Atto terzo

 
"L'assassinio di Giuliano era stato commesso a Francesco de' Pazzi ed a Bernardo Bandini e quello di Lorenzo alla sola mano del Montesecco. Questi aveva accettato volentieri l'incarico mentre credeva che dovesse eseguirlo in una abitazione privata: ma indietreggiò davanti all'idea di profanare la casa di dio con un delitto così odioso."
Roscoe, vita di Lorenzo, pag. 143
 

Scena unica

Il ponte vecchio in prospettiva, praticabile con le sue case da ambo i lati. È notte. Le case dall'altro lato del ponte si perdono nel buio. L'ultima casa dell'angolo destro del ponte che più si approssima allo spettatore si suppone esser quella del Montesecco. Indi un viottolo. Poi, sempre a destra, ma più presso al proscenio, una casetta alla cui porta si ascende per una piccola scala praticabile con parapetto: è quella di Simonetta. Dall'altro lato, a sinistra, pure presso al proscenio, la casa di Fioretta. Il muro del piano terreno è soppresso e si vedrà l'interno di una stanza terrena semplicemente mobiliata. Una tavola è nel mezzo su cui arde una lucerna; un inginocchiatoio a sinistra presso al muro sul quale è una Vergine; presso alla tavola una gran sedia ed uno sgabello. In fondo, una finestra che dà sull'Arno. All'alzarsi della tela Fioretta scende lentamente i gradini della scala di Simonetta parlando alla madre di quest'ultima che dal pianerottolo le schiara il cammino con una lanterna.

 Q 

(nessuno)

<- Fioretta, La madre

 

FIORETTA

(scendendo i gradini)  

Va', rinfranca nel sonno le fatiche

di tante veglie. Simonetta infine

in un queto sopor tranquilla giace.

Non hai nulla a temere.

LA MADRE

E tu?

FIORETTA

Tra breve

a lei d'appresso tornerò.

LA MADRE

Che iddio

ti benedica, mia buona fanciulla!

(Fioretta sarà giunta sul limitare della sua porta: fa un gesto di saluto ed entra. La madre di Simonetta rientra e chiude la porta)

La madre ->

 

FIORETTA

(dopo un istante, ritta presso la tavola)  

Che iddio ti benedica! Un anatema

colpita men m'avria di questo voto!

E Simonetta pallida, morente,

mi bacia e m'apre 'l cor tutta fidente!

(passa sul davanti)

Oh, di me stessa ho schifo! Da tre lune

vivo di vituperi e di menzogne

rubando amore ed amicizia! E lui!...

A me ne viene, ma di lei richiede;

mi fissa in volto cogli occhi distratti

che guardan sempre, ma non vedon mai.

Essa regna nel core, ed io sui sensi!...

(disperatamente biecamente)

Oh! S'ameranno, s'ameranno sempre!

Sempre?... Non già ~ che un baratro profondo

scava tra lor la morte ~ O dio, cancella

(con angoscia cade assisa sulla sedia)

sin le vestigia del pensiero orrendo

ch'ora mi balenava! ~ O amor tremendo!

 

Tremendo? Ah no, dolcissima  

parte del cor tu sei;

e se dovessi perderti

omai, che addiverrei?

(levandosi)

Amo, e che importa all'animo

la sua lenta agonia,

se in essa è il solo gaudio

dell'egra vita mia!

Amo, e sul viso pallido

scorra perenne il pianto:

amo, ed eterno strazio

mi costi il dolce incanto;

amo, e non vo' divellere

questo senso dal cor:

amo, e d'amor vo' vivere

e vo' morir d'amor.

Sfondo schermo () ()

 
(va verso il fondo guardando al verone che dà sull'Arno. Dal fondo del ponte arrivano, avviluppati ne' mantelli, l'arcivescovo Salviati, Francesco Pazzi e Bandini. Si arrestano davanti alla casa di Montesecco)

<- Salviati, Francesco Pazzi, Bandini

FRANCESCO PAZZI

(additando l'uscio) (1)  

È là.

(1) "e così s'è fatto, né mai se 'ntese niuno loro ordene, se non lo sabato a doi ore di notte" Confessioni di G. B. da Montesecco

BANDINI

(guardando in alto)

Si scorge lume alla finestra.

SALVIATI
(a Bandini)

Picchia ed avvisa il Montesecco.

(Giuliano comparisce sul fondo e traversa il ponte lentamente)

<- Giuliano

FRANCESCO PAZZI

(volgendosi rapidamente a Bandini)

Attendi!...

Qualcun traversa il ponte e a noi ne viene.

(guardando)

Ma... non m'inganno... È Giuliano!

BANDINI

Giuliano!

SALVIATI

Forse scoperti?...

FRANCESCO PAZZI

Silenzio ~ nell'ombra

ognun si celi, ed osserviam.

(si nascondono nel viottolo dietro la casa di Simonetta. Giuliano, giunto sul davanti, guarda pensieroso la finestra di Simonetta, poi si appressa alla porta di Fioretta e picchia discretamente)

FIORETTA

(di dentro appressandosi all'uscio)

Giuliano,

sei tu?

GIULIANO

Son io.

(Fioretta apre e si allontana dall'altra parte del tavolo. Giuliano entra e chiude. I tre congiurati escono dal viottolo e Francesco si appressa cautamente e guarda dalla toppa nell'interno della stanza)

GIULIANO

(pensieroso avanzandosi)

Simonetta?

FIORETTA

(senza guardarlo)

Riposa.

FRANCESCO PAZZI

(agli altri due)

Nulla abbiam a temer ~ presso un'amante

securo ei posa. Va' t'inebria, estrema

questa è per te notte d'amor!

(Francesco Pazzi indica a Bandini la porta di Montesecco; Bandini picchia ed entra)

Bandini ->

GIULIANO

La febbre

la consuma tuttor?

FIORETTA

No, la giornata

passò tranquilla.

GIULIANO

(dopo un istante)

E... di me ti ragiona?

FIORETTA

Sempre. (E per me non trova un motto!)

GIULIANO

(dopo un altro silenzio)

Ahi lasso!

Potessi almen vederla!

(siede presso la tavola col capo fra le mani)

BANDINI

(uscendo dalla porta del Montesecco)

Ei scende.

<- Bandini, Simonetta

SIMONETTA

(schiudendo la porta e restando sul limitare appoggiata)

O come

bella è la notte! Il breve sonno ruppe

un insolito affanno, e mi parea

di soffocar. La mia povera mamma

riposa. ~ Oh, l'aria mi fa tanto bene!

Se Fioretta chiamassi...

MONTESECCO

(uscendo frettoloso, all'arcivescovo)

Monsignore,

voi stesso!

<- Montesecco

SIMONETTA

(cercando discernere nell'oscurità)

Alcun favella.

SALVIATI

Io stesso! ~ È l'ora

d'agire. Or quanto è stabilito intendi.

SIMONETTA

Chi son, che dicon mai?

SALVIATI
(a Francesco Pazzi)

Tutto gli apprendi.

FRANCESCO PAZZI

Gli eventi non arrisero al grande piano ordito. (2)

Tu sai che alfine Lauro venne solo al convito,

e Julio, egro dicendosi, nulla potemmo oprar.

Ma il vero gli è che 'l giovane restò con una bella.

(additando la casa di Fioretta)

Credo che là, in quel portico, dimori la donzella;

ché Giuliano celandosi or là vedemmo entrar.

(2) Allude al convito fatto col pretesto di festeggiare l'arrivo del cardinale Raffaele Riario di cui è questione nella nota 3 Atto II
 
(dopo queste parole con un gioco di scena additandosi la casa di Fioretta si avanzano cautamente al proscenio, verso la casa di Simonetta, in modo che questa potrà intendere quel che segue)

SIMONETTA

Parlan sommesso... Intendere più che veder non posso.

(guardando)

Ma gli occhi non m'ingannano: alla mia volta han mosso.

(tirandosi indietro)

Dio! Se sicari fossero! Tremo e non so fuggir!

FRANCESCO PAZZI, SIMONETTA, MONTESECCO, SALVIATI

Francesco Pazzi

Dunque diman dée compiersi la trama preparata.  

Durante il sacro ufficio, in Santa Reparata (3)

insiem Lorenzo e Julio potremo alfin colpir!

(3) vedi Roscor, Vita di L. de' Medici, Guicciardini, Machiavelli, ecc.

Simonetta (atterrita)

Che sento, o dio!

Montesecco (con orrore superstizioso)

Nel tempio!

Francesco Pazzi

La pia benedizione

dimane è per Fiorenza segno di redenzione!

Sì, quando il prete l'ostia sacrata leverà,

mano ai pugnali, e celeri, piombate sui tiranni,

e con essi disperdansi la servitù, gli affanni,

e un'era nuova il popolo per voi saluterà!

Salviati (a Francesco Pazzi additando Montesecco)

Freddo riman...

Montesecco (come prima assorto)

Nel tempio!

Francesco Pazzi (duramente)

Che val? Deciso è omai.

Montesecco (decisamente)

No, no. Tal sacrilegio non compirò giammai!

Salviati

Ma questo sacrilegio il papa assolver può.

Bandini

L'Olgiati (4) anch'egli uccidere lo duca di Milano

nel tempio, per la patria, osava di sua mano,

né questo sacrilegio il braccio gli arrestò.

(4) Fu nel 1476 che Gerolamo Olgiato, una specie di Bruto romano, uccise il duca di Milano (Galeazzo Maria) nella chiesa di S. Stefano

Simonetta (al colmo del terrore)

(L'orribil cosa! Un brivido

mi corre per le vene!...

Alla magion de' Medici

correre omai conviene!)

Insieme

GIULIANO, FIORETTA

(dall'altro canto del teatro, nella stanza di Fioretta, Giuliano è caduto sulla sedia, e poggiato al tavol resta col capo fra le mani, assorto in tristi pensieri mentre Fioretta, che sarà andata in fondo, presso al verone, lo guarda di tanto in tanto cupamente)

Giuliano (seguendo il corso de' suoi pensieri)

Me lasso! Io che pensava indifferente

dal lido contemplare la tempesta,

in qual turbo lanciai l'alma dolente!

(a Fioretta che si appressa a poco a poco)

Debole fui quella sera funesta

in cui d'amor commossa m'hai parlato.

È nel core il rimorso or sol mi resta.

O ciel, se questo amore è condannato

su me solo disfoga il tuo furore

e raddoppia le angosce al cor piagato.

MONTESECCO, SALVIATI, BANDINI, FRANCESCO PAZZI

Montesecco (continuando)

Ma dio vi guarda!

Salviati

L'onor parla, e dio

nostro nostro è l'onor.

Bandini

Ei forza ci darà.

Francesco Pazzi

Tutto è deciso, e fermo il braccio mio

i tiranni a colpir non fallirà!

Montesecco

Io sono vostro. ~ Al papa lo giurai,

a' vostri cenni in chiesa mi terrò;

ma l'anima dannar non voglio (5), e mai

il pugnale in un tempio snuderò!

(5) Vedi Roscoe, Vita di L. de' Medici, pag. 139 e seguito

Simonetta

(Mio dio, scuoti 'l terror che m'ha impietrato,

dammi forza onde il possa rinvenir,

ch'io storni dal suo capo il triste fato,

sol ch'io lo salvi, e poi fammi morir!)

Francesco Pazzi (a Montesecco)

Dunque non vuoi?

Montesecco

Non vo'.

Salviati (facendo qualche passo)

Sta bene. Addio.

Francesco Pazzi

Su te, almeno, diman si può contar?

Montesecco

Fuori, contate pur sul braccio mio.

Salviati

A Santa Reparata.

Francesco Pazzi

Non mancar.

Insieme

GIULIANO, FIORETTA

Fioretta (non potendo più ritenersi)

Parli d'angosce! E quali? Ma 'l tuo core

pe 'l feroce egoismo dell'affetto

gli occhi ti serra sull'altrui dolore.

E i miei sospir che soffocai nel petto,

ed il fuggirti, e 'l confinar tacente

in fondo al core questo amor negletto,

tutto sacrificai. La confidente

dell'amor tuo divenni; ed obliai

la dignità, la gelosia possente!

Se della donna or tu pietà non hai,

sappi che madre (6) sento che addivengo

e perdona al mio cor se troppo amai.

(6) Questo figlio di Fioretta nato dopo la morte di Giuliano si chiamò Giulio e divenne poi papa Clemente VII

(cade prostrata lacrimando sull'inginocchiatoio. Giuliano commosso va a cercarla e dolcemente la mena fra le sue braccia presso il tavolo, la fa posare sulla sedia e siede ai suoi piedi sullo sgabello)

(Montesecco saluta rispettosamente. Salviati, Pazzi e Bandini ravviluppati nei loro mantelli riprendono il cammino e si perdono al di là del ponte. Montesecco, dopo aver sorvegliata la loro partenza, fa per rientrare in casa, ma in quel punto Simonetta, che in uno slancio d'energia scende i gradini cautamente per correre a prevenire i Medici, è tradita dalle forze e si lascia cadere sull'ultimo gradino. Il rumore attira il Montesecco che ritorna sul davanti ricercando)

Salviati, Francesco Pazzi, Bandini ->

MONTESECCO, SIMONETTA

Montesecco (vista la Simonetta l'afferra ed appressa il volto al suo per riconoscerla)

Qualcuno è là. Chi sei?... La Simonetta!

La bella di Giuliano!... hai tutto udito?

Simonetta (presa da terrore)

Io... no!

Montesecco

Tu menti!

Simonetta (rilevandosi con uno sforzo supremo)

Ebben, tutto ascoltai!

Montesecco (incrociando le braccia)

E che intendi ora far?

Simonetta

Tu ben lo sai!...

veder Giuliano: i Medici

salvar da morte orrenda:

alle lor case accorrere

prima che 'l sole ascenda,

e se tenti impedirmelo

al soccorso gridar.

Montesecco

(mentre Simonetta parla, si rammenta che Salviati gli ha detto che Giuliano è nella casa vicina. Colpito da un'idea va a guardare alla porta di Fioretta e scorto dalla toppa Giuliano ai piedi di costei dà in uno scroscio di risa e dice sogghignando a Simonetta)

Ah non è d'uopo correre

così lontan, carina!

Giuliano è là aspettandoti

in braccio alla vicina!

Guarda!

(trascinando Simonetta alla porta di Fioretta e forzandola a guardare)

E pur ora i Medici

intendi tu salvar?

Simonetta

(come colpita porta le mani al cuore e dopo un istante dice con moto generoso)

Lo vo'!

Montesecco (biecamente)

Sta ben. Rammentati

che qui non avvi altare;

(sguainando il pugnale)

che ho l'arme e non ho scrupoli,

che resto ad ascoltare;

che è notte. Inerme egli offresi

e niun salvar lo può!

Insieme

GIULIANO, FIORETTA

Giuliano

E son io che t'appresi il dolore!...

E son io del tuo pianto cagion!

Qual compenso al tuo nobile amore!

Quanto indegno son io di perdon!...

Generosa!... Rincorati, oblia,

tergi il ciglio, ora tutto finì,

poiché omai la tua vita alla mia

un legame più santo riunì.

Fioretta

E sei tu che mi parli d'oblio!

E sei tu che mi parli d'amor!...

E che dunque più darti poss'io

se t'ho dato ogni fibra del cor?...

Lascia pure cader questo pianto,

che, s'io piango, di giubilo è sol...

Tu dicesti, un legame più santo

ci congiunse in quest'ora di duol.

(restano abbracciati come in estasi)

 

MONTESECCO

Or va'!  

(spinge vigorosamente la porta e rimane in ascolto col pugnale in mano mentre Simonetta barcollante e morente entra indirizzandosi a Giuliano)

SIMONETTA

Giuliano... Salvati!

FIORETTA

(allontanandosi confusa da Giuliano)

Mio dio!

GIULIANO

(vedendo vacillare Simonetta, accorre per sostenerla)

Com'ella è smorta!

SIMONETTA

(sforzandosi a parlare)

Diman... dimane... i Medici...

(dà un rantolo e cade morta)

FIORETTA

(accorrendo)  

Simonetta!

GIULIANO

(disperatamente)

Ell'è morta!...

MONTESECCO

(rimette nella guaina il pugnale e mormora avviandosi verso la sua casa)

È dunque iddio che i Medici

a morte condannò!

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto

Il ponte vecchio in prospettiva, praticabile con le sue case da ambo i lati; è notte; le case dall'altro lato del ponte si perdono nel buio; l'ultima casa dell'angolo destro del ponte che più si approssima allo spettatore si suppone esser quella del Montesecco; indi un viottolo; poi, sempre a destra, ma più presso al proscenio, una casetta alla cui porta si ascende per una piccola scala praticabile con parapetto: è quella di Simonetta; dall'altro lato, a sinistra, pure presso al proscenio, la casa di Fioretta; il muro del piano terreno è soppresso e si vedrà l'interno di una stanza terrena semplicemente mobiliata; una tavola è nel mezzo su cui arde una lucerna; un inginocchiatoio a sinistra presso al muro sul quale è una Vergine; presso alla tavola una gran sedia ed uno sgabello; in fondo, una finestra che dà sull'Arno.

 
<- Fioretta, La madre

Va', rinfranca nel sonno le fatiche

Fioretta
La madre ->

Che iddio ti benedica! Un anatema

Fioretta
<- Salviati, Francesco Pazzi, Bandini

È là / Si scorge lume alla finestra

Fioretta, Salviati, Francesco Pazzi, Bandini
<- Giuliano

Fioretta, Salviati, Francesco Pazzi, Giuliano
Bandini ->

Fioretta, Salviati, Francesco Pazzi, Giuliano
<- Bandini, Simonetta

Fioretta, Salviati, Francesco Pazzi, Giuliano, Bandini, Simonetta
<- Montesecco

Fioretta, Giuliano, Simonetta, Montesecco
Salviati, Francesco Pazzi, Bandini ->
 

Or va'! / Giuliano... Salvati!

(Simonetta dà un rantolo e cade morta)

Simonetta! / Ell'è morta!

 
Scena unica
Un colle presso Firenze; vaghissima boscaglia; un'alta quercia nel mezzo; alberi a destra ed a sinistra;... La piazza Santa Trinita; la notte è appena discesa e rari passanti traversano il fondo della scena. Il ponte vecchio in prospettiva, praticabile con le sue case da ambo i lati; è notte; le case dall'altro... Interno della chiesa di Santa Reparata visto diagonalmente; gli archi dilungano partendo dalla...
Atto primo Atto secondo Atto quarto

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