Atto primo

 

Scena prima

Campagna di vendemmia.
Sicandro. Bato, che porta sulle spalle Creonte svenuto.

 Q 

Sicandro

<- Bato, Creonte

 

SICANDRO

Dolore,  

ch'il core

struggendo mi vai,

se reso al mio male

non sono immortale

uccidimi omai.

Miei lumi,

che fiumi

di pianto versate,

piangete fintanto,

ch'in mare di pianto

sommersi restate.

 

 

Infelice Creonte acerbo caso  

sul più vago oriente

degli anni tuoi signor scendi all'occaso.

BATO

Da' fine ai tuoi lamenti,

sazio son di più udire

tanti queruli accenti.

Sotto sì grave peso

di già stanco son reso.

SICANDRO

Su questo freddo sasso

sgravati o amico

dell'incarco esangue;

fier spettacolo, ahi lasso

di pietade commosso il cor mi langue.

BATO

Ohimè.

SICANDRO

Che hai?

BATO

Sul volto

mi stillano agghiacciate

della morte i sudori;

da insoliti tremori

agitare mi sento,

io dubito, che m'abbi

quel corpo esanimato

il suo male attaccato.

E ch'io deggia morir per complimento.

SICANDRO

Quanto sciocco tu sei.

BATO

Toccami il polso.

SICANDRO

Che farnetichi insano?

Tu sei vivo e sei sano.

BATO

Hai tu ragione, in petto

sento battermi il core,

né so dir se per fame, o per timore.

SICANDRO

Cielo pietoso aita,

egli respira, e ancora

nutre nel petto suo spirto di vita?

Sin che al fonte vicino

frettoloso ricorro, e a te ritorno.

Qui pio custode assisti, e teco insieme

s'unisca alta pietà di stelle amiche:

premio condegno avrai di tue fatiche.

 

Sicandro ->

 

Scena seconda

Bato, Creonte.

 

BATO

Misero cavaliero!  

Quanto malvolentieri

m'adatti allo mestiero

di far la guardia a morti, il ciel sa;

ma la mia povertà

a me stesso mi rende

sì mendico, e molesto,

che mi farebbe far (quasi che il dissi)

un esercizio assai peggior di questo.

O fortuna, o fortuna, e quando mai

per me ti cangerai?

Voglio sedere, e intanto

passar l'ore col canto.

 

L'esser povero è un gran male,  

e non vale

l'astinenza per sanarlo,

ma a scacciarlo,

e a guarir dal lungo tedio

l'oro solo è un buon rimedio.

Non ha un misero...

 

CREONTE

Respiro oh dèi?

BATO

Chi parla?

S'io non erro, ho sentito

il morto a lamentarsi,

eh ch'io son impazzito,

o 'l capo è pien di vino:

se defunto è il meschino,

come articolar pote alcun accento?

Tra timore, e spavento

la mia mente delusa

fu da vana impressione,

vo' finir la canzone.

 

Non ha un misero mai bene,

visto viene

da ciascun con torto naso,

ma se a caso

per lui varia sorte instabile

fassi a tutti uomo stimabile.

 

CREONTE

Chi pietoso mi assise  

su questo sasso, e diè al mio duol conforto?

Son pur vivo.

BATO

Io son morto.

 

Scena terza

Sicandro. Bato. Creonte.

<- Sicandro

 

SICANDRO

Dove corri? Che temi?  

BATO

Lascia in grazia, ch'io tremi,

e sfoghi la paura.

SICANDRO

E che t'accade?

BATO

Pessima sventura:

il morto ha favellato,

son mezzo spiritato.

SICANDRO

Mio re?

CREONTE

Sicandro?

SICANDRO

O sire!

L'onda del pianto mio

più che quella del fonte

oggi certo cred'io

con l'averti spruzzato

t'ha il signor ravvivato.

CREONTE

Maledette le cacce, e i lor diletti;

per destino severo

oggi sotto un destriero

quasi oppresso dal duolo

il sepolcro trovai sul verde suolo.

SICANDRO

Mira colà signore

quel pastorel cortese,

egli salvo ti rese

dagl'insulti feroci

del barbaro corsiero,

e qual Enea pietoso

qua sugli omeri suoi

ti condusse al riposo.

CREONTE

Nella reggia riserbo

al mio benefattor tali favori,

ch'invidi renderan gl'altri pastori.

Accostati.

BATO

Va' in pace alma gentile,

torna tra estinti, va' sotterra al fondo,

non vo' traffichi teco all'altro mondo.

SICANDRO

Quanto è semplice! Ascolta.

BATO

Spiritarmi non voglio un'altra volta.

SICANDRO

Egli è vivo, e non morto.

È Creonte d'Egitto il nostro re.

BATO

Uh miserello me!

Tu Creonte?

CREONTE

Io tuo rege.

BATO

A te devoto

io consacro signor gli ossequi miei:

ma già che vivo sei

da morte liberato

ricordati di quanto ho per te oprato.

CREONTE

Agli spiriti smarriti

torna il vigor primiero,

te con premi graditi

consolar oggi spero.

Qual è il tuo nome?

BATO

Bato.

CREONTE

Hai moglie?

BATO

Ho moglie, ed una sola figlia.

CREONTE

Oggi in corte verrai con tua famiglia.

BATO

Corro in fretta a portarle

sì gioconde novelle, e a rallegrarle.

 

Bato ->

 

Scena quarta

Creonte. Sicandro.

 

CREONTE

Che fa Rodope o amico,  

il mio fulgido sol, l'anima mia?

Ah nella fantasia

porto impressa ad ognor la sua sembianza,

né può la lontananza

le mie piaghe sanare:

un secolo mi pare

ogni breve momento

in cui disgiunto io vivo

dall'amato contento,

esser mai non vorrei

dal suo bello diviso,

benché provi godendo

pene d'inferno in sen di paradiso.

SICANDRO

Per l'improvvisa tua partita sire

in corte la lasciai

alquanto afflitta, e in parte accesa d'ira

il tuo ritorno ella di già sospira.

CREONTE

Tu qui d'intorno aduna

con la voce i dispersi cacciatori,

mentre ai rauchi fragori

di quell'onda cadente

ad attenderti vado, ivi fra poco

t'appresserai con la raccolta gente

per far quinci ritorno al mio bel foco.

 

Creonte ->

SICANDRO

Infelice Creonte,

come per un bel volto

pena, langue, sospira,

e dal suo cor ardenti fiamme ei spira.

 

SICANDRO

Che non può donna ch'è bella?  

Nel crin porta le catene

per legar i nostri cori,

dalle luci sue serene

vibra in sen cocenti ardori;

i suoi sguardi son quadrella,

che non può donna, ch'è bella.

Che non fa l'uomo ch'è acceso?

Segue un cieco, e non s'avvede,

ch'egli serve ad un tiranno,

alla donna il tutto crede,

e fa un idolo il suo danno:

ama il laccio, che l'ha preso,

che non fa l'uomo ch'è acceso.

 

Sicandro ->

 

Scena quinta

Damira.

<- Damira

 

Che mi giova esser reina,  

se nemiche ho in ciel le stelle,

se a soffrir sorti rubelle

crudo fato mi destina?

 

 

Un pagliareccio albergo  

è mia reggia in cui vivo, e notte, e giorno,

l'erbette, ch'ho d'intorno

son le mie damigelle,

e mie faci notturne

son del ciel le fiammeggianti stelle.

Le lacrime incessanti,

che m'imperlano il volto,

e trapungono il cor d'aspre amarezze:

ma pur benché ricopra

sotto vil manto l'esser mio reale,

questa veste non vale

punto a scemar il regio mio decoro.

Così tal nube i rai del sol oscura,

ma non per questo il pregio suo li fura.

Infelice che parlo?

Con quai vani conforti

delirando procuro

d'applicar al mio male

debole medicina?

Che mi giova esser reina,

se nemiche ho in ciel le stelle,

se a soffrir sorti rubelle

crudo fato mi destina?

Dispietato Creonte,

traditore marito,

dal tonante punito

spero vederti, e sull'indegna fronte

scoccar da giusto ciel l'ire fatali,

a fulminar le bende tue reali.

 

Scena sesta

Nerina. Damira.

<- Nerina

 

NERINA

Appena sorta è l'alba  

ad apportar con rai di luce il giorno,

che anelante qui intorno

mi convien cercar di te Fidalba.

DAMIRA

Scusami, se talora

da te il passo allontano;

sui luminosi albori,

de augelletti canori

musici della selva

godo i canti sentire, e talun suole

seco trarmi ad udir tra queste frondi

le soavi armonie, ch'ei forma al sole.

NERINA

Figlia del nostro albergo

non t'allungar ti prego,

sei gentil pastorella,

sei vezzosa, sei bella,

queste tre qualità

bastano a mover guerra

alla tua castità.

DAMIRA

Onore, e continenza

contro tali nemiche

sanno far resistenza.

NERINA

È ver, ma chi ha bellezza

dura grande fatica in conservarla;

l'onore è una fortezza

a cui per espugnarla

più d'un insidiator giammai non manca,

e d'ogni chiave alfin l'apre, e spalanca.

DAMIRA

Un sen pudico è scudai

ai colpi di saette

del faretrato ignudo.

NERINA

Parli da saggia o bella;

ma mentre i' fui citella,

e d'oro aveva il crine, e non d'argento,

pria di morir la genitrice mia

tai ricordi lasciommi in testamento.

 

I  

Se sei bella, e giovinetta

mira ben dove tu vai,

perché amor, che al varco aspetta

quando men vi penserai

feriratti il tristarello,

e dall'ampia tua ferita

troverà l'onor l'uscita

per andarsene in bordello.

II

Se sei casta, e continente

fuggi l'uom come dal foco,

perché amor, ch'è fiamma ardente

per le luci a poco a poco

entra al core a incenerirlo,

quando entrato è a forza lenta

di scacciarlo invan si tenta,

ma conviene alfin soffrirlo.

 

Scena settima

Bato. Nerina. Damira.

 

BATO
(canta di dentro tra quelle piante)

Compagni addio  

lavorate,

del viver mio

terminate

son le fatiche

gli aspri sudori,

vendemmiatori,

da voi lontano

oggi m'invio.

Compagni addio.

 

<- Bato

BATO

(qui esce)  

Moglie figlia allegrezza

buone nuove v'apporto,

fortunati noi siamo, oh contentezza.

NERINA

Quali nuove ci arrechi?

BATO

Creonte il re d'Egitto.

DAMIRA

Ah re crudele!

E quando fulminato al suol cadrai?

BATO

Quietati, che cos'hai?

DAMIRA

Creonte, segui, esprimi

il fin de detti tuoi.

BATO

Per premiar tutti noi

oggi in corte ci attende.

NERINA

E quando mai

con il re favellasti?

Qual premio meritasti?

BATO

Per viaggio 'l saprai.

DAMIRA

Deh quai strani successi

alle miserie mie

la fortuna prepara in questo die,

pur conviemmi obbedire

e sotto finte forme

il mio stato coprire.

NERINA

E la nostra capanna,

se noi partiam a chi vogliam lasciarla?

BATO

Voglio per noi serbarla

che se a fortuna ci fermiamo in corte,

noi vantar ci potremo

mentre nostro l'albergo anco rimagna

d'aver casa in cittade, e qui in campagna.

 

NERINA E BATO

Alla corte, alla corte.  

O per me lieta e fortunata sorte.

Alla corte, alla corte.

Insieme

DAMIRA

Alla corte, alla corte.

O per me fiera e imperversata sorte.

Alla corte, alla corte.

 

Nerina, Bato, Damira ->

 
 

Scena ottava

Galleria, che introduce ai gabinetti di Rodope.
Rodope. Nigrane.

 Q 

Rodope, Nigrane

 

RODOPE

Luci belle, se bramate  

di saper quant'io v'adori,

osservatelo agl'ardori,

che nel sen voi mi vibrate,

e direte, che in amarvi

posso struggermi ben, ma non lasciarvi.

NIGRANE

Soave è 'l tormento,

ch'io provo in amarti,

per viver contento

mi basta mirarti.

RODOPE

Lumi cari se volete

penetrar i miei martiri,

discerneteli ai sospiri,

che dal cor uscir vedete,

e direte, che in amarvi

posso struggermi ben, ma non lasciarvi.

NIGRANE

Eterno il mio ardore

ti giuro mia vita,

di questo mio core

dolcezza infinita.

 

RODOPE

De' nostri occulti affetti  

il silenzio commetto alla tua fede;

vivi cauto Nigrane,

guarda, ch'il re non sappi, e non discopra

l'amor nostro ad un cenno, un detto, a un'opra.

NIGRANE

Sarà tomba il mio core

per seppellir le nostre fiamme, o bella,

cauto lo sguardo, e muta la favella.

RODOPE

Per poter arricchir idolo mio

la tua privata sorte

d'alte fortune in corte

spero indurre Creonte

di me acceso a sposarmi,

e del trono d'Egitto impossessarmi.

 

NIGRANE

Quando nel tron sarai,  

di me ti scorderai.

RODOPE

Sarà prima ch'io manchi a te la fede

della livrea dell'ombre il sole erede.

NIGRANE

Consolato mi parto,

in te confido, e spero.

RODOPE

Sull'ali del pensiero

io ti seguo mia spene.

NIGRANE

Resta in pace mio bene.

Insieme

RODOPE

Vanne in pace mio bene.

 

Nigrane ->

 

Scena nona

Lerino. Rodope.

<- Lerino

 

LERINO

Signora il tuo Nigrane  

fuori di queste stanze

a tempo il passo affretta,

Brenno è di fuor, che di parlarti aspetta.

RODOPE

Sia introdotto.

LERINO

Obbedisco.

 

Lerino ->

RODOPE

M'è costui poco grato;  

ma per essere stato

il mio primo amatore,

con simulato ardore

fingere mi conviene anco d'amarlo

con affetti mentiti, e lusingarlo.

 

Scena decima

Brenno. Rodope.

<- Brenno

 

BRENNO

Care sembianze, e belle,  

dell'acceso mio cor dolce conforto,

tra l'interne fiammelle

in olocausto l'alma mia vi porto.

Deh non siate al mio amor giammai rubelle,

care sembianze, e belle.

Care pupille amate

qual farfalla m'aggiro a voi d'intorno,

e 'l cor, che m'infiammate

a incenerir al vostro lume io torno.

Deh saette al mio cor più non vibrate

care pupille amate.

 

RODOPE

Tanto o crudo ritardi  

in venirmi a veder?

Ah se punto dai dardi

dell'amoroso arcier

tu fossi, non saresti

così pigro in venirmi a ritrovar.

E non mi lasceresti

l'ore intere qui sola a sospirar.

BRENNO

Non mai sola tu sei

luce degli occhi miei,

che sebbene talvolta

vivo da te lontano

il mio core ad ogn'ora

invisibil t'assiste, e umil t'adora.

 

Scena undicesima

Lerino. Rodope. Brenno.

<- Lerino

 

LERINO

Date fine a' discorsi,  

non più tanti cor mio, tanti mio bene.

Dalla caccia è tornato

il re Creonte, e a questa parte ei viene.

RODOPE

Ohimè parti mio core.

BRENNO

Qui mi trattien co' sue catene amore.

RODOPE

Tornerai.

BRENNO

Quando?

RODOPE

In breve,

Lerino te 'l dirà.

LERINO

Finitela una volta,

ch'il re vi coglierà.

BRENNO

Per obbedir il passo invio.

RODOPE

Parti, mia vita addio.

Insieme

BRENNO

Parto, mia vita addio.

 

Brenno ->

 

Scena dodicesima

Rodope. Lerino.

 

RODOPE

Semplicetto amatore,  

come inesperto ei beve

in coppa di dolcezze

mille bugie gradite

rese per lui condite

dal mel dell'accortezze.

Dov'è Creonte, ov'è

l'innamorato re?

LERINO

Quivi in breve 'l vedrai;

in sì leggiadro scherzo

giungerà presto il terzo.

RODOPE

Sulle piume sedendo

temprar vo' sin ch'ei giunge

con l'armonia de' musici strumenti

l'amaro a' miei tormenti.

RODOPE

Sediam, sediamo.

Insieme

LERINO

Soniam, soniamo.

 

RODOPE

Chi d'amor non sa i contenti  

lo domandi a questo cor,

che dirà pene, e tormenti.

Crudi affanni, e fiere noie

son le gioie

di quel cieco traditor.

Chi d'amor non sa i contenti

lo domandi a questo cor.

Il crudel con empia sorte

turba in breve il suo seren,

del goder l'ore son corte,

i diletti del gioire

in martire

cangiar usa in un balen.

Il crudel con empia sorte

turba in breve il suo seren.

 

LERINO

Sento gente: è Creonte,  

a te signora: abbi l'astuzie pronte.

RODOPE

Voglio quivi appoggiata

mesta fingermi.

LERINO

Oh bene.

RODOPE

E addolorata.

 

Scena tredicesima

Creonte. Rodope. Lerino.

<- Creonte

 

CREONTE

Che miro empia fortuna?  

Da qual nube importuna

di tormentuoso duol

offuscato è il mio sol?

Rodope? Spirto mio?

Che t'affligge mio bene?

Pupillette serene

apritevi sol tanto

ch'io la cagion comprenda

del vostro acerbo, e doloroso pianto.

RODOPE

Sin che da me lontano

amato re vivrai,

sempre in un mar di lacrime dolenti

seppellirò di queste luci i rai.

CREONTE

Se da te mi disgiunse

della caccia il diletto,

teco a unirmi ritorna

catena indissolubile d'affetto.

RODOPE

Se di caccia sei vago

da me non ti partire,

cercami in questo seno,

e troverai la fera

di gelosia severa,

che crudele ad ogn'ora

l'anima mi divora.

CREONTE

L'ucciderò mio core

con quell'acuto strale

con cui l'arcier d'amore

fece all'anima mia piaga letale.

RODOPE

Vivrò sempre gelosa.

CREONTE

Io sempre amante.

RODOPE

Sarò fida in amarti.

CREONTE

Ed io sempre costante.

RODOPE

Tutto è ver: ma...

CREONTE

Che brami?

RODOPE

Dubito, che non m'ami.

CREONTE

Chiedilo al mio tormento.

RODOPE

Temo che siano queste

voci di complimento.

LERINO

Che melate parole?

Che inzuccherati detti?

Date fede alle donne o semplicetti.

CREONTE

Se di mia fede, o cara,

accertarti desii, cerca, domanda,

vuoi prove del mio amor? Chiedi, comanda.

RODOPE

Vorrei con doppio nodo

d'amore, e d'imeneo

stringerti al sen mio re, così potrei

da crudel gelosia l'alma sanarmi,

e dir Creonte è mio, non può lasciarmi.

CREONTE

Grande richiesta ascolto,

o tirannia d'amore

tra i lacci d'un bel volto

prigioniero convegno

a chi diedi il mio cor dare anco il regno.

So, che al tron sublimando

una Rodope, offendo

il reale mio stato,

son re, ma innamorato:

se alcun del mio fallire

l'alta cagion richiede,

mi scuserò con dire

che amor è cieco, e la ragion non vede.

Rodope ho stabilito.

RODOPE

E che?

CREONTE

Di compiacerti.

Ecco la destra.

RODOPE

O me felice.

CREONTE

Ohimè.

RODOPE

Che ti turba mio re?

CREONTE

Stravagante caduta,

portentosi accidenti,

prodigiosi portenti,

s'animano le tele

per turbar le miei gioie, ed un ritratto

sulle dolcezze mie vomita il fele.

Benché estinta Damira

invida a miei contenti anco in pittura

le mie delizie funestar procura.

Sotto più lieti auspici

riserbo il consolarti, o mia diletta,

non tra auguri sì mesti, ed infelici.

RODOPE

Disturbo maledetto,

nemica, e ria fortuna

spero d'esser reina al tuo dispetto.

 

Rodope, Creonte ->

 

Scena quattordicesima

Lerino.

 

 

Maledetto ritratto,  

potevi pur potevi

sol per breve momento

far di men cadere,

e non turbar di Rodope il piacere.

 

Donne mi rassembrate  

simili alla pittura in ogni parte,

colorite, e strisciate

siete sul volto, e tutte fatte ad arte.

Sol una differenza

tra voi belle ritrovo, ed il ritratto;

godiam questo cogli occhi, e voi col tatto.

Sia pur il vostro labro

pallido divenuto, e scolorito,

che con poco cinabro

il vermiglio tornate al bel smarrito.

Sol una differenza

tra voi belle ritrovo, e la pittura;

questa è solo tutt'arte, e voi natura.

 

Lerino ->

 

Scena quindicesima

Nigrane. Brenno.

<- Nigrane, Brenno

 

NIGRANE

Amanti, incatenato  

porto tra lacci il cor,

e pur benché legato

non cerco mai la libertà da amor;

godo viver in pene,

care, e dolci d'amor son le catene.

BRENNO

Son ferito, e son amante,

né sanar altro mi può,

ch'il vezzoso, e bel sembiante

di colei, che m'impiagò.

NIGRANE

Sospetto, e gelosia

perturbar non mi sa,

che della donna mia

so quanto grande sia la fedeltà.

Godo viver in pene,

care, e dolci d'amor son le catene.

BRENNO

Van timore ingelosirmi

mai non può del mio bel sol,

mi consolo, che tradirmi

la sua fé non può, né vuol.

 

NIGRANE

Amico par, che insieme  

i vessilli d'amore ambi seguiamo,

e che contenti unitamente amiamo.

BRENNO

Amo, Nigrane, è vero, e se a te fosse

della dama, che adoro

noto il nome, l'aspetto, e la costanza,

tu diresti, che in pregio ogn'altra avanza.

NIGRANE

Se a te fosse permesso

conoscer l'idol mio (scusami Brenno)

vedresti quel, ch'il pensier tuo non crede,

confesseresti, che la tua li cede.

BRENNO

Non contendiam di questo,

già ben tu sai, ch'ogni amator, ch'è scaltro

l'idol suo stima assai più bel dell'altro,

come hai sorte in amar?

NIGRANE

Felice io vivo,

oggi appunto al mio bene

questa lettera scrivo.

BRENNO

Vedi se andiam del pari, anch'io vergai

questa carta già poco,

dove al mio bene invio chiuso il mio foco.

NIGRANE

Amici così cari

non si mostrino avari

di palesar la soprascritta sola.

BRENNO

So, che tacer saprai, ciò mi consola.

Leggi.

NIGRANE

«A Rodope bella.»

Nel darmi il foglio errasti

il mio mi ritornasti.

NIGRANE

È tua lettera quella.

Insieme

BRENNO

È mia lettera quella.

 

NIGRANE, BRENNO

Leggi. «A Rodope bella.»

 

Scena sedicesima

Creonte. Nigrane. Brenno.

<- Creonte

 

CREONTE

Temerari impazziti,  

folli, e ciechi amatori,

indegni pretensori,

e siete tanto arditi

di scriver a colei, che pur v'è noto

esser di questo cor dolce catena?

Non so, che mi raffrena,

che al mio giusto furore

or or sacrificati

non vi faccia cader ambi svenati.

(apre la lettera di Nigrane, e la legge)

«Mia fiamma.» Ah fellon rio,

tua fiamma il foco mio?

NIGRANE

Sire.

CREONTE

Sdegno ascoltarti.

NIGRANE

Scusami.

CREONTE

Taci.

NIGRANE

Amore.

CREONTE

Quietati traditore.

(legge la lettera di Brenno)

«Mia cara.» Ah ben vogl'io,

che questa voce ardita

cara ti costi con l'esborso intero

del sangue di tua vita.

BRENNO

Mio re.

CREONTE

Frena i tuoi detti.

BRENNO

Odi.

CREONTE

Non più.

NIGRANE E BRENNO

Signor.

CREONTE

Tacete: rei

di lesa maestade ambi voi sete,

troppo offeso m'avete:

al par di queste carte,

che cadono al mio piè lacere, e peste,

temerari dovreste

restar dall'ira mia disfatti, e infranti,

pretensori arroganti;

ma quel merto, che un tempo

v'acquistaste in servir la mia corona,

or la vita vi dona.

Siavi caparra intanto

di mia regia pietà l'irvene in bando,

con espresso comando

di lasciar questa reggia, itene altrove:

tanti fulmini Giove

non ha per saettar i rei viventi,

quanti fieri tormenti

saprò inventar per farvi dar la morte,

se il rinascente dì vi trovo in corte.

NIGRANE

Ah non sia ver già mai perfido fato,

ch'io parta dal mio bene amante amato.

BRENNO

Astri crudi, e fatali

consigliatemi voi ciò, che far deggio,

mai non soffrii nell'amor mio rivali

s'io parto è male, e se qui resto è peggio.

 
 

Scena diciassettesima

Piazza di Menfi con il corso delle maschere.
Damira.

 Q 

Damira

 

Mura adorate, e care,  

che foste già di mia grandezza il seggio

di mie sventure amare

tragica scena fatte or vi riveggio.

Pazienza, così va; sempre vicine

all'altezza d'un tron son le ruine.

 

Scena diciottesima

Bato. Nerina. Damira.

<- Bato, Nerina

 

BATO

Fidalba aspetta aspetta:  

pur ti giungo alla fine,

d'arrivar alla corte hai la gran fretta.

DAMIRA

Scusami s'io m'avanzo,

tu sei di passo tardo,

tengo il mio più veloce, e più gagliardo.

NERINA

Eh Bato mio.

BATO

Che vuoi?

NERINA

Molto spesso da noi

costei fugge, e s'invola,

talor da sola a sola

a favellar la trovo,

or col cielo s'adira,

ora piange, or sospira,

dubito, che agitata

sia da qualche pazzia la sventurata.

BATO

La misera talora

a sue sventure andate

deve pensare, e lamentarsi ancora.

Deh mira alle finestre

di questa nobil piazza

quante dame affacciate,

turbe di mascherate

dall'una all'altra via fanno tragitto,

nel popolo d'Egitto

mai più non vidi un'allegrezza tale.

NERINA

Per quanto mi fu detto

oggi termina in Menfi il carnevale.

 

Scena diciannovesima

Sicandro. Damira. Bato. Nerina.

<- Sicandro

 

SICANDRO

Nozze, nozze, contenti, contenti,    

la reggia

festeggia

per sì lieti eventi.

Nozze, nozze, contenti, contenti.

S

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DAMIRA

Nozze dentro la reggia? E che fia mai?  

Fermatevi o sospetti,

non m'uccidete o tormentosi guai.

Narrami in grazia o amico

la cagione a me ignota

di sì grande allegrezze?

SICANDRO

Che leggiadre vaghezze?

Tra Rodope, e Creonte

oggi in corte si spera

veder lieti sponsali,

nozze, e feste reali.

DAMIRA

Infelice che sento? Oh dio son morta:

il re vuole ammogliarsi?

BATO

A te ch'importa?

SICANDRO

Bato?

BATO

Sicandro?

SICANDRO

È questa

la tua famiglia?

BATO

Sì:

è mia moglie costei, l'altra mia figlia.

Che Fidalba s'appella.

SICANDRO

È assai vezzosa, e bella.

NERINA

Per mia fé, che l'ho detto, appena abbiamo

dentro di queste mura il piede mosso,

che subito troviamo

un cortigian, che ci fa i conti addosso.

SICANDRO

Seguitemi, di guida

vi servirò alla reggia, ove Creonte,

che grati accoglimenti a ciascun rende

godrà in vedervi, il vostro arrivo attende.

 

Sicandro, Nerina, Bato, Damira ->

 

Scena ventunesima

Nerina. Lerino.

<- Nerina

 

NERINA

Invan tra questa gente  

chiamo, ricerco, e chiedo

del consorte novelle, io non lo vedo.

Con Fidalba alla corte ito sarà,

senza punto curarsi,

ch'io smarrita mi sia

sulla pubblica via.

Se ritornar potessi

nel primiero mio fior di gioventù

so ben io, che l'ingrato

di me si prenderia cura assai più.

 

O di mia verde età gioie amorose.  

Quanto spesso dolente or vi deploro,

quel crin ch'un tempo insuperbiva in oro,

or tra la neve ha le sue pompe ascose.

O di mia verde età gioie amorose.

 

<- Lerino

LERINO

Mentre lieto ciascuno  

del popolo festante

studia forme inventar per mascherarsi,

tra letizie cotante

sol te mesta qui trovo a lamentarsi.

NERINA

E non vuoi, che mi dolga,

se nell'andar a corte

ho perduto una figlia, ed il consorte?

LERINO

E di ciò ti lamenti? È poco male,

perdere l'una, e l'altro è capitale.

NERINA

Al trono di Creonte

guidami in grazia o amico.

LERINO

Ovunque vuoi

m'obbligo di condurti

sin che ritrovi li compagni tuoi.

Andiam: fermati, mira

mascherata gentil, ch'in piazza or giunge,

sotto delle finestre

di queste dame belle

facilmente fermandosi potria

qualche danza formar con leggiadria.

Ritiriamci a vederla.

NERINA

Andianne sì.

 

NERINA E LERINO

Al gioire, al godere, all'allegrezza  

l'umano piacer.

Quasi alato, e presto va,

il passato

è un'ombra, un fu,

né ritorno a noi non fa più;

il venturo incerto sta,

il presente sol s'apprezza.

Al gioire, al godere, all'allegrezza.

 

Nerina, Lerino ->

 
Qui segue il ballo della mascherata.

<- maschere

 

Fine (Atto primo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Campagna di vendemmia.

Sicandro
 
Sicandro
<- Bato, Creonte

(Creonte svenuto)

Infelice Creonte acerbo caso

Bato, Creonte
Sicandro ->

Misero cavaliero!

(Creonte si risveglia)

 

Chi pietoso mi assise

Bato, Creonte
<- Sicandro

Dove corri? Che temi?

Creonte, Sicandro
Bato ->

Che fa Rodope o amico

Sicandro
Creonte ->

Sicandro ->
<- Damira

Un pagliareccio albergo

Damira
<- Nerina

Appena sorta è l'alba

Damira, Nerina
<- Bato

Moglie figlia allegrezza

Nerina, Bato, Damira
Alla corte, alla corte
Nerina, Bato, Damira ->

Galleria, che introduce ai gabinetti di Rodope.

Rodope, Nigrane
 
Rodope e Nigrane
Luci belle, se bramate

De' nostri occulti affetti

Nigrane e Rodope
Quando nel tron sarai
Rodope
Nigrane ->
Rodope
<- Lerino

Signora il tuo Nigrane

Rodope
Lerino ->

M'è costui poco grato

Rodope
<- Brenno

Tanto o crudo ritardi

Rodope, Brenno
<- Lerino

Date fine a' discorsi

Rodope, Lerino
Brenno ->

Semplicetto amatore

Sento gente: è Creonte

Rodope, Lerino
<- Creonte

Che miro empia fortuna?

Lerino
Rodope, Creonte ->

Maledetto ritratto

Lerino ->
<- Nigrane, Brenno
Nigrane e Brenno
Amanti, incatenato

Amico par, che insieme

Nigrane, Brenno
<- Creonte

Temerari impazziti

Piazza di Menfi con il corso delle maschere.

Damira
 
Damira
<- Bato, Nerina

Fidalba aspetta aspetta

Damira, Bato, Nerina
<- Sicandro

Nozze dentro la reggia? E che fia mai?

Sicandro, Nerina, Bato, Damira ->
<- Nerina

Invan tra questa gente

Nerina
<- Lerino

Mentre lieto ciascuno

Nerina, Lerino ->
<- maschere

(ballo della mascherata)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventunesima
Porta che introduce nella reggia del Diletto. Campagna di vendemmia. Galleria, che introduce ai gabinetti di Rodope. Piazza di Menfi con il corso delle maschere. Cortile del palazzo reale, sulla di cui prospettiva dipinto si vede l'accidente occorso a Damira nel Nilo. Tumulo eretto in memoria di Damira creduta affogata nel Nilo. Cortile di Erpago pittor di corte. Prigione orrida Cortile di Erpago.
Prologo Atto secondo Atto terzo

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