Atto primo

 

Scena prima

Alcina, Lidia sua cameriera.

Alcina, Lidia

 

LIDIA

E dove, o mia reina,  

sì sola, e frettolosa? Appena usciti

Eto, e Piroo da l'eritrea marina

col luminoso piè stampano i liti,

ch'a l'albergo t'involi impaziente

fin di dar legge al crine,

che vagabondo, e sciolto

del bellissimo volto

scende a smaltar co' suoi tesor le brine.

Qual flagellando l'agitata mente

ti sollecita il piè cura, o pensiero?

ALCINA

A cercar di Ruggiero

dietro l'anima mia

anco il mio piè s'invia;

che, se senza Ruggier io sto un momento,

provo dolor sì forte,

che mille volte in un momento ho morte.

Ma per trovarlo, ohimè, dove mi volgo?

Chi me l'insegna, ahi lassa?

Ah, che dovunque passa:

qualch'orma di beltà convien che resti:

se sentirò, che per le vie celesti

più dolce de l'usato

batta le piume d'or zeffiro alato;

se mirerò, che più tranquille, e quiete

del fiumicel sian l'onde;

se vedrò su le sponde

fiorir l'erbe più liete,

senz'altro testimon, che me l'accenne,

dirò, quest'è la via, che Ruggier tenne.

LIDIA

Merta insolito affetto

insolita beltà; se qualch'affanno

per sì degno guerrier ti punge il petto,

io già non ti condanno.

Qual cuor, benché di selce, e d'adamante,

al dolce balenar di que' bei lumi

non diverrebbe amante?

Ma d'un tanto tesor posseditrice,

perché tanto t'affliggi, e ti consumi?

Teco in pugna amorosa

dal tramontare a lo spuntar del giorno

stassi il tuo cavaliero, e sospirosa

a queste selve intorno

anco il cerchi? Anco il chiami?

ALCINA

Ah, che un pensiero,

che nel mesto mio cor nacque pur dianzi,

con lingua di dolor così mi dice:

Alcina il tuo Ruggiero

ti lascia, e t'abbandona, e neghittosa

tu no 'l cerchi, e no 'l preghi;

tu no 'l fermi, e no 'l leghi?

LIDIA

Non ama chi non teme;

come gemelli a un parto

il timor, e l'amor nacquero insieme.

Di tua somma bellezza a i raggi ardenti

si strugge egli qual suole

falda di neve al sole,

semplice, e crederei, che fuggir tenti?

Ma sian (che no 'l cred'io) finti i desiri,

sian bugiardi i sospiri;

e, le venture sue poste in non cale

tenti pur di lasciarte.

Come mai se n'andrà? Dove? In qual parte?

De l'indico ocean l'incognit'onda

quest'isola circonda,

con cento armate antenne

guarda Idraspe la spiaggia, il corridore,

che fende il ciel con le volanti penne,

legato è in tuo potere: or come vuoi,

che se n' voli Ruggier da gl'occhi tuoi?

ALCINA

No 'l so, so ben, ch'il core

presago del suo mal con moto eterno,

mi palpita nel seno.

Ma, se venute meno

le mie forze non son; se quella i' sono,

che con magici accenti,

comando a gl'elementi,

turberò il ciel, sconvolgerò l'inferno,

porrò sossopra l'universo intiero,

perché resti Ruggiero.

LIDIA

Gran cosa opran gl'incanti,

e un magico sussur natura sforza;

ma nel cor de gl'amanti

lusinghiera beltade ha maggior forza,

la tua somma magia sta nel tuo viso:

un sol cenno, un sol riso,

un guardo sol di questi rai sereni,

che tu volga a Ruggier, tu l'incateni:

ed a sinistra appunto,

là 've placido il mar bacia l'arene,

mira come festivo egli se n' viene.

Meglio dal vostro aspetto è ch'io m'involi?

Troppo caro a due amanti è restar soli.

Lidia ->

 

Scena seconda

Ruggiero, Alcina.

<- Ruggiero

 

RUGGIERO

Qual lume disusato  

vi folgora su gl'occhi? E che splendore

m'abbaglia i sensi, e mi serena il core!

O bell'idolo mio,

del tuo ciglio adorato

questi gl'effetti son: ben conobb'io

che luce così rara, e pellegrina,

se non era del sole, era d'Alcina.

ALCINA

Ruggiero a te ne vengo

trofeo de' miei martiri,

gloria de' miei sospiri.

Se gl'occhi tuoi son del mio cor sostegno,

e se l'anima mia vive in te solo,

qual tormento, qual duolo

lungi dal tuo bel volto ogn'or m'assalga

pensalo tu, ch'io no 'l saprei ridire

se non col mio morire.

Misera, e pur d'intorno al cor languente

una voce dolente

mormorando ogn'or va di tua partita.

Ah Ruggiero mia vita,

e fia ver, che tu parta, e non ti caglia,

che per tua sola crudeltà si muora

colei, che sì t'adora?

RUGGIERO

Ch'io parta anima mia, ch'io t'abbandoni?

Ah, che silente amore

non fabbricommi le catene al cuore.

Fisso così ne la mia mente porto

l'amoroso desio di tua bellezza,

ch'in te vivo, in te morto

da questi rai ben mille volte il giorno

spirti di vita a mendicare intorno.

E ch'io fugga da te? Ch'io m'allontani?

Prima sovra il mio capo il ciel tonante

scocchi i fulmini suoi;

pria la terra m'ingoi,

e m'assorba del mar l'onda spumante:

teco vivrò, finché del cielo io beva

i purgati alimenti;

e se a le morte genti

concesso è ritornare a l'aria viva,

per teco ritrovar riposo, e pace,

verrò spirito amante, ombra seguace.

ALCINA

Quale il torbido ciel di nubi algenti

a lo spirar de gl'aquilon si spoglia,

tale a' tuoi dolci accenti

l'affannato mio cor scaccia ogni doglia;

e pur ch'i tuoi bei lumi abbia presenti,

cotanta nel mio sen dolcezza piove,

ch'il suo gran regno io non invidio a Giove.

RUGGIERO

Non così ingorda a depredar de' fiori

la famiglia odorata

su mattutini albori

suole d'api volar schiera dorata,

come intorno a le rose

di tue labbra vezzose

famelica d'amor corre quest'alma:

e ch'io fugga da te, ch'io m'allontani?

Se son di tue pupille

parto le mie faville,

come trovar può loco

lontan da la sua sfera il mio bel foco?

ALCINA

Non più, ben mio, che per la gioia il core

langue, e vien men; troppo son certi i segni

che di tuo amor, che di tua fé mi dai.

Ma se mirar de' tuoi celesti rai

potessi tu l'ardore,

che questo sen voracemente infiamma,

so ben, che allor diresti

d'Ischia, e di Mongibel poco è la fiamma.

Ma per brev'ora ad altre cure intesa

partir pur mi convien; tu mentre resti,

mirare in queste selve

mille potrai di fuggitive belve

e di volanti augei scherzi amorosi,

o da i liti arenosi

spiar ne' regni de l'algosa Teti

de i muti abitator gl'ardor segreti.

RUGGIERO

Vanne, che mentre il sol dal mar s'innalza,

del tuo sembiante vago

qui resterommi a contemplar l'imago.

Alcina ->

 

Scena terza

Ruggiero, le Sirene.

<- tre sirene

 

RUGGIERO

Lucido dio, ch'a la quadriga d'oro  

giungi alati destrieri,

e gl'obliqui sentieri

de l'ampio ciel rapidamente corri.

Ch'in un solo girar del ciglio ardente

miri ciò, che l'onda algente

in mar nasconde, e serra,

or, ch'i nascenti tuoi fulgidi rai

qui riverente adoro,

dimmi, vedesti mai

da i gangetici lidi al mar d'Atlante

di me più lieto, e fortunato amante?

Ma qual novo spettacolo improvviso

sorger vegg'io da l'onde

con crespe chiome, e bionde?

Pura neve il bel sen, latte il bel viso,

tra lascive donzelle il mar produce:

par, che sciolgan la voce: io qui sul lido

ad ascoltar m'assido.

 

SIRENA

Non sì presto il capo inchina,  

bella rosa porporina,

che dal rastro incisa fu;

come manca, come perde

tutto il vago, e tutto il verde

il bel fior di gioventù.

IIª

Neve sparsa in colle, o in piaggia,

ove Febo il cielo irraggia,

si dilegua, e si disfà:

tal la grazia, e la beltade

tosto langue, e tosto cade

a l'ingiurie de l'età.

IIIª

Spiegò lente aquila l'ale,

tardo andò per l'aria strale,

pigro il lampo in ciel sparì.

Se miriam come leggere,

quando il tempo è del piacere,

fuggon l'ore, e vanno i dì.

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SIRENE
tutte insieme

Cavalier, che dentro il tetto

de la gloria, e del diletto

per gran sorte hai posto il piè;

godi pur, godi felice

fin c'hai tempo, e fin che lice,

il tesor, ch'amor ti diè.

 

SIRENA

Vago è il ciel, quando l'aurora

col suo lume intorno indora

le campagne di lassù;

ma s'amore in un bel viso

fa spuntar dolce un sorriso,

più bell'alba apre quaggiù.

IIª

Ben da gl'alti aerei campi

dileguar procelle, e lampi,

tuoni, e nubi Iride fa;

ma se gira una serena

pupilletta, ah, ch'ogni pena,

ogni duol dal cuor se n' va.

IIIª

Non sì dolci Imetto ha i favi

né liquor così soavi

Ebe in cielo a Giove offrì;

come cara al cuor trabocca

la dolcezza de la bocca,

s'un bel labbro la ferì.

 

SIRENE
tutte insieme

Cavalier, se i gaudi tuoi

fuggir lasci, indarno poi

cercherai forse mercé,

età lunga, e pensierosa,

bianco crin, guancia rugosa

in amor non trovan fé.

 

RUGGIERO

Ubbidirovi, o care  

precettrici d'amor; non fuggiranno

da me l'ore oziose, e i vostri detti

stimoli mi saran ne' miei diletti.

 

Fine (Atto primo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto
Alcina, Lidia
 

E dove, o mia reina

Alcina
Lidia ->
Alcina
<- Ruggiero

Qual lume disusato

Ruggiero
Alcina ->
Ruggiero
<- tre sirene

Lucido dio, ch'a la quadriga d'oro

Ubbidirovi, o care

 
Scena prima Scena seconda Scena terza
Prologo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

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