Atto secondo

 

Scena prima

Anfiteatro con grande globo nel mezzo, e picciol seggio regale da parte.
Creonte, e Poliferno, che di sotterra sono portati a cavallo a due mostri.

 Q 

<- Creonte, Poliferno

 

POLIFERNO

Ritornate agli abissi  

spirti fedeli, il nostro piè già forma

l'orme prescritte: a queste soglie in grembo

non guari andrà che giunto

vedrai Tessalo prence il tuo bel sole; profondano i draghi

e questa sia de' fasti suoi la mole.

 

CREONTE

Oh come qui l'ingegno  

con arte pellegrina

costrusse il cielo a sua beltà divina.

POLIFERNO

Perché ci chiuda, e celi,

ecco manda Cocito

invisibile nume agl'occhi altrui.

(si vede sorgere una nube da un lato della scena)

CREONTE

M'apprestano, oh stupori,

il sereno del cor gli stigi orrori.

 

Del mio ben occhi adorati  

deh venite a consolarmi.

Vaghi lumi di quest'alma

vostri sguardi avran la palma

di ferirmi, e di sanarmi.

 

Scena seconda

Clearte con molti Nobili tebani, Popolo, e i suddetti dentro la nube.

<- Clearte, nobili tebani, popolo

 

CLEARTE

Il gran portento amici  

vedeste già dell'innalzare mura;

scorgeste aspri macigni

correr per l'aria a volo; e in brievi instanti

all'armoniche note

del nostro re gir pronti

in lungo giro a collocarsi i monti.

CREONTE

Udisti?

POLIFERNO

O ciel ingiusto,

se l'empietà proteggi.

CLEARTE

Oh noi beati,

se di mirare, ed adorar c'è dato

oggi i numi sul soglio; ed in loro nome

potrà ciascun sicuro

stringer contro de' tessali Tifei

l'acciaro avvezzo a vendicar gli dèi.

CREONTE

Che sento?

CLEARTE

In campo armati

già su destrier volanti i regi figli,

precorrendo le stragi,

calpestano i perigli.

CREONTE

E ancor la sofferenza

qui mi rattien?

POLIFERNO

Pazienza.

CLEARTE

E tu mio core intanto

d'amor l'aspro martire

soffri costante; è gloria anco il soffrire.

 

Voglio servir fedel,  

e peni quanto sa

quest'alma amando.

Sia quanto vuol crudel,

io vincer la beltà

vuò sospirando.

 

Scena terza

Niobe con séguito di Dame, Nerea, e i suddetti.

<- Niobe, dame, Nerea

 

POLIFERNO

Viene alfine la bella.  

CREONTE

A sì gran foco

per resistere, ahi lasso, un core è poco.

NIOBE

Che si tarda Clearte?

Meco al trono si ascenda.

CLEARTE

Che fia? Suddito umile

con guardo adoratore

quell'altezze sol mira.

NIOBE

Sei nel soglio compagno,

CLEARTE

Ma prostrato a' tuoi cenni.

NIOBE

Il mio cenno ciò impone,

CLEARTE

Lo condanna Anfione.

NIOBE

Ei del regno spogliossi; e sol s'inchina

in Clearte il regnante.

CREONTE

Che impero.

CLEARTE

Ahi ciel che pena.

NEREA

Oh sciocco amante.

NIOBE

Su non s'indugi; al soglio:

così risolvo, e voglio.

 
(prendendolo per mano, lo conduce sul trono, mentre suona il ritornello della seguente aria)

Qui la dèa cieca volante  

ferma il corso all'orbe instabile.

E tributa a regie piante

l'aureo crine incontrastabile.

 

Scena quarta

Anfione con séguito di Cavalieri, e i suddetti.

<- Anfione, cavalieri

 

CLEARTE

Giunge il re.  

NIOBE

Ferma.

POLIFERNO

Or mira

l'empio Anfion.

CREONTE

Altero

in gran fasto s'aggira...

ANFIONE

Qual novità sul trono

fassi oggetto ai miei sguardi?

NEREA

Egli in mal punto

a incomodarli è giunto.

ANFIONE

Niobe.

NIOBE

(Che dirà mai?)

ANFIONE

Qual sulla regia sfera

novella impressione

avventizia riluce?

NIOBE

Il riflesso divin della tua luce.

ANFIONE

Dunque dovrà sublime

sovrastare al suo sole

l'apparenza del raggio?

NIOBE

Sì, qualor fa dal suolo

Febo in umane spoglie al ciel passaggio.

CLEARTE

Me infelice.

ANFIONE

Si serba

al rege il trono.

NIOBE

E tu più re non sei.

ANFIONE

Come?

NIOBE

Qui più non s'erge

base a tue glorie.

ANFIONE

E tanto ardisci?

NIOBE

Insano

chi su base volgare

di terrena sembianza

autorizzar vuo' i numi: a te, cui cede

de' tebani Penati oggi il maggiore,

si dée seggio di stelle...

 
Si apre il globo e comparisce una celeste.
 

 

Olà... già si disserra,  

per accoglierti un cielo,

in cui sotto uman velo

di Giove il figlio adorar dée la terra.

CLEARTE

Alto pensier...

NEREA

Gran mezzo

di placar le giust'ire.

CREONTE

Oh ingegno, oh vezzo?

ANFIONE

Confuso io resto: o delle regie glorie

gloria, e splendor: qual sia,

per celebrarti al mondo

raro esempio d'amore,

labbro a pieno facondo?

Omai ratto agl'imperi

dell'eccelsa tua mente,

ascendo un ciel, che a cenni tuoi formato,

e da raggi animato

del doppio sol, ch'hai sulla fronte ardente.

 

Ascendo alle stelle,  

ma gl'astri, ch'adoro,

ha il ciel d'un bel sen.

Mie care facelle

mi struggo, mi moro

al vostro balen.

 

NIOBE

Con fronti umiliate  

ciascuno il nume inchini.

(tutto il corteggio s'inchina ad Anfione)

CREONTE

Se non mi porgi aita,

celar più la mia fiamma

non posso alla mia vita.

POLIFERNO

Il rapitor della beltà sicana,

Pluto invoco; e già pronte

son, per rapir chi brami,

l'ombre di Flegetonte.

CREONTE

Felice sorte.

NIOBE

Armonici intervalli

sveglin or lieti balli.

 
Segue il ballo, è poi terminato.
 

POLIFERNO

Alle prescritte mete  

sorgete, omai sorgete

dalle stigie caverne

spaventose ombre inferne.

 
Qui sorge infernale, che ingombra tutto il vacuo della scena.
 

CREONTE

Che miro?  

POLIFERNO

Ora ubbidisci:

tra nuove illusioni

teco verrà l'idolo tuo: sparisci.

(è portato via dalla nube)

Creonte ->

 

POLIFERNO

Numi tartarei  

con vostri sibili

tremendi, orribili

turbate il ciel.

E dal sidereo trono

atterri il vostro tuono

un Salmoneo novel.

 
A un terribile rimbombo si profonda con tutta l'infernale, tornando a comparire la prima scena oscurata senza persone.

Poliferno, Anfione, cavalieri, Niobe, dame, Nerea, Clearte, nobili tebani, popolo ->

 
 

Scena quinta

Anfione in atto di spavento.

 Q 

Anfione

 

 

Ove son, chi m'aita? In mezzo all'ombre  

solo m'aggiro, e abbandonato, ahi lasso,

in abisso di orror confondo il passo.

Misero chi mi cela? Ai lumi intorno

l'imago ancor del minacciante cielo

m'agita, mi spaventa: ahi che miraste

sventurati occhi miei! Voi pur aperte

mie pupille funeste

scorrer dell'Etra i campi a Marte in seno,

quasi lampo, e baleno,

l'idolo mio, l'anima mia vedeste.

Niobe: ahi doglia infinita!

Perduta ho l'alma, e ancor rimango in vita.

Non fu già in riva al Xanto

così degna di pianto

del troiano garzone

la rapina fatale,

quanto or la pena mia, quanto il mio male.

Oh spettacolo atroce!

Oh mio fiero destin, perversa sorte!

Sparì mia vita, e non mi date a morte.

 

Dal mio petto o pianti uscite  

in tributo al mio dolor.

E in virtù de' miei tormenti

disciogliendovi in torrenti,

in voi naufraghi 'l mio cor.

Sfondo schermo () ()

Anfione ->

 
 

Scena sesta

Colline con fonte.
Tiresia, poi Tiberino.

 Q 

Tiresia

 

TIRESIA

Confuse potenze  

destatevi su.

La mente ingannata,

da false apparenze

or vinta, e legata

non rendasi più.

 

<- Tiberino

TIBERINO

Ove quasi furente  

movi l'incerto piè?

TIRESIA

Di eventi oscuri

ingombrata la mente,

mal discerne gl'auguri.

A pastorali alberghi

nuovamente m'involo,

ed alle sacre soglie

già ritorno, già volo.

TIBERINO

E ancor senza svelarmi

gl'arcani di mia sorte, alle promesse

procrastini gli effetti?

TIRESIA

Hanno legge dal ciel sempre i miei detti.

TIBERINO

Dimmi almen: deggio in Tebe

sperar vittorie?

TIRESIA

È van desio.

TIBERINO

Fia dunque,

or che infuria Bellona,

pigra in mezzo all'armi

di Tiberin la destra?

TIRESIA

È talora la sorte

degl'ozi ancor maestra.

Tiresia ->

 

Scena settima

Tiberino, e poi Manto in compagnia di Ninfe con vari strumenti da suono.

 

TIBERINO

Fuggirò questo cielo,  

che contrari a mie brame

così nutre gl'influssi:

ma dove, oh dèi, se imprigionata, e presa,

a un biondo crin l'anima mia s'è resa.

 

<- Manto, ninfe

MANTO

Qua mie fide compagne, ove ridente  

mormora l'onda, ad accordar venite

dell'incerate avene il suon giulivo:

ma che veggio? Mia fede

fatta già calamita a due bei rai,

il polo del suo amor non perde mai.

TIBERINO

Ecco il seno adorato: oh poco avvezza

all'amorose gioie

semplicetta bellezza.

MANTO

Ridir, vuo' le mie pene.

TIBERINO

Voglio scoprir l'oggetto,

ch'il cor le accese in petto.

MANTO

La man benefattrice

a venerar mi guida

nuova sorte felice.

TIBERINO

M'incatena ognor più: grata a me giungi;

ed appunto o vezzosa,

replicava il mio core

gli eventi del tuo amore.

MANTO

M'è benigna fortuna.

TIBERINO

Or dimmi o bella

di qual vago sembiante

col rincontro de' sguardi,

come, già m'affermasti,

amore t'invaghi'?

MANTO

Io te mirai.

TIBERINO

Non altri?

MANTO

Altri non mai così.

TIBERINO

Alma innocente?

MANTO

Ed al tuo sen, mi svela

signor, nulla produsse

lo sguardo mio?

TIBERINO

Che dir saprò? M'è forza

dir, che m'accese: no, tempo migliore

si attenda a palesar l'ardor del core.

 

Il tuo sguardo o bella mia  

nel mio sen fiamme aumentò.

Ma ch'amor poi questo sia,

dir no 'l posso, e non lo so.

Tiberino ->

 

Scena ottava

Manto.

 

 

Odi come diverso  

da ciò che insegna altrui,

il maestro d'amor d'amor favella.

Oh sventurata Manto! Un stranier crudo,

per lui meglio gioire,

serbò tua vita a più crudel morire.

 

Tu ci pensasti poco  

mio cor a dir di sì

t'inceneristi al foco

sì tosto che apparì.

Tu ti fidasti assai

mio cor del crudo arcier.

Troppo credesti ai rai

d'un volto lusinghier.

Manto, ninfe ->

 

Scena nona

Niobe, e Poliferno in apparenza di Mercurio.

<- Niobe, Poliferno

 

NIOBE

Chi sei, dove mi guidi?  

POLIFERNO

Io Mercurio m'appello, e degli dèi

son messagger; l'incarco

ebbi di qua condurti...

NIOBE

E così tosto

sparì dagl'occhi miei Marte il mio nume?

POLIFERNO

Per trasportarti alla magion celeste,

farà presto ritorno: a quanto giunse

donna immortal la tua beltà divina:

Marte dall'alte sfere

di trar ebbe possanza;

ed è vil paragone or al tuo merto

la gran madre d'amor; del dio tonante

fu meno degna preda

Europa, Danae, e Leda.

NIOBE

Tebe, figli, Anfion, regno, vassalli.

POLIFERNO

Or ch'il gran dio dell'armi

sposa ti elesse, il nutrir più non lice

nel sen terreni affetti.

NIOBE

Deh cedete or mie pene a' miei diletti.

 

Stringo al seno un nume amante,  

fatto eterno è il mio gioir,

s'a bei rai del suo sembiante

divien gioia ogni martir.

 

Scena decima

Sopra gran nuvolosa dall'alto della scena, Creonte in apparenza di Marte, e i suddetti.

<- Creonte

 

POLIFERNO

Mira: già il dio guerriero,  

a te scende dall'Etra.

NIOBE

L'abisso di sua luce

non v'abbagli occhi miei: ma ben discerno,

che un raggio sol de' suoi divin splendori

può rischiarar l'inferno.

 

CREONTE

(scende dalla macchina)

Lascio l'armi, e cedo il campo  

già mi rendo a un vago lampo,

d'altra Venere in beltà.

Guerre, e stragi andate in bando,

baci, e vezzi io vo cercando

nel bel sen, che vinto m'ha.

(essendo la macchina a terra)
 

POLIFERNO

(Agevolò l'impresa  

l'ordita illusion, da cui ingannata,

divota amante ella al tuo amor s'è resa.)

CREONTE

(Il tuo saper fa l'alma mia beata

t'accosta o dèa terrena; han gl'uman pregi

possanza ancor sovra gli dèi; sovente

le delizie de' numi

son fra mortali; or il timor disgombra;

sembra ogni nume a te vicino un'ombra.)

NIOBE

Alle grazie celesti

il core umiliato,

al sembiante adorato

sacra i desir dell'adorante salma,

son incensi i sospir, vittima è l'alma.

CREONTE

Vieni mia cara, vieni

fra le mie braccia; avrai

sovra del sole il trono;

ti cingerà degl'astri

il risplendente velo;

e se lasci la terra, acquisti un cielo.

NIOBE

All'impero divino

divota, ubbidiente,

corro veloce, e de' terreni fasti

son le memorie spente.

 

CREONTE

T'abbraccio mia diva...  

NIOBE

Ti stringo mio nume...

CREONTE E NIOBE

Ti lego al mio cor.

NIOBE

Tua luce m'avviva...

CREONTE

Mia vita è il tuo lume...

CREONTE E NIOBE

Mia gioia è il tuo ardor.

 
Seguendo il ritornello della seguente aria, comincia a scender la macchina, in cui siede anche Poliferno.

POLIFERNO

Gioite, godete  

in grembo al piacer,

de' numi diletti

son sempre gli affetti

del picciol arcier.

Creonte, Niobe, Poliferno ->

 
 

Scena undicesima

Camere regie.
Anfione, Tiresia.

 Q 

Anfione, Tiresia

 

ANFIONE

Tu mi laceri il core.  

TIRESIA

Che a te venga imponesti,

perché il ver ti riveli.

ANFIONE

Creonte dunque?

TIRESIA

Sì.

ANFIONE

Il tessalo nemico?

TIRESIA

Egli.

ANFIONE

Con magich'opre?

TIRESIA

Arti di Poliferno.

ANFIONE

M'abbagliò?

TIRESIA

Le pupille.

ANFIONE

Mi confuse?

TIRESIA

La mente.

ANFIONE

Ed in mezzo a fantasmi?

TIRESIA

Di strane illusioni.

ANFIONE

Mi rapì?

TIRESIA

La consorte.

ANFIONE

Empio ardir.

TIRESIA

Grave inganno.

ANFIONE

E resisto all'affanno?

TIRESIA

In mezzo a mille incanti

il piè raggiri; i numi

così de' lor disprezzi

vendican l'onte.

ANFIONE

O de' superni regni

deità, che reggete

dei re la sorte: io prego

deh temprate clementi

il rigido tenor de' miei tormenti.

TIRESIA

All'umili preghiere

de' divoti mortali

si mostrano sovente

gli dèi placati; ed io ritorno al tempio,

per impetrar propizie a tue difese

le onnipotenti destre.

Poscia de' lor decreti

rivelerò i segreti.

 

De' numi la legge  

è scorta a chi regge,

ogn'ora fedel.

Di vana grandezza

si vanta chi sprezza

i dogmi del ciel.

Tiresia ->

 

Scena dodicesima

Anfione.

 

 

E ancor neghittosi  

ve ne state tant'uopo

spirti del regio sdegno?

Del tradimento indegno

su su cadan gl'autori in mar di sangue,

su alla strage degl'empi,

per far miei dì felici,

corran le furie mie vendicatrici.

 

Tra bellici carmi  

risvégliati all'armi

invitto mio cor.

Quest'alma dolente

a guerra furente

già desta il valor.

Anfione ->

 
 

Scena tredicesima

Pianura ingombrata da capanne di Pastori.
Clearte, Nerea.

 Q 

pastori, Clearte, Nerea

 

CLEARTE

De' tebani pastori, io pur non erro,  

son questi gl'abituri.

NEREA

E che rimiro?

CLEARTE

Ma come d'improvviso

qui spazia il piè? Fra sconosciute genti

pur noi sinor vagammo.

NEREA

Inver mi sembra

cosa da farmi intirizzir le membra.

CLEARTE

E di qual forza ignota

fur così strani effetti?

NEREA

Ahi non vedesti

nel regio anfiteatro

tutti gl'inferni spirti

contro noi congiurati? E il dio Gradivo

cinto d'aeree schiere

involar la regina? In quell'istante

(io penetro nel fondo)

ei, perché non si sappia,

ci pose fuor dal mondo.

CLEARTE

Con memoria sì cruda

ahi mi sveni: e fia ver, che l'idol mio

sia sparito? Alla reggia

me n' corro impaziente:

Amor con nuova pena

non tormentar l'anima mia dolente.

 

Non mi far pianger sempre  

tiranno mio destin.

Un giorno cangia tempre

al crudo dio bambin.

Clearte ->

 

Scena quattordicesima

Nerea, Manto, e poi Tiberino.

<- Manto

 

NEREA

Ratto se n' va: fra questi alberghi intanto  

io cercar vuò brieve riposo; e appunto

qui gentil pastorella

prende dolce quiete.

MANTO

Ahi crudel.

NEREA

Si risveglia.

MANTO

Infido core

così paghi il mio amore?

NEREA

Manto è costei, e d'amorosa doglia

mesta si lagna.

MANTO

In grembo al suolo ircano

t'allattaro le tigri Alban superbo,

empia cagion del mio tormento acerbo.

NEREA

Uh poverina.

 

<- Tiberino

TIBERINO

Piange  

il mio ben? Che t'opprime

vergin leggiadra! Dimmi

che t'affligge? Ahi col guardo

par che tenti mia morte.

NEREA

Ardon per tutto

di Cupido le faci.

TIBERINO

Parla o bella, ancor taci?

 

MANTO

Ho troppo parlato,  

ti basti così.

Il cor ingannato

già troppo languì.

Manto ->

 

Scena quindicesima

Nerea, Tiberino.

 

NEREA

Mi commuove a pietade: oh che bel vanto  

tradir le giovinette.

TIBERINO

Io qui son fatto

di rimproveri scopo.

NEREA

È troppo folle

chi d'uomini si fida.

TIBERINO

A violenza

fermo qui più le piante:

sia pur forza d'amor, d'astri, o di fato,

un sol momento parmi

lungi dal caro bene

un secolo di pene.

 

Ci sei colto mio cor, non vi è più scampo.  

Segui ad amar penando

quel sen, che saettando

ti va d'amor col lampo.

Tiberino ->

 

Scena sedicesima

Nerea.

 

 

Oh che dolci concetti,  

che parole melate han sempre in bocca

questi strani zerbini; ognora estinti

si mostrano in amor, ma i cori han finti.

 

Questi giovani moderni  

giocan sempre ad ingannar.

I lor vezzi sono scherni,

che fan l'alme sospirar.

Questi giovani moderni

giocan sempre ad ingannar.

Paion tanti Endimioni

le zitelle in lusingar.

Ma se v'è, ch'il cor li doni,

è una luna a vaneggiar.

Questi giovani moderni

giocan sempre ad ingannar.

Nerea ->

 
Segue ballo di Pastori.
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Anfiteatro con grande globo nel mezzo, e picciol seggio regale da parte.

(Creonte e Poliferno di sotterra sono portati a cavallo a due mostri)

<- Creonte, Poliferno

Ritornate agli abissi

(I due mostri si sprofondano)

Oh come qui l'ingegno

Creonte, Poliferno
<- Clearte, nobili tebani, popolo

Il gran portento amici

Creonte, Poliferno, Clearte, nobili tebani, popolo
<- Niobe, dame, Nerea

Viene alfine la bella / A sì gran foco

Creonte, Poliferno, Clearte, nobili tebani, popolo, Niobe, dame, Nerea
<- Anfione, cavalieri

Giunge il re / Ferma / Or mira

(si apre il globo e comparisce una celeste)

Olà... già si disserra

Con fronti umiliate

(ballo)

Alle prescritte mete

(sorge infernale, che ingombra tutto il vacuo della scena)

Che miro? / Ora ubbidisci

Poliferno, Clearte, nobili tebani, popolo, Niobe, dame, Nerea, Anfione, cavalieri
Creonte ->
Poliferno
Numi tartarei

(a un terribile rimbombo si profonda tutta l'infernale)

Poliferno, Anfione, cavalieri, Niobe, dame, Nerea, Clearte, nobili tebani, popolo ->

Comparisce la prima scena oscurata.

Anfione
 

Ove son, chi m'aita? In mezzo all'ombre

Anfione ->

Colline con fonte.

Tiresia
 
Tiresia
<- Tiberino

Ove quasi furente

Tiberino
Tiresia ->

Fuggirò questo cielo

Tiberino
<- Manto, ninfe

Qua mie fide compagne, ove ridente

Manto, ninfe
Tiberino ->

Odi come diverso

Manto, ninfe ->
<- Niobe, Poliferno

(Poliferno in apparenza di Mercurio)

Chi sei, dove mi guidi?

(sopra gran nuvolosa dall'alto della scena, Creonte in apparenza di Marte)

Niobe, Poliferno
<- Creonte

Mira: già il dio guerriero

Agevolò l'impresa

Creonte e Niobe
T'abbraccio mia diva

(scende la macchina, in cui siede anche Poliferno)

Creonte, Niobe, Poliferno ->

Camere regie.

Anfione, Tiresia
 

Tu mi laceri il core

Anfione
Tiresia ->

E ancor neghittosi

Anfione ->

Pianura ingombrata da capanne di pastori.

pastori, Clearte, Nerea
 

De' tebani pastori, io pur non erro

pastori, Nerea
Clearte ->
pastori, Nerea
<- Manto

Ratto se n' va: fra questi alberghi intanto

pastori, Nerea, Manto
<- Tiberino

Piange il mio ben?

pastori, Nerea, Tiberino
Manto ->

Mi commuove a pietade: oh che bel vanto

pastori, Nerea
Tiberino ->

Oh che dolci concetti

pastori
Nerea ->

(ballo di pastori)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima
Regale con trono. Boscaglia. Regio museo, che ostenta la reggia dell'Armonia. Campagna spaziosa con vista di Tebe sfornita di muraglie. Anfiteatro con grande globo nel mezzo, e picciol seggio regale da parte. Comparisce la prima scena oscurata. Colline con fonte. Camere regie. Pianura ingombrata da capanne di pastori. Sfera di Marte. Solitudini con grotte. Tempio di Latona. Gran piazza di Tebe.
Atto primo Atto terzo

• • •

Testo PDF Ridotto