Atto primo

 
[Ouverture]

 N 

Allegro (re maggiore) / Andante grazioso (la maggiore) / Presto (re maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 corni.
 

Scena prima

Piazza di Ninfea, con veduta in lontano dalla porta della città.
Sifare con séguito d'Ufficiali, e Soldati, ed Arbate coi Capi de' cittadini, uno de' quali porta sopra un bacile le chiavi della città.

 Q 

<- Sifare, ufficiali, soldati

<- Arbate, capi dei cittadini

 
Recitativo

ARBATE

Vieni, signor. Più che le mie parole,  

l'omaggio delle schiere,

del popolo il concorso, e la dipinta

sul volto di ciascun gioia sincera

abbastanza ti spiega in questo giorno

quanto esulti Ninfea nel tuo ritorno.

SIFARE

Questi di vostra fede

contrassegni gradisco. Altri maggiori

però ne attesi, e non dovea ricetto

qui Farnace trovar.

ARBATE

Del regno adunque

può già la gelosia render nemico

Sifare del german?

SIFARE

La bella greca

che del gran Mitridate

gli affetti meritò, di questo seno

fu pur anche la fiamma, ed è la prima

cagion, benché innocente,

delle gare fraterne.

ARBATE

Oh quanto ti precorse

colle brame, e coi voti

il dolente suo cor!

SIFARE

Se il ver mi narri,

molto a sperar mi resta, e tutto io spero.

Se di Roma fra il servo, e fra 'l nemico

osa Arbate appigliarsi

al partito miglior.

ARBATE

Se l'oso! E puoi

dubitarne, o signor? Forse m'è ignoto

che Colco è tuo retaggio, e che fu sempre

il Bosforo soggetto a chi di Colco

siede sul soglio? Il tuo voler soltanto

rendimi noto. Io già quel zelo istesso,

che al tuo gran genitore

mi strinse, in tuo favore

qui tutto impegno, e tu vedrai Farnace,

mercé del mio valor, della mia fede,

girne altrove a cercar e sposa, e sede.

(parte col suo seguito)

Arbate, capi dei cittadini ->

 

Scena seconda

Sifare col suo Séguito, ed Aspasia.

<- Aspasia

 

SIFARE

Se a me s'unisce Arbate,  

che non posso ottener?

ASPASIA

Il tuo soccorso,

signor, vengo a implorar. Afflitta, incerta

vedova pria che sposa al miglior figlio

di Mitridate il chiedo. Ah non fia vero,

che il sangue che t'unisce al tuo germano,

d'una infelice al pianto

prevalga in questo dì, barbaro, audace,

ingiurioso al padre egli al mio core,

ch'è libero, e che l'odia, impone amore.

Ma se pietà non senti,

signor, de' mali miei, se in mia difesa

non t'arma il mio dolor, vedrai te 'l giuro,

là su quell'ara, ove aspettata io sono,

come allor, che lo sforza un reo tiranno,

sappia un cor disperato uscir d'affanno.

SIFARE

Regina, i tuoi timori

deh calma per pietà. Finché io respiro,

libero è il tuo voler, e andrà Farnace

forza altrove ad usar. Ma chi t'adora,

se chiami delinquente,

sappi, ch'io son di lui meno innocente.

ASPASIA

(Che ascolto, o ciel!)

SIFARE

Non ti sdegnar: diverso

dall'amor del germano

di Sifare è l'amor. No, mia conquista

se da lui ti difendo,

non diverrai. Ma quando

t'avrò resa a te stessa, ove risolvi

volgere i passi tuoi? A me permesso

sarà l'accompagnarti? Aborrirai

quanto il nemico il difensore? Ed io

per premio di mia fé, per compiacerti

risolvere dovrò di non vederti?

ASPASIA

Dello stato, in cui sono,

prence, se sei cortese,

tanto non t'abusar.

SIFARE

Io non ne abuso

allor, che ti difendo

senza sperar mercé, quando prometto,

bell'Aspasia, ubbidirti, e poi celarmi

per sempre agli occhi tuoi.

ASPASIA

Forse prometti

ciò, ch'eseguir non sei capace.

SIFARE

E ad onta

de' giuramenti miei dunque paventi,

ch'io possa teco ancora

tiranno divenir?

ASPASIA

Contro Farnace

chiedo aita, o signor. Dall'empie mani

salvami pria: quest'è il mio voto. Allora

d'usarmi iniqua forza

d'uopo non ti sarà. Perch'io t'accordi

di vedermi il piacer, e tu fors'anche

meglio conoscerai qual sia quel core,

ch'ora ingiusto accusar puoi di rigore.

 
[N. 1 - Aria]

 N 

Allegro (do maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni, 2 trombe.

Al destin, che la minaccia,  

togli, oh dio! Quest'alma oppressa,

prima rendimi a me stessa,

e poi sdegnati con me.

Come vuoi d'un rischio in faccia

ch'io risponda a' detti tuoi?

Ah conoscermi tu puoi,

e 'l mio cor ben sai qual è.

(si ritira)

Aspasia ->

 

Scena terza

Sifare col suo Séguito.

 
Recitativo

SIFARE

Qual tumulto nell'alma  

quel parlar mi destò! Con più di forza

rigermogliar vi sento

speranze mie quasi perdute. Un nuovo

sprone per voi s'aggiunge

oggi alla mia virtù. Tronchinsi ormai

le inutili dimore, e la mercede,

che prometter mi sembra il caro bene,

ah si meriti almen, se non s'ottiene.

 
[N. 2 - Aria]

 N 

Allegro (si bemolle maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni.

Soffre il mio cor con pace  

una beltà tiranna,

l'orgoglio d'un audace,

no, tollerar non sa.

M'affanna, e non m'offende

chi può negarmi amore,

ma di furor m'accende

chi mio rival si fa.

(parte col suo seguito)

Sifare, ufficiali, soldati ->

 
 

Scena quarta

Tempio di Venere con ara accesa, ed adorna di mirti, e di rose.
Farnace, Aspasia, Soldati di Farnace all'intorno, e Sacerdoti vicini all'ara.

 Q 

Farnace, Aspasia, soldati di Farnace, sacerdoti

 
Recitativo

FARNACE

Sin a quando, o regina,  

sarai contraria alle mie brame? Ah fuggi,

sì, fuggi, e meco vieni.

Te impaziente attende

di Ponto il soglio, e ognun veder ti brama

sua regina, e mia sposa. All'ara innanzi

dammi la destra, e mentre

con auspicio più lieto

s'assicura il diadema alle tue tempia,

le promesse del padre il figlio adempia.

ASPASIA

Per vendicare un padre

dai Romani trafitto

scettri io non ho, non ho soldati, e sol

unico avanzo delle mie fortune

mi resta il mio gran cor. Ah questo almeno

serbi la fé dovuta al genitore,

né si vegga la figlia

porger la man sacrilega, ed audace

all'amico di Roma, al vil Farnace.

FARNACE

Quai deboli pretesti

son questi, che t'infingi, e chi ti disse,

che amico a Roma io son?

Sposa or ti voglio.

(la piglia a forza per mano)

E al mio volere omai contrasti invano.

ASPASIA

Sifare, dove sei?

(guardando agitata per la scena)

 

Scena quinta

Sifare con Soldati, e detti.

<- Sifare, soldati di Sifare

 

SIFARE

Ferma, o germano,  

ed in Aspasia apprendi

Sifare a rispettar.

FARNACE
(ad Aspasia con risentimento)

Intendo, ingrata,

meglio adesso il tuo cor. De' tuoi rifiuti

costui forse è cagion. Ei di Farnace

è amante più felice, e men ti spiace.

SIFARE
(a Farnace)

Suo difensor qui sono, e chi quel core

tiranneggiar pretende

di tutto il mio furor degno si rende.

FARNACE

Con tanto fasto in Colco

a favellar se n' vada

Sifare a' suoi vassalli.

SIFARE

In Colco, e in questa

reggia così posso parlar.

FARNACE

Potresti

qui pur per le mie mani

versar l'alma col sangue.

SIFARE

A tanto ardire

così rispondo.

(vuol metter mano alla spada, e così pure Farnace)

ASPASIA

(trattenendo i due fratelli)

Ah no, fermate.

 

Scena sesta

Arbate, e detti.

<- Arbate

 

ARBATE

All'ire  

freno, principi, olà. D'armate prore

già tutto è ingombro il mar, e Mitridate

di sé stesso a recar più certo avviso

al porto di Ninfea viene improvviso.

SIFARE

Il padre!

FARNACE

Mitridate!

ARBATE

A me foriero

ne fu rapido legno. Ah si deponga

ogni gara fra voi, cessi ogni lite,

e meco il padre ad onorar venite.

 
[N. 3 - Aria]

 N 

Allegro comodo (sol maggiore)
Archi.

L'odio nel cor frenate,  

torni fra voi la pace,

o un padre paventate,

che perdonar non sa.

S'oggi il fraterno amore

cessa in entrambi, e tace,

dal giusto suo furore

chi vi difenderà?

(parte)

Arbate ->

 

Scena settima

Farnace, Aspasia, Sifare, Soldati dei due principi, e Sacerdoti.

 
Recitativo

FARNACE

Principe, che facemmo!  

SIFARE

Io nel cor mio

rimproveri non sento.

ASPASIA

(Oh ritorno fatal!) Sifare, addio.

 
[N. 4 - Aria]

 N 

Allegro agitato (sol minore)
Archi, 2 oboe.

Nel sen mi palpita    

dolente il core;

mi chiama a piangere

il mio dolore;

non so resistere,

non so restar.

Ma se di lagrime

umido ho il ciglio,

è solo, credimi,

il tuo periglio

la cagion barbara

del mio penar.

S

Sfondo schermo () ()

(parte, e si ritirano pure i sacerdoti)

Aspasia, sacerdoti ->

 

Scena ottava

Farnace, Sifare, e i loro Soldati.

 
Recitativo

FARNACE

Un tale addio, germano,  

si spiega assai: ma il tempo

altro esige da noi. Ritorna il padre

quanto infelice più, tanto più fiero,

pensaci: in tuo favore

tu pronte hai le tue schiere, a me non manca

un altro braccio. Il nostro

perdono si assicuri, a lui l'ingresso

della città si chiuda,

e giuste ei dia le leggi, o si deluda.

SIFARE

Noto a me stesso io son, noto abbastanza

m'è il genitor: ma quando

ritorna Mitridate

più non so che ubbidir.

FARNACE

Ad esso almeno

cautamente si celi

il segreto comun, né sia tradito

dal germano il german.

SIFARE

Saprò geloso

anche con mio periglio

fido german serbarmi, e fido figlio.

 
[N. 5 - Aria]

 N 

Andante (la maggiore) / Allegro / Andante / Allegro
Archi.

Parto: nel gran cimento  

sarò germano, e figlio;

eguale al tuo periglio

la sorte mia sarà.

T'adopra a tuo talento;

né in me mancar già mai

vedrai la fedeltà.

Parto: nel gran cimento

sarò germano, e figlio;

eguale al tuo periglio

la sorte mia sarà.

(parte co' suoi soldati)

Sifare, soldati di Sifare ->

 

Scena nona

Farnace, suoi Soldati, e Marzio.

<- Marzio

 
Recitativo

FARNACE

Eccovi in un momento  

sconvolti o miei disegni.

MARZIO

A un vil timore

Farnace ancor non s'abbandoni.

FARNACE

E quale

speranza a me più resta,

se nemica fortuna

sul capo mio tutto il suo sdegno aduna?

MARZIO

Maggior d'ogn'altro fato

è il gran fato di Roma, e pria che sorga

nel ciel novella aurora,

ne avrai più certe prove.

FARNACE

Alla tua fede

mi raccomando, amico: il mio periglio

tu stesso vedi. In mia difesa ah tosto

movan l'aquile altere, a cui precorre

la vittoria, e il terror. Poi quando ancora

sia di Roma maggior l'empio mio fato,

ah si mora bensì, ma vendicato.

 
[N. 6 - Aria]

 N 

Allegro / Andante / Allegro (fa maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni.

Venga pur, minacci, e frema  

l'implacabil genitore.

Al suo sdegno, al suo furore

questo cor non cederà.

Roma in me rispetti, e tema

men feroce e men severo,

o più barbaro, o più fiero

l'ira sua mi renderà.

(parte con Marzio seguito da' suoi soldati)

Farnace, Marzio, soldati di Farnace ->

 
 

Scena decima

Porto di mare, con due flotte ancorate in siti opposti del canale. Da una parte veduta della città di Ninfea.
Si viene accostando al suono di lieta sinfonia un'altra squadra di vascelli, dal maggior de' quali sbarcano Mitridate, ed Ismene, quegli seguìto dalla Guardia reale, e questa da una schiera di Parti. Arbate con Séguito gli accoglie sul lido. Si prosegue poi di mano in mano lo sbarco delle Soldatesche, le quali si vanno disponendo in bella ordinanza sulla spiaggia.

 Q 

Arbate, seguito di Arbate

<- Mitridate, Ismene, guardie reali, schiera di parti, soldatesche

 
[N. 7 - Aria]

 N 

Andante (sol maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni.

MITRIDATE

Se di lauri il crine adorno    

fide spiagge, a voi non torno,

tinto almen non porto il volto

di vergogna, e di rossor.

Anche vinto, ed anche oppresso

io mi serbo ognor l'istesso,

e vi reco in petto accolto

sempre eguale il mio gran cor.

S

Sfondo schermo () ()

 
Recitativo

 

Tu mi rivedi, Arbate,  

ma quel più non rivedi

felice Mitridate, a cui di Roma

lungamente fu dato

bilanciare il destin. Tutti ha dispersi

d'otto lustri i sudor sola una notte

a Pompeo fortunata, a me fatale.

ISMENE

Il rammentar che vale,

signor, una sventura,

per cui la gloria tua nulla s'oscura,

tregua i pensier funesti

su quest'amico lido

per breve spazio almen abbian da noi.

Dove son, Mitridate, i figli tuoi?

ARBATE

Dalla reggia vicina

ecco gli affretta al piè del genitore

il rispetto, e l'amore.

 

Scena undicesima

Sifare, Farnace dalla città, e detti.

<- Sifare, Farnace

 

SIFARE

Sulla temuta destra  

mentre l'un figlio, e l'altro un bacio imprime

tutti i sensi del cor, padre, t'esprime.

MITRIDATE

Principi. Qual consiglio in sì grand'uopo,

e la Colchide, e il Ponto,

che al tuo valor commisi, e alla tua fede,

vi fece abbandonar?

FARNACE

L'infausto grido

della tua morte l'un dell'altro ignaro

qua ne trasse, o signor. Noi fortunati,

che nel renderci rei

del trasgredito cenno il bel contento

abbiam di riveder salvo chi tanto

stato è finora e sospirato, e pianto!

ISMENE

Perché fra i suoi contenti

dissimula Farnace

quello, che prova in riveder la figlia

del partico monarca?

FARNACE

(Oh rimprovero acerbo!)

MITRIDATE

Entrambi, o figli,

men giudice, che padre

voi qui mi ritrovate. Il primo intanto

l'imprudente trascorso

ad emendar tu sii, Farnace. Ismene,

che amasti, il so, viene tua sposa: in lei

di Mitridate al combattuto soglio

ravvisa un nuovo appoggio: al nodo eccelso

ch'io stesso ricercai, l'alma prepara,

e di tal sorte a farti degno impara.

FARNACE

Signor...

MITRIDATE

Ai regi tetti,

dove in breve io ti seguo, o principessa,

e Sifare, e Farnace

scorgano i passi tuoi. Meco soltanto

rimanga Arbate.

ISMENE

Io ti precedo, o sire,

ma porto meco in seno

un segreto timor, che mi predice

quanto poco il mio cor sarà felice.

 
[N. 8 - Aria]

 N 

Allegro (si bemolle maggiore)
Archi.

In faccia all'oggetto,  

che m'arde d'amore,

dovrei sol diletto

sentirmi nel core,

ma sento un tormento,

che intender non so.

Quel labbro, che tace,

quel torbido ciglio

la cara mia pace

già mette in periglio,

già dice, che solo

penare dovrò.

 
(parte, ed entra nella città con Sifare, e Farnace, seguita dai parti)

Ismene, Sifare, Farnace, schiera di parti ->

 

Scena dodicesima

Mitridate, Arbate, Guardie reali, ed Esercito schierato.

 
Recitativo

MITRIDATE

Teme Ismene a ragion: ma più di lei  

teme il mio cor, sappilo, Arbate

dopo il fatal conflitto

la fama di mia morte

confermar tra voi feci, acciò che poi

nel giungere improvviso

non fossero gli oltraggi a me celati,

che soffro, oh dio! da due miei figli ingrati.

ARBATE

Da due tuoi figli?

MITRIDATE

Ascolta; in mezzo all'ira

Sifare da Farnace

giusto è ben, ch'io distingua.

Ma qui che si facea? Forse hanno entrambi

preteso amor dalla regina? A quale

di lor sembra, che Aspasia

dia più facile orecchio? Io stesso a lei

in quale aspetto ho da mostrarmi? Ah parla,

e quanto mai vedesti, e quanto sai.

Fa', che sia noto a Mitridate ormai.

ARBATE

Signor, Farnace appena

entrò nella città, che impaziente

corse a parlar d'amore alla regina,

a lei di Ponto il trono

colla destra di sposo offrendo in dono.

MITRIDATE

Empio! Senza lasciarle

tempo a spargere almeno

le lagrime dovute al cener mio!

E Sifare?

ARBATE

Finora

segno d'amore in lui non vidi, e sembra,

che degno figlio a Mitridate ei volga

sol di guerra pensieri, e di vendetta.

MITRIDATE

Ma pur quale a Ninfea

disegno l'affrettò?

ARBATE

Quel di serbarsi

colla forza dell'armi, e col coraggio

ciò, che parte ei credea del suo retaggio.

MITRIDATE

Ah questo è il minor premio,

che un figlio tal propor si deve. A lui

vanne, Arbate, e lo accerta

del paterno amor mio. Farnace intanto

cautamente si osservi.

ARBATE

Il real cenno

io volo ubbidiente

ad eseguir. (Che mai rivolge in mente!)

(parte)

Arbate, seguito di Arbate ->

 

Scena tredicesima

Mitridate, Guardie reali ed Esercito schierato.

 

MITRIDATE

Respira alfin, respira,  

o cor di Mitridate. Il più crudele

de' tuoi timori ecco svanì. Quel figlio

sì caro a te fido ritrovi, e in lui

non ti vedrai costretto

a punire un rival troppo diletto.

M'offenda pur Farnace:

egli non offre al mio furor geloso,

che un odiato figlio, a me nemico,

e de' Romani ammiratore antico.

Ah se mai l'ama Aspasia,

se un affetto ei mi toglie a me dovuto,

non speri il traditor da me perdono:

per lui mi scordo già che padre io sono.

 
[N. 9 - Aria]

 N 

Allegro (re maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni.

Quel ribelle, e quell'ingrato  

vuò che al piè mi cada esangue,

e saprò nell'empio sangue

più d'un fallo vendicar.

Non è figlio un traditore

congiurato a' danni miei,

che la sposa al genitore

fin s'avanza a contrastar.

 
(parte co' le sue guardie verso la città, e l'esercito si ritira)

Mitridate, guardie reali, soldatesche ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

[Ouverture]

Piazza di Ninfea, con veduta in lontano dalla porta della città.

<- Sifare, ufficiali, soldati
Sifare, ufficiali, soldati
<- Arbate, capi dei cittadini

Vieni, signor. Più che le mie parole

Sifare, ufficiali, soldati
Arbate, capi dei cittadini ->
Sifare, ufficiali, soldati
<- Aspasia

Se a me s'unisce Arbate

[N. 1 - Aria]

Sifare, ufficiali, soldati
Aspasia ->

Qual tumulto nell'alma

[N. 2 - Aria]

Sifare, ufficiali, soldati ->

Tempio di Venere con ara accesa, ed adorna di mirti, e di rose.

Farnace, Aspasia, soldati di Farnace, sacerdoti
 

Sin a quando, o regina

Farnace, Aspasia, soldati di Farnace, sacerdoti
<- Sifare, soldati di Sifare

Ferma, o germano

Farnace, Aspasia, soldati di Farnace, sacerdoti, Sifare, soldati di Sifare
<- Arbate

All'ire freno, principi, olà

[N. 3 - Aria]

Farnace, Aspasia, soldati di Farnace, sacerdoti, Sifare, soldati di Sifare
Arbate ->

Principe, che facemmo! / Io nel cor mio

[N. 4 - Aria]

Farnace, soldati di Farnace, Sifare, soldati di Sifare
Aspasia, sacerdoti ->

Un tale addio, germano

[N. 5 - Aria]

Farnace, soldati di Farnace
Sifare, soldati di Sifare ->
Farnace, soldati di Farnace
<- Marzio

Eccovi in un momento

[N. 6 - Aria]

Farnace, Marzio, soldati di Farnace ->

Porto di mare, con due flotte ancorate in siti opposti del canale. Da una parte veduta della città di Ninfea.

Arbate, seguito di Arbate
 

(viene accostando al suono di lieta sinfonia un'altra squadra di vascelli)

Arbate, seguito di Arbate
<- Mitridate, Ismene, guardie reali, schiera di parti, soldatesche

[N. 7 - Aria]

Tu mi rivedi, Arbate

Arbate, seguito di Arbate, Mitridate, Ismene, guardie reali, schiera di parti, soldatesche
<- Sifare, Farnace

Sulla temuta destra

[N. 8 - Aria]

Arbate, seguito di Arbate, Mitridate, guardie reali, soldatesche
Ismene, Sifare, Farnace, schiera di parti ->

Teme Ismene a ragion: ma più di lei

Mitridate, guardie reali, soldatesche
Arbate, seguito di Arbate ->

Respira alfin, respira

[N. 9 - Aria]

Mitridate, guardie reali, soldatesche ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima
Piazza di Ninfea, con veduta in lontano dalla porta della città. Tempio di Venere con ara accesa, ed adorna di mirti, e di rose. Porto di mare, con due flotte ancorate in siti opposti del canale. Da una parte veduta della città di Ninfea. Appartamenti. Campo di Mitridate; alla destra del teatro, e sul davanti gran padiglione reale con sedili; indietro folta... Orti pensili. Interno di torre corrispondente alle mura di Ninfea. Atrio terreno, corrispondente a gran cortile nella raggia di Ninfea, da cui si scorgono in lontano i navigli...
[Ouverture] [N. 1 - Aria] [N. 2 - Aria] [N. 3 - Aria] [N. 4 - Aria] [N. 5 - Aria] [N. 6 - Aria] [N. 7 - Aria] [N. 8 - Aria] [N. 9 - Aria] [N. 10 - Aria] [N. 11 - Aria] [N. 12 - Aria] [N. 13 - Aria] [N. 14 - Aria] [N. 15 - Aria] [N. 16 - Aria] [N. 17 - Duetto] [N. 18 - Aria] [N. 19 - Aria] [N. 20 - Aria] [N. 21 - Aria] [N. 22 - Aria] [N. 23 - Quintetto]
Atto secondo Atto terzo

• • •

Testo PDF Ridotto