Atto terzo

 

Scena prima

Galleria d'idoli.
Gerilda, e Siffrido.

 Q 

Gerilda, Siffrido

 

GERILDA

Perirà dunque Ambleto?  

E sarà la sua morte un tuo consiglio?

SIFFRIDO

Sospenderla poss'io, se il re l'impone?

GERILDA

E se l'impone il re, puoi tu soffrirla?

SIFFRIDO

Soffrir convien ciò che impedir non puossi.

GERILDA

Se reo di più congiure, e reo, Siffrido,

sei ancor di più morti,

io, cui tutto affidasti,

tacqui finor? Ma senti, ingrato, a questi

presenti dèi io giuro,

della vita del figlio

conto mi renderai con la tua vita.

SIFFRIDO

Farò più che non vuoi per ubbidirti.

GERILDA

E sarà il mio tacer la tua mercede.

SIFFRIDO

Più che il timor, mi muoverà la fede.

GERILDA

Or vanne, e col regnante

tu impiega il zelo; io tenterò l'amore.

SIFFRIDO

L'amor?

GERILDA

Sì, che nel petto

per me gli avvampa.

SIFFRIDO

Odi, regina, e parto.

 

Quel cor che traditor fu al suo regnante,  

può ancor alla beltà farsi infedele.

Non è l'empio vassallo un casto amante,

né mai tenero sposo è un re crudele.

Quel cor che traditor fu al suo regnante,

può ancor alla beltà farsi infedele.

Siffrido ->

 

Scena seconda

Gerilda, e Fengone con Guardie.

<- Fengone, guardie

 

FENGONE

Fuor della reggia appena  

traggo il passo primier, che Iroldo è ucciso.

Veremonda è rapita, Ambleto fugge,

e colpevol ne sei tu sola, o donna.

GERILDA

Io?

FENGONE

Chi può, né 'l ripara il mal commette.

GERILDA

Sono in nostra balia l'opre del caso?

FENGONE

È dover di chi regge il prevenirlo.

GERILDA

Non è sempre poter ciò ch'è dovere.

FENGONE

Ma sia sempre tua pena il mio potere.

GERILDA

Signor, se ami la madre, il figlio serba.

FENGONE

Ama più di sua vita il mio riposo.

GERILDA

Deh! Mio re. Deh! Mio sposo...

FENGONE

Olà. Qui Veremonda.

guardie ->

GERILDA

Sì crudel con Gerilda?  

Passò in odio l'amor? Troncar ti aggrada

i giorni miei nel caro figlio? Almeno

mi uccidi in me, pria che svenarmi in lui.

FENGONE

Piangi, o donna, i tuoi mali, e non gli altrui.

 

Scena terza

Veremonda, e li suddetti.

<- Veremonda

 

VEREMONDA

Eccomi al cenno.  

FENGONE

Veremonda, è tempo

che presente Gerilda, esca e sfavilli

l'immenso ardor che in me que' lumi han desto.

VEREMONDA

(Ardor d'impura vampa.)

GERILDA

(Tanto sugli occhi miei?) Signor, se godi

finger per tormentarmi...

FENGONE

Io fingo? Dani,

in fronte di costei più non si onori,

il titolo di sposa, e di regina.

VEREMONDA

Un sì giusto decreto...

FENGONE

Or comanda lo sdegno,

e libero comandi. Quando amore

le sue leggi preferiva a Veremonda,

allora ella si opponga, ella risponda.

GERILDA

La non creduta mia sciagura è dunque

tanto vicina? Ingrato,

dopo la marital giurata fede,

oggi che più 'l tuo labbro

mi diè d'amor tenere prove, ed oggi

ch'io 'l meritai maggiore

nella vita due volte a te serbata,

oggi...

FENGONE

Sì, ti ripudio. Oggi mi piace

per farti più infelice esser più ingiusto.

VEREMONDA

(Empio.)

GERILDA

Sarò infelice,

ma sarà il mio disastro il tuo castigo.

Perderò letto e trono,

ma perderai tu ancor la tua difesa.

Moglie, è ver, ti aborria; ma l'odio allora

costretto all'impotenza era mia pena.

Grazie alla tua fierezza

che me ne assolve, e in libertà rimette

di vendetta e di sfogo i miei furori.

FENGONE

Parti, e di un re più non turbar gli amori.

 

GERILDA

Impero, vita, e amore,  

crudel, ti turberò.

E tutta in tuo dolore

l'offesa cangerò.

Impero, vita, e amore,

crudel, ti turberò.

Gerilda ->

 

Scena quarta

Veremonda, e Fengone.

 

FENGONE

Sciolto dal grave laccio  

posso pur senza colpa

offerirti una man che ti alza al trono.

VEREMONDA

Da' mali altrui felicità non cerco.

FENGONE

Vieni, o cara...

VEREMONDA

Alla tomba?

FENGONE

All'are sacre...

VEREMONDA

Che or or contaminate ha un tuo ripudio?

FENGONE

Nasce da questo sol la tua grandezza.

VEREMONDA

Me la insegna a temer l'altrui caduta.

FENGONE

Provoca l'ire che 'l favor rifiuta.

VEREMONDA

Meno dell'amor tuo temo il tuo sdegno.

FENGONE

Ora il vedrem. Custodi,

qui se le guidi, e se le lasci Ambleto.

VEREMONDA

(Ahimè!)

FENGONE

Piega già stanco

Febo all'occaso. In vuote piume, o bella,

non vo' languido trar freddi riposi.

Tu vi verrai preda, o consorte. Ambleto

o deliri, o s'infinga,

le pene soffrirà di un tuo rifiuto.

Sì, Veremonda: la sentenza è questa:

pensaci: o la tua mano, o la sua testa.

Fengone ->

 

Scena quinta

Veremonda.

 

 

La tua mano? O la sua testa?  

Stelle! Qual legge è questa?

 

Che farai, misero core?  

Il crudel ti vuol sua preda:

in periglio è 'l caro amante.

Una ingiusta tirannia

vuol ch'io sia

o spietata, od incostante.

Che farai, misero core?

 

Scena sesta

Ambleto, e Veremonda.

<- Ambleto

 

AMBLETO

Mi rinasce più bella, più lieta  

del piacer nel sen la speranza;

e de' mali vicino alla meta

tutto il duolo diventa costanza.

Mi rinasce più bella, più lieta

del piacer nel sen la speranza.

 

VEREMONDA

Quale speranza! Ambleto,  

o la tua testa, o la mia man vuol l'empio.

L'una o l'altra è più che morte.

AMBLETO

Alma mia, ti vo' più forte.

VEREMONDA

Qual scampo in sì grand'uopo?

AMBLETO

Quello che più opportuno è col tiranno:

la lusinga, l'inganno.

VEREMONDA

Ah! Caro alla tua vita, all'onor mio

in quest'ombre s'insulta.

AMBLETO

Ed in quest'ombre avrai soccorso. Fingi.

VEREMONDA

Meco in breve il lascivo

favellerà di amori.

AMBLETO

E tu pur amorosa a lui rispondi.

VEREMONDA

Chiederà i dolci sguardi.

AMBLETO

E tu cortese

l'ire n'esiglia, e li componi al vezzo.

VEREMONDA

Stenderà l'empia ma...

AMBLETO

La tua l'incontri.

VEREMONDA

Guiderammi agli altari...

AMBLETO

(Ove si esiga dèi!)

La marital non osservabil fede.

VEREMONDA

Che più? Che più? Vuoi ch'ei mi tragga, o

al talamo aborrito, e ch'io ve 'l segua?

AMBLETO

Sì, principessa; e questo

questo il termine sia de' suoi contenti.

VEREMONDA

Ambleto, o tu vaneggi, o tu mi tenti.

AMBLETO

Io vaneggiar, quando son teco, e solo?

Il mio consiglio...

VEREMONDA

Intendo.

Te 'l detta una viltà. Perder la vita

temi più che il tuo amore,

e spergiura mi vuoi, perché sei vile.

AMBLETO

Io vil ti vo' spergiura? Amo me stesso

io più di Veremonda?

Io che se mille vite avessi in seno,

mille a te ne darei?

Ne temi ancora? I tuoi sospetti ingiusti

sul mio sangue cancelli. Addio. Già vado

tutto amor, tutto ardire al fier regnante.

Più non fingo deliri,

suo rival, suo nemico a lui mi svelo,

e una morte gli chiedo,

non so se disperato o generoso,

che sia insieme mia gloria, e tuo riposo.

VEREMONDA

Ferma, e perdona, o caro,

a gelosa onestà. Pronta già sveno

al tuo voler gli affetti.

AMBLETO

In tua difesa

m'avrai nel maggior uopo, e Valdemaro

gran parte avrà nell'opra.

VEREMONDA

Valdemaro, che infido...

AMBLETO

I dubbi accheta.

Per lui prese avria 'l campo

l'armi in nostro favor, ma 'l re che quindi

volgeva allor ver la cittade il passo,

per via il rattenne, e l'obbligò al ritorno.

Fummo sorpresi. Ei traditor ci parve,

ma la nostra sventura era sua pena.

Chiare prove ei poc'anzi

diemmi di fede. Io te n'accerto, e solo

manca l'opra a compir la tua lusinga.

VEREMONDA

Servasi al tuo destino, e amor si finga.

 

Teneri guardi,  

vezzi bugiardi

già mi preparo a fingere,

anima mia, per te.

Ma in prova dell'affetto

quant'userò più frode,

il merito e la lode

tanto più avrò di fé.

Teneri guardi,

vezzi bugiardi

già mi preparo a fingere,

anima mia, per te.

Veremonda ->

 

Scena settima

Valdemaro, e Ambleto.

<- Valdemaro

 

AMBLETO

Sulla tua fede, o duce,  

fingerà Veremonda.

VALDEMARO

Son già i mezzi disposti. Io senza colpa

l'usurpator deludo, e ne' tuoi cenni

d'un legittimo re seguo la sorte.

AMBLETO

Si confidi l'arcano anche a Siffrido.

VALDEMARO

Il consiglier dell'empio?

AMBLETO

Il suo più fier nemico in lui si asconde.

Senza lui questo giorno...

VALDEMARO

Taci. Ildegarde.

AMBLETO

Alle follie ritorno.

 

Scena ottava

Ildegarde, e li suddetti.

<- Ildegarde

 

ILDEGARDE

Ambleto, idolo mio.  

AMBLETO

Qual idolo ti sogni?

ILDEGARDE

In te che adoro...

AMBLETO

Taci;

che se di questi sassi alcun ti ascolta,

diratti...

ILDEGARDE

E che?

AMBLETO

Che più di me se' stolta.

ILDEGARDE

Tale mi rende amore.

AMBLETO

Amor conosci? Ove il vedesti mai?

ILDEGARDE

A' tuoi be' lumi appresso.

AMBLETO

T'inganni. Eccolo espresso.

Vedi che di Cupido

porta in fronte per te dardi, e facelle.

VALDEMARO

Il ciel vuol ch'io sia vostro, luci belle.

ILDEGARDE

(Misera mia speranza!)

AMBLETO

La speranza tu sei?

Dagli tosto il tuo core:

che mai non va senza speranza amore.

Su, porgimi la destra. E tu la prendi.

VALDEMARO

Ubbidisco.

ILDEGARDE

Ma...

AMBLETO

Che?

ILDEGARDE

Tu non m'intendi.

AMBLETO

T'intendo sì. Tu se' qua! rosa appunto,

che brama il sol vicino, e poi ritrosa

nelle foglie si chiude;

ma 'l modesto rossor vincasi; e intanto,

perché sono Imeneo,

del laccio marital gli applausi io canto.

 

Mille amplessi  

preparate i più tenaci,

e i vezzi fra di voi sien mille, e mille.

Poi con essi

mille e mille sieno i baci

alle labbra, alle guance, alle pupille.

Mille amplessi

preparate i più tenaci,

e i vezzi fra di voi sien mille, e mille.

Poi con essi

mille e mille sieno i baci

alle labbra, alle guance, alle pupille.

Mille amplessi

preparate i più tenaci,

e i vezzi fra di voi sien mille, e mille.

Ambleto ->

 

Scena nona

Ildegarde, e Valdemaro.

 

VALDEMARO

Poiché il vuole il destin, ti chieggo, o bella,  

con la tua destra il core.

ILDEGARDE

Che mi narri di destra?

Di cor che mi discorri? Un forsennato

serve a te di ragione, a me di legge?

Or via, perché non chiedi

anche gli amplessi, e con gli amplessi i baci?

VALDEMARO

Bramo solo che il seno...

ILDEGARDE

Quel sen che tutto ardea per Veremonda?

VALDEMARO

Ardea, ma poiché tutta

perdei la mia speranza, e che il dovere

vinse i desiri miei, per altro foco

che per quel de' tuoi lumi, egli non arde.

ILDEGARDE

E in difetto di altrui si ama Ildegarde.

Or aspetta ch'io pure

perda la mia speranza, e che il dovere

vinca i desiri miei, forse...

VALDEMARO

Di Ambleto

così rispetti i cenni?

ILDEGARDE

Quando Ambleto dal soglio,

o in sen di Veremonda

mi comandi ch'io t'ami, allora forse...

VALDEMARO

Segui.

ILDEGARDE

Allor ti amerò. Questa è la fede.

VALDEMARO

L'alma che altro non brama, altro non chiede.

Valdemaro ->

 

Scena decima

Ildegarde.

 

 

Degno ch'io l'ami è 'l duce,  

e in esso il grado, in esso il nome onoro;

ma indarno ei si consola.

Se Ambleto, perché folle, a lui mi dona,

Ambleto, perché vago, a lui m'invola.

 

È troppo amabile quel bel sembiante,  

che lagrimar, che sospirar mi fa.

Ma 'l duol maggiore del core amante,

è ch'ei no 'l mira quando sospira,

ed il suo pianger egli non sa.

È troppo amabile quel bel sembiante,

che lagrimar, che sospirar mi fa.

Sfondo schermo () ()

Ildegarde ->

 
 

Scena undicesima

Vigne consacrate a Bacco.
Valdemaro, e Siffrido.

 Q 

Valdemaro, Siffrido

 

VALDEMARO

La vendetta più cauta è la più certa.  

SIFFRIDO

Ma talor la tradisce un troppo indugio.

VALDEMARO

Si affretti. Io nella reggia ho i miei guerrieri,

e per colpo sì illustre

eglino il cenno, ed io ne attendo il tempo,

SIFFRIDO

In sì lieto apparato

chi fa? Chi fa? Forse perir l'iniquo

farà pria del tuo ferro il mio veleno.

VALDEMARO

Comunque ei cada, il suo morir ci salva.

SIFFRIDO

S'egli per me non cade,

odio di questo cor, non fei ben lieto.

VALDEMARO

Che più? Mora Fengone.

VALDEMARO E SIFFRIDO

E regni Ambleto.

 

Scena dodicesima

Gerilda, e li suddetti.

<- Gerilda

 

GERILDA

Io de' miei torti e testimonio e pompa?  

VALDEMARO E SIFFRIDO

Regina.

GERILDA

O dio! Chi regna

vuol ch'io sia sol Gerilda.

VALDEMARO

Ma il valor di più destre

vuol che tu sia regina, e vendicata.

GERILDA

Come? Quando? Che fia?

VALDEMARO

In quest'ombre vedrai...

SIFFRIDO

Guardati, o duce,

di far noti a Gerilda i tesi inganni.

Al re più che a nemica ella è consorte,

e due volte, a me infida, il tolse a morte.

VALDEMARO

Che sento? Hai cor che possa

senza sdegno cader da un regio trono?

GERILDA

(Fingerò. Forse il merto

di svelar la congiura

mi renderà scettro, e marito.) Amici,

plaudo al vostr'odio, e 'l mio vi aggiungo. Dite.

Qual n'è 'l pensier? Chi n'è 'l ministro? E

Gerilda offesa, e ripudiata il chiede. (Quando?)

SIFFRIDO

Invan. Non le dar fede.

GERILDA

Perfidi, il tacer vostro

senza pena non sia. So i congiurati,

se non la trama. Andrò...

VALDEMARO

Vanne. Ma teco

venga il ripudio tuo, venga il tuo danno.

Va'. Racconta al tiranno

che Valdemaro è suo nemico. Digli

che le ruine sue tenta Siffrido.

E se l'autore chiede

di questo, che non sai, grande segreto,

eccone il nome. Odilo, e trema: Ambleto.

 

Va', se puoi: tradisci un figlio,  

perché viva un reo consorte,

(ed il cieco tuo consiglio)

che finor fu il suo periglio,

sia pur anche la sua morte.

Va', se puoi: tradisci un figlio.

Valdemaro ->

 

Scena tredicesima

Gerilda, Siffrido, poi Fengone, e Veremonda.

 

GERILDA

O infedele, o spietata  

mi vuole il mio destino. Ambo delitti

che col pianto l'orror chiaman sul ciglio.

SIFFRIDO

L'uno ti è traditor, l'altro ti è figlio.

E qui col traditore è 'l tradimento.

 

<- Fengone, Veremonda

FENGONE
(a Veremonda)

Pur men fiera ti veggio.  

VEREMONDA

(O che tormento!)

FENGONE

Parla. Il dono d'un regno

più cortese ti chiede.

SIFFRIDO
(a Gerilda)

Or vanta il tuo dovere, e la tua fede.

VEREMONDA

È dono sì; ma di Gerilda il duolo

fa' che ei sembri mia colpa, e mia rapina.

FENGONE

In te la sua regina

soffra in pace costei.

GERILDA

E l'onte aggiungi, o sconoscente, ai danni?

FENGONE
(a Veremonda)

Del mio gioir presente

per trionfo ti vo', non per accusa.

Ma, ben lucidi rai, meno severi

a mirar le mie fiamme io vi vorrei.

Così dicea l'ingrato un giorno a' miei.

VEREMONDA

Mi ricorda Gerilda,

che troppo è fral della tua destra il laccio.

FENGONE

No, no: la sua fierezza;

ma più la tua beltà da lei mi scioglie.

SIFFRIDO

(Udisti? Udisti? Ei non ti vol più moglie.)

FENGONE
(a Veremonda)

Or vieni, e qui ti affidi.

VEREMONDA

(Ambleto, a che mi astringi?)

FENGONE

Qui co' più dolci amori

si temprino gli ardori...

 

Scena quattordicesima

Ambleto da Bacco, e li suddetti.

<- Ambleto

 

AMBLETO

O che fiamme! O che foco! Un venticello  

de' più freschi, e soavi

qui tosto venga. Io già lo prendo, e tutto

lo spargo a voi d'intorno.

VEREMONDA

(O mia cara speranza!)

AMBLETO

Sediam: ma dimmi: adesso è notte o giorno?

FENGONE

Non vedi arder le stelle?

AMBLETO

Ah sì: le veggio. O son più chiare e belle,

ma non son stelle no.

GERILDA

Che dunque sono?

AMBLETO

Infocati sospiri

che già son giunti ove hanno i numi il trono.

VEREMONDA

(Io ne intendo il mistero.)

AMBLETO

Orsù: questo è il momento

che anch'io trionferò. Bacco vedete

che renderà soggette al carro eccelso

le tigri più crudeli.

FENGONE

(Attento osservo.)

AMBLETO

Su: lodate col canto i miei trionfi:

e propizie, e sincere

risponderan con l'armonia le sfere.

 

CORO

Qui di Bacco nella reggia  

si festeggia il dio d'Amore.

 

AMBLETO

No, no: questa non è  

canzon degna di me. Udite, udite.

 

Qui d'Astrea vicino al soglio

sorgerà lieto l'onore:

e sarà temuto scoglio

per l'orgoglio il mio valore.

 

CORO

Qui di Bacco nella reggia

si festeggia il dio d'Amore.

 

AMBLETO

Festeggi dunque Amore. Io delle selve  

nume, e custode un tempo, a voi ne trassi

alcun de' miei seguaci. Eccoli. Amico

alla danza alla danza.

 
Segue il ballo.
 

FENGONE

Col pregiato liquor bramo, Siffrido,  

del genio mio felicitar la sorte.

SIFFRIDO

(E tu berrai la morte.)

(parte)

Siffrido ->

 

VEREMONDA

Sia pur felice il tuo primiero affetto.  

FENGONE

Son giudice a costei, non più suo amante.

GERILDA

(Cangiamento tiranno!)

(a Siffrido che torna, e gli leva la coppa dalle mani)

<- Siffrido

AMBLETO

Chi credi più assetato  

Tantalo, o Radamanto? Io berrò pria.

SIFFRIDO

(Sorte nemica!) Usurpi

al re sì temerario i primi sorsi?

AMBLETO

Hai ragione, hai ragione.

Alla salute mia beva Giunone.

(presenta la coppa a Gerilda)

FENGONE

Lascia, o Siffrido, in libertade il folle.

VEREMONDA

(Io temo, e spero.)

AMBLETO
(a Gerilda)

Bevi,

rallegrati il cor. Tosto ritorno.

(parte)

Ambleto ->

 

SIFFRIDO

(In periglio Gerilda? Ahi! Che far deggio?)  

GERILDA

Non festeggia di un empio

Gerilda i tradimenti;

e sì vil non son io, benché negletta.

(getta la coppa)

SIFFRIDO

(Si perdé nel veleno la mia vendetta.)

(parte)

Siffrido ->

 

<- Ambleto

AMBLETO

(tornando con coppa in mano)  

(Mi arrida il ciel.)

(a Veremonda)

Con tanto foco intorno

ha una gran sete il sol. Prendi: ristora

le tue labbra vezzose.

Sì, prendi. A lui lo porgi, e solo ei beva.

VEREMONDA

A te signor si dée...

(la porge a Fengone)

FENGONE

Sì, Veremonda,

sia lieto il viver nostro;

ed ai voti del cor risponda amore.

(beve)

VEREMONDA
(a Fengone)

(Più soffrir non poss'io.) Vedi, a tuoi giorni...

(Ma taci, incauto zelo. Ambleto è figlio.)

AMBLETO

Godeste i freschi fiati

de' zeffiretti amici. Or non più indugi:

gite al riposo, sì. Gite al riposo.

FENGONE

(Cor che non è geloso, al certo è stolto.)

Porgi, o bella, la destra.

VEREMONDA

La destra sì, che tardi?

Vorrai che vada solo amor ch'è cieco?

Tosto potria cader. Non più. Va' seco.

FENGONE

(Non vuole altro cimento una pazzia

che cede un sì gran ben.) Cor mio, che pensi?

Alle piume mi chiama il grave sonno.

VEREMONDA
(verso Ambleto)

Vicina ho la vergogna ed il periglio.

AMBLETO

Va'. Non temer. Mostra più lieto il ciglio.

 

FENGONE

Sì, sì: consolami,  

né più tardar:

e affretta il giubilo

del mio piacer.

Sul trono amabile

vieni a regnar:

nel regio talamo

vieni a goder.

 

VEREMONDA

Verrò: già l'anima

desia d'amar:

e amor sollecita

il mio dover.

Parto; ma timida

non so sperar:

parto, ma nobile

non vo' temer.

Fengone, Veremonda ->

 

Scena quindicesima

Gerilda, e Ambleto.

 

GERILDA

Il vidi, il vidi pur. Passa con l'empio  

Veremonda al m io letto. E 'l soffro? E 'l soffri?

Nella madre oltraggiato, e nell'amante?

AMBLETO

Vada pure ai piaceri il fier regnante.

GERILDA

Ah! Vile.

AMBLETO

Orsù: ti accheta.

Qui principiò la mia vendetta, o madre.

GERILDA

Come?

AMBLETO

Nel fatal vetro

il tiranno bevé...

GERILDA

La morte forse?

AMBLETO

No: che una morte al perfido si deve

che abbia tutto il dolore, e tutto il senso.

Bevé in succhi possenti

un invincibile sonno. Alto letargo

lo premerà, prima ch'ei goda; e dove

sognava amplessi, incontrerà ritorte:

che là di Valdemaro

stan gli armati in agguato.

GERILDA

Ma ti sovvenga poi, ch'io son consorte.

AMBLETO

Tal sii, ma di Orvendillo.

Ad un nome sì sacro

già Fengon rinunciò. Nel comun rischio

sii più madre che moglie. In trono assiso

piacciati il figlio. Piacciati punito

il fellon parricida; e 'l tuo si aggiunga

al pubblico desio.

GERILDA

Sì: vivi, e regna.

Giusto è il furore, e la vendetta è degna.

 

AMBLETO

Sul mio crine amore, e sdegno  

mi preparo a coronar.

Negli amplessi del mio bene,

e col sangue dell'indegno

vo' goder, e vo' regnar.

Sul mio crine amore, e sdegno

mi preparo a coronar.

Ambleto ->

 

Scena sedicesima

Gerilda.

 

 

O di pietà importuna,  

o d'ingiusto dover miseri avanzi,

da me partite. Un infedel n'è indegno.

Sprezzo rendasi a sprezzo, e sdegno a sdegno.

 

Beltà così dée far:  

l'ingrato cor non curar,

e un'anima infedel soffrir in pace.

Amando chi la offende

sol per parer fedel,

più vil sé stessa rende, e lui più audace.

Beltà così dée far.

Gerilda ->

 
 

Scena diciassettesima

Anfiteatro reale.
Fengone incatenato in atto di svegliarsi.

 Q 

Fengone

 

 

Orribili fantasmi,  

spaventi dell'idea, furie dell'alma,

lasciatemi, fuggite,

e dov'è Veremonda, orror si sgombri.

Veremonda, ove sei? Sogno? Ad un sasso

siede Fengon? Ferrea catena il preme?

(si leva)

Ov'è lo scettro, ove il diadema? Il manto?

Chi me qui trasse? È questa,

questa è la reggia, alle mie gioia eletta?

Veremonda, Siffrido,

servi, custodi... o dèi! Non v'è chi franga

i duri ceppi, o 'l mio destin compianga?

 

Stelle, dèi, vassalli, amici,  

terra, ciel... tutti ho nemici,

ho nemico anche il mio cor.

Cielo, terra,

fate pur, fatemi guerra;

voi non siete il mio terror.

Il mio cor sol mi spaventa,

e diventa mio dolor.

 

Scena diciottesima

Valdemaro, poi Ildegarde, poi Gerilda, poi Veremonda, e Fengone.

<- Valdemaro

 

FENGONE

Deh! Valdemaro, il tuo valor mi tolga  

alle miserie mie.

VALDEMARO

Quel valor, cui negasti empio, e lascivo

Veremonda in mercede?

A chi non è mio re, nego la fede.

 

<- Ildegarde

FENGONE

A te, bella Ildegarde,  

chieggo soccorso. Il nostro amor te n' priega.

ILDEGARDE

Infedele. Or mi prieghi?

Resta: che del tuo amore

perché tu passegger, scordossi il core.

 

<- Gerilda

FENGONE

Gerilda, mia regina, amata sposa.  

GERILDA

Nomi, che mi togliesti ingrato, e cieco.

A me in fronte, tu 'l sai, più non s'inchina

il titolo di sposa, e di regina.

 

<- Veremonda

FENGONE

Almen tu, Veremonda,  

toglimi alle catene.

Te n' priego per la tua virtù pudica.

VEREMONDA

Tardi, o fellon, la mia virtù conosci.

Ingiusto l'offendesti: e invan presumi

reo di più colpe al fio sottrarti.

FENGONE

O numi!

 

Scena ultima

Ambleto con Séguito, e poi Siffrido, e li suddetti.

<- Ambleto, seguito

 

AMBLETO

Non profanare il cielo.  

Con le tue voci, o scellerato.

FENGONE

Ambleto...

AMBLETO

Aggiungi, e tuo monarca, e tuo tormento.

FENGONE

Pietà.

AMBLETO

Me la insegnasti?

FENGONE

È ver.

AMBLETO

Taci; che un empio

suol confessare i falli

disperato ben sì, ma non pentito.

Morrai; ma pria rimira

sulla mia fronte il tuo diadema. Leggi

in questo dolce amplesso

delle lascivie tue l'onta e l'orrore.

VEREMONDA

Così è l'infelice allor ch'è giusto amore?

FENGONE

Né mi uccide il dolor pria che l'acciaro?

GERILDA

Da te, crudel, la crudeltade imparo.

AMBLETO

Or traggasi, miei fidi,

l'iniquo all'ombre, ai ceppi, e la più lenta

senza morir la morte ei soffra, e senta.

 

<- Siffrido

SIFFRIDO

Signor, mi si conceda  

ch'io 'l custodisca. Vieni.

Tu lacci, tu prigion soffrir non déi.

(parte)

FENGONE

Son anche a mia difesa amici, e dèi.

(parte)

Siffrido, Fengone ->

 

VEREMONDA

Ed ancor spera l'empio?  

GERILDA

E della sua speranza è reo Siffrido.

VALDEMARO

Seguasi tosto.

AMBLETO

Andiamo, e si divida

fra 'l traditore, e fra 'l crudel la morte.

 

<- Siffrido

SIFFRIDO

(torna con spada nuda)  

Quest'acciaro, che forte

fe' la vostra vendetta, e più la mia,

a voi dirà, se traditore io sia.

AMBLETO

Come?

SIFFRIDO

Dovea cader l'iniquo mostro;

ma per me solo. Oggi 'l tentai; ma invano,

col ferro, con ruina, e con veleno.

Qui 'l tolsi a vostri colpi;

ma 'l tolsi, eccome il sangue,

per gloria del mio braccio.

AMBLETO

Traditor generoso, al sen ti abbraccio.

VEREMONDA

(Alma, non più spaventi.)

AMBLETO

Io, Veremonda,

sposo, e re godo teco: e Valdemaro

sposo pur goda ad Ildegarde in seno.

VALDEMARO

Ambleto è re. Di Veremonda è sposo.

ILDEGARDE

Intendo. Or sia 'l suo cenno il tuo riposo.

AMBLETO

Tu regnerai pur meco, o genitrice.

GERILDA

Nel tuo, nel comun bene io son felice.

 

VEREMONDA

Torna già quel seren  

che quest'alma cercò.

AMBLETO

Gioirò nel piacer

che più pena non ha.

GERILDA

L'impietà del crudel

più temere non so.

SIFFRIDO

Pur godrò col pensier

della mia fedeltà.

VALDEMARO

La beltà stringo al sen

che già il sen m'infiammò.

ILDEGARDE

Io vivrò nel tuo cor

che mio core si fa.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Galleria d'idoli.

Gerilda, Siffrido
 

Perirà dunque Ambleto?

Gerilda
Siffrido ->
Gerilda
<- Fengone, guardie

Fuor della reggia appena

Gerilda, Fengone
guardie ->

Sì crudel con Gerilda?

Gerilda, Fengone
<- Veremonda

Eccomi al cenno / Veremonda, è tempo

Fengone, Veremonda
Gerilda ->

Sciolto dal grave laccio

Veremonda
Fengone ->

La tua mano? O la sua testa?

Veremonda
<- Ambleto

Quale speranza! Ambleto

Veremonda
Teneri guardi
Ambleto
Veremonda ->
Ambleto
<- Valdemaro

Sulla tua fede, o duce

Ambleto, Valdemaro
<- Ildegarde

Ambleto, idolo mio

Valdemaro, Ildegarde
Ambleto ->

Poiché il vuole il destin, ti chieggo, o bella

Ildegarde
Valdemaro ->

Degno ch'io l'ami è 'l duce

Ildegarde ->

Vigne consacrate a Bacco.

Valdemaro, Siffrido
 

La vendetta più cauta è la più certa

Valdemaro, Siffrido
<- Gerilda

Io de' miei torti e testimonio e pompa?

Siffrido, Gerilda
Valdemaro ->

O infedele, o spietata

Siffrido, Gerilda
<- Fengone, Veremonda

Pur men fiera ti veggio / O che tormento!

Siffrido, Gerilda, Fengone, Veremonda
<- Ambleto

(Ambleto da Bacco)

O che fiamme! O che foco! Un venticello

No, no: questa non è

 

Festeggi dunque Amore. Io delle selve

(ballo)

Col pregiato liquor bramo, Siffrido

Gerilda, Fengone, Veremonda, Ambleto
Siffrido ->

Sia pur felice il tuo primiero affetto

Gerilda, Fengone, Veremonda, Ambleto
<- Siffrido

Chi credi più assetato

Gerilda, Fengone, Veremonda, Siffrido
Ambleto ->

In periglio Gerilda? Ahi! Che far deggio?

Gerilda, Fengone, Veremonda
Siffrido ->
Gerilda, Fengone, Veremonda
<- Ambleto

Mi arrida il ciel. Con tanto foco intorno

Fengone e Veremonda
Sì, sì: consolami
Gerilda, Ambleto
Fengone, Veremonda ->

Il vidi, il vidi pur. Passa con l'empio

Gerilda
Ambleto ->

O di pietà importuna

Gerilda ->

Anfiteatro reale.

Fengone
 

(Fengone incatenato in atto di svegliarsi)

Orribili fantasmi

Fengone
<- Valdemaro

Deh! Valdemaro, il tuo valor mi tolga

Fengone, Valdemaro
<- Ildegarde

A te, bella Ildegarde

Fengone, Valdemaro, Ildegarde
<- Gerilda

Gerilda, mia regina, amata sposa

Fengone, Valdemaro, Ildegarde, Gerilda
<- Veremonda

Almen tu, Veremonda

Fengone, Valdemaro, Ildegarde, Gerilda, Veremonda
<- Ambleto, seguito

Non profanare il cielo

Fengone, Valdemaro, Ildegarde, Gerilda, Veremonda, Ambleto, seguito
<- Siffrido

Signor, mi si conceda

Valdemaro, Ildegarde, Gerilda, Veremonda, Ambleto, seguito
Siffrido, Fengone ->

Ed ancor spera l'empio?

Valdemaro, Ildegarde, Gerilda, Veremonda, Ambleto, seguito
<- Siffrido

Quest'acciaro, che forte

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena ultima
Portici interni della reggia. Piazza per gli spettacoli. Parco reale. Cortile segreto. Sala negli appartamenti di Gerilda. Sobborghi con tende in lontano. Galleria d'idoli. Vigne consacrate a Bacco. Anfiteatro reale.
Atto primo Atto secondo

• • •

Testo PDF Ridotto