Atto terzo

 

Scena prima

Gran cortile del palazzo reale di Sparta circondato da portici, e logge ad uso d'esercizi ginnastici. Luogo eminente a forma di tribuna per il trono da una parte.
Al suono di marcia guerriera, preceduti da personaggi Spartani, da Troiani, da Popolo e Guardie, e da Atleti, ed altri Combattenti ne' giochi, uomini e donne all'uso di Sparta.
Elena, Paride, e Amore.

 Q 

(nessuno)

<- spartani, troiani, popolo, guardie, atleti, combattenti ne' giochi, Elena, Paride, Amore

 

ELENA

Prence, la tua presenza  

il popolo di Sparta

è accinto a festeggiar. Germe d'eroi,

nato al diadema, acceso

di bella gloria, e nel vigor degli anni;

negli atletici giochi

i travagli di Marte

pago sarai di ravvisar. Di questa,

eletta gioventù, qual nell'arena

la forza sia, l'arte, e l'ardire; assiso

al fianco mio, nel mio paterno soglio,

giudice, e spettator meco ti voglio.

PARIDE

Il più vago, o regina

spettacolo al mio sguardo

tu stessa sei. Un altro uguale in cielo

lo so, non l'hanno i numi. In questo solo

m'appago, e mi compiaccio:

ma tu lo vuoi, servo al tuo cenno, e taccio.

(va in trono, e seco Paride)
 

CORO D'ATLETI

Dalla reggia rilucente  

scendi a noi, bel dio di Delo;

tu che al mondo, agli astri, al cielo

vita dài, moto e splendor.

Tu di luce ampia sorgente

col vigore de' tuoi rai

a vicenda nascer fai

l'aurea messe, il frutto, e il fior.

 

PARTE DEL CORO

Negli strali, nell'arco possente

tu di Delo, fatidico nume:

tu di Pindo armonioso, eloquente;

coronato di luce, e d'allor.

Vieni, assisti alla nobil palestra

biondo Apollo, e c'inspira nell'alma

bella brama di gloria, e di palma,

e d'Alcide la forza, e il valor.

 

CORO

Vieni, assisti alla nobil palestra

biondo Apollo, e c'inspira nell'alma

bella brama di gloria, e di palma,

e d'Alcide la forza, e il valor.

 
Seguono i giochi eseguiti da' Ballerini.
 

ELENA

Non più: l'eroe troiano, illustri atleti  

il vigor vostro, e la destrezza ammira

ne' ginnici studi. Ei che da' numi

fu fra tutti prescelto

giudice di beltà, sarà fra noi

giudice di valor. Del vostro merto

dunque ei decida, e a suo voler dispensi

de' nobili sudori

il premio, e la corona a' vincitori.

 
(vengono portate a Paride le corone, e da lui distribuite a' vincitori, mentre si canta il coro)

PARTE DEL CORO

Lodi al nume nell'arco possente,  

dio di Delfo che legge nel fato:

dio di Pindo armonioso, eloquente,

coronato di raggi, e d'allor.

CORO

Lodi al nume nell'arco possente,

dio di Delfo che legge nel fato:

dio di Pindo armonioso, eloquente,

coronato di raggi, e d'allor.

PARTE DEL CORO

Che di luce inesausta sorgente,

misurando l'immenso sentiere,

alla terra, alle stelle, alle sfere

dà la vita, dà moto, e splendor.

(scendendo Elena e Paride dal trono partono, rimanendo solamente Elena, Paride, e Amore)

CORO

Che di luce inesausta sorgente,

misurando l'immenso sentiere,

alla terra, alle stelle, alle sfere

dà la vita, dà moto, e splendor.

 

spartani, troiani, popolo, guardie, atleti, combattenti ne' giochi ->

ELENA

Per te signor, sin da' primi anni avvezzo  

alle dolci dell'Asia

delicate armonie, saran le nostre

rozze, e noiose, aspro ed ingrato il canto:

or se teco di tanto

lusingarmi poss'io, della tua lira,

colla maestra mano

tempra le argute corde, e al dolce suono

delle tremule note unisci ancora

la modulata tua voce canora.

PARIDE

È mia gloria ubbidirti.

(a una guardia che ricevuto l'ordine parte)

Olà... Recate

la cetra a me. (Questo felice incontro

la mia fiamma palesi,

mi sveli a lei.) Regina, io non aspiro

dell'arte al primo onor, se avessi il dono

di muovere gli affetti

pago sarei.

<- guardia

guardia ->

AMORE

Vano il desio non credo

per chi unisce all'incanto

dell'armonia quel tuo leggiadro aspetto,

le grazie, i vezzi tuoi.

PARIDE

L'augurio accetto.

(prendendo la cetra dalla guardia che la porta, e dandola a Paride)

<- guardia

guardia ->

AMORE

Prendi.

PARIDE

Troppo m'onora

la tua cura gentile. (Ah voglia il cielo

che il mio canto addormenti

la ritrosa virtù del suo bel core!)

ELENA

Siedi; t'ascolto.

AMORE

(E ne' suoi labbri è Amore.)

 

PARIDE
(con passione ad Elena)

Quegli occhi belli    

quegli occhi neri,

perché severi

volgi così?

Ah, che se in quelli

scopre rigore

si sdegna Amore

che gli abbellì!

S

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ELENA

(Che ascolto!... Ah, me ne avvidi,

m'ama l'audace; e al primo

favorevol momento

a' suoi folli pensieri ei s'abbandona!)

(parla ad Amore)

Parla con me?

AMORE

(parla ad Elena)

Teco, cred'io ragiona.

 

PARIDE
(con passione ad Elena)

È sua la luce

che in lor s'accende:

solo ei ne prende

cura, e pensier.

Ei la conduce;

la sa sfuggire,

fissar, languire

a suo piacer.

 

ELENA

(Troppo s'inoltra; e tali

preveggo i sensi suoi, che non dovrei

fermarmi ad ascoltarli.)

(parla ad Amore)

Ma... parla meco?

AMORE

(parla ad Elena)

E con chi vuoi che parli?

 

PARIDE
(con più passione)

Vi pose i chiari

raggi tremanti,

vezzi brillanti

della beltà.

V'accese i cari

lumi languenti,

segni eloquenti

della pietà.

 

ELENA

Basta così.

(s'alza come per partire)

AMORE

(parla ad Elena e trattenendola)

Se vuoi,

silenzio gl'imporrò. Ferma.

ELENA

No: parto.

Non lice al mio decoro

far più lunga dimora.

(in atto di partire)

PARIDE

Elena, ah per pietà! Sentimi ancora.

(s'alza con impeto, e la trattiene; e tornano a sedere)

 

(con somma passione)

Chi guarda alquanto

quel dolce fuoco,

tutto fra poco

l'avrà nel sen...

 

ELENA

Non più.

(s'alza risoluta)

 

PARIDE

Misero!... Ahimè!  

ELENA

Che fu?

AMORE

Che avvenne?

PARIDE

Un affanno crudele... Un improvviso

turbamento molesto... soccorso...

(sviene)

ELENA

Ah, vola Erasto!

AMORE

(Il tempo è questo.)

(parte con fretta)

Amore ->

 

ELENA

Che fo!... Che penso!... Ah quale  

di sconosciuti affetti

forza crudel qui mi trattiene!... Appena

me riconosco... Articolar gli accenti

non so, non posso... A mio dispetto in seno

nascer sento i sospiri... e mi riempie

di lagrime le ciglia un'inusata

tenerezza, o pietà...

PARIDE

(senza rinvenire)

Barbara!... Ingrata!

ELENA

Lode al cielo! Ei ripiglia

l'uso de' sensi... Io partirò.

(in atto di partire e si ferma)

Ma... come...

l'abbandono così!... No, che farebbe

fierezza, tirannia... Restiam... ma... questa

qualunque sia soverchia cura, offende

la mia gloria, il mio nome... Eh andiam... ma il mondo

a ragion poi dirà, che qui non regna

né umanità, né gentilezza... Oh stelle!...

(guardando per la scena)

Giungesse almeno Erasto

al suo soccorso... e al mio!... Io da me sola

che risolver non so... Restar... non voglio:

partir... non posso; e intanto

mille opposti pensieri

formo, e distruggo...

(guardando dentro la scena)

E ancora

non viene Erasto!... Ah forse

ei scoperse, e seconda

le debolezze mie!... Ah, questa guerra

di dubbi, di rimorsi, e di tormenti

si finisca una volta...

(risoluta, e s'incammina)

PARIDE

Ah ferma!... Ah senti!

(s'alza con impeto, la ferma, e se le inginocchia avanti)

 

 

Fingere più non so...  

vedi languisco, e moro.

T'amo... Ma no, t'adoro.

Sciolsi dal patrio lido,

scorsi sul mare infido,

venni, idol mio, per te.

ELENA

(Dove io mi sia non so!

Un tanto ardir m'è nuovo;

gli sdegni miei non trovo,

solo è stupore in me.)

(dopo averlo guardato)

Sorgi...

PARIDE

Ma parla... Oh pena!

(s'alza)

ELENA

(Che dissi!)

PARIDE

Almen rispondi.

ELENA

Senti... (Ah parlar vorrei,

ma timorosa, e stupida

mi rende il mio rossor.)

PARIDE

Lo so, tacer dovrei,

ma il mio rispetto affrena,

e vuol che parli Amor.

ELENA

(Mi perdo!)

PARIDE

Ah, perché ascondi

quegli occhi agli occhi miei!

Guardami.

ELENA

(In qual cimento

sono, se più l'ascolto!)

PARIDE

Mi leggerai nel volto

il barbaro tormento

che mi sconvolge il cor.

ELENA

(Ardir...)

(con maestà)

Da me che vuoi?

Che temerari aspetti!

Taci: non voglio affetti.

Parti. Pretendi invano,

ch'a un finto amore, o insano

tutti i trionfi suoi

ceda la mia virtù.

PARIDE

E il mio dolore?

ELENA

È vano.

PARIDE

E il pianto mio?

ELENA

M'irrita.

La mia presenza evita,

non mi parlar mai più.

(con sdegno, e parte)

Elena ->

 

PARIDE

Mi fugge spietata!...  

Mi sdegna tiranna!...

E Venere ingrata

m'inganna così!

Mio solo ristoro

è adesso la morte,

se il ciel, se la sorte,

se Amor mi tradì.

 
Con numeroso concorso di Spettatori troiani, e spartani tornano gli Atleti coronati d'ulivo a festeggiare i loro compagni Vincitori.

<- spettatori, atleti, vincitori

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Gran cortile del palazzo reale di Sparta circondato da portici, e logge ad uso d'esercizi ginnastici; luogo eminente a forma di tribuna per il trono da una parte.

 

(marcia guerriera)

<- spartani, troiani, popolo, guardie, atleti, combattenti ne' giochi, Elena, Paride, Amore

Prence, la tua presenza

(balli con giochi olimpici di spartani, e spartane atleti)

Non più: l'eroe troiano

Elena, Paride, Amore
spartani, troiani, popolo, guardie, atleti, combattenti ne' giochi ->

Per te signor, sin da' primi anni avvezzo

Elena, Paride, Amore
<- guardia
Elena, Paride, Amore
guardia ->

Elena, Paride, Amore
<- guardia
Elena, Paride, Amore
guardia ->

Paride, Elena, Amore
Quegli occhi belli

Misero! Ahimè! / Che fu?

(Paride sviene)

Elena, Paride
Amore ->

Che fo! Che penso!

(Paride rinviene)

Paride e Elena
Fingere più non so
Paride
Elena ->
Paride
<- spettatori, atleti, vincitori

(ballo di festa d'atleti)

 
Scena prima
Lido di mare terminato dalla veduta della vicina città di Sparta; navi in lontananza, e battelli... Sala del real palazzo di Sparta con trono. Gran cortile del palazzo reale di Sparta circondato da portici, e logge ad uso... Gabinetti. Deliziosa. Seno di mare contiguo al recinto del real palazzo di Sparta; sul mare navi troiane illuminate; alla riva...
Atto primo Atto secondo Atto quarto Atto quinto

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