Atto primo

 

Scena prima

Bosco sacro a Diana. Facciata del tempio della dèa sulla destra. Spiaggia di mare in prospetto con dirupati pericolosi scogli a sinistra. Vedesi elevata nella sommità dello scosceso sasso un'alta impenetrabil torre, che difende il lido, e scopre di lontano i legni, che vengono per approdare al medesimo.
S'apre la scena subito che incomincia la sinfonia, qual esprime il rumore d'un'orrida, furiosa tempesta. Cielo ingombro d'oscurissime nuvole, pioggia, grandine, tuoni, baleni, e fulmini. Il mare è agitato, e sconvolto dal contrasto d'impetuosi venti, che scuotono, piegano, ed abbattono gli alberi della vicina selva. Comparisce da lunge una lacera, e sdrucita nave. Balzando lo smarrito legno qualche tempo incerto per l'onde, dal furor della procella è trasportato infine ad urtare, ed a infrangersi contro gli opposti scogli. Molti de' naviganti periscono nel burrascoso mare; alcuni pochi se ne salvano sullo scoglio medesimo.
Si dissipa nel tempo dell'andante della sinfonia la tempesta. Si calman l'onde: il cielo si rasserena.
Accorrono gli Sciti sul lido per far preda delle reliquie del naufrago naviglio. S'attacca sulla spiaggia un ostinato, e fiero combattimento, misurato, ed espresso dal secondo allegro della sinfonia. La resistenza degli assaliti non può tener lungamente contro la forza degli aggressori. Il maggior numero gli opprime. Eccoli tutti in catene, alla riserva d'un solo, che armato di scudo, e di spada, dall'intera turba ostinatamente si difende. Inoltrandosi così combattendo verso la sacra foresta, allo strepito inusitato delle armi esce dall'atrio del tempio la gran sacerdotessa di Diana. Il coraggio del valoroso straniero la riempie d'ammirazione. Comanda agli Sciti di non profanare il sacro recinto: e cessa al primo suo cenno il combattimento, colla sinfonia.
Ifigenia, e Pilade.

Immagine d'epoca ()

 Q 

(nessuno)

<- greci, Pilade

<- sciti

<- Ifigenia

 

IFIGENIA

Stranier, cedi al tuo fato.  

(agli sciti)

E voi fermate

l'incaute piante.

(accennando gli prigionieri)

La vil turba inerme

nella vicina torre

vadasi a custodir. Sol questo audace

meco rimanga. Udiste?

Sacra a Diana è questa

foresta inaccessibile. Non lice

a lui ritrarne il piè, ch'orme profane

qui temerario impresse. Il nume offeso

pria convien che si plachi.

 
(partono gli sciti, conducendo gl'incatenati greci verso la vicina torre)

sciti, greci ->

 

PILADE

Infranta legge  

mai reo non fece peregrino ignaro.

Ma tu, donna, chi sei, che in mio soccorso,

non attesa, t'affretti?

IFIGENIA

Io quella sono,

che di tua vita il filo

troncar dovrebbe. A me così del regno

la legge impone. Altro alla tua salvezza

scampo non vidi, che sottrarti all'ire

di quel popol feroce. Al mio disegno

del violato bosco

il pretesto giovò.

PILADE

Stelle! E pur queste

di Tieste non sono

le ree contrade!

IFIGENIA

Ah trema.

Misero, tu non sai qual ti sovrasti

terribile sventura! Odi. Tu premi

della Scizia crudele

le barbariche arene. Il soglio avito

alla real Tomiri oggi ne usurpa

l'inumano Toante.

PILADE

E che degg'io

da lui temere?

IFIGENIA

In questo

tempio nefando, il cenno è suo, si svena

chiunque ai nostri approda

lidi esecrandi.

PILADE

E al detestabil rito

chi s'opponga non v'è?

IFIGENIA

Per me soppresso

fu fin dal dì che scelta al grado eccelso

del sacerdozio io fui.

PILADE

Perché vuoi dunque

ch'ora io paventi?

IFIGENIA

Nuovamente accese

del tiranno i furori un greco insano.

PILADE

Un greco?

IFIGENIA

Sì.

PILADE

Né sai

com'ei s'appelli?

IFIGENIA

No. La patria, gli avi,

col nome suo persiste

ostinato a tacer.

PILADE

Ma l'ire antiche

come ha questi potuto un'altra volta

nel tiranno svegliar?

IFIGENIA

Congiunta crede

a un fatal simulacro

della triforme dèa

l'usurpator de' giorni suoi la sorte.

Pegno così geloso

il forsennato greco

vantarsi osò che a noi

rapir volea.

PILADE

(Numi, che intesi! Oh troppo

incauto amico!) E di costui che avvenne?

Qual supplizio?...

IFIGENIA

Fra poco

di fameliche belve

fiero pasto sarà.

PILADE

(Misero, oh dio!)

Né spettator poss'io

dello scempio crudel?...

IFIGENIA

Scitico ammanto

può solo agli occhi altrui

nasconderti. M'attendi;

te 'l prometto l'avrai. Ma se t'è caro

il viver tuo, ritorna

pronto a celarti in questo

inospite recinto.

Alla tua fuga poi propizio il cielo

qualche via ne aprirà.

PILADE

Quanto mai deggio

al tuo bel core.

IFIGENIA

Familiare affetto

è la pietà de' miseri nel petto.

PILADE

Tu misera! Ma come?

IFIGENIA

Anch'io straniera

abito questa terra. Esposta anch'io

d'un malvagio qui sono

alle voglie proterve... Ah che in pensarci

mi sento inorridire. A me destina

l'aborrito Toante,

per colmo d'empietà, delle sue nozze

il sacrilego laccio. E in tanti affanni

com'esser non potrei

di te pietosa? Per l'altrui periglio

ah facilmente a palpitare impara

chi gl'insulti provò di sorte avara.

 

De' tuoi mali esulterei,  

forse un'alma avrei spietata.

Ma infelice ho anch'io provata

del destin la crudeltà.

La mia sorte, i casi miei

sventurata, oh dèi! rammento

e compiango un mal ch'io sento

nell'altrui calamità.

(parte)

Ifigenia ->

 

Scena seconda

Pilade solo.

 

 

Oh tradite speranze! Il caso atroce  

preveder chi potea? Così la fede

de' creduli mortali

dunque in ciel si delude? Oh male intesi

oracoli fallaci! Ecco la calma,

menzognere deità, che al caro amico

qui prometteste! Ecco qual fine avranno

le tue smanie funeste,

Oreste sventurato! Ah l'infelice

in che v'offese, o dèi? La destra ultrice

del parricida acciaro un vostro cenno

a lui già non armò? Non dirigeste

voi stessi il colpo? Sol d'Egisto il seno

ei trafigger pensò. Non osservata

Clitennestra s'oppose:

e per salvare altrui, sé stessa espose.

Ma folle ahimè! Di che mi lagno? Io solo,

Oreste amato, io fui

cagion di tue sciagure. All'onde in seno

perché rimasi, sconsigliato? Ah teco

dovea la spiaggia ignota

venirne ad esplorar. Forse... ma il fallo

emenderò. Nel tuo cimento estremo,

non dubitar, m'avrai compagno. E quando

il ciel mi neghi di salvarmi il vanto,

fedele almen saprò spirarti accanto.

 

Fra cento belve, e cento  

m'avrai fedele a lato.

Se il ciel minaccia irato,

non mi vedrai tremar.

Non temo, non pavento

d'un sanguinoso artiglio,

l'idea del tuo periglio

sola mi fa gelar.

(parte)

Pilade ->

 
 

Scena terza

Piccole terme nella reggia con fontane, giochi d'acque, e grotteschi.
Ifigenia, e Tomiri da diversi lati.

 Q 

(nessuno)

<- Ifigenia, Tomiri

 

IFIGENIA

Indarno, o principessa,  

sudai finor.

TOMIRI

Decisa

è dunque già del reo la sorte?

IFIGENIA

Or ora

nell'arena fatal convien ch'ei mora.

TOMIRI

E Toante?...

IFIGENIA

E Toante

nell'ira sua costante,

non ristette ch'è degno

di pietà chi delira, e non di sdegno.

TOMIRI

Né simular fallace

il contumace greco

potrebbe i suoi deliri?

IFIGENIA

Io la sua frode

scorger saprò. Condotto

qui a momenti ei sarà.

TOMIRI

Né della patria

forse troppo seduce

te l'amore a suo pro?

IFIGENIA

La patria ognuno

sia scita, o pur sia greco,

se reprobo non è, comune ha meco.

TOMIRI

Pur della Grecia in grembo

so che nascesti.

IFIGENIA

È ver. Ciascun l'ignora.

A te sola è palese. E sovvenirti

perciò dovresti...

TOMIRI

Sì: mi torna in mente

d'Aulide il sacrifizio: e so qual fola

accreditar convenne

per involarti alle commosse squadre.

IFIGENIA

Pietosa madre, in vita

Clitennestra serbarmi

così cercò. Ma...

TOMIRI

In breve

di sì tenera cura il dolce frutto

raccor potrà. Già prende

novella forma il tuo destino. Ignota

ai genitori, e al mondo ognor fra noi

non resterai. L'instabile fortuna

cangiò per te d'aspetto.

Oggi son io dell'ire sue l'oggetto.

IFIGENIA

Forse, chi sa?...

TOMIRI

Non giova

lusingarmi di più. Toante infido

vuol che in barbaro lido

soglio straniero a mendicare io vada.

Il sarmate s'attende,

che sua sposa mi chiede. A lui l'ingrato

la mia destra assicura. E ardisce intanto

l'usurpato mio trono

(con ironia amara)

a beltà più felice offrire in dono.

IFIGENIA

Quest'amara favella...

TOMIRI

In che t'offendo?

Non è tua colpa, il veggo,

se quel vezzoso ciglio

(con ironia amara)

l'altrui pace così mette in periglio.

IFIGENIA

(con risentimento)

Principessa, agli oltraggi

sappi ch'usa io non son.

TOMIRI

(con derisione acerba)

Ma tempo ancora

per me non è di tributarti omaggi.

IFIGENIA

Questi non chiedo: e quegli

meritar non credei.

TOMIRI

Un geloso timor...

IFIGENIA

La gelosia...

TOMIRI

È specie di follia.

 

(sempre ironicamente sino alla seconda parte)  

La gelosia ~ lo so,

che non si può ~ soffrir,

e invece di languir,

fra le difficoltà ~

più amor s'accende.

(minacciosa sino alla fine)

Ma chi mi dà tormento,

no, non sarà contento.

Meco dovrà penar

a me provar ~ chi fa ~

sì rie vicende.

(parte)

Tomiri ->

 

Scena quarta

Ifigenia, indi Oreste fra le Guardie.

 

IFIGENIA

Quei trasporti perdono. Ogni aura, ogni ombra  

fa gli amanti tremare, e pur ciascuno

di sé presume. E pur chi s'innamora

meritar da chi adora ingiusto crede

eterne prove di costanza, e fede.

Una beltà, che alletta, e che seduce

perciò sovente incolpa

dell'altrui leggerezza.

E cercando alla colpa

d'un infedel così pretesto, e scusa,

il reo difende, e l'innocente accusa...

(guardando verso la scena)

Ma già il Greco s'appressa. Oh qual tumulto

improvviso d'affetti a me nell'alma

sento destarsi! Oh come

incerto ei muove le dubbiose piante!

Che sguardi! Qual sembiante!

 

ORESTE

(viene muovendo incerto i vacillanti passi, e guardando smanioso d'intorno)  

È questo il loco

del mio supplizio? È pronto

empi ministri, ancora il ferro, il foco?

Che si tarda? Ecco il petto.

Si finisca una volta...

(incontrandosi con Ifigenia, spaventato fa qualche passo indietro)

Ahimè che aspetto!

La madre!... Ove m'ascondo?

<- Oreste, guardie

IFIGENIA

A me dinnanzi

perché fuggir Di che paventi? In viso

guardami. Non temer.

ORESTE

(guardandola sempre bieco senza fissarla in volto, e senza accostarsele)

Sì, ti ravviso,

ombra implacata. Ah lascia

di venirmi d'intorno.

Parti. Che vuoi? Non funestarmi il giorno.

IFIGENIA

Tu deliri, infelice.

ORESTE

Ancora di stragi

sazia forse non sei? Svenami: appaga,

barbara, il tuo furore.

Vieni, vieni, crudel; strappami il cuore.

IFIGENIA

Misero, questo seno

tu non miri...

ORESTE

(volgendo altrove inorridito lo sguardo)

T'intendo. Agli occhi miei

oh dèi! mostrar vorresti

aperta ancora, ancor di sangue immonda

l'aspra ferita... Ah no: ferma; che troppo,

troppo per mio tormento,

la tragedia funesta io mi rammento.

 

Per pietà deh nascondimi almeno  

di quel seno ~ l'acerba ferita.

Non mi dir che ti tolse la vita

quell'ingrato, che l'ebbe da te.

 

IFIGENIA

Se de' furori tuoi,  

se del tuo vaneggiar cagion qui sono,

calma pur le tue smanie, Io t'abbandono.

(parte)

Ifigenia ->

 

Scena quinta

Oreste solo.

 
(con accompagnamento d'istrumenti sino al fine)
 

 

Grazie ai numi, partì... Ma come oh dio!  

Ma qual rimasi?... E dove ora son io?

Che lamenti?... Quai voci

terribili, e feroci?

(dopo essersi guardato stupido d'intorno com'uomo, che sognando, improvvisamente si desti)

All'aer nero,

che m'ingombra, e circonda...

alla barca, al nocchiero,

riconosco di Lete alfin la sponda.

Sì: di morte io già sono

nel tenebroso regno. Ascolto il suono

de' queruli ululati,

de' tremendi latrati: e fremer sento

alla mia vista cento larve, e cento.

(ritirandosi spaventato come chi venga improvvisamente assalito)

Misero ahimè! Scuotendo

le nere faci, e le viperee chiome,

ecco le Furie ultrici!

Barbare, e quando, o ciel! Quando sarete

paghe di tormentarmi? Ah m'uccidete:

o per pietà lasciate

che un momento io respiri

(s'abbandona sopra un sedile)

nel pelago crudel de' miei martiri.

Ma stolto, a chi ragiono?... Io chiudo in seno

i carnefici miei. Rimorsi atroci,

vi sento sì, vi sento... Ah madre! Ah fiera

rimembranza molesta!

(si leva in piedi pieno d'agitazione)

Chi mi soccorre, oh dio! Che smania è questa!

 

Rimorsi tiranni,  

nell'alma vi sento.

Che fiero tormento!

Che abisso d'affanni!

Che eccesso inumano

d'insano ~ dolor!

(nuovamente vinto dalla stanchezza, abbandonasi sopra un altro sedile)

Se manca la spene,

m'uccidan le pene;

che in mezzo ai rigori

di barbara sorte,

sollievo è la morte

d'un misero cor.

(parte)

Oreste ->

 
 

Scena sesta

Vasto anfiteatro contiguo alla reggia. Palco reale con trono sulla destra. Serragli di fiere in prospetto. Cancelli nel fondo, che congiungono le due estremità dell'anfiteatro. A questo si scende da un'elevata collina circondata, ed adorna di magnifiche fabbriche. Dalla sommità della medesima s'inoltra Merodate, re de' Sarmati sopra fastoso carro tirato da quattro domite fiere. È preceduto da una marcia di militari istrumenti: dalle sue Guardie, e da molti Schiavi mori, che vengono conducendo in catene belve, Nani, e Giganti; nuziali doni, che alla real Tomiri destina il genio incolto del settentrionale stravagante monarca. Molti Paggi mori splendidamente vestiti circondano il carro. Altri Guerrieri sarmati lo seguono; e la curiosa turba della popolar moltitudine disordinatamente l'accompagna. Toante, ed Ifigenia scortati da' reali custodi vengon ad incontrarlo nell'anfiteatro.
Merodate, Toante, ed Ifigenia.

 Q 

(nessuno)

<- guardie, schiavi mori, Merodate, giganti, nani, paggi mori, guerrieri sarmati, Toante, Ifigenia, custodi reali

 

MERODATE

(a Toante, accennando Ifigenia senza discender dal suo carro, su cui resta sconciamente seduto)  

Scita, la bella è questa,

che del regio mio letto

destinata è all'onor? Venga.

TOANTE

(Che orgoglio!)

MERODATE

Venga. Sieda al mio piè. S'avvezzi al soglio.

IFIGENIA

(Che strano fasto!)

TOANTE

(additando la reggia a destra del teatro)

La real donzella

dalla reggia vicina

qui a momenti sarà. Permetti intanto

che d'ospite sì degno in questo giorno

vada lieto, e superbo il mio soggiorno.

 

MERODATE

(con accompagnamento de' suoi militari istrumenti)  

Vuoi così? T'appagherò.

(volgendosi a' suoi sarmati)

Pace al mondo, a voi riposo

per un dì negar non so.

(uno de' suoi paggi gli serve da scanno per discender dal carro)

 

CORO DI GUERRIERI SARMATI

(con l'istesso accompagnamento de' loro militari istrumenti)

Pace al mondo, a noi riposo

generoso ~ il re donò.

Fra il diletto, ed il piacer,

per un dì goder si può.

Lieto viva il nostro re,

che ~ la pace, a noi donò.

Per un dì goder si può.

 

schiavi mori, giganti, nani, paggi mori, guerrieri sarmati ->

 

Scena settima

Mentre cantasi il coro, si ritira il carro di Merodate: Tomiri venendo colle sue guardie dal fondo dell'anfiteatro, s'arresta ad osservar con ironica ammirazione lo strano corteggio, ed i mostruosi doni del sarmate regnante.
Tomiri, e detti.

<- Tomiri, guardie di Tomiri

 

MERODATE

(additando con vana soddisfazione i suoi doni)  

Questi di mia grandezza

non lievi pegni, il genio mio cortese

far potranno a Tomiri oggi palese.

TOMIRI

(con ironica ammirazione)

Ne' mostruosi doni appunto adesso

il donatore io contemplavo espresso.

MERODATE

(a Toante, dopo aver dato uno sguardo bieco, e sprezzante a Tomiri)

Con chi parla costei?

TOMIRI

(senza avvicinarlesi)

Il sarmate sei tu?

MERODATE

(a Toante, dopo aver guardato Tomiri senza avvicinarlesi)

Questa è la sposa?

TOANTE

Sì.

IFIGENIA

(a Merodate)

Qual ti sembra?

MERODATE

Aspetta...

(dopo aver curiosamente considerata Tomiri da capo a piedi)

Aspra, e orgogliosa.

TOANTE

Quell'aria bellicosa

forse t'incresce?

MERODATE

No 'l so dir.

IFIGENIA

Ma pure?...

MERODATE

(ad Ifigenia con aria importante)

Un non so che nel volto

vagheggio a te, che molto

più piace agli occhi miei.

TOMIRI

(con ironia, guardando l'uno, e l'altra)

Degna è d'invidia inver parti con lei.

(con asprezza a Merodate)

Altrove pur contenta

(ironicamente ad Ifigenia)

l'illustre avventuriera

porti il piè vagabondo:

di sua presenza onori un altro mondo.

IFIGENIA

(Torna agl'insulti. Or si punisca.)

(a Tomiri, affettando mistero)

È nota

più che ad ogni altro, a te qual mi ritiene

sulle scitiche arene

alta cagion.

TOANTE

Fra noi

sacra interprete è questa

de' voleri del ciel.

MERODATE

Vano costume.

Ha in me solo il suo nume

il felice mio regno.

TOMIRI

(con ironia, accennando prima Merodate, indi Ifigenia)

Del nume invero il sacerdote è degno!

TOANTE

(Si tronchino le asprezze.)

Signor, trascorre l'ora

alle feste prescritta. Andiam. Vedrai

come lieta la Scizia oggi ti onora.

MERODATE

Si vada.

(s'incammina gravemente)

TOANTE

(a Tomiri)

E tu, più saggia, o principessa

di meritar procura

gli affetti suoi.

MERODATE

(tornando lentamente indietro)

M'ama. Lo so, lo veggo.

(a Tomiri)

Ma importuno m'offende,

se gelosa ti rende,

l'istesso amor. Fra mille

beltà rivali a chi te sola elegge,

brami tu di piacer? Senti la legge.

 

Di me s'accenda,  

m'ami chi vuole.

Lascia che splenda

per tutti il sole.

La legge è questa.

Ti par molesta?...

Soffrila in piace;

che piace ~ a me.

Sfondo schermo () ()

 
Gli attori vanno ad occupar il palco reale, si sgombra l'anfiteatro, e si riempion le logge di spettatori. Dando quindi le trombe l'usato segno, sortono due schiere di lottatori: e colle sempre variate figure de' loro destri, e vigorosi combattimenti danno principio alle feste prescritte per onorar la venuta di Merodate.

<- spettatori, lottatori

 

Scena ottava

Gli attori della scena precedente, indi Pilade, e Oreste.

 

TOANTE

(dal palco reale)  

Il reo s'esponga: e dalle ferree gabbie

sortan le fiere.

 

ORESTE

(sospinto dalle guardie, vien furibondo, e senza catene)  

A trucidarmi uscite,

belve selvagge, dal tremendo speco.

<- Oreste, guardie sarmate, Pilade

PILADE

(da una delle logge gli getta l'armi, ind balza egli stesso nell'arena)

Difendi i giorni tuoi. Pilade è teco.

ORESTE

Pilade è meco? Ad assalirmi or venga

il ciel, l'inferno, se non basta il mondo.

Se Pilade è con me, non mi confondo.

(raccoglie l'armi)

TOANTE

Si disarmin gli audaci.

 
(al cenno di Toante si tornano a chiuder i serragli, de' quali s'erano aperti a metà i cancelli; e le guardie escono ad assalir Pilade, e Oreste. Attaccati dalle guardie reali, intrepidamente si difendono; ed incalzati gagliardamente dalla moltitudine, combattendo si disviano a destra verso la reggia)
 

PILADE

Ecco il cimento.

ORESTE

Se Pilade è con me, non mi sgomento.

 

Pilade, Oreste, guardie ->

 

Scena nona

Cortile nella reggia.
Pilade disarmato, e stretto fra le Guardie, che lo circondano. Oreste tentando aprirsi una strada col brando per soccorrer l'amico. Toante inseguendoli alla testa d'un'altra schiera di Sciti.

 Q 

Pilade, guardie, Oreste

<- Toante, sciti

 

ORESTE

(gli si spezza il ferro, e rimane senza difesa)  

Stelle inimiche! L'infedele acciaro

nel maggior uopo mi abbandona!

TOANTE

(alle guardie, che incatenan Pilade, e Oreste)

Avvinto

fra duri lacci, in carcere distinto

l'uno, e l'altro si serbi.

ORESTE

Al tuo furore

una vittima basti. Il reo son io.

Brami il sangue, o tiranno? Eccoti il mio.

TOANTE

Perfido...

PILADE

Ah no: m'ascolta. Io fui, che il trassi

meco all'audace impresa: io la sua fuga

tentai coll'armi: io solo

d'ogni eccesso son reo, son delinquente.

ORESTE

Barbaro re, t'inganni. Egli è innocente.

Amicizia lo sprona a offrir la sua,

per salvar la mia vita. I giorni tuoi

assicurar se vuoi, sol di mia morte

il cenno affretta. Ah se le mie ritorte

io potessi spezzar, quel core iniquo

a trafigger verrei

nel tempio, innanzi all'are, in braccio ai dèi.

TOANTE

Scellerato...

PILADE

A quell'ire

non ti fidar; che di pietà son figlie.

Di me solo paventa. Io non t'insulto

con simulati sdegni.

Di me ti guarda.

TOANTE

Ah questo è troppo, indegni!

Se la morte bramate,

saprò, saprò appagarvi. Empi, tremate.

(minacciando or l'uno, or l'altro)

 

Non m'irritate, o perfidi;  

che già tuonando va.

A incenerirvi il fulmine

presto s'accenderà:

né l'innocente, o il reprobo

fra voi distinguerà.

Sì, sì: tremate, o perfidi;

che già tuonando va.

(parte)

Toante ->

 

Scena decima

Pilade, e Oreste fra le Guardie, che con violenza a separarli gli affrettano.

 

ORESTE

(con accompagnamenti di flebili istrumenti)  

Pilade amato...

PILADE

Sventurato Oreste...

PILADE E ORESTE

Separarci dobbiam!

ORESTE

Dunque la vita

per me tu perdi?

PILADE

Oh dèi!

Contento io morirei, se almen potessi

il tuo sangue serbar, versando il mio.

ORESTE

Oh generoso! Addio.

Insieme

PILADE

Oh dolce amico! Addio.

(si abbracciano teneramente)
 

ORESTE

Che crudele addio funesto!  

PILADE

Oh che addio fatale è questo!

ORESTE

(alle guardie, che con violenza gli affrettano a separarli)

Ah restate un sol momento,

mostri rei di crudeltà.

PILADE

(alle guardie come sopra)

Sì, fermate: il mio tormento

in voi desti almen pietà.

ORESTE

Dammi, amico, un altro amplesso

forse l'ultimo sarà!

Insieme

PILADE

Prendi, amico, un altro amplesso

forse l'ultimo sarà!

(s'abbraccian di nuovo)
 

ORESTE E PILADE

(a forza svelti, e divisi, partono smaniosi, ora volgendosi uno verso l'altro in atto d'abbracciarsi; ed ora prorompendo in invettive contro le guardie, che li dividono)

Degli affanni ~ miei tiranni

non vi muove il fiero eccesso?

Oh che barbara empietà!

 

Oreste, Pilade, guardie ->

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Bosco sacro a Diana; facciata del tempio della dèa sulla destra; spiaggia di mare in prospetto con dirupati pericolosi scogli a sinistra; vedesi elevata nella sommità dello scosceso sasso un'alta impenetrabil torre, che difende il lido; cielo ingombro d'oscurissime nuvole, pioggia, grandine, tuoni, baleni, e fulmini; il mare è agitato, e sconvolto dal contrasto d'impetuosi venti, che scuotono, piegano, ed abbattono gli alberi della vicina selva.

 

(comparisce una lacera, e sdrucita nave, dal furor della procella è trasportata a infrangersi contro gli scogli; si calman l'onde, il cielo si rasserena)

<- greci, Pilade
greci, Pilade
<- sciti

(s'attacca sulla spiaggia un ostinato, e fiero combattimento)

greci, Pilade, sciti
<- Ifigenia

Stranier, cedi al tuo fato. E voi fermate

Pilade, Ifigenia
sciti, greci ->

Infranta legge

Pilade
Ifigenia ->

Oh tradite speranze! Il caso atroce

Pilade ->

Piccole terme nella reggia con fontane, giochi d'acque, e grotteschi.

 
<- Ifigenia, Tomiri

Indarno, o principessa

Ifigenia
Tomiri ->

Quei trasporti perdono. Ogni aura, ogni ombra

Ifigenia
<- Oreste, guardie

È questo il loco

Se de' furori tuoi

Oreste, guardie
Ifigenia ->

Grazie ai numi, partì... Ma come oh dio!

guardie
Oreste ->

Vasto anfiteatro contiguo alla reggia; palco reale con trono sulla destra; serragli di fiere in prospetto; cancelli nel fondo, che congiungono le due estremità dell'anfiteatro; a questo si scende da un'elevata collina circondata, ed adorna di magnifiche fabbriche.

(s'inoltra Merodate sopra fastoso carro tirato da quattro domite fiere; vengono condotti in catene belve, nani, e giganti)

 
<- guardie, schiavi mori, Merodate, giganti, nani, paggi mori, guerrieri sarmati, Toante, Ifigenia, custodi reali

Scita, la bella è questa

guardie, Merodate, Toante, Ifigenia, custodi reali
schiavi mori, giganti, nani, paggi mori, guerrieri sarmati ->
guardie, Merodate, Toante, Ifigenia, custodi reali
<- Tomiri, guardie di Tomiri

Questi di mia grandezza

guardie, Merodate, Toante, Ifigenia, custodi reali, Tomiri, guardie di Tomiri
<- spettatori, lottatori

(vigorosi combattimenti)

Il reo s'esponga: e dalle ferree gabbie

guardie, Merodate, Toante, Ifigenia, custodi reali, Tomiri, guardie di Tomiri, spettatori, lottatori
<- Oreste, guardie sarmate, Pilade

A trucidarmi uscite

(combattimento fra le guardie che assalgono Oreste e Pilade)

Merodate, Toante, Ifigenia, custodi reali, Tomiri, guardie di Tomiri, spettatori, lottatori, guardie sarmate
Pilade, Oreste, guardie ->

Cortile nella reggia.

Pilade, guardie, Oreste
 
Pilade, guardie, Oreste
<- Toante, sciti

Stelle inimiche! L'infedele acciaro

Pilade, guardie, Oreste, sciti
Toante ->

Pilade amato / Sventurato Oreste

sciti
Oreste, Pilade, guardie ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima
Bosco sacro a Diana; facciata del tempio della dèa sulla destra; spiaggia di mare in prospetto con... Piccole terme nella reggia con fontane, giochi d'acque, e grotteschi. Vasto anfiteatro contiguo alla reggia; palco reale con trono sulla destra; serragli di fiere in prospetto;... Cortile nella reggia. Cabinetto. Magnifica sala regia splendidamente adorna d'illuminazione... Cupo, ed orridissimo fondo di torre, chiuso da una cataratta, che aprendosi, serve di scala per discendervi;... Ritiro delizioso ne' giardini reali. Sotterraneo del tempio di Diana, che rappresenta un cavernoso, e profondo speco; è questo illuminato... Veduta interna di vasto e splendidissimo tempio consacrato a Diana; ara magnifica nel mezzo, senza la statua...
Atto secondo Atto terzo

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