Atto secondo

 
Piazza Maggiore in Aquileia.
 

Scena prima

Massimo con Popoli coronati d'olivo, che spiegano bianche bandiere; tra quali vi è uno stuolo di Lottatori romani.

 Q 

(nessuno)

<- Massimo, popoli, lottatori romani

 

LOTTATORI

Viva la pace, viva;  

i lauri di guerra

lacerati già copron la terra,

e da l'aste risorge l'oliva.

 
Al suono di tromba s'aprono in lontano le porte dalle quali entrano in Aquileia sopra gravi corsieri Attila, Valentiniano, Irene, tra molti Prigionieri Teodorico, e Torismondo.

<- Attila, Valentiniano, Irene, prigionieri, Teodorico, Torismondo, Desba

Massimo, che va ad incontrarlo Desba.

MASSIMO

Già di pianto ridente umor fecondo  

sovra i teneri olivi

versa Italia festante; e già la Sona

scorge tinti di sangue i franchi gigli

fra squadre bellicose,

per la Venere mia cangiarsi in rose.

 

VALENTINIANO

Ne la tazza d'un elmo guerriero  

di Bellona già 'l nume pugnace

beve in campo i sudori di pace.

E 'l Tebro festoso

al suon strepitoso,

di vandale trombe,

vede l'aquile sue fatte colombe.

 

MASSIMO

De i lottatori antei le forti membra  

sudin robuste in singolar cimento.

 
Lo stuolo di Lottatori fanno il ballo, accompagnato da le trombe.
 

IRENE

Baciar vo' del dio volante  

l'aureo stral, che mi ferì;

se del vandalo tonante

son la Giuno in questo dì.

 

DESBA

Dal mio seno la tema sparì.

 
Suonano di nuovo le trombe, e scendono tutti.
 

TEODORICO

(Che vedete mie luci.)  

TORISMONDO

(O dèi che osservo!)

TEODORICO

(La mia consorte Irene.)

TORISMONDO

(La genitrice!)

ATTILA

Mia dèa ti stringo.

IRENE

A questo sen t'annodo.

TEODORICO

(Ah lasciva.)

TORISMONDO

(Ah inonesta.)

MASSIMO

(Io taccio e godo.)

IRENE

D'Aquileia, e di Roma

nei popoli adoranti: eccoti in fine

re del mio cor, de l'amor mio per segno

consorte, e fede, e vassallaggio, e regno.

(Arridono le stelle al gran disegno.)

TEODORICO

(Del tiranno è consorte.)

TORISMONDO

(È sposa all'empio!)

ATTILA

L'alma d'un dio terren sta nel tuo ciglio.

IRENE

(Ma qui che miro o sorte!

Tra duri lacci è Teodorico, e 'l figlio!)

Vadano in dì sì lieto

sciolti da' ceppi i prigionier del campo.

ATTILA

Bella interceditrice, al tuo crin biondo

do 'l vincitor i prigionieri, e 'l mondo.

 
(piano fra loro)

TEODORICO

Or che va sciolto 'l piede

volo a sbranarle 'l core.

TORISMONDO

Deh ferma genitore.

 

IRENE

Le grazie del mio re mi son catene.

(Turbato è l'idol mio.)

TORISMONDO

Partiam.

TEODORICO

Ahi pene.

Teodorico, Torismondo ->

 

Scena seconda

Viene Onoria levandosi a viva forza dalle mani di Liso; detti.

<- Onoria, Liso

 

ONORIA

Lascia.  

LISO

Non fuggirai.

ONORIA

D'Attila al piede

portarmi intendo.

ATTILA

Olà;

qual clamore importuno il cielo assorda?

ONORIA

Alto monarca, al regio piè m'inchino.

(Ohimè qui che rimiro!

Cesare!)

VALENTINIANO

(È questa Onoria!)

MASSIMO

(La sorella d'augusto!)

IRENE

(La mia nemica.)

ATTILA

Donna:

segui, che chiedi?

ONORIA

O reggitor del fato,

io del tuo duce Oronte

prigioniera rimasi:

or, ch'a i guerrieri avvinti

regia pietà la libertà concede,

frangi l'aspre catene anco al mio piede.

(Contro l'ira d'augusto Amor m'assista.)

IRENE

Abbia degno ricovero entro la reggia,

da' cenni miei dipenda.

ATTILA

E ragion vuole

che s'ha de l'alba i rai serva 'l mio sole;

Oronte alta mercede

in breve attenda.

IRENE

(Così al fin, di costei...

ONORIA

(De la rivale...

IRENE

...indagherò l'amor.)

ONORIA

...saprò lo strale.)

VALENTINIANO
(piano a Massimo)

Massimo, con lusinghe,

pria che scopra gl'inganni,

racchiudi Onoria in solitario albergo.

MASSIMO

Intesi.

 

ATTILA

V'idolatro pupille brune,  

ombre amiche de' miei riposi.

Que' begl'occhi sì luminosi

sono i globi di mie fortune.

IRENE

Se del core l'aspra ferita,

è la cuna de' miei contenti,

se sì dolci sono i tormenti,

dio de' cori non chieggio aita.

 
Partono tutti al suono festivo di trombe, e ondeggiamenti di bandiere.

Attila, Irene, Onoria, Liso, Valentiniano, prigionieri, Massimo, Desba, popoli, lottatori romani ->

 
 

Scena terza

Appartamento regale.
Desba seguita da Teodorico, e Torismondo.

 Q 

<- Desba, Teodorico, Torismondo

 

TEODORICO
(piano nell'uscire a Torismondo)

(Figlio, simula l'ira.)  

DESBA

O mio signor, mio prence,

fuga da voi, ciò che non è contento.

La genitrice, e la consorte Irene

qui vi brama, e desia; qui tra momenti

porterà 'l passo:

ora del sen la speme

sorga da la caduta.

TORISMONDO

E vessillo di sé chioma canuta.

 

DESBA

Chi d'Amor fatto è nocchiero  

dolce porto sol godrà,

se crin canuto per sorta avrà:

poiché solo annosa età,

per trar l'alme fuor di duolo

ne gl'occhi ha l'orse, e su le terga 'l polo.

Desba ->

 

Scena quarta

Teodorico, Torismondo, Irene. Desba, che sopravvengono.

 

TEODORICO

Scatenatevi, o furie de l'Erebo,  

di Cocito le fiamme apprestatemi

e nel petto agitando quest'anima,

gl'angui orrendi del crine scagliatemi.

 

 

Animo Torismondo, è questi 'l giorno  

sacro a Nemesi irata.

Da lontano qui sopravvengono Irene e Desba, e si fermano in ascoltare.

<- Irene, Desba

TEODORICO

Qui la Fedra lasciva

porterà 'l piè: tu a la nutrice infame

tronca in un tempo stesso

e la voce, e la fuga: io l'empio seno

d'Irene l'infedele

con questo ferro ignudo

isvenerò...

Qui Irene frapponendosi leva improvvisamente alle mani di Teodorico il ferro, lo getta a terra e Desba lo prende.

IRENE

Chi svenerai, crudele?

DESBA

(Schernì le sue furie.)

TEODORICO

Te perfida.

IRENE

Ah incostante.

TEODORICO

Tu sposa ad un tiranno?

IRENE

Tu d'una Taide amante?

TEODORICO

Qual Taide? quai pretesti?

TORISMONDO

Ah, genitrice,

tu ha l'inimico in seno?

IRENE

Figlio, per lunga storia

ogni gran giorno è breve.

TEODORICO

Perfida, in questo giorno

laverai col tuo sangue

le macchie de l'onor.

IRENE

Ascolta.

TEODORICO

Ah troppo

vidi, ed intesi.

IRENE

Almen...

TEODORICO

Taci lasciva.

TORISMONDO

Odi signor le sue discolpe.

TEODORICO

I' fuggo

la falsa iena.

TORISMONDO

Ferma padre.

 
Segue Teodorico, che parte.

Teodorico, Torismondo ->

 

IRENE

T'arresta idolo mio.

Amato sposo. Torismondo. (O dio.)

 

Scena quinta

Sopravviene Onoria, che veduta la fuga di Torismondo, e udito l'ultimo verso, segue tra sé, Irene, Desba.

<- Onoria

 

ONORIA

(Amato sposo Torismondo!  

Perché mi vide 'l traditor fuggì.)

DESBA

(Come lampo sparì.)

ONORIA

Regina.

IRENE

(È qui la cieca amante insana.)

ONORIA

Qual evento funesto

turba 'l regal sembiante?

IRENE

Chi sol nacque a servir non dée de' regi

investigar gl'arcani.

ONORIA

E concepirli ancor può questa mente.

DESBA

(Come audace risponde!)

IRENE

(Che favellar è questo!) E che ti rende

sì baldanzosa, parla?

ONORIA

La rotta fé d'un empio.

IRENE

Quai fantasmi? quai sogni?

qual fé? Rispondi!

ONORIA

La stessa fé, ch'intatta

serba a te quel guerrier, ch'in questo punto

appellasti tuo sposo.

DESBA

(Fu fugace in udir.)

IRENE

(È 'l mio consorte?)

Stolta, che parli?

ONORIA

Or ciò, ch'è mio pretendo.

IRENE

(Di costei Teodorico! o ciel ch'intendo!)

DESBA
(ad Irene)

Il tuo bel nume adora!

IRENE
(ad Onoria)

Forsennata del cor sana i deliri.

ONORIA

E tu raffrena i vaneggianti orgogli.

DESBA

(A se d'un sol marito ambo son mogli.)

IRENE

Ti punirò.

ONORIA

Nacqui a punir anch'io.

IRENE

D'un coronato sdegno

o proverai 'l rigore, o 'l foco ammorza.

ONORIA

Pari tra due regine oggi è la forza.

IRENE

(Tra due regine!)

 

Scena sesta

In questo viene da lontano Attila con Valentiniano. Onoria, Irene. Desba.

<- Attila, Valentiniano

 

VALENTINIANO

Eccola appunto.  

ATTILA

Onoria.

ONORIA

(Or son scoperta.)

VALENTINIANO

(O ciel che veggo!)

Onoria con Irene: ambedue vanno ad incontrar Attila.

IRENE

Sire.

ONORIA

Signor.

Attila abbracciando Irene si volta ad Onoria dicendole:

ATTILA

Tu che ricerchi?

ONORIA

Baciar l'ostro del manto.

(Meco non favellò.)

VALENTINIANO

(Temei, ch'a l'empio

si palesasse Onoria!)

ATTILA
(ad Irene)

Onoria mio tesoro.

ONORIA

(Costei d'Onoria ha 'l nome!)

VALENTINIANO
(ad Irene)

Adorata germana.

ONORIA

(E per sorella cesare l'accoglie.)

DESBA

(Bel laberinto è questo.)

ATTILA

Anima del cor mio, qual improvviso

infocato vapor nel tuo bel volto

turbò d'Amor il cielo?

DESBA
(ad Attila)

Rossor pudico è di modestia 'l velo.

IRENE

Quell'incendio, che m'arde

inalzò la sua vampa al dolce arrivo

del mio sposo adorato.

(Di Teodorico amato.)

ONORIA

(Di Torismondo ingrato.)

ATTILA

(D'Attila fortunato.)

Quella guancia vermiglia

è murice de' regi, e quell'aurora

de l'auriga nevoso il Plaustro indora.

Cesare addio rimanti.

VALENTINIANO

Vanne gran re.

ATTILA

Qual elitropio amante

il cieco dio m'insegna

seguir il sol.

IRENE

(Saprò punir l'indegna.)

 

ATTILA

È mio nume quel volto divino,  

e mia stella quell'occhio brillante,

in quel labbro di vivo rubino

la sua sfera ha la diva incostante.

IRENE

S'io v'adoro pupille vezzose

sallo Amore, ch'il seno m'impiaga.

Con suoi baci una bocca di rose

entro 'l core m'infiori la piaga.

Attila, Irene, Desba ->

 

Scena settima

Resta Valentiniano, che dopo aver fissamente guardata Onoria, e ella lui, sdegnato segue.

 

VALENTINIANO

Nel sembiante d'augusto ardisci ancora  

fissar le luci indegne?

ONORIA

Di cesare ne gl'occhi

novella Onoria a vagheggiar imparo.

VALENTINIANO

Che vorrai dir lasciva!

Chi porta Roma in petto

merta 'l cesareo alloro:

tu di latino sangue

germe non sei; né al fonte

virginale di Trivia il sozzo labbro

bevé i pudichi argenti.

ONORIA

Onoria son.

VALENTINIANO

Tu menti.

ONORIA

Sì, tua germana.

VALENTINIANO

No, crudel nemica.

ONORIA

Morirà l'impudica.

Vuol partir; le va dietro Valentiniano sdegnato dicendo:

VALENTINIANO

Chi?

ONORIA

Basta.

VALENTINIANO

Avrà in difesa

la porpora d'augusto.

ONORIA

Cesare più non è chi opprime 'l giusto.

Valentiniano che partiva, si volta, e minacciandola con atto di sdegno vuol partire; Onoria gli va dietro infierita, e segue:

ONORIA

Sì; recider saprò con destra ardita

il fil de l'altrui frode.

Si volta Valentiniano e dice:

VALENTINIANO

Io di tua vita.

 

ONORIA

Ne la morte di questo core  

spietato amore

non riderà.

De la perfida rivale

l'alte moli i' struggerò;

tante fila troncherò,

quanti stami ella ordirà:

di Penelope la tela

vana frode oggi sarà.

 

Valentiniano, Onoria ->

 

Scena ottava

Regio cortile.
Oronte, Filistene, Massimo.

 Q 

Oronte, Filistene, Massimo

 

FILISTENE

Massimo che mi sveli?  

Che mi racconti, amico!

ORONTE

Del goto re la sposa

è una lamia superba, e ingannatrice?

FILISTENE

A cesare sorella

è la beltà, ch'oggi a quell'empia è ancella?

MASSIMO

Amici un bel tacer vince la sorte.

ORONTE

Questi d'inganni, e tradimenti orditi

sono ignoti meandri.

MASSIMO

Remora a l'alte imprese è la tardanza,

dal dio del lume impari,

per illustrar sé stesso,

pigro mortale a far veloce 'l moto.

Un punto ad un eroe ruba un alloro.

Vanne; pria che ci rifugga

ferma Oronte l'augusta, e l'imprigiona

in sotterranea via; né men la scopra

luce di sole, io darò fine a l'opra.

(parte)

Massimo ->

ORONTE

(Pria che scoprirla io goderò la preda.)

(parte)

Oronte ->

FILISTENE

(Io svelerò la frode

al vandalo crudel dio de' tiranni!

Sincero cor non può tacer gl'inganni.)

 

Su' troni del mondo  

risiede l'inganno,

con faccia bifronte

e nume tiranno:

e se cangiarsi anco il tonante gode,

de i più grandi nel sen regna la frode.

Sfondo schermo () ()

Filistene ->

 

Scena nona

Desba sola.

<- Desba

 

 

Al fin l'ire, e gli sdegni,  

che nel petto d'Irene

suscitò gelosia con le sue faci

cangiò Cupido in dolci amplessi, e baci.

 

Quant'è dolce d'Amor la guerra.  

Duce in campo, è 'l cieco nume

che non porta usbergo, o scudo;

ma nel grembo a molli piume

sol combatte a petto ignudo,

e al suon de' baci il suo nemico afferra.

 

Scena decima

Teodorico, e Irene abbracciati, Torismondo, Valentiniano, Desba.

<- Teodorico, Irene, Torismondo, Valentiniano

 

TEODORICO

Pace, mia vita pace  

IRENE

pace, mio dolce amor

TEODORICO

gelosia spenga la face

IRENE

né più sorga ira, o furor.

TEODORICO

Pace, mia vita pace.

IRENE

Pace, mio dolce amor.

 

TORISMONDO

Genitrice t'abbraccio.  

IRENE

Mio figlio, mio ristoro.

VALENTINIANO

Valentinian v'accoglie.

TEODORICO E TORISMONDO

Ed io l'adoro.

IRENE

(Simulo gioia, e pur gelosa io moro.)

Cesare, sposo, figlio a la vendetta.

Io novella Tomiri al goto Ciro

porto stragi, e ruine;

e col finger amori,

sovra palme d'olivi innesto allori.

TORISMONDO

Ei con la fredda polve

de la Gallia consunta,

precipitando a' ciechi regni, e oscuri,

del viver suo l'ultimo dì misuri.

DESBA

Squarceran mille strali

quel vago sen.

IRENE

Giove dal ciel m'è scudo,

ed è ancilla la fede a un petto ignudo.

VALENTINIANO

È teco augusto, o Ippolita guerriera.

IRENE

Attila cada.

TEODORICO E TORISMONDO

Attila pera.

IRENE

Teodorico idol mio, d'arco, e saetta

arma la destra forte,

nel giardin de le rose io fra momenti

col tiranno Porsenna

andrò a l'ombra d'un lauro a coglier l'aura.

Tu a l'or ne l'empio seno

tingi lo stral di sanguinose stille,

svena Paride franco il goto Achille.

TEODORICO

Oggi, eccelso campione,

tra vie fiorite ucciderò 'l pitone.

VALENTINIANO
(a Teodorico)

T'assisterà tra le più folte piante

cesare stesso; vanne.

(parte Teodorico)

Teodorico ->

IRENE

Chiudo un cor di pelide in breve gonna.

VALENTINIANO

Ciò che non fan gli dèi, faccia una donna.

(parte)

Valentiniano ->

 

Scena undicesima

Restano Irene, Torismondo e Desba.

 

IRENE

Figlio, tu questo ferro  

stringi animoso; uccidi

quell'indegna, che vanta

d'un capo coronato esser Minerva:

in questa reggia è mia nemica, e serva.

TORISMONDO

(Quest'è Onoria 'l mio core.)

DESBA

È un Falari crudele dio d'amore.

IRENE

Nei fioriti rosai Desba a momenti

la scorterà al tuo braccio.

Vittima a l'ira mia cada svenata.

(Tanto può gelosia, furia spietata.)

TORISMONDO

(Pellicano sarò della mia vita?

Eccola appunto; o cieli, amor consiglio:

spiegherò sul terreno 'l suo periglio.)

Mentre canta Irene, scrive sul terreno Torismondo.
 
Onoria sopravviene, e vede Torismondo che scrive; l'osserva in disparte.

<- Onoria

IRENE

A gl'inganni, a le frodi o mio cor.  

Cruda strage d'un empio farò.

Se femmina imbelle

su ciglia rubelle

il sonno inchiodò,

tu re delle stelle,

fa ch'io cinga la chioma d'allor.

Irene, Torismondo, Desba ->

 

Scena dodicesima

Onoria. Attila con Oronte, che sopravviene.

 

ONORIA

Ferma barbaro, ferma.  

Fugge 'l crudel; ma sul terreno: ahi forte

Attila or qui se n' viene.

Sospenderò di questo cor le pene.

Si ritira da parte, inosservata.
 

<- Attila, Oronte

ATTILA

S'un bel ciglio mi dà vita,  

sempre un ciglio adorerò.

Amerò guancia fiorita;

già d'Aiace la ferita

in un fior si tramutò.

 

 

Oronte;  

per celebrar de' miei sponsali 'l giorno

d'alte machine eccelse

si preparin le pompe;

il nostro Marte, a cui forte destra

spopolata di piante

diede l'Ercinia selva aste pungenti,

tratti armonica cetra.

Nel regio anfiteatro,

di lieti fochi al balenar vivace;

formi l'eroico ingegno

degl'architi di Roma archi di pace...

ma, che scorgo! Il terreno

di caratteri ignoti inscritto ha 'l seno?

ONORIA

Il traditor, che disegnò!

ORONTE

Che giace!

ATTILA

(legge le lettere)

«Minaccia a la tua vita

chi del destin tien ne la destra 'l vaso

ne l'orto delle rose eterno occaso.»

ONORIA

(Che senti Onoria.)

ORONTE

Alte congiure orrende.

ATTILA

Qual ignota cumana a la mia vita

osa nel suol vaticinar la morte?

ORONTE

Su candida parete

altri d'un re già presagì la strage;

e una mano fatale oggi destina,

sovr'arenoso suolo,

la funebre caduta a una reina.

Di Filistene 'l saggio

saran forse presagi.

ATTILA

E qual Diomede

a la Venere mia piaghe minaccia?

ONORIA

(Povero amor tradito.)

ATTILA

Ad eseguir del tuo signor gl'imperi

vanne mio duce;

sarò custode al mio bel sol ne l'orto.

ORONTE

(Nel mar de le sciagure io spero 'l porto.)

(parte)

Oronte ->

 

ATTILA

De le poma d'un bel seno  

sarò 'l drago vigilante,

ed un volto al ciel sereno

sarò un Giove fulminante.

Attila ->

 

Scena tredicesima

Onoria sola.

 

 

Torismondo crudel; da l'impudica  

ape d'amor tra fiori

spera dolci alimenti, ed al mio piede

ei fabbricò, perché qui resti avvinto

di letterati giri un laberinto.

Ah non fia vero.

L'empie note calpesto, in un momento

di sentenza di polve

ministra è l'aria, esecutor il vento.

 

Prestami i vanni Amor.  

Dammi l'ale o dio volante

svenerò la Frine amante,

sbranerò quell'empio cor.

Prestami i vanni Amor.

 
 

Scena quattordicesima

Giardino di rose con fiori.
Oronte. Liso tremante.

 Q 

Oronte

<- Liso

 

ORONTE

Vieni o fellon, t'accosta.  

LISO

Pietà, perdon.

ORONTE

Tu in onta a le mie leggi,

da la tua man lasciasti

prigioniera fuggir la mia fortuna?

LISO

Tentai.

ORONTE

Taci, non più, sorgi, e s'in breve

sotto scure tagliente

provar non vuoi del tuo fallir la pena.

Trova la fuggitiva,

dille ch'il suo germano

il suo volto sospira.

Del giardino regal nell'empia grotta

ove il tesor de l'indica maremma

de la ruvida terra

l'antico dorso ingemma

rapido a me conduci

colei, che chiude in petto alma di fera.

LISO

La guiderò fin dove Pluto impera.

(parte)

Liso ->

 

ORONTE

Che non può,  

che non fa,

chioma d'or?

Se per darci flagello

in un crin Niso novello

la sua forza ha bambino Amor.

Oronte ->

 

Scena quindicesima

Desba. Torismondo.

<- Desba, Torismondo

 

DESBA

Non sospirar, rapporterò ad Irene,  

che ne' regali alberghi

la straniera non vidi.

TORISMONDO

O fida Desba amata. (Un cor dolente

sua speme appoggia ad un'età cadente.)

 

DESBA

A labbro, che prega,  

resister si può?

Chi a l'alme viventi

d'Alcide gl'accenti

catene chiamò,

no, no, non errò.

Desba ->

 

Scena sedicesima

Torismondo. Irene, che sopravviene.

 

TORISMONDO

È giardino d'Atlante un bianco sen.  

Siepe d'oro è bionda chioma,

son due mamme argentee poma,

dove ogn'ora il nume infante

e quel drago vigilante

che vi sparge rio velen.

È giardino d'Atlante un bianco sen.

 

<- Irene

IRENE

L'orrenda Circe, o Torismondo, o figlio,  

rese ad Ecate l'alma?

TORISMONDO

Desba non anco vidi: io già di ferro

armo la destra.

IRENE

Ecco t'arride 'l fato,

là dove paria selce

stilla da fredde, e lacerate vene,

acqua in vece di sangue: l'empia viene.

TORISMONDO

(Ah crudo amor.)

IRENE

E abbandonata, e sola,

tu a quell'infame sen, l'anima invola.

 

Scena diciassettesima

Onoria. Irene, Torismondo poco discosti.

<- Onoria

 

ONORIA

Fonti gelide, co' vostri pianti  

innaffiate a l'erbe 'l riso.

 

IRENE

Animo, o figlio.  

TORISMONDO

(Ah; co' quegl'occhi amore

mi toglie 'l colpo, e 'l core.)

 

ONORIA

Voi con acque sì brillanti

fatte specchio al mio Narciso.

 

IRENE

Che tardi, su?

TORISMONDO

Bella pietà m'affrena.

 

ONORIA

E in quegl'occhi fiammeggianti

vagheggiate un sol diviso.

 

IRENE

Ancor vile, e codardo?

TORISMONDO

Ah, che ferir non può chi ha in petto 'l dardo.

(si lascia cader di mano lo stilo, quale si pianta sul terreno, e parte)

Torismondo ->

 

Scena diciottesima

Irene. Onoria.

 

IRENE

(Mi tradisce anco 'l figlio!)  

ONORIA

(Ecco la Circe, avvampo d'ira.)

IRENE

Hai volto

di comparirmi inante?

ONORIA

Chi reina non è timor non reca.

IRENE

Che vorrai dir superba?

ONORIA

Dirò.

IRENE

Parla.

ONORIA

Direi.

IRENE

Non anco?

ONORIA

Ho detto.

IRENE

Lo dirai fra' tormenti.

ONORIA

(Mi scoprirò.)

Dirò, che degl'abissi

tu sei una furia.

 

Scena diciannovesima

Attila, detti, poi Liso.

<- Attila

 

ATTILA

Olà, cotanto ardisci  

femmina vil?

ONORIA

Sire.

IRENE

Taci arrogante.

 

<- Liso

LISO

Alfin la trovo.

IRENE

Odi mio re, mia deità superna.

Mentre le luci al sonno,

chiudo colà, dove marmorea fonte

spruzzando a l'aure i vanni

solleva al ciel la rugiadosa fronte,

scuotermi sento, a l'or mi desto, e scorgo

costei ch'al sen mi vibra

quel confitto nel suol ferro pungente.

Stendo la destra al colpo; in sul terreno,

cadde 'l ferro, tu arrivi, ella, ch'audace

render tentò questo mio sen trafitto,

benché parli l'acciar niega 'l delitto.

ATTILA

In su l'inscritto suolo

lessi già la congiura.

LISO

È spedita.

ONORIA

Mio re, false è l'accusa.

IRENE

Mentite a una reina?

ATTILA

Olà.

LISO

Signor.

ATTILA

Da mille stral ancisa

piombi d'Eaco tra l'ombre.

ONORIA

Son innocente.

ATTILA

Eseguirai.

LISO

(D'Oronte

pria vo' ubbidir a' cenni:

de la colpa avrò 'l perdono.)

IRENE

(Con la rivale or vendicata io sono.)

ATTILA

Ritiratevi o servi.

Onoria, Liso ->

 

Scena ventesima

Attila prende per mano Irene. Voce.

 

ATTILA

Bella bocca ti bacerò.  

VOCE

L'uom, ch'è polve al fin sotterra.

Attila si volta indietro, non vede nessuno, segue:

ATTILA

Di quel volto le rose...

VOCE

Terra è l'uom, polve la vita.

ATTILA

...di quel volto le rose,

amorose

a languir per me vedrò.

Bella bocca ti bacerò.

VOCE

Vita d'uomo un fiato atterra,  

s'ell'è terra a un soffio unita.

ATTILA

Qual temeraria voce?

VOCE

Così è 'l mortal, ch'il fato aggira, e volve

ombra, terra, sospiro, e fumo, e polve.

 
Attila segue la voce, e vede dietro una fonte Filistene, che studia con la sfera celeste.
 

Scena ventunesima

Attila. Filistene. Irene.

<- Filistene

 

ATTILA

Sorgi, o de' neri abissi  

spettro filosofante, ombra animata.

D'astri pellegrinanti

lascia d'errar tra i ciechi errori erranti.

(dà un calcio a la sfera)

IRENE

(Mi proteggono i cieli.)

FILISTENE

Calpesta l'orbe un cieco amante, e folle.

ATTILA

Son tonante, son dio, calco le sfere.

FILISTENE

Ignaro è l'uom, ch'insanamente preme

l'intelligenze eterne.

ATTILA

Cieco, e insano Talete:

mira in que' rai con istupor profondo,

le stelle, il ciel, l'intelligenze, e 'l mondo.

 

Scena ventiduesima

Teodorico con arco, e saette, dirimpetto ha Torismondo da lui non veduto; detti.

<- Teodorico, Torismondo

 

TEODORICO

Giove, tu drizza 'l dardo.  

 

FILISTENE

Morrai per man di donna.

Pria dirò che costei...

IRENE

(Lassa mi scopre.)

 
Teodorico falla il colpo, e in vece d'Attila ferisce Filistene, che cade. Torismondo corre per levargli di mano l'arco.
 

FILISTENE

Con altro volto ahimè cado trafitto.

TEODORICO

Il colpo errò.

TORISMONDO

Mio genitor deh lascia.

ATTILA

Tanto ardir al mio aspetto? Olà, fermate...

<- guardie (I), guardie (II)

 
Si volta e vede Teodorico, e Torismondo, che contendono per l'arco; segue:

ATTILA

...i ribelli uccisori; e ne la reggia

portisi Filistene.

IRENE

(Ah, ch'in periglio

veggo 'l consorte, e 'l figlio.)

 
Vien condotto via Filistene e Teodorico con Torismondo dalle Guardie guidate all'aspetto d'Attila.

Filistene, guardie (I) ->

 

TEODORICO

Morte non temerò.

TORISMONDO

Vita non curo.

ATTILA

E chi di voi felloni

scagliò 'l folgore alato?

TEODORICO E TORISMONDO

Io fui.

IRENE

(Perfido fato.)

ATTILA

Che vi spronò al delitto?

TORISMONDO

Stimolo di vendetta.

TEODORICO

Il core invitto.

ATTILA

Mia diva...

Valentiniano sopravviene, si ritira ad udire.

<- Valentiniano

ATTILA

...tu di questi felloni, omai decida

qual sia l'alma, ch'è rea:

chi è Venere in beltà, divenga Astrea.

TORISMONDO
(piano ad Irene)

Io, genitrice.

TEODORICO
(piano ad Irene)

Io, sposa.

IRENE

(Lassa, che far degg'io... numi consiglio.

O dèi, che ascolto!)

VALENTINIANO

Monarca, e tu reina

vivano i traditori,

sia 'l viver pena a chi la morte apprezza.

ATTILA

Viver non de' chi toglie altrui la vita.

VALENTINIANO

Sian de l'orrenda morte

spettacoli animati, orridi oggetti:

(accenna Teodorico)

traggansi a questi le pupille.

IRENE

(Ahi stelle, cesare, a noi rubello?)

TEODORICO

(Ci tradisce anco augusto?)

VALENTINIANO

(S'apra a l'altro la vena, e perché estinto

egli non cada esangue,

gl'alimenti, la vita, 'l proprio sangue.

TORISMONDO

(Di tiranno latin cruda inclemenza.)

TEODORICO

(Bersaglio a la barbarie è l'innocenza.)

ATTILA

Al nostro genio altero

morte lenta, e penosa è assai più cara,

e da un latin la crudeltate impara.

VALENTINIANO

Eseguite o littori.

 
Vengono condotti altrove Teodorico, e Torismondo, e Valentiniano li segue.

Teodorico, Torismondo, Valentiniano, guardie (II) ->

 

ATTILA

Ed il mio ciglio

vegga le stragi.

(parte)

Attila ->

 

IRENE

O mio consorte, o figlio.

 

Alma mia se non sai fingere  

fé tradita non vincerà.

Per dar morte a due cori tiranni

di lusinghe, di frodi, e d'inganni

più bell'armi vendetta non ha.

Alma mia se non sai fingere

fé tradita non vincerà.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Piazza Maggiore in Aquileia.

(popoli coronati d'olivo, che spiegano bianche bandiere)

 
<- Massimo, popoli, lottatori romani
Lottatori romani
Viva la pace, viva

(al suono di tromba s'aprono in lontano le porte)

Massimo, popoli, lottatori romani
<- Attila, Valentiniano, Irene, prigionieri, Teodorico, Torismondo, Desba

Già di pianto ridente

De i lottatori antei le forti membra

(lo stuolo di lottatori fanno il ballo, accompagnato da le trombe)

(suonano di nuovo le trombe)

Che vedete mie luci

Massimo, popoli, lottatori romani, Attila, Valentiniano, Irene, prigionieri, Desba
Teodorico, Torismondo ->
Massimo, popoli, lottatori romani, Attila, Valentiniano, Irene, prigionieri, Desba
<- Onoria, Liso

Lascia / Non fuggirai

(partono tutti al suono festivo di trombe, e ondeggiamenti di bandiere)

Attila, Irene, Onoria, Liso, Valentiniano, prigionieri, Massimo, Desba, popoli, lottatori romani ->

Appartamento regale.

<- Desba, Teodorico, Torismondo

Figlio, simula l'ira

Teodorico, Torismondo
Desba ->

Animo Torismondo

Teodorico, Torismondo
<- Irene, Desba

Irene, Desba
Teodorico, Torismondo ->

Irene, Desba
<- Onoria

Amato sposo Torismondo!

Irene, Desba, Onoria
<- Attila, Valentiniano

Eccola appunto

Onoria, Valentiniano
Attila, Irene, Desba ->

Nel sembiante d'augusto ardisci ancora

Valentiniano, Onoria ->

Regio cortile.

Oronte, Filistene, Massimo
 

Massimo che mi sveli?

Oronte, Filistene
Massimo ->

Filistene
Oronte ->

Filistene ->
<- Desba

Al fin l'ire, e gli sdegni

Desba
<- Teodorico, Irene, Torismondo, Valentiniano
Teodorico e Irene
Pace, mia vita pace

Genitrice t'abbraccio

Desba, Irene, Torismondo, Valentiniano
Teodorico ->

Desba, Irene, Torismondo
Valentiniano ->

Figlio, tu questo ferro

Desba, Irene, Torismondo
<- Onoria

(Onoria rimane in disparte)

Onoria
Irene, Torismondo, Desba ->

Ferma, barbaro, ferma

Onoria
<- Attila, Oronte

Oronte; per celebrar

Onoria, Attila
Oronte ->
Onoria
Attila ->

(Onoria esce)

Torismondo crudel

Giardino di rose con fiori.

Oronte
 
Oronte
<- Liso

Vieni o fellon, t'accosta

Oronte
Liso ->
Oronte ->
<- Desba, Torismondo

Non sospirar, rapporterò ad Irene

Torismondo
Desba ->
Torismondo
<- Irene

L'orrenda Circe, o Torismondo

Torismondo, Irene
<- Onoria

Animo, o figlio

 

 

Irene, Onoria
Torismondo ->

Mi tradisce anco 'l figlio

Irene, Onoria
<- Attila

Olà, cotanto ardisci

Irene, Onoria, Attila
<- Liso

Irene, Attila
Onoria, Liso ->

 

 

Vita d'uomo un fiato atterra

Irene, Attila
<- Filistene

Sorgi, o de' neri abissi

Irene, Attila, Filistene
<- Teodorico, Torismondo

Giove, tu drizza 'l dardo

(Teodorico in vece d'Attila ferisce Filistene)

Irene, Attila, Filistene, Teodorico, Torismondo
<- guardie (I), guardie (II)

Irene, Attila, Teodorico, Torismondo, guardie (II)
Filistene, guardie (I) ->

Irene, Attila, Teodorico, Torismondo, guardie (II)
<- Valentiniano

Irene, Attila
Teodorico, Torismondo, Valentiniano, guardie (II) ->

Irene
Attila ->

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima
Campagna notturna illuminata, ingombrata da biade, viti, e capanne. Sala regale in Aquileia. Fortificazioni del campo di Attila Padiglione di Attila. Piazza Maggiore in Aquileia. Appartamento regale. Regio cortile. Giardino di rose con fiori. Regio anfiteatro. Grottesca adornata da squame, e conchiglie. Stanza di Filistene. Sala regale.
Atto primo Atto terzo

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