Atto terzo

 

Scena prima

Arsete.

 Q 

(nessuno)

<- Arsete

 
Argomento.
Arsete ritorna, senz'aver potuto raffrenare gl'impeti della cieca brama di Falsirena; e, predicendole ogni sinistro avvenimento, si parte.
 

 

Qual indurato scoglio  

contro 'l suon de' miei detti

mostra la maga pertinace orgoglio.

Mossa da strani affetti

mira i suoi propri danni,

e pur cerca i tormenti, ama gli affanni.

Fuggitiva dal bene

va rapida a le pene,

e 'l suo cieco desio folle seconda;

la ragion perde, dov'il senso abbonda.

Più de l'empia catena,

ch'al bel garzon prepara,

prova in sé Falsirena

l'aspra de' suoi martir catena amara.

Già del vicino errore

è fatto il volto suo scena spirante,

ov'appresenta amore

la miseria fatal de l'alma amante.

Langue vinta dal male,

né risanar la può cura mortale:

fanno i dardi d'amor piaga profonda;

la ragion perde, dove il senso abbonda.

Amor tra noi fallace,

non per mostrar il vero,

ma per incenerir, tratta la face.

È la sua speme un volo.

Cangia il dolce in amaro,

s'ha lampo di piacere, ombre ha di duolo.

Chiusi tiene i suoi giri,

perch'il giusto non miri:

e di benda d'error gli occhi circonda;

la ragion perde, dove il senso abbonda.

O vaga, ombrosa scena

già gli onor tuoi vegg'io

per la folle dispersi invano oblio,

e nocente a sé stessa

con meritata pena

l'empia languir da l'arti proprie oppressa.

Non più fia, ch'io qui giri:

non più fia, ch'io qui spiri.

Bramo a dolente core aura gioconda;

la ragion perde, dove il senso abbonda.

 

Arsete ->

 

Scena seconda

Adone.

<- Adone

 
Argomento.
Adone, essendo stato incatenato, e sollecitato da Falsirena, fugge dalle mani di lei, giunge in scena, narra il caso, e si duole della sua cruda sorte. Vuol partir, ed essendo ritenuto dalla forza di quella invisibil catena, non sa egli stesso, che si fare.
 

ADONE

Son deste le mie luci,  

o pur in sonno avvolto

ho 'l senso con le luci anco sepolto?

Ah, che mi sciolsi a pena

da le braccia impudiche

de l'empia Falsirena,

ed or anco mi par, ch'a me nemiche

le sue voci distingua,

e co' nodi de' bracci il sen mi stringa.

Flebil, ma forte Adone

serba, serba costante

a la diva d'amor la fede amante,

e per lontane vie

fuggi, fuggi l'infido

d'amor furtivo ingiurïoso nido.

Ma chi 'l passo travia,

ma chi 'l piè mi raffrena,

quasi cinto io mi sia

da fieri lacci di crudel catena?

Forse il ciel mi ritiene,

e la piaggia m'invita

a gioiosa di pace aura gradita.

Ma qual gioia è la mia,

ove lunge da me Venere sia?

Con più saggi consigli

fuggi l'iniquo albergo,

che, se non de' tuoi falli,

è testimonio almen de' tuoi perigli.

Ma dove andrò tra 'l campo,

ch'ivi al mio piè non sia

senza la dèa d'amore

ombra ogni pianta, ed ogni strada errore?

 

Scena terza

Falsirena, Adone

<- Falsirena

 
Argomento.
Adone intanto da Falsirena è sopraggiunto, dopo esser da lei con ragioni amorose invano pregato, non potendo partir dal giardino per lo incanto della catena, che a forza indietro il ritraeva; torna fra quelle piante, ed in tanti travagli all'aiuto di Venere si raccomanda. Falsirena rivolgendosi, né più rimirando Adone, sì fortemente seco stessa si querela, e si duole, che finalmente per sì aspra cagione a terra tramortisce.
 

FALSIRENA

Dove, dove ne vai  

mio fuggitivo amore,

che la gioia gradita

neghi con aspro core,

a chi più t'ama assai de la sua vita?

ADONE

O strano, acerbo fato,

fuggir m'è d'uopo, e m'è 'l partir negato.

FALSIRENA

Io da te chieggio solo,

ch'a me già non ti pieghi:

ma, scorgendo il mio duolo,

se miri i pianti, ch'anco ascolti i prieghi.

Se l'amor mio non brami,

s'amante mio non sei,

deh lascia almen, ch'io t'ami;

ch'al tuo gran cenno altero

sia questo core il regno,

questo campo l'impero,

mio diletto, mio pregio, e spirto mio,

caro ben, dolce amor, vago desio.

ADONE

Ahi, che da lacci duri

a prova qui legato

forza è, bench'io non voglia,

ch'entro il mio sen gelato

riceva i prieghi, ed i lamenti accoglia.

FALSIRENA

Deh rigido mio core

a che dubbioso stai?

Volgi i guardi d'amore,

e, spiegando i tuoi rai,

mostra de' lumi, ond'ardo,

men crudo almen, se non pietoso, un guardo.

Dolce, cara, gentil, vaga, e gradita

gioia, speme, conforto, anima, e vita.

ADONE

Tra pietà, tra stupore,

dubbio si desti il core,

tempri le fiamme accese,

e sia, se non pietoso, almen cortese.

Dunque, o donna divina,

contr'amor che t'offenda,

non saprai di te stessa esser regina?

Deh sdegna amante ignoto,

né peregrina fiamma il cor t'accenda.

Forza d'onor mi move,

e 'l ciel mi chiama altrove,

consenti, ch'io mi parta,

e se brami, ch'io t'ami,

prendi l'ultimo a dio,

ed ama le mie brame, e 'l partir mio.

Ah, che dal giardin fuori

vorrei torcer il piede;

ma forza è pur, ch'i torni

a mio malgrado entro l'ombrosa sede.

Io torno, e a' miei desiri

lieta co' raggi suoi Venere spiri.

 

Adone ->

FALSIRENA

Ohimè, ch'il mio bel sole  

fatto ha da me partita,

ed io qui resto (oh dio)

senza nudrir nel sen speme d'aita;

che sono (ah destin crudo)

prigioniera di lui, ch'in carcer chiudo,

se pur entro prigion giace ristretto,

chi carcere di duol fatto ha mio petto.

Per questi campi intorno

vendo al mio servo libertà d'amore,

e, co i diletti suoi

comprando i miei martiri,

pago a prezzo di core

per fede, e per amor pianti, e sospiri.

Ma che mi giova (ahi lassa)

s'egli di senso privo,

s'errante, e fuggitivo

le mie regge non brama,

i miei tesor non prezza,

gli amori miei non ama,

e spirto a me rubello

con repulse importune

odia ne' doni miei le sue fortune?

Ma superbo, ma fiero

a che giaci, o mio spirto;

sorgi, deh sorgi, di tue forze altero:

furore il seno t'armi,

desta l'antico ardire,

e, fulminando i carmi,

avvampa d'odii, e folgoreggia d'ire.

Ma folle, che dich'io?

Non parte, e non mi sdegna,

chi seco ha i pensier miei, seco ha il cor mio.

E quali fia, ch'a l'opra

magici numi appelli,

se sol magia mi son gli occhi suoi belli?

Ah vaneggio, ove sono?

Tu partisti, o mia luce,

ed io dogliosa intanto

qui resto a versar fuori

miserabil sospiri, acerbo pianto.

Parto misera anch'io,

a te de gli amor miei cedo la palma;

seguo l'idolo mio,

né potendo co 'l piè, parto con l'alma.

 
 

Scena quarta

Coro di Ninfe, e di Pastori, Ballarini, Idonia, Oraspe, Falsirena.

 
Argomento.
Il coro delle Ninfe, e de i Pastori dentro il giardino, festeggiando, si sente cantare; poi co i Ballarini, con Idonia, e con Oraspe esce fuori in scena; e rimirando Falsirena tramortita, la soccorre, e dopo vari affetti di compassione Falsirena è persuasa da Idonia, a tentar l'arte magica, per poter intendere, ove Adone abbia rivolto gli amori suoi. Ciò furiosa conchiude, e parte con Idonia, e con Oraspe. Le Ninfe, i Pastori, e i Ballarini imitano co 'l canto, e con le danze i furori di Falsirena, e poi anch'essi partono.
 
[Aria a 6]

 N 

CORO DI NINFE E DI PASTORI

L'alme pure degli dèi  

su nel cielo son trofei

de l'ardore

e con vampa di splendore

le facelle

de le stelle

son scintille de l'amore.

 

<- Idonia, Oraspe, ninfe, pastori, ballarini

IDONIA

Lieti abbiam del giardino  

scorso il confine adorno:

ma par, ch'al nostro accento

non abbia arriso intorno

placida l'aria, e dilettoso il vento.

ORASPE

Deh sgombrisi dal petto

de l'egra tema il gelo;

che bene spira, a chi ben spera, il cielo.

IDONIA

Oraspe, e che vegg'io?

Falsirena se n' giace

misera preda di mortale oblio.

ORASPE

O lassi spirti miei;

forse cadde da l'empio al pian ferita.

Falsirena ove sei,

e dove, o Falsirena, è la tua vita?

FALSIRENA

La mia vita è partita.

 
[Coro a 6]

 N 

CORO DI NINFE E DI PASTORI

Riprendiamo gli spirti,  

che qui dal duolo vinta

giace languida sì, ma non estinta.

 

IDONIA

Al nostro amico aiuto  

ergi da cure oppressa

Falsirena te stessa,

e di speme ripiena

solleva in un co 'l corpo anco la pena.

FALSIRENA

Sorgo a' raggi del giorno,

ma più, ch'a' raggi, a' miei martir ritorno.

ORASPE

E come, o saggia donna,

già volta a i tuoi contenti,

ora al pian qui giacesti

flebil spirto di doglie, e di tormenti?

FALSIRENA

Incatenai l'amante,

e l'alte voglie del mio cor gli sciolsi:

ma 'l superbo garzone

volse in fuga le piante,

e, donde amor credei, sdegno raccolsi.

Pur avida il seguii;

che dal laccio tenace

di quell'aurea catena a forza tratto

oltre scior non sapea il piè fugace:

ma, poi che non potei

moverlo a' i martir miei,

qui con vano desio

preda languida al suolo

giacqui del suo rigore, e del mio duolo!

 
[Coro a 3]

 N 

CORO DI NINFE

O nel rigor costante,  

sol di brame nemiche anima amante.

 

FALSIRENA

Deh, ch'a que' raggi, ond'ardo,  

volsi in mal punto sfortunata il guardo;

ch'egli è tanto rubello,

quanto fida son io,

ed in grave duello

contende il suo rigor con l'amor mio.

Mossi i monti a' miei versi,

e indietro i fiumi a i fonti lor conversi:

né vaglio (o cor mio lasso)

piegar un tronco, e intenerire un sasso.

Ah, che per altra in seno

(se il ver mi si dischiude)

prova l'aspro garzon soave arsura,

ed alma in sé rinchiude,

quanto placida altrui, tanto a me dura.

 
[Coro a 3]

 N 

CORO DI PASTORI

O d'amoroso core

miserabil affetto aspro dolore.

 

FALSIRENA

Ma lieta in parte fia,  

se pur almeno intenda,

o dolce Idonia mia,

chi 'l cor gli avvampi, e chi 'l desio gli accenda.

IDONIA

Ed a chi meglio è dato,

spiar il nome altero,

ch'a te, che puoi del fato

tentar gli arcani, e penetrare il vero?

A l'arte usata accinti

desta gli spirti, desta

troppo da l'amor vinti,

e i tuoi desiri a nuove glorie appresta.

Spiega magici carmi,

e del destino a scherno

tenta le forze del profondo averno.

FALSIRENA

Lodo ogni tuo consiglio:

e poi che par, che Giove

sdegni porger aita a gli amor miei,

movrò con aspre prove

il crudo re de' tenebrosi dèi;

che pon mover gli amanti

avvezzi a i pianti la magion de' pianti.

 
[Aria a 3]

 N 

CORO DI NINFE

Su, su dunque, pastori,  

de la maga adirata

imitate i furori;

e in gare tra voi liete,

agitando la man di ferro armata,

sollecitando il piè, danze movete.

 
[Coro a 6]

 N 

CORO DI PASTORI

Da rio martir  

scossa rimirasi,

da fier desir

desta raggirasi,

sì può 'l dolor,

sì può l'amor,

ch'aspro n'invidia,

ch'empio m'insidia.

 

CORO DI NINFE

Su, su dunque, pastori,

de la maga adirata

imitate i furori;

e in gare tra voi liete,

agitando la man di ferro armata,

sollecitando il piè, danze movete.

 

Falsirena, Idonia, Oraspe ->

Qui si fa il ballo del furore.

ninfe, pastori, ballarini ->

 

Fine (Atto terzo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Giardino.

 
<- Arsete

Qual indurato scoglio

Arsete ->
<- Adone

Son deste le mie luci

Adone
<- Falsirena

Dove, dove ne vai

Falsirena
Adone ->

Oimè, ch'il mio bel sole

(Falsirena a terra tramortisce)

[Aria a 6]

Falsirena
<- Idonia, Oraspe, ninfe, pastori, ballarini

Lieti abbiam del giardino

[Coro a 6]

Coro, Idonia, Falsirena, Oraspe
Riprendiamo gli spirti,

Al nostro amico aiuto

[Coro a 3]

Deh, ch'a que' raggi, ond'ardo

[Coro a 3]

 

Ma lieta in parte fia

[Aria a 3]

[Coro a 6]

ninfe, pastori, ballarini
Falsirena, Idonia, Oraspe ->

(qui si fa il ballo del furore)

ninfe, pastori, ballarini ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta
Ombroso bosco. Grotta di Vulcano. Aspetto boschereccio. Nell'estremo della prospettiva si vede una fonte bellissima con spalliere d'alberi. Giardino. Giardino. Palazzo d'oro di Falsirena. Giardino. S'apre la prospettiva, e mostra la caverna dell'inferno.
[Aria recitativa di sei parti] [Aria a 3] [Aria di tre parti] [Aria] [Coro a 6] [Aria di 3, e a solo] [Aria] [Aria a 3] [A solo, per terzetti] [Aria a 3] [Canto, coro a 6] [Aria a 6] [Coro a 6] [Coro a 3] [Coro a 3] [Aria a 3] [Coro a 6] [Canto solo, recitativa per ottave] [Solo] [Aria 6 di cinque pari] [Canto solo, aria] [Aria a 2] [Aria a 3] [Aria a 3] [Canto solo, aria] [Aria a 3] [Coro a 8]
Prologo Atto primo Atto secondo Atto quarto Atto quinto

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