Atto terzo

 

Scena prima

Cortile avanti il tempio con gli altari, e fuochi apparecchiati da fare il pubblico giuramento.
Farnace, Pelopida, Popolo, ecc.

 Q 

Farnace, Pelopida, popolo

 

FARNACE

Il massimo pensier di chi ben regge  

è la felicità de' suoi soggetti.

Di lor felicità madre è la pace,

fonte d'ogni arte, d'ogni studio, ed alma

dei regni, e sol de l'armi onesta palma.

L'aristonica guerra

finì; ma Giano il tempio ancor non serra.

Già l'aquila romana il doppio artiglio

stende a l'Africa, a l'Asia, e saran prede

facili, se non vede

l'Africa, e l'Asia in tempo il suo periglio.

Ben lo comprende il re, ch'Iside, ed Api

coi voti onora, e lor giurando, è pronto

di dar la regal destra al nostro Ponto.

Fian solo uniti, e fian temuti in Roma

quei re, che pria Roma temean divisi.

Ma che? Quel comun bene,

che dà onestà, e giustizia a l'opre tutte,

quel comun ben, che d'ogni gente è il nume

un sacrificio attende.

Di fé richiedete in segno, e d'amistate

vittima Mitridate.

Creder si può confederato amico

quel sovran, che a voi nutre il gran nemico?

Non ama il proprio ben, chi il ben non lauda

de la patria, e del regno.

Chi il regno ama, e la patria a tempo applauda.

Pelopida eseguisci.

 

Ciò che al regno è beneficio,    

tutto è lecito, ed è virtù.

Dar un uomo in sacrificio,

se dà vita ad un impero,

sembra orribile, e non è più.

S

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Scena seconda

Farnace, Stratonica, Pelopida, Nicomede, Eupatore, Antigono, Popolo, Corte ecc.

<- Stratonica, Nicomede, Eupatore, Antigono, corte

 

STRATONICA

Sire, su l'are accese avanti al tempio,  

prometti, afferma, giura.

Noi, noi seguirem tutti il regio esempio.

FARNACE

Su queste fiamme i già descritti patti,

di Pelusio al monarca oggi assicuro.

Impune, o dèi, non sia, chi sia spergiuro.

STRATONICA

Al re, a la patria, ai numi nostri, a tutto

il cielo, di compir m'astringo quanto

al coronato Menfi.

Sinope coronata ora conferma.

Puniscan la menzogna a lor talento

il re, la patria, i numi, e il ciel, s'io mento.

PELOPIDA

D'aver giurato vanta,

col labbro del suo re, tutto il suo regno;

ma poiché la clemenza

suprema arbitrio dona anche ai soggetti

di giurar patti, e leghe in sua presenza,

io, per tutti i soggetti, io gl'immortali

vindicatori de le frodi invoco,

io per tutti m'accosto al sacro foco.

EUPATORE

Stratonica, Farnace

voi principi, e del Ponto eletta gente,

del gran signor, che impera al bel paese,

cui la ninfa donò Giove cortese,

ch'ei volse in bue, di bue rivolse in dèa,

l'oracolo regale udite attenti,

che uscir da me non sdegna in tali accenti.

 

Voi vedete o dèi d'Egitto  

ciò che è scritto

la su in cielo, e nel mio cor.

Di compir vi do la fede

ciò che chiede

il mio scettro, ed il mio onor.

 

ANTIGONO

Io le farie carene, ed io i custodi  

del pontico figliuolo,

vi lego in un voler con sacri nodi.

Così quelle benigno

guardi l'astro ledeo da irate nubi.

E guidi quei con pio latrato Anubi.

FARNACE

Che più s'attende, amici?

EUPATORE

Se il contento comun me ne fa inchiesta,

vado, e porto in trionfo

del gran temuto erede a voi la testa.

 

PELOPIDA

Sì, dà laude;  

sì si applaude

comun voce al suo gran re.

Ciò ch'egli ama

ogn'altro brama,

così vuole il nostro amor.

Se a lui piace,

vogliam pace,

così vuol la nostra fé.

 

TUTTI

Sì, dà laude;

sì si applaude

comun voce al suo gran re.

Ciò ch'egli ama

ogn'altro brama,

così vuole il nostro amor.

Se a lui piace,

vogliam pace,

così vuol la nostra fé.

Nicomede, Eupatore, Antigono ->

 

Scena terza

Farnace, Stratonica, Pelopida, Popolo, Corte ecc.

 

STRATONICA

Turbe soggette, e nobili vassalli,  

nostri amor, nostre forze, e nostre glorie

vinto ho per voi natura, amore ho vinto.

Ma costano a me assai le due vittorie.

Per torvi da periglio,

a voi sveno, sì a voi, sveno il mio figlio.

PELOPIDA

Madre più che regina

ti chiameremo noi, donna costante,

che assai più, che del tuo

primogenito caro,

del caro popol tuo sei madre amante.

FARNACE

Deh a qual virtù. Deh a qual dolore, o mondo,

l'universal tranquillità tu devi!

STRATONICA

Altre eroine genitrici imito

ne l'opportuna offerta

d'immolare a la patria i dolci frutti

de le viscere nostre;

ma d'ora innanzi, oh dio,

a l'altre farà esempio il dolor mio!

 

Esci ommai, che più non v'hai loco    

materno amore da questo sen.

In regio petto un più bel foco

l'amor v'accese del comun ben.

S

Stratonica, popolo, corte ->

 

Scena quarta

Farnace, Pelopida.

 

FARNACE

Seguite la regal benefattrice,  

beneficate genti. Il suo gran core

merta in premio da voi tutto l'onore.

PELOPIDA

Più merta il tuo valor sì buon evento.

FARNACE

L'esito ben ti prova,

che il Giove de' regnanti, è ciò che giova.

PELOPIDA

Mobile in somma è il volgo.

FARNACE

Il re, che ha l'arte

di ben fingere a tempo,

l'arte di ben regnare anche possiede.

Or venga a spaventarmi il grande, il forte

mitridatico erede.

 

Farnace ->

PELOPIDA

Così fa il buon tiranno  

ai vizi del comando

dà nomi di virtù.

Va intanto lavorando

ai sudditi un inganno,

che al fine è schiavitù.

 
 

Scena quinta

Luogo deserto, che confina con fabbriche diroccate, dove sono ascosi i tesori degli antichi re di Ponto.
Laodice, e poi Nicomede.

 Q 

Laodice

 

LAODICE

Dolce, cara allegrezza inaudita  

vieni vola su inondami il cor.

Vien la gioia più gradita,

più che a lungo il core han chiuso

le miserie col dolor.

 

<- Nicomede

NICOMEDE

Ahi con quanta pietà le tue allegrezze  

sto ascoltando Laodice!

LAODICE

Che d'infausto le turba, o Nicomede?

NICOMEDE

Oh dèi, quanto di rado

al misero è fedel l'uomo felice!

LAODICE

E chi fa disperar tanta speranza?

Su palesa il mio inganno,

m'è già troppo crudel sì pia tardanza.

NICOMEDE

Deh Mitridate!

LAODICE

Ohimè.

NICOMEDE

Fra poco...

LAODICE

Oh dio!

NICOMEDE

Sarà... mi manca il cor.

LAODICE

Finisci.

NICOMEDE

Ucciso.

LAODICE

Costanza aiuto! E l'uccisor chi sia?

NICOMEDE

Gli stessi ambasciator, da cui la vita

tu con queste dovizie averne credi.

LAODICE

E su qual fondi conghiettura, o detto,

la notizia, o 'l sospetto?

NICOMEDE

Me, me presente, il traditor d'Egitto

s'obbligò al re, con pubblica promessa,

di fargli il don dell'onorata testa.

LAODICE

E il popolo, e la corte,

e Sinope, e la terra, e il mare, e il cielo

non muggì, non tuonò, non si riscosse?

NICOMEDE

Freme il popolo in van, la corte adula,

Sinope trema, il cielo, il mar, la terra

non vogliono per noi

coi lor portenti agli empii re far guerra.

LAODICE

E la madre, che fa?

NICOMEDE

La manifesta

gioia celando va con faccia mesta.

LAODICE

Viva il ciel; se il mio ardir tu ben secondi

farò su i nunzi infidi, e su i tiranni,

quanto meno s'aspetta,

tanto più irreparabile vendetta.

NICOMEDE

Principessa, l'ardir mal consigliato

a caso è fortunato.

LAODICE

Se cade il pio german, qual altra speme

sorge di libertà, d'onor, di vita?

S'anche pietà di lui me non stringesse,

a estremo ardir necessità m'invita.

No, il furor non mi cela i miei perigli;

ma il forte disperato

vuol da l'amico aiuti, e non consigli.

NICOMEDE

E mal grado al consiglio avrai l'aiuto.

LAODICE

Arma rustico stuolo;

che in stolido valor troverem quella,

che non troviam di corte in fra gli eroi,

sincerità, e costanza onesta, e bella.

Verranno, sì verranno i pii messaggi

del pietoso regnante,

che adora un dio, che latra, e un dio che mugge,

gli aspetto a l'esca de' tesori offerti.

Mentre deluderò l'arte con l'arte,

secondo i loro merti,

chiudi ogni varco, e da sicura parte,

ben nota il cenno mio.

Ciascun di lor farò per più tormento,

che a me confessi, e paghi il tradimento.

 

NICOMEDE

Vado sì con pronto piè,  

vado, e bramo col morir

il mio core a te provar.

Fin ch'io spero di gioir,

mal ti vanto ossequio, e fé

col servire, e col giovar.

Nicomede ->

 

Scena sesta

Laodice, Eupatore, Antigono.

<- Eupatore, Antigono

 

EUPATORE

O de la pia Laodice alma compagna.  

In quella, che additasti alfin siam giunti

solitaria campagna.

LAODICE

Per veder co' vostr'occhi

quanto fu la mia lingua a voi sincera.

ANTIGONO

Per questo appunto.

LAODICE

Chi sepolti arcani

vuol discoprir, tanti non vuole a parte

del geloso segreto.

EUPATORE

Partecipi sol due noi siam di quello,

che a l'orecchio confidi, ed apri al guardo.

LAODICE

Dunque ogn'altro lontano or muti il passo

quanto in gran dubbio chiede

da me il sospetto, ed a voi due la fede.

ANTIGONO

Olà, si scosti ognuno.

EUPATORE

Vada a la foce ognun, che a noi fu porto;

onde a le navi sia pronto tragitto.

Chi tardo parte, o qui ritorna è morto.

LAODICE

Or chiaro rinnoviamo il bel contratto.

Con quelle, che or rivelo, ampie ricchezze

comprar Laodice intende il re fratello.

ANTIGONO

Ed al fratello il regno.

EUPATORE

E a lei la bella libertade ancora.

LAODICE

O patti onesti! o generosi patti!

Ma qual pegno da voi sicuro ottengo

di leale osservanza? Io de la mia

vuò, che lo stesso dono il pegno sia.

EUPATORE

Io per arra di fé darò ben presto

il principe richiesto.

LAODICE

Vivo, sano, robusto,

o pur con mozzo capo, e tronco busto?

ANTIGONO

Guardi il ciel tal misfatto.

EUPATORE

Anche con lo scherzar molto, ci offendi.

LAODICE

Nicomede, m'intendi.

 

Scena settima

Laodice, Eupatore, Antigono, Nicomede, stuolo di Villani ecc.

<- Nicomede, villani

 

ANTIGONO

O dèi, che turba è questa!  

EUPATORE

Con tanti testimoni il tuo segreto,

femmina disleal tu mi riveli?

LAODICE

Tanta gente a voi toglie ogni difesa,

ed assicura a me la mia vendetta.

ANTIGONO

Ahimè, che sento?

EUPATORE

Io m'aprirò la strada

con questo ferro.

NICOMEDE

Cedi

l'arme, o la vita.

LAODICE

No, non hai più scampo.

EUPATORE

Cedo al tempo, e la forza, al mio destino.

Oppresso è il valor mio?

Ahi d'ira men, che di vergogna avvampo?

ANTIGONO

Eupatore, che vedi? E che vegg'io?

EUPATORE

Questi sono i tesori, e così compra

al fratello Laodice, e regno, e vita?

Così col grado mio si vilipende

la ragion de le genti?

LAODICE

Grado, o legge non giova ai tradimenti.

Taci, ascolta, rispondi. O che il supplizio

avrete voi da me pria del giudizio.

EUPATORE

Necessità comanda, io le obbedisco.

LAODICE

Del mio principe il capo

hai promesso a Farnace?

EUPATORE

Io non te 'l niego.

LAODICE

E a me non l'hai venduto?

EUPATORE

E tu l'avrai.

LAODICE

A me di morte, al re di vita privo

tu lo prometti?

EUPATORE

È vero.

LAODICE

Or accorda se puoi vivo, e non vivo.

EUPATORE

Non vivo per il re; ma in apparenza

non vivo, e per Laodice

vivo, e vivo da vero, e in campo armato.

ANTIGONO

L'impossibil, che vanti è già accordato.

LAODICE

Dunque pensi a un inganno.

E al fin chi di noi due sarà il deluso,

una misera serva, o un re tiranno?

Ora con la tua spada...

ANTIGONO

Ascolta, attendi.

LAODICE

No, no, non è più tempo.

Chiara è la colpa, ogni dimora è vana.

EUPATORE

O dèi! col nostro sangue, e che pretendi?

LAODICE

Per vostro maggior duol, ve lo rivelo.

Prima pretendo di punirvi, e poi

volar su i vostri legni, e dir che rotta

la ragion delle genti ai lor messaggi,

stretti già da infedeli aspre ritorte,

minacciano i tiranni un'empia morte.

Ed in questo pretendo

ritrovar Mitridate, e con l'invito

di Laodice, e del regno, e dei tesori,

trarlo con le sue squadre al nostro lito.

EUPATORE

O ciel, che intendo? Ascolta anima forte,

t'inganni assai, se Mitridate credi

in tal modo campar da mortal sorte.

LAODICE

S'inganna assai chi crede,

che a menzogner convinto io presti fede.

ANTIGONO

Se il nostro sangue versi,

o dèi! Per tutti i dèi, donna, te 'l giuro

non guidi chi tu pensi ai nostri lidi;

ma Mitridate ben due volte uccidi.

LAODICE

Con pericolo s'ode

chi fa dei giuramenti, armi a la frode.

ANTIGONO

Per lo tuo Mitridate.

EUPATORE

Io per la tua

Laodice.

ANTIGONO

Io ti prego.

EUPATORE

Io ti scongiuro.

LAODICE

Non più, che il più ascoltarvi è mal sicuro.

ANTIGONO

Non mi negare una pietate almeno.

A me togli la vita, a quei la donna.

EUPATORE

È sciocca l'ira tua, se a me perdona.

E s'anche quei trafigge è un'ira iniqua.

Tu ti credi tradita.

Or sappi, ch'io, come nel grado il primo,

son primo anche ne l'opre, e ne' consigli.

ANTIGONO

No, no. Nel grado, e nel voler siam pari.

Ma senza quella mano,

il principe, che cerchi, ahi cerchi invano.

LAODICE

Siete tra voi sì generosi, e fidi,

e con Laodice poi vi trovo infidi?

NICOMEDE

Poiché l'un l'altro è stretto

da magnanimo affetto,

fa' con cauta pietate un'util prova.

Vada sciolto a le navi un sol messaggio.

E l'altro di lor fé ti sia l'ostaggio.

ANTIGONO

Acconsento.

EUPATORE

Sia fatto.

LAODICE

Io quasi cedo...

ma cedo sì, che una passione occulta

già mi disarma, e ancor mi vuole inulta.

Sciogli chi parte, e in ceppi tien chi resta.

ANTIGONO

Io rimango.

EUPATORE

Deh vanne, e me qui lascia.

ANTIGONO

Ahi se non parti.

EUPATORE

Ahi se tu resti.

ANTIGONO

Amico

deh affretta la partenza.

Ben sai tu quanto val la tua presenza.

EUPATORE

Dura necessità sempre mi sforzi!

LAODICE

Posto, che sia fedele il tuo ritorno,

che danno temi a lui, che qui rimane?

Se Mitridate vivo a noi non guidi,

allora, sii pur certo,

prieghi non valeran, pianti, né gridi.

 

EUPATORE

Parto sì; ma nel partir,  

che farò?

Parlerò?

Mi tormenta il sì, e il no.

Dal silenzio, chi m'intende

ben comprende

tutto quel, che tacerò.

Eupatore ->

 

Scena ottava

Laodice, Antigono, Nicomede.

 

LAODICE

Custodite, o fedeli,  

questo capo, che val quanto la fede,

da cui già pende la comun salute,

e la vita di lui, donde si spera

a' rei sconfitta, e a noi vittoria intera.

NICOMEDE

Il pietoso partito

s'io ben intendo ciò, che al cor mi dice

una voce fatal, sarà felice.

 

LAODICE

Chi ben opra ben confida  

non ne l'opra, ma nel ciel.

 

NICOMEDE

Il ciel sempre è buona guida

a chi sempre è a lui fedel.

 

LAODICE

La speranza è un'ape industre,

che ogn'or stilla un dolce mel.

 

NICOMEDE

Ma il suo ben, quant'è più illustre

altrettanto è a noi infedel.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Cortile avanti il tempio con gli altari, e fuochi apparecchiati da fare il pubblico giuramento.

Farnace, Pelopida, popolo
 

Il massimo pensier di chi ben regge

Farnace, Pelopida, popolo
<- Stratonica, Nicomede, Eupatore, Antigono, corte

Sire, su l'are accese avanti al tempio

Io le farie carene, ed io i custodi

Pelopida, poi tutti
Sì, dà laude
Farnace, Pelopida, popolo, Stratonica, corte
Nicomede, Eupatore, Antigono ->

Turbe soggette, e nobili vassalli

Farnace, Pelopida
Stratonica, popolo, corte ->

Seguite la regal benefattrice

Pelopida
Farnace ->

Luogo deserto, che confina con fabbriche diroccate.

Laodice
 
Laodice
<- Nicomede

Ahi con quanta pietà le tue allegrezze

Laodice
Nicomede ->
Laodice
<- Eupatore, Antigono

O de la pia Laodice alma compagna

Laodice, Eupatore, Antigono
<- Nicomede, villani

O dèi, che turba è questa!

Laodice, Antigono, Nicomede, villani
Eupatore ->

Custodite, o fedeli

Laodice e Nicomede
Chi ben opra ben confida
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava
Villaggio su le foci del fiume Amiso con capanne di bifolchi, illuminate dalla luna nell'ora verso l'alba. Sala reale nella reggia di Sinope, ornata in festa. Gran loggia del palazzo reale, che guarda sopra i giardini, con porta, onde si entra a' sontuosi appartamenti. Appartamento destinato nella reggia per gli ambasciatori d'Egitto. Cortile avanti il tempio con gli altari, e fuochi apparecchiati da fare il pubblico giuramento. Luogo deserto, che confina con fabbriche diroccate. Spiaggia di mare. Giardino reale dentro la reggia di Sinope. Foresta poco lontana dalla città. Stanze della regina. Gran piazza di Sinope, avanti al palazzo reale.
Atto primo Atto secondo Atto quarto Atto quinto

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