Atto primo

 

Scena prima

Atrio del castello di Montolino: di fronte il lago, e al di là del lago, veduta del villaggio illuminato.

Bozzetti

 Q 

uomini e donne

 
(Quanto si vede indica che si sta celebrando una festa. Si festeggia infatti l'anniversario in cui la Brettagna è stata restituita dagl'Inglesi a Filippo Augusto, e il vicino matrimonio d'Isoletta di Montolino con Arturo di Ravenstel.)
 
Il lago è sparso di navicelle addobbate e illuminate. Odesi da lontano una lieta armonia e festose voci di applauso. A poco a poco si sente distinto il canto; ed ora da una, ora dall'altra navicella, uomini e donne cantano le seguenti strofe a Coro.
 

CORO
I (di uomini)

Voga, voga, il vento tace,  

splendon gli astri in cielo azzurro;

sol col placido sussurro

bacia i lidi il dolce umor.

Voga, voga: è l'alma pace

messaggera dell'amor.

 

I (di donne)

O castel di Montolino

dell'amor sei già soggiorno;

quando spunti il nuovo giorno

lo sarai d'imene ancor.

Voga, voga: egli è vicino

di due cori a fare un cor.

 

II (di uomini)

Lievi, lievi in sen del lago

tuffan l'ali amiche aurette;

e la luna vi riflette

il suo placido splendor.

Voga, voga: ell'è l'imago

d'innocente e casto ardor.

 

II (di donne)

A noi reca un'aura pura

l'olezzar del suol fiorente:

al romor della corrente

mesce il lido il suo romor.

Voga, voga: è la natura

che si desta, e sente amor.

 

uomini e donne ->

 

Scena seconda

Valdeburgo e Isoletta.

<- Valdeburgo, Isoletta

 

VALDEBURGO

Trista e pensosa, mentre a te d'intorno  

tutto sorride, abbandonar sì tosto,

Isoletta, puoi tu la nobil festa

che delle nozze tue precede il giorno?

ISOLETTA

Col cuor trafitto dalla festa io torno:

sì, Valdeburgo, a te d'Arturo amico,

a te pietoso cor tutto io confido

le segrete mie pene.

Gioia da questo imene

più sperar non poss'io... cambiato è Arturo,

crudelmente cambiato... Un altro oggetto

su quell'anima ardente arbitro impera.

VALDEBURGO

Altro oggetto! E il sai tu?

ISOLETTA

Sì: la Straniera.

VALDEBURGO

Che dici? Ignota donna,

raminga, errante e da ciascun fuggita,

preporre a te, spirto gentile e raggio

d'innocenza e beltà? Deh! Non pensarlo,

vano sospetto ei fia.

ISOLETTA

Fatto, ahi! Fatto è certezza all'alma mia...

 

 

(dopo aver guardato intorno, prende Valdeburgo con precauzione, e gli dice)  

Io la vidi.

VALDEBURGO

Tu! Che ascolto?

Dove? Quando?

ISOLETTA

Ier, sul lago.

VALDEBURGO

E ti parve?

ISOLETTA

Agli atti, al volto,

non mortal, divina imago...

ma il suo schifo a me d'innante

via sparì com'ombra errante,

e ne usciva un suon dolente,

qual sospir d'un cor morente,

e d'Arturo al nome unita

questa voce di dolor.

Ogni speme è a te rapita

che riponi nell'amor.

VALDEBURGO

Qual mistero!

ISOLETTA

Il più funesto...

Io ne tremo.

VALDEBURGO

E Arturo intanto?...

ISOLETTA

Più no 'l veggo.

VALDEBURGO

Oh! Come presto,

per te sorse il dì del pianto!

Giovin rosa, il vergin seno

schiudi appena al ciel sereno,

e già langui scolorita,

gioco al vento struggitor?

Ah! L'aurora della vita

è l'aurora del dolor!

Ma fa' core: è forse Arturo

meno reo che tu non credi.

ISOLETTA

Mi abbandona lo spergiuro;

e in che istante, oh dio, te 'l vedi.

VALDEBURGO

Spera ah! Spera...

ISOLETTA

Ognor presenti

al pensier ho quegli accenti...

ISOLETTA E VALDEBURGO

Ogni speme è a te rapita

che riponi nell'amor.

Ah! l'aurora della vita

è l'aurora del dolor.

 

Scena terza

Odonsi grida lontane. Una navicella bruna attraversa il lago: vedesi in essa la Straniera coperta d'un velo nero. Molte barche l'inseguono.

<- Alaide, uomini

 

CORO
(in lontano)

La Straniera! La Straniera!  

ISOLETTA

(sbigottita riconoscendola)

Cielo! È dessa.

CORO

Ahi! Trista festa,

se l'iniqua fattucchiera

del suo aspetto la funesta!

ISOLETTA

(tremante a Valdeburgo)

Odi! Ahi lassa! È vero, è vero.

VALDEBURGO

Sgombra, ah! sgombra un van timor.

Precidetele il sentiero.

CORO

Si raggiunga.

 

Alaide, uomini ->

 

Scena quarta

Accorrono da varie parti il signor di Montolino, Osburgo, ed altri Cavalieri ecc. Isoletta è tremante appoggiata a Valdeburgo.

<- Montolino, Osburgo, cavalieri

 

MONTOLINO

Qual romor!  

(veggendo Isoletta, e accorrendo a lei)

Che mai veggo? Figlia!...

ISOLETTA

Ah padre!

Odi tu? Sciagura a noi.

MONTOLINO E CORO

E tu pur di vili squadre

il terror divider puoi?

ISOLETTA

La Straniera!... Arturo!... Oh! Ambascia!

Trema il cor, né sa perché.

OSBURGO, MONTOLINO E CORO

Lo spavento al volgo lascia;

troppo indegno egli è di te.

 
(Isoletta si avvicina a Valdeburgo e conducendolo in disparte le dice con somma passione)

ISOLETTA

Oh tu sai gli spasimi  

di questo cor piagato,

tu solo puoi comprendere,

se giusto è il mio terror.

Deh! Per pietà, confortami,

conduci a me l'ingrato;

oppur mi assisti a reggere

al peso del dolor.

 

VALDEBURGO

Nascondi altrui le lagrime,

acqueta il cor turbato;

io spero, io voglio riedere

a te consolator.

Ma se restar tu vittima

dovessi di un ingrato,

un seno dove piangere

nel mio ti resta ancor.

 

OSBURGO, MONTOLINO E CORO

Ritorna ai giochi, e mostrati

con volto men turbato;

non far che il nostro giubilo

rattristi il tuo timor.

 
(Isoletta parte con Valdeburgo seguitata dal Coro. A poco a poco la scena rimane vuota)

Isoletta, Valdeburgo, cavalieri ->

 

Scena quinta

Montolino e Osburgo.

 

MONTOLINO

Osburgo?... Io non divido  

la sicurezza tua.

OSBURGO

Tu pur col volgo

temerai la Straniera?

MONTOLINO

Arturo io temo.

Questo disprezzo estremo

d'Isoletta e di me, questo sì strano

de' suoi doveri oblio, d'onde in lui nato?

OSBURGO

Da un cor, ben te 'l diss'io, sempre agitato.

Un inquieto istinto

di tristezza lo pasce, e lo strascina

ove geme l'affanno e la sventura.

Nelle vietate mura,

ove nascosta ad ogni sguardo alberga

la bandita dal trono e dagli altari,

Agnese di Merania, osò l'insano

con suo periglio penetrare un giorno,

saper lo déi.

MONTOLINO

Fama ne corse intorno.

Giusta lo spinse allora

pietà d'Agnese, ché la sua caduta

di stupore colmò l'Europa intiera.

Ma d'ignota Straniera

perché tanto pensier?...

OSBURGO

Pietade istessa

lo guida a lei, perché la credé oppressa.

MONTOLINO

Funesta al suo riposo

indole è questa...

OSBURGO

E la lusinga e nutre

questo stranier, misterioso anch'esso,

che di tanta amistade a lui si è stretto.

MONTOLINO

Ben dici: e aver sospetto

dobbiam di tutti.

OSBURGO

E sovra tutti attento

io veglio quindi. Ad ogni costo, sposo

fia d'Isoletta tua l'unico germe

de' nostri prenci...

MONTOLINO

Me possente a un tempo,

e te ricco farai. Purché si stringa

cotesto nodo, l'avvenir non curo.

OSBURGO

In me riposa. ~ È ne' miei lacci Arturo.

 
(partono)

Montolino, Osburgo ->

 
 

Scena sesta

Interno della capanna ov'abita la Straniera.
Arturo entra guardingo, ecc.

Bozzetti

 Q 

(nessuno)

<- Arturo

 

 

È sgombro il loco... Rimaner degg'io,  

o non visto partir? ~ Beato albergo,

irresistibil forza

come un magico cerchio in te m'arresta:

l'aura, sì l'aura ch'ella spira è questa.

(s'inoltra ecc.)

Oh! potess'io scoprire,

cara donna, chi sei, scioglier potessi

il velo in cui ti copri anco a te stessa?...

(s'accorge di un ritratto ecc.)

Un ritratto?... Veggiam... È dessa, è dessa.

Ricco manto la copre, il crin le cinge

serto di gemme... Eri tu dunque un tempo

più felice, mio ben. Parla, deh! Parla.

Più felice di pria può farti Arturo,

se confidarti all'amor suo consenti...

(odesi da lontano un suono di liuto)

Qual suon!... Essa è Alaide... Oh cari... accenti!

 
Una voce canta da lontano.
I

ALAIDE

Sventurato il cor che fida    

nel sorriso dell'amor:

brilla e muor qual luce infida

che smarrisce il viator.

S

Sfondo schermo () ()

 

ARTURO

È mesta la sua voce,

meste come il suo cor son le sue note.

 
Voce più vicina.
II

ALAIDE

Infelice il cor che apprezza

alto stato e verde età.

Una larva è la grandezza,

fior caduco è la beltà.

 

ARTURO

Fortunato chi puote

dar conforto a quell'alma, e far che un riso

torni a brillar su quell'amabil viso!

 
Voce vicinissima.
III

ALAIDE

Ogni speme, ogni ventura

lunghi dì durar non può.

Solo, ahi! Solo il pianto dura,

e per sempre io piangerò.

 

Scena settima

Arturo va per uscire: s'incontra in Alaide: essa è vestita di nero.

<- Alaide

 

ARTURO

Alaide!  

ALAIDE

Che miro! In queste soglie,

sciagurato, che cerchi?

ARTURO

A te vicino,

un istante di pace.

ALAIDE

È meco il lutto,

la sventura, il dolor.

ARTURO

Divider teco

tutto il peso vogl'io de' mali tuoi.

ALAIDE

Dividere i miei mali? Ah tu no 'l puoi!

Compiangimi soltanto;

altro non ti è concesso.

ARTURO

In tuo soccorso

forse il ciel m'invia. Credilo a questo

che mi spinge ver te potere arcano;

credilo all'amor mio. T'amo, lo sai,

e son tuo, tuo per sempre, io te 'l giurai.

ALAIDE

Tenero cor! (Che dico?

Ove trascorro?) va', lasciami, fuggi,

non t'appressar. Insuperabil pose

fra noi barriera il ciel. Deh! Non punirlo

dell'amor suo, gran dio!

Sola io merto soffrir... la rea son io.

ARTURO

Che ascolto? E fia verace

dunque la fama? E tu proscritta, errante,

infamata, avvilita...

ALAIDE

Cessa! Ah cessa! Qual voce hai profferita?

Non io, non io t'avrei

oltraggiato così, se al mio cospetto

accusato ti avesse il mondo intero.

Esci.

ARTURO

Ah! M'odi: io t'offesi, è vero, è vero.

 

Serba, serba i tuoi segreti;  

rispettarli ognor prometto:

ma ch'io t'ami invan mi vieti;

mio destino è questo affetto:

tu sei l'aura ch'io respiro,

sei la luce, il sol ch'io miro:

quanti beni ha il mondo e il cielo

l'amor tuo mi può donar.

 

ALAIDE

Taci, taci, è l'amor mio

condannato sulla terra;

associarti non poss'io

al destin che mi fa guerra:

segui il tuo, del mio migliore

me cancella dal tuo core...

Ah! Così potessi anch'io,

te dal cuore cancellar.

 

ARTURO

M'ami dunque? Oh gioia estrema!

M'ami, e speri d'obliarmi?...

ALAIDE

Io lo debbo... Parti, trema...

più infelice almen non farmi.

ARTURO

Te vo' lieta, te felice;

farti tale ancor mi lice.

Da regnanti io son disceso,

posso un serto a te recar.

ALAIDE

Ahi! Funesto, ahi tristo peso!

Qui deserta io vo' spirar.

 

ARTURO E ALAIDE

Ah! se tu vuoi fuggir

il mondo e il suo splendor,

io ti saprò seguir

in un deserto ancor.

Qualunque sia sentier,

almeno fia con te;

parrà la vita a me

un sogno di piacer.

 

ALAIDE

Ah! Non ti lusingar!

Ti perde il tuo desir.

Io nacqui per penar,

per fare altrui soffrir.

Si oscura il ciel per me,

per me si attrista il sol;

mi regge appena il suol,

perché coprir mi dé.

(si sente lontano suono di caccia)

ALAIDE

Odi... Qual suon!  

ARTURO

Si adunano

i cacciatori intorno.

ALAIDE

Irne déi tu: festeggiano

delle tue nozze il giorno.

ARTURO

Io del castel la vergine

sposata ancor non ho.

ALAIDE

Insano, e me far vuoi

rea dei spergiuri tuoi?

E sempre a far dei miseri

dannata, o ciel, sarò?

Me sciagurata!...

ARTURO

Ah calmati!

ALAIDE

Addio per sempre...

ARTURO

Ah! No!

 

ALAIDE E ARTURO

Un ultimo addio

ricevi, infelice;

di più non poss'io;

di più non ti lice:

quel pianto mi cela

che il ciglio ti vela...

pregare tu déi,

non pianger per me.

Nell'ore serene

che il ciel ti sorride,

deh! Pensa che in pene

lasciasti Alaide;

e un raggio di calma,

implora ad un'alma

che forse più misera

è fatta per te.

 

ARTURO

Ch'io possa lasciarti!

Crudel, non ho core:

dovevi mostrarti

men degna d'amore.

Per chi t'ha veduta,

per chi t'ha perduta,

un peso è la vita,

soffribil non è.

Se l'ira ti preme

degli astri tiranni,

ci colgano insieme

ci oppriman gli affanni:

è mia la tua sorte

in vita ed in morte,

o teco sommerso,

o salvo con te.

 
 

Scena ottava

Foresta nelle vicinanze di Montolino.
Vedesi in distanza la capanna di Alaide.
Odonsi da lontano suoni di corno e grida confuse coi suoni, indizio di rumorosa caccia. Le grida a poco a poco si avvicinano, e suonano distinte: attraversano quindi la scena vari cacciatori: indi Osburgo e Coro.

Bozzetti

 Q 

(nessuno)

 

VOCI
(lontane)

1  

Campo ai veltri.

2

Il cervo è uscito.

3

Corre, vola.

4

Si dilegua.

 

<- cacciatori, Osburgo, altri cacciatori

TUTTI

(sortono)

Via pei clivi è già sparito...

giù pe 'l piano ognun l'insegua.

OSBURGO E CORO

Lungo il lago, dove i boschi

son più densi, son più foschi,

un drappel veloce scenda

ogni varco a rinserrar...

Corra un altro e i colli ascenda,

l'ardue cime ad occupar.

(alcuni cacciatori corrono a sinistra della selva; altri salgono di fronte, e si perdono fra i dirupi. Rimane Osburgo e trattiene porzione di cacciatori)

cacciatori ->

OSBURGO

Questo è il luogo... Là... in quel tetto

la Straniera fa soggiorno.

CORO

Aborrito, orrendo oggetto!

OSBURGO

Di punirla è presso il giorno.

CORO

Sì, punirla.

OSBURGO

Vi frenate;

la promessa rammentate...

TUTTI

Qui non visti ~ qui segreti,

appiattati ~ queti, queti,

esploriam, spiam gl'indegni

suoi pensieri, suoi disegni...

Con qual arte, con che modi

tragge Arturo a vaneggiar.

Scoprirem le inique frodi,

le sapremo vendicar.

(si disperdono)

Osburgo, altri cacciatori ->

 

Scena nona

Valdeburgo e Arturo.

<- Valdeburgo, Arturo

 
(incontrandosi)

VALDEBURGO

Ti trovo alfin.  

ARTURO

Tu di me in traccia?

VALDEBURGO

Tutti

sono in traccia di te. Stupisce ognuno

che delle nozze tue fugga tu stesso

il lieto festeggiar; ma un cor ne geme,

un cor non preparato a tal ferita.

ARTURO

Oh! Valdeburgo! A me tu porgi aita.

Io d'Isoletta apprezzo

la candid'alma, la beltà ne ammiro,

il dolce favellar, gli atti soavi;

ma...

VALDEBURGO

Prosegui.

ARTURO

Io non l'amo.

VALDEBURGO

Ah! Tu l'amavi.

Sì, tu l'amavi, Arturo,

pria che i tuoi sensi affascinar sapesse

donna indegna di te, proscritta, oscura,

e infame forse; tal d'intorno è grido,

tal ogni labbro con orror ne parla.

ARTURO

O amico! Odila pria di condannarla.

Vuoi tu del cieco volgo

prestar fede alle accuse?

VALDEBURGO

E tu più cieco

al desio che t'illude? Ah! Squarcia, amico,

squarcia la benda alfin, ricovra in seno

dell'innocenza: ella t'attende ancora,

bella senza prestigi, e a te sorride...

ARTURO

E tu vedi, o crudel, vedi Alaide.

Sì: questa grazia imploro,

Valdeburgo da te... Vedila e poi,

se consigliar mi puoi

che per sempre io la fugga... Io te 'l prometto...

La fuggirò...

VALDEBURGO

La tua promessa accetto.

 

Scena decima

Mentre si avviano verso la capanna di Alaide, vedesi ella stessa uscire dalla foresta.

<- Alaide

 

ARTURO

Eccola.  

ALAIDE

(veggendo Valdeburgo)

Cielo!

VALDEBURGO

(correndo a lei)

Agn...

ALAIDE

Taci!

Ah!... Qual gioia...

(si abbandona nelle braccia di Valdeburgo che la stringe)

ARTURO

(guardando entrambi turbato)

(Oh sospetto!)

VALDEBURGO

(accorgendosi dell'agitazione d'Arturo)

Arturo! Sgombra

i dubbi tuoi: de' miei prim'anni io vedo

la compagna in costei. Credi.

ARTURO

Te 'l credo.

Poiché la stringi al seno,

ella è scolpata assai: libero io posso

senza rimorso amarla.

(si appressa con trasporto ad Alaide. Valdeburgo lo prende per un braccio e lo allontana)

VALDEBURGO

Ah! Fuggi: più che mai tu déi scordarla.

 

ARTURO

Io! Che mai dici?...  

ALAIDE

Ahi! Misera!

VALDEBURGO

Fuggir, fuggir la déi.

ARTURO

Parla: perché?

VALDEBURGO

No 'l chiedere.

ARTURO

È forse colpa in lei?

VALDEBURGO

No.

ARTURO

D'altri amante è forse?

VALDEBURGO

No.

ARTURO

D'altri sposa?

VALDEBURGO

No.

ARTURO

Dunque chi puote opporse?

VALDEBURGO

Tutto...

ALAIDE

Ah! Non dirlo.

ARTURO
(con impeto)

Il so.

Tu sol t'opponi, o perfido...

ormai squarciato è il velo.

(per impugnare la spada)

ALAIDE

Cessa...

VALDEBURGO

Insensato? Ascoltami.

ARTURO

Tu mi tradisci.

ALAIDE

Oh! Cielo!

ARTURO
(ad Alaide)

Almen tu parla, e aita

la mente mia smarrita,

pronuncia un solo accento:

di' che rival non ho.

ALAIDE

Deh! M'odi...

ARTURO

Un solo accento.

(con tutto l'impeto della gelosia)

Rival mi è desso?

ALAIDE

Ah! No.

 
(un momento di silenzio. Alaide si volge come supplichevole a Valdeburgo che la guarda fissamente come in aria di rimprovero. Arturo si avvicina a lui)
 

VALDEBURGO

No: non ti son rivale;  

non io ti tolgo a lei:

necessità fatale

ti vieta amar costei:

ti arrendi al prego estremo

di chi ti è amico ancor.

 

ARTURO

Ah! Se non mi è rivale,

che vuol da me costui?

Per qual poter fatale

tremi dinanzi a lui?

Qualunque ei sia, no 'l temo,

il mio potere è amor.

 

ALAIDE

No: tu non hai rivale...

io più non amo, il sai...

ma se di me ti cale,

lasciami in pace omai.

Per me disastro estremo

è il tuo funesto amor.

 

VALDEBURGO
(ad Alaide)

Poiché senno in lui non resta,

né virtù di cavalier,

tu mi segui.

ARTURO

(snuda la spada)

Arresta, arresta;

un di noi qui dée cader.

VALDEBURGO

Sconsigliato!

(ponendo la mano sulla spalla)

ALAIDE

Ah! Ver non sia...

La tua vita, Arturo, è mia.

ARTURO

Oh! Alaide! Parla, imponi,

qual più vuoi di me disponi.

Tutto, fuor che altrui lasciarti,

tutto Artur per te farà.

ALAIDE

Cedi adunque, ah! Cedi e parti...

ARTURO

Ti vedrò?

ALAIDE

Lo giuro... Va'.

ARTURO

Cedo, cedo; a te m'involo,

ma un accento mi conforti.

Dimmi almeno, dimmi solo

che perdoni a' miei trasporti,

che la smania non t'offende,

il tumulto del mio cor.

VALDEBURGO

Vanne alfine, o sciagurato,

al dover più non opporti,

arrossir, in te tornato,

tu dovrai de' tuoi trasporti!

Del furore che t'accende

proverai rimorso in cor.

Insieme

ALAIDE

Mi vedrai, mia fé n'avesti,

ma deh! Va', se amor mi porti...

tu mi perdi se più resti,

se rinnovi i tuoi trasporti...

da te sol, da te dipende

ogni ben ch'io spero ancor.

 
(si dividono e partono per diversa via)

Arturo, Alaide, Valdeburgo ->

 
 

Scena undicesima

Luogo remoto ove è posta la capanna della Straniera, ombreggiata da piante silvestri. Di prospetto s'innalzano alcune rupi, a' piedi delle quali è il lago.
Arturo, indi Osburgo e Cacciatori.
Comincia a poco a poco ad oscurarsi il cielo, e a minacciare tempesta, che nell'ultima scena scoppia con estrema violenza. Arturo rimane lungamente immobile e assorto in profondi pensieri.

Bozzetti

 Q 

Arturo

 

ARTURO

Che mai penso? Un dubbio atroce  

mi rimane, e il cor mi preme...

Si discacci... Ah! La sua voce

non si acqueta, e ognor più freme...

Rio presagio!... Il ciel s'oscura.

Trista e squallida è natura...

ogni oggetto il lutto veste

di un tradito e morto amor.

Ah! fuggiam... Son larve queste...

Sogni son del mio timor.

 
(si avvia per partire: esce Osburgo dal lato opposto col coro)

<- Osburgo, cacciatori

 

OSBURGO E CORO

Odi, Artur...  

ARTURO

Mi lascia.

CORO

Ah! Riedi,

non partir... Tu sei tradito.

ARTURO

(ritorna indietro)

Io? Da chi...

CORO

(circondandolo)

Da chi più credi

fido a te, l'inganno è ordito...

ARTURO

Come? Dove?...

CORO

La Straniera

a cui fé tu presti intera...

Valdeburgo, a cui tu cieco

ti abbandoni e ognora hai teco,

da gran tempo accesi in petto

da segreto e vile affetto,

paventando che il tuo scorno

possa alcuno a te scoprir...

Di nascosto al nuovo giorno

han deciso di fuggir...

ARTURO

Ciel! Che sento!

CORO

Noi nel bosco,

non veduti dagl'indegni,

col favor dell'aer fosco,

tutti udimmo i loro disegni...

hanno entrambi a te celato,

a te finto e nome e stato...

ambidue dai patri liti

fur cacciati, fur banditi...

accusati d'inudite,

di esecrande reità.

ARTURO

Ah! Cessate... Non seguite...

Coppia rea! Tremar dovrà.

CORO

Taci, taci... acqueta l'ire...

fingi ancor, non ti scoprire...

non dar campo ai menzogneri

d'inventar più rei misteri...

ti convinci da te stesso

dove giunga il loro eccesso...

poi prorompi, e sia bandita

ogni voce di pietà...

ARTURO

Oh! perfidia!

CORO

Fia punita.

ARTURO

Oh! Furor!

CORO

Si sfogherà.

 
(il coro tragge seco Arturo e si disperde)

Osburgo, cacciatori, Arturo ->

 

Scena dodicesima

Alaide e Valdeburgo escono dalla capanna; indi Arturo che si cela.

<- Alaide, Valdeburgo

 

ALAIDE

Ah! Non partir: già stende  

oscura notte il velo:

fosco, nebbioso è il cielo,

non una stella appar.

VALDEBURGO

Finché un sol raggio splende,

e gli elementi han posa,

per la foresta ombrosa

saprò la via trovar.

ALAIDE

Ti rivedrò?

VALDEBURGO

Domani.

 

<- Arturo

ARTURO

(Ecco gl'indegni insieme.)

ALAIDE

Pensa che a me rimani

unica guida e speme.

ARTURO

(Perfida!)

VALDEBURGO

E tu sovvienti

de' sacri giuramenti:

tu déi fuggire Arturo,

tu déi con me partir.

ALAIDE

Oh! Leopoldo! Io giuro

i passi tuoi seguir.

VALDEBURGO E ALAIDE

Addio per poco! Addio

fino alla nuova aurora!

Saremo uniti allora

per non lasciarci più.

ARTURO

(Empio! L'estremo addio

agl'infedel dai tu.)

 

Scena tredicesima

Valdeburgo riconduce Alaide alla capanna: quand'essa è rientrata, esce Arturo dal suo nascondiglio.

Alaide ->

 

ARTURO

Leopoldo!  

VALDEBURGO
(dall'alto)

Oh! ciel! Qual nome!

ARTURO

Leopoldo!

VALDEBURGO

(riconoscendo la voce)

Artur!

ARTURO

Discendi.

VALDEBURGO

Che vuoi tu?

ARTURO

(con voce repressa e con tutto l'impeto del furore)

Vendetta.

VALDEBURGO

Come?

ARTURO

Mal t'infingi: ti difendi.

VALDEBURGO

Qual furor!

ARTURO

Estremo è desso.

VALDEBURGO

Chi lo accende?

ARTURO

Tu... tu stesso.

VALDEBURGO

Io?...

ARTURO

Sì... Taci e il ferro stringi,

se pur senso è in te d'onor.

VALDEBURGO

Sciagurato, a che mi stringi?...

 
(combattono. Valdeburgo retrocede incalzato da Arturo fino alla riva del lago: è ferito, e vacilla)
 

ARTURO

Mori.

VALDEBURGO

Oh! Arturo!

(cade nel lago)

Valdeburgo ->

 

Scena quattordicesima

Comparisce dalla capanna Alaide con una face in mano.

<- Alaide

 

ALAIDE

Qual romor!  

(s'incontra in Arturo che scende furioso)

Chi vegg'io?

ARTURO

Son vendicato.

ALAIDE

Qual parlar?... Ohimè! Qual sangue?

ARTURO

Del fellon da me svenato...

ALAIDE

Ah! Dov'è?

ARTURO

Nel lago, esangue.

ALAIDE

Che mai festi?

ARTURO

Il tuo tesoro...

Lepoldo... ucciso io l'ho.

ALAIDE

Ah! Il fratel...

ARTURO

(spaventato)

Fratello?

ALAIDE

Io moro.

ARTURO

(dopo un momento di silenzio)

Ti fia reso, o anch'io morrò.

(ascende velocemente alla riva: Alaide lo segue sbigottita)

ALAIDE

Odi... Arresta.

(Arturo si precipita nel lago)

Arturo ->

VOCI
(lontane)

Un uom nell'onda!

ALAIDE

Ciel! Soccorso!

(cade in ginocchio nel luogo ove fu ferito Valdeburgo)

VOCI
(più vicine)

Aita, aita!...

 

Scena quindicesima

Accorrono da varie parti gli abitanti delle rive del lago con fiaccole. Osburgo seguìto da uomini armati si presenta sulla rupe ov'è prostrata Alaide; la vede, la solleva da terra.

<- abitanti delle rive, Osburgo, uomini armati

 

CORO

La Straniera!... Sangue gronda.  

ALAIDE

Sangue!... O ciel!...

(scende inorridita: tutti la seguono)

CORO

Perché smarrita?

Parla... Parla... Quale eccesso...

Qual misfatto hai tu commesso?

OSBURGO

Questo acciar di sangue intriso

riconosci?

ALAIDE

Ah! Lo ravviso...

Lo ascondete agli occhi miei...

Ch'io no 'l vegga!... Orror mi fa.

CORO

Empia! Forse!...

ALAIDE
(fuori di sé)

Ah sì, son tale...

l'amor mio fu a lui fatale...

io l'uccisi, lo perdei...

per me pena il ciel non ha.

CORO

Tu omicida!... Ah! Sì, lo sei...

Te la scure punirà.

 
(un momento di silenzio: tuona, lampeggia, fischia il vento nella foresta, Alaide è delirante)
 

ALAIDE

Un grido io sento...    

suonar per l'onda...

egli è un lamento

di lui che muor.

Ciascun si taccia...

nessun risponda...

Ei mi rinfaccia

un empio amor.

Ai suoi lamenti

vi unite, o venti;

prorompi, o tuono,

accusator.

Io l'ho perduto...

io l'ho voluto...

non v'è perdono

a tanto error.

S

Sfondo schermo () ()

 

CORO

Paventa, indegna,

il ciel si sdegna;

t'annuncia il folgore

il suo furor.

 
(la tempesta è al colmo. Osburgo e gli armati la circondano e la traggono seco. Cala il sipario)

Osburgo, uomini armati, Alaide, abitanti delle rive ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo

Atrio del castello di Montolino: di fronte il lago, e al di là del lago, veduta del villaggio illuminato. Quanto si vede indica che si sta celebrando una festa. Il lago è sparso di navicelle addobbate e illuminate.

uomini e donne
 
uomini e donne ->
<- Valdeburgo, Isoletta

Trista e pensosa, mentre a te d'intorno

Isoletta e Valdeburgo
Io la vidi / Tu! Che ascolto?

(odonsi grida lontane; una navicella attraversa il lago: in essa la straniera coperta d'un velo nero; molte barche l'inseguono)

Valdeburgo, Isoletta
<- Alaide, uomini
Coro, Isoletta, Valdeburgo
La Straniera! La Straniera!
Valdeburgo, Isoletta
Alaide, uomini ->
Valdeburgo, Isoletta
<- Montolino, Osburgo, cavalieri
Montolino, Isoletta, Coro, Osburgo
Qual romor!
Isoletta e Valdeburgo
Oh tu sai gli spasimi
Montolino, Osburgo
Isoletta, Valdeburgo, cavalieri ->

Osburgo?... Io non divido

Montolino, Osburgo ->

Interno della capanna ov'abita la Straniera.

 
<- Arturo

È sgombro il loco... Rimaner degg'io

 

 
Arturo
<- Alaide

Alaide! / Che miro! In queste soglie

(si sente lontano suono di caccia)

Foresta nelle vicinanze di Montolino; vedesi in distanza la capanna di Alaide.

(da lontano suoni di corno e grida confuse, che si avvicinano)

 
<- cacciatori, Osburgo, altri cacciatori
 
Osburgo, altri cacciatori
cacciatori ->
 
Osburgo, altri cacciatori ->
<- Valdeburgo, Arturo

Ti trovo alfin / Tu di me in traccia? / Tutti

Valdeburgo, Arturo
<- Alaide

Eccola / Cielo! / Agn... / Taci!

Arturo, Alaide e Valdeburgo
Io! Che mai dici? / Ahi! Misera!
Valdeburgo, Arturo e Alaide
No: non ti son rivale
Arturo, Alaide, Valdeburgo ->

Luogo remoto ove è posta la capanna della Straniera, ombreggiata da piante silvestri; di prospetto s'innalzano alcune rupi, a' piedi delle quali è il lago.

Arturo
 

(comincia a poco a poco ad oscurarsi il cielo, e a minacciare tempesta, che nell'ultima scena scoppia con estrema violenza)

Arturo
<- Osburgo, cacciatori
Osburgo, cacciatori, Arturo ->
<- Alaide, Valdeburgo
Alaide e Valdeburgo, Arturo
Ah! Non partir: già stende
Alaide, Valdeburgo
<- Arturo

(Arturo si cela)

 
Valdeburgo, Arturo
Alaide ->

(Arturo e Valdeburgo combattono; Valdeburgo è ferito, e vacilla)

 
Arturo
Valdeburgo ->
Arturo
<- Alaide
Alaide e Arturo
Qual romor!
Alaide
Arturo ->
 
Alaide
<- abitanti delle rive, Osburgo, uomini armati

(un momento di silenzio: tuona, lampeggia, fischia il vento)

Alaide, Coro
Un grido io sento

(la tempesta è al colmo)

Osburgo, uomini armati, Alaide, abitanti delle rive ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima
Atrio del castello di Montolino: di fronte il lago, e al di là del lago,... Interno della capanna ov'abita la Straniera. Foresta nelle vicinanze di Montolino; vedesi in distanza la capanna di Alaide. Luogo remoto ove è posta la capanna della Straniera, ombreggiata da piante silvestri; di prospetto... Gran sala ove si raduna il tribunale; porta in prospetto. Foresta come alla scena VIII dell'atto primo. Gabinetto d'Isoletta nel castello di Montolino. Atrio che mette al tempio degli Spedalieri.
Atto secondo

• • •

Testo PDF Ridotto