Atto terzo

 

Scena prima

Sala terrena nel palazzo Nottingham. Nel fondo grandi invetriate chiuse, a traverso le quali scorgesi una parte di Londra.
Sara.

 Q 

Sara

 
[N. 9 - Scena e duetto]

 N 

 

 

Né riede il mio consorte!... Oh, ciel, che seppi!...  

Il consesso notturno

si radunava onde portar sentenza

del minacciato conte... Oh! s'ei fra ceppi

avvinto, pria del suo fuggir...

 

Scena seconda

Un Familiare, e detta: indi un Soldato.

<- Un familiare

 

UN FAMILIARE

Duchessa,  

un di que' prodi, cui vegliar fu dato

la regia stanza, e già pugnaro a lato

del gran Roberto, qui giungea, recando

non so qual foglio, che in tua man deporre

e richiede, e scongiura.

SARA

Venga.

 
Il Soldato viene introdotto: egli porge alla Duchessa una lettera, indi si ritira col Domestico.

<- soldato

soldato, Un familiare ->

 

SARA

(riconoscendo i caratteri)

Roberto scrisse!...  

(dopo letto)

O ria sciagura!...

segnata è la condanna!...

Pur... qui lo apprendo... questo anello è sacro

mallevador de' giorni suoi... Che tardo?...

Corrasi ai piè d'Elisabetta...

 

Scena terza

Nottingham e detta.

<- Nottingham

 

SARA

(Il duca!...)  

(Nottingham resta immobile presso il limitare, con gli occhi terribilmente fissi in quelli di Sara)

SARA

(Qual torvo sguardo!...)

NOTTINGHAM

Un foglio avesti.

SARA

(Oh, cielo!)

NOTTINGHAM

Sara, vederlo io voglio.

SARA

Sposo!...

NOTTINGHAM

Sposo! Lo impongo: a me quel foglio.

(in tuono che non ammette repliche. Sara gli porge con tremula mano lo scritto di Essex)

SARA

(Perduta son!)

(il duca legge)

NOTTINGHAM

Tu dunque

puoi dal suo capo allontanar la scure!

Una gemma ti diè! Quando? Fra l'ombre

della trascorsa notte, allor che pegno

d'amor sul petto la tua man gli pose

sciarpa d'oro contesta?

SARA

Oh, folgore tremenda, inaspettata!...

Già tutto è noto a lui!...

NOTTINGHAM

Sì, scellerata!

 

 

No 'l sai, che un nume vindice  

hanno i traditi in cielo?

Egli con man terribile

frange alle colpe il velo!...

Spergiura, in me paventalo

quel braccio punitor.

SARA

M'uccidi.

NOTTINGHAM

Attendi, o perfida:

vive Roberto ancor.

 

 

Io per l'amico in petto  

fraterno amor serbava;

come celeste oggetto

io la consorte amava:

avrei per loro, impavido,

sfidato affanni, e morte...

Chi mi tradisce? Ahi, misero!

l'amico e la consorte!

Stolta! Che giova il piangere?...

Sangue, non pianto io vo'.

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SARA

Tanta il destin fremente

dunque ha su noi possanza!

Può dunque l'innocente

di reo vestir sembianza!

O tu, cui dato è leggere

in questo cor pudico,

tu, dio clemente, accertalo

ch'empio non è l'amico,

che d'un pensier, d'un palpito

tradito io mai non l'ho.

 
Odesi lugubre marcia.
 

SARA

Non rimbomba un suon ferale!...  

Ah!

 
Scorgesi Essex passar di lontano, circondato dalle Guardie.

<- Roberto, guardie

Roberto, guardie ->

 

NOTTINGHAM
(con esultanza)

Lo traggono alla torre.

SARA

Fero brivido mortale

per le vene mi trascorre!...

Il supplizio a lui si appresta!

L'ora... ahi! l'ora è già vicina!...

Dio, m'aita!...

NOTTINGHAM

Iniqua, arresta!

(afferrandole un braccio)

Ove corri?

SARA

Alla regina.

NOTTINGHAM

Di salvarlo hai speme ancora!...

SARA

Lascia...

(cercando liberarsi)

NOTTINGHAM

Oh rabbia!... Ed osi?... Olà?

 
Compariscono le Guardie del palazzo ducale.

<- guardie

 

NOTTINGHAM

A costei la mia dimora

sia prigione.

SARA

(con grido disperato)

Oh ciel!...

(cadendo alle ginocchia di lui)

Pietà...

 

SARA

All'ambascia ond'io mi struggo  

dona, ah! dona un solo istante...

Io lo giuro, a te non fuggo,

riedo in breve alle tue piante...

Cento volte allor, se vuoi,

me trafiggi a' piedi tuoi,

benedir m'udrai morente

quella man che mi ferì.

NOTTINGHAM

Foco d'ira avvampa e strugge

questo cor da voi trafitto...

Ogni accento che ti sfugge,

ogni lagrima è un delitto...

Ah! supplizio troppo breve

è la morte ch'ei riceve.

Fia punita eternamente

l'alma rea che mi tradì.

 
Egli esce nel massimo furore. Sara cade svenuta.

Nottingham ->

 
 

Scena quarta

Orrido carcere nella torre di Londra, destinata per ultima dimora ai colpevoli condannati alla morte.
Roberto.

 Q 

Roberto

 
[N. 10 - Scena e aria]

 N 

 

ROBERTO

Ed ancor la tremenda  

porta non si dischiude... Un rio presagio

tutte m'ingombra di terror le vene.

Pur fido messo, e quella gemma è pegno

sicuro a me di scampo.

Uso a mirarla in campo,

io non temo la morte; io viver solo

tanto desio che la virtù di Sara

a discolpar mi basti...

O tu, che m'involasti

quell'adorata donna, i giorni miei

serbo al tuo brando, tu svenar mi déi.

 

Io ti dirò, fra gli ultimi  

singhiozzi, in braccio a morte:

come uno spirto angelico

pura è la tua consorte...

Lo giuro, e il giuramento

col sangue mio suggello...

Credi all'estremo accento

che il labbro mio parlò.

Chi scende nell'avello

sai che mentir non può.

 
Odesi calpestio e sordo rumore di chiavistelli.
 

ROBERTO

Odo un suon per l'aria cieca...  

Si dischiudono le porte...

Ah! la grazia mi si reca.

 

Scena quinta

Un drappello di Guardie coverte di bruna armatura, e detto.

<- guardie

 

GUARDIE

Vieni, o conte.  

ROBERTO

Dove?

GUARDIE

A morte.

Roberto resta come percosso dal fulmine. Momento di silenzio.

ROBERTO

Ora in terra, o sventurata,

più sperar non déi pietà...

Ma non resti abbandonata;

avvi un giusto, ed ei m'udrà.

 

Bagnato il sen di lagrime,

tinto del sangue mio

io corro, io volo a chiedere

per te soccorso a dio...

Impietositi gli angeli

eco al mio duol faranno...

si piangerà d'affanno

la prima volta in ciel!

 

GUARDIE

Vieni... a subir preparati

la morte più crudel.

 
Partono con Roberto.

Roberto, guardie ->

 
 

Scena sesta

Gabinetto della regina.
Elisabetta è abbandonata su d'un sofà col gomito appoggiato ad una tavola, ove risplende la sua corona: le Dame le stanno intorno meste e silenziose.

Bozzetti

 Q 

Elisabetta, dame

 
[N. 11 - Scena e aria finale]

 N 

 

ELISABETTA

(E Sara in questi orribili momenti  

poté lasciarmi?... Al suo ducal palagio,

onde qui trarla s'affrettò Gualtiero,

(sorgendo agitatissima)

e ancor!... De' suoi conforti

l'amistà mi sovvenga, io n'ho ben d'uopo...

Son donna! Il foco è spento

del mio furor...)

DAME

(Ha nel turbato aspetto

d'alto martir le impronte!...

Più non le brilla in fronte

l'usata maestà!...)

ELISABETTA

(Vana la speme

non fia... presso a morir, l'augusta gemma

ei recar mi farà... Pentito il veggo

alla presenza mia... Pur... fugge il tempo!...

Vorrei fermar gl'istanti. E se la morte,

ond'esser fido alla rival, scegliesse?...

Oh truce idea funesta!...

E s'ei già move al palco?... Ah! no... t'arresta...

 

Vivi, ingrato, a lei d'accanto;  

il mio core a te perdona...

Vivi, o crudo, e m'abbandona

in eterno a sospirar...

Ah! si celi questo pianto,

(gettando uno sguardo alle Dame, e rammentandosi d'esser osservata)

ah! non sia chi dica in terra:

la regina d'Inghilterra

ho veduto lagrimar.)

 

Scena settima

Cecil, Cavalieri e dette.

<- Cecil, cavalieri, guardie

 

ELISABETTA

Che m'apporti?  

CECIL

Quell'indegno

al supplizio s'incammina.

ELISABETTA

(Ciel!...) Né diede un qualche pegno

da recarsi alla regina?

CECIL

Nulla diede.

Odesi un procedere di passi affrettati.

ELISABETTA

Alcun s'appressa!...

Deh! si vegga.

CECIL E CORO

È la duchessa...

 

Scena ottava

Sara, Gualtiero e detti. Sara, scinta le chiome, e pallida come un estinto, si precipita a' piè di Elisabetta: ella non può articolar parola, ma sporge verso la regina l'anello d'Essex.

<- Sara, Gualtiero

 

ELISABETTA

Questa gemma donde avesti!...  

(nella massima agitazione)

Quali smanie!... qual pallore!...

Oh sospetto!... E che! potesti

forse!... Ah! parla.

SARA

Il mio terrore...

Tutto... dice... Io son...

ELISABETTA

Finisci.

SARA

Tua rivale.

ELISABETTA

Ah!...

SARA

Me punisci...

Ma... del... conte serba... i giorni...

ELISABETTA
(ai Cavalieri)

Deh! correte... deh! volate...

Pur ch'ei vivo a me ritorni,

il mio serto domandate...

CAVALIERI

Ciel, ne arrida il tuo favore.

 
Fanno un rapido movimento per uscire. Rimbomba un colpo di cannone; grido universale di spavento.
 

Scena ultima

Nottingham e detti.

<- Nottingham

 

NOTTINGHAM

(come inebriato di gioia feroce)

Egli è spento.  

GLI ALTRI

Qual terrore!...

Silenzio.

ELISABETTA

(convulsa di rabbia e di affanno, si avvicina a Sara)

Tu, perversa... tu soltanto

lo spingesti nell'avello...

Onde mai tardar cotanto

a recarmi questo anello?

NOTTINGHAM

Io, regina, la rattenni;

io, tradito nell'amor.

Sangue volli, e sangue ottenni.

ELISABETTA

(a Sara)

Alma rea!...

(a Nottingham)

Spietato cor!...

 
Nottingham e Sara partono fra Guardie. Intanto Elisabetta, profondamente assorta, covresi di estremo pallore; i suoi occhi sono di persona atterrita da spaventevole visione.

Nottingham, Sara, guardie ->

 

ELISABETTA

Mirate quel palco... di sangue rosseggia...  

È tutto di sangue il serto bagnato...

Un orrido spettro percorre la reggia,

tenendo nel pugno il capo troncato...

Di gemiti, e grida il cielo rimbomba...

Pallente del giorno il raggio si fe'...

Dov'era il mio trono s'innalza una tomba...

In quella discendo... fu schiusa per me.

CORO

Ti calma... rammenta le cure del soglio:

chi regna, lo sai, non vive per sé.

ELISABETTA

Non regno... non vivo... Escite... Lo voglio...

Dell'anglica terra sia Giacomo il re.

 
Tutti si allontanano; ma giunti sul limitare si rivolgono ancora verso la Regina: ella è caduta sul sofà, accostandosi alla bocca l'anello di Essex. Intanto si abbassa la tela.
 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Sala terrena nel palazzo Nottingham; nel fondo grandi invetriate chiuse, a traverso le quali scorgesi una parte di Londra.

Sara
 

[N. 9 - Scena e duetto]

Né riede il mio consorte!

Sara
<- Un familiare

Duchessa, un di que' prodi

Sara, Un familiare
<- soldato
Sara
soldato, Un familiare ->

Roberto scrisse!

Sara
<- Nottingham

Il duca! Qual torvo sguardo

Nottingham, Sara
Io per l'amico in petto

(odesi lugubre marcia)

Sara, Nottingham
<- Roberto, guardie

(scorgesi Essex passar di lontano, circondato dalle guardie)

Sara, Nottingham
Roberto, guardie ->
 
Sara, Nottingham
<- guardie
 
Sara, guardie
Nottingham ->

(Sara cade svenuta)

Orrido carcere nella torre di Londra.

Roberto
 

[N. 10 - Scena e aria]

Ed ancor la tremenda

(odesi calpestio e sordo rumore di chiavistelli)

Roberto
<- guardie
Roberto, guardie ->

Gabinetto della regina.

Elisabetta, dame
 

[N. 11 - Scena e aria finale]

E Sara in questi orribili momenti

Elisabetta, dame
<- Cecil, cavalieri, guardie
Elisabetta, Cecil, Coro
Che m'apporti? / Quell'indegno
Elisabetta, dame, Cecil, cavalieri, guardie
<- Sara, Gualtiero
Elisabetta, Sara, Coro
Questa gemma donde avesti!

(rimbomba un colpo di cannone; grido universale di spavento)

Elisabetta, dame, Cecil, cavalieri, guardie, Sara, Gualtiero
<- Nottingham
Elisabetta, dame, Cecil, cavalieri, Gualtiero
Nottingham, Sara, guardie ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena ultima
Sala terrena nel palagio di Westminster, con grande apertura nel fondo, dalla quale si vede una serra di... Appartamenti della duchessa, nel palazzo Nottingham; in prospetto verone, che risponde sul giardino: da un... Magnifica galleria nella reggia. Sala terrena nel palazzo Nottingham; nel fondo grandi invetriate chiuse, a traverso le quali... Orrido carcere nella torre di Londra. Gabinetto della regina.
[N. 1 - Preludio, coro e romanza] [N. 2 - Scena e cavatina] [N. 3 - Gran scena e duetto] [N. 4 - Scena e cavatina] [N. 5 - Scena e duetto] [N. 6 - Introduzione] [N. 7 - Scena e duettino] [N. 8 - Terzetto] [N. 9 - Scena e duetto] [N. 10 - Scena e aria] [N. 11 - Scena e aria finale]
Atto primo Atto secondo

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