Atto terzo

 

Scena prima

Di notte.
Macchine militari antiche nell'esercito di Gofredo con torre di legno nel mezzo, sopra di cui vi sono le Guardie. Clorinda in abito nero con visiera, e lume chiuso nella destra.

 Q 

Clorinda, guardie

 

CLORINDA

Silenzi della notte  

a voi ricorre il piè.

Celate quel desir,

ch'un generoso ardir

fe' risvegliare in me.

Silenzi della notte

a voi ricorre il piè.

 

Scena seconda

Argante che sopraggiunge con altro lume chiuso nella destra.

<- Argante

 

ARGANTE

Clorinda.  

CLORINDA

Invitto duce.

ARGANTE

O dio sospendi

la meditata impresa.

CLORINDA

Perché?

ARGANTE

Troppo vicino

hai di morire il periglio.

CLORINDA

S'irritarmi non vuoi cangia consiglio.

ARGANTE

Vegliano sulla torre

le guardie esploratrici.

CLORINDA

E che rileva?

ARGANTE

Intorno

s'aggirano milizie.

CLORINDA

Argante: in petto

tu dai loco a timor?

ARGANTE

T'inganni: è zelo

sopra della tua vita.

CLORINDA

Beffasi d'ogni rischio un'alma ardita.

ARGANTE

Ad incendiar la mole,

lascia, che solo io vada.

CLORINDA

Questo fora un vietarmi

della gloria la strada.

ARGANTE

Non è così.

CLORINDA

Già son risolta.

ARGANTE

Il core

mi predice sciagura.

CLORINDA

Costante il mio gl'auguri tuoi non cura.

ARGANTE

Deh ferma.

CLORINDA

Invan t'opponi.

ARGANTE

Rifletti a tua salute

CLORINDA

Chi paventa s'arresti.

ARGANTE

Non pavento: ma...

CLORINDA

Che?

ARGANTE

Già già parmi ascoltar casi funesti.

CLORINDA

Il neghi, e di viltà moti son questi

 

Un amante sì codardo  

non credevo mai d'aver.

Ho vergogna del tuo core,

che fa pompa di valore,

e poi teme d'un pensier.

Un amante sì codardo

non credevo mai d'aver.

(s'incammina verso la torre, osservando prima attentamente per tutta la scena)

 

Scena terza

Argante.

 

 

Eppur vol ostinata  

al pericolo esporsi

sento, che nel mio petto

della sciagura sua cresce il sospetto.

 

Amore che farà?  

Vorrei saper da te

se l'alma piangerà.

Non mi lasciar così:

rispondi no, o sì.

Rispondi per pietà.

Amore, che farà?

Vorrei saper da te

se l'alma piangerà.

(va egli pure a dar il foco alla torre insieme con Clorinda)

 

Scena quarta

Mentre arde, e cade la torre sopraggiunge Tancredi, Arideno, e molti Soldati alla di cui vista fuggono Argante, e Clorinda.

<- Tancredi, Arideno, soldati

Argante, guardie ->

 

GUARDIE

(si precipitano dall'alto)  

All'armi, all'armi.

TANCREDI

O trista coppia: indarno

tu procuri fuggir.

ARIDENO

Signor qual vento

uno di già sparì.

TANCREDI

(prende per un braccio Clorinda)

Quest'in sua vece

pagherà con la morte il tradimento.

CLORINDA

(si scuote mettendo mano alla sabla)

Farò, ch'a te costi la vita.

ARIDENO

Ancora

sì temerario sei?

TANCREDI

(gli tira una stoccata)

Prima perdi la tua.

CLORINDA

(cade ferita nel suolo)

Soccorso o dèi.

ARIDENO

Cade l'empio trafitto.

TANCREDI

Sciogli la fronte: voglio

riconoscer costui.

ARIDENO

(gli leva la visiera)

Pronto eseguisco.

TANCREDI

(Cieli! Chi tanto ardì?)

ARIDENO

Questa è Clorinda.

TANCREDI

(getta via la spada)

Clorinda? Ah tropp'è vero: io resto senza

e voce, e moto: ahi vista: ahi conoscenza.

CLORINDA

Tancredi, io ti perdono

perdona a me pur anche; e ciò, che bramo

concedimi pietoso:

opra in forma, che l'alma

sempiterno del ciel goda il riposo.

TANCREDI

Già da tue brame, o bella

ottennesti 'l lavacro: o potess'io

col rimaner estinto

qui renderti lo spirto.

CLORINDA

Assai m'appago

di sì buon genio.

TANCREDI

Eh tu non sai qual pena

finor per tua cagione

provai d'amor acceso.

CLORINDA

Io compatisco

l'acerba doglia.

TANCREDI

Eterni

in avvenir saranno

i pianti: i miei sospiri.

(si mette il panolino agl'occhi)

CLORINDA

Porgi porgi la man prima, ch'io spiri.

ARIDENO

Solleva in parte i crudi tuoi martiri.

 

CLORINDA

(tenendo per mano Tancredi)  

Non pianger mio bene

non pianger per me.

Se manca la salma

ti lascia quest'alma

un pegno di fé.

Non pianger mio bene

non pianger per me.

 
Muore.
 

Scena quinta

Tancredi, ed Arideno.

 

TANCREDI

Io vivo? io spiro? e l'odïosa luce  

rimiro ancor di questo infausto die?

Ah man timida, e lenta: or che non osi,

tu, che crudel sai del ferir ogn'arte:

tu ministra di morte empia, ed infame

di questa vita rea troncar lo stame.

(corre a pigliar la di lui spada per ammazzarsi)

ARIDENO

(lo trattiene)

Ferma signor che tenti?

TANCREDI

Lascia, che nel mio seno

corra veloce il ferro: e tutto 'l sangue

beva d'un traditor.

ARIDENO

Fermati dico.

TANCREDI

Assai più della morte

chi mi vieta la morte è mio nemico.

ARIDENO

Deh l'empito raffrena.

TANCREDI

E vuoi, ch'io resti

vivo fra miei tormenti? Ah se più vivo

qual forsennato errante

paventerò l'ombre solinghe: ogn'ora

temerò me medesmo: e da me stesso

sempre fuggendo avrò me sempre appresso.

ARIDENO

Che si può far?

TANCREDI

Se neghi

la giusta pena a' miei delitti: almeno

concedimi pietoso,

che per momenti, io serbi

entro le proprie tende

la vista del mio nume:

adorerò del sol estinto il lume.

ARIDENO

Volentieri.

TANCREDI

Deh mira,

come al bel viso intorno

piangono i mesti amori

o viso, o viso, che puoi far la morte

dolce, ma raddolcir non puoi mia sorte.

ARIDENO

Scostati.

TANCREDI

Ah no: che deve

solo del caro peso

Tancredi esser sostegno.

(vuol prenderla in braccio)

ARIDENO

(lo rigetta)

A te non lice.

TANCREDI

Mi sia lecito dunque

scorger più da vicino

le divine sembianze, e soffre il guardo

di vagheggiar chi uccise?

O di par con la man luci spietate

essa le piaghe fe', voi le mirate.

ARIDENO

Il cadavere tosto

meco, o genti involate.

 
Dai soldati vien portato via il corpo di Clorinda.

soldati, Clorinda ->

 

TANCREDI

Tesifoni d'abisso  

volatemi nel cor.

Squarciatelo

sbranatelo

fu sempre in ciel prefisso

che mora un traditor.

Tesifoni d'abisso

volatemi nel cor.

 

Tancredi, Arideno ->

 

Scena sesta

Esercito cristiano incamminato con diverse macchine per dar l'assalto a Gierusalemme.
Gofredo, e Rinaldo.

<- Gofredo, Rinaldo, esercito cristiano

 

GOFREDO

Rinaldo omai si taccia  

ogni trista memoria, e nell'oblio

restin l'andate cose.

RINALDO

A tua bontà m'inchino.

GOFREDO

In tempo giungi,

ch'alla città nemica

disposi un pieno assalto.

RINALDO

Lodato il ciel.

GOFREDO

Con questo

spero ottenerla: tutto

ver l'assediate mura

già l'esercito è in moto: e d'ogni intorno

s'invigila al grand'uopo.

RINALDO

A me, ch'imponi?

GOFREDO

Il duce

sarai di molte squadre,

ch'in breve accennerò: prima, ch'il sole

scopra nostri disegni: alle mie tende

fa' che si volga il piede.

RINALDO

Eseguirò quel tanto,

ch'in obbligo sarà della mia fede.

 

GOFREDO

Con la scorta di tua spada  

parmi già di trionfar.

E ch'il piè festoso vada

palme ostili a calpestar.

Con la scorta di tua spada

parmi già di trionfar.

 

Gofredo, esercito cristiano ->

 

Scena settima

Rinaldo, ed Armida chiusa in un globo fiammeggiante per aria.

<- Armida

 

RINALDO

Ma! qual di fosca nube  

vagabondo terror sugl'occhi apparve?

Vomita d'ogn'intorno

lampi d'acceso sdegno! Astri che mai

minaccia egli alla terra?

ARMIDA

Guerra guerra.

RINALDO

Guerra? chi mi risponde? ah che dal seno

di quel vesuvio errante

uscì l'orribil voce: intesi: il cielo

di mie colpe adirato

suoi fulmini disserra.

ARMIDA

Guerra guerra.

 

RINALDO
(prostrato nel suolo)

Perdono, pietà.  

Placatevi o numi

sgorgar da' miei lumi

un mar si vedrà.

Perdono, pietà.

 
Giunto il globo a basso s'apre, e n'esce Armida con spada alla mano.
 

RINALDO

Ma che rimiro? è questa  

la furibonda Armida.

Che deggio far? contro di me se n' viene

di crudo ferro armata.

(mette egli pure mano alla spada)

 

Scena ottava

Armida che s'avventa a Rinaldo.

 

ARMIDA

(gli tira un colpo)  

Mori perfido mori.

RINALDO

(lo ripara, e andatole alle prese le toglie la spada di mano)

Eh forsennata.

 

Saprei come punir  

di femmina l'ardir,

ma non lo vol amor.

Contro sì debil sesso

non fu giammai permesso

usar alcun rigor.

Saprei come punir

di femmina l'ardir,

ma non lo vol amor.

(parte gettandole la spada per terra)

Rinaldo ->

 

Scena nona

Armida, e poi Ubaldo.

 

ARMIDA

Senti come ragiona  

delle donne l'audace,

su di novo agl'incanti: errar non vista

per l'esercito franco

voglio in traccia dell'empio:

ma qui colui, ch'il trasse

dalla prigione: tosto

cangerà voce, e sesso.

E farò ch'ei mi creda

(per un novo pensier) Gofredo istesso.

 

UBALDO

(Che veggio!)

<- Ubaldo

ARMIDA

Ubaldo a tempo

giungesti ai miei desiri.

UBALDO

(Come Gofredo è qui, s'in questo punto

parto da lui con fretta?)

ARMIDA

Olà tu non rispondi?

UBALDO

(Ma dove ita è la donna,

ch'in sembianza guerriera

appariva a mie luci?

ARMIDA

Ubaldo.

UBALDO

(E detto avrei

che fosse stata Armida.)

ARMIDA

Parla con chi ti parla,

se non vuoi, ch'io t'uccida.

UBALDO

(Certo è la maga infame.)

ARMIDA

Scortami senza indugio

di Rinaldo alle tende.

UBALDO

Iniqua, io ti conosco.

ARMIDA

In simil guisa

col tuo signor favelli?

UBALDO

Che mio signor? tu sei

femmina trista, e rea:

la scellerata Armida,

quella, ch'assai peggior è di Medea.

ARMIDA

O temerario.

UBALDO

E credi

sotto mentito aspetto

di rimaner occulta?

ARMIDA

Veggio che tu deliri:

ti lascerò con l'aure

a vaneggiar da stolto.

(Al primo inganno questo cor rivola.)

 

Povero forsennato  

ti lascio a vaneggiar.

Sì che sei pazzo sì,

l'ingegno che sparì

procura d'acquistar.

Povero forsennato

ti lascio a vaneggiar.

(parte invisibile)

Armida ->

 

Scena decima

Ubaldo.

 

 

Dove n'andò? dove sparì? si rese  

invisibile agl'occhi: ah certo certo

questa è la maga indegna,

che per forza d'incanti

qualche gran danno al vago suo disegna.

 

Basta dir che donna sia  

per saper, che voglia far:

questa vol certo ingannar.

Patirebbe un gran tormento

se restasse un sol momento

senza frodi esercitar.

Basta dir che donna sia

per saper, che voglia far:

questa vol certo ingannar.

 
 

Scena undicesima

Gierusalemme con porta nel mezzo, e alberi dai lati.
Argante da una parte: Tancredi dall'altra senza vedersi.

 Q 

Tancredi, Argante

 

ARGANTE

Uccidetemi, o tormenti  

poiché morto è 'l mio bel sol.

Più non amo

spirar l'aure in questo suol

Insieme

TANCREDI

Trafiggetemi, o dolori

poiché morto è 'l mio bel sol.

Più non bramo

spirar l'aure in questo suol

S

 

ARGANTE

(Ma che veggio?)  

TANCREDI

(Che scorgo?)

ARGANTE

(Tancredi?)

TANCREDI

(Argante?)

ARGANTE

O scellerato: appunto

te rintracciavo: indarno

benché sinor tentasti

fuggir da me: tu qui procuri uom forte

delle donne uccisor fuggir la morte.

TANCREDI

Tanta baldanza? teco

son pronto a riprovarmi:

che del lungo indugiar non fu cagione

tema, o viltà vedrai col paragone.

ARGANTE

Su via.

TANCREDI

Su via t'attendo

o solo de' giganti,

e degl'eroi più forti

terribile omicida:

l'uccisor delle femmine ti sfida.

 
Combattono.
 

ARGANTE

(gli tira un colpo)

Questo colpo ripara.

TANCREDI

(glielo ricambia)

A questo tu fa' schermo.

ARGANTE

Da subìta ferita ho il braccio infermo.

 
Ripigliato il duello Tancredi gli va alle prese.
 

TANCREDI

Cedimi, già sei vinto.

ARGANTE

Ch'io ti ceda? nel petto

per trucidarti ancora

avrò vigor bastante:

ed osi di viltà tentar Argante?

 
Se gli scuote, e torna a combattere.
 

TANCREDI

Già che pietà ricusi

sperimenta 'l mio sdegno

spirami a' piedi, o saraceno indegno.

 
Investitolo con più stoccate cade nel suolo precipitoso.
 

ARGANTE

Anime dell'abisso a voi ne vegno.

 

Dalla tomba a farti guerra  

uscirò nemico ancor.

Che se cado in braccio a morte

fu voler dell'empia sorte,

non per opra di valor.

Dalla tomba a farti guerra

uscirò nemico ancor.

 
Spira.

Argante ->

 

Scena dodicesima

Tancredi.

 

 

Grazie al ciel, che mi diede  

il bramato trofeo: ma lasso il fianco

per il lungo contrasto, e stanchi i lumi

per il continuo pianto

sparso sinor sovra Clorinda, ho d'uopo

d'alcun breve riposo:

m'adagerò sin tanto

che ritorni a svegliarmi il duol penoso.

(siede sopra il tronco d'un albero)

 

Lasciami in pace o sonno  

per un momento almen:

accheta la tempesta,

che l'anima molesta,

con tante pene in sen.

Lasciami in pace o sonno

per un momento almen.

(s'addormenta)

 

Scena tredicesima

L'anima di Clorinda vestita di bianco sopra nuvola, e Tancredi addormentato.

<- Clorinda

 

CLORINDA

Dalla magion del riso  

dove giammai si vide

orme segnar il suolo: in bianca vesta

Tancredi a te ne vegno;

candida apportatrice

che de' beni immortali io godo il regno.

 

Son felice, son beata  

sono in braccio del piacer:

alma non più fortunata

della mia non so veder.

Son felice, son beata

sono in braccio del piacer.

 

 

Tale i' son tua mercé: col darmi morte

mi desti eterna vita:

spero de' miei contenti

renderti a parte un giorno: intanto questo

all'acerbo tuo duol sollievo apporta,

che t'amerà Clorinda ancor che morta.

 

Sì sì fedel mio caro  

sì t'amerò sì sì.

E per maggior tua pace

l'affetto mio tenace

starà sempre così.

Sì sì fedel mio caro

sì t'amerò sì sì.

E per maggior contento

l'amor, che per te sento

sarà sempre così.

Sì sì fedel mio caro

sì t'amerò sì sì.

(sparisce)

Clorinda ->

 

Scena quattordicesima

Tancredi risvegliandosi balza in piedi con allegrezza.

 

TANCREDI

Che vidi? oh dio: ch'intesi?  

L'anima di Clorinda?

Mi favellava in sonno: e 'l dolce labbro

esprimeva così.

 

Sì sì fedel mio caro  

sì t'amerò sì sì.

 

 

Questo basta al mio duol: se pur mi lice

tal fortuna goder io son felice.

 

Scena quindicesima

Arideno, e Tancredi.

<- Arideno

 

ARIDENO

Signor signor che fai  

dalle schiere lontano

già per movere il campo

al general assalto

il capitan supremo

solo Tancredi attende.

TANCREDI

Già di lieto coraggio il cor s'accende.

 

Un motivo d'allegrezza    

non mi lascia più penar:

già quest'alma al duol avvezza

diè principio a giubilar.

Un motivo d'allegrezza

non mi lascia più penar.

S

 

Tancredi ->

 

Scena sedicesima

Arideno solo.

 

 

Che novità? Sì presto  

cangiò scena Tancredi?

Di tal gioia improvvisa

vo' saper la cagione:

già son un di que' servi

che comune il secreto han col padrone.

 

Senza dir altro  

voi m'intendete.

Vado, e ritorno

di notte, e giorno

portando scaltro

novelle liete.

Senza dir altro

voi m'intendete.

 

Arideno ->

 

Scena diciassettesima

Allo strepito di trombe, e tamburi si corre all'assalto della città, nel qual tempo esce dalla medesima una gran bomba per aria, che caduta nel mezzo de' nemici gli spaventa prima con foco, e poi spezzandosi escono dodici Mori armati di sabla, e scudo che combattono furiosamente, quali infine restano uccisi.
Mentre Rinaldo dà la fuga a molti Soldati Armida invisibile lo arresta per un braccio.

<- Rinaldo, Armida, soldati, dodici mori

 

ARMIDA

Ferma, o crudel, e dove  

volgi tue furie?

RINALDO

Olà chi mi trattiene?

ARMIDA

Quella,

che tu tradisti.

RINALDO

Odo la voce, e 'l guardo

alcun non mira.

ARMIDA

(È meglio,

ch'io mi discopra) Eccomi sono Armida:

giacché aneli alle stragi

empio dal ferro tuo questa s'uccida.

RINALDO

No 'l farò mai.

ARMIDA

Coraggio

avrò se tu lo neghi

per svenar me stessa.

RINALDO

L'anima di Rinaldo

vedrai nel suol prima a cader oppressa.

ARMIDA

Lascia libero il braccio.

RINALDO

Deh riserbati in vita.

ARMIDA

Viver non deve un'infelice.

RINALDO

Deve

viver colei, ch'adoro

ARMIDA

Tu m'adori, o bugiardo.

RINALDO

Sì bell'idolo mio: sì mio tesoro.

ARMIDA

Perfido tu ne menti.

RINALDO

Mira negl'occhi miei s'al dir non credi

ciò che t'esprimo: il pianto

mi sia specchio del vero: Armida ancora

degl'avi nella sede

ripor ti giuro: ed o piacesse al cielo

che della trista legge

abbandonasti i dogmi

come farei, ch'in orïente alcuna

non t'eguagliasse di regal fortuna.

ARMIDA

Posso dar fede alle tue voci?

RINALDO

I numi

in testimonio invoco.

ARMIDA

Ecco l'ancella tua: d'essa a tuo senno

disponi o caro, e le sia legge il cenno.

 

RINALDO

Più di quello, che voi credete  

belle luci v'adora il cor.

Fra momenti voi, mi vedrete

a far prove d'un fido amor.

Più di quello, che voi credete

belle luci v'adora il cor.

 

Scena ultima

Gofredo, Tancredi, Ubaldo, Arideno, Soldati, e detti.

<- Gofredo, Tancredi, Ubaldo, Arideno

 

GOFREDO

Amici abbiamo vinto:  

nostra è Gierusalemme il ciel ci diede

sì fortunato dono.

TANCREDI

Ha reso a noi dell'orïente il trono.

 

GOFREDO

Imparate, o voi mortali,    

che mutabile è 'l regnar.

Come l'aura, il bene, ha l'ali,

è qual onda in mezzo al mar.

Imparate, o voi mortali,

che mutabile è 'l regnar.

S

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GOFREDO

Ma qui che veggio!  

RINALDO

Armida

che dolente, e pentita

piange sue colpe.

ARMIDA

A' piedi tuoi prostrata

d'ogni commesso errore

perdono invoco: e col perdono insieme

nella tua legge, o duce

implora esser ammessa.

GOFREDO

Quella grazia, che chiedi è omai concessa.

UBALDO

(Ch'odo?)

ARIDENO

(Ch'ascolto?)

RINALDO
(verso Armida)

O giorno

d'allegrezza infinita:

spera spera, che forse

sarai fra poco alle mie tende unita.

 

ARMIDA

Se rido, brillo, e godo  

amor sa ben perché

ho ritrovato il modo

per consolar mia fé.

Se rido, brillo, e godo

amor sa ben perché.

 

RINALDO

Se godo, brillo, e rido  

amor sa ben perché:

fu l'inventor Cupido

per dar al cor mercé.

Se godo, brillo, e rido

amor sa ben perché.

 

TANCREDI

Al pari di Rinaldo  

pien di giubilo ho il sen: morta Clorinda

qui mi comparve in sonno:

e cinta di splendore

m'assicurò d'un sempiterno amore.

UBALDO

O prodigio ben grande.

ARIDENO

O gran stupore!

 

TANCREDI

Son lieto, e felice  

non so che bramar.

In braccio al tormento

se n' vola il contento

per farmi brillar.

Son lieto, e felice

non so che bramar.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Di notte; macchine militari antiche nell'esercito di Gofredo con torre di legno nel mezzo, sopra di cui vi sono le guardie.

(Clorinda in abito nero con visiera)

Clorinda, guardie
 
Clorinda, guardie
<- Argante

Clorinda / Invitto duce / O dio sospendi

Eppur vol ostinata

(La torre arde e cade)

Clorinda, guardie, Argante
<- Tancredi, Arideno, soldati
Clorinda, Tancredi, Arideno, soldati
Argante, guardie ->

All'armi, all'armi

(Clorinda muore)

Io vivo? io spiro? e l'odïosa luce

Tancredi, Arideno
soldati, Clorinda ->
Tancredi, Arideno ->
<- Gofredo, Rinaldo, esercito cristiano

Rinaldo omai si taccia

Rinaldo
Gofredo, esercito cristiano ->
Rinaldo
<- Armida

(Armida è chiusa in un globo fiammeggiante per aria)

Ma! qual di fosca nube

(giunto il globo a basso s'apre, e n'esce Armida con spada alla mano)

Ma che rimiro? è questa

Mori perfido mori

Armida
Rinaldo ->

Senti come ragiona

(Armida si trasforma fingendosi Gofredo)

Armida
<- Ubaldo

(Armida si rende invisibile)

Ubaldo
Armida ->

Dove n'andò? dove sparì? si rese

Gerusalemme con porta nel mezzo, e alberi dai lati.

Tancredi, Argante
 
Argante, Tancredi
Uccidetemi, o tormenti.

Ma che veggio? / Che scorgo?

(Argante e Tancredi combattono)

(Argante muore)

Tancredi
Argante ->

Grazie al ciel, che mi diede

Tancredi
<- Clorinda

(l'anima di Clorinda vestita di bianco sopra nuvola, e Tancredi addormentato)

Dalla magion del riso

Tancredi
Clorinda ->

(Tancredi si risveglia)

Che vidi? oh dio: ch'intesi?

Tancredi
<- Arideno

Signor signor che fai

Arideno
Tancredi ->

Che novità? Sì presto

Arideno ->

(allo strepito di trombe, e tamburi si corre all'assalto della città; mentre Rinaldo dà la fuga a molti soldati Armida invisibile lo arresta)

<- Rinaldo, Armida, soldati, dodici mori

Ferma, o crudel, e dove

Rinaldo, Armida, soldati, dodici mori
<- Gofredo, Tancredi, Ubaldo, Arideno

Amici abbiamo vinto

Ma qui che veggio!

Al pari di Rinaldo

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena ultima
Scena bipartita. Da una parte fuga di padiglioni cristiani, dall'altra fortificazione esteriore difesa da un... Finimento di selva sull'annottarsi che termina in un prato fiorito con il castello d'Armida. Camera d'Armida con trasparenti, e volo d'otto amorini, che formando un padiglione per aria chiudono... Colline nevicate sul far del giorno con padiglioni illuminati sopra di esse. Giardino d'Armida in forma di labirinto con spelonca nel mezzo. Altre colline nevicate coperte di stragi con breccia nelle mura di Gierusalemme. Spiaggia di mare con molo, e la fortuna in nave dorata si trattiene al lido. Di notte; macchine militari antiche nell'esercito di Gofredo con torre di legno nel mezzo, sopra di cui vi... Gerusalemme con porta nel mezzo, e alberi dai lati.
Atto primo Atto secondo

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