio.

TEOBALDO

E 'l miro?

GERNANDO

E vivo?

GUSTAVO

Ma qual se' tu, cui tanto devo?

FARAMONDO

Io sono...

(Faramondo si alza la visiera dell'elmo)

quello, gran re...

GUSTAVO

Qual fiero oggetto, o lumi,

vi si appresenta? Ed ho potuto io stesso

al mio crudel nemico

porger' il dolce amplesso?

Né me 'l disse in quel punto

il mio sangue? il mio cor?

ROSIMONDA

Rammenta...

GUSTAVO

Iniquo,

lasciami ne' miei ceppi.

Odio la libertà, s'ella è tuo dono;

e se vieni per farti

arbitro di mia vita, al tuo furore

saprò torne il piacer, saprò svenarmi:

né al risoluto cor mancheran l'armi.

(getta da sé la spada datagli da Faramondo)

FARAMONDO

Del tuo furor l'impeto affrena, e mira

quale a te m'appresento.

CLOTILDE

(La virtù di quell'alma ancor pavento.)

FARAMONDO

Miei guerrieri, abbastanza

vi fui guida a' perigli: ite, e lasciate

libero a' Cimbri, e al mio destino il campo.

 
Partono le Guardie di Faramondo.

guardie di Faramondo ->

 

GERNANDO

(Che mai farà?)

FARAMONDO

Gustavo,

ubbidisco a la legge

che m'imponesti. Armato,

mi vedesti poc'anzi

sol per tua libertà. Seppi il tuo rischio,

lo temei, te n' difesi, e 'l ciel m'arrise.

GUSTAVO

Che ascolto?

FARAMONDO

Or che se' salvo,

non mi resta a temer, che l'altrui morte

nel tuo furor. Ti chiedo

ciò ch'è mio: tu me 'l devi. Io di quell'ire

propria vittima son. Vengo a morire.

ROSIMONDA

Grand'alma.

ADOLFO

(Invitto eroe.)

GUSTAVO

(Cor di Gustavo,

come langue il tuo sdegno? E come a vista

del tuo nemico il perdi?) Ah Faramondo,

hai vinto l'odio mio. Ma che mi giova

se salvar non ti posso?

Giurata ho la tua morte, e 'l giuramento

ebbe i numi presenti.

Sarò a forza crudele; e innanzi a l'ombra

di Sveno, ombra tu esangue,

sparso andrai del mio pianto, e del tuo sangue.

FARAMONDO

Signor, giusto è quel colpo,

che scender dée, né mi si tardi. Il chiedo

per mio castigo al padre,

per mia pace a la figlia.

CLOTILDE

Il cor si spezza.

ROSIMONDA

Padre, il colpo funesto

non ho cor di mirar. Lascia ch'io parta

e tu, crudel, che ancora

dopo il divieto mio sprezzi la vita,

non creder solo a Dite

passar. Ti seguirà quella, che stimi

tua nemica, e che t'ama.

FARAMONDO

Tu?

ROSIMONDA

Sì, che non è giusto

che tu mora, e no 'l sappi.

FARAMONDO

O me beato!

ROSIMONDA

Sia debolezza, o sia

ragion, vuol darti almeno

quest'ultimo piacer l'anima mia.

 

Se 'l dirvi, che v'amo,  

può farvi tranquille,

sì, v'amo, o pupille;

né 'l vo' più tacer.

È tutto in me estinto

quel primo rigore;

e amore

m'ha vinto

col vostro poter.

Rosimonda ->

 

Scena diciassettesima

Gustavo, Faramondo, Clotilde, Adolfo, Gernando, e Teobaldo.

 

CLOTILDE

Ed io.  

FARAMONDO

Clotilde, il tuo dolor m'ascondi.

Lieta vivi al tuo amante; e un sì bel nodo

tu conferma, Gustavo.

GUSTAVO

Amor, che nacque

in me fra l'ire, or da pietade è spento.

Sia di Adolfo Clotilde: al nodo assento.

FARAMONDO

Di Gernando non chiedo

a te 'l perdon. Né tuo vassallo ei nacque;

e prigioniero io 'l feci.

GERNANDO

(Mia fortuna crudel, così ti piacque.)

FARAMONDO

Riconosci, Gernando,

qual ti serbo il mio cor vicino a morte.

Libero a' tuoi ritorna, e se ti offesi

ne l'amar Rosimonda,

d'involontario error perdon ti chiedo.

GERNANDO

Faramondo, già sgombra

da gli occhi miei la cieca notte. Or veggio

qual amico in te perdo, e orror ne sento.

FARAMONDO

(si cava l'elmo, e dà la sua spada a Gustavo)

Ora il crine dell'elmo, ora del ferro

disarmo il fianco; a te lo porgo; ed egli

quella tinta, che prese iniquo e rio

del tuo figlio nel sen, perda nel mio.

GUSTAVO

Lacrime, non uscite. Ah Faramondo,

anche amico mi dai tanto dolore?

L'apparato funesto

già ti attende al gran colpo.

FARAMONDO

Andiam.

GUSTAVO

Teobaldo

sia custodito al mio furor.

TEOBALDO

Sicuro,

crudel, del tuo destino, il mio non curo.

 

FARAMONDO
(a Clotilde e Adolfo)

Voi restate, e qui godete  

fortunati il vostro amor.

Ch'io do bando a' miei tormenti,

del mio bene i dolci accenti

rimembrando a questo cor.

Gustavo, Faramondo, Gernando, Teobaldo ->

 

Scena diciottesima

Clotilde, e Adolfo.

 

CLOTILDE

Misero! e qual mi lasci?  

Chi avria potuto, Adolfo,

dirmi ch'essendo tua sarò infelice?

ADOLFO

Ti consola: chi sa? Riguardo i numi

avranno a un tanto eroe; né 'l vorran morto.

CLOTILDE

Siete, amabili voci, il mio conforto.

 

Sì voglio ancor sperar  

dal ciel pietà.

Poi lieta in te a goder

il suo intero piacer

alma verrà.

 

Adolfo, Clotilde ->

 

Scena diciannovesima

Recinto nel campo di Gustavo a foggia di anfiteatro.
Gustavo, Faramondo, Gernando con Séguito.

 Q 

Gustavo, Faramondo, Gernando, seguito

 

GUSTAVO

Tu Sveno, voi giurati  

numi d'Averno, orribil dèa, severa

punitrice de l'ombre, ommai reggete

l'impotente mio braccio;

de la vittima stessa

più teme il sacerdote, e l'are vostre

con più d'orror non fur di sangue intrise.

Ricordate a Gustavo

qual fu Sveno trafitto, e chi l'uccise.

 

Scena ventesima

Childerico, e detti.

<- Childerico

 

CHILDERICO

Sire ti arresta. Il colpo  

è ingiusto, e i numi offende.

GUSTAVO

Qual se' tu, che prescrivi

leggi al tuo re?

CHILDERICO

M'ascolta, e poi ferisci.

GUSTAVO

Parla.

CHILDERICO

Che qui Teobaldo

a te si guidi, imponi.

GUSTAVO

Venga.

CHILDERICO

E d'alto favor prometti ancora

meritar la mia fé.

GUSTAVO

Purché spergiuro

non mi voglia richiesto, a te lo giuro.

CHILDERICO

Del sangue del tuo figlio

Faramondo è innocente.

GUSTAVO

Ei Sveno uccise.

CHILDERICO

Né fu Sveno tuo figlio.

 

Scena ventunesima

Teobaldo, Clotilde, Adolfo, e detti.

<- Teobaldo, Clotilde, Adolfo

 

TEOBALDO

(Ahimè! tradito io son.)  

GUSTAVO

Non fu mio figlio?

CHILDERICO

Te 'l confermi Teobaldo. Ei gli fu padre.

GUSTAVO

Childerico, il tuo capo

mi placherà, se menti.

CHILDERICO

Non rifiuto la pena.

TEOBALDO

Astri inclementi.

GUSTAVO

Dimmi, rea di più colpe, anima infame,

qual fu Sveno? Chi padre

gli fu? Perché ingannarmi? Il tuo timore

già ti accusa al mio sguardo, o traditore.

TEOBALDO

Perdon ti chiedo.

GUSTAVO

Parla.

TEOBALDO

Io fui di Sveno

padre.

GUSTAVO

Ma come? e quando?

TEOBALDO

E lunga, e molta

serie di casi in brevi note ascolta.

De la guerra fatal, mossa da' Cimbri

contumaci al tuo scettro,

ben ti dée sovvenir. Fu a l'or, che nacque

Sveno. Te chiama a l'armi

il periglio, e la gloria; e a la mia fede

è commesso il bambino.

Pugni, vinci e ritorni. Amor di padre

a l'or m'insegna i mal'orditi inganni.

Vago che un dì regal diadema in fronte

sfavillasse a un sol figlio,

che in pari età m'avea concesso il cielo,

in luoco del tuo Sveno, il mio ti porgo.

Tuo lo credi, tuo l'ami, e tuo lo piangi,

quando l'odi trafitto.

Ma più misero padre,

io piango la sua morte, e 'l mio delitto.

ADOLFO

Che strani eventi!

GUSTAVO

E del mio figlio, iniquo

qual fu la sorte?

TEOBALDO

Ei vive.

Te 'l rendo in Childerico, e a me perdona.

CHILDERICO

Io quel?

GUSTAVO

Ma chi m'accerta,

che tu ancor non m'inganni.

TEOBALDO

Il mio dolore,

l'odio mio te 'l confermi.

Perch'era padre a Sveno,

l'uccisor volea morto.

Perché non l'era a Childerico, io stesso

bramar potea, che ne versassi il sangue.

GUSTAVO

Figlio.

CHILDERICO

Padre, mio re.

GUSTAVO

L'indole eccelsa

mi ti addita, e 'l mio cor. Tanta virtude

non potea d'un tal padre esser mai figlia.

Pur t'abbraccio.

CLOTILDE E ADOLFO

O contento.

FARAMONDO E GERNANDO

O meraviglia.

GUSTAVO

D'un mio figlio la vita

fa vano il giuramento. Or, Faramondo,

vivi, e scorda i tuoi mali. Or ti concedo

Rosimonda in isposa, ed ella ommai

venga a goder di sì felici eventi.

FARAMONDO

Non mi opprimete il cor, dolci contenti:

sol Gernando, il tuo amor...

GERNANDO

Vani rispetti.

Sia pur tua Rosimonda.

La colpa mia già me ne rese indegno;

né ti dée minor prezzo

un re, cui desti e libertade, e regno.

GUSTAVO

Ommai l'illustre scena,

che tragico apparato esser dovea

al cader del gran re, popoli, or sia

spettacolo giulivo a la sua gloria.

Tutta cada in Teobaldo...

(qui principia a comparire la macchina)

 

...l'ira, e mora il fellon.

CHILDERICO

No, viva: il dono,

che ti richiedo, è questi.

GUSTAVO

Viva sì, che al suo inganno

io sol devo l'onor del mio perdono.

CLOTILDE

Sposo, germano, or sì felice io sono.

 

Scena ventiduesima

Rosimonda, e detti.

<- Rosimonda

 

GUSTAVO

Figlia, di Faramondo,  

già deciso è 'l destin.

ROSIMONDA

Giurata avea

la sua morte il mio labbro.

Dovea compirsi il giuramento, e tacqui.

Orch'ei morì, ti chiedo,

padre, cader per quella mano istessa

che lui trafisse; ah seco

fa' che compagna io m'appresenti a Sveno.

GUSTAVO

Poiché brami la morte,

io ti guido a morir.

FARAMONDO

Ma in questo seno.

ROSIMONDA

O dèi!

FARAMONDO

Sposa.

CHILDERICO

Germana.

ROSIMONDA

Tu vivo e mio? Tu a me german? Quai beni

tutti ad un punto? ed in me fede avranno?

CLOTILDE

Fu di tanto piacer fabbro un inganno.

ADOLFO

Tutto udrai.

GUSTAVO

Qui ti basti

saper che se' felice. Or plauda ogn'alma

a la virtù d'un core

che de l'odio trionfa, e de l'amore.

 
Scendono dalla macchina i Seguaci della virtù, che accompagnano il canto del Coro col ballo.

<- seguaci della virtù

 

TUTTI

Bella virtù,  

che rendi forte un cor,

d'odio, e d'amor

t'è gloria trionfar.

Anche al destin

fa forza il tuo poter;

ed al piacer

ti guida il tuo penar.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Stanza nel palagio di villa di Rosimonda.

Gustavo, Rosimonda
 

Tu contumace al padre

Gustavo
Rosimonda ->

E 'l crudel Faramondo

Gustavo
<- Clotilde, Adolfo

Gustavo, or che al tuo sdegno

Gustavo, Clotilde, Adolfo
<- Teobaldo, Childerico

Signore, anche Teobaldo

Clotilde, Adolfo, Childerico
Teobaldo, Gustavo ->

Quai mi stracciano l'alma

Childerico
Adolfo, Clotilde ->

Childerico, che pensi?

Childerico ->

Collinetta con grotteschi.

Faramondo
 

Torno a' miei fuor di ceppi

Faramondo
<- Gernando, Teobaldo, guardie

(Faramondo nascosto)

Signor, non t'inoltrar. Quelle che miri

Faramondo, Gernando, Teobaldo, guardie
<- soldati di Faramondo

(Faramondo va ad incontrare i suoi)

Faramondo, Teobaldo, soldati di Faramondo
Gernando, guardie ->

A me viene Teobaldo

Faramondo, soldati di Faramondo
Teobaldo ->

Andiam, fidi guerrieri. Io vi precedo

Faramondo, soldati di Faramondo ->

Padiglione reale.

Gustavo, guardie
 

Fieri spirti di rege oltraggiato

Gustavo, guardie
<- Teobaldo

Signor, di Faramondo

Gustavo, guardie, Teobaldo
<- Adolfo

Padre / Tu Adolfo

Gustavo, Teobaldo
Adolfo, guardie ->
Gustavo, Teobaldo
<- guardie di Teobaldo

Disarmato è già il re

Gustavo, Teobaldo, guardie di Teobaldo
<- Faramondo, Adolfo, guardie di Faramondo

(Faramondo porta una visiera)

Ecco gli iniqui

Gustavo, Teobaldo, Faramondo, Adolfo, guardie di Faramondo
guardie di Teobaldo ->

(Teobaldo cade ad un colpo di Faramondo)

Pur cadesti, o malvagio

(Gustavo abbraccia Faramondo)

Gustavo, Teobaldo, Faramondo, Adolfo, guardie di Faramondo
<- Rosimonda, Clotilde, Gernando

E a Rosimonda

(Faramondo alza la visiera dell'elmo)

Gustavo, Teobaldo, Faramondo, Adolfo, Rosimonda, Clotilde, Gernando
guardie di Faramondo ->

Gustavo, Teobaldo, Faramondo, Adolfo, Clotilde, Gernando
Rosimonda ->

Ed io / Clotilde, il tuo dolor m'ascondi

Adolfo, Clotilde
Gustavo, Faramondo, Gernando, Teobaldo ->

Misero! e qual mi lasci?

Adolfo, Clotilde ->

Recinto nel campo di Gustavo a foggia di anfiteatro.

Gustavo, Faramondo, Gernando, seguito
 

Tu Sveno, voi giurati

Gustavo, Faramondo, Gernando, seguito
<- Childerico

Sire ti arresta. Il colpo

Gustavo, Faramondo, Gernando, seguito, Childerico
<- Teobaldo, Clotilde, Adolfo

Aimè! tradito io son

(principia a comparire la macchina)

Gustavo, Faramondo, Gernando, seguito, Childerico, Teobaldo, Clotilde, Adolfo
<- Rosimonda

Figlia, di Faramondo

Gustavo, Faramondo, Gernando, seguito, Childerico, Teobaldo, Clotilde, Adolfo, Rosimonda
<- seguaci della virtù

(scendono dalla macchina i seguaci della virtù che accompagnano il coro col ballo)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima
Stanza di Rosimonda con letto. Recinto d'alti cipressi dedicato alla Vendetta, tutto illuminato da notte, con ara nel mezzo. Cortile interno che porta alle stanze di Rosimonda; giorno. Bosco fra 'l campo, e la città. Vasta pianura con veduta di città in lontano. Parte di giardino reale con gabinetto di verdura, contiguo alle stanze di Rosimonda. Quartieri di soldati. Palagio delizioso contiguo alle tende di Gustavo, che serve di stanza a Rosimonda, e di prigione a Faramondo. Stanza nel palagio di villa di Rosimonda. Collinetta con grotteschi. Padiglione reale. Recinto nel campo di Gustavo a foggia di anfiteatro.
Atto primo Atto secondo

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