Atto terzo

 

Scena prima

Campo aperto con padiglione e Guardie
Brimonte. Ermosilla, Floralba.

 Q 

Brimonte, Ermosilla, Floralba

 
[Recitativo]

 N 

 

BRIMONTE

Sanguinosa vittoria,  

allegrezza interrotta,

infelice trionfo. Abbiamo vinto,

ma l'arabo, signor, resta prigione;

troppo osò, troppo ardì, troppo inoltrossi.

ERMOSILLA

O che nuova pietate

va serpendomi al core

verso l'arabo re. L'ira s'ammorza,

compatirlo m'è forza.

BRIMONTE

Che non fe' Cloridaspe?

Alzò le stragi de' nemici, e diede

stupor all'armi. E contro l'inimico

portenti praticò, stancò la morte;

sei corsieri morir l'un dopo l'altro

sotto l'eroe feroce, in cui possente

centimano valor battea le schiere.

ERMOSILLA

Usimano, ora è tempo

di castigar te stesso, e in opre insigni,

illustrar l'armi, e meritar colossi.

A cotanto valore

io tesi insidie, e macchinai la morte?

E puote Amor col martellarmi il core

condurmi a esorbitar in tanto eccesso?

Con flagello di glorie

punirò me. Dalle venture genti

sarà esaltato d'Usimano il nome.

Scegli mille pedoni,

ed altrettanti cavalieri, e dona

l'onor a me d'esserne capo; e spera,

da questa spada mia

la libertà dell'arabo: consenti

elogi alla mia morte, e scegli un marmo

che mi sia o statua eccelsa, o tomba vile.

BRIMONTE

E chi sei tu, ch'alla fortuna mostri

sì generose sprezzature? Io vidi

te meraviglie oprar nella battaglia

contro le genti dell'armeno.

ERMOSILLA

Ignoto

avventuriere in questa guerra venni:

bramo ch'un'opra grande

mi palesi quel principe ch'io sono.

BRIMONTE

Teco verrò all'impresa.

ERMOSILLA

Serba il sangue

a periglio maggior; non vo' compagni,

ma seguaci all'acquisto del prigione.

FLORALBA

È principe costui

che sotto nome d'Ermosilla passa.

O cielo, o dèi, che sento?

BRIMONTE

Vo a far la scelta che da te si brama,

principe invitto, che ti credo tale,

andrai coll'opre a superar la fama.

ERMOSILLA

Nel risoluto core,

già la tromba mi suona,

alto genio gran cose in me ragiona.

Brimonte ->

 

Scena seconda

Ermosilla. Floralba. Vaffrino.

<- Vaffrino

 

ERMOSILLA

(Anima ti dilata  

a concepir speranze

di tua grandezza degne. A Cloridaspe

se darò libertà, sì come io spero,

l'obbligo suo ver me sarà tant'alto,

che potrò conseguire

gratitudini immense.

Discoprirò chi son: avrò da lui

cosa maggior di ciò, ch'a lui procuro.)

Vaffrin, come pugnasti?

VAFFRINO

Non mi degnai di tor la spada in mano,

ma la posi tra piedi,

ed alla strada tal ferita io diedi

ch'ella scampò, ma più di lei fuggii.

ERMOSILLA

Floralba, che ti senti?

FLORALBA

A me, che un anno fui,

compagna a te di servitù a Statira,

narra, signor, chi sei,

per non toglier a te gli ossequi miei.

ERMOSILLA

Son Usimano, principe d'Egitto.

VAFFRINO

Un che ha del mago, e tien del cabalista,

ti ricerca, signore,

ed è venuto al campo, per trovarti.

ERMOSILLA

Sarà costui Birsante.

Signor di Meroe, consiglier di stato,

carissimo a mio padre.

VAFFRINO

È un alchimista, un ceffo sciagurato;

va solo. Egli è grand'uomo?

Turpi fisionomie,

rappresentate pur le gran bugie.

ERMOSILLA

Ma chi sei tu Floralba?

FLORALBA

Io non lo so:

o rapita, o venduta,

in Persia son venuta,

Elissena la vecchia m'allevò,

ed a Statira, schiava, mi donò.

ERMOSILLA

Somigli al re d'Arabia.

FLORALBA

Egli ebbe una sorella,

ma fanciulla morì.

ERMOSILLA

Come lo sai?

FLORALBA

Nicarco, il general, così mi disse.

ERMOSILLA

Sta' meco in compagnia;

Vaffrino a te la raccomando.

VAFFRINO

Meco

ella sempre starà,

sarà dì lei quel che di me sarà.

FLORALBA

Ti obbedirò, signor, ma al re d'Arabia,

adorato da me, vorrei servire.

ERMOSILLA

Ami tu il re d'Arabia?

Principessa tu sei: te ne dà segno

simpatia sì sublime. Il ciel nell'alme

caratterizza alcuni segni. In noi

certi affetti e pensier non sono a caso;

le linee di tua fronte

segnano maestà, regio decoro.

Con un regnante concepir amori?

È mistero di scettro e di corona.

VAFFRINO

Floralba, il cielo te la mandi buona.

 

Scena terza

Brimonte. Ermosilla. Floralba. Vaffrino.

<- Brimonte

 

BRIMONTE

De' fanti, e cavalier sono le squadre  

preparate, signor, a' cenni tuoi;

poco lunge è il prigion. Vanne felice,

già lieta la fortuna,

prosperi eventi al tuo coraggio indice.

ERMOSILLA

Apparecchia Brimonte

stanza gioconda dell'Arabia al re,

o breve fossa a me.

Floralba mia, Vaffrino astuto, andiamo.

FLORALBA

Ti seguo, signor mio.

VAFFRINO

Andiam, verrò mal volentieri anch'io.

 

Ermosilla, Floralba, Vaffrino, Brimonte ->

 

Scena quarta

Spelonca orribile, ov'è prigione il re arabo.
Cloridaspe incatenato.

 Q 

Cloridaspe

 
[Aria]

 N 

Al carro trionfale  

dell'armeno superbo,

trofeo son divenuto.

Di sangue a costo la mia vita intende

di fortuna infedel l'empie vicende.

Discoronato re,

con le membra consumo le catene;

ogni mia luce in questo dì è sparita,

spirò la libertà, finì la vita.

 

 

Aria, patria comune,  

de gli umani respiri,

cortese, ma invisibile elemento,

grazia di pochi fiati ancor ti chiedo,

e da' favori tuoi prendo congedo.

Arabia, regno mio,

non mi serbo più in te ragione alcuna;

di te, poiché s'estingue il sangue mio,

instituisco erede la fortuna;

resta nella memoria di Statira,

fortunato mio nome,

io sarò tosto dal tiranno ucciso,

tu avrai cella felice in paradiso.

Mi riconcentro nell'abisso mio,

a dio, Statira...

 
 

Scena quinta

Campagna d'arme con antro.
Floralba. Vaffrino.

 Q 

Floralba, Vaffrino

 

FLORALBA

Oh che stragi, oh che morti, oh che ruine!  

Usimano, ch'è un fulmine di Marte,

alle genti d'Arabia ha dato; oh quali

eccessi di valor, che i sensi eccede,

oprò l'acuta, e folgorante spada.

VAFFRINO

Più ch'io servo alla guerra,

più pauroso divenir mi sento:

che cos'è la bravura?

Solamente io conosco la paura.

FLORALBA

Voglia il ciel, voglia il fato,

che, come il re d'Arabia

è rimasto prigione,

non vi rimanga ancora

Usiman. Elissena era pur meglio,

era pur meglio avvelenarmi. Io vivo,

né so più a chi; né so chi son; oh dèi,

di pietade una stilla

discenda a consolar i dolor miei.

VAFFRINO

Sento d'armi rumor; veggo Usimano

che torna vincitore.

FLORALBA

Veggo bandiere armene a terra stese,

sento gridi giocondi,

rotto è 'l nemico; e la vittoria è certa,

non veggo Cloridaspe, è forse estinto?

O me infelice, o misera, che giova

se Cloridaspe è morto, l'aver vinto?

 

Scena sesta

Usimano. Floralba. Brimonte. Vaffrino.

<- Ermosilla, Brimonte

 

ERMOSILLA
Usimano

Son ferito nel petto,  

pur questo braccio è offeso.

Stringimi la ferita,

Floralba mia gradita.

BRIMONTE

Principe invitto, all'opre tue non manca

altro che paragon, onde il tuo nome

nell'arte militar sovrasta a tutti.

E noi felici siamo

perché godiam di tua virtute i frutti.

FLORALBA

Ecco servito sei,

ti preservaro i dèi.

VAFFRINO

Me non si son degnati,

di preservar i numi,

mi preservò la fuga. O sommi dèi,

vivo molto obbligato a' piedi miei.

ERMOSILLA
Usimano

Forti commilitoni,

l'armi del re di Persia

impugnate da voi, da me assistite,

le insolenze nemiche han già punite;

questo è l'antro profondo

qui in catena Cloridaspe giace.

Ecco, squallido egli esce, e a noi se 'n viene,

piango le sue, piango le mie catene.

Brimonte ->

 

Scena settima

Usimano. Cloridaspe. Floralba. Vaffrino.

<- Cloridaspe

 
[Duetto]

 N 

 

ERMOSILLA
Usimano

Ermosilla già fui: servendo invano,  

Statira nel giardin l'ore perdei;

or lo strano girar de' casi miei

per liberarti, o re, mi fa Usimano.

IIº

La vita a te, la libertà perduta

e lo scettro, e la spada or io ridono

delle tre Arabie il diadema, il trono,

questo sangue, ch'io spargo, a te tributa.

CLORIDASPE

Usiman, che può dir un, che rinasce,

a chi la libertà, l'alma gli rende?

Tua cortesia, sé stessa sola intende,

e delle glorie sue s'adorna, e pasce.

IIº

Rivoluzion d'impenetrati cieli,

l'aspetto forma a tali avvenimenti,

tu riunisci in me nuovi elementi,

e gran prodigi all'alma mia riveli.

 
[Recitativo]

 N 

 

 

Grazie rendi a te stesso,  

che con opre immortali

le lingue opprimi, ed ammutisci i detti,

e da me liberato,

e, tua mercé rinato,

chiedi la vita, e 'l regno,

che tu ne sei ben degno.

ERMOSILLA
Usimano

Vivi a te stesso, e solo impera al regno,

chiedo solo Statira;

or tutte le ragion, che tieni in lei,

cedi, ti prego, a' desideri miei.

CLORIDASPE

Ahi, non immaginata amaritudine,

ahi contrasto d'amor, e gratitudine.

L'anima, che tu m'hai restituita,

come cosa ch'è tua, toglier mi puoi.

Lascia, ch'un mio sospiro,

possa al mio cor annunziar la morte.

Dà tempo alla fortuna,

che m'insegni a patir tanto dolore,

stupisci, che un vivente

lusinghi il suo sepolcro,

e a sua sostanza acceleri le polvi.

Cedo Statira a te,

e me medesimo di Statira io privo,

e nel dirti così

a me stesso già estinto io sopravvivo?

S'a le miserie umane,

empio destin non lacrimasti mai,

l'aspro rigor di tue durezze or frangi,

e per prodigio, a questa angoscia piangi.

ERMOSILLA
Usimano

Magnanimo, signore,

una così immortale cortesia,

in annali stellati,

da man celeste registrata fia.

FLORALBA

Risorgete speranze,

Statira è d'Usimano.

VAFFRINO

Sposi non mancheranno ancora a te;

ma s'Ermosilla è maschio,

deh dimmi Amore, e che sarà di me?

Andiamo a Dario omai.

Ermosilla, Cloridaspe ->

 

Scena ottava

Birsante. Floralba. Vaffrino.

<- Birsante

 

BIRSANTE

Damigella gentile,  

se il cielo i voti tuoi renda felici,

dimmi se qui d'intorno

udisti nominar del re d'Egitto

il figliolo Usimano.

FLORALBA

Se per questo sentier tu t'incammini,

Usiman troverai.

BIRSANTE

Dopo un anno ch'io il cerco,

tempo sarà che lo ritrovi omai.

VAFFRINO

Il tuo padrone, per sciagura mia,

di damigella s'è cangiato in uomo.

S'ei tornasse una donna,

come sarei felice.

BIRSANTE

Faceto moro, se in Egitto vieni,

farò che il re ti faccia protomimo.

VAFFRINO

Protomimo un mio pari?

FLORALBA

Che vuol dir protomimo?

BIRSANTE

Il primo promotor del riso altrui,

che mantiene gioconde le persone.

VAFFRINO

Di' alla prima buffone! Orsù, partiamo.

Floralba, Birsante, Vaffrino ->

 
 

Scena nona

Giardin regio.
Statira. Elissena.

 Q 

Statira, Elissena

 
[Aria]

 N 

STATIRA

Lontananza,    

la notomia di questo cor tu fai.

La speranza,

per colpa tua si va struggendo in guai;

colpo di morte men acuto punge,

che stral d'amor, quando il suo bene è lunge.

Oh dio, che fa, che pensa

il mio signore, e re,

qual accidente spande

sopra di lui la sorte?

Ohimè, fors'è ferito,

forse è prigion, forse è vicino a morte.

Lontananza,

la notomia di questo cor tu fai.

La speranza,

per colpa tua si va struggendo in guai;

colpo di morte men acuto punge,

che stral d'amor, quando il suo bene è lunge.

Pallido attenuato,

in fantasia mi sta,

quell'amato sembiante,

mi par vedere afflitto;

ohimè, forse languisce,

forse non ha soccorso, ed è trafitto.

S

Sfondo schermo () ()

 
[Recitativo]

 N 

 

ELISSENA

L'arte d'indovinar la verità,  

consiste in pensar male;

ma però ti consola,

che donnesca bellezza e leggiadria,

anco ridotta agli ultimi partiti,

non può patir penuria di mariti.

Se l'arabo ti manca, troverai

cento competitori,

vedrai dal tuo bel volto,

a mille a mille sfavillar gli amori.

STATIRA

Se perdo Cloridaspe,

sacrare io voglio mia verginità,

a Pallade, a Diana;

e professare eterna castità.

ELISSENA

L'elleboro è potente medicina,

per sanar questo male, o figlia mia;

tu patisci un principio di pazzia.

 
[Aria]

 N 

Quante son le donzelle,  

che per forza son tali?

Fresche, leggiadre, e belle,

ma disperate vergini vestali,

nel traffico d'Amor merci fallite,

in prurigine eterna seppellite.

Non rifiutar la mensa,

di cibi saporiti,

per cercare in dispensa

i rimasugli fracidi e sciapiti.

È di noi donne l'instituto antico:

uccellar destramente al beccafico.

 
[Recitativo]

 N 

 

STATIRA

Andiam verso la porta,  

ch'al palagio real porge l'uscita;

manderem per sapere,

se avviso alcuno s'ha della mia vita.

ELISSENA

Come a te piace; andiamo.

 

Statira, Elissena ->

 

Scena decima

Bosco tutto.
Cloridaspe.

 Q 

Cloridaspe

 

 
(solitudine)

Non son più Cloridaspe,  

son l'odio di me stesso. Ira del cielo,

la pena son del sacrilegio mio;

il beneficio altrui,

mi sottragge da morte,

io divenuto a me coltel, veneno,

l'anima, o dio, mi sviscero dal seno.

Liberator spietato,

benefattor dannoso,

fautor omicida,

medico pestilente,

in calice d'amara cortesia,

sotto color d'una felice sorte,

con un sorso infernal bevo la morte;

mentre professo immacolata fede

solo a colei, che a sue bellezze indìa,

tirannamente resto

sforzato a rinnegar l'anima mia.

Cedei Statira? O dèi, svenai me stesso:

io trafissi? io distrussi? io sviscerai

il mio cor, la mia vita, il sangue mio?

Di sì penosi guai l'autor son io?

Teco destin crudel, teco la voglio,

tu, tu mi brami oppresso,

ma fai che da me stesso,

vien la necessità del mio cordoglio,

mentre m'incalzi a tormentoso fine,

mi formi il promotor di mie rovine;

infausta mia corona,

delle tre Arabie imperatrice altera,

lunge dal capo mio vanne raminga,

di tutti i giorni miei quest'è la sera.

Statira a dio, questa giornata oscura

chiuderà il varco al mio respiro indegno

se in Persia, o cara, ho trascurato il regno,

dammi in Persia, o mio ben, la sepoltura.

Cloridaspe ->

 

Scena undicesima

Birsante. Usimano.

<- Birsante, Ermosilla

 

BIRSANTE

No, che non è da principe quest'atto,  

d'aspra necessità con l'armi acute

violentar altrui?

Tu privi il re d'Arabia

della pretesa, ed adorata moglie?

Dario che ne dirà?

Vorrà un egizio in Persia,

così alla cieca successor del regno?

Statira, che farà?

Abolirà in istante

l'amor di Cloridaspe?

Seminari di lite

son le nozze rapite.

Matrimoni sforzati

son inferni incarnati.

Torno or ora in Egitto

a portar quest'annuncio al rege afflitto.

ERMOSILLA
Usimano

Ferma, Birsante, ferma;

le mie ragioni ascolta.

BIRSANTE

Non parlar di ragioni,

i principi padroni della forza

non badano a ragion, quando si tratta

serbar il proprio, o l'acquistar l'altrui.

Ma nell'altre occorrenze

delle sue proprie leggi il prence è servo,

il mal impera a' popoli soggetti

chi non sa comandar a' propri affetti.

Altro è pubblico scettro,

altro è voglia privata.

Non metter la corona,

su la testa al capriccio,

principe forestiero in casa altrui.

Urta in secche infelici,

in tempeste crudeli, in duri scogli,

chi corsaro si fa dell'altrui mogli.

ERMOSILLA
Usimano

Senza Statira io respirar non posso.

BIRSANTE

Impossibili, vani, e impropri a' grandi.

ERMOSILLA
Usimano

Inimico sarò della mia vita?

BIRSANTE

Chi ha senno al capo, non ha strali al core.

ERMOSILLA
Usimano

Avrò gettato i passi, il tempo, e 'l sangue?

BIRSANTE

Per far giustizia, ogni dispendio è poco.

ERMOSILLA
Usimano

Amor appresso te non trova scusa?

BIRSANTE

Ragion appresso te non trova loco?

ERMOSILLA
Usimano

Vicine ho le mie glorie.

BIRSANTE

Anzi, i tuoi precipizi.

ERMOSILLA
Usimano

Il tempo aggiusta, appiana, opera tutto.

BIRSANTE

L'infamia può bruttar secoli, e tempi,

adempisci i tuoi sensi, io partir voglio.

ERMOSILLA
Usimano

Non partir, cedo a te: farò a tuo modo.

BIRSANTE

Vattene a Cloridaspe,

ridonagli Statira e in questi boschi

rimanga il fatto seppellito, e muto.

ERMOSILLA
Usimano

Floralba a poco a poco a morte vai.

BIRSANTE

Veggo del vero lume aperti i rai.

Ecco il re; nascondiamci.

 

Scena dodicesima

Birsante. Usimano. Cloridaspe.

<- Cloridaspe

 

CLORIDASPE
(solitudine)

Romitaggio solingo,  

casa disabitata a re mendico,

in te del viver mio fo punto all'ore,

e non merta pietà

chi con le proprie mani s'è tratto il core,

e dispiacer non dée la cecità,

a chi con sensi sconsigliati, e sciocchi,

per donarli ad altrui, si leva gli occhi.

BIRSANTE

Vedi là l'angoscioso. Adesso è il tempo,

d'immortalar te stesso,

alza i pensieri,

all'auge delle glorie ecco il trionfo.

Sani omai nel tuo core,

balsamo di ragion, piaga d'Amore.

ERMOSILLA
Usimano

Ch'io rifiuti Statira?

Che all'altar di quel volto

faccia ribelli i sacrifici miei?

BIRSANTE

Serva della viltà, l'anima tua sarà;

chi da virtù non tiene il senso domo,

sente di plebe, e non arriva all'uomo.

ERMOSILLA
Usimano

Scendesti così tosto,

alto signor da maestà di re?

Te stesso cerco in te,

ma tu già peregrin dal proprio volto

ti se' all'angoscie, e allo squallor rivolto;

Cloridaspe gran re?

Deh rivolgiti a me.

CLORIDASPE

Fui Cloridaspe sì,

ma tramontò il mio dì.

E quel che fu, non è

da' numeri bandito,

ne gli abissi del nulla è seppellito.

ERMOSILLA
Usimano

Signor, l'essere un re

è il più piccolo pregio, che sia in te;

tutti i titoli eccede tua virtù,

tua grandezza consiste in esser tu.

Liberale cedesti

Statira ad Usimano.

Trionfar tu sapesti

d'un affetto fatale, e sovrumano.

Or io Statira a te cedo, e ridòno,

illibata donzella,

unica principessa.

In que' begl'occhi d'ogni luce adorni,

con beato seren perpetua i giorni.

CLORIDASPE

Nel cederti Statira,

cedei la vita delle parche in mano,

or me stesso perduto appena trovo

in un esser confuso,

di cenere gelato, e d'ombra errante,

incapace di bene

con moribondo piè stampo le arene.

ERMOSILLA
Usimano

Accetta quella gemma,

che all'aurea tua virtù produsse Amore;

non ricusar da principe obbligato,

sì prezioso dono.

Statira è tua: se morto sei, rinasci

a paradiso offerto,

e con la reggia, omai cangia il deserto.

CLORIDASPE

Dammi la destra, o amico,

sostenetemi entrambi,

e del rinascer mio,

a giornate novelle,

giurate pur la verità alle stelle.

Giove al nascer mi diè sola una vita.

Usimano, da te ne ho avute due:

una dalla tua spada,

l'altra dal tuo magnanimo consenso,

che mi rende Statira;

incolpa tua modestia,

se lodato non sei,

ogni nome minor d'un nume è poco

a tue grand'opre. Intanto

parte gli ossequi suoi

tra il sommo Giove, e te, l'anima mia.

ERMOSILLA
Usimano

Andiamo a Dario omai.

CLORIDASPE

Andiamo, e tutti i dèi vengan con noi.

Ermosilla, Cloridaspe, Birsante ->

 

Scena tredicesima

Vaffrino.

<- Vaffrino

 
[Aria]

 N 

Oh volesse il destino,  

che il complimento, cortigiano giotto,

metter facesse la mogliera al lotto;

se a dadi, o a sbaraglino

si potesser giocare i matrimoni,

rido si farian tutti i cantoni.

IIº

Dar a cambio denari,

usure suol fruttar doviziose,

più giovarebbe il dar a cambio spose.

O che guadagni cari,

senza tanto versar sopra i puntigli,

ogni casato abbonderebbe in figli.

IIIº

E, se d'un padre solo,

nasce posterità di buon talento,

che saria poi, se avesse padri cento?

Or m'incammino a volo

ad ammogliarmi in qualche Bradamante,

e trafficarla a cambio del contante.

 

Vaffrino ->

 

Scena quattordicesima

Reggia di Dario.
Dario. Tersandro. Messo.

 Q 

<- Dario, Tersandro, Messo

 

DARIO

Curioso pensiero, impaziente,  

ogni riposo da quest'alma esclude,

poco lontano è il campo,

e non perviene ancora avviso alcuno.

TERSANDRO

Pur anch'io verso in numerar momenti,

attendendo novelle, e mal non temo.

MESSO

Rallegrati, signor, gioconda il seno

di letizia sublime. Il re d'Arabia,

che alle battaglie, e alle vittorie è nato,

sin ne gli alloggiamenti

delle nemiche genti, ha posto il ferro,

gl'eserciti ha svenati, acceso ha il foco

nel bagaglio real nei padiglioni,

nella virtù guerriera,

ha lasciati di vista i paragoni.

Ferito lievemente, egli è rimasto

prigione dell'armeno;

ma un forte avventurier principe ignoto,

con due mila de' nostri

datigli da Brimonte,

è volato al nemico; e impetuoso

sbaragliate le squadre,

atterrati i ripari,

sforzate le trincee, rotte le genti,

l'arabo ha liberato.

E tosto ritornar tutti vedrai

di glorie ricchi, e delle spoglie onusti.

DARIO

Cieli, son l'opre vostre,

indirizzate a beare i voti miei;

io già di voi mi dolsi,

di gioia or sopraffatto,

i lamenti mortifico, e ritratto.

Iracondo calor, che già m'accese,

bestemmiator mi rese,

da' favori confuso,

sotto flagel di grazie or io m'accuso.

T'eleggo cavaliero,

e nel persico seno,

almirante sarai,

all'armata naval comanderai.

Ma chi s'intende, o si discorre almeno,

che sia l'avventuriero?

MESSO

Brimonte no 'l conosce; è giovinetto,

né sul mento l'età nubi ingerisce.

L'elmo non lascia rimirar la fronte.

Par ch'egli rassomigli una donzella,

che testé nel giardin servì a Statira.

DARIO

Un di voi vada ad avvisar Statira;

e la conduca qui.

Messo, Tersandro ->

 

Scena quindicesima

Cloridaspe. Dario.

<- Cloridaspe

 

CLORIDASPE

In virtù del tuo nome,  

signor ch'all'armi tue, prodezze spira,

dell'armeno tiran, ruppi le squadre,

lieve punta ferimmi: e 'l sangue mio

corse ad imporporar per mio decoro,

di questa fronte, il sudor vivo. Ho vinto.

Non avrà più la Persia

disturbi dall'armeno violente,

ch'è rimasto senz'armi, e senza gente.

DARIO

Da questo abbracciamento,

imperlato di lacrime, ricevi,

alto re del mio cor gl'obblighi muti.

È gloria del tuo merto,

la mia confusion. Parleran l'opre,

della mia gratitudine immortale.

Qualche purgato, e peregrino inchiostro

rugiada della fama,

che nodrisce all'onor perpetui fiori,

balsamo, che presenta

le memorie da gl'anni,

succo predestinato,

ad eternare in terra i nomi, e l'opre

de gl'eroici tuoi gesti, e de' costumi,

scriverà lunghe istorie alti volumi.

CLORIDASPE

Serba queste parole preziose,

e formin aureo intaglio in pario marmo

che l'ossa mie racchiuda, anzi ravvivi.

Colà dentro interrate le mie polvi,

giurate sian dall'universe genti,

di decoro trofei non della morte.

Lode, che vien da lodator lodato,

di tesoro sovran regala il merto,

ed oppone al sepolcro un cielo aperto.

 

Scena sedicesima

Dario. Statira. Cloridaspe.

<- Statira

 

DARIO

Statira, è giunto il dì, che a Cloridaspe  

tu renda grazie d'opre in nome mio.

Da te sublime re conosco il regno,

a te con mia Statira ora lo dono.

Privata vita, amerò meglio. E gl'anni

possederò così forse più lunghi;

re vissi a gl'altri, in mille cure oppresso,

privato, in pace viverò a me stesso.

CLORIDASPE

La sposa accetto, il regno non rifiuto,

ma sia tuo sin che vivi. E vivi sempre.

DARIO

Quest'aureo scettro a te rinuncio al dono

in riguardo al tuo merto,

e d'ogni azione mia la più sublime;

dell'uman, del regal trascendo il modo,

e sei tu causa, che me stesso io lodo.

CLORIDASPE

E come re di Persia, e re d'Arabia,

della tua maestà m'umilio al trono,

e sopra me medesimo io ti corono.

STATIRA

Ho sospirato in tempestosi orrori,

dolce dell'alma mia porto felice,

a te giungo, in te godo,

avvinta, e stretta in un perpetuo nodo,

fatta è cor la mia lingua,

palpita, non ragiona;

ma sia core, o sia lingua a te si dona.

CLORIDASPE

Nel ciel del tuo bel volto,

l'amorosa mia febbre oblia sé stessa.

Fui prigion, fui ferito,

a patir tanti casi, un cor fu poco;

novelle glorie ad influirmi invoco.

Son da tanti accidenti,

complicati, e diversi,

combattuto, e confuso,

che quasi d'ogni senso ho perso l'uso.

 

Scena diciassettesima

Usimano. Statira. Dario. Elissena. Cloridaspe. Floralba.

<- Ermosilla, Elissena, Floralba

 

ERMOSILLA
Usimano

A' tuoi piedi, o Statira, o Dario, inchino,  

con le ginocchia il cor, le voci, e l'uso.

Son Usiman d'Egitto, amor per fama

di Statira mi accese. Io qui vestito

da donzella servii, finto Ermosilla;

scoperto poi, tra Cloridaspe, e lei,

ardente affetto, disperato andai,

ove la sorte incamminò miei passi.

Liberai Cloridaspe di prigione;

ed a Nicarco, che oltraggiommi, il ferro

gl'ardimenti domò, gl'orgogli oppresse.

Del giardin penetrato

chiedo perdon, se dove amor comanda

l'obbedire è peccato.

DARIO

Levati, prence glorioso, e nosco,

godi tranquillità dopo gli affanni.

Cloridaspe da te tolto di mano

all'armeno crudele,

ogni tua colpa fa innocenza.

ELISSENA

Anch'io

mi getto ai piedi vostri, e perdon chieggio.

Nicarco allor, che tu d'Arabia o re

moribondo giacevi già molt'anni,

rubò Lindaura, e la volea per moglie,

se tu morivi, e pretendeva il regno.

Ma, risanata poi la tua persona,

Nicarco a me donò Lindaura, e disse

che la tenessi occulta; e di Floralba

l'imposi il nome, e per timore io tacqui.

A Statira donai serva Floralba;

ella è Lindaura principessa, e suora

di te gran Cloridaspe.

Dona signor cortese,

se tu vuoi far un parallelo ai dèi,

alla clemenza tua gli errori miei.

CLORIDASPE

Principe egizio, la tua mano irata

tolto ha dal manigoldo, il generale,

troppo onorasti d'un fellon, la morte.

Man regale, che svena,

immortala l'ucciso.

Scopri il petto, o donzella,

ond'io possa veder l'astro fatale,

della casa d'Arabia contrassegno.

FLORALBA
Lindaura

Ecco il seno, e la stella,

in mio favor la verità favella.

CLORIDASPE

Lindaura mia t'abbraccio,

e di dolcezza io piango. Alzati o vecchia.

ERMOSILLA
Usimano

Arabo re, la tua sorella in moglie

dona a me. Sia l'Egitto

unito eternamente,

dell'Arabia ai tre regni. E 'l vasto Nilo

con dubbio corso, equivocando fede,

a' tuoi regni, ed a' miei

con labbra di cristal ribaci il piede.

CLORIDASPE

Lindaura è tua. La libertà mi desti,

io la suora ti dedico, e ti dono.

FLORALBA
Lindaura

A te mio sposo giuro fede; sia

Giove il nostro imeneo; da questo die,

comincino felici

a radicarsi in te le glorie mie.

 
[Insieme]

 N 

TUTTI

Viva Dario, Statira, e Cloridaspe,  

Usimano, Lindaura,

Arabia, Persia, Egitto,

e sia di tutti il glorioso nome

in adamante impresso, in oro scritto,

ed in ogn'alma sempre, e in ogni core

abbia fede la pace, e regno Amore.

 

Fine (Atto terzo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Campo aperto con padiglione.

Brimonte, Ermosilla, Floralba
 

[Recitativo]

Sanguinosa vittoria

Ermosilla, Floralba
Brimonte ->
Ermosilla, Floralba
<- Vaffrino

Anima ti dilata

Ermosilla, Floralba, Vaffrino
<- Brimonte

De' fanti, e cavalier sono le squadre

Ermosilla, Floralba, Vaffrino, Brimonte ->

Spelonca orribile.

Cloridaspe
 

(Cloridaspe incatenato)

[Aria]

Aria, patria comune

Campagna d'arme con antro.

Floralba, Vaffrino
 

Oh che stragi, oh che morti, oh che ruine!

Floralba, Vaffrino
<- Ermosilla, Brimonte

(Ermosilla rivelata come Usimano)

Son ferito nel petto

Floralba, Vaffrino, Ermosilla
Brimonte ->
Floralba, Vaffrino, Ermosilla
<- Cloridaspe

[Duetto]

[Recitativo]

Grazie rendi a te stesso

Floralba, Vaffrino
Ermosilla, Cloridaspe ->
Floralba, Vaffrino
<- Birsante

Damigella gentile

Floralba, Birsante, Vaffrino ->

Giardino regio.

Statira, Elissena
 

[Aria]

[Recitativo]

L'arte d'indovinar la verità

[Aria]

[Recitativo]

Andiam verso la porta

Statira, Elissena ->

Bosco tutto.

Cloridaspe
 

Non son più Cloridaspe

Cloridaspe ->
<- Birsante, Ermosilla

No, che non è da principe quest'atto

(Birsante e Ermosilla si nascondono)

Birsante, Ermosilla
<- Cloridaspe

Romitaggio solingo

Ermosilla, Cloridaspe, Birsante ->
<- Vaffrino

[Aria]

Vaffrino ->

Reggia di Dario.

<- Dario, Tersandro, Messo

Curioso pensiero, impaziente

Dario
Messo, Tersandro ->
Dario
<- Cloridaspe

In virtù del tuo nome

Dario, Cloridaspe
<- Statira

Statira, è giunto il dì, che a Cloridaspe

Dario, Cloridaspe, Statira
<- Ermosilla, Elissena, Floralba

(Ermosilla rivelata come Usimano)

A' tuoi piedi, o Statira, o Dario, inchino

[Insieme]

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima
Giardino tutto. Città. Giardino. Campo aperto con padiglione. Spelonca orribile. Campagna d'arme con antro. Giardino regio. Bosco tutto. Reggia di Dario.
[Recitativo] [Aria] [Aria] [Recitativo] [Duetto] [Aria] [Recitativo] [Duetto] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Aria] [Recitativo e Aria] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Duetto] [Recitativo] [Recitativo] [Aria] [Aria] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Aria] [Recitativo e Aria] [Aria] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Aria] [Duetto] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Aria] [Insieme]
Prologo Atto primo Atto secondo

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