Parte prima

 

Sfondo schermo ()

[Sinfonia]

 N 

 

Scena unica

Anticamera.
Uberto non interamente vestito, e Vespone di lui servo, poi Serpina.

 Q 

Uberto, Vespone

 
[Aria]

 N 

UBERTO

Aspettare e non venire,  

stare a letto e non dormire,

ben servire e non gradire,

son tre cose da morire.

Fogli partitura

 
Recitativo

 

Questa è per me disgrazia;  

son tre ore che aspetto, e la mia serva

portarmi il cioccolatte non fa grazia,

ed io d'uscire ho fretta.

O flemma benedetta! Or sì, che vedo

che per esser sì buono con costei,

la causa son di tutti i mali miei.

(chiama Serpina vicino alla scena)

Serpina... Vien domani.

(a Vespone)

E tu altro che fai?

A che quieto ne stai come un balocco?

(Vespone cerca scusarsi)

Come? che dici? eh sciocco! Vanne, rompiti

presto il collo. Sollecita;

vedi che fa.

(Vespone va dentro)

Vespone ->

 

Gran fatto! Io m'ho cresciuta  

questa serva piccina.

L'ho fatta di carezze, l'ho tenuta

come mia figlia fosse! Or ella ha preso

perciò tanta arroganza,

fatta è sì superbona,

che alfin di serva diverrà padrona.

Ma bisogna risolvermi in buon'ora...

e quest'altro babbion ci è morto ancora.

 

<- Serpina, Vespone

SERPINA

L'hai finita? Ho bisogno  

che tu mi sgridi? E pure io non sto comoda,

ti dissi.

UBERTO

(Brava!)

SERPINA
(a Vespone)

E torna! Se il padrone

ha fretta, non l'ho io, il sai?

UBERTO

(Bravissima!)

SERPINA
(a Vespone)

Di nuovo! Oh tu da senno

vai stuzzicando la pazienza mia,

e vuoi che un par di schiaffi alfin ti dia.

(batte Vespone)

UBERTO

Olà, dove si sta?

Olà, Serpina! Non ti vuoi fermare?

SERPINA

Lasciatemi insegnare

la creanza a quel birbo.

UBERTO

Ma in presenza del padrone?

SERPINA

Adunque

perch'io son serva, ho da esser sopraffatta.

Ho da essere maltrattata? No signore,

voglio esser rispettata,

voglio esser riverita come fossi

padrona, arcipadrona, padronissima.

UBERTO

Che diavol ha vossignoria illustrissima?

Sentiam, che fu?

SERPINA

Cotesto impertinente...

UBERTO
(a Vespone)

(accennando)

Queto tu...

SERPINA

Venne a me...

UBERTO

Queto, t'ho detto...

SERPINA

E con modi sì impropri...

UBERTO
(a Vespone)

Queto, queto... Che sii tu maledetto.

SERPINA

Ma me la pagherai.

UBERTO

Io costui t'inviai...

SERPINA

Ed a che fare?

UBERTO

A che far? Non ti ho chiesto

il cioccolatte, io?

SERPINA

Ben, e per questo?

UBERTO

E m'ha da uscir l'anima aspettando

che mi si porti?

SERPINA

E quando

voi prenderlo dovete?

UBERTO

Adesso. Quando?

SERPINA

E vi par ora questa? È tempo ormai

di dover desinare.

UBERTO

Adunque?

SERPINA

Adunque?

Io già no 'l preparai

voi di men ne farete,

padron mio bello, e ve ne cheterete.

UBERTO

Vespone, ora che ho preso

il cioccolatte già

dimmi: «Buon pro vi faccia e sanità.»

(Vespone ride)

SERPINA

Di chi ride quell'asino?

UBERTO

Di me, che ho più flemma d'una bestia.

Ma bestia non sarò,

più flemma non avrò,

il giogo scuoterò,

e quel che non ho fatto alfin farò!

 
[Aria]

 N 

(a Serpina)

Sempre in contrasti  

con te si sta.

E qua e là,

e su e giù

e sì e no.

Or questo basti,

finir si può.

(a Vespone)

Ma che ti pare?

Ho io a crepare?

Signor mio, no.

(a Serpina)

Però dovrai

per sempre piangere

la tua disgrazia,

e allor dirai

che ben ti sta.

(a Vespone)

Che dici tu?

Non è così?

Ma così va!

 
Recitativo

SERPINA

In somma delle somme per attendere  

al vostro bene io mal ne ho da ricevere?

UBERTO
(a Vespone)

Poveretta! la senti?

SERPINA

Per aver di voi cura, io, sventurata,

debbo esser maltrattata?

UBERTO

Ma questo non va bene.

SERPINA

Burlate, sì!

UBERTO

Ma questo non conviene.

SERPINA

E pur qualche rimorso aver dovreste

di farmi e dirmi ciò che dite e fate.

UBERTO

Così è, da dottoressa voi parlate.

SERPINA

Voi mi state sui scherzi, ed io m'arrabbio.

UBERTO

Non v'arrabbiate, capperi.

(a Vespone)

Ha ragione.

Tu non sai che ti dir? Va' dentro, prendimi

il cappello, la spada ed il bastone,

ché voglio uscir.

SERPINA

Mirate.

Non ne fate una buona, e poi Serpina

è di poco giudizio.

UBERTO

Ma lei

che diavolo vuol mai dai fatti miei?

SERPINA

Non vo' che usciate adesso,

gli è mezzodì. Dove volete andare?

Andatevi a spogliare.

UBERTO

E il gran malanno

che mi faresti...

SERPINA

Oibò, non occorre altro.

Io vo' così, non uscirete, io l'uscio

a chiave chiuderò.

UBERTO

Ma parmi questa

massima impertinenza.

SERPINA

Eh sì, suonate.

UBERTO

Serpina, il sai, che rotta m'hai la testa?

 
[Aria]

 N 

SERPINA

Stizzoso, mio stizzoso    

voi fate il borïoso,

ma non vi può giovare.

Bisogna al mio divieto

star cheto, e non parlare.

E... Serpina vuol così.

Cred'io che m'intendete,

dacché mi conoscete

son molti e molti dì.

S

Brano musicale ()

Sfondo schermo () ()

Fogli partitura

 
Recitativo

UBERTO

Benissimo.  

(a Vespone)

Hai tu inteso? Ora al suo loco

ogni cosa porrà vossignoria,

ché la padrona mia vuol ch'io non esca.

SERPINA

Così va bene.

(a Vespone)

Andate, e non v'incresca...

(Vespone vuol partire e poi si ferma)

 

Tu ti fermi? Tu guardi?

Ti meravigli, e che vuol dir?

UBERTO

Sì, fermati,

guardami, meravigliati,

fammi de' scherni, chiamami asinone,

dammi anche un mascellone,

ch'io cheto mi starò,

anzi la man allor ti bacerò...

(bacia la mano a Vespone)

SERPINA

Che fa... che fate?

 

UBERTO

Scostati, malvagia.

Vattene, insolentaccia. In ogni conto

vo' finirla. Vespone,

in questo punto trovami una moglie,

e sia anche un'arpia, a suo dispetto

io mi voglio casare.

Così non dovrò stare

a questa manigolda più soggetto.

SERPINA

Oh! qui vi cade l'asino! Casatevi,

che fate ben; l'approvo.

UBERTO

L'approvate?

Manco mal, l'approvò.

Dunque io mi caserò.

SERPINA

E prenderete me?

UBERTO

Te?

SERPINA

Certo.

UBERTO

Affé!

SERPINA

Affé.

UBERTO

Io non so chi mi tien...

(a Vespone)

Dammi il bastone...

tanto ardir!

SERPINA

Oh! voi far e dir potrete

che null'altra che me sposar dovrete.

UBERTO

Vattene figlia mia.

SERPINA

Voleste dir mia sposa.

UBERTO

O stelle! o sorte!

Oh! Questa è per me morte.

SERPINA

O morte o vita,

così esser dée: l'ho fisso già in pensiero.

UBERTO

Questo è un altro diavolo più nero.

 
[Duetto]

 N 

SERPINA

Lo conosco a quegli occhietti    

furbi, ladri, malignetti,

che, sebben voi dite no,

pur m'accennano di sì.

S

Fogli partitura

UBERTO

Signorina, v'ingannate.

Troppo in alto voi volate,

gli occhi ed io dicon no,

ed è un sogno questo, sì.

SERPINA

Ma perché? Non son grazïosa

non son bella e spiritosa?

Su, mirate, leggiadria,

ve' che brio, che maestà.

UBERTO

(Ah! costei mi va tentando;

quanto va che me la fa.)

SERPINA

(Ei mi par che va calando.)

Via, signore.

UBERTO

Eh! vanne via.

 

SERPINA

Risolvete.

UBERTO

Eh! Matta sei.

SERPINA

Son per voi gli affetti miei

e dovrete sposar me.

UBERTO

(Oh che imbroglio egli è per me!)

 

Fine (Parte prima)

Parte prima Parte seconda

[Sinfonia]

Anticamera.

Uberto, Vespone
 

[Aria]

Questa è per me disgrazia

Uberto
Vespone ->

Gran fatto! Io m'ho cresciuta

Uberto
<- Serpina, Vespone

L'hai finita? Ho bisogno

[Aria]

In somma delle somme per attendere

[Aria]

Benissimo. Hai tu inteso?

[Duetto]

 
Scena unica
Anticamera. Camera.
[Sinfonia] [Aria] [Aria] [Aria] [Duetto] [Aria] [Aria] [Duetto (a)] [Duetto (b)]
Parte seconda

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