Atto primo

 
[Sinfonia]

 N 

 

Scena prima

Deliziosi giardini, da un lato viali ombrosi, statue, e fontane, e più botteghe di varie bevande.
Gentiluomini, che vanno girando, Madama la Rose, e Traversen, indi Alberto, che sopraggiungono.

 Q 

garzoni, viaggiatori

<- Madama, Traversen

 
[N. 1 - Introduzione]

 N 

CORO DI VIAGGIATORI

Chi cerca il piacere,  

chi brama godere,

il mondo, che giri

fin quando si può.

Girando conosce

quei tratti cortesi,

che in altri paesi

la moda inventò.

(vanno a seder nei Caffè, e prendono delle varie bevande)

 

<- Alberto

ALBERTO

Ho girato il mondo intero,    

e non anco ai sguardi miei,

come appunto io la vorrei,

si presenta una beltà,

o lo stral del cieco nume

non ha forza nel mio core

o n'ha colpa il mio costume

che mai donne amor non sa.

S

Sfondo schermo () ()

 

MADAMA

Oh sior Alberto  

ben ritrovato.

ALBERTO

Buon dì Madama.

MADAMA

Da noi si brama

che siate ameno.

E con bellissimo

volto sereno

il nostro giubilo

facciam brillar.

ALBERTO

Per me da ridere

mai non ci sta.

TRAVERSEN

Oh ecco il giovine

delle gazzette.

TUTTI

Andiamo a leggere

le novità.

ALBERTO

Io leggerò.

TRAVERSEN

Danne una a me.

CORO

Portala qua

vediam che c'è.

MADAMA

No, no, no, no.

ALBERTO

Io leggo già,

MADAMA

Ah no, no, no.

TUTTI

Ma cheti olà

le ciaffolliamo

le contrastiamo

mai la gazzetta

si leggerà.

 

MADAMA

Signore Alberto, nemmen per Parigi  

voi ritrovata avete

femmina, che vi piaccia?

ALBERTO

Sin ora, no.

MADAMA

Voi siete originale,

per l'Italia, nemmen?

ALBERTO

Né per Germania

né per Olanda, e né per tutto il mondo

ho visto un volto amabile, e perfetto;

in tutte ci trovai qualche difetto.

MADAMA

Vi averebbe una dèa

calar dal ciel, a come dite voi,

oh poverette noi con voi altri uomini,

alla critica sempre esposte siamo.

(vien un giovine, con la gazzetta)

ALBERTO

Via leggiamo, leggiamo.

Così fatto son io,

né do conto a nessun del genio mio.

(leggono la gazzetta)
 

Scena seconda

Don Pomponio in abito ricco, e caricato, due Lacchè, che lo seguono, detti (come sopra).

<- Pomponio, due lacchè

 
[N. 2 - Cavatina]

 N 

POMPONIO

Co sta grazia, e sta portata,  

co sto cuorpo curto, e tunno

te stordesco miezo munno,

te guarnesco na città.

(al lacchè)

Tommasì? Mo che passeo

vi si penno da qua lato

vi si il passo è misurato,

vi si marcio alla fransé.

(passeggia sulla musica)

Un eroe come songh'io

nella storia non nce sta.

E mo, ch'esce la gazzetta,

a cercareme Lisetta

oh! che folla ha da venì

e io a tutte dico sì.

Dico buono, Tommasì?

(il servo accenna di no)

Venarrà no franzesotto

dona a muò madamosella.

Pigliatella,

mo va buono, Tommasì.

(il servo accenna di no)

Venarà no spagnolicco

chiero a osté la gnigna bella.

Pigliatella,

mo te piace, Tommasì.

Venarà no calavrese

la vuoghio la quatranella.

Pigliatella,

e ncalabria la faccio j.

Aje che di me, Tommasì?

Forsi no? E sa che nt'è?

Fuss'acciso Tommasì.

Il concorso s'è già apierto,

correranno a centinara

Franchi, Russi, Inglesi, Ispani,

Italiani, oltramontani,

e, a tenor di questo invito

chi na mano, chi no dito,

chi na recchia ne vorrà;

ed allor per dover mio

a quaccuno l'ho da dà

ca n'eroe comme songh'io

nella storia nun ce sta.

 
Recitativo

 

Tommasì, mme figuro  

ca, nsentì la gazzetta,

ha da parlare assaje

l'Europa de me. Vi ca la mia

nobiltà mo è arrivata

a se grada de neve, e quanno faccio

sto matrimmonio, se farà no jaccio.

MADAMA

Ah, ah, ah, ah! Mirabile! Grazioso

sentite tutti, il fatto è curioso.

(chiamando altri)

POMPONIO

(Guè, sentimmo, e mettimmonce campana,

mo ammitarranno li talenti miei;

vi ca chisti so guste singolare.)

MADAMA
(ad Alberto)

Leggete.

ALBERTO
(legge)

«Avviso al pubblico.»

POMPONIO

(accostandosi più)

(Mo me ne vavo 'ngrolìa.)

ALBERTO

«È arrivata in questa magnifica capitale un forestiere, e»...

POMPONIO

(Che songo io, oh che sfizio soprumano!)

TRAVERSEN

Va, dev'essere qualche ciarlatano.

POMPONIO

(accostandosi un poco)

(Brutto principio.)

TRAVERSEN

Appresso.

ALBERTO

...«di nazione italiano, di professione negoziante, molto ricco, di estesi talenti, di carattere leale, bizzarro, e straordinario.»

TRAVERSEN

Qualche impostore.

MADAMA

Qualche cavadenti.

ALBERTO

Caminante sarà come vuol lei.

POMPONIO

(Suongo le muorte vuoste a tutte trei.)

ALBERTO

«Egli ha una figlia da marito»...

TRAVERSEN

Oh curiosa!

ALBERTO

Zitto.

POMPONIO

(Cea le boleva, mo vene lo doce,

restarranno ncantate.)

ALBERTO

...«di età giovane, di bellezza passabile,

di grazia mirabile.»

TRAVERSEN

Che pazzo!

MADAMA

Che animale!

POMPONIO

(Oh bennaggi oje

manco chesto è incontrato!)

MADAMA

Udite il resto delle sorprendenti

qualità, abilità.

ALBERTO

Zitti, ed attenti.

«Statura greca, testa romana, capello castagno, occhio ceruleo, bocca ridente, bei colori, spirito pronto, talento raro, e del miglior cor del mondo.»

(gran risata di tutti)

POMPONIO

(E sta resata mo comme nce cape?)

ALBERTO

«A norma del partito, che s'offrirà, sarà la dote; verrà prescelto quello che incontrerà in ogni rapporto più il genio del padre, e della figlia: alloggiano all'Aquila: ivi s'indirizzi, chi aspira all'acquisto; da questo giorno è aperto il concorso.»

(altre risate)

MADAMA

Oh che matto!

TRAVERSEN

Oh che bestia!

MADAMA

Affé legato

essere meriterebbe.

TRAVERSEN

E bastonato.

POMPONIO

(Buono ca ccà nisciuno me canosce.)

ALBERTO

Io poi non ci vedo tanto male

ognuno in questo mondo

la pensa come vuole.

POMPONIO

(Chillo è no galantommo.)

TRAVERSEN

Vo' informarmi

di questa bestia, quello

degli avvisi il saprà, qua qua garzone.

POMPONIO

(Oh mmalora stà cca lo port'avise.)

Miei lacchè, jammoncenne.

(il garzone dimandato accenna don Pomponio)

TRAVERSEN

È quello, è quello

l'amico del concorso.

MADAMA

Oh caro!

TRAVERSEN

Oh bello!

POMPONIO

(Vi ca da cca mo mettono la renza!)

MADAMA

(Godiamolo.)

TRAVERSEN

(Burliamolo.)

ALBERTO

(Prudenza.)

 
[N. 3 - Quartetto]

 N 

TRAVERSEN

Mio signore.  

POMPONIO

Patrò mio.

MADAMA

Me l'inchino.

POMPONIO

E porzì io.

TRAVERSEN

Siete voi italiano?

POMPONIO

Signorsì napolitano.

ALBERTO

Domandare i fatti altrui

non mi par ch'è civiltà.

MADAMA E TRAVERSEN

Ma ci lasci con costui

divertir per carità.

POMPONIO

(Sta a bedé, ch'a tutte duje

mo no punio le do ccà.)

TRAVERSEN

Ver ch'avete una gran figlia...

POMPONIO

Ch'è l'ottava maraviglia.

MADAMA

E in gazzetta lei l'ha posta

questa eccelsa rarità.

POMPONIO

E in gazzetta ll'aggio posta

pe li ciucce fa parlà.

TRAVERSEN

Ma a che tanto lodar quella?

POMPONIO

Ch'accossì piace a me.

MADAMA

Ma fia ver ch'è tanto bella?

POMPONIO

Otto vote cchiù de te.

ALBERTO

Si finisca questa scena

miei signor, che basta qua.

MADAMA E TRAVERSEN

Ma se i sposi a cento a cento

gli verranno in un momento,

nel concorso poi di tanti

l'infelice che fara?

POMPONIO

Pe duciente e cchiù mariti

ella ha tutti i requisiti,

se le nguadia a tutte quante

e chi vede ha da schiattà.

ALBERTO

Ma finiamola la scena

miei signor per carità.

 
(viano per strade diverse)

Pomponio, due lacchè, Madama, Traversen, Alberto ->

 
 

Scena terza

Sala elegante nella locanda di Filippo, corrispondente a vari appartamenti.
Filippo, poi Doralice, ed Anselmo.

 Q 

Filippo, camerieri, venditori

 
Recitativo

FILIPPO

Attenti camerieri,  

che giungono degl'altri forestieri.

(a più venditori di galanterie)

Voi altri, che volete? La signora

ch'oggi sarà sposa? Sta alla toletta

or qui usciva. (Invan lo sciocco padre

si macera il cervello

per darla a un gran signor, non sa ch'entrambi

noi ci giurammo amor: o co' le buone

a me la sposerà,

o l'inganno farà quel che farà.)

 

<- Anselmo, Doralice

ANSELMO

Il padron dell'albergo siete voi?  

FILIPPO

Son qui per servirvi!

ANSELMO

Preparate due stanze una a mia figlia

l'altra per me.

FILIPPO

Son belle, e preparate.

DORALICE

Io bramo di restare in libertà.

FILIPPO

Nessun, signora, l'incomoderà.

ANSELMO

Andiam. Del prezzo parleremo poi.

(entrano Anselmo e Doralice con camerieri)

camerieri, Anselmo, Doralice ->

 

FILIPPO

Non vi sarà da disputar fra noi.  

E per tornare a quel che preme a me,

difficile non è, che il sior Pomponio

accordi la sua figlia a un locandiere

essendo anch'esso stato un cameriere.

Poi gli lasciò il padron del gran contante,

ed eccolo mercante. La Lisetta

chiaro paleseralle il suo desìo,

e s'ella non farà, poi farò io.

Eccola alò, schieratevi qui bene:

l'amabile Lisetta ora se n' viene.

 

Scena quarta

Lisetta vestita con tutta eleganza.

<- Lisetta

 
[N. 4 - Aria]

 N 

LISETTA

Presto, dico,  

avanti, avanti,

che vo' tutto

ormai comprar.

Le galanti

più brillanti

voglio io sempre

superar.

Sì, son volubile,

son capricciosa,

le mode nobili

solo mi piacciono,

vo' sempre spendere

per ben goder.

Viva l'amore,

viva il bel tempo,

viva la moda,

viva il piacer.

 
Recitativo

FILIPPO

Signori, qui lasciate  

ciò, ch'ella scelse, e i conti preparate.

(viano i venditori)

venditori ->

LISETTA

Che ti sembra, Filippo:

ho buon gusto?

FILIPPO

Tu sei

sempre bella egualmente agl'occhi miei,

oggi sei lieta appien.

LISETTA

Sì, ma se torno

a pensar che mi espone

sopra i pubblici fogli il genitore,

rinasce il male umore.

FILIPPO

Oh, ti consola

ci troverem rimedio.

LISETTA

Chi s'avanza?

 

Scena quinta

Alberto, e detti.

<- Alberto

 

ALBERTO

Vi saluto Filippo.  

FILIPPO

Mio padrone,

quale onor?

ALBERTO

Vi dirò: sulla gazzetta

lessi un avviso al pubblico.

FILIPPO

(Ecco il primo.)

LISETTA

(Mi vengono i sudori.)

ALBERTO

Una ragazza

da maritare, esposta ad un concorso,

che si promette bella, graziosa,

giovine, spiritosa

piena di rarità.

FILIPPO

(Non l'ha sbagliata!)

LISETTA

(Che pena.)

ALBERTO

Voi saprete...

FILIPPO

Io non so nulla.

ALBERTO

Voi simulate invan... ma ai contrassegni,

la statura, i color, gl'occhi, la testa...

LISETTA

(Ohimè!)

FILIPPO

(Ci siam!)

ALBERTO

Tutto lo mostra: è questa;

signora, volete essere mia sposa?

LISETTA

(Ah Filippo...)

FILIPPO

Che cosa dite a quella?

Non è la donna lei della gazzetta,

e a farvene più certo,

ci aggiungo, padron mio,

ch'è maritata, e il sposo suo son io.

ALBERTO

Domando scusa, io non sapevo niente.

LISETTA

(Filippo rimediò subitamente.)

 
(viano Filippo e Lisetta)

Lisetta, Filippo, Alberto ->

 

Scena sesta

Doralice, poi Alberto.

<- Doralice

 

DORALICE

È comoda la stanza,  

vi è pure un bel balcone, ma chi è questo...

 

<- Alberto

ALBERTO

(Eccola qua, se quella non è stata,  

senz'altro sarà questa, e non mi spiace,

se devo dire il vero;) signorina,

volete un po' accordarmi

il piacer di ascoltarmi?

DORALICE

Perdonate:

non c'è mio padre.

ALBERTO

Per l'invito io venni

da lui nella gazzetta?

DORALICE

Che invito? Che gazzetta?

ALBERTO

Voi dovreste saperlo. Ad un concerto

per trovarvi marito egli vi espose.

DORALICE

Che sento! E sarà vero?

ALBERTO

Ella è così.

Non è italiano vostro padre?

DORALICE

Sì.

ALBERTO

Negoziante?

DORALICE

Appunto.

ALBERTO

Non v'è dubbio, voi siete.

DORALICE

O me meschina!

Io vo' per le gazzette?

Guarda un po' che cervelle maledette!

ALBERTO

Se v'offesi domando a voi perdono.

DORALICE

Troppo infelice io sono.

(piange)

ALBERTO

E a che piangete?

Alla fin non è cosa

da piangere l'acquisto d'un marito,

e foss'io quello, che già innamorato

mi son di voi.

DORALICE

Dipendo da mio padre.

ALBERTO

E s'ei mai vi accordasse

all'ardente amor mio?

DORALICE

M'accorderebbe allor quel che desio.

(via)

Doralice ->

 

Scena settima

Alberto, poi don Pomponio.

 

ALBERTO

Che strano caso è il mio. Vengo per burla  

e mi trovo davver preso d'amore?

Ma ecco in tempo il suo genitore.

 

<- Pomponio

POMPONIO

Oh che strepito ha fatto la gazzetta  

pe' tutte li cafè! Quante la leggeno

affé ca se smascellano de riso,

e da ciò n'argomento

ca fa ridere a tutte il mio talento.

ALBERTO

(Coraggio!) Mio padron.

POMPONIO

Oh tu si' stato

cchiù matenante, aje fatto buono assaje

a benì primmo che bene la folla;

nfra n'auto poco, pe bedé 'sta nenna,

ha da correre ccà meza la Senna.

ALBERTO

Io l'ho veduta.

POMPONIO

E che te pare, è cosa

de zucchero?

ALBERTO

Bellissima, e per questo

vi prego di concederla a me in sposa.

POMPONIO

Accossì lesto lesto? M'aje da dire

primmo nomm'e casata,

patria, quant'anne tiene,

addo' vaje, da do' viene... vi', a usanza

de passapuorto.

ALBERTO

Il nome mio è Alberto...

POMPONIO

Alberto? Nome secco!

Non è nome pe figliema 'sto nomme.

ALBERTO

Ma che fa il nome?

POMPONIO

Comme,

che fa? Ave d'avé del rimbombante.

Vì lo mio comm'è bello, e spaziuso?

Pomponio Storione.

Pomponio vo' di' Pompa,

e contiene in sé stesso, mano mano,

Pompilio, Pompeo e Pompeiano.

ALBERTO

Ma un nome...

POMPONIO

E sient'appriesso.

Po' nce sta Storione...

ALBERTO

Ch'è un buon pesce...

POMPONIO

Che pesce, e baccalà? Siente... Storione

vene da storia, e chesso

dinota ben che della mia persona

un dì se ne farrà 'na storiona.

ALBERTO

(Oh che fanaticaccio!)

POMPONIO

Sentimmo mo il casato.

ALBERTO

De Filippi.

POMPONIO

Chi mo? Lo schiattamuorte?

Vattenne, figlio mio,

che mme vuo' atterrà filiema?

ALBERTO

(Oh, che asino!

Convien che spaccia anch'io qualche menzogna.)

Ma saper vi bisogna

ch'io trassi il mio casato

da Filippo il Macedone, che padre

fu d'Alessandro il Grande.

POMPONIO

Ah! nc'era tutto chesso, e tu astipato

te lo tenive 'ncuorpo? Mo non c'aggio

difficoltà, ma devo

forzì parlarn' a figliema.

ALBERTO

Poc'anzi

io ci ho parlato, ed è di me contenta.

POMPONIO

Embè, simm'a cavallo

va', miettete llà dinto, e 'nche te chiammo

jesce, e lle daje la mano.

ALBERTO

(Or sì che amor non fa sperarmi invano.)

(entra in una stanza)

Alberto ->

 

POMPONIO

Oh! Le penzate meje songo n'incanto?

 

Scena ottava

Lisetta, poi Filippo, e Doralice in ascolto, indi Alberto dalla stanza e detto.

<- Lisetta

 

LISETTA

Proviamo un po' col pianto.  

POMPONIO

Che d'è, tu chiagne. Uh! Uh!

 

<- Filippo, Doralice

LISETTA

La povera Lisetta  

sta dentro alla gazzetta.

POMPONIO

Oh figlia mia!

E ncè cchiù bella cosa?

Appena t'ho stampata

e già t'ho maritata.

LISETTA

(Peggio!)

FILIPPO

(Ohimè l'ho perduta!)

DORALICE

(Non veggo qui, quel bel signor ch'io amo.)

POMPONIO

Che d'è, non mme rispunne?

Che bò dì sta paturnia intempestiva?

LISETTA

Io maritarmi non intendo affatto

per gazzette, e concorsi:

vi dissi, e ve lo replico,

con vostra buona pace

che sposa esser voglio io d'un ch'a me piace.

FILIPPO

(Brava la mia Lisetta.)

POMPONIO

Quanno sapraie de chi t'ho fatta sposa

fenarraje de fa la vroccolosa!

LISETTA

(Oh che colpo) Sentiamolo.

FILIPPO

(Or mi perdo!)

POMPONIO

Con un certo si' Felippo.

FILIPPO

(Con me? Oh che contento!)

LISETTA

Ah papà caro caro,

vi abbraccio, vi ringrazio, non vi posso

esprimere il piacer che al cor ne sento.

POMPONIO

Lo bi mò? Saccio pure

ca nc'aje fatto l'ammore.

LISETTA

È vero, è vero.

FILIPPO

(L'eccesso del piacer mi ha già stordito.)

POMPONIO

È vero, è vero! Oh figlia benedetta

tenive ch'essa abbramma de marito

e mo mme stive a fa la sbogliatina.

LISETTA

Ah dov'è il mio Filippo.

FILIPPO

Son qua...

POMPONIO

Non dico a te.

Jesce guè, tu che staje llà dinto ascoso.

Questa è la sposa tua, questo è il tuo sposo.

 
(esce Alberto)

<- Alberto

LISETTA

Questo?  

ALBERTO

Questa?

FILIPPO

Come?

DORALICE

Che?

POMPONIO

Chisso, chessa, e mbé, che nc'è?

 
[N. 5 - Quinetto]

 N 

LISETTA, DORALICE, ALBERTO, FILIPPO E POMPONIO

(Già nel capo un giramento  

mi cammina lento lento,

e più sordi colpi, e cupi

un sospetto al cor mi dà.)

LISETTA

Voi Filippo avete detto

or che ci entra quello là?

POMPONIO

Te diss'io ca co' Felippo

appuntato avea lo 'nchippo

'e macedone Felippo?

Tal e quale è chillo llà.

ALBERTO

Vostra figlia a me promessa

voi avete, or dove sta?

POMPONIO

Sissignore, chesta è essa:

pigliatella, eccola llà.

DORALICE

Chi gli date? A me il signore

giurò amore, e fedeltà.

POMPONIO

E ussorìa lo bell'umore

si' benuto a farme ccà?

ALBERTO

Vostra figlia è maritata.

POMPONIO

Maritata?

ALBERTO

Certamente.

E il suo sposo è quello là.

POMPONIO

E chess'auto comme va?

LISETTA

Non conosco che Filippo,

io non amo, che Filippo,

io non voglio, che Filippo,

e Filippo vo' sposar.

FILIPPO

Io non amo che Lisetta,

sol conosco la Lisetta,

bramo sol la mia Lisetta,

e Lisetta mia sarà.

POMPONIO

Non avrai tu lo Felippo,

non avrai tu la Lisetta,

no cortiello ccà t'azzippo,

te sdellommo sa fraschetta,

vi' che lega, che farriano

locandiere, e nobiltà!

Signornò, non sia pe ditto,

ca ve scanno, v'arroino,

figlia fauza, malantrino,

oje ve tiro a 'nnabbessà.

TUTTI

Mi par d'esser con la testa

in un'orrida fucina,

ove cresce e mai non resta

un continuo sussurrar.

Alternando questo, e quello

pesantissimo martello,

che coi colpi d'ogn'intorno

fanno l'aria rimbombar.

(viano)

Lisetta, Doralice, Alberto, Filippo, Pomponio ->

 

Scena nona

Madama la Rose, poi Doralice, indi Pomponio, ed un suo Lacchè.

<- Madama

 
Recitativo

MADAMA

Io in questa locanda  

un mese ci ho alloggiata;

or sono venuta

per ridere con quel della gazzetta;

verrà pur Traversen,

ch'ancor se 'l vuol godere;

ma necessario è prima

ch'io mi faccia veder dal locandiere.

(via, e torna)

Madama ->

 

<- Doralice

DORALICE

Offesa, or sì, da quel signor mi chiamo,  

ma non posso negar che ancora l'amo!

Ma son nel dubbio ancora

se m'abbia o no tradita.

Che quella briga non l'ho ben capita.

Basta, vedremo, il certo

è che amante sono io,

e mi accomodo il tutto a modo mio.

Anche Filippo vuole

ch'io sua sposa mi finga.

 

<- Madama

MADAMA

Signora mia compagna di locanda,  

vi riverisco.

DORALICE

Serva vostra.

MADAMA

Avete

volontà di spassarvi un pochettino?

DORALICE

Io vorrei, ma non posso, ho altro in testa.

MADAMA

Via spassiamoci un po', vedete quello

che vien di malo umore?

Egli è un viaggiatore

si chiama don Pomponio, e a dirla bella,

è di questa locanda il Pulcinella.

DORALICE

Farò quello vi aggrada.

MADAMA

Siamo di età che a guai non si ci bada.

 

<- Pomponio, lacchè

POMPONIO

Tommasì, che ne dici? Io stea facenno  

concurze pe trovarlo no marito,

e chella già se lo tenea stipato.

Oh che figlia briccona! Che po' dire,

che al teatro del mondo

io l'abbia messa in scena a 'sta signora

ca non par che fui io lo butta fora.

MADAMA

(Ah, ah!)

DORALICE

(Proprio ridicolo!)

POMPONIO

Ma mo la servo io comme se deve,

pe primmo cchiù i non la farò chiammare

Lisetta Storione

ma la sie Lisa, l'alloggiamentare.

Pe secunno l'escludo

dalla mia eredità, ed in terzo e ultimo,

ogge mme nzoro, faccio un mascolillo,

e chello ch'era sujo sarrà da chillo.

MADAMA

(L'avete inteso?)

DORALICE

(È veramente un zucchero!)

POMPONIO

Va' da lo stampatore

e di' che lesto lesto

me mette al foglio n'auto manifesto

sientelo, e dimme si nce manca niente.

MADAMA

(Or sì che riderem!)

DORALICE

(Sicuramente.)

POMPONIO
(legge)

«L'istesso mercatante italiano

che invitò intieramente

il popolo dei Galli

per darlo tutto in sposo alla sua figlia,

invita adesso tutte le galline»...

Tu perché ride? Vi ca si no ciuccio?

Tanto è gallina, quanto è francesina.

Galline, avimmo ditto...

...«dal qual sarà prescelta la più grassa

a cui destinerà l'alto trofeo

di far con esso un gallico imeneo.»

Va', zompa, e torna priesto.

(si fanno avanti)

MADAMA

Facciamoci vedere.

POMPONIO

E sa che trasero,

a sta locanna, de madamuselle

se vedarrà ccà oje,

e essa schiatta... ed eccone ccà doje.

Madame.

MADAMA

Vostra serva.

DORALICE

Mio padrone.

POMPONIO

Gia l'avite saputo, e site corze.

Faciteme na grazia

chi è zetella, de loro signore?

MADAMA

Io no perché ho marito.

POMPONIO

E tu manco cred'io pe conseguenza.

Ca t'ho bista poc'anzi

là col tuo majo, te si fatt'aceto.

DORALICE

Ma una cosa è l'amante, altra il marito.

POMPONIO

E dunque siamo al caso.

Videte buono primmo il fatto tujo,

acciò po appriesso non facimmo chiacchiere.

L'anne mieje so cinquanta già sonate

ma zompo comm'un lepero, sò agibile,

chesso è grasso de colera

e non è rignonata, l'ossa meje

so tutte nove, e il sango è no rosolio.

Si fa pe tte sto scampolo,

farraje un gran negozio, e prejatenne

si non buò farlo di' bonnì, e battenne.

DORALICE

Perché no? Siete voi tanto bellino

che acciecandovi gl'occhi, o mio signore,

vi prenderebbe ognun pe 'l dio d'amore.

POMPONIO

Mettimmo a 'no cantone

le cerimmonie, e dammo al chiodo.

MADAMA

(È scaltra

la signorina!)

POMPONIO

Essenno ch'io mme 'nzoro

pe' fa' 'na posta a figliema, vorria

fa' lesto lesto, vuje credo ch'avite

qua patre de le vuoste?

O manco lo tenite.

DORALICE

L'ho: ma io

fo quel che voglio, e il padre non s'intrica,

vuol sol bere, e mangiar senza fatica.

POMPONIO

Benedetto pozz'essere,

chisso vo' campa assaje, e già ch'è chesso

vorria spezzolia.

DORALICE

Come s'intende?

POMPONIO

E mo ve lo dich'io,

favoriteme un po' chella manella.

DORALICE

Voi siete un viaggiatore?

POMPONIO

Per servirla.

DORALICE

E la man ci daremo

quando poi giungeremo per esempio,

nelle contrade persiche.

POMPONIO

Gnernò, non boglio perzeca;

io volorrìa per ora,

preganno a la signora,

un preludio assaggiar del matrimonio.

DORALICE

Ecco com'io rispondo al sior Pomponio:

in voi trovato avrei quel che desìo

ma non posso, ché il cor non è più mio.

 
[N. 6 - Aria]

 N 

Ah, se spiegar potessi  

a voi gli affetti miei,

indegna non sarei

di tenera pietà.

Sappiate... ma che dico!

Io son... ma non mi lice;

spero che un dì felice

il ciel mi renderà.

(via)

Doralice ->

 
Recitativo

POMPONIO

A comme m'ha parlato chesta nenna  

me figuro ch'è fatta la facenna.

MADAMA

(Ci è entrato nella trappola.)

POMPONIO

Che faccio?

Me 'nzoro; e lasso l'unico zampillo

del sango mio dint'a 'na locanna!

E non direbbe chella sbentorata

«Mi lasciasti, e perché? barbaro tata

MADAMA

(Sta tutto in moto, e pensieroso.)

 

Scena decima

Filippo da dentro, e detti.

 

FILIPPO

Animo, fuori quella biancheria  

di Fiandra, ammanetevi

i bucati, spazzate ben le stanze,

vi raccomando tutta la decenza,

che verran passeggier di conseguenza.

POMPONIO

Oh mo proprio le voglio

fa provà cierti pacchere

che comm'a chille non ne magna cchiù.

 
(esce Filippo con camerieri)

<- Filippo, camerieri

 

MADAMA

(Che sarà che non può mandarla giù.)  

POMPONIO

Ne', galantomo...

FILIPPO

Adesso...

Va' di là tu a cambiare quei lettini

e raddoppia i cuscini, pulizia

bramo, e sollecitudine, altrimenti

opro il baston, se non starete attenti.

POMPONIO

Ne', mi signò...

FILIPPO

Adesso. In ogni stanza

non fate mai l'acqua mancar, cambiatela

in ogni ora, e non fate

aspettarvi, se i passeggier vi chiamano.

Fate il vostro mestiere

con tutta la creanza

andando a visitar spesso la stanza.

POMPONIO

Gue', io a te dico...

FILIPPO

Adesso. I candelieri

pria che il ciel si fa bruno

sian tutti pronti.

POMPONIO

E ccà nce ne sta uno,

dico, ne', pozzo...

FILIPPO

Adesso.

POMPONIO

Tu ch'adesso

l'arma soja? Io adesso

te scannarria, e tu me dice adesso.

FILIPPO

E perché? Che v'ho fatto?

POMPONIO

Niente, ne'?

FILIPPO

Niente affatto.

POMPONIO

E lo fatto de figliema?... Jere ommo,

tu, gallotta sporpata,

d'apparentà, co' casa Storione?

MADAMA

(Or capisco cos'è la questione.)

FILIPPO

Mi promettete di star sodo, mentre

io vi parlo con tutta modestia?

POMPONIO

Di' ca sto sodo.

FILIPPO

Voi siete una bestia.

Perdonate.

POMPONIO

Si serva.

FILIPPO

Voi credeste

veramente ch'io sposo

ero di vostra figlia?

POMPONIO

Lo credette

sicuro.

FILIPPO

E siete un asino.

Perdonate.

POMPONIO

Mme faccio maraviglia.

FILIPPO

E che la vostra figlia

mi disse ch'io fingessi esserle sposo

per voler vendicarsi

che la metteste dentro alla gazzetta

nemmen lo sapevate?

POMPONIO

No!

FILIPPO

E siete arcibestia.

Perdonate.

POMPONIO

Oh! Mi onora.

FILIPPO

E acciò vi accomodate le cervella,

sono ammogliato, e la mia moglie è quella.

Diglielo.

MADAMA

Per servirvi, io son sua sposa.

(Questo Filippo me lo ha anticipato.)

FILIPPO

Che dite adesso, mi volete morto?

POMPONIO

Miettetece n'auta bestia, ch'aggio tuorto.

MADAMA

(Ah! ah! Tutto si beve!)

FILIPPO

Di più. Voi conoscete

Usbanguting Qualching e Inch Subunagh?

POMPONIO

Che saccio, sbuagotingo ntingo, e ntogo.

FILIPPO

È questo un ricco quakero,

il qual le doppie le misura a staja,

che dal Capo Breton passò in Olanda

ad oprar casa di negozio, adesso

ritrovasi in Parigi, e avendo letto

nel foglio, di Lisetta

il merto sopramano,

frappoco la sua mano

vi verrà a dimandar, e questi appunto

son quelli forestier che sto aspettando

andiam, mia sposa.

MADAMA

Andiamo, al suo comando.

(viano)

Madama, Filippo, camerieri ->

 

POMPONIO

Statte bona, e io tengo 'sto vizio  

che senza mazzecà m'agliotto pure

no chiuovo de carrozza! Ecco Lisetta,

e bene allegra allegra! Sta fraschetta

n'ha fatto piglià collera! Abbesogna

darle un timore. Ma, da n'auto canto,

è piccerella, e non sa cchiù che tanto.

 

Scena undicesima

Lisetta, e detto.

<- Lisetta

 

LISETTA

Papà, notizie belle...  

Che sorte! Che contento! Oh benedetta

che sia la vostra testa e la gazzetta!

POMPONIO

Pe chesso son con te, e dice bene;

ca la mia testa è n'araba fenice,

ch'una al mondo nce n'è, comme se dice:

vamme dicenno sta notizia bella.

LISETTA

Un quakeron, ricchissimo signore,

leggendo i pregi miei nella gazzetta

si è di me innamorato, e vien di pressa

qua per farmi signora e quakeressa.

POMPONIO

Chesso lo saccio, e addo' te l'aspettave

sta chioppeta de mele?

Vi mo si le gazzette

non fann'utile al corpo? Io so ommenone,

e per questo il mio nome

sino al ciel di Saturno,

pe l'aria ha da volà comm'a no sturno.

LISETTA

Papà, quando poi sposa

sarò del quakeron, mi vederete

più seria, e tesa tesa

caminare così, e nel vedermi,

quando passo in Olanda

mi loderanno appieno

la Schelda, l'Ocean, la Mosa e il Reno,

ed in Bergopzom ed in Mastrik

quando son salutata

m'abbasso tutta un pezzo, e poi m'inalzo

e con un mio sostegno il più galante

addidu mister dico, e passo avante.

POMPONIO

Oh figlia bella mia!

Comme tenive 'ncuorpo

sta carta geografica,

e papà tujo non sapeva niente?

LISETTA

(Filippo m'insegnò subitamente.)

POMPONIO

Ma n'auta vota non t'arresecare

d'abburla' il genitor, per vendicarti

ca te mettette dint'a la gazzetta,

si no nc'abbusche quacquaressa, e bona

dicite «Io non boglio altro

che Filippo, Filippo».

E chillo sfortunato

di Filippo fingea, ch'era 'nzorato.

LISETTA

Che, ammogliato Filippo?

Filippo maritato?

Filippo ha moglie? Come

s'è ammogliato Filippo?

POMPONIO

Comme? Comme s'ammogliano

tutte l'auti Filippe de lo munno,

che maravaglia? Poco nc'è mancato

e mme trovave porzì a me 'nzorato.

LISETTA

(Ah scellerato! Ah perfido!

Ah traditor! E a voi chi ve l'ha detto?

POMPONIO

Chi me l'ha ditto? La mogliera soja

ch'ha parlato co' mmico

ma cca, e isso pure che co chella

aunito se ne jette alliegro, alliegro.

LISETTA

(O ciel... che colpi al core.

Che rabbia! Che veleno! Tutto il sangue

par mi si gela!)

POMPONIO

Tu chhe te sentisse

venì, Lisé, qua simpeca?

LISETTA

No, no.

POMPONIO

Comme no? Tu me pare

ch'aje perzo il tuo colore burgenzatico,

e schitto nfaccia tiene, po' al contrario,

'sto poco de rossetto ausiliario.

Va', statt'alegramente

mo vene il quacquerone...

LISETTA

Non me lo nominate

che divento una furia, e ve l'anticipo:

appena che lo vedo

gli corro addosso e gli sgraffigno il viso,

presto, subito, adesso

voglio partir, che, sulla mia parola,

se non venite, me ne vado sola.

POMPONIO

Aspe'... oh bennaggioje! Io creo ca mammeta,

quann'era prena a te jett'a bedere

li pazze a Averza, po' venne a figliare

e me facette a te, che pe cervelle,

ncapo nce tenarraje doje mozzarelle.

Tu mo n'aje ditto ccà, ca lo volive?

LISETTA

Ed or vi dico, che più non lo voglio.

POMPONIO

E che buo', che pe' Franza

mi chiammano sul muso

gazzettante falzario e patre intruso!

LISETTA

Vi chiamin come vogliono. No ho detto

e no sarà, io sono

una di quelle donne

che al mondo si dicono ostinate.

POMPONIO

Ma saje ca nce so chelle

che al mondo po se dicono mazzate?

E già me so sagliute

i paterni vapori, tiene mente

comme sò fatto brutto

e miettete a tremmà. Guè, non di manco

cchiù na parola, sa? Te sia pe regola,

che addeventato n'aseno sò mone,

ogne parola conta un scoppolone.

LISETTA

Io non parlo.

POMPONIO

E perché mo aje parlato?

LISETTA

Io non ho detto niente.

POMPONIO

E torna! Vocca

non aje d'aprì.

LISETTA

Chi apre

bocca...

POMPONIO

Oh mmalora! Io che t'ho ditto?

LISETTA

Oh bella!

Voi sempre state a fare

cià, cià, cià, cià, cià, cià, e poi mi dite

ch'io parlo.

POMPONIO

A me se dice

cià, cià, cià, cià, cià, cià? E io mo propio

te le boglio sonà.

LISETTA

(fugge)

Uh papà mio...

I scoppoloni a me?

POMPONIO

A te ch'a chi?

LISETTA

A Lisettina vostra?

POMPONIO

A Lisettina mia.

LISETTA

A Lisettuccia?

POMPONIO

A Lisettuccia.

LISETTA

Ma

se sol per questa volta

farete tutto quel che piace a me,

di sbagliarla pericolo non v'è.

POMPONIO

Ben, di' tu ch'ho da fa', tu mi consiglia

comme tu foss'il padre, e io la figlia.

LISETTA

E giusto per balordo non passare

tutto quel che dico io dovete fare.

 
[N. 7 - Duetto]

 N 

POMPONIO

Pe da' gusto a la signora,    

ch'ho da fa vorria sapere?

S

LISETTA

Voi dovete ognor tacere,

e a me sola lasciar far.

POMPONIO

Ma si vedo?

LISETTA

Si fa il cieco.

POMPONIO

Ma si sento?

LISETTA

Si fa il sordo.

POMPONIO

Signornò, non te l'accordo,

vede' voglio, e ho da parlar.

LISETTA

Passerete per balordo,

vi farete corbellar.

POMPONIO

Alle corte: no me state

a guastà tutt'i miei piane

o me scappa...

LISETTA

Che vi scappa?

POMPONIO

No schiaffone da ste mane.

LISETTA

Via mio padre vi calmate.

POMPONIO

Ma nce vonno le mmazzate.

LISETTA

No, mio padre, mio sostegno,

se son buona ognun lo sa.

Ma se ognor mi fate oltraggio

morir posso...

POMPONIO

Buon viaggio.

LISETTA

Voi vedete il mio lamento

senza aver di me pietà.

POMPONIO

Nel vederla già mi sento

porì l'uocchie lammiccà.

LISETTA

Seguitate a minacciarmi!

Maltrattarmi, spaventarmi!

POMPONIO

Viene a tata.

LISETTA

Son sdegnata.

POMPONIO

Lisettuccia.

LISETTA

Non ci vengo.

POMPONIO

Lisettina.

LISETTA

No, papà.

Per placarmi aver vogl'io

cento amanti ognor d'intorno,

far la matta nott'e giorno,

e mai quakeri sposar.

(Con i padri di tal fatta,

ecco qui come si fa.)

POMPONIO

E ba' apara ste cervella,

fa capace a sta frascona,

ogge affé chessa briccona,

quacche guaje me fa passà.

È mia figlia nata matta,

e cchiù matta morarrà.

 
(via)

Pomponio, lacchè, Lisetta ->

 

Scena dodicesima

Madama, Traversen, Doralice, Anselmo, ed Alberto.

<- Madama, Traversen, Doralice, Anselmo, Alberto

 
Recitativo

MADAMA

Stiamo a guardar, che ci sarà da ridere.  

TRAVERSEN

Curioso spettacolo

son proprio i finti quakeri.

ANSELMO

Ho timore

che la burletta non si farà tragedia.

DORALICE

(Né parlar posso a chi parlar vorrei.)

ALBERTO

Possibil, che costei

sia figlia al sior Pomponio,

e destinata al Quakero in isposa.

Vediamo come va cotesta cosa.

MADAMA

Sù dentro ad osservar le belle scene.

ANSELMO

Il ciel lo facci che finisca bene.

 
(viano)

Madama, Traversen, Doralice, Anselmo, Alberto ->

 

Scena tredicesima

Lisetta, e Pomponio, Filippo da quakero, ascoso sotto folta parrucca che scende sulle spalle e sugl'occhi, seguito da altri Quakeri.

<- Lisetta, Pomponio

 

POMPONIO

Priesto miette teseca, e in sussieguo,  

le bi'? mo se ne traseno

a passe decestunia, statt'attiento

a fa l'obbreco tujo, e de non fare

fa cattiva figura al genitore.

LISETTA

L'avrà da far con me quel traditore.

 

<- Filippo, finti quakeri

[N. 8 - Finale I]

 N 

FILIPPO

Bondì te pater,  

ve salutingh.

POMPONIO

Bondì te figlio,

te salutingh.

FILIPPO

Bondì te fillis,

ve salutingh.

POMPONIO

Non buo' risponnere

di salutingo,

o mo te mollo

no scoppolingo,

che la teninga

te fa vasà.

CORO

Te Pomponie, te Lisette

inghinar,

quakerà, quakerà.

Bon pater, bel filles

quakerà, quakerà.

FILIPPO

Te Pomponie Ital nazion?

POMPONIO

Sempe ai vostri comandonio.

FILIPPO

Te olandese intellegin?

POMPONIO

Signornò, no intellegir?

FILIPPO

Italiano y provar.

POMPONIO

Accossì saccio parlà.

LISETTA

(Vien, ti vo' gli occhi cavar.)

FILIPPO

La tua mano stringhe quella

di Berlic Berloc ton ton.

POMPONIO

Chià... malora troppo onore.

FILIPPO

Cherimonie il quakerone

non conosce, non amar.

La tua figlia gazzettata

già lo so, che appunto è quella.

POMPONIO

Sissignore, io l'ho stampata.

FILIPPO

Mi sentito penetrata

di sua grazia, e sua beltà.

POMPONIO

Don Berloc, mme consolate,

questa è tutta sua bontà.

LISETTA

Ah di dargli due graffiate

brucio or or di volontà.

CORO

Fortunate, e buon papà,

figlia ha tante rarità.

POMPONIO

Tutta vostra gran bontà.

O miei cari quakerà.

Dunque spiccia si te pare?

FILIPPO

I non face gran parole,

e la sposa quando vuole.

POMPONIO

Va' fa priesto figlia mia,

a chi piense non se sa.

LISETTA

Che voi siete un imprudente,

non si sa chi diavol sia,

che la gente bene a fondo,

convien prima esaminar.

D'impostori è pieno il mondo,

hanno facce da ingannar.

FILIPPO

(Ecco tutta sconquassata,

la mia macchina s'è già!)

POMPONIO

De sta figlia mmalorata

lo sa il ciel s'io son papà.

LISETTA

Or quel volto di briccone

ti vo' tutto sgraffiar.

(qui escono Doralice, Anselmo, Madama e Traversen)

<- Doralice, Anselmo, Madama, Traversen

POMPONIO

Vi ca chisso è quacquarone,

ca nce po precipità!

ALBERTO

La sua figlia, io non comprendo

se sia questa, o quella là.

DORALICE

Più per quel d'amor m'accendo

senza averne volontà.

LISETTA

(Ciel, che feci! Troppo ardita

fui con quel, che ho sempre amato!

Ah me stessa avrò tradita,

forse, oh dio! se reo non è!)

FILIPPO

(Ahi qual tetro orror mi assale!

oh che tremito mi viene!

Sono in odio al caro bene!

Come più placarla, ohimè!)

ALBERTO

(Di stupor per quel che veggo,

dubbio il cor mi balza in seno!

Questo dì pavento appieno

che fatal non sia per me.)

POMPONIO

Le mazzate oltramontane

mo avarraggio da provà.

Chella llà menò le mmane,

e lo gnore ha da pagà.

DORALICE

Son stordita a tanto eccesso,

e sa il ciel, che n'avverrà.

MADAMA

Gran disturbi per adesso

prevedendo io sto di già.

TUTTI

Ah che ormai tra il finto e il vero

già traballa il mio pensiero!

E lo sdegno, ed il timore

mi sta l'alma ad agitar.

FILIPPO

(Ah non posso il mio furore

più calmar per verità.

Sul suo matto genitore

la vendetta or piomberà.)

Vechel molh tirtà lulà

sangue, sangue io bramo qua.

TUTTI

Ma calmatevi, cospetto!

questo è un chiasso maledetto,

tanto strepito, signori,

in locanda non si fa.

POMPONIO

Ma fenimmola a mmalora,

ca chiù capo n'aggio affatto,

che mmalora v'aggio fatto,

o miei cari quacquarà?

CORO E FILIPPO

Quel ribaldo, quel briccone,

quel Pomponio furfantone

morto al suol cader dovrà.

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo

[Sinfonia]

Deliziosi giardini, da un lato viali ombrosi, statue, e fontane, e più botteghe di varie bevande.

garzoni, viaggiatori
 
garzoni, viaggiatori
<- Madama, Traversen

[N. 1 - Introduzione]

garzoni, viaggiatori, Madama, Traversen
<- Alberto

Signore Alberto, nemmen per Parigi

garzoni, viaggiatori, Madama, Traversen, Alberto
<- Pomponio, due lacchè

[N. 2 - Cavatina]

Tommasì, mme figuro

[N. 3 - Quartetto]

Traversen, Pomponio, Madama e Alberto
Mio signore / Patrò mio
garzoni, viaggiatori
Pomponio, due lacchè, Madama, Traversen, Alberto ->

Sala elegante nella locanda di Filippo, corrispondente a vari appartamenti.

Filippo, camerieri, venditori
 

Attenti camerieri

Filippo, camerieri, venditori
<- Anselmo, Doralice

Il padron dell'albergo siete voi?

Filippo, venditori
camerieri, Anselmo, Doralice ->

Non vi sarà da disputar fra noi

Filippo, venditori
<- Lisetta

[N. 4 - Aria]

Signori, qui lasciate

Filippo, Lisetta
venditori ->

Filippo, Lisetta
<- Alberto

Vi saluto Filippo / Mio padrone

Lisetta, Filippo, Alberto ->
<- Doralice

È comoda la stanza

Doralice
<- Alberto

Eccola qua, se quella non è stata

Alberto
Doralice ->

Che strano caso è il mio. Vengo per burla

Alberto
<- Pomponio

Oh che strepito ha fatto la gazzetta

Pomponio
Alberto ->

Pomponio
<- Lisetta

Proviamo un po' col pianto

Pomponio, Lisetta
<- Filippo, Doralice

La povera Lisetta

Pomponio, Lisetta, Filippo, Doralice
<- Alberto

Questo? / Questa? / Come? / Che?

[N. 5 - Quinetto]

Lisetta, Doralice, Alberto, Filippo e Pomponio
Già nel capo un giramento
Lisetta, Doralice, Alberto, Filippo, Pomponio ->
<- Madama

Io in questa locanda

Madama ->
<- Doralice

Offesa, or sì, da quel signor mi chiamo

Doralice
<- Madama

Signora mia compagna di locanda

Doralice, Madama
<- Pomponio, lacchè

Tommasì, che ne dici? Io stea facenno

[N. 6 - Aria]

Madama, Pomponio, lacchè
Doralice ->

A comme m'ha parlato chesta nenna

Animo, fuori quella biancheria

Madama, Pomponio, lacchè
<- Filippo, camerieri

Che sarà che non può mandarla giù

Pomponio, lacchè
Madama, Filippo, camerieri ->

Statte bona, e io tengo 'sto vizio

Pomponio, lacchè
<- Lisetta

Papà, notizie belle

[N. 7 - Duetto]

Pomponio e Lisetta
Pe da' gusto a la signora
Pomponio, lacchè, Lisetta ->
<- Madama, Traversen, Doralice, Anselmo, Alberto

Stiamo a guardar, che ci sarà da ridere

Madama, Traversen, Doralice, Anselmo, Alberto ->
<- Lisetta, Pomponio

Priesto miette teseca, e in sussieguo

Lisetta, Pomponio
<- Filippo, finti quakeri

(Filippo da quakero, ascoso sotto folta parrucca che scende sulle spalle e sugl'occhi)

[N. 8 - Finale I]

Lisetta, Pomponio, Filippo, finti quakeri
<- Doralice, Anselmo, Madama, Traversen
 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima
Deliziosi giardini, da un lato viali ombrosi, statue, e fontane, e più botteghe di varie bevande. Sala elegante nella locanda di Filippo, corrispondente a vari appartamenti. Camera nell'istessa locanda. Giardino con casetta rustica con porta, praticabile. Camera. Sala vagamente illuminata per festa di ballo.
[Sinfonia] [N. 1 - Introduzione] [N. 2 - Cavatina] [N. 3 - Quartetto] [N. 4 - Aria] [N. 5 - Quinetto] [N. 6 - Aria] [N. 7 - Duetto] [N. 8 - Finale I] [N. 9 - Aria] [N. 10 - Duetto] [N. 11 - Recitativo ed aria] [N. 12 - Terzetto] [N. 13 - Scena ed aria] [N. 14 - Aria] [N. 15 - Coro] [N. 16 - Quintetto] [N. 17 - Finale II]
Atto secondo

• • •

Testo PDF Ridotto