Atto primo

 

Scena prima

Campagna con veduta in lontananza di collinette, e padiglioni, sotto de' quali sta dormendo l'esercito persiano; cielo stellato con luna piena.
Oronte.

 Q 

esercito persiano, Oronte

 

 

Notte notte serena  

tesoriera di pace

quante brillano in ciel lucide stelle

son custodi discrete

dalla permessa quiete

ma per me sol non hanno

il solito poter, se il cor amante

non conosce riposo un solo istante.

 

Ho di selce la costanza  

son di marmo fra martiri

mi dà vita la speranza

e respiro con sospiri.

Ho di selce la costanza

son di marmo fra martiri.

Non procuro di gioire

mi son dolci le catene

non ricuso di soffrire

e son grate a me le pene.

Non procuro di gioire

mi son dolci le catene.

 

 

Ma qual fiero rimbombo  

di bellicose trombe

mi percuote l'udito? Oh ciel che miro?

Il nemico in battaglia; olà guerrieri

apprestate ben tosto elmi, e destrieri.

 

Scena seconda

Si vedono tutte quelle collinette, coperte dall'esercito de' Macedoni, che con lenta marcia sfilano alla volta de' Persiani, Alessandro alla testa de' suoi soldati, Oronte che sveglia il campo di Dario.
Alessandro, e Oronte.

<- Alessandro, esercito macedone

 

ALESSANDRO

Invitti guerrieri  

al suon della tromba

volate a pugnar,

sui vostri cimieri

la fama rimbomba

vi porge l'acciar.

Invitti guerrieri

al suon della tromba

volate a pugnar.

 

 

Già del gran Tauro monte  

le radici premete,

e già del perso a fronte

la pugna, e la vittoria in un stringete,

spargon sul vostro crin Marte e Bellona

i verdi lauri, e ve ne fan corona.

 
Si getta Alessandro in mezzo a' nemici, ed Oronte gli va incontro, onde attaccatisi fierissima zuffa dopo lungo combattimento resta la vittoria alli Macedoni, i quali trovato il bellissimo carro di Dario vi mettono sopra Alessandro corteggiandolo con varie spoglie dei nemici.
 

ALESSANDRO

Poiché avete vaghe stelle  

dato luce al mio valor,

per far chiare opre sì belle

voi cedete al sol, l'onor.

Poiché avete vaghe stelle

dato luce al mio valor,

per far chiare opre sì belle

voi cedete al sol, l'onor.

Poiché Cinzia col suo lume

al trionfo mi guidò

si nascose, e al biondo nume

le mie pompe consegnò.

Poiché Cinzia col suo lume

al trionfo mi guidò

si nascose, e al biondo nume

le mie pompe consegnò.

 
Alessandro parte sopra il carro tirato da Mori col seguito di molti Prigionieri persiani.

Alessandro, esercito persiano, esercito macedone ->

 

Scena terza

Oronte solo.

 

 

Crudo cielo, empio fato, inique stelle,  

voi fabbre di ruine

colme d'odi, e furori

i trionfali allori

toglieste dal mio crine

rotando a' danni miei sempre rubelle.

Crudo cielo, empio fato, ingrate stelle,

re trafitto, onor perduto

son le furie del cor mio;

ma dolor più acerbo, e rio

è lasciare il suo tesoro,

ho perduto Statira, e pur non moro.

Oronte ->

 
 

Scena quarta

Padiglione di Dario con letto, Statira che piange genuflessa accanto al cadavere del padre.
Statira.

 Q 

Statira

 

 

Dario mio re, mio genitor mia pena,  

tu così m'abbandoni?

Così lasci Statira

e qual tragica scena

per vincer mia costanza

voi mi porgete o numi?

Il regno è già perduto,

esangue il padre, i sudditi svenati.

E, che sperar mi resta

misera principessa

vedova d'ogni ben, colma di pianto?

Di catene servili

cingerò il piè, saranno

esca le mie bellezze

di lascivo tiranno, ah! fiera sorte

per fine a tanto duol dammi la morte.

 

Si che la morte invoco,  

morte deh vieni a me,

tu sola a tanti guai

il termine darai,

e di fortuna il gioco

vincer saprò con te.

Si che la morte invoco,

morte deh vieni a me.

 

Scena quinta

Demetrio, e Perinto con Soldati, e Statira in atto melanconico.
Demetrio, Perinto, Statira.

<- Demetrio, Perinto, soldati

 

PERINTO

Io non son di quei campioni  

tanto pazzi per l'onor,

mi dilettano i borsoni,

son nemico del rumor.

Io non son di quei campioni

tanto pazzi per l'onor.

 

 

Mira signor che nobil giovinetta  

quella è preda per te più bella assai

della vaga Campaspe a me rassembra.

DEMETRIO

Il volto di Campaspe

è del sole l'imago,

unico in mezzo agl'astri, ed il più vago

con soavi catene

amici il nobil piede

solleciti stringete,

e sì bella cattiva

al domator del mondo oggi porgete.

 

Consolati non piangere,  

che frangere

potrai l'aspro destin,

per vincere ogni cor

l'arco del dio Amor

si forma col tuo crin.

Consolati non piangere,

che frangere

potrai l'aspro destin.

 

STATIRA

Al duol si è reso immobile  

il nobile

benché trafitto sen,

con perfide ritorte

non sa perversa sorte

far l'alma venir men.

Al duol si è reso immobile

il nobile

benché trafitto sen.

 

 

Duce acconsenti almeno  

che insepolto alle fiere

quivi non resti il genitore amato

che non è gloria tua l'esser spietato.

DEMETRIO

È Dario forse.

STATIRA

Un sì gran prence

merta ogni ossequio, e tu real signora

scusa s'io non disciolgo

il piè dalle catene.

A me eseguir, a te soffrir conviene.

 

PERINTO

Son di genio allegro, e raro  

né fo torto a gioventù,

seguo il dolce e non l'amaro

cerco quel che alletta più.

Son di genio allegro, e raro

né fo torto a gioventù.

Perinto ->

 
 

Scena sesta

Sala regia.
Campaspe sola.

 Q 

Campaspe

 

 

Quivi il grande Alessandro  

carico di vittorie

suol posar sul mio grembo il capo altero,

quivi il Marte guerriero,

con placido riposo

chiama il genio amoroso

giunge amor, e lo punge

egli si duole, e mentre

dell'audace fanciul tenta il castigo

se n' vola altrove il faretrato dio.

Sì che vinto si piomba in seno mio.

 

Beltà che piace  

a cor di gelo

comparte ardor,

di questa face

ardon nel cielo

i numi ancor.

Beltà che piace

a cor di gelo

comparte ardor.

Volto, che alletta

dal ciglio arciero

vibra lo stral,

dolce saetta,

colpo severo,

piaga mortal.

Volto, che alletta

dal ciglio arciero

vibra lo stral.

 

Scena settima

Apelle, ed Oronte travestito d'armeno.

<- Apelle, Oronte

 

APELLE

Compatisco il tuo caso Elvio innocente  

ma non temo.

ORONTE

La sorte

mi spinse ver Damasco.

Mentre Alessandro il vincitor del mondo

Dario sconfisse, e appena

salvai la vita.

APELLE

Mia sarà la cura

di tua salute.

ORONTE

Ancora.

APELLE

Che!

ORONTE

Sospiro.

APELLE

La libertà.

ORONTE

Non questo.

APELLE

Le perdute ricchezze?

ORONTE

Esser ammesso

ad inchinar Statira

perciò quest'alma mia solo sospira.

APELLE

Difficile è l'impresa.

ORONTE

E chi te 'l vieta?

APELLE

D'Alessandro la cura

mentre già fatto di Statira amante

sua sposa, e sua regina

oggi far la destina.

CAMPASPE

Che reina, che sposa?

APELLE

Scusa bella Campaspe

l'error del guardo.

CAMPASPE

Omai

svelami qual reina

qual sposa si destina al seno d'Alessandro.

APELLE

Opra fu questa

del sagace pensier, che te desia,

innalzai le bellezze

della vaga straniera,

e con felice evento

al nuovo foco intento

Statira a lui, Campaspe a me.

CAMPASPE

Che ascolto?

Empio son questi i segni

dell'amor, della fé, che mi giurasti?

ORONTE

(Discordie fortunate.)

APELLE

Anzi perché t'adoro

opro in tal guisa.

CAMPASPE

Ascolta

da me, da questo core

vendetta aspetta, e non sperar amore.

APELLE

Perché?

CAMPASPE

Già son di scoglio

a chi mi toglie, e la corona e il soglio.

APELLE

D'Alessandro alle piante

tornerò supplicante

parlerò di Campaspe

rigetterò Statira.

ORONTE

(Innamorato cor omai respira.)

CAMPASPE

Vanne, che questo solo

può frenar il mio sdegno

e vincer il rigor, ch'in me s'aduna

spera sol con virtù, tempo, e fortuna.

 

Spezza l'arco cieco dio  

se non hai d'oro lo strale

nel mio petto

vile affetto

non può far colpo fatale.

Spezza l'arco cieco dio

se non hai d'oro lo strale.

Campaspe ->

 

Scena ottava

Oronte, Apelle.

 

ORONTE

A me confida il tutto  

e se giunger mi fai

di Statira all'aspetto

di renderti felice io ti prometto.

APELLE

Che puoi far.

ORONTE

Quanto brami.

APELLE

Eh nulla spero.

ORONTE

Imprudente è il pensiero.

APELLE

Palesami in qual modo

mi voi render felice.

ORONTE

Dall'effetto il vedrai, più dir non lice.

 

Mai non cede saggio cor  

al dolor

e trionfa del destin,

quando ride il ciel sereno

gode ancor timido seno,

e sol ha nome di forte

della sorte

chi disprezza il biondo crin.

Mai non cede saggio cor

al dolor

e trionfa del destin.

Oronte ->

 

Scena nona

Apelle solo.

 

 

Sperar in che mi resta,  

se per vincer Campaspe

devo far, che sia d'altri il mio tesoro?

Al re, mentre la chiedo ella si sdegna

la perdo col tacere, onde l'offendo,

e parlando, e tacendo,

 

1  

Mi consiglio col mio core

ed il cor dubbioso sta.

Non ho certo, che il dolore

dell'oppressa libertà.

Mi consiglio col mio core

ed il cor dubbioso sta.

2

Cerco invano dal pensiere

il ripiego per gioir

s'il parlare, ed il tacere

mi condannano a soffrir.

Cerco invano dal pensiere

il ripiego per gioir.

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Apelle ->

 
 

Scena decima

Carcere nella quale si vede il cadavere di Dario con una catena al piede, numero grande de' Soldati persiani d'intorno fra ceppi, Statira con un abito nero in atto lagrimosa.
Statira sola.

 Q 

soldati persiani, Statira

 

 

Così si tratta un re cieli, e pur siete  

gli stessi, ch'altre volte

libraste sovra il capo de' tiranni

nembi di giusti affanni

questa è la pompa? E queste,

oltraggiose catene

compongono l'esequie

al monarca persiano?

Alessandro inumano

crudel Demetrio, e assai di voi più crudo

crudelissimo fato.

Chi v'insegnò tiranneggiar gl'estinti,

e stringere tra lacci

chi per fuggir da voi l'alma disciolse

voi numi eterni invoco.

Al castigo degl'empi, e solo io spero

render col pianto mio Giove severo.

 

Gran tonante s'il regio splendore  

porta un lampo di tua maestà

quell'affronto, che Dario riceve

dal tuo braccio punire si deve;

e sia giusto destare il rigore,

con chi teco ribelle si fa.

Gran tonante s'il regio splendore

porta un lampo di tua maestà

quell'affronto, che Dario riceve

dal tuo braccio punire si deve.

 

Scena undicesima

Alessandro, Demetrio, Perinto, e Statira.

<- Alessandro, Demetrio, Perinto

 

PERINTO

Signor quanto m'impose  

Demetrio il tuo gran duce

prontamente eseguii le fredde membra

ecco di Dario, ed ivi

mira la figlia, e le reliquie vili

de' persiani guerrieri

vedi quivi d'intorno

languir in servitù.

ALESSANDRO

Troppo rigore.

DEMETRIO

A tanto orgoglio, a tanto fasto eguale

parmi gran re la pena.

ALESSANDRO

In me prevale

la clemenza, non l'ira,

che il più vago diadema

di cui va un crin trionfatore accinto

è la pietà del vincitore al vinto.

 

La clemenza nel cor d'un regnante  

è di Febo l'imago verace,

che non brucia né fiori, né piante,

ma le scalda con placida face.

La clemenza nel cor d'un regnante

è di Febo l'imago verace.

Regio fiume con pompa quieta

va mordendo le verdi sue sponde,

e se gonfio trapassa la meta

nel suo danno le rende feconde.

Regio fiume con pompa quieta

va mordendo le verdi sue sponde.

 

STATIRA

Se due salme reali  

una dal duol, l'altra dal ferro estinte

ti destano a pietade

deponi al pianto mio la crudeltade.

ALESSANDRO

Scusa o bella Statira

l'involontario errore;

e per mostrar qual core

per te conservo in petto

sciolgo le tue catene

ed a guerrieri tuoi

rendo la libertà:

Perinto ad uno ad uno

fa' scior da' ceppi.

 

PERINTO

Amici allegramente  

che volete di più,

quando vi credevate

morir in servitù

potete camminar liberamente.

Amici allegramente

che volete di più?

 

STATIRA

A tante grazie, e tante  

attonita la mente

teco esprimer non sa sensi bastanti,

però s'a te non pesa

corrisponder benigno a chi ti prega

questa Alessandro a me grazia non nega.

In remota foresta

ove raggio di Febo

mai giunge a fugar l'ombre,

unita al genitore

bramo passar piangendo i giorni, e l'ore.

ALESSANDRO

Troppo al duol t'abbandoni.

STATIRA

È questo il mio desire.

ALESSANDRO

Talor vincer sé stessa

è virtù.

STATIRA

Non espressa

da lamenti la pena

vera pena non è, che s'ella preme

un cor, ch'ha senso ei ne sospira, e geme.

ALESSANDRO

Compiacerti risolvo

e ti darà consiglio

tua virtù nel schernir tempo, e fortuna.

STATIRA

Così mostri Alessandro

quanto giusti al tuo crin siano gli allori,

se acquisti al tuo gran soglio

col brando i regni, e con le grazie i cori.

 

Preparatevi miei lumi  

tutti lieti a lagrimar

sola sola piangerò

né saprò

che nel duol respirar.

Preparatevi miei lumi

tutti lieti a lagrimar.

(parte)

Statira ->

 

Scena dodicesima

Alessandro, Demetrio, Perinto.

 

ALESSANDRO

Dell'Eufrate alle sponde  

s'alza monte romito,

(verso Demetrio)

Demetrio ivi destino

a Statira la stanza.

DEMETRIO

E vorrai secondare

sì strana voglia o sire?

Rammenta, che deforme

sembra il tuo letto omai privo di sposa?

PERINTO

Risolviti signore

a prenderla per moglie

che non puoi tu sperar più vago aspetto?

DEMETRIO

Sarà vittoria il cedere all'affetto.

ALESSANDRO

Quanto impongo eseguite

di me sarà la cura

in provveder la successione al regno

con nodo a voi gradito, e di me degno.

 
(partono Demetrio, e Perinto)

Demetrio, Perinto ->

 

Ancor non so risolvere  

legar mia volontà,

so vincer ogn'assalto

e porto il sen di smalto

contro della beltà.

Ancor non so risolvere

legar mia volontà.

Ancor vorrei resistere

ai nodi d'un bel crin,

mi par ch'ingiusto sia

conceder l'alma mia

per scherno al dio bambin.

Ancor vorrei resistere

ai nodi d'un bel crin.

Alessandro ->

 
 

Scena tredicesima

Cortile con alcuni Soldati persiani.
Demetrio, Perinto.

 Q 

soldati persiani, Demetrio, Perinto

 

DEMETRIO

Indarno m'affatico  

d'invogliar per Statira il regio core,

e la vana speranza

d'ottener in tal guisa

l'adorata Campaspe

par che altrove se n' voli.

PERINTO

Ancor non devi

disperarne l'evento,

vestiremo l'Armeno

da silvestre pastore,

e la straniera

principessa Statira

nel solitario speco

esorterà bramare il regio nodo

sì, che rieda alla corte

ed Alessandro col suo volto alletti,

che te ne par?

DEMETRIO

Non sprezzo

il prudente consiglio, in te confido

Perinto di provar dolce Cupido.

 

Voglio sperare  

dal dio d'amore

qualche mercé,

che lagrimare

fido amatore

sempre non dé.

Voglio sperare

dal dio d'amore

qualche mercé.

Demetrio ->

 

Scena quattordicesima

Perinto.

 

 

Persiani ancor tardate  

a provar vostra sorte

su gioite, godete,

lasciate le ritorte.

 

Bisogna piangere men che si può  

che troppo labile se n' fugge il dì,

e quando il giubilo da noi sparì,

che sia retrogrado no 'l crederò.

Bisogna piangere men che si può

che troppo labile se n' fugge il dì.

Perinto ->

 
Segue il ballo dei Soldati persiani.
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Campagna con veduta in lontananza di collinette, e padiglioni; cielo stellato con luna piena.

esercito persiano, Oronte
 

Notte notte serena

Ma qual fiero rimbombo

esercito persiano, Oronte
<- Alessandro, esercito macedone

Già del gran Tauro monte

(fierissima zuffa; dopo lungo combattimento resta la vittoria ai macedoni, i quali trovato il bellissimo carro di Dario vi mettono sopra Alessandro corteggiandolo con varie spoglie dei nemici)

Oronte
Alessandro, esercito persiano, esercito macedone ->
Oronte ->

Padiglione di Dario con letto, cadavere di Dario.

Statira
 

Dario mio re, mio genitor mia pena

Statira
<- Demetrio, Perinto, soldati

Mira signor che nobil giovinetta

Duce acconsenti almeno

Statira, Demetrio, soldati
Perinto ->

Sala regia.

Campaspe
 

Quivi il grande Alessandro

Campaspe
<- Apelle, Oronte

(Oronte travestito d'armeno)

Compatisco il tuo caso Elvio innocente

Apelle, Oronte
Campaspe ->

A me confida il tutto

Apelle
Oronte ->

Sperar in che mi resta

Apelle ->

Carcere nella quale si vede il cadavere di Dario con una catena al piede.

soldati persiani, Statira
 

Così si tratta un re cieli, e pur siete

soldati persiani, Statira
<- Alessandro, Demetrio, Perinto

Signor quanto m'impose

Se due salme reali

A tante grazie, e tante

soldati persiani, Alessandro, Demetrio, Perinto
Statira ->

Dell'Eufrate alle sponde

soldati persiani, Alessandro
Demetrio, Perinto ->
soldati persiani
Alessandro ->

Cortile.

soldati persiani, Demetrio, Perinto
 

Indarno m'affatico

soldati persiani, Perinto
Demetrio ->

Persiani ancor tardate

soldati persiani
Perinto ->

(ballo dei soldati persiani)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima
Campagna con veduta in lontananza di collinette, e padiglioni; cielo stellato con luna piena. Padiglione di Dario con letto, cadavere di Dario. Sala regia. Carcere nella quale si vede il cadavere di Dario con una catena al piede. Cortile. Stanza di pitture con li ritratti di Statira, e Campaspe. Sala regia. Gruppo di monti con l'eremo di Statira, e mausoleo di Dario. Sala regia. Caverna sotterranea. Bosco che discende dall'eremo di Statira in una valle. Gran piazza con archi trionfali, e palazzo regio in prospetto.
Atto secondo Atto terzo

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