Atto terzo

 

Scena prima

Trespolo, e Simona.

 Q 

(nessuno)

<- Simona, Trespolo

 

TRESPOLO

Fermatevi una volta,  

perché non la volete?

Dite che forse non è buona tolta?

SIMONA

S'io son donna, e lei donna

come l'ho da pigliare?

TRESPOLO

So ch'Artemisia legge tutto il dì.

Dunque se vuol così

lo deve saper lei se si può fare.

SIMONA

E lei non si vergogna

di dir queste pazzie?

TRESPOLO

Quasi che n'ha vergogna,

non gl'è mai dato il cuore

di dir liberamente questo amore;

e se di voi non mi dava il ritratto

non l'intendevo certo a nessun patto.

SIMONA

Il mio ritratto dunque v'ha mostrato?

TRESPOLO

Si ben gl'era quel quadro,

che poco dianzi in casa ho riportato.

SIMONA

Io l'ho intesa. O ch'io vada nell'avello

se la pazzia di Ciro

non è montata nel vostro cervello.

TRESPOLO

Dunque Ciro guarì?

SIMONA

Lui sì, ma quanto poi

al suo fratel, fa più pazzie di voi.

TRESPOLO

È buon economia di due fratelli

tener anco il bilancio

dell'entrata, e l'uscita dei cervelli.

Basta Artemisia voi la sposerete?

Ell'è ricca sapete.

Pigliatela Simona,

se non per altro, perché domattina

poss'io sposare Despina,

se poi vi viene a noia

renunziatela a Ciro,

che par che se ne muoia.

SIMONA

Così mi piace, la sposerò io,

e poi metterò Ciro in cambio mio.

Orsù il negozio è fatto.

Farem questo baratto.

Io cercherò Artemisia, e gli dirò

ch'io mi contento, e ch'io la piglierò.

E voi trovate Ciro

per veder s'egli inclina

a sposarvi Despina.

TRESPOLO

Quello non me l'insegni,

perché s'io glielo dico

Ciro ci guasta subito i disegni.

SIMONA

Perché?

TRESPOLO

Perché Artemisia

non mi vuol dar Despina,

e lui che gli vuol bene, se lo sapessi,

non sarebbe gran cosa,

che per contentar lei, non me la dessi.

SIMONA

Ma perché non volere?

TRESPOLO

Perché mi vuol dar moglie a suo piacere.

Concludiamla fra noi,

quand'io l'ho presa poi

bisognerà ch'ognun dica di sì.

SIMONA

Com'il fatto è così

facciam come volete.

TRESPOLO

Io do una giravolta, e voi battete.

 

SIMONA

Andate pur di là:  

che come l'è mia

qualcosa sarà.

Non sarò di quei mariti

scimuniti,

e minchioni,

portar io voglio i calzoni

e così bisognerà

molto ben ch'ella ci stia.

Andate pur là:

che come l'è mia

qualcosa sarà.

Trespolo ->

 

Scena seconda

Simona, e Artemisia.

 
(Simona picchia alla casa d'Artemisia)

<- Artemisia

ARTEMISIA

O quanto gran contento  

ho d'avervi veduta.

SIMONA

E perch'io lo sapevo io son venuta.

ARTEMISIA

Ma come lo sapete

se mai dissi a verun simil concetto?

SIMONA

Fuor ch'al vostro tutor, lui me l'ha detto.

ARTEMISIA

Come? Se mai non glien'ho detto nulla?

SIMONA

O ben, così s'ha a fare

s'ha ben a vergognare una fanciulla.

ARTEMISIA

E che vergogna? E come?

SIMONA

Della vergogna di non dirgli il nome

ora potete dir la verità.

Trespolo volet'altro,

me l'ha contata tutta come sta.

ARTEMISIA

E v'ha scoperto tutto il mio disegno?

SIMONA

M'ha detto tutto per filo, e per segno.

Anzi mi manda qui,

acciò ch'io sia presente

a finir di levarvi

questa vostra vergogna impertinente.

ARTEMISIA

E 'l mio tutore v'ha mandato qui?

SIMONA

Ohimè 'l vostro tutore, dico di sì.

ARTEMISIA

Per tormi quel rossore

che dal gioir tien' il cor mio disgiunto?

SIMONA

Per questo per appunto.

ARTEMISIA

Ora balia che dite?

Mai vedeste un'amante

che sia stata di me più stravagante?

Quando poi si saprà

pensat'il mondo quel che ne dirà.

SIMONA

E state allegra, e quieta,

che questi maldicenti

fanno come le lime,

che rodi rodi, alfin perdono i denti.

 

Fare fare, e lasciar dire.  

Se state a badare

a quel che si sente

fra poco la gente

vi fa intisichire.

Fare fare, e lasciar dire.

 

ARTEMISIA

Credete voi che Trespolo  

abbia inteso da vero

senz'equivoco alcuno il mio pensiero?

SIMONA

Se fosse un pazzo affatto

non v'averebbe inteso,

se gli date il ritratto?

ARTEMISIA

Ma pur che ne pensate?

Queste mie nozze si concluderanno?

SIMONA

Son qui per questo, non vi date affanno.

L'è bellina alla fé

stat'a veder ch'io l'ho a tener per me.

ARTEMISIA

Dunque il fatto è concluso?

SIMONA

Noi siam d'accordo, datemi la mano.

ARTEMISIA

Ecco data la mano.

SIMONA

Oh che presenza.

Tant'è la vo' per me.

Per questa volta Ciro avrà pazienza.

ARTEMISIA

Orsù trovate Trespolo, e ritornate insieme

per dar l'ultima mano ai miei sponsali.

(le dà un anello)

Questo fra tanto sia

un segno dell'affetto,

ch'incatenata tien l'anima mia,

e serva questo a rammentar l'amore

a quella man' che m'ha legato il core.

(in casa)

Artemisia ->

 

Scena terza

Simona.

 

 

La dice il vero, e non mi dà la baia,  

oh chi m'avessi detto

ch'io avessi a pigliar moglie in mia vecchiaia.

 

Ora sì  

ho pietà

di chi stava notte, e dì

a veder questa beltà.

A quanti

miei amanti,

ch'io davo tormento!

Ora sì ch'io me ne pento.

 

 

Questo anello  

gli è pur bello,

poh guardate che fattura!

Tant'è questa ragazza

m'ha cera d'esser di buona natura.

Simona ->

 

Scena quarta

Ciro.

<- Ciro

 

Quant'è falso, che faccia l'amore  

frenetico un cuore

col proprio velen!

È ben pazzo chi crede, che sia

la nostra pazzia

quand'è 'l nostro ben.

 

 

Ed io lo so, che tosto,  

ch'in Artemisia il guardo mio fissai

dalle confuse idee l'alma purgai.

 

Oh quante grazie  

nobile elleboro

delle nostr'anime

amor ti do

unico antidoto,

dolce rimedio,

che render lucida

la mente può.

 

 

È amor nel nostro seno  

medicina dell'alme, e non veleno.

Ciro ->

 

Scena quinta

Nino.

<- Nino

 

 

Oh quanti soli, oh quanti soli  

oh quanti soli, oh quanti sol, sol.

Che volevo dir io?

Ah sì sì, quanti soli,

quanti soli vegg'io,

oh quanti sì, ma non ci vedo il mio.

Ma che strano vapore

mi conturba la mente, offusca il cuore!

 

Ah sì sì, gli è ben quello.  

Ho perduto il cervello,

così sta

vedi Astolfo, vedilo là,

che nella luna lo va cercando

per riportarlo in qua con quel d'Orlando.

Astolfo che fai

che cerchi lassù?

Ritorna quaggiù,

perché non si può

trovar il mio cervel sopra la luna,

se fu il mio sole quel che lo rubò.

 

 

Che sole! E che diss'io?  

Il mio cervel nel fiume è dell'oblio.

Oblio che lento, e tacito

bendi le piaghe al cuore,

e a poco, a poco

v'ammorzi il foco,

che con face crudel accende amore.

Le mie fiamme segrete

spargi d'acqua di Lete

né svegli in me gl'addormentati affanni

cantava sul bi molle un barbagianni.

Ma perché sì perplesso

amor mi fa scordar sì di me stesso?

E pensando all'infida

non so ancor s'io mi pianga, o s'io mi rida?

 

Ah, ah, ah, gl'è meglio ridere.  

Così è.

S'arte mi sia non vuol me,

non però mi vogl'uccidere.

Ah, ah, ah, gl'è meglio ridere.

Ahimè gli è meglio piangere.

Come mai,

potrò viver senza guai

se quel cor non si può frangere?

Ahimè gli è meglio piangere.

Su dunque fuggite

correte, correte,

che pericolo temete

danneggiarvi tutti quanti.

Già che presto vederete

sgorgar da questi lumi un mar di pianti.

Nino ->

 

Scena sesta

Trespolo, e Despina.

<- Trespolo, Despina

 

TRESPOLO

All'un ora ceniamo  

è 'n manco tempo ch'io non te l'ho detto.

Artemisia si spoglia, e va nel letto.

DESPINA

E allora ch'ho da fare?

TRESPOLO

Io lascerò l'uscio di dietro aperto,

e come son due ore

t'hai da venire, spingere, ed entrare.

DESPINA

Ma nell'uscir di casa,

mia madre sentirà.

TRESPOLO

E tua madre è d'accordo, e già lo sa.

Ora tu intendi come hai da fare.

DESPINA

Non c'è che dir non mi ci so arrecare.

TRESPOLO

S'io t'ho a esser marito

a che far la ritrosa?

DESPINA

Però dunque a che fine

s'ha da far così al buio questa cosa?

 

TRESPOLO

Le donne son pur matte:  

anzi tutte le cose

del matrimonio al buio vanno fatte.

Io ti dirò, Artemisia

non vuol, ch'io pigli moglie,

et io acciocché lei non se n'avvegga

mi son però disposto

a veder di pigliarla di nascosto.

 

DESPINA

Bene, ma questo affare  

a lei che gl'ha a importare?

No qualcosa c'è sotto

non può esser di no.

TRESPOLO

Quel che poi s'abbia sotto io non lo so.

Basta verrai?

DESPINA

Verrò.

TRESPOLO

A due ore sii qui

DESPINA

Alle due ore, ho detto pur di sì.

(parte)

Despina ->

 

Scena settima

Trespolo, e Simona.

<- Simona

 

TRESPOLO

Finalmente chi vuole una persona  

basta averla nel capo;

ecc'appunto Simona.

Or che dice Artemisia

s'è alfin saputa dichiarare?

SIMONA

Ora non ce n'è più da dubitare.

Ma sentitemi; l'è

sì bella, vaga, graziosa, e scaltra

ch'io la vo' tor per me,

e se Ciro la vuol, ne pigli un'altra.

TRESPOLO

Tanto che v'è garbata?

SIMONA

Anzi di più son stata regalata.

TRESPOLO

E che cosa v'ha dato?

Di che v'ha regalato?

SIMONA

M'ha dato questo anello,

guardate come luccica, è pur bello,

di che oro sarà?

TRESPOLO

Oh, dal lume che fa,

secondo il mio parere,

gli è di lucerna, o gli è di candeliere..

SIMONA

Ed io, perché a Despina

vi possiate sposare

ve lo voglio donare.

TRESPOLO

Questo lo piglierò, ma del resto Despina

la vo' tor come l'è.

SIMONA

La dote d'Artemisia poi quant'è?

TRESPOLO

Suo padre gliela dà nel testamento.

SIMONA

Bisogna pur vederlo,

per saper prima s'io me ne contento.

TRESPOLO

Aspettate costì,

ch'adesso adesso ve lo porto qui.

Trespolo ->

 

Scena ottava

Simona.

 

 

Insomma io vo' arricchirmici,  

che, diavol, sarà mai,

so che la parrà dura,

ma alla fin non ci va,

altro che perder la manifattura.

 

Parrà stravaganza,  

ma certo non è;

s'ell'è ne' vestiti,

o dunque perché

non è nei matrimoni anco l'usanza?

 

Scena nona

Trespolo, Simona, e Ciro, che sopraggiunge.

<- Trespolo

 

TRESPOLO

Eccovi il testamento.  

 

<- Ciro

CIRO

Balia v'ho da parlar di certi affari.

TRESPOLO

Gli è pur che scritto ladro!

SIMONA

È scritto di notari.

Veng'or or ho da fare.

TRESPOLO

Questo non fa per noi lo vo' saltare.

CIRO

Il mio fratel non può.

SIMONA

Eh sì sì, già lo so.

CIRO

Egl'è finit'affatto d'impazzare.

SIMONA

Oh s'egli è pazzo fatelo legare.

TRESPOLO

Questi qui son legati.

SIMONA

E son tutti adempiti?

TRESPOLO

Certo. Feci legar tutte le viti,

poi legar il bestiame,

e quel che più a badar hanno i tutori

feci legar dai birri i debitori.

Quanto ai legati fu 'l primo pensiero.

SIMONA

Capperi, fusti puntual davvero.

CIRO

Quando vogliam noi dir ch'abbia a guarire?

SIMONA

E chi meglio di voi ce lo può dire?

Quando poc'ore fa

non facev'altro che bestialità?

Cercate della dote?

CIRO

Che foglio è questo qui?

SIMONA

È un testamento.

CIRO

Testamento di chi?

SIMONA

Del padre d'Artemisia, che morì.

CIRO

Ho gusto appunto anch'io d'udirlo leggere.

SIMONA

Voi ci potrete frattanto correggere.

TRESPOLO

Oh cominciamo. In omni.

SIMONA

Oh pian piano, non è

del padre d'Artemisia il testamento o?

TRESPOLO

Già ve l'ho detto, e cento,

del padre così è.

SIMONA

Oh l'orco che v'assonni.

Dunque se gli è del padre

c'han da fare i nonni?

CIRO

Voi l'avevi a finire

in omnibus ha a dire.

TRESPOLO

Anch'io fin qui c'arrivo,

se voi mi davi tempo io lo finivo.

CIRO

Ma va letta così.

TRESPOLO

Ormai l'è fatta. O comincia di qui.

«Et si liberos mascules non habet»,

e se liberi i muscoli non ha,

che appunto fu così

per che subito morto intirizzì.

«Et si liberos masculos non habet».

CIRO

E se figlioli maschi egli non ha,

TRESPOLO

«Artemisia fit heres»,

Artemisia si terrà,

«ex asse, dos autem»

facciam la costruzione

«ex asse autem dos»

da sei asse alte addosso.

CIRO

Or sì ch'il riso più tener non posso.

TRESPOLO

Dite, e di che ridete?

CIRO

Io rido, per che voi non l'intendete,

che vuol dire quel costrutto,

che Artemisia erede sia del tutto.

Ma voi guastate il sunto,

perché a quel "dos", non vi mettete il punto.

Il qual poi messo lì

fa mutar senso, e lo fa dir così.

«Dos autem eius fis sextans totius.»

Ma, la sua dote sia

TRESPOLO

Lasciate dir a me, ch'è parte mia

diavol, ch'io non l'accozzi,

ma la sua dote sia sextans totius.

Di sei staia di tozzi.

SIMONA

E che diascol dirà?

TRESPOLO

Dico come la sta.

SIMONA

Ha da dir, come dich'io.

Sextans, sei stanze,

sotius, di quelle, che lasciò 'l suo zio.

Così va detta, e questo è il parer mio.

CIRO

Ma la sua dote sia sextans totius,

interpretata va

la sesta parte dell'eredità.

SIMONA

La sesta parte eh?

CIRO

Sì.

TRESPOLO

Vi par che metta poco il testamento?

SIMONA

No, no me ne contento.

CIRO

Mi contento? Di che?

TRESPOLO

Egli è un negozio, ch'è fra lei, e me.

CIRO

«At tutor teneatur, et debeat.»

SIMONA

Così non può mai dire.

TRESPOLO

Come? E perché?

SIMONA

Perché vuol inserire,

tutor atteneatur

cioè che sia il tutore attanagliato,

ch'è un brutto modo di tirar le cuoia,

e tanto più debeat, cioè dal boia.

TRESPOLO

Oh furfante briccone!

Sbudellato ben lui sia da Plutone.

CIRO

«At tutor teneatur»,

(deponete il furore)

ma sia tenuto, e deva il suo tutore,

così va definito.

«Dare ei virum», dare a lei un marito.

«Ad illius satisfactionem.»

TRESPOLO

Intendo che gli dia satisfazione.

SIMONA

Questo di già si sa.

TRESPOLO

L'animo non so poi se ve ne dà.

SIMONA

Almen mi proverò.

CIRO

Vi proverete a che?

TRESPOLO

Egli è un negozio, ch'è fra lei, e me.

Basta noi siam d'accordo.

SIMONA

Sarà com'ho dett'io.

TRESPOLO

Datemi il testamento?

CIRO

Eccolo.

TRESPOLO, CIRO E SIMONA

Addio.

Trespolo, Simona ->

 

Scena decima

Ciro solo.

 

 

Che cosa mai fra loro  

posson aver costoro?

 

Dunque Ciro  

mai respiro

aver deve, iniquo amore,

ch'appena acquisto il senno, io perdo il core?

Dunque mai

riderai

s'or il core, or il cervello

pianger devo in me stesso, o nel fratello?

Martiri  

non più;

oppresso cadrò,

che questo mio core

resister non può

al tanto rigor

ch'opposto gli fu.

Martiri

non più.

 

Scena undicesima

Despina, e Ciro.

<- Despina

 

DESPINA

Oh signor appunto io vi cercavo.  

CIRO

Mi cercavi? E perché?

DESPINA

Per una bella cosa:

Trespolo, con mia madre

stasera son d'accordo ch'io sia sposa.

CIRO

Senza dirmene nulla?

DESPINA

Ma il più bello poi è,

ch'io devo andar da lui, non lui da me.

CIRO

Questo com'esser può?

DESPINA

L'è come vi dirò.

Trespolo non può uscire, onde alle dui

ho per l'uscio di dietro a' andar da lui.

CIRO

Ma tanta quiete a che?

DESPINA

O vi dirò per che,

che Trespolo s'accasi

la signora Artemisia non vorrebbe,

e dubitan, che lei l'impedirebbe.

CIRO

Ma tu ch'hai risoluto?

DESPINA

Finsi d'accontentarvi,

per quiete di mia madre, e vostro aiuto.

CIRO

Favore a me più grato,

e di miglior proposito non v'è,

taci Despina, e lascia fare a me.

Ciro, Despina ->

 

Scena dodicesima

Trespolo.

<- Trespolo

 

 

Voglio entrarmene in casa,  

perch'io son rifinito,

che già gli è tardi, e mi sent'appetito.

 

Che musica bella    

mi fann'a due voci

la fame, e l'amore!

Lui suona 'l mio core,

e lei le budella.

Che musica bella.

S

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Scena tredicesima

Artemisia, e Trespolo.

<- Artemisia

 

ARTEMISIA

Molto tardi tornate.  

Ma la balia dov'è?

TRESPOLO

Capperi, voi ci siate.

Senza la balia non può stare in piè.

ARTEMISIA

Dite quanto può stare?

TRESPOLO

Ohimè non può venir, per ch'ha da fare.

Pur alla fin v'intesi.

ARTEMISIA

Grazie ne rendo a voi numi cortesi.

TRESPOLO

C'è voluto che fare,

a farvi dichiarare.

ARTEMISIA

Oh dio! Questo rossore

m'annodava la lingua,

che non potea dir la passion del core.

TRESPOLO

Ma lei m'ha pur contato

d'avervelo levato.

ARTEMISIA

È ver mi sollevò.

Ma non da tutto il mal mi liberò.

Quanto pensaste bene

per levarvi di pene

di mandarla da me?

TRESPOLO

Oh sentite ch'amore? Oh questa c'è?

ARTEMISIA

Ma l'anel che li diedi?

E come vi gradì?

TRESPOLO

Capperi se mi piacque! Eccolo qui.

ARTEMISIA

Basta che presto si concluderà.

TRESPOLO

Con la pazienza il tutto si farà.

ARTEMISIA

E me n'assicurate?

TRESPOLO

Certo, non dubitate,

non vi date pensiero.

Canchero c'è davvero.

ARTEMISIA

La balia finalmente

è pur donna gentile, è pur trattabile.

TRESPOLO

Quant'a questo gli è pur vero.

L'è di natura molto maneggiabile.

Ma sarà meglio, che n'andiamo a cena

per discorrer d'amore a pancia piena.

ARTEMISIA

Andiam dove vi pare.

TRESPOLO

Alle due ore quanto c'è che fare?

ARTEMISIA

L'una poc'anzi c'è battuta lì.

TRESPOLO

Crediam noi che quest'altra

vogli esser lunga quanto questa qui?

Orsù andiancene in casa,

ho, ch'abbiate un gran sonno.

ARTEMISIA

Tant'è vero, ch'a pena

più queste luci mie regger si ponno.

(in casa)

Artemisia ->

 

TRESPOLO

Venite due ore,  

perché più vicina

mi possa Despina

cavare l'umore.

Venite due ore.

Ogni mosca col suo volo

mi fa subito fermare,

che mi pare

ogni cosa un orivolo;

applicato

tengo il fiato

per sentir se son sonate.

Oh due ore quanto state!

Trespolo ->

 

Scena quattordicesima

Nino, e Ciro.

<- Nino, Ciro

 

NINO E CIRO

Chi non sa cosa si sia...  

NINO

Orridezza...

CIRO

Gentilezza...

NINO

Tirannia...

CIRO

E cortesia...

NINO E CIRO

Venga o dio venga da me

a veder la donna mia.

NINO

Che mostro più crudel di lei non v'è.

Insieme

CIRO

Che donna più gentil di lei non v'è.

 

NINO

Il negro Averno...

CIRO

Il cielo eterno...

NINO

Fosca voragine.

CIRO

Lucida immagine.

NINO

Dell'empietà...

CIRO

Della pietà...

NINO

Mostro più perfido certo non ha.

Insieme

CIRO

Stella più splendida certo non ha.

 

NINO E CIRO

Dal cielo scendino...

NINO

Fulmini asprissimi...

CIRO

Lampi bellissimi...

NINO

Per atterrirmela...

CIRO

Per abbellirmela...

NINO

Mentre non temino quel suo rigor.

Venite dunque

venite venite

o voi tenebre gradite

a ricoprir gl'inganni.

Insieme

CIRO

Che gl'abbi a vincere quel suo splendor.

Venite dunque

venite venite

o voi tenebre gradite

a secondar gl'inganni.

 

CIRO

Che già ch'amor lo vuole  

in grembo della notte io tendo al sole.

NINO

A secondar gl'inganni,

che tende quell'infida agl'altrui danni.

CIRO

Ma già l'ora è vicina

ch'io devo entrar in vece di Despina,

di già la porta cede,

tenebrosa è la notte, e nessun vede.

 

Grand'amore  

sii propizio ai miei desiri,

in martiri

non tener più questo cuore.

Grand'amore

sii propizio ai miei desiri.

Ciro ->

 

Scena quindicesima

Nino solo.

 

Tarapà, tarapà, tarapà.  

Alla guerra, alla guerra si va.

Tarapà, tarapà, tarapà.

Su su cavalieri

con armi, e destrieri

venite pur qua.

Tarapà, tarapà, tarapà.

Alla guerra, alla guerra si va.

 

 

Alla guerra d'amore,  

per espugnar della mia cruda il core.

 

Vittoria, vittoria.  

La piazza s'è presa,

s'è resa, s'è resa,

sì, sì l'espugnai:

s'è resa sì, ma più crudel che mai.

 

 

Ma già son lasso, ohimè  

ho troppo combattuto,

non posso dal sudor più star in piè.

Quietati dunque o Nino

sì sì dormi infelice,

già ch'Artemisia m'addormenta, e dice...

 

Fa' la nanna Nino mio.  

Dormi tu, ch'io dormo anch'io,

dormi pur, non ti dar pene,

ch'Artemisia ti vuol bene,

la si strugge, e si vien meno,

ti fa letto del suo seno.

Poi ti copre col bel viso

che dormir di paradiso,

che dolcezza ci sent'io!

Fa' la nanna Nino mio.

 

 

Ma non posso dormire,  

ch'a turbarmi la quiete

mandon le furie sue Cocito, e Lete.

Ma dove dove andate?

Io son qui non fuggite.

Son tutte ritornate

alla reggia di Dite,

che men soffrir poterno

le pene del mio cor, che dell'inferno.

Ma se piegar non la potei co 'l pianto,

or a forza d'incanto

le vo' far ritornar da quegli orrori,

per ch'Artemisia ad onta sua m'adori.

 

Venghino in questo circolo    

le furie più terribili,

ed i mostri più orribili

d'Averno.

Scatenisi l'inferno,

ripassi pur Caronte,

di qua dal Flegetonte

tutti i mostri.

Da quegl'orridi chiostri

Tantalo ed Ifione

venga a far paragone

ai miei tormenti.

E resi poi clementi

dai miei crudi martiri,

faccian che lei sospiri

al pianto mio.

Quel che v'è più di rio

venga a violentarla,

ed a necessitarla

ad adorarmi.

Ma che vedo? E Plutone,

Cerbero, e Gerione

son venuti all'incanto?

Eaco, e Radamanto,

seco è di qua Megera,

che sembianza severa!

Ecco Erinni, ecco Aletto!

M'amerà pur l'iniqua a suo dispetto.

S

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Nino ->

 

Scena sedicesima

Artemisia con spada, Trespolo con spada, e candelliero, e Ciro.

<- Artemisia, Trespolo, Ciro

 

ARTEMISIA

Quest'affronto? Questo a me?  

Con sì fatta scortesia

su quest'ora in casa mia

tentar di por furtivamente il piè?

Quest'affronto? Questo a me?

 

TRESPOLO

O ve' che pazzo!  

Entrarmi in casa

su le due ore,

senza rumore

senza schiamazzo.

O ve' che pazzo!

 

CIRO

Ma lasciatemi dire.  

ARTEMISIA

E che direte mai?

CIRO

Dirò ch'io non v'entrai

con sinistra intenzione.

TRESPOLO

Se non urtavi in quello sgabellone

sull'uscio di cucina,

se n'avvedeva lei se l'intenzione

era dritta, o mancina.

CIRO

Per far veder l'intenzion mia non mala,

dirò, che l'onor mio qua m'ha portato.

TRESPOLO

Che l'avevi lasciato

sul tavolin di sala?

ARTEMISIA

E come il vostro onore?

CIRO

Questo vostro tutore

perseguita ogni dì la mia Despina.

A tal, che la meschina

fu importunata sì

che gli disse alle due di venir qui.

E lasciò per non essere scoperto

a questo fin l'uscio di dietro aperto,

io che sapevo il tutto,

per impedir sì fatta enormità,

per debito d'onor ne venni qua.

Per riprender Despina,

la qual trovata in fatto

non potesse negare il suo misfatto.

Questo è stato il motivo

del mio presente arrivo

per zelo sol del mio, del vostro onore,

che cerca d'infamar questo tutore.

Ma s'egli non desiste

da questa enormità

gli farò ben lo sdegno mio provare.

(La seppi pur a tempo ritrovare.)

(via)

Ciro ->

 

Scena diciassettesima

Trespolo, e Artemisia.

 

ARTEMISIA

Voi sentite  

quel che fate.

Or che dite?

Che pensate?

 

 

Discolparvi? Questo è  

dunque l'onor, che voi portate a me?

Misero genitore

se vedessi il rispetto

che porta alla tua figlia il suo tutore?

 

Ah se visibile  

fosse dall'Erebo,

quest'indicibile

infamità,

vedresti sorgere

quell'alma nobile,

per più non scorgere

tant'empietà.

 

TRESPOLO

Ma...

 

ARTEMISIA

Tacete, che ma?  

Ed anco potete

aver tanto ardire

ch'in fin pretendete

voler ricoprire

la vostra empietà?

Tacete, che ma?

 

TRESPOLO

Non voglio...

 

ARTEMISIA

E che non volete  

risorger un dì?

Che sempre così

melenso sarete?

E che non volete

risorger un dì?

 

TRESPOLO

La moglie...

 

ARTEMISIA

Quietatevi lì.  

Che si deve prender moglie,

ch'in onor, ed in denari

sia sua pari

non conforme alle sue voglie,

in palese, e non così.

Quietatevi lì.

 

TRESPOLO

E pigliare...

 

ARTEMISIA

Pigliar, così è.  

Si deve una tale

di nascita eguale,

e simil a sé,

non che vi sia di gran disuguaglianza.

 
(qui Artemisia dà a caso nella candela, e la fa cadere, e la spegne)

ARTEMISIA

Deh lasciate ormai quest'ignoranza,  

che la mente vi turba, e v'affascina.

TRESPOLO

Adesso vado a accenderlo in cucina.

Trespolo ->

 

ARTEMISIA

Deh conoscete un dì  

l'affetto di colei,

che vi vuol fin che muoia

per suo cuor, per suo vezzo, e per sua gioia.

 

Scena diciottesima

Ciro, e Artemisia.

<- Ciro

 

CIRO

Con chi parla Artemisia a questo oscuro?  

ARTEMISIA

E pur sarò forzata

con chiare note a discoprirmi amante

già che segno nessun mai fu bastante.

CIRO

A chi dire?

 

ARTEMISIA

A chi dico? A voi crudele,  

che, spietato,

disprezzato

sempr'avet'il mio duol, le mie querele.

A chi dico? A voi crudele.

 

CIRO

Dite a me?

 

ARTEMISIA

A voi dico sì,  

di notte l'ardore

qua ebbi in orrore

d'esprimervi il dì.

A voi dico sì.

 

CIRO

Ma...  

ARTEMISIA

Che ma? O dio!

E dubitate ancora

di dar corrispondenza a chi v'adora?

 

Ingrato, e tacete?  

E ancor dubitate.

E ancor riflettete,

se pur voi deviate

voltate l'amore

ad una, o dio, che v'ha donato il core?

 

CIRO

Sì, ma...  

ARTEMISIA

Che ma? O dio!

Non vuole, un vero amor esser ristretto

non va condizionato un vero affetto;

ed amar non volete

senz'altra condizione

chi per il vostro amor tanto languì?

Non volete esser mio? Ditelo.

CIRO

Sì.

ARTEMISIA

Andiam dunque a fermare

il matrimonio in guisa,

che non si possa poi più ritrattare.

 

Pur alfin si dileguò  

quella folle stolidezza,

che sì barbara amarezza

a quest'anima portò,

ed a mille martir la tenne esposta.

 

CIRO

O stolidezza a tempo inver deposta.

Ciro, Artemisia ->

 

Scena diciannovesima

Simona sola.

<- Simona

 

 

Il tutto è ormai imbrogliato,  

Nino è di già impazzato,

e Ciro è rinsavito,

e Despina a quest'ora

dev'esser sulla grossa col marito,

solamente a me tocca

a star in casa a dimenar la rocca.

 

Non occorre pensar più,  

per esser amata,

e vagheggiata

la vuol esser gioventù.

Non occorre pensar più.

 

 

O fior di gioventù dove sei ito?  

Mancon i denti, e cresce l'appetito.

 

Scena ventesima

Trespolo, Simona, Artemisia, e Ciro.

<- Trespolo, Artemisia, Ciro

 

TRESPOLO

Terra via, terra via.  

Veh se l'ha fatta destra,

ci vogliam noi giocare o signor cane,

ch'io vi chiappo la coda,

e ch'io vi tiro fuor della finestra?

SIMONA

Che stravaganze strane:

non so quel ch'io mi tresco

Trespolo grida al cane,

quando gli avrebbe a esser in gattesco.

CIRO

Quietatevi, perché

la signora Artemisia è già mia moglie,

e rimedio non v'è.

TRESPOLO

La mi par molto dura:

da quando in qua le mogli

si piglian da per sé,

che son forse cavalli da vettura?

CIRO

Insidiata non l'ho,

fu lei, che mi chiamò

con il nome di sposo,

né io ho ricusato

un tanto ben, che m'ha concesso il fato.

SIMONA

Artemisia sua sposa!

Oh s'egli è vero questo

la sarà sposa mia questo bisesto.

ARTEMISIA

Dunque se volle il fato,

con aver io cambiato,

darmi un altro consorte,

si taccia il pazzo amore

del mio proprio tutore,

e si faccia il mio cuor cangiar di sorte,

così si salverà,

e l'onorevolezza, e l'onestà.

TRESPOLO

Che dite? Che parlate

così sopra pensiero?

Ditela, è ver quel che m'ha detto?

ARTEMISIA

È vero.

TRESPOLO

E verissim'ancor voglio che sia,

che la vostra Despina resti mia.

CIRO

E vostra resterà

ma ditemi, che fa

il mio misero Nino, il mio fratello?

SIMONA

Ha finito di perder il cervello.

CIRO

Grand'infelicità,

che la bella ragione,

che dagli altri animal vari ci fa,

sia così sottoposta a una passione!

 

Dunque amore  

ogni core,

ogni gran mente

può far pazzo, e far prudente.

Ed ha per destino

un cieco, un bambino

di toglier, e di dar la cecità.

Grand'infelicità!

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Villa.

 
<- Simona, Trespolo

Fermatevi una volta

Simona
Trespolo ->
Simona
<- Artemisia

O quanto gran contento

Credete voi che Trespolo

Simona
Artemisia ->

La dice il vero, e non mi dà la baia

Questo anello

Simona ->
<- Ciro

Ed io lo so, che tosto

È amor nel nostro seno

Ciro ->
<- Nino

Oh quanti soli, oh quanti soli

Che sole! E che diss'io?

Nino ->
<- Trespolo, Despina

All'un ora ceniamo

Bene, ma questo affare

Trespolo
Despina ->
Trespolo
<- Simona

Finalmente chi vuole una persona

Simona
Trespolo ->

Insomma io vo' arricchirmici

Simona
<- Trespolo

Eccovi il testamento

Simona, Trespolo
<- Ciro

Ciro
Trespolo, Simona ->

Che cosa mai fra loro

Ciro
<- Despina

Oh signor appunto io vi cercavo

Ciro, Despina ->
<- Trespolo

Voglio entrarmene in casa

Trespolo
<- Artemisia

Molto tardi tornate

Trespolo
Artemisia ->
Trespolo ->
<- Nino, Ciro

Che già ch'amor lo vuole

Nino
Ciro ->

Alla guerra d'amore

Ma già son lasso, ohimè

Ma non posso dormire

Nino ->
<- Artemisia, Trespolo, Ciro

Ma lasciatemi dire

Artemisia, Trespolo
Ciro ->
Artemisia
Voi sentite

Discolparvi? Questo è

Deh lasciate ormai quest'ignoranza

Artemisia
Trespolo ->

Deh conoscete un dì

Artemisia
<- Ciro

Con chi parla Artemisia a questo oscuro?

Ma / Che ma? O dio!

Sì, ma / Che ma? O dio!

Ciro, Artemisia ->
<- Simona

Il tutto è ormai imbrogliato

O fior di gioventù dove sei ito?

Simona
<- Trespolo, Artemisia, Ciro

Terra via, terra via

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima
Villa. Villa. Villa.
Atto primo Atto secondo

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