Atto secondo

 

Scena prima

Logge imperiali.
Marziano, Claudio, indi Giulia.

 Q 

Marziano, Claudio

 

MARZIANO

Vedi amico ove giunge  

di rea donna, e crudel, l'empio desire?

CLAUDIO

Dovrà dunque soffrire

Salustia un sì gran torto? E Marziano

non lo vendicherà?

MARZIANO

Questi è l'arcano,

che a te svelar vogl'io.

CLAUDIO

Parla: mi unisce

a te lunga amistà.

MARZIANO

Mi sei fedele?

CLAUDIO

Richiesta che m'offende.

MARZIANO

Or saper déi, che all'empia Giulia, a quella...

CLAUDIO

Taci, ch'ella a noi vien: mutiam favella.

 
(viene Giulia)

<- Giulia

 

MARZIANO

Augusta, onor del Tebro, amor di Roma.  

GIULIA

Duce, non sei nel campo? In Roma forse

ti richiama la figlia?

MARZIANO

Non è più figlia mia, chi a te fu ingrata.

Rispettar la superba in te dovea

la sua benefattrice e la sua Augusta.

La man che la punisce è troppo giusta.

GIULIA

O degno genitor di miglior figlia!

Se dell'ingrata in seno

un'alma si chiudesse a te simile,

or non sarei costretta

a deporla dal grado ov'io la posi,

a toglierli dal crin l'aureo diadema;

ed in grado servil far, che il Tarpeo

ove Augusta imperò la vegga ancella.

E più farei, ma il padre...

MARZIANO

Eh! più che padre,

son io fedel vassallo!

E lieve a me rassembra

ogni più acerba pena, a un sì gran fallo.

GIULIA

O degno, d'Alessandro

più che suddito, amico! Ove si vide,

chi fin la propria figlia

per non mancare al suo dover, condanni?

Duce troppo fedel!

CLAUDIO

(Quanto t'inganni.)

GIULIA

Vorrei del figlio al fianco

così tutti mirar, vassalli e amici.

MARZIANO

Contro i Parti nemici

andrò duce e guerriero,

pur che l'augusta Giulia

del mio Cesare al voto aggiunga il suo.

CLAUDIO

Me pur Cesare elesse

duce de' suoi custodi:

il grado io non accetto,

se d'Augusta il voler non vi concorre.

GIULIA

Ambo mi siete amici: ambo confermo

nel meritato onore;

ma per te Marziano

distinto in me sarà sempre l'amore.

 

Odio di figlia altera    

l'ambizioso core;

amo del genitore

la bella fedeltà.

Per lei sdegnata e fiera,

per te son tutt'affetto:

perché tu serbi in petto

quel cor, che lei non ha!

S

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Giulia ->

 

Scena seconda

Marziano, Claudio e poi Albina in disparte.

 

MARZIANO

Qual m'infinsi vedesti?  

CLAUDIO

E ne stupii.

 

<- Albina

ALBINA

(Qui l'infedel!)

MARZIANO

Per più celar le trame

tradii me stesso, e condannai la figlia.

ALBINA

(Vo' sorprenderlo solo.)

CLAUDIO

Sul labbro a Marziano

Giulia trovò l'eroe, ma non il padre.

Svelami or ciò, che per la gran vendetta

hai nel pensiero accolto.

MARZIANO

Tutto or ti scopro.

ALBINA

(Ed io qui tutto ascolto.)

MARZIANO

Sul tramontar del giorno

forte stuolo d'armati

per via secreta introdurrò. Le stanze

occuperò di Giulia:

tu a cui commessa è la custodia interna,

con tuoi m'assisti.

CLAUDIO

E ben sperar lo puoi:

dal favor di Salustia ottenni il grado.

L'altera Giulia aborro,

donna odiosa al popolo, al Senato.

ALBINA

(Trame funeste!)

CLAUDIO

E pria che cada il giorno,

ella forse cadrà, senza che n'abbia

il tuo braccio l'onor.

MARZIANO

Come?

CLAUDIO

Valerio,

il primier fra' ministri

della mensa real, ne' primi sorsi

le porgerà il veleno.

MARZIANO

E sei sicuro

della sua fé?

CLAUDIO

Non dubitar.

MARZIANO

Pavento:

chi sa? Costui scoprisse il tradimento!

CLAUDIO

Egli anche Giulia aborre.

Ma se al gran colpo mai,

si opponesse il destin; se mai tradito

da Valerio fuss'io;

tu non temer: sovra di me la pena

tutta farò cader.

MARZIANO

Ch'io tema o Claudio!

Non ha per me la morte,

non ha se ancor no 'l sai

orror che mi spaventi!

E sempre in me vedrai,

o estinto o vendicato,

d'un'eroica fortezza il petto armato.

 

Talor di fiume altero  

torbida cresce l'onda;

radendo poi la sponda

va lento e chiaro al mar;

ma nel suo variar

sempr'è l'istesso!

Così se vendicato

sarò, se in braccio a morte,

sempre in quest'alma forte,

l'istesso eroe vedrai

che vedi adesso!

Marziano ->

 

Scena terza

Claudio ed Albina.

 

CLAUDIO

Amistà che non puoi!  

ALBINA

Claudio, mi riconosci?

CLAUDIO

O che importuna!

ALBINA

Son quella, oppur di nuovo

ti scordasti l'idea del mio sembiante?

CLAUDIO

Lasciami in pace Albina.

ALBINA

Il mio tradito amor non lo consente.

CLAUDIO

Fuor di tempo ei ti guida.

ALBINA

Voglio che tu risolva anima infida;

dimmi se nuovo affetto

spense la fiamma antica;

ma sappi che se amante

mi sprezzerai, mi troverai nemica.

CLAUDIO

Nemica?

ALBINA

Sì, nemica, ti confondi?

CLAUDIO

E che far mi potrai,

folle che sei?

ALBINA

Tanto non so: rispondi!

CLAUDIO

Vuoi ch'io di te paventi?

ALBINA

Un'altra volta?

Rispondi pur.

CLAUDIO

Vuoi ch'io rispondi? Ascolta.

Claudio nel suo pensier fisso e costante,

non ti teme nemica, e t'odia amante.

A dir più non mi resta.

Albina addio: la mia risposta è questa.

Claudio ->

 

Scena quarta

Albina.

 

 

Va' pur; so le tue trame.  

Ho in man la mia vendetta;

sei perduto se parlo; e parlar deggio,

vilipesa e schernita.

Giulia il saprà... Che penso?

Io di Salustia il padre esporre a morte?

No, no; ad essa si scopra il tradimento.

Ella ne avrà contento,

ed io vantaggio. A mio dispetto ancora

amo l'ingannator. Sorte crudele!

Deh! perché non lo rendi a me fedele?

 

Se tu accendessi Amore  

di nuovo il primo foco

in quell'infido core,

per te sarebbe poco,

molto saria per me.

Ma tu con me crudele,

godi in mirar tradita

quest'alma mia fedele,

schernita la mia fé.

Albina ->

 
 

Scena quinta

Sala apparecchiata per convito.
Salustia in abito servile con séguito di Ministri che vanno imbandendo la mensa. Poi Albina.

 Q 

Salustia, seguito di ministri

 

SALUSTIA

Servi, alla ricca mensa in vasi d'oro  

recate i cibi eletti:

coronate le tazze, e ardete intorno

odorosi profumi.

Eccomi a voi compagna, ove poc'anzi

sedea sovrana, eppur lo soffro in pace.

 

<- Albina

ALBINA

Mia Salustia, talor che l'innocenza

dispera aver conforto, allora il trova.

SALUSTIA

Ah! qual poter v'è mai, che sia più forte

di Giulia e del suo sdegno?

ALBINA

Amore e morte.

SALUSTIA

Qual morte? Qual amor?

ALBINA

Quello del padre

che tutto porrà in opra, e tosco e ferro.

SALUSTIA

Tosco e ferro! Che fia? Mi trema in petto

gelida l'alma! Parla.

Dimmi a chi si prepara

il ferro e 'l tosco? A Cesare?

 

ALBINA

Da questa

turba servile allontaniamci o cara,

onde alcun non ci ascolti.

SALUSTIA

Oh stelle! O dèi!

Ponno crescere ancor gli affanni miei?

 
(si ritirano in disparte, indi parte Albina)

Albina, seguito di ministri ->

 

Scena sesta

Giulia, Alessandro, Marziano, Claudio e Salustia in disparte.

<- Giulia, Alessandro, Marziano, Claudio

 

GIULIA

Vieni o figlio alla mensa; i gravi affari  

sien lungi, e ilarità condisca i cibi.

ALESSANDRO

I miei laverà il pianto.

GIULIA

Duce, Claudio, qui accanto a noi sedete.

MARZIANO

Al sublime favor chino la fronte.

CLAUDIO

Benché no 'l merti, il grande onore abbraccio.

MARZIANO

Com'è lieta, la vedi?

CLAUDIO

Io veggo, e taccio.

GIULIA

Ma Salustia ritrosa,

al ministero imposto io qui non veggo.

SALUSTIA

Ecco pronta Salustia. Eccola: osserva,

come per te si cangia

la regina di Roma in umil serva!

GIULIA

Nel presente tuo stato

è vano il rammentar chi fosti allora.

ALESSANDRO

E questo, questo ancora

deggio soffrir? Deh ti rammenta o madre

che Salustia fu sposa

del Cesare latino.

GIULIA

Eh! Che non è più quella: or questa sorte

abbracciar gli conviene.

CLAUDIO

(E tu la morte.)

GIULIA

A me del gran Lieo l'umor più grato

si rechi, onde dal seno

certa ne sgombri incognita amarezza.

MARZIANO

(Or punita vedrem la sua fierezza.)

SALUSTIA

Eccomi al gran cimento.

GIULIA

(prende la tazza)

Figlio; lungi da te, dall'alma mia

ogni pena, ogni duolo

per sempre sia...

 
(qui vuol bere, e Salustia prende la tazza e la getta in terra)
 

SALUSTIA

Vada la tazza al suolo.

GIULIA

Olà! Così d'Alessandro

la mensa si rispetta?

ALESSANDRO

Qual furor!

MARZIANO

(Figlia incauta!)

CLAUDIO

(Addio vendetta.)

GIULIA

Alessandro che pensi?

ALESSANDRO

Ah! Che facesti?

SALUSTIA

Quel che dovea. Da morte

tolsi costei perché tua madre. Il tosco

ella in quell'aureo nappo

bever dovea.

GIULIA

Che ascolto!

CLAUDIO

(Ah! Come il seppe?)

GIULIA

A me tosco! A me morte! Ah! da qual mano

esce il colpo crudel? Tu che mi salvi,

svelami il traditor: da un'altra morte,

che il timor mi cagiona or mi difendi;

se il reo m'occulti, il beneficio offendi.

SALUSTIA

(Or che Giulia salvai, salvisi il padre.)

GIULIA

Parla Salustia, e attendi

da me, ciò che più brami.

SALUSTIA

Ciò che più bramo è che nel cor sepolto

mi resti il grand'arcano.

Parlai, non chiesta: tacerò costretta.

E il mio forte silenzio

sarà giustizia, e 'l crederai vendetta.

GIULIA

Non aspettar ch'io scenda

dopo il comando alla viltà de' preghi.

A forza parlerai.

SALUSTIA

M'insulti ancora? Ti lusinghi forse

che fu pietà la mia

il salvarti, o crudel? Fu di me stessa

un estremo dover. Che s'io potessi

senza oscurar la gloria mia svenarti,

invendicati ora gli affronti miei

forse non mirerei.

GIULIA

Come? Tanta baldanza?

MARZIANO

Così rispondi, temeraria, ingrata!

a chi ti fe' regina? A chi compagna

d'Alessandro ti rese?

SALUSTIA

Pria mi beneficò, ma poi m'offese.

MARZIANO

Mai non offende Augusta:

ma sia, che ti offendesse,

rammentarti tu déi, che mille furo

i benefizi ed una sol l'offesa.

SALUSTIA

Solo una colpa in alma eccelsa e grande

copre d'eterno oblio

mille d'alta virtude opre ammirande!

GIULIA

Dunque degli alti onori

che da me ricevesti

più non serbi memoria?

SALUSTIA

La memoria

de' più gran benefici

si disperde, e cancella

fra l'orror d'una offesa,

che cangia una regina in vile ancella.

ALESSANDRO

Ah! cessino le gare.

Parla Salustia, e salvami la madre.

SALUSTIA

La madre ti salvai, più dir non posso.

GIULIA

O silenzio protervo!

Tutto per te si fa mio rischio; io temo

de' miei più cari; temo

de' ministri e custodi

e Marziano, e quanto penso e miro;

che più? Nel mio periglio

m'è oggetto di spavento ancora il figlio!

MARZIANO

Su favella ostinata,

mia vergogna e rossor, che fai? Che tardi?

e taci ancor? Né parli? A che mi guardi?

SALUSTIA

Ah! padre! Ah genitor! Troppo pretendi

oggi da me! Sono innocente, e vuole

il mio fiero destin ch'io sembri rea!

È delitto il silenzio: il grande arcano

lo sanno i numi se poss'io svelarlo,

onde pensa ch'io sono

delinquente se taccio, e rea se parlo!

GIULIA

Morrai dunque superba.

SALUSTIA

Io non pavento

il tuo furor, donna crudel. Lo sposo

mi togliesti; la vita

toglimi ancora or ch'io salvai la tua;

trionfa pur sovra la mia ruina,

che tu sempre sarai

di Roma la tiranna, io l'eroina!

ALESSANDRO

Salustia, al mio cospetto,

piacciati con la madre

parlar con men d'orgoglio e più rispetto.

SALUSTIA

Con più rispetto a Giulia io favellava

allorché Giulia fu pietosa e giusta,

pien d'orgoglio or favello a Giulia ingiusta.

GIULIA

Figlio, questo è soverchio; alle mie stanze

conducetela o fidi; ivi dal petto

a forza ti trarrò l'alma o l'arcano.

SALUSTIA

Quello il poi far; questo lo speri invano.

MARZIANO

Avrai pena condegna

all'ostinato tuo silenzio, indegna.

 

SALUSTIA

Tu m'insulti? Non pavento.  

Tu mi sgridi? Non m'affanna.

Padre ingiusto, empia tiranna,

chiedo sdegno e non pietà.

Chi mi serba al mio tormento

no, con me non è pietoso:

tutto spero il mio riposo

dalla vostra crudeltà.

Salustia ->

 

Scena settima

Giulia, Alessandro, Marziano e Claudio.

 

GIULIA

Ah! figlio! Udisti? Io dunque  

mi vedrò da costei

vilipesa e schernita?

MARZIANO

S'ella non scopre il reo, perda la vita.

GIULIA

Marziano, ora è tempo

che d'Alessandro alla tradita madre

porga la tua gran fé soccorso e aita.

Scordati d'esser padre:

t'attendo alle mie stanze, ivi dall'empia

sia tua cura ritrar del tradimento

l'infame autor.

MARZIANO

Se l'opra mia non basta

a far ch'ella discopra il traditore,

io di mia man, dal seno

gli trarrò l'empio core!

In me t'affida eccelsa Augusta, e spera.

GIULIA

Tema in alma real quanto sei fiera!

ALESSANDRO

Ah! Claudio, ah Marziano!

Per riacquistar la sposa

ecco aperta la via. Parli Salustia.

Si placherà la madre, e lieto io sono.

CLAUDIO

Io tutto m'abbandono

per salvar l'onor mio

alla paterna autorità, che parli

alfine io sperar voglio.

 

Giulia ->

MARZIANO

Non parlerà; Salustia è più che scoglio

dal mar battuto, e più che rupe al vento.

ALESSANDRO

Numi eterni, pietà del mio tormento.

 

Giacché gl'affanni miei  

mirar vi piace, o dèi,

non mi affliggete almeno

con tanta crudeltà.

Che l'alma mia nel seno

per tanta tirannia

non ha più sofferenza,

virtude più non ha.

Alessandro ->

 

Scena ottava

Marziano, Claudio, indi Albina.

 

MARZIANO

Ci fu avversa la sorte  

nel primo colpo!

CLAUDIO

E come

a Salustia fu noto il mio disegno?

MARZIANO

Amico, io non saprei.

Segua il resto dell'opra; in poter nostro

abbiam Giulia e la reggia;

io verrò ad assalirla.

CLAUDIO

Io da ogni parte

le chiuderò lo scampo e la difesa.

MARZIANO

Regga il destin la ben guidata impresa.

 

Marziano ->

CLAUDIO

Sapessi almen chi svela

l'infelici mie trame!

 

<- Albina

ALBINA

Claudio! Qual turbamento  

ti veggo in fronte?

CLAUDIO

Il sol vedere Albina

me n'empie il seno, e me ne ingombra il volto.

ALBINA

Eh! con occhio sì avverso

so che tu non mi guardi. Alfin non sono

donna odiosa al popolo e al senato,

che col ferro m'insidi o col veleno.

CLAUDIO

(Qual favellar.)

ALBINA

Del mio infelice amore

a Claudio io più non parlo. Al degno amante

della gloria e di Roma,

al nemico di Giulia

opre grandi rammento e illustri imprese.

CLAUDIO

(Ah! purtroppo a costei tutto è palese.)

ALBINA

Misero! Sei tradito.

CLAUDIO

Cieli! E da chi?

ALBINA

Brami saperlo?

CLAUDIO

Albina,

deh! Se pur m'ami...

ALBINA

Or quell'amore invochi

che tu tradisti? E quell'Albina or preghi,

che ti colma d'orror solo in vederla?

CLAUDIO

I rimproveri tuoi son giusti o bella:

ma dimmi il traditor.

ALBINA

Di Giulia al trono

ei portava l'accusa, io lo trattenni.

CLAUDIO

Quanto ti deggio!

ALBINA

Or più farò: al tuo aspetto

condurrò l'infedele, e alla sua pena.

CLAUDIO

Ed io farò ch'ei cada

sotto la mia vendicatrice spada:

Albina, a te dovrò la mia vendetta.

ALBINA

Vanne all'auguste terme, e là mi aspetta.

(parte)

Albina ->

 

Scena nona

Claudio.

 

 

Cieli! qual turbamento  

m'agita, mi confonde! Ah! se scoverto

è il tradimento, il precipizio è certo.

Per l'amico già immerso

entro immensa vorago, io già mi veggo!

Che farò? Che risolvo? Ah! sommi dèi,

voi l'alta impresa per pietà guidate,

voi, che vincere il tutto avete in uso,

ch'io già mi veggo in mia ragion confuso.

 

Parmi, che il cielo  

d'oscuro velo

per me si copra!

Che la gran frode

omai si scopra!

Ah! già in me sento

del tradimento

tutto l'orror!

Abbandonato

nel gran successo

son dal mio fato:

son tutt'oppresso

dal mio dolor.

Claudio ->

 
 

Scena decima

Sala regia con trono.
Giulia, poi Marziano ed Alessandro.

 Q 

Giulia, guardie, una guardia

 

GIULIA

Numi, le di cui leggi  

osservar sempre, e venerar mi piacque,

voi nel misero stato e nel periglio

in cui mi veggo, aita

pietosi a me porgete, o almen consiglio!

 

<- Marziano, Alessandro

MARZIANO

(Ecco l'empia tiranna!

Questi è il tempo: qui solo e inosservato

qual miglior luogo a vendicarmi aspetto?)

(cava la spada)

Ora l'alma dal petto

con questo brando...

ALESSANDRO

Duce!

a qual uso quel ferro?

MARZIANO

Appunto o sire,

giungesti a rimirar la mia fortezza!

GIULIA

Numi, che fia!

MARZIANO

Già che d'un'empia figlia

l'ostinato tacer, nel cor d'augusta

rende sospetta la mia pura fede,

voglio al real suo piede

l'alma spirar: perché nel suo periglio

abbia meno un oggetto

di cui temer.

GIULIA

Prence ti ferma; al fianco

riponi il brando; troppo

la tua fede m'è nota

perch'io possa temerne. Ah! figlio, prega

alti numi immortali

che tutti i tuoi vassalli

sien nella fede a Marziano eguali.

ALESSANDRO

A me troppo è palese

il suo zelo, il suo amor.

MARZIANO

Fedel mi rese

sempre la tua virtù! Come finora

vissi, signor, vorrei morire ancora.

GIULIA

No, senza la tua vita

mal sicura è la mia. Qui, del tuo zelo

esiger vo' l'ultima prova.

(ad una guardia)

Olà!

Venga Salustia.

 

una guardia ->

GIULIA

Figlio: Marziano,

benché padre, vogl'io

che qui davanti a noi

interroghi la figlia; ond'è che celi

il traditor, che la mia vita insidia:

con preghi, con minacce e con lusinghe

d'indurla procuriam che parli; e quando

di svelar non risolva

il traditor, lui la condanni o assolva.

MARZIANO

Augusta, ah come...

GIULIA

Taci.

Ella già vien.

 
(vanno a sedere sul trono Alessandro e Giulia)
 

MARZIANO

(Giorno per me funesto!)

ALESSANDRO

Parlasse oddio!

MARZIANO

(Che gran cimento è questo!)

(va a sedere accanto al trono)

 

Scena undicesima

Salustia e detti.

<- Salustia

 

SALUSTIA

(Cieli che veggo!) L'empia  

nel trono ov'io regnai, siede fastosa!

E di giudice in atto

rimiro il padre! Ahi vista tormentosa!

(qui s'avanza verso il trono)

Dalla liberatrice

della madre d'augusto

che mai si chiede?

GIULIA

Che del suo gran core

renda l'opra compita:

che scopra il traditore

che m'insidia la vita.

(additando Marziano)

Ecco: vedi a qual giudice

augusta si rimette.

SALUSTIA

Al padre!

GIULIA

Al padre.

SALUSTIA

(Gelo d'orror!)

MARZIANO

Salustia!

Alza que' lumi; guardami, e ravvisa

chi ti parla! A chi parli!

Tu, del velen di cui

celi l'autor, sei già creduta rea;

parla dunque ostinata, e dall'infamia

purga il mio sangue e l'onor mio. Che tardi?

Nuova colpa diventa ogni dimora.

Parla! L'impone un padre!

Ma prima di parlar, guardami ancora!

GIULIA
(a Marziano)

Eppur segue a tacer!

ALESSANDRO

(Quel voto oddio

mi svelle il cor dal seno.)

MARZIANO

Parla!

SALUSTIA

Dirò, come di quel veleno

son io creduta rea,

se m'opposi alla morte

che in quello Giulia omai bever dovea?

Qual giustizia sper'io

da questo tribunal, dove alla cieca

si prende il difensor per delinquente,

e qual rea si condanna una innocente?

Son rea, perché salvai

forse la mia nemica?

MARZIANO

È Giulia tua nemica?

SALUSTIA

Ancor no 'l sai?

MARZIANO

Se dunque è tua nemica

a che salvarla? Il gran pensier mi spiega.

SALUSTIA

Perché quella virtude che s'impiega

a favor de' nemici è più sublime!

Perché stimai mia gloria

dalla morte sottrar, chi più m'offende.

Così al giudice e padre

questa figlia non rea risposta rende.

MARZIANO

Ma tu di questa illustre tua virtude

par che già sei pentita:

perché celando il reo, brami e consenti

che d'Augusta la vita

sempre in periglio stia. Chi tace il reo,

approva il tradimento! Il tuo silenzio

qual discolpa ritrova?

SALUSTIA

Ciò che già oprai di mia innocenza è prova.

Non scopro il reo, perché mi chiude il labbro

un tiranno dovere:

m'opposi al suo morir, perché non sono

empia con chi m'offende.

Così al giudice e padre

questa figlia non rea discolpa rende.

MARZIANO

Colla tua morte o barbara

sarà punito il tuo silenzio.

SALUSTIA

A questa

volentier m'abbandono

come rea già convinta, e rea non sono.

GIULIA

(S'avanza il mio periglio!)

Odi Salustia; è di tua mano un dono

oggi la vita mia: lo veggo, e grata

esser teco vogl'io. Ecco, al cospetto

del tuo sposo real giuro e prometto

di renderti al mio amor. Da questa sede

ecco, ch'io per te scendo,

(scende dal trono con Alessandro)

e fra le braccia

qual amica ti stringo.

Che più? di lacerar quel foglio giuro

che del regno ti priva e dello sposo;

e renderti allo sposo, al regno, al soglio:

svelami il mio nemico, altro non voglio.

MARZIANO

(Forte è l'assalto.)

ALESSANDRO

Sposa, idolo mio,

non ostinarti più; svela gl'inganni:

parla una volta, e togli

da periglio la madre, e me d'affanni.

MARZIANO

Figlia, già che d'un padre

non curasti finor minacce e preghi,

d'un monarca che t'ama

piacciati più non irritar la madre.

SALUSTIA

E il padre insiste ancor, ch'io parli?

MARZIANO

Il padre!

Parla. Non più dimora,

ma pria mi guarda un'altra volta ancora.

SALUSTIA

Ahi sposo! Ahi Giulia! Ahi padre!

La tua man, l'amor tuo, le tue premure

tutte fanno al mio cor qualche violenza

perch'io favelli. A voi

ostinata rassembro; il so, lo veggio;

ma più di quel che dissi, io dir non deggio.

GIULIA

Dunque forza non hanno

a rimoverti, ingrata,

d'Augusta i doni e i preghi d'un regnante?

ALESSANDRO

(Sposa troppo crudel!)

MARZIANO

(Figlia costante!)

GIULIA

E taci ancor? Figlio, non più dimora:

s'ella non scopre il reo, si sveni, e mora.

ALESSANDRO

Ah! Madre...

SALUSTIA

No Alessandro,

giusto è lo sdegno suo; ma la mia sorte

vuol ch'io non parli, e vada incontro a morte.

GIULIA

E morte avrai, superba.

MARZIANO

Io di mia mano

ti trarrò il cor dal seno.

SALUSTIA

Ah! genitore!

Deh non combatter più la mia costanza.

ALESSANDRO

Ah! no, parla ben mio.

SALUSTIA

Dissi abbastanza.

ALESSANDRO

E abbandonar mi vuoi?

Vuoi morir? Vuoi lasciarmi?

Ah! d'un cor che t'adora...

SALUSTIA

Oddio! non tormentarmi:

sposo, vuole il destin ch'io taccia e mora.

 

SALUSTIA
(ad Alessandro)

Vado a morir ben mio.    

S

ALESSANDRO

No, parla, e vivi o cara.

SALUSTIA

Ah! Che non posso oddio!

MARZIANO

A morte ti prepara.

SALUSTIA

Padre, da me che vuoi?

GIULIA

Deh: placa i sdegni tuoi,

svelami il traditore.

SALUSTIA

Ah! Che non deggio.

MARZIANO

Perfida.

SALUSTIA

Barbaro genitore.

MARZIANO
(a Giulia, a parte)

Provi quell'alma audace

il giusto tuo furor.

ALESSANDRO

Sposa...

SALUSTIA

Mi lascia in pace.

ALESSANDRO

(Sveller mi sento il cor.)

GIULIA

Senti...

SALUSTIA

Si taccia, e mora.

GIULIA

(Vorrei strapparti il cor.)

SALUSTIA

(Ah! Chi sofferse ancora

più barbaro dolor!)

ALESSANDRO

Se tu non parli, solo

io morirò.

SALUSTIA

(Che pena!)

GIULIA

Di barbara catena

cinta sarai.

SALUSTIA

(Che duolo!)

MARZIANO

Ti lascio alla tua sorte,

figlia crudel!

SALUSTIA

(Che morte!)

GIULIA E ALESSANDRO

(Più cresce il mio timor.)

MARZIANO

Mi fa il mirarti orror!

SALUSTIA

Cieli! Eppur vivo ancor?

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Logge imperiali.

Marziano, Claudio
 

Vedi amico ove giunge

Marziano, Claudio
<- Giulia

Augusta, onor del Tebro, amor di Roma

Marziano, Claudio
Giulia ->

Qual m'infinsi vedesti? / E ne stupii

Marziano, Claudio
<- Albina

(Albina in disparte)

Claudio, Albina
Marziano ->

(Albina si rivela)

Amistà che non puoi!

Albina
Claudio ->

Va' pur; so le tue trame

Albina ->

Sala apparecchiata per convito.

Salustia, seguito di ministri
 

Servi, alla ricca mensa in vasi d'oro

Salustia, seguito di ministri
<- Albina

(Salustia in disparte)

(Salustia e Albina in disparte)

Salustia
Albina, seguito di ministri ->
Salustia
<- Giulia, Alessandro, Marziano, Claudio

Vieni o figlio alla mensa; i gravi affari

(Salustia prende la tazza di Giulia e la getta in terra)

Giulia, Alessandro, Marziano, Claudio
Salustia ->

Ah! figlio! Udisti? Io dunque

Alessandro, Marziano, Claudio
Giulia ->

Marziano, Claudio
Alessandro ->

Ci fu avversa la sorte

Claudio
Marziano ->

Claudio
<- Albina

Claudio! Qual turbamento

Claudio
Albina ->

Cieli! qual turbamento

Claudio ->

Sala regia con trono.

Giulia, guardie, una guardia
 

Numi, le di cui leggi

Giulia, guardie, una guardia
<- Marziano, Alessandro
Giulia, guardie, Marziano, Alessandro
una guardia ->

Giulia, guardie, Marziano, Alessandro
<- Salustia

Cieli che veggo! L'empia

Salustia, Alessandro, Marziano e Giulia
Vado a morir ben mio
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima
Luogo magnifico avanti al Campidoglio con trono. Gabinetto imperiale. Logge imperiali. Sala apparecchiata per convito. Sala regia con trono. Terme imperiali. Portici corrispondenti all'appartamento reale. Grande anfiteatro, nel di cui piano si vedranno varie fiere; numero grande di spettatori ne' palchi.
Atto primo Atto terzo

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