Atto terzo

 

Scena prima

Sotterranea.
Arsace, e Dario.

 Q 

Arsace, Dario

 

ARSACE

E l'empie leggi ubbidirà Statira?  

DARIO

Temo il comun destino.

ARSACE

E fia mia pena

la colpa altrui?

DARIO

Come?

ARSACE

Il mio ferro, amico,

non si arrossì di un tradimento.

DARIO

E resta

senza discolpa un tanto eroe?

ARSACE

No, Dario.

Mia discolpa è 'l mio nome;

e se lice, il tuo zel sia mia difesa.

DARIO

Difenderò con opportuna aita

le ragioni del regno, e la tua vita.

 

Si cimenti con la sorte  

questo sen, ch'è tua speranza.

Ed impari ad esser forte

dal valor di tua costanza.

Si cimenti con la sorte

questo sen, ch'è tua speranza.

Dario ->

 

Scena seconda

Arsace.

 

 

Speranza sventurata!  

Non bastano ad Oronte

le furie sue? Vuol che Statira anch'essa

serva lor di strumento?

E lo soffrite, o dèi? Così nemico

è della Persia il vincitor, che toglie

a noi sin la virtù? Vuol che i delitti

sien passi al trono? E che un crudel decreto

sia l'auspicio del regno? Alle regine

tinga gli ostri il mio sangue? E scellerato

empie le fa, pria che felici? Agli astri

niego... Ma taci, Arsace;

e se giova a Statira il tuo morire,

soffrì ch'essa il comandi, e muori in pace.

 

A quel ben, che voi perdete,  

su correte,

amorosi miei sospiri,

e fermatevi al suo piè.

Se vi chiede, che volete,

rispondete:

siamo gli ultimi respiri

di colui che muor per te.

A quel ben, che voi perdete,

su correte,

amorosi miei sospiri,

e fermatevi al suo piè.

 

Scena terza

Arsace, e Statira.

<- Statira

 

STATIRA

Al piè? Perché no al core?  

ARSACE

In questi estremi

momenti di mia vita, anche i sospiri

più di un amante non son, ma di vassallo.

STATIRA

Così favella?...

ARSACE

Alla regina Arsace.

STATIRA

Io regnar; quando costi

la mia grandezza i tuoi bei giorni? Ah! Caro,

piacque il regno a Statira,

finché innocente era il desio.

ARSACE

Innocente

te 'l conserva il mio voto.

Vanne. Siegui di Oronte

l'ira ch'è tua fortuna. Io te ne assolvo.

STATIRA

Ma non mi assolve amore.

ARSACE

Ceda amore al periglio

del tuo goder. Va'. La mortal sentenza

segni la destra.

STATIRA

Ahi! Che diria quest'alma?

ARSACE

Sol ti chiedo, regina,

che non muova la man l'odio o lo sdegno;

e allor che scritto avrai: condanno Arsace:

volgi un guardo pietoso

alle note funeste; e amor vi aggiunga:

Arsace, il mio più caro, il mio più fido,

quel che da lui pregata, io stessa uccido.

STATIRA

Temo che poco m'ami

chi sì ardito mi perde. Io forze avrei?

Avrei senso? Avrei mente? Avrei pensiero

per legge sì tiranna?

 

Né l'alma crudele,  

né il core infedele

può esser per te.

Credilo all'amor mio:

credilo alla mia fé.

 

ARSACE

La fé, l'amor...  

STATIRA

Se teco no 'l divide,

sdegna Statira il soglio; e se il diadema

porta seco l'orror di una rapina,

ascoltatemi, o dèi; l'abbia Barsina.

 

Scena quarta

Barsina, e li suddetti.

<- Barsina

 

BARSINA

E Barsina l'avrà.  

STATIRA

L'abbia, ma senta

il continuo rimorso

di un'ingiusta ragion.

BARSINA

Ragion mi sia

il principiare il regno

col castigo di un reo, di un traditore.

ARSACE

Usa il poter che hai sul mio fato, e lascia

illesa la mia fama.

BARSINA

La ferita di Oronte...

STATIRA

Ei n'è innocente.

BARSINA

Orsù: cessin le accuse, e le difese.

Sai, qual ti penda, Arsace...

STATIRA

Il sa, né teme.

BARSINA

Taci, ed esso risponda. Qual ti penda

grave destin sul capo?

ARSACE

Il so.

BARSINA

Che in mio comando

è 'l viver tuo?

ARSACE

Mi è noto.

BARSINA

Che il tuo giudice estremo

ho in questa mano?

ARSACE

Ed io ne attendo il voto.

BARSINA

Sentilo dunque...

STATIRA

Io già 'l prevedo. Vieni,

qual ministro di Oronte.

BARSINA

No: più bella speranza

dié moto a passi, al core...

ARSACE

Or via: mostra quel foglio,

che segnò il tuo furor. Fa' ch'io rimiri

impressa nel tuo nome

l'autorità del mio morire; e serva

alle grandezze tue la mia ruina.

BARSINA

Eh! Arsace, sì crudel non è Barsina.

STATIRA

(Che pretende costei?)

ARSACE

Segui.

BARSINA

Non leggi

nel mio tacer ciò che ti salva? Ascolta.

Io t'amo, Arsace, io t'amo.

Udisti in pochi accenti

il tuo destin. Tacqui finor, ma tacqui,

perché aver io non vidi

merto dalla beltà per farti amante.

Or che il favor d'un beneficio illustre

fa la scorta al desire,

qui te lo scopro. Eleggi.

Il tuo viver ti reco, o 'l tuo morire.

STATIRA

Così si cerca amor?

BARSINA

Parlo ad Arsace.

Egli risolva, egli risponda.

STATIRA

O audace!

ARSACE

E risolvo, e rispondo. Amo Statira.

BARSINA

A Barsina così?

STATIRA

Così a Barsina.

BARSINA

Or va'. Salva il tuo fido

dall'ire mie, da questi lacci; ed egli

sia tuo campion, per innalzarti al regno.

Tu morrai, come indegno

del mio soccorso insieme, e del mio affetto.

ARSACE

Pria che il soccorso tuo, la morte aspetto.

 

BARSINA

Vuoi la morte? E morte avrai.  

ARSACE

E contento io morirò.

BARSINA

Infelice io ti vedrò.

STATIRA

Ma infedel non lo vedrai.

BARSINA

Vuoi la morte? E morte avrai.

 

Scena quinta

Oronte, e li suddetti.

<- Oronte

 

ORONTE

Indegno è un traditor, ch'io de' miei passi  

il suo carcere onori, e 'l suo delitto

ma 'l vostro scempio, e 'l giusto

desio di mie vendette a voi mi trasse.

BARSINA

E le vendette avrai.

ORONTE

Nulla risponde

Statira?

BARSINA

Ella ti nega

col tacer contumace

e la pena di Arsace e 'l suo dovere.

ORONTE

Che? Di segnar ricusa

la tua man la sua morte?

STATIRA

Sien chiari i falli; allor la pena è giusta.

ORONTE

Parla il sangue di un re: parla il tuo ferro.

ARSACE

E 'l mio ferro può dir, quale io mi sia.

ORONTE

Non più... Pensa, o Statira,

che a una cieca pietà sai ceder tutta

la ragion di regnar.

STATIRA

Ceda, ma resti

Statira in libertà della sua gloria.

BARSINA

Di', del tuo amor.

STATIRA

L'amo, già 'l sai; ma l'amo

meno del giusto ancora.

ORONTE

E perché l'ami

non sai punirlo, ed innocente il chiami.

Ma tu, Barsina, e che risolvi?

BARSINA
(ad Arsace)

Pronti

vedi i fulmini miei. Rispondi, e temi

di una donna real la forza e l'ira.

ARSACE

Non la temo, e rispondo. Amo Statira.

BARSINA

(si ferma, e guarda Arsace ad ogni posata)

Or odi, e l'ama. Alle tue offese, o sire,

deve la Persia una vendetta... Ed io

per la Persia te l'offro... Il ciel, la legge

al labbro mio ne detta il voto... E tosto

il segnerà la mano...

(E non si pente ancora?)

Ecco la mia sentenza... Arsace... mora.

STATIRA

Ah! Crudel.

ORONTE

Sì, Barsina

morirà Arsace, e tu sarai regina.

 

BARSINA

(ad Arsace)  

Nel tuo sangue, e nel tuo pianto

due vendette avrò così.

(a Statira)

E vedrò nel laccio infranto,

onde insieme amor vi unì.

(ad Arsace)

Nel tuo sangue, e nel tuo pianto

due vendette avrò così.

Barsina ->

 

Scena sesta

Arsace, Oronte, e Statira.

 

STATIRA

Morirà Arsace?  

ARSACE

E tu sarai regina.

STATIRA

Tiranno vincitor!

ARSACE

Empia Barsina!

ORONTE

Io tiranno? Ah Statira,

perdona all'amor mio... Ma non l'amore,

sol la giustizia il suo cader destina.

STATIRA

Morirà Arsace?

ARSACE

E tu sarai regina?

ORONTE

(ad Arsace)

Orsù: tu non morrai.

(a Statira)

Non perderai tu 'l trono

un magnanimo sforzo, un sol tuo guardo

sia tua vita, tuo soglio. A me la cedi,

e vivi in libertade. A me ti dona,

e regna e sovra i Persi, e sovra i Sciti.

STATIRA

Con troppo costo, Oronte,

esso alla vita, e me al comando inviti.

ARSACE

Non valgono i tuoi doni

ch'io sì gran ben ti ceda.

ORONTE

E pur lo cedi

al colpo di un carnefice, s'io 'l voglio.

ARSACE

Facciasi. Allora, o dio!

Me la torrà il morir, non l'incostanza,

e la dono al destin, non a un rivale.

ORONTE

Ad un re generoso

così favella un reo? Vedrem, se possa

più del mio braccio il vostro ardir. Ritorni

e 'l giudice, e 'l nemico

su questo labbro. Udite.

Tu, traditor, morrai. Lungi dal trono

vivrai, donna ostinata. Io vo', che veda

te mia vittima il mondo, e te mia preda.

 

Quell'ardor, che fu vampa d'amore,  

già diventa un incendio di sdegno.

Ed amor, che fa l'ira più acerba,

punirà nel fellon la superba,

punirà nell'ingrata l'indegno.

Quell'ardor, che fu vampa d'amore,

già diventa un incendio di sdegno.

Oronte ->

 

Scena settima

Statira, Arsace.

 

ARSACE

Ah! Statira, perdona,  

se tento la tua fé. Dimmi, ch'io mora.

STATIRA

Io sì barbaro cenno?

ARSACE

Sì basta il dirlo a tranquillar quell'ira,

e basta il farlo a guadagnarti un trono.

STATIRA

E questo è un esser forte?

ARSACE

Deggio cader. Barsina

ne pubblicò il decreto. Il crudo Oronte

me ne fa la minaccia. Ah! Sol tua legge

sia 'l mio morir.

STATIRA

Deh! Taci.

Empia ti sia Barsina, ingiusto Oronte:

ma pietosa e fedel ti sia Statira.

ARSACE

La pietà, ch'è tuo danno,

la fé, ch'è tuo periglio, è mio tormento.

STATIRA

Soffri, che teco io sia infelice. Addio.

Vado a Barsina. Ad ogni prezzo io voglio,

che viva Arsace. In lei tutto si tenti.

Tu grato all'opra amami, e spera.

ARSACE

Ah! Senti.

 

STATIRA

Sento amor, che sospirando  

dice a me, ch'io vivo in te,

e tu sei solo il mio cor.

Così dice, e poi sperando,

dal valor della mia fé

la risposta attende amor.

Sento amor, che sospirando

dice a me, ch'io vivo in te,

e tu sei solo il mio cor.

Statira ->

 

Scena ottava

Arsace.

 

 

Cieli! Quella costanza,  

ch'esser dovrebbe il mio conforto estremo,

diventa mia minaccia;

e allor che più mi piace, io più la temo.

 

Vorrei men generosa  

quella beltà vezzosa,

quel core o meno forte, o men fedele.

Perché 'l soffrir, che sia

suo duol la pena mia,

e un piacer, è un amor troppo crudele.

Vorrei men generosa

quella beltà vezzosa,

quel core o meno forte, o men fedele.

Arsace ->

 
 

Scena nona

Galleria di statue negli appartamenti di Barsina.
Barsina, Oribasio.

 Q 

Barsina, Oribasio

 

ORIBASIO

Sì: ti vedrò regina.  

Tal ti dichiara Oronte;

tal ti acclama il senato.

Tutto già cede, e insino

servono i tuoi nemici al tuo destino.

BARSINA

Molto ancor manca a stabilirmi. Il merto

ne sia della tua fede.

ORIBASIO

E che far deggio?

BARSINA

Odi, e sia l'amor mio premio dell'opra.

Qui la rival verrà fra poco. Ignota

m'è la cagion. Si ascolti.

Ma quindi uscir poi se le vieti. Occulto

tu attendi il cenno, e in mio poter l'arresta.

ORIBASIO

A così lieve impresa un sì gran dono?

BARSINA

Lieve non è ciò che assicura un trono.

 

ORIBASIO

Mia cara, ove ti giova,  

cimenta la mia fede.

L'amor che ben si prova,

è quel che più si crede.

Mia cara, ove ti giova,

cimenta la mia fede.

Oribasio ->

 

Scena decima

Barsina, poi Statira, e poi Oribasio.

 

BARSINA

Vien la rival. Lice l'inganno. Ceda  

all'utile l'onesto;

e serva di ragion forza e pretesto.

 

<- Statira

STATIRA

Barsina, un vero affetto

in te non sia crudele, o in me superbo.

Nel periglio di Arsace

a te giovi, ch'io l'ami; e a me pur giovi,

che tu per lui ne avvampi.

Serbalo: di sua vita

sia prezzo un regno. Io te lo cedo; e l'uso

te n' dia pietà. Giusta la rende e degna

e la gloria, e l'amor. Serbalo, e regna.

BARSINA

Liberal donatrice,

l'ingegno ammiro del tuo amor. Mi cedi

ciò ch'è già mio: ciò che più aver disperi.

Questa è troppa bontà: voler che un trono,

ch'ora è conquista mia, sembri tuo dono.

STATIRA

T'inganni. Arsace...

BARSINA

Arsace

tanto non ti sia a petto. Io di tua sorte

disporrò col mio voto, e dal tuo core

leggi non prenderà la tua regina.

STATIRA

Qual titolo ti usurpi?

BARSINA

Quel che più a me conviene, e tal m'inchina.

STATIRA

Qual giudizio? Qual voto

per te decise?

BARSINA

Oronte...

STATIRA

Alla Scitia dia leggi.

BARSINA

Il senato.

STATIRA

Ancor pende.

BARSINA

La mia ragion...

STATIRA

Dilla ingiustizia.

BARSINA

I torti

più non deggio soffrir. Statira, adempi

le parti di mia suddita, o Barsina

saprà quelle adempir di tua sovrana.

STATIRA

Rido la cieca speme, e l'ira insana.

BARSINA

Olà: provi i miei sdegni...

STATIRA

Di Artaserse alla figlia

così s'insulta?

ORIBASIO

Impon chi regna. Io servo.

BARSINA

Vedrem, se alfin si pieghi un cor protervo.

Colà si custodisca.

STATIRA

Dove alberga Barsina,

temer d'inganno io più dovea. Ma senti:

con arti ree cerca di aprirti un calle

che ti guidi al comando.

Sia tua spoglia Statira,

e vittima ne sia. Pur non è spenta

la fé ne' miei vassalli.

Vive ancor in Oronte,

vive in Arsace ancor la mia vendetta,

né premerai con piè sicuro il trono.

BARSINA

Vanne, e vedrai, se tua regina io sono.

 

STATIRA

Prigionia non mi spaventa:  

mi tormenta la catena,

ch'è la pena del mio Arsace.

Lui deh! Togli alle ritorte,

empia sorte, e tutti poi

gli odi tuoi soffrirò in pace.

Prigionia non mi spaventa:

mi tormenta la catena,

ch'è la pena del mio Arsace.

Statira ->

 

Scena undicesima

Barsina, Oribasio, poi Oronte.

<- Oribasio, guerrieri

 

BARSINA

Oribasio, qui meco  

restino i tuoi guerrieri.

Tu ad affrettar va' tosto

la scelta mia, ch'è tua fortuna ancora.

ORIBASIO

Amor sia la mercé di chi t'adora.

(parte)

Oribasio ->

 

BARSINA

La vita di Statira

salvi il mio ben dal crudo Oronte... Ei viene.

 

<- Oronte

ORONTE

La vendetta, o Barsina,

di offeso re sdegna gl'indugi. Il reo

qui meco trassi; e 'l foglio

che segnò la tua man, diasi ad Oronte.

BARSINA

Diasi: non lo ricuso.

ORONTE

Punir le colpe è 'l primo

dover del regno. Arsace...

BARSINA

Il so: lo accusa

l'ombra, il luogo, l'acciar.

ORONTE

Giusto è ch'ei mora.

BARSINA

Ma seco rea muoia Statira ancora.

ORONTE

Statira?

BARSINA

Ella che mosse

di Arsace il piè, che ne armò il braccio, e l'ire,

condannata da te dèe pur morire.

ORONTE

No, non morrà. Tutto il poter di Oronte

sarà per sua difesa.

BARSINA

E per Arsace

tutto farà ciò che può far Barsina.

ORONTE

Che può col vincitor?

BARSINA

Spesso anche il vinto

ha con che spaventar l'altrui vittoria.

ORONTE

Vediamlo. A me qui Arsace.

BARSINA

A me Statira.

Cieco è 'l tuo amore.

ORONTE

E 'l tuo furor delira.

 

Scena dodicesima

Oronte, Barsina, Arsace, Statira.

<- Arsace, Statira

 

ARSACE

(Empia union!)  

ORONTE

Barsina,

che far potrai, se su' tuoi lumi stessi

reca ad Arsace un cenno mio la morte?

BARSINA

(dà di mano ad un ferro, e minaccia sulla vita di Statira)

Che far potrò? Con quest'acciar punirti

di Statira nel sen. Vedi: la sveno.

ORONTE

(fa lo stesso Oronte su quella di Arsace)

Ferma, o di Arsace anch'io lo vibro in seno.

STATIRA

Ah! Barsina.

ARSACE

Deh! Oronte.

STATIRA

Difendi Arsace, e poi morrà Statira.

ARSACE

Salva Statira, e poi trafiggi Arsace.

BARSINA

Che risolvi?

ORONTE

Che pensi?

STATIRA

Empio.

ARSACE

Spietata.

STATIRA
(ad Oronte)

Se ami estinto un nemico, in me lo impiaga.

ARSACE
(a Barsina)

Se una rival vuoi morta, in me l'uccidi.

BARSINA

L'ira mi sprona, e la pietà m'arresta.

ORONTE

La morte d'un rival temo, e vorrei.

STATIRA E ARSACE

Il caro ben voi proteggete, o dèi.

ORONTE

Vedi, Statira: o dammi

la fé di sposa, o qui ti sveno Arsace.

BARSINA

Rimira, Arsace: o fido

pensa di amarmi, o qui Statira uccido.

STATIRA

Ahi! Che farò? Tu mi consiglia, o caro.

ARSACE

Ahi! Che dirò? Reggimi il core, o sposa.

STATIRA

Se mi manchi di fé, pena ho più cruda.

ARSACE

Fato ho più rio, se d'altri sei consorte.

STATIRA E ARSACE

Ma se fedel mi sei, tu sei di morte.

BARSINA

Delibera.

ORONTE

Risolvi.

STATIRA

(a Barsina)

Svenami.

(ad Arsace)

E tu perdona:

t'amo estinto veder, pria che infedele.

ARSACE

Che più soffrir? Qui almeno un ferro...

ORONTE

Invano...

STATIRA

Chetati...

BARSINA

Qui conviene...

ARSACE

Sposa... Barsina... Oronte...

Ahimè! Dir non poss'io: mora il mio bene.

BARSINA

Pur morrà...

ORONTE

Ma non solo...

 

Scena tredicesima

Idaspe, e li suddetti.

<- Idaspe

 

IDASPE

Signor, di Arsace il nome, e di Statira  

ti fa nuovi nemici. Ha prese l'armi

il popolo feroce.

Dario lo muove; ed in tumulto è tutto

il senato, e la reggia. Omai si vuole

per regina Statira;

e risuonar fra l'onte

odesi: Arsace viva, e mora Oronte.

ORONTE

Tanto di speme han dunque i vinti? Or abbia,

abbia il fallo e l'ardire il suo castigo.

Cada qui tosto Arsace. A voi, guerrieri.

BARSINA

E Statira pur cada. A voi, miei fidi.

 
Arsace qui si avventa improvviso ad Idaspe che gli è vicino, e toltagli di fianco la spada assalisce Oronte in cui difesa accorrono le sue Guardie.
 

ARSACE

No, non cadrà. Già stringo  

la sua difesa. Addietro, o vili.

ORONTE

Iniquo,

con questo acciar...

ARSACE

Non temo.

IDASPE

Anima ardita.

STATIRA
(a Barsina)

Ahimè! Ti cedo Arsace, e dagli aita.

BARSINA

Sì... ma tardo...

 
In questo Oronte con un colpo getta a terra la spada di Arsace, e 'l disarma
 

ARSACE

Empi fati!

ORONTE

Vinto ancor sei.

ARSACE

Misero son, non vinto.

Saziati.

ORONTE

È troppo onore

farti cader per man di Oronte estinto.

Si deve alle tue colpe

un carnefice vil. Traggasi Idaspe.

Costui, dove raccolto

siede il senato. Io voglio

presente alla sua pena,

chi del mio braccio osa rapirlo all'ira.

STATIRA

O dèi!

BARSINA

Ma di Statira

andrà impunito il fallo?

ORONTE

Seco ella pur si guidi

custodita da' tuoi;

e vedrem con qual ciglio

ella soffra in Arsace il suo periglio.

BARSINA

E vedrem chi le forze abbia più pronte

o voi con Dario, o con Barsina Oronte.

 

ORONTE

Tu non sai, quanto spietata a Statira  

sia per lui la tua pietà.

Tu 'l condanni, perché ingrata,

e 'l tuo amor più reo lo fa.

Tu non sai, quanto spietata

sia per lui la tua pietà.

(parte)

Oronte ->

 

Barsina, guerrieri ->

 

Scena quattordicesima

Statira, Arsace, e Idaspe.

 

IDASPE

(E questi di mie colpe avran la pena?)  

ARSACE

Ma, Statira, perché? Perché in que' lumi

così bel pianto? Insuperbirsi io veggio

nel tuo dolor la nostra sorte, e pompa

son dell'empia rivale i tuoi sospiri.

STATIRA

Quel duol, che in me tu miri,

forse è l'ultimo onor, che te presente

rendo al mio genio. Lascia...

ARSACE

No, cor mio.

Tutto ancor non è spento

con la mia libertà l'ardir de' Persi.

Dario è per noi. Per noi saranno i numi

della virtù custodi.

STATIRA

Il tuo coraggio,

diletto Arsace, a me rasciuga il ciglio.

Ma poscia il tuo periglio...

ARSACE

Qual periglio? Costoro,

Idaspe affretta. Andiam. Tu vieni, o cara.

Ogni indugio è un rossor della mia fede.

STATIRA

Vuoi così? Teco è l'alma, e teco è 'l piede.

 

ARSACE

Tanta fé?  

STATIRA

Tanta costanza?

ARSACE

Questo è amor.

STATIRA

Questa è speranza.

ARSACE

Idol mio.

STATIRA

Mio caro.

STATIRA E ARSACE

Sì.

ARSACE

Voi che ardete.

STATIRA

Voi che amate.

STATIRA E ARSACE

Imparate

ad amar ognor così.

ARSACE

Tanta fé?

STATIRA

Tanta costanza?

ARSACE

Questo è amor.

STATIRA

Questa è speranza.

 

Arsace, Statira ->

 

Scena quindicesima

Idaspe.

 

 

Io soffrirò, che Arsace, io, che Statira  

per me sieno infelici?

No: della mia vendetta

le colpe sfortunate Oronte intenda,

e una giusta virtude ambo difenda.

 

Datti pace,  

brama audace

di vendetta.

Vuol così ragion di onore.

Egli solo

senza duolo

oggi m'affretta

a tradire anche l mio cuore.

Datti pace,

brama audace

di vendetta.

Idaspe ->

 
 

Scena sedicesima

Salone reale.
Oronte, Oribasio, poi Barsina, poi Dario.

 Q 

Oronte, Oribasio, guerrieri

 

ORONTE

Cotanto ardì 'l senato?  

ORIBASIO

Per Statira ei decise, e al voto iniquo

serve il popolo ardito e contumace.

 

<- Barsina

ORONTE

Con la testa di Arsace

cadrà tutto l'ardir dal cor de' Persi.

 

<- Dario

BARSINA

E allor dal tuo potere  

gli auspici del suo regno avrà Barsina.

DARIO

Quali auspici? Statira è la regina.

BARSINA

(Infausto annuncio.)

ORIBASIO

(Indegno.)

DARIO

A questi applausi,

signor, non isdegnarti. Alla corona

si vuol Statira. Amor, pietade, e zelo

muovon l'impeto audace, e con quest'armi...

BARSINA

E così Dario mi ama?

DARIO

Amo, ma quanto

lice all'onor. E con quest'armi, o sire,

no, non s'offende, e non s'insulta Oronte.

ORONTE

Rapirmi il reo, lasciarmi invendicato

non è un'offesa? Di': non è un insulto?

DARIO

Troppo è noto alla Persia il cor di Arsace

per crederlo fellone.

ORONTE

Orsù: diasi a Statira

l'arbitrio estremo. Valga

la scelta del senato;

ma stringendo lo scettro

stringa ancora per me di Astrea la spada.

Statira regnerà, ma Arsace cada.

 

Scena diciassettesima

Statira, Arsace, poi Idaspe, e li suddetti.

<- Statira, Arsace

 

STATIRA

Non principia Statira  

il suo regnar da un'empietà. Rifiuto

de' vassalli il favor...

ARSACE

Deh! Non ti tolga

la tua fede alla Persia.

ORONTE

Risolvi: il primo passo,

che ti porti sul trono, esser dée quello

di perder quest'indegno.

STATIRA

Crudel! Pria che il mio ben, perdasi il regno.

BARSINA

(Ambizione, amor, che far degg'io?)

 

ARSACE

Di' ch'io mora, e vanne al trono:  

ti perdono

questa cara crudeltà.

STATIRA

Io voler che Arsace mora?

(piange)

ARSACE

Chi ti adora,

te 'l dimanda per pietà.

 

ORONTE

Ingiustissimo pianto! Abbia Barsina  

sovra i Persi l'impero, e si punisca

il traditor del pari, e la nemica.

BARSINA

Io condannare Arsace? Amor te 'l dica.

ORONTE

Vile sospir! Vendetta a me si niega?

Guerrieri, a voi. Qui lo uccidete...

 

<- Idaspe

IDASPE

Ah! Ferma.

ORONTE

A un'ira coronata, e impaziente

così si oppone Idaspe?

IDASPE

Egli è innocente.

ORONTE

La mia ferita...

IDASPE

Io ne son 'l reo. Riserba

per lui tutto il tuo sdegno.

STATIRA

(Respiro, o stelle.)

ORONTE

A me l'esponi.

IDASPE

Idreno:

egli cui d'Issedon rapisti il regno,

ei del padre svenato

le vendette cercò dentro al tuo seno.

ORONTE

Ov'è il fellon?

IDASPE

Qui 'l vedi.

Io quegli sono. Invano ad altri il chiedi.

ARSACE E DARIO

O magnanima accusa!

STATIRA E BARSINA

E salvo Arsace.

ORIBASIO

(Gelosia, sei pur cruda in cor che tace!)

ORONTE

Udite, o Persi, udite. Anche gli Sciti

hanno i lor fasti, e una virtù straniera

la natia desta in essi. Amai Statira,

e Arsace traditor quasi mi piacque

per punirlo rivale. Or che innocente

e lo trovo, e lo abbraccio, alla mia gloria

cede l'amor. Regni Statira, e teco

divida il soglio, avventuroso amante.

STATIRA E ARSACE

Così gode in amore alma costante.

ORONTE

A te Idreno, cui deggio atto sì giusto,

qui col perdon rendo il comando, bella, a Barsina

china la fronte al tuo destin. Gli affetti

sien tuoi vassalli, e la ragion tuo regno.

STATIRA

No: regni ancor Barsina

oltre l'Eufrate, ed all'amor di Arsace

quel di Dario succeda.

BARSINA

Al suo merto ed al ciel convien ch'io ceda.

ORONTE

Già vinto è 'l vincitore.

STATIRA

E qui a Oronte

giura Statira.

ARSACE

E lo conferma Arsace

STATIRA E ARSACE

Fra la Persia e la Scitia eterna pace.

 

TUTTI

Disarmato il dio guerriero  

qui si arrende al dio d'amor.

E di fiamma più innocente

dolcemente

qui si accende il nostro cor.

Disarmato il dio guerriero

qui si arrende al dio d'amor.

Sfondo schermo () ()

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Sotterranea.

Arsace, Dario
 

E l'empie leggi ubbidirà Statira?

Arsace
Dario ->

Speranza sventurata!

Arsace
<- Statira

Al piè? Perché no al core? / In questi estremi

La fé, l'amor / Se teco no 'l divide

Arsace, Statira
<- Barsina

E Barsina l'avrà / L'abbia, ma senta

Barsina, Arsace e Statira
Vuoi la morte? E morte avrai
Arsace, Statira, Barsina
<- Oronte

Indegno è un traditor, ch'io de' miei passi

Arsace, Statira, Oronte
Barsina ->

Morirà Arsace? / E tu sarai regina

Arsace, Statira
Oronte ->

Ah! Statira, perdona

Arsace
Statira ->

Cieli! Quella costanza

Arsace ->

Galleria di statue negli appartamenti di Barsina.

Barsina, Oribasio
 

Sì: ti vedrò regina

Barsina
Oribasio ->

Vien la rival. Lice l'inganno. Ceda

Barsina
<- Statira

Barsina
Statira ->
Barsina
<- Oribasio, guerrieri

Oribasio, qui meco

Barsina, guerrieri
Oribasio ->

Barsina, guerrieri
<- Oronte

Barsina, guerrieri, Oronte
<- Arsace, Statira

Empia union! / Barsina

Barsina, guerrieri, Oronte, Arsace, Statira
<- Idaspe

Signor, di Arsace il nome, e di Statira

(Arsace qui si avventa improvviso ad Idaspe che gli è vicino, e toltagli di fianco la spada assalisce Oronte in cui difesa accorrono le sue guardie)

No, non cadrà. Già stringo

(Oronte disarma Arsace)

Barsina, guerrieri, Arsace, Statira, Idaspe
Oronte ->
Arsace, Statira, Idaspe
Barsina, guerrieri ->

E questi di mie colpe avran la pena?

Idaspe
Arsace, Statira ->

Io soffrirò, che Arsace, io, che Statira

Idaspe ->

Salone reale.

Oronte, Oribasio, guerrieri
 

Cotanto ardì 'l senato?

Oronte, Oribasio, guerrieri
<- Barsina

Oronte, Oribasio, guerrieri, Barsina
<- Dario

E allor dal tuo poter

Oronte, Oribasio, guerrieri, Barsina, Dario
<- Statira, Arsace

Non principia Statira

Ingiustissimo pianto! Abbia Barsina

Oronte, Oribasio, guerrieri, Barsina, Dario, Statira, Arsace
<- Idaspe

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima
Campo de' persiani. Padiglione reale all'uso degli Sciti. Cortile chiuso a foggia di steccato dinanzi al palazzo reale. Gabinetto reale con porta segreta. Notte; logge con lume, corrispondenti a vari appartamenti reali. Sotterranea. Galleria di statue negli appartamenti di Barsina. Salone reale.
Atto primo Atto secondo

• • •

Testo PDF Ridotto