Atto secondo

 

Scena prima

Simona, e Ciro.

 Q 

Simona, Ciro

 

SIMONA

E qua sì che ne fate;  

fra l'altre quel vestito

chiama lontan le miglia le sassate.

 

Bisogna lisciarsi,  

bisogna abbellirsi,

rassettarsi,

ripulirsi,

perché tutte

belle, o brutte

la beltà, dicon, che sia

in denari, e in pulizia.

 

CIRO

Ma questo perché occorre?  

SIMONA

Perché non si può dire al naturale,

oh che bel taglio d'uomo,

mentr'il vestito sia tagliato male.

CIRO

E pur senza la gonna,

si può ben dir, che bel taglio di donna.

SIMONA

Eccoti lì; ci vuol per farsi amare,

l'imparare a discorrere.

CIRO

Voi mi fate impazzare

con queste vostre scuole.

Mi dicesti pur dianzi ch'alle donne

volevan esser altro che parole.

(salta)

SIMONA

E quei salti di cervo? Oh che pazzia!

CIRO

Io lo fo per provare,

chissà com'abbia a andare

quando Artemisia divenisse mia.

SIMONA

Ma quel nasaccio brutto

a che occorre arricciarlo?

CIRO

E quanto a questo poi bisogna farlo,

perché badon al naso, più ch'a tutto.

SIMONA

Io non vo' più impazzare;

fate quel che vi pare.

 

CIRO

Come posso trattenermene,  

se non so,

né m'avvedo,

e da me non mi vedo

quel che fo,

e se fo qualche pazzia

non è tutta colpa mia,

ch'io la fo senz'avvedermene.

Come posso trattenermene,

se non so.

 

SIMONA

Guardatev'alla spera, e vi vedrete.  

CIRO

Ma se fosse per sorte uno sperone?

SIMONA

Meglio per voi che sete sì bestione.

 

CIRO

Pur che sia  

tutta mia

d'Artemisia la beltà,

vada via

la pazzia

se ritorni in gravità.

 

SIMONA

Pensa tu se lo farà.

 
(partono)

Simona, Ciro ->

 

Scena seconda

Despina, e Trespolo.

<- Despina, Trespolo

 

DESPINA

Traditor voi burlate.  

TRESPOLO

Ah Despina! Io per te

ho nel corpo una cucina,

dov'amore

il mio core

arrossisce sul tre piè.

DESPINA

Così amor tratta ancor me

sol in questo la sorte ha variata

che voi v'ha cotto arrosto, e me stufata.

TRESPOLO

E che voi tu inserire?

DESPINA

Lo so ben io, quello ch'io voglio dire.

Ora io vo' bene a voi,

voi ne volete a me,

mia madre n'è contenta più di noi,

sì che noi siam d'accordo tutti tre,

tal che non manca a questa conclusione.

Che dirne una parola al mio padrone.

 

Fra noi tre difficoltà  

non v'è punta, né poca,

s'il padron non disdità,

sarà fatto il becco all'oca.

 

TRESPOLO

Che diavol dici tu?  

DESPINA

Quel che dice il proverbio, e nulla più.

TRESPOLO

L'avverbio non mi va,

non poteva dir oca

senza star lo sguaiato a dir più là?

Ma torniamo a proposito

il signor Nino ancora

vuol bene ad Artemisia,

com'anco lei l'adora;

ma se non mi dà te, può ire in pace,

ch'alla fin a me tocca a dare il place.

 

Se la vorrà  

mi darà te;

quanto che no

non si può

la festa non s'ha a far senza di me.

 

 

Ora vo in casa per veder se c'è.  

DESPINA

Non andate gli è fuora,

e m'ordinò di darvi questa lettera,

perché voi la portassi alla signora.

TRESPOLO

Che lettera sarà!

DESPINA

La risposta di quella,

che gli mandò Artemisia poco fa.

TRESPOLO

Molto aperta! E perché?

DESPINA

Per quel ch'ha detto a me

prima che gliela diate

vuol che voi la leggiate.

TRESPOLO

Despina?

DESPINA

E che volete?

TRESPOLO

Dimmi la verità;

il tuo padrone è cotto o pur lo fa?

DESPINA

Perché causa?

TRESPOLO

Per nulla;

senti titol infame a una fanciulla

«Impiattonita, e bene».

DESPINA

Non può mai dir così,

che dite voi!

TRESPOLO

Quello ch'è scritto qui.

DESPINA

«Impietosito bene»

vedo, ch'egli c'ha scritto; o che anima?

TRESPOLO

Poh questo tuo padron scrive pur male!

O questa qui poi non si può salvare,

or sì m'imbestialisco, e m'indemonio.

Ah se non fosse il nostro matrimonio!

DESPINA

E che dirà mai più?

TRESPOLO

Senti; e dove sei tu?

Ah, «Quel corno mancino».

DESPINA

Come? Non può mai stare.

TRESPOLO

La non si può negare

ecco qui 'l testimonio.

Ah se non fosse il nostro matrimonio!

DESPINA

«Quel cor non è meschino».

Mi par che dica.

Ben dicevo che Nino

non averebbe mai scritto così.

TRESPOLO

Son pur lettere grandi, e badiali!

Forse verrà perch'io non ho gl'occhiali,

or ch'io gl'ho non si può più scusarlo;

ma io voglio arrivarlo

s'egli fuggisse a casa del demonio.

Ah se non fosse il nostro matrimonio.

DESPINA

Che scrive il signor Nino?

TRESPOLO

«Che quel corno mancino

il qual possa sfondare

le reni del tutore»

vegga ben lui confitto,

se dal mancin non basta anco dal dritto.

Ma lo vo' bastonare

s'io c'avessi a splacare

quel pocolin ch'io ho di patrimonio.

Ah se non fosse il nostro matrimonio!

DESPINA

«Quel cor non è meschino

il qual possa fondare

la speme a tutte l'ore».

Così va compitata,

oh che dottore! (so che farei aggiustata).

 

TRESPOLO

Ah Despina  

assassina,

e così

si tradì

un che t'ama più di sé?

Non m'aspettavo mai questo da te!

 

DESPINA

Che cosa c'è? Che cosa?  

TRESPOLO

Non meraviglia dunque,

che faceva con me la schizzinosa.

DESPINA

O via leggete forte.

TRESPOLO

«E già che ho avuto sorte

d'abbracciar Despina»,

(ecco la sorte) razza malandrina.

 

Ecco qui  

ora sì

che farai?

Che dirai?

Scusati, pensala, trovala, di'.

Ora sì

ecco qui.

 

DESPINA

E ch'in vederla non dirà così.  

«E di già che la sorte

d'abbracciar mi destina

congiuntura sì grata

di poter riverir la mia adorata.»

Così mi par che stia.

TRESPOLO

Despina hai da scusar la gelosia.

DESPINA

Basta ci siamo intesi; io vi prometto.

TRESPOLO

Va' a dir al tuo padrone ch'io l'aspetto.

DESPINA

Eccol appunto qua, me ne vo' andare.

TRESPOLO

Addio, mio ben; e pur mi vuoi lasciare?

Ma tua madre che fa?

DESPINA

Insegna al pazzo a star in gravità.

Il qual perché Artemisia

lo guardi con buon occhio

fa profitto maggior ch'io non credevo.

TRESPOLO

Vuol far, s'io non m'inganno, un grand'allevo.

Despina ->

 

Scena terza

Trespolo solo.

 

Or è tempo Trespolo, in tuono!  

Eccolo qua

gravità

furberia,

che Despina resti mia,

qui bisogna far di buono.

Or è tempo Trespolo, in tuono!

 

Scena quarta

Nino, e Trespolo.

<- Nino

 

NINO

Pur vi trovo in buon ora:  

non ha vossignoria

ricevut'una mia per la signora?

TRESPOLO

Io l'ebbi signor sì.

Eccola appunto qui.

NINO

Non l'ha vedut'ancora?

TRESPOLO

O signor no, perch'iol'ho avuta or ora,

e poi Despina dianzi

mi disse, che volevi

ch'io la leggessi innanzi,

che con sua buona grazia

l'era scritta sì male,

che se Despina non mi dava scuola

non m'intendevo manco una parola.

NINO

Condonate l'errore

alla passion, che divertisce il cor.

TRESPOLO

Mi diceva Despina,

che ancor vossignoria

non intese la mia.

Et avendone un pezzo

considerato il sunto

dopo le molte, non l'ha intesa punto.

NINO

È vero signor sì.

TRESPOLO

Dunque facesti bene

a risponder così, che la risposta

si deve far conforme alla proposta.

Ma per tornar a noi

cominciam a trattare,

voi volete Artemisia, e lei vuol voi,

e io ve la vo' dare,

ma prima di venire a conclusione,

con patto, e condizione...

NINO

E condizion di che?

Quando ch'a voi tocc'a dispor di me?

TRESPOLO

Per dirvi il pensier mio

mi sento voglia di tor donna anch'io.

 

Tutta notte mi trattengo  

con un certo pizzicore,

ed ancor non mi rinvengo

s'ell'è rogna, o s'egli è amore

basta il fatto si è,

che s'io do moglie a voi, la diate a me.

 

NINO

Dite con libertà,  

perché il tutto per voi si tenterà.

TRESPOLO

Non ci va gran sudore

già la madre è contenta,

e quant'a lei mi vuol un ben che muore.

NINO

Ditemi pur chi sia

questa vostra adorata.

TRESPOLO

Io voglio dirvel alla spiattellata

è Despina, il mio cuor l'anima mia.

 

Scena quinta

Trespolo, Nino, e Artemisia alla finestra.

<- Artemisia

 

TRESPOLO

È Despina quella cagna  

che mi dà tanti martelli,

che m'ha il cuor preso alla ragna,

de' biondissimi capelli

così belli

ch'un di quelli

tirarebbemi in cuccagna.

È Despina quella cagna.

ARTEMISIA

Che sento ohimè! D'un altro amor si lagna?

TRESPOLO

È Despina quella cagna.

ARTEMISIA

Dunque cerca il mio tutore

altro amore

altra compagna.

TRESPOLO

È Despina quella cagna.

 

NINO

Vi compatisco, è bella,  

e quel che importa più valente, e onesta.

(qui Nino vede Artemisia, e la riverisce)

TRESPOLO

E via mettiti in testa,

ma l'è savia, e valente

la mia pupilla ancora.

Eh coprite in buon ora.

NINO

Anzi la fo maggiore,

di bellezza e d'onore

all'antiche Lucrezie, e alle Sempronie.

TRESPOLO

E non facciam di grazia cerimonie

mettete in capo per l'amor...

NINO

Quest'è debito mio.

TRESPOLO

Che debito, o non debito?

Se v'avete del debito

ci vuol migliori aiuti,

chi ha da aver vuol altro, che saluti.

NINO

Ciò fo sol, perché bramo

riverir, chi tant'amo.

TRESPOLO

Già lo so che m'amate,

credete ch'io sia sordo?

Ch'occorron dunque tante sberrettate?

NINO

Questo lo devo fare

per mia convenienza.

TRESPOLO

E più una riverenza,

mec'avete a trattare

alla familiare.

NINO

Dunque non m'è concesso

di dar saluti a chi daria me stesso?

TRESPOLO

Di voi non me ne curo,

che n'averei da fare

Despina sì, che voi m'avete a dare,

e in quel cambio Artemisia io vi darò.

ARTEMISIA

Soffrir più non si può,

vo' togliermi di qui.

Artemisia ->

 

Scena sesta

Nino, e Trespolo.

 

NINO

Il mio bel sol dagl'occhi miei sparì.  

TRESPOLO

Ohimè voi m'ammazzate,

con tante scappellate,

e via mettete su,

io m'ho per riverito,

voi m'avete stordito

in grazia mia non me ne fate più.

NINO

Ne devea riverire al suo balcone

la signora Artemisia.

Se lei sol è 'l mio ben, l'idolo mio.

TRESPOLO

Ah bene, bene, ora l'ho intesa anch'io.

NINO

Sì lei sola desidero, e sol bramo.

TRESPOLO

Andat'in là, ch'or ora ve la chiamo.

 

Scena settima

Trespolo, Artemisia, e Nino in disparte.

<- Artemisia

 

TRESPOLO

Artemisia?  

ARTEMISIA

Che c'è?

Che volete da me?

TRESPOLO

Pian, piano, non tanta furia.

NINO

Qualche sinistro evento il ciel m'auguria.

TRESPOLO

Ho dato quella lettera.

ARTEMISIA

E che lettera? A chi?

TRESPOLO

A chi voi dianzi mi dicesti qui.

ARTEMISIA

Non ho mandato lettere a veruno.

NINO

Tien il timor l'anima mia scomposta.

TRESPOLO

Come dite a nessuno

se n'ho qui la risposta?

ARTEMISIA

Come risposta?

TRESPOLO

Che? Vi parlo greco?

Sì la risposta: eccola qui, l'ho meco.

 
(mentre Artemisia legge la lettera)

NINO

Carte amate  

voi ch'andate

mie furiere

per avere

dal mio ben qualche mercé,

ditegli voi le pene mie per me.

 

TRESPOLO

Voi la stracciate?  

ARTEMISIA

Ho letto.

TRESPOLO

E ch'io l'avevo detto,

(e Despina lo sa)

che c'era dentro un mar d'infamità,

e la furba voleva

starmi dietro a correggere,

e ben non mi pareva

d'essermi già dimenticato il leggere.

 

NINO

E perché  

questo a me?

Ch'adorandovi,

ed amandovi

con umiltà

vengo a chiedervi pietà

tutto ossequio ai vostri piè.

E perché

questo a me?

 

NINO

Luci bellissime,  

e splendidissime

quale errore

del mio cuore

in quel ciel poté turbarvi?

Non ho fatto altro error, che d'adorarvi.

TRESPOLO

Se l'ho a dir com'è,

faresti uscir del manico ancor me.

Gli scriv'un monte di furfanterie,

e poi gli viene a far le cortesie.

 

ARTEMISIA

Disperate pur pietà,  

non si gode

questo cuore

con la frode.

Ma l'amore

il possesso altrui ne dà.

Disperate pur pietà.

Quant'a vostra non sarò,

bell'amante,

ch'una fante

prezzo dell'idol suo degno stimò.

Quant'a vostra non sarò.

 

 

Nino m'avresti a intendere  

me non avete a vendere

o trattarne baratto, e mercanzia

io son dama, e vi basti. Andate via.

(in casa)

Artemisia ->

 

TRESPOLO

Bon pro a vossignoria.

 

Scena ottava

Nino, e Trespolo.

 

NINO

Che muovo? Che penso? Che dico?  

Che fo?

Dunque, o dio!

La mia bella

l'idol mio

dal bel sen mi discacciò?

Che dico? Che fo?

Che penso? Che dico? Che fo?

 

TRESPOLO

Sì, ci vuol altro, che dico, che fo...  

 

Scrivi un mar di bricconate,  

poi vien tutto scappellate,

aspettandosi il buon pro.

 

NINO

Che muovo? Che penso? Che dico? Che fo?  

TRESPOLO

Sì ci vuol altro, che dico, che fo,

o signor Nino affé,

che scapperebbe l'asino anche a me,

che son de tocchi, e che tutor gli so.

NINO

Che penso? Che dico? Che fo?

Che dico? Che fo? Che dico? Che fo?

TRESPOLO

Sì, ci vuol altro che dico, che fo.

NINO

Quand'il misero Nino

ha mai contro di lei commesso errore?

TRESPOLO

E quel corno mancino,

che possa sfondar voi, non il tutore?

NINO

Sì, sì, dite al mio core,

ditegli il proprio errore,

ch'io son pronto col sangue a cancellarlo.

TRESPOLO

Voi lo sapete senza replicarlo.

NINO

Ma facciamo così,

sarà vostra Despina;

ma per mostrar, ch'in lei non si baratti,

ora non se ne tratti,

e fra tanto Artemisia mi darete.

TRESPOLO

Oh quanto a questo non m'impegnerete.

NINO

Ma sentite. Faremo...

TRESPOLO

Sì sì noi vederemo...

NINO

Né di questo favore...

TRESPOLO

Servitor servitore.

(parte)

Trespolo ->

 

Scena nona

Nino solo.

 

Che pensi mio cuore?  

Che rumini tu?

Già perso è il tuo bene,

e seco ogni spene

d'averlo mai più.

Che pensi mio cuore?

 

Scena decima

Artemisia alla finestra, e Nino.

<- Artemisia

 

ARTEMISIA

L'amare è destino,    

e non volontà,

però signor Nino

non v'uso pietà,

s'il cuore

in amore

piegato non s'è,

doletevi del fato, e non di me

perch'io vi mostri tanta crudeltà.

L'amare è destino,

e non volontà.

S

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S'io non v'amo, e vi sfuggo, è per ch'il fato  

con tropp'antipatia c'ha generato.

(parte)

Artemisia ->

 

Scena undicesima

Nino solo.

 

Dunque i fati  

sempre irati

con il misero mio cor

lo ferno

scherno

de propri rigor?

Che dunque da te

potrò verso me

sperar sorte ria

s'ho per nemica infin l'anima mia?

 

Scena dodicesima

Ciro, e Nino.

<- Ciro

 

CIRO

Quanto, o quanto è impossibile  

il non farsi indivisibile

dal bellissimo balcone,

dov'è colei, ch'ho fitta nel polmone.

Come polmone! Ohibò?

Polmone? Oh questo no.

Nel cuore. Oh questo sì

è miglior detto, e torna più così.

 

NINO

Perché Nino di'  

non fuggì l'aspetto

dell'empio ricetto

di chi t'aborrì?

Perché Nino di'.

 

CIRO

Le budella, e che dirò?  

Ho le viscere già fritte.

Che concetto!

Ho le viscere trafitte,

(meglio detto)

ch'Artemisia le piagò.

Così sì che dir si può.

 

NINO

Ohimè, non posso, ohimè,  

come o dio

dal cuor mio

potrò mai volger il piè?

Ohimè, non posso, ohimè.

 

 

Ma dove vai pensiero a lusingarti?  

Fors'hai l'arte di Circe,

di costringer un sasso ad adorarti?

 

 

Mostro terribile...  

CIRO

Nume adorabile...

NINO

Furia più orribile...

CIRO

Volto più amabile...

NINO E CIRO

Non ho di te...

NINO

Megera...

CIRO

Né stella...

NINO

Più fiera...

CIRO

Più bella...

NINO

L'inferno non ha.

Insieme

CIRO

Il cielo non ha.

 

NINO

Empia maga...

CIRO

Luce vaga...

NINO

Mostro rio...

CIRO

Idol mio...

NINO

Non ti posso veder, ti dico addio.

Insieme

CIRO

Non ti posso lasciar né dirti addio.

 

NINO

Addio sì...

CIRO

Addio no...

NINO

Voglio aborrirti finché spirto avrò.

Crudo tormento mio

addio per sempre addio.

Insieme

CIRO

Voglio seguirti finché spirto avrò.

Dolce contento mio

addio per poco addio.

(partono)

Nino, Ciro ->

 

Scena tredicesima

Trespolo, e Artemisia.

<- Trespolo, Artemisia

 

TRESPOLO

Al tutore?  

ARTEMISIA

Al tutore signor sì,

o mia roba, o proprio onore

nelle man sei tu di chi?

TRESPOLO

Al tutore?

ARTEMISIA

Al tutore signor sì.

Quand'è il ver non ho timore

di rispondervi così.

TRESPOLO

Al tutore?

ARTEMISIA

Al tutore signor sì.

Né l'età vi fa migliore,

ma si peggiora ogni dì?

TRESPOLO

Al tutore?

ARTEMISIA

Al tutore signor sì.

Né confondevi il rossore

e potete anco star qui?

TRESPOLO

Al tutore?

ARTEMISIA

Al tutore signor sì,

ch'io non voglio da voi viver depressa.

 

TRESPOLO

In questo modo qui  

sarò 'l pupillo, e voi la tutoressa.

Non occorre gridare,

ch'io mi voglio ammogliare.

ARTEMISIA

Gli è dovere, ma gli è

prima dover di dar marito a me.

TRESPOLO

Ma quanti ve n'ho dati?

Il ciel lo può sapere.

ARTEMISIA

Nessun però, che sia di mio piacere.

TRESPOLO

Ma se non mi sapete

dir quel, che voi volete?

ARTEMISIA

Quanti segni v'ha dati

per dimostar quest'alma mia chi brama!

TRESPOLO

Qui vuol esser il dir come si chiama.

ARTEMISIA

E pur persiste, o dio!

Siete d'un tempo voi giusto quant'esso.

TRESPOLO

Il boia morto, ed io

eramo tutt'a due d'un tempo istesso,

e se pur c'era svario

non ci occorreva mai maggior lunghezza

di quel che si sia lunga una cavezza.

ARTEMISIA

Tre sillabe nel nome ha come voi,

ha l'istessa statura,

con esso avete le maggior faccende.

TRESPOLO

Queste l'ho con l'ebreo.

ARTEMISIA

Né meno intende.

M'intenderete affatto

s'io vi mostro il ritratto?

TRESPOLO

Chi sa, ch'io non m'inganni

o ch'io l'abbia mai visto?

S fosse a sorte quel del prete Ianni?

ARTEMISIA

Anzi con questo qui

voi praticate sempre notte, e dì.

TRESPOLO

A noi dunque, a portarlo.

ARTEMISIA

Ora vado a trovarlo.

Gli porterò lo specchio,

dove in veder sé stesso

gli averò pur il mio pensiero espresso.

(in casa)

Artemisia ->

 

Scena quattordicesima

Trespolo solo.

 

 

Bene alla fé, che si dicesse in villa,  

che del mio matrimonio

me ne tenesse conto la pupilla.

Sarebbe ben da mettere in canzone,

ch'ella volesse ancor tener la taglia

della consumazione.

 

Scena quindicesima

Artemisia con lo specchio, e Trespolo.

<- Artemisia

 

ARTEMISIA

O cristallo limpidissimo,  

e purissimo,

che rappresenti

in quegl'argenti

qualunque immagine

ch'in te mirò.

Deh sappi or prendere,

e far intendere

il vero oggetto

che mi piagò.

 

 

Eccovi qui il ritratto.  

TRESPOLO

O gli è molto coperto!

Vien'incognito certo!

ARTEMISIA

Quel rossor, che m'opprime

non vuol, che voi vediate al mio cospetto

quel, ch'è dell'amor mio l'unico oggetto.

(parte)

Artemisia ->

 

Scena sedicesima

Trespolo solo.

 

 

Ma che ritratto è questo?  

Di chi può esser mano?

Son ancor fra le due;

ma trattandosi qui di parentadi

non può esser se non di Cimabue.

 

Ma per pigliarmi gusto  

lo vo' così pian piano

succhiellar da lontano.

 

Scena diciassettesima

Trespolo, e Simona.

<- Simona

 
(Trespolo subito mette lo specchio in casa senza riguardarlo)

TRESPOLO

Questa sì, ch'ella non è minchiona.  

Questo qui è il ritratto di Simona.

SIMONA

Che cosa è lì, che riponete voi?

TRESPOLO

È niente, niente ve lo dirò poi.

Non v'è da dir più la,

siam per l'appunto dell'istessa età.

SIMONA

Io v'averei signor Trespolo a parlare.

TRESPOLO

Or ora vengo, ho non so che da fare.

Il fatto delle sillabe consuona

tres, tres, po, lo; si, mo, na.

SIMONA

Io ho fretta sapete.

TRESPOLO

E se v'avete fretta, e voi sedete.

I segni son gli stessi

appunto ho seco a conto di Despina

i maggiori interessi.

State su bell'e ritta.

SIMONA

Ecco fatto, e perché?

TRESPOLO

L'è grande per appunto quanto me.

SIMONA

Quando v'ho da parlare?

TRESPOLO

Come diavol s'ha da fare?

Una donna ad una altra?

Guardate stravaganza,

ed io non so, se ce ne sia l'usanza.

SIMONA

Io non voglio star qui tutta mattina.

TRESPOLO

E pur bisogna dargliela,

perché se no, non averei Despina.

SIMONA

O su ritornerò.

TRESPOLO

No, no Simona no,

v'ho da dire una cosa.

SIMONA

E che?

TRESPOLO

V'ho fatta sposa.

SIMONA

Sposa? Di chi?

TRESPOLO

D'una bella figliola.

SIMONA

Oh che concetto strano!

Che fu di Chianti, o di Montepulciano?

TRESPOLO

Vi dico ch'Artemisia mia pupilla

vi vuol ben infinito

e vi vuol per marito.

SIMONA

Com'Artemisia?

TRESPOLO

Sì Artemisia, e otto.

SIMONA

Sentite due parole,

Trespolo siete cotto

TRESPOLO

Cott'è lei che vi vuole.

SIMONA

Oh questa qui è da ridire:

orsù andate a dormire.

TRESPOLO

Quanto a darvela io vo'.

SIMONA

Sì, sì la piglierò.

TRESPOLO

No non l'abbiate a male,

ch'io vo', che la pigliate

s'io ve l'avessi a dar n'un serviziale.

SIMONA

E via; le corna vo' che voi mi diate.

TRESPOLO

O non ve n'adirate,

e non fuggite via,

che queste vengon di lor cortesia.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Villa.

Simona, Ciro
 

E qua sì che ne fate

Ma questo perché occorre?

Guardatev'alla spera, e vi vedrete

Ciro e Simona
Pur che sia
Simona, Ciro ->
<- Despina, Trespolo

Traditor voi burlate

Che diavol dici tu?

Trespolo
Se la vorrà

Ora vo in casa per veder se c'è

Trespolo
Ah Despina

Che cosa c'è? Che cosa?

Trespolo
Ecco qui

E ch'in vederla non dirà così

Trespolo
Despina ->
Trespolo
<- Nino

Pur vi trovo in buon ora

Dite con libertà

Trespolo, Nino
<- Artemisia
Trespolo e Artemisia
È Despina quella cagna

Vi compatisco, è bella

Trespolo, Nino
Artemisia ->

Il mio bel sol dagl'occhi miei sparì

(Nino in disparte)

Trespolo, Nino
<- Artemisia

Artemisia? / Che c'è?

Voi la stracciate? / Ho letto

Luci bellissime

Nino m'avresti a intendere

Trespolo, Nino
Artemisia ->

Sì, ci vuol altro, che dico, che fo

Che muovo? Che penso? Che dico? Che fo?

Nino
Trespolo ->
Nino
<- Artemisia

S'io non v'amo, e vi sfuggo, è per ch'il fato

Nino
Artemisia ->
Nino
<- Ciro

Quanto, o quanto è impossibile

Ma dove vai pensiero a lusingarti?

Nino e Ciro
Mostro terribile
Nino, Ciro ->
<- Trespolo, Artemisia

In questo modo qui

Trespolo
Artemisia ->

Bene alla fé, che si dicesse in villa

Trespolo
<- Artemisia

Eccovi qui il ritratto

Trespolo
Artemisia ->

Ma che ritratto è questo?

Trespolo
<- Simona

Questa sì, ch'ella non è minchiona

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima
Villa. Villa. Villa.
Atto primo Atto terzo

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