Atto primo

 

Scena prima

Sala terrena nel palagio di Westminster, con grande apertura nel fondo, dalla quale si vede una serra di piante.
Le Dame della corte reale sono intente a diversi lavori donneschi: Sara, duchessa di Nottingham, siede in un canto sola, taciturna, cogli occhi immobili su di un libro, ed aspersi di lagrime.

Immagine d'epoca ()

 Q 

dame, Sara

 
[N. 1 - Preludio, coro e romanza]

 N 

 

DAME

(osservando la duchessa)

(Geme!... Pallor funereo  

le sta dipinto in volto!

Un duolo, un duol terribile

ha certo in cor sepolto.)

 

 

(accostandosi ad essa)

Sara? Duchessa? Oh! scuotiti...

Ragione ascolta omai.

Onde la tua mestizia?

SARA

Mestizia in me!

DAME

Non hai

sul ciglio ancor la lagrima?

SARA

(Ah! mi tradisce il cor!)

Lessi dolente istoria...

Piangea... di Rosamonda.

DAME

Chiudi la trista pagina

che il tuo dolor seconda.

SARA

Il mio dolor!...

DAME

Sì; versalo

dell'amistade in seno.

SARA

Ladi, e credete?...

DAME

Ah! fidati...

SARA

Io?... No... Son lieta appieno.

(sciogliendo un forzato sorriso)

DAME

(È quel sorriso infausto

più del suo pianto ancor.)

 

SARA

(All'afflitto è dolce il pianto...    

È la gioia che gli resta...

Una stella a me funesta

anche il pianto mi vietò.

Della tua più cruda, oh quanto,

Rosamonda, è la mia sorte!

Tu peristi d'una morte...

Io vivendo ognor morrò.)

S

Sfondo schermo () ()

 

Scena seconda

Elisabetta preceduta da' suoi Paggi, e dette.

<- Un paggio, paggi, Elisabetta

 
[N. 2 - Scena e cavatina]

 N 

 

UN PAGGIO

La regina.  

 

Un paggio ->

Al comparire della Regina le Dame s'inchinano: ella risponde al saluto, quindi s'accosta alla Nottingham in atto benigno.
 

ELISABETTA

Duchessa...

(porgendo la destra a Sara: ella rispettosamente la bacia. Le dame restano in fondo alla scena)

 

Alle fervide preci

del tuo consorte alfin m'arrendo, alfine

il conte rivedrò... Ma dio conceda

che per l'ultima volta io no 'l riveda,

ch'io non gli scerna in core

macchia di tradimento.

SARA

Egli era sempre

fido alla sua regina.

ELISABETTA

Fido alla sua regina! E basta, o Sara?

Uopo è che fido il trovi

Elisabetta.

SARA

(Io gelo!...)

ELISABETTA

A te svelai

tutto il mio cor... lo sai,

or volge intero l'anno,

ch'ei sospiroso e mesto

fuggia gli amici, e il mio reale aspetto:

un orrendo sospetto

alcuno in me destò. D'Irlanda in riva

lo trasse un cenno mio, ché lunge il volli

da Londra... egli vi torna, ed accusato

di fellonia; ma d'altra colpa io temo

delinquente saperlo...

(con trasporto di collera)

Una rivale,

s'io discoprissi, oh quale,

oh quanta non sarebbe

la mia vendetta!

SARA

(Ove m'ascondo?...)

ELISABETTA

Il core

togliermi di Roberto!...

Pari colpa sarìa togliermi il serto.

(un momento di silenzio: ella si calma alquanto)

 

L'amor suo mi fe' beata,  

mi sembrò del cielo un dono...

E a quest'alma innamorata

era un ben maggior del trono.

Ah! se fui, se fui tradita,

se quel cor più mio non è,

le delizie della vita

lutto e pianto son per me!

 

Scena terza

Cecil, Gualtiero, altri Lord del parlamento e detti.

<- Cecil, Gualtiero, lord

 
[N. 3 - Gran scena e duetto]

 N 

 

CECIL

Nunzio son del parlamento.  

(dopo essersi ossequiosamente inchinato alla regina)

SARA

(Tremo!...)

ELISABETTA

Esponi.

SARA

(Ha sculto in fronte

l'odio suo!...)

CECIL

Di tradimento

si macchiò d'Essex il conte:

eccessiva in te clemenza

il giudizio ne sospende;

profferir di lui sentenza,

e stornar sue trame orrende,

ben lo sai, de' pari è dritto.

Questo dritto si richiede.

ELISABETTA

D'altre prove il suo delitto,

lòrdi, ha d'uopo.

 

Scena quarta

Un Paggio e detti.

<- Un paggio

 

UN PAGGIO

Al regio piede  

di venirne Essex implora.

 

Un paggio ->

CECIL E GUALTIERO

Egli!...

ELISABETTA

Venga. Udirlo io vo'.

(lanciando a Cecil ed a Gualtiero uno sguardo rigoroso)

CECIL E GUALTIERO

(Ah! la rabbia mi divora!...)

SARA

(Come il cor mi palpitò.)

 

ELISABETTA

(Ah! ritorna qual ti spero,  

qual ne' giorni più felici,

e cadranno i tuoi nemici

nella polve innanzi a te.

Il mio regno, il mondo intero

reo di morte invan ti grida...

Se al mio piede amor ti guida

innocente sei per me!)

 

SARA

(A lui fausto il ciel sorrida,

e funesto sia per me!)

CECIL, GUALTIERO E CORO

(De' suoi giorni un astro è guida,

che al tramonto ancor non è!)

 

Scena quinta

Roberto e detti.

<- Roberto

 

ROBERTO

Donna reale, a' piedi tuoi...  

ELISABETTA

Roberto...

Conte, sorgi, lo impongo.

(gli sguardi di Roberto errano in traccia di Sara; ella, piena di smarrimento, cerca evitarli)

ELISABETTA
(a Cecil)

Il voler mio

noto in breve farò. Signori, addio.

 
Tutti si ritirano, tranne Roberto.

dame, Sara, paggi, Cecil, Gualtiero, lord ->

 

ELISABETTA

In sembianza di reo tornasti dunque  

al mio cospetto! E me tradire osavi?

E insidiar degli avi

a questo crine il serto!

ROBERTO

Il petto mio

pieno di cicatrici,

che il brando vi lasciò de' tuoi nemici,

per me risponda.

ELISABETTA

Ma l'accusa?...

ROBERTO

E quale?...

Domata in campo la ribelle schiera,

col vinto usai clemenza; ecco la colpa,

onde al suo duce innalza un palco infame

d'Elisabetta il cenno!

ELISABETTA

Il cenno mio

differì, sconoscente,

la tua sentenza; il cenno mio ti lascia

in libertade ancor. Ma che favelli

di palco! A te giammai questa mia destra

schiuder non può la tomba.

Quando chiamò la tromba

i miei guerrieri ad espugnar le torri

della superba Cadice, temesti

che la rovina macchinar potesse

di te lontano, atroce, invida rabbia:

ti porsi questo anello

(accennando una gemma che Roberto ha in dito)

e ti parlai

la parola dei re, che ad ogni evento

offrirlo agli occhi miei, di tua salvezza

pegno sarebbe... Ah! col pensiero io torno

a stagion più ridente!

Allora i giorni miei

scorrean soavi al par d'una speranza...

Oh, giorni avventurati! oh, rimembranza!

 

 

Un tenero core mi rese felice:  

provai quel contento che labbro non dice...

un sogno d'amore la vita mi parve...

ma il sogno disparve disparve quel cor!

ROBERTO

(Indarno la sorte un trono m'addita;

per me di speranze non ride la vita,

per me l'universo è muto, deserto,

le gemme del serto non hanno splendor.)

ELISABETTA

Non favelli? È dunque vero!

(in tuono di rimprovero, in cui traspira tutta la sua tenerezza)

Sei cangiato?

ROBERTO

No... che dici!...

Parla un detto, ed il guerriero

sorge, e fuga i tuoi nemici.

D'obbedienza, di valore

prove avrai.

ELISABETTA

(Ma non d'amore!)

Vuoi pugnar! Ma di': non pensi

(con simulata calma, e fissando in Roberto uno sguardo scrutatore)

che bagnar faresti un ciglio

qui di pianto?

ROBERTO

(Ahimè, quai sensi!)

ELISABETTA

Che l'idea del tuo periglio

palpitar farebbe un core?

ROBERTO

Palpitar?...

ELISABETTA

Di tal, che amore

teco strinse.

ROBERTO

Ah! dunque sai?...

(Ciel, che dico!...)

ELISABETTA

Ebben? Finisci:

(reprimendosi appena)

l'alma tua mi svela ormai.

Che paventi?... Ardisci, ardisci,

noma pur la tua diletta...

All'altare io vi trarrò.

ROBERTO

Mal ti apponi...

ELISABETTA

(O mia vendetta!...)

E non ami? Bada!

(atteggiandosi di terribile maestà)

ROBERTO

Io?... No.

 

ELISABETTA

(Un lampo, un lampo orribile  

agli occhi miei splendea!...

No, dal mio sdegno vindice

fuggir non può la rea.

Morrà l'infido, il perfido,

morrà di morte acerba,

e la rival superba

punita in lui sarà.)

 

ROBERTO

(Nascondi, frena i palpiti

o misero mio core!

Ti pasci sol di lagrime

o sventurato amore!

Ch'io cada solo vittima

del suo fatal sospetto...

Con me l'arcano affetto

e morte, e tomba avrà.)

 
(Elisabetta rientra ne' suoi appartamenti)

Elisabetta ->

 

Scena sesta

Nottingham e detto.

<- Nottingham

 
(Roberto è rimasto in profondo silenzio; immobile, co' lo sguardo fiso al suolo)
 
[N. 4 - Scena e cavatina]

 N 

 

NOTTINGHAM

(abbracciandolo)

Roberto...  

ROBERTO

Che!... fra le tue braccia!...

(balza indietro, come respinto da ignoto potere)

NOTTINGHAM

Estremo

pallor ti siede in fronte! Ah! forse?... Io tremo

d'interrogarti!

ROBERTO

Ancor la mia sentenza

non proferì colei; ma nel tremendo

sguardo le vidi folgorar la brama

del sangue mio...

NOTTINGHAM

Non proseguir... D'ambascia

l'anima ho piena, e di spavento!

ROBERTO

Ah! lascia

che il mio destin si compia; e nelle braccia

di cara sposa un infelice oblia.

NOTTINGHAM

Che parli?... Ahi, fera sorte!

Né amico, né consorte

lieto mi volle!

ROBERTO

Oh! narra...

NOTTINGHAM

Un arcano martir di Sara i giorni

attrista, e la conduce

lentamente alla tomba.

ROBERTO

(Oh ciel!... pentita

sarìa quella spergiura?...)

NOTTINGHAM

E qual ferita

che tocca s'inasprisce, il suo tormento

col ragionarne a lei divien più crudo!

ROBERTO

(È rea, ma sventurata!...)

NOTTINGHAM

Ieri, taceva il giorno,

quando pria dell'usato al mio soggiorno

mi trassi, e nelle stanze

ove solinga ella restar si piace,

mossi repente... Un suono

di taciti singulti appo la soglia

m'arrestò non veduto. Essa fregiava

d'aurate fila una cerulea fascia,

ma spesso l'opra interrompea col pianto,

e invocava la morte.

ROBERTO

(Ancor m'affida

un raggio di speranza!...)

NOTTINGHAM

Io mi ritrassi...

avea l'alma in tumulto... avea la mente

così turbata, che sembrami demente.

 

Forse in quel cor sensibile  

si fe' natura il pianto:

di sua fatal mestizia

anch'io son preda intanto,

anch'io mi struggo in lagrime...

Ed il perché non so.

Talor mi parla un dubbio,

una gelosa voce...

ma la ragion sollecita

sperde il sospetto atroce,

nel puro cor degli angioli

la colpa entrar non può.

 

Scena settima

Cecil, gli altri Lord del parlamento e detti.

<- Cecil, lord

 

CECIL

Duca, vieni: a conferenza  

la regina i pari invita.

NOTTINGHAM

Che si vuole?

CECIL
(a voce bassa)

Una sentenza

troppo a lungo differita.

(volgendo a Roberto un'occhiata feroce)

NOTTINGHAM

Vengo. Amico...

(porge la destra a Roberto come in atto d'accommiatarsi: è commosso vivamente, e però lo bacia, ed abbraccia con tutta l'effusione dell'amicizia)

ROBERTO

Sul tuo ciglio

una lagrima spuntò!...

M'abbandona al mio periglio...

Tu lo déi!

NOTTINGHAM

Salvar ti vo'.

Qui ribelle ognun ti chiama,  

ti sovrasta un fato orrendo;

l'onor tuo sol io difendo...

Terra, e ciel m'ascolterà.

Ch'io gli serbi e vita e fama

deh! concedi, o sommo iddio;

parla tu sul labbro mio,

santa voce d'amistà!

 

CECIL E CORO

(Quel superbo il giusto fio

de' suoi falli pagherà.)

ROBERTO

(Lacerato al par del mio

sulla terra un cor non v'ha!)

(parte; Nottingham e Coro escono per altra via)

Roberto, Nottingham, Cecil, lord ->

 
 

Scena ottava

Appartamenti della duchessa, nel palazzo Nottingham. In prospetto verone, che risponde sul giardino: da un canto tavola, su cui un doppiere acceso ed una ricca cesta.
Sara.

 Q 

Sara

 
[N. 5 - Scena e duetto]

 N 

 

 

Tutto è silenzio!... Nel cor soltanto  

parla una voce, un grido

qual di severo accusator! Ma rea

non son: della pietade

io m'arrendo al consiglio

non dell'amor... L'orribile periglio

che Roberto minaccia

il mio scordar mi fe'... Chi giunge! È desso.

 

Scena nona

Roberto, chiuso in lungo mantello, e detta.

<- Roberto

 

ROBERTO

Una volta, crudel, m'hai pur concesso  

venirne a te!... Spergiura! Traditrice!

Perfida!... E qual v'ha nome

d'oltraggio e di rampogna

che tu non merti?

SARA

Ascolta. Eri già lunge,

quando si chiuse la funerea pietra

sul padre mio. Rimasta

orfana e sola: d'un appoggio hai d'uopo,

la regina mi disse, a liete nozze

ti serbo.

ROBERTO

E tu?

SARA

M'opposi. Or dimmi, aggiunse,

forse nel chiuso petto

nutri fiamma d'amor? L'ascoso affetto

svelar poteva, e segno

farti al tremendo suo furor? Le chiesi,

ma indarno il vel... fui tratta

al talamo... Che dico?

A supplizio di morte!

ROBERTO

Oh ciel!...

SARA

Felice,

quant'io no 'l son, fato miglior ti renda...

alla regina il core

volgi Roberto, e tremino gli audaci

che a te fan guerra...

ROBERTO

Oh! taci...

Spento all'amor son io.

SARA

Sciagura estrema!

Sebben da cruda gelosia trafitta,

sperai... La gemma che in tua man risplende

era memoria e pegno

dell'affetto real...

ROBERTO

Pegno d'affetto?

Non sai!... Pur si distrugga il tuo sospetto

(gettando l'anello sulla tavola)

mille volte per te darei la vita.

SARA

Roberto... ultimo accento

Sara ti parla, ed osa

una grazia pregar.

ROBERTO

Chiedimi il sangue...

Per te fia sparso, o mio perduto bene.

SARA

Viver devi, e fuggir da queste arene.

 

ROBERTO

Il vero intesi?... Ah! parmi,  

parmi sognar!

SARA

Se m'ami,

per sempre déi lasciarmi.

ROBERTO

Per sempre! E tu lo brami!...

Può a questo segno ingrato

esser di Sara il cor?

Son l'odio tuo!...

SARA

Spietato!...

Ardo per te d'amor.

 

 

Da che tornasti, ahi, misera!

in questo debil core

del mal sopito incendio

si ridestò l'ardore...

Ah! parti, ah! vanne, ah! fuggimi...

Cedi alla sorte acerba...

A te la vita serba,

serba l'onore a me.

ROBERTO

Dove son io?... Quai smanie!...

Fra vita, e morte ondeggio!...

Tu m'ami, e deggio perderti!...

M'ami, e fuggir ti deggio!...

Poter dell'amicizia,

prestami tu vigore;

ché d'un mortale in core

tanta virtù non è.

(Sara è a piè di lui piangente e supplichevole)

 

Tergi le amare lagrime...

(sollevandola)

Sì, fuggirò.

SARA

Lo giura.

(Roberto protende la destra in atto di giuramento)

E quando?

ROBERTO

Allor che tacita

avrà la notte oscura

un'altra volta in cielo

disteso il tetro velo.

Or non potrei, che fulgido

il primo albor già sorge...

SARA

Ah! qual periglio!... Involati...

Se alcuno escir ti scorge!...

ROBERTO

Oh, fero istante!...

SARA

Un ultimo

pegno d'infausto amore

con te ne venga...

(levando dalla cesta una sciarpa azzurra, trapunta d'oro)

ROBERTO

Ah! porgilo...

Qui, sul trafitto core...

SARA

Vanne... di me rammentati

sol quando preghi il ciel:

addio...

ROBERTO

Per sempre...

SARA

Oh spasimo!...

 

SARA E ROBERTO

Oh, reo destin crudel!...

Questo addio fatale, estremo

è un abisso di tormenti...

Le mie lagrime cocenti

più del ciglio, sparge il cor.

Ah! mai più non ci vedremo...

Ah! mai più: morir mi sento...

Si racchiude in questo accento

una vita di dolor.

 
Roberto parte. Sara si ritira.

Roberto, Sara ->

 

Versione originale di Cammarano

Testo originale della cabaletta nel finale della scena V, atto I.

Roberto

 

ROBERTO

(D'orrendo precipizio  

il piè sull'orlo è giunto!

Dal ferro del carnefice

or mi divide un punto!

Cadrò, ma sola vittima

del suo fatal sospetto...

Con me l'arcano affetto

e morte, e tomba avrà.)

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Sala terrena nel palagio di Westminster, con grande apertura nel fondo, dalla quale si vede una serra di piante.

dame, Sara
 

[N. 1 - Preludio, coro e romanza]

dame, Sara
<- Un paggio, paggi, Elisabetta

[N. 2 - Scena e cavatina]

La regina / Duchessa

dame, Sara, paggi, Elisabetta
Un paggio ->

dame, Sara, paggi, Elisabetta
<- Cecil, Gualtiero, lord

[N. 3 - Gran scena e duetto]

Cecil, Sara, Elisabetta
Nunzio son del parlamento
dame, Sara, paggi, Elisabetta, Cecil, Gualtiero, lord
<- Un paggio
Un paggio, Elisabetta, Sara
Al regio piede
dame, Sara, paggi, Elisabetta, Cecil, Gualtiero, lord
Un paggio ->

Elisabetta, Sara, Cecil, Gualtiero, Coro
Ah! ritorna qual ti spero
dame, Sara, paggi, Elisabetta, Cecil, Gualtiero, lord
<- Roberto

Donna reale, a' piedi tuoi

Elisabetta, Roberto
dame, Sara, paggi, Cecil, Gualtiero, lord ->

In sembianza di reo tornasti dunque

Elisabetta e Roberto
Un tenero core mi rese felice
Elisabetta, Roberto
Un lampo, un lampo orribile
Roberto
Elisabetta ->
Roberto
<- Nottingham

[N. 4 - Scena e cavatina]

Roberto... / Che!... fra le tue braccia!

Roberto, Nottingham
<- Cecil, lord
Cecil, Nottingham, Roberto
Duca, vieni: a conferenza
Nottingham, Cecil, Coro, Roberto
Qui ribelle ognun ti chiama
Roberto, Nottingham, Cecil, lord ->

Appartamenti della duchessa, nel palazzo Nottingham; in prospetto verone, che risponde sul giardino: da un canto tavola, su cui un doppiere acceso ed una ricca cesta.

Sara
 

[N. 5 - Scena e duetto]

Tutto è silenzio!... Nel cor soltanto

Sara
<- Roberto

Una volta, crudel, m'hai pur concesso

Roberto, Sara ->
Roberto
 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Versione originale di Cammarano
Sala terrena nel palagio di Westminster, con grande apertura nel fondo, dalla quale si vede una serra di... Appartamenti della duchessa, nel palazzo Nottingham; in prospetto verone, che risponde sul giardino: da un... Magnifica galleria nella reggia. Sala terrena nel palazzo Nottingham; nel fondo grandi invetriate chiuse, a traverso le quali... Orrido carcere nella torre di Londra. Gabinetto della regina.
[N. 1 - Preludio, coro e romanza] [N. 2 - Scena e cavatina] [N. 3 - Gran scena e duetto] [N. 4 - Scena e cavatina] [N. 5 - Scena e duetto] [N. 6 - Introduzione] [N. 7 - Scena e duettino] [N. 8 - Terzetto] [N. 9 - Scena e duetto] [N. 10 - Scena e aria] [N. 11 - Scena e aria finale]
Atto secondo Atto terzo

• • •

Testo PDF Ridotto