Atto primo

 

Scena prima

Campo de' persiani.
Statira con Séguito di armati, e Barsina pure con altro Séguito.

 Q 

Statira, seguito di Statira, Barsina, seguito di Barsina

 

BARSINA

A me figlia di Ciro, a me di tanti  

gloriosi monarchi unica erede

v'è chi 'l trono contenda?

STATIRA

A te figlia di Ciro,

io figlia di Artaserse, io lo contendo.

BARSINA

Statira, il re mio padre,

prima del tuo cinse il diadema.

STATIRA

E i vizi

tolsero a lui ciò che gli diede il sangue.

BARSINA

Ei nacque re.

STATIRA

Ma da tiranno è morto.

BARSINA

Re non nacque Artaserse.

STATIRA

Chi re muore, è più re di chi vi nasce.

BARSINA

I diritti sovrani

né orgogli tuo, né altrui livor può tormi.

STATIRA

Già te li tolse... Eh! Queste

sono inutili gare. Abbiam conteso

da femmine finor, non da regine.

Le ragioni al comando

più che sul labbro, hanno vigor sul brando.

 

Scena seconda

Oribasio, poi Arsace, e le suddette.

<- Oribasio

 

ORIBASIO

Scioperato e codardo  

saria, Barsina, l'amor mio, quand'egli

non ti recasse al maggior uopo aita.

BARSINA

Assicura già il cielo

teco, invitto Oribasio, i miei trionfi.

 

<- Arsace

ARSACE

Statira, orché si tratta

la tua causa con l'armi, anch'io ne vengo,

teco a pugnar.

BARSINA

Cieli, a' miei danni Arsace?

STATIRA

E vincerò; che dove

combatte Arsace, al suo valor si gloria

ubbidir la fortuna e la vittoria.

ARSACE

Fuor della mischia il piè ritira, o bella.

Da' tuoi lumi abbastanza

già tutte appresi del ferir le vie.

ORIBASIO

Tu pure esci del campo, e ugual prometto

il coraggio all'affetto.

STATIRA

(Se Arsace è mio campion, regina io sono.)

BARSINA

(Se Arsace è mio nemico, io perdo il trono.)

 

Scena terza

Dario, e li suddetti.

<- Dario

 

DARIO

Qual nume avverso oggi cospira a' danni  

del perso impero? Onde tant'ire? È

d'odi privati il miglior tempo? A fronte questo

abbiam quel, che va tinto

del regio sangue, il fiero Scita, Oronte.

Là s'impieghi l'acciaro, e là trionfi.

Diasi e per voi, gran donne,

alle risse funeste

tregua almen, se non fine.

Siate di voi, pria che di altrui regine.

STATIRA

Dario, gran duce, il cielo

vede, e l'ombra paterna

con quale orror gli odi civili io scerna.

Ma costei troppo altera

vuole usurpar ciò che a giustizia è mio.

No 'l soffrirò.

BARSINA

Statira,

per non soffrirlo ho le mie furie anch'io.

STATIRA

Ne sia giudice il popolo, e 'l senato.

BARSINA

L'acquisto di un diadema

non vuol dimore.

DARIO

Or che tanta di stragi

sete ti accende, all'armi

commettasi, o Barsina, il dubbio evento.

Ma non si sveni al tuo furor privato

la comune salute

forte guerriero ambe scegliete. In chiuso

campo fra lor si pugni;

e sia della vittoria

prezzo ad una lo scettro, ad un la gloria.

STATIRA

Statira applaude.

BARSINA

Anch'io vi assento.

DARIO

Omai

non si tardi la scelta.

BARSINA

Facciasi tosto.

STATIRA

Arsace

sia mio campione.

BARSINA

(O numi!) Al tuo valore

la mia ragion, forte Oribasio, affido.

DARIO

Pari è l'incontro: ambo d'invitti han grido.

ARSACE

Non mai, bella Statira,

avrò vibrato in miglior uso il brando,

che a tuo favor pugnando.

ORIBASIO

Or che son tuo guerrier, cara Barsina,

nuovo insolito ardore

sento in seno avvamparmi.

Vado a dispor l'ire alla pugna, e l'armi.

(parte)

Oribasio ->

 

ARSACE

Parto, o bella, e già son certo,  

che pugnando io vincerò.

Alma e destra ho più robusta:

se la parte or son più giusta,

la più forte ancor sarò.

Parto, o bella, e già son certo,

che pugnando io vincerò.

Arsace ->

 

Scena quarta

Statira, Barsina, Dario.

 

DARIO

Artaserse insepolto  

senza l'onor del rogo ancor se n' giace.

L'estremo ufficio differir non lice.

Tutto è in Tauris disposto; e sol la vostra

pietà ci manca.

BARSINA

Io verrò in breve.

STATIRA

Oh quanto

mi costi, incauta ambizion! Già sono

ria con l'amante, empia col padre. L'uno

metto in rischio di vita, e niego all'altro

la pace del sepolcro. Andiamo, o duce.

 

Empia figlia, ingrata amante,  

niego il rogo al padre estinto:

mando a morte il caro bene.

Già ti sdegno, amor di regno,

che sai solo ad un istante

le mie colpe, e le mie pene.

Empia figlia, ingrata amante,

niego il rogo al padre estinto:

mando a morte il caro bene.

 

Statira, seguito di Statira ->

 

Scena quinta

Dario, Barsina.

 

DARIO

Per te, mia principessa,  

qui mi richiama, e mi trattiene amore.

BARSINA

Chi non serve al mio cor, Dario, non mi ama.

DARIO

Al tuo cor servirò, quanto richiede

onor, giustizia, e fede.

BARSINA

Non ha tanti riguardi di amor ch'è cieco.

DARIO

La tua beltà vuol ch'io fedel ti adori.

La mia virtù non vuol ch'io viva ingiusto.

BARSINA

Ed ingiusto saresti

a sostener le mie pretese al soglio?

DARIO

Giudicarne non dée chi nacque servo.

BARSINA

Ma chi dée giudicarne?

DARIO

Il ciel, e l'armi.

BARSINA

Va', ed amami regina, o non amarmi.

 

DARIO

Sei regina  

del mio core:

servo sono

al tuo sembiante.

Questo è 'l trono,

in cui t'inchina

giusto amore,

e degno amante.

Sei regina

del mio core:

servo sono

al tuo sembiante.

Dario ->

 

Scena sesta

Barsina.

 

 

Mi contende Statira,  

la superba rival, regno ed Arsace?

Non gli otterrà. Ciò che può ingegno e forza,

tutto userò, core, a' consigli, all'arti.

Per regnar, per goder, tutto alfin lice,

e la colpa è virtù, quando è felice.

 

Scettro che tanto bramo,  

beltà che tanto adoro,

sarete il mio piacer.

Or peno, perché v'amo:

ma diverrà 'l martoro

oggetto di diletto

nell'uso del goder.

Scettro che tanto bramo,

che tanto adoro,

sarete il mio piacer.

 

Barsina, seguito di Barsina ->

 

Scena settima

Padiglione reale all'uso degli Sciti.
Oronte, e Guerrieri.

 Q 

Oronte, guerrieri

 

ORONTE

Sin che i Persi divisi  

tiene in guerra civil l'odio feroce,

non si perda, o miei duci,

una certa vittoria. Ite, e là dove

da sé pria che da voi vinto è 'l nemico,

abbattete i ripari, empiete il campo

di stragi, e sol vi resti

in fiero al petto un solitario orrore,

funesto al guardo, e spaventoso al core.

 

Ite la morte  

con braccio forte,

anime intrepide,

a popolar.

Sì certa e facile

v'è la vittoria,

che senza gloria

fia 'l trionfar.

 

guerrieri ->

 

Scena ottava

Idaspe, ed Oronte.

<- Idaspe

 

IDASPE

Mio sire invitto.  

ORONTE

Idaspe,

tua libertade in breve

delle vittorie mie dovea esser frutto.

Chi prevenne i miei voti? E chi ti tolse

alle perse catene?

IDASPE

Beltà che in questo foglio il cor ti espone.

ORONTE

Che fia?

IDASPE

(Se non ti sveno,

barbaro re, non son felice appieno.)

ORONTE

(legge)

«In te benché nemico,

regal donzella, eccelso re, confida.

La paterna corona

s'insidia a lei. Suo difensor tu vieni.

Vien generoso. A te non far ch'esposti

abbia suoi voti invano

chi suo appoggio ti vuole, o suo sovrano.»

Idaspe, a piè del foglio

sta di Barsina il nome.

IDASPE

Ed ella appunto

mi tolse a' ceppi, e a te recar m'impose...

ORONTE

(straccia il foglio)

Inutile ricorso

per Statira è 'l mio cor. Lei chiedo in moglie.

Mi si niega. Al rifiuto

furie desto, armi impugno.

Vinco la Persia, ed Artaserse uccido.

L'ira sinor si è soddisfatta. Or pure

si soddisfi il desio. Statira io voglio,

prima e sola cagion di mia vittoria.

Volerla è impegno, e conquistarla è gloria.

IDASPE

Ardua impresa. Il suo affetto

è un trionfo di Arsace:

di Arsace, a cui morendo

il genitor la dichiarò consorte.

ORONTE

Di un padre estinto è un vincitor più forte.

IDASPE

Più beltà, più virtude

splende in Barsina...

ORONTE

Io vo' Statira. Omai

nuovo invito guerriero

dieno le trombe. La città si assalga,

si combatta, si espugni; e in dì sì lieto

cingan la regia fronte

mirti ed allori al bellicoso Oronte.

 

Mi si sveglia nel seno un affetto,  

che né fallo, né tema esser può.

Non è speme, non pena, o diletto;

non è amore, che alberga nel core,

s'ei per gli occhi nel cor non entrò.

Mi si sveglia nel seno un affetto,

che né fallo, né tema esser può.

Oronte ->

 

Scena nona

Idaspe.

 

 

Idaspe... Ah! No. Ti svegli  

a più giusti furori

il rammentar qual sei, non qual ti fingi.

Idreno sfortunato,

sai ben qual sia l'iniquo Oronte? Il crudo

ti uccise il padre. Ti rapì 'l superbo

d'Issedon la corona, e vai per esso

ramingo e vil, mentito il nome e 'l grado.

Una giusta vendetta,

cieli, vi chieggio alfine.

Per mia man cada l'empio; e se avrò morte

sul cadavere suo, morrò da forte.

 

Di un barbaro, di un empio  

vo' far vendetta e scempio:

lungi da me pietà.

Da un'anima feroce

s'impari crudeltà.

Di un barbaro, di un empio

vo' far vendetta e scempio:

lungi da me pietà.

Idaspe ->

 
 

Scena decima

Cortile chiuso a foggia di steccato dinanzi al palazzo reale.
Arsace, e poi Statira.

 Q 

Arsace

 

ARSACE

Entro in campo, o dio d'amore,  

tuo guerriero, e stringo l'armi.

Tu sostienmi e braccio e core;

e in mercede al tuo gran nume

si alzeranno e bronzi e marmi.

Entro in campo, o dio d'amore

tuo guerriero, e stringo l'armi.

 

<- Statira

 

Questo è 'l luogo...  

STATIRA

Ove, o duce,

Statira la crudel, mossa da cieca

avidità d'impero,

al difficil cimento, o dio! ti espone.

Lingua rubella, ah! Come,

come del core in onta

profferir mai potesti il dolce nome?

ARSACE

Amabile idol mio, combatte Arsace,

e combatte per te. Son meco al fianco

l'amor tuo, la mia fede:

mi stimola beltà: ragion mi regge:

sicuro è 'l mio trionfo:

certa la tua grandezza; e tu paventi?

Sì debole son io? Tu così ingiusta?

STATIRA

Ingiusta è mai la tema in un'amante?

Caro Arsace, non sempre

vince il più forte. Il caso

anche ha le sue vittorie;

e nemica a virtù spasso è fortuna.

ARSACE

Tolga il cielo gli auguri;

ma morire per te che bel morire

STATIRA

Se solo a sì gran costo

si dée regnar, scettro, corona, addio

voi siete il mio terror, non il mio voto;

che per vita sì illustre

non è prezzo condegno

il trono della Persia, e quel del mondo.

ARSACE

Mia regina, il tuo amore

leggo nel tuo timor. Cari perigli!

Pur consolati, e parti. Il tempo è questo,

in cui più che pugnar, vincer degg'io.

STATIRA

Ma sovvengati, Arsace,

ch'io vivo nel tuo seno, e tu nel mio.

 

Difenditi, mia vita,  

almeno per pietà

di chi ti adora.

Ogni crudel ferita,

che nel tuo sen cadrà,

ad impiagar verrà

quest'alma ancora.

Difenditi, mia vita,

almeno per pietà

di chi ti adora.

Statira ->

 

Scena undicesima

Arsace, Oribasio.

<- Oribasio

 

ORIBASIO

Arsace, al breve indugio  

tu dèi del viver tuo gli ultimi avanzi.

ARSACE

Non è sì lieve impresa,

Oribasio, qual pensi, il tuo trionfo.

ORIBASIO

Mi sostiene il valor.

ARSACE

Non la ragione.

ORIBASIO

Dée Barsina regnar.

ARSACE

Tanto ti giova

che le pretese sue perda Statira?

ORIBASIO

All'armi, all'armi: ogni contesa è vana.

ARSACE

Già 'l ferro è sulla destra.

ORIBASIO

I nostri acciari

bevan l'ultimo sangue.

ARSACE

E pronto io sono.

ORIBASIO

E pietà qui non s'usi, e non perdono.

 

Scena dodicesima

Dario, e li suddetti.

<- Dario

 

DARIO

Cessino l'ire. Alle nostr'armi, amici,  

la fortuna de' Sciti

minaccia i fati estremi.

ORIBASIO

È vinto il campo?

DARIO

Né basta. Per le vie

della cittade oppressa

corron le stragi ad inondar la reggia.

ARSACE

Statira... O dio!...

DARIO

Già di Barsina al seno,

di Statira alla fronte

le porpore e 'l diadema usurpa Oronte.

ARSACE

Vado: sarò al mio bene,

se non per sua difesa, avversi numi,

per sua vittima almeno.

La vittoria, o la morte

dirà, s'io sono amante, o s'io son forte.

 

Al mio braccio ed al mio brando  

la mia fé dà più valor.

E se pur cadrò pugnando,

morto ancor sarò d'inciampo

al superbo vincitor.

Al mio braccio ed al mio brando

la mia fé dà più valor.

Arsace ->

 

Scena tredicesima

Dario, Oribasio, poi Oronte, Statira, Barsina, e Idaspe.

 

DARIO

Noi pure al fier torrente  

facciam col nostro petto argine e sponda;

e si contrasti almeno

al nemico furor l'ultima gloria.

ORIBASIO

Andiamo, e si difenda

nel viver di Barsina

della mia speme e l'interesse e 'l merto.

 

<- Oronte, Statira, Barsina, Idaspe

ORONTE

Vano è l'ardir. L'armi cedete, o prodi.

Cessi con la vittoria

e la nemistade, e 'l vostro rischio.

E voi, belle nemiche,

rasserenate il ciglio. Al perso impero

di man cadde l'acciar; ma non vi cadde

per diventar catena. A sì vil uso

non sa servir le sue conquiste Oronte.

Illesa fu la fronte

la maestà vi resti.

STATIRA

Stendi pur la vittoria

a tuo piacer sin dove puoi. Sol sappi,

che l'alma di Statira è 'l suo confine.

ORONTE

(Fiera beltà!)

BARSINA

Barsina

del vincitor cortese

umil risponde a' doni.

ORIBASIO

Ingegnoso rispetto.

DARIO

Accorta frode.

ORONTE

So dar freno alla sorte. Idaspe, vanne

l'ire a frenar de' miei guerrieri, e 'l fasto.

Cessin le stragi.

IDASPE

Io vado, e alla tua gloria

la pietà fregi accresca, e la vittoria.

 

Idaspe ->

DARIO

Generoso nemico!

ORONTE

Delle vostre contese

arbitro io m'offro. Alla mia guerra, o belle,

vo' che tutta si debba

la vostra pace. A chi di voi più giusta

assista la ragion, consegno il trono;

e più che vincitor, giudice sono.

STATIRA

Dal voto di un nemico

pender non sa Statira; e non le piace

quell'onor che le costi un atto indegno.

Van le mie pari al regno,

senza che man straniera

serva lor di appoggio. I miei natali

fanno del grado mio tutta la legge.

Non scelga un re de' Sciti

chi regna sovra i Persi. In te la sorte

un vincitore, un re vuol ch'io rispetti.

Nulla di più. Giudica i tuoi. Mi basta

saper qual io sia. Se poi l'orgoglio

a contender del soglio ora mi sfida,

ha la Persia un senato. Esso decida.

ORONTE

(Ben di regnar quel brio feroce è degno;

e già sovra il mio cor comincia il regno.)

BARSINA

Chi ricusa i giudici,

di sua ragion diffida.

STATIRA

Ha la Persia un senato. Esso decida.

 

No, che regnar non vo',  

se de' vassalli il cor

col braccio del valor

non m'alza al trono.

E 'l trono crederò

indegno del mio piè,

se da un nemico re

l'ottengo in dono.

Statira ->

 

Scena quattordicesima

Oronte, Barsina, Dario, Oribasio.

 

ORONTE

Negli affari di un regno  

per suo giudice un re sdegna Statira?

BARSINA

Signor, al suo rifiuto

alterigia la muove, odio la sprona;

e 'l ricusar, che tu l'innanzi al soglio,

è timor di cader sotto al tuo voto.

Io non sospiro, o sire,

che 'l viver mio. Di tua sentenza al cenno

chino la fronte. Vuoi che oppressa e vile

la Persia estrema abbia i miei giorni? Gli abbia.

Vuoi che umile io ti siegua

mio vincitor? Ti sieguo. Il tuo volere

faccia pur le mie leggi, e 'l mio piacere.

ORIBASIO

(Saggia lusinga!)

DARIO

(Industrioso inganno!)

ORONTE

Va'. Per esser felice

tua legge e tuo piacer sia ciò che lice.

 

BARSINA

Sei mia speme, mio ristoro;  

ed onoro nel tuo volto

il mio giudice, il mio re.

Vo' che l'alma a te s'aggiri,

e in sospiri il cuor disciolto

baci l'orma del tuo piè.

Sei mia speme, mio ristoro;

ed onoro nel tuo volto

il mio giudice, il mio re.

Barsina ->

 

Scena quindicesima

Oronte, Dario, Oribasio.

 

ORONTE

Al senato rimette  

la sua ragion Statira.

DARIO

A lui, che de' suoi regi

bilancia il merto, e la virtù compensa.

ORIBASIO

(Barsina, or datti pace.)

ORONTE

Egli si unisca.

Amo Statira. Amore

di sé stesso diffida, ancorché saggio.

Risolvano i vassalli

la lor felicitade. Al lor decreto

pago di mia vittoria anch'io mi accheto.

 

Tu vincesti, o cor guerriero,  

ma dai rai d'un bel sembiante

vinto resti, e déi penar.

È tuo fasto un grande impero,

ma di te già fatto amante

la beltà sa trionfar.

Tu vincesti, o cor guerriero,

ma dai rai d'un bel sembiante

vinto resti, e déi penar.

Oronte ->

 

Scena sedicesima

Dario, ed Oribasio.

 

DARIO

Quel guardo amico, onde si fissa Oronte  

sul volto di Statira,

Oribasio, pavento,

che un fulmine fatal sia per Barsina.

ORIBASIO

Vano timor. N'è giudice il senato.

DARIO

Ma del senato i voti

la legge avran da un vincitor ch'è amante.

ORIBASIO

Vedrò dunque Statira

sul trono della Persia?

DARIO

Essa n'è erede.

ORIBASIO

Il mio amor vi si oppone, e la mia fede.

DARIO

Ma 'l dover? La ragione?

 

ORIBASIO

Non voglio altro dover,  

che quello di piacer

a chi m'alletta il cor.

La mia ragion più bella,

credimi, è solo quella

con cui favella amor.

Non voglio altro dover,

che quello di piacer

a chi m'alletta il cor.

Oribasio ->

 

Scena diciassettesima

Dario.

 

 

Ami Oribasio, e per regnar sia ingiusto.  

Dario ami pur, ma legge

sia del suo amor quella virtù che il regge.

 

Se innocente spieghi il volo,  

pura e bella tortorella,

senti l'aura, che ti affida,

e ti guida a riposar.

Se l'umor comparte ai fiori

quel ruscello chiaro e bello,

sente l'aura che gli dice:

va' felice insino al mar.

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Dario ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Campo de' persiani.

Statira, seguito di Statira, Barsina, seguito di Barsina
 

A me figlia di Ciro, a me di tanti

Statira, seguito di Statira, Barsina, seguito di Barsina
<- Oribasio

Scioperato e codardo

Statira, seguito di Statira, Barsina, seguito di Barsina, Oribasio
<- Arsace

Statira, seguito di Statira, Barsina, seguito di Barsina, Oribasio, Arsace
<- Dario

Qual nume avverso oggi cospira a' danni

Statira, seguito di Statira, Barsina, seguito di Barsina, Arsace, Dario
Oribasio ->
Statira, seguito di Statira, Barsina, seguito di Barsina, Dario
Arsace ->

Artaserse insepolto

Barsina, seguito di Barsina, Dario
Statira, seguito di Statira ->

Per te, mia principessa

Barsina, seguito di Barsina
Dario ->

Mi contende Statira

Barsina, seguito di Barsina ->

Padiglione reale all'uso degli Sciti.

Oronte, guerrieri
 

Sin che i Persi divisi

Oronte
guerrieri ->
Oronte
<- Idaspe

Mio sire invitto / Idaspe

Idaspe
Oronte ->

Idaspe... Ah! No. Ti svegli

Idaspe ->

Cortile chiuso a foggia di steccato dinanzi al palazzo reale.

Arsace
 
Arsace
<- Statira

Questo è 'l luogo / Ove, o duce

Arsace
Statira ->
Arsace
<- Oribasio

Arsace, al breve indugio

Arsace, Oribasio
<- Dario

Cessino l'ire. Alle nostr'armi, amici

Oribasio, Dario
Arsace ->

Noi pure al fier torrente

Oribasio, Dario
<- Oronte, Statira, Barsina, Idaspe

Oribasio, Dario, Oronte, Statira, Barsina
Idaspe ->

Oribasio, Dario, Oronte, Barsina
Statira ->

Negli affari di un regno

Oribasio, Dario, Oronte
Barsina ->

Al senato rimette

Oribasio, Dario
Oronte ->

Quel guardo amico, onde si fissa Oronte

Dario
Oribasio ->

Ami Oribasio, e per regnar sia ingiusto

Dario ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima
Campo de' persiani. Padiglione reale all'uso degli Sciti. Cortile chiuso a foggia di steccato dinanzi al palazzo reale. Gabinetto reale con porta segreta. Notte; logge con lume, corrispondenti a vari appartamenti reali. Sotterranea. Galleria di statue negli appartamenti di Barsina. Salone reale.
Atto secondo Atto terzo

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