Atto primo

 

Scena prima

Allo scoppio d'un fulmine s'alza la tenda, e si vede il proscenio occupato da nuvole, quali dopo vari moti formano un leone coronato nel mezzo; indi a poco a poco dileguate si scorge la scena tutta nuvolosa con Giove nel mezzo sull'aquila. Nettuno, e Pluto assistiti da numerose Deitadi schierate in aria a difesa del cielo contro i titani rimasti già fulminati sulle cime dell'Olimpo.
Giove, Nettuno, e Pluto.

 Q 

<- Giove, Nettuno, Plutone, deitadi

 

GIOVE

Per espugnar dell'Etra il vasto impero  

scagliò destra Flegrea balze volanti:

temeraria arroganza. Alfin sepolto

sotto de' marmi suoi cadde l'orgoglio;

nella reggia de' numi

dal precipizio assicurato è 'l soglio.

 
 
Qui sparisce il monte con i giganti fulminati, e Giove con tutte quelle Deità discende dalla parte superiore all'inferiore del cielo, e l'aquila licenziata rivola alla sublimità delle sfere.

 Q 

deitadi ->

 

GIOVE

Non arda del ciglio  

più l'ira severa,

l'aligera arciera

disarmi l'artiglio:

già de' titani a scorno

spunta nel ciel delle vittorie il giorno.

 

NETTUNO

Trafitta...

PLUTONE

Sconfitta...

NETTUNO E PLUTONE

L'audacia restò.

NETTUNO

È sciocco 'l mortale

se guerra ti move.

PLUTONE

Al braccio di Giove

resista chi può.

NETTUNO

Trafitta...

PLUTONE

Sconfitta...

NETTUNO E PLUTONE

L'audacia restò.

 
 
Sparendo in questo mentre a poco a poco la nuvola insieme con le macchine si scopre la reggia maestosa di Giove con lontani di sotto, e di sopra tutti tempestati di gioie.

 Q 

 

GIOVE

Dell'avvinto Saturno, ite o germani,  

a discior le catene.

NETTUNO

Al basso mondo

ratto mi condurrò!

PLUTONE

Sull'Etra in breve

vedrai per man di Pluto

guidar disciolto il genitor canuto.

 

Scena seconda

Giunone, Giove, Nettuno, e Pluto.

<- Giunone

 

GIUNONE

A che giova, o gran tonante,  

circondar il crin d'allori,

se lo stral di bel sembiante

l'alme impiaga, e strugge i cori?

Arma la destra pur d'acceso telo;

dubito ancor di nova guerra in cielo.

GIOVE

Qual periglio fra noi la pace uccide?

GIUNONE

Di Venere l'indegna

un sol guardo lascivo.

NETTUNO E PLUTONE

Venere in ciel? (Oh sospirato arrivo!)

GIUNONE

Dell'odiato consorte

si ribella agl'amplessi,

seco fugge Cupido,

già tra sue fiamme impure

ardono mille sdegni;

la discordia in amor crollo è de' regni.

GIOVE

Esule dalle sfere

n'andrà l'arcier bendato,

e di Vulcano al seno

ritornerà Ciprigna.

NETTUNO

(Oh nemico destin!)

PLUTONE

(Sorte maligna.)

NETTUNO E PLUTONE

Alto motor, le sue ragioni ascolta.

GIOVE

Tacete voi: partite:

nel suo voler indipendente è Giove.

GIUNONE

A' grave eccelso ogni rigor conviene.

NETTUNO

Perdo l'idolo mio.

PLUTONE

Perdo 'l mio bene.

Nettuno, Plutone ->

 

Scena terza

Giunone, e Giove.

 

GIUNONE

Deh mio sposo adorato,  

se la pace tu brami al cor di Giuno

scaccia la dea lasciva,

l'aspetto suo d'ogni piacer mi priva.

GIOVE

Che paventi?

GIUNONE

La fede

mi vacilla nel petto.

GIOVE

Nasce vil il timor.

GIUNONE

Troppo possenti

di vezzosa beltà sono le prove.

GIOVE

Che può far Citerea?

GIUNONE

Vibrar un guardo, e trionfar di Giove.

 

GIOVE

Bella non piangere  

t'adorerò.

De' tuoi lumi 'l raggio amato,

de' tuoi crini il filo aurato

l'alma in petto a me legò.

Bella non piangere

t'adorerò.

Giove ->

 

Scena quarta

Giunone.

 

 

Dell'amato mio nume  

ben con ragione 'l core

nutre nel petto mio timida speme,

s'amor, e gelosia nacquero insieme.

 

Deh fermate pensieri gelosi,  

non rapite la gioia dal cor,

vi conosco nemici ai riposi,

so, che ladri voi sete d'amor.

Deh fermate pensieri gelosi,

non rapite la gioia dal cor.

Deh partite gelosi pensieri,

non rubate la pace dal sen,

so, che l'ombra d'aspetti severi

può dell'alma turbarmi 'l seren.

Deh partite gelosi pensieri,

non rubate la pace dal sen.

Sfondo schermo () ()

Giunone ->

 

Scena quinta

Cinzia, Apollo, che sopraggiunge.

<- Cinzia

 

CINZIA

Lontananza in amor quanto sei fiera!  

Non mirar il ben gradito,

e portar il cor ferito,

pena dà troppo severa.

Lontananza in amor quanto sei fiera!

 

<- Apollo

CINZIA

Pluto amato, ove sei?  

APOLLO

(Pluto amato, ove sei!) Questi di Cinzia

sono i casti pensieri?

CINZIA

Ohimè.

APOLLO

Quest'è la fede

che riserbi a Nettuno?

Incostante germana, a tuo malgrado

t'obbliga il mio voler sposa a quel nume.

CINZIA

Senti...

APOLLO

Ammutisca il labbro?

Di tue ruine il cieco nume è fabbro.

 

CINZIA

Se vuol amor così,  

questo mio cor che può?

Per chi già m'invaghì

fede cangiar non so.

Se vuol amor così,

questo mio cor che può?

Se lo destina amor,

dimmi, che far dovrò?

Lo stral, che vibra ardor

per altri m'infiammò.

Se lo destina amor,

dimmi, che far dovrò?

Cinzia ->

 

Scena sesta

Mercurio volando, e Apollo.

<- Mercurio

 

MERCURIO

Luminoso signor, com'opportuno  

qui Mercurio ti trova.

APOLLO

(Contro di Cinzia il mio poter non giova!)

MERCURIO

Odi, nume del giorno.

APOLLO

E che richiedi,

volante messagger?

MERCURIO

Venere brama

teco di favellar.

APOLLO

D'impura diva

non apprezzo gli amori,

che pretende da me?

MERCURIO

Forse desia

unir col foco tuo copia d'ardori.

APOLLO

Sol con vergini pure,

sul fiorito permesso,

gode 'l nume de' carmi,

nel lor vago candor amar sé stesso.

MERCURIO

O s'un giorno solcassi

il mar d'amor entr'un bel sen di latte,

vedresti allor, fatto nocchiero accorto,

che fra due poppe è delle gioie il porto.

APOLLO

Di lascivo orator stile facondo

non farà mai che d'impudica fiamma

arda quel dio, che dà luce al mondo.

 

Sfortunato quel cor  

ch'è prigionier d'amor;

si crede, ch 'l piacer venga volando,

ma non si può penar se non amando.

Infelice quel sen,

che prova 'l suo velen

si pensa, che 'l martir voli fuggendo,

ma non si può languir, se non godendo.

Apollo ->

 

Scena settima

Mercurio.

 

 

Quanto poco erudito  

nelle scole d'amor Febo si rende!

Di due bei lumi al foco

ogni petto di ghiaccio alfin s'accende.

 

Chi non ama non ha core,  

o s'ha cor conviene amar.

Pupilletta

vezzosetta

tropp'ha forza nel ferir,

tropp'è scaltra in saettar.

Chi non ama non ha core,

o s'ha cor conviene amar.

Vago labbro

di cinabro,

tropp'è caro in far gioir,

tropp'è dolce nel baciar.

Chi non ama non ha core,

o s'ha cor conviene amar.

Mercurio ->

 
 

Scena ottava

Giardino nel ciel di Venere.
Marte, Venere, coro d'Amorini, alcuni de' quali portano seco in mano l'asta, l'elmo, lo scudo, e l'usbergo di Marte.

 Q 

Marte, Venere, amorini

 

MARTE

Vieni, vieni, o Ciprigna,  

nel ciel del tuo sembiante

quanto son vaghe in scintillar le stelle!

Fra l'eteree facelle,

della gran lampa a scorno,

potrebbe un guardo illuminar il giorno.

VENERE

Da' rai di tue pupille

nascono i miei splendori,

sì come nasce al mondo

dalla luce del sol, luce ai vapori.

MARTE

Sovra strato di rose,

fra tuoi labbri vivaci,

ove ridono i fiori ridano baci.

 

amorini ->

(qui presi per la mano vanno a sedere sul margine di deliziosa fonte circondata da mirti, e rose)
 

VENERE

Chi non sa che sia gioire  

lo dimandi a questo sen.

MARTE

È un piacer, che fa languire

star in braccio del suo ben.

VENERE

È l'amar dolce martire...

MARTE

Un bel volto è ciel seren.

VENERE E MARTE

Chi non sa che sia gioire,

lo dimandi a questo sen.

 

Scena nona

Amor piangente, Marte, e Venere.

<- Amore

 

AMORE

Decreto crudel,  

spietato rigore!

Il nume d'amore

bandito è dal ciel.

Decreto crudel,

spietato rigore!

 

MARTE

Piange Cupido!  

VENERE

Figlio, e che t'induce

sì mesto a lacrimar?

AMORE

Del dio tonante

severissimo impero;

madre, 'l tuo fido arciero

abbandonar ti dée.

VENERE

Doglia improvvisa?

Se potessi morir, m'avresti uccisa.

Per qual cagion?

AMORE

Non so, ma ben nel mondo

farò vedere in breve

chi può vantar più generose prove:

d'amor lo sdegno, od il furor di Giove.

 

Non si ritardi più, pensieri all'armi.  

Di Megera

più severa

sorga l'ira a vendicarmi.

Non si ritardi più, pensieri all'armi.

(Amor sdegnato parte dal cielo)

Amore ->

 

VENERE

Fra mortali in qual parte  

ricovrato n'andrà?

MARTE

Bella, che temi?

Dalle dame più vaghe in seno accolto

avrà sicuro il nido:

non mancano ricetti al dio di Gnido.

Ritorniamo al piacer?

VENERE

Volgi 'l bel ciglio,

ne' tuoi lumi vedrò l'armi del figlio.

 

Scena decima

Mercurio, e li suddetti, e poi Giove.

<- Mercurio

 

MERCURIO

Partite, partite,  

lasciate 'l riposo,

che Giove sdegnoso

il passo qua move:

se volete goder fuggite altrove.

 

VENERE E MARTE

Andiam.  

 

<- Giove

GIOVE

Numi lascivi,

indegni di calcar le vie del polo,

così fra sozzi amplessi

sete vergogna al ciel, scorno a voi stessi?

MARTE

L'affetto, o gran motor.

GIOVE

Taci, nel grembo

d'un'impura beltà, da un crine avvinto

giace il nume dell'armi?

E spogliato il tuo sen d'usbergo e scudo

fatt'è campo di Marte un petto ignudo?

VENERE

Giove sai pur, ch'amor...

GIOVE

Tronca gl'accenti

lusinghiera sirena,

la fede coniugal così s'offende?

MERCURIO

(Torto, che fa 'l consorte oggi si rende.)

GIOVE

Nella reggia d'Apollo

cauto guida costei.

VENERE

(Di nuovo amante

vuol condurmi nel sen sorte benigna.)

GIOVE

Custodita rimanga

e sia l'occhio del ciel Argo a Ciprigna.

MERCURIO

O che bizzarro gioco!

Non vol ch'avvampi, e la consegna al foco.

 

VENERE

Ch'io lascia di goder no 'l creder no.  

Troppo dolce è quel diletto

che nel petto

cieco amor mi distillò.

Ch'io lascia di goder no 'l creder no.

Troppo cari son que' baci

che vivaci

vago labbro al cor donò.

Ch'io lascia di goder no 'l creder no.

(parte Venere con Mercurio)

Venere, Mercurio ->

 

GIOVE

Spegnerti 'n sen l'ardor io ben saprò.

 

MARTE

Non tanto rigore  

s'un sguardo m'accende.

Qual cor non si rende

ai colpi d'amore?

Non tanto rigore

s'un sguardo m'accende.

Marte ->

 

Scena undicesima

Nettuno, e Plutone, che conducono Saturno sprigionato a Giove.

<- Nettuno, Plutone, Saturno

 

NETTUNO E PLUTONE

Sommo nume de gl'astri,  

eccoti 'l genitor.

GIOVE

Padre, t'abbraccio.

SATURNO

Gloria de' tuoi trionfi

è la mia libertade, o germe invitto.

Per oppugnarti 'l cielo

fur de gl'empi Tifei vane le prove?

Non teme ardir il fulminar di Giove.

PLUTONE

Tempo è ormai che del mondo

si divida l'impero.

GIOVE

Farò pago il desìo; ma pria dall'Etra

bramo lungi Ciprigna.

Perché rieda al consorte

vanne in breve, o Saturno,

entr'i lucidi alberghi al dio di Delo

voglio purgar di sue lascivie il cielo.

SATURNO

Grand'impresa m'imponi:

n'andrò, ma sento, ahi lasso,

che fra dure catene

consumate le membra

il perduto vigor mi nega il passo.

NETTUNO

Io d'appoggio al tuo braccio,

PLUTONE

Io di sostegno al fianco,

NETTUNO E PLUTONE

Servir dovrò senza restar mai stanco.

SATURNO

Porgetemi la destra,

delle viscere mie dolce ristoro.

NETTUNO E PLUTONE

(Con tal mezzo vedrò l'idol ch'adoro.)

 

SATURNO

Cari figli, al vostro aspetto  

mi respira il core in sen.

GIOVE

Dolce padre...

NETTUNO E PLUTONE

Amato oggetto...

GIOVE, NETTUNO E PLUTONE

Tu rendesti alle sfere il bel seren.

SATURNO

Cari figli, al vostro aspetto

mi respira il core in sen.

Saturno, Nettuno, Plutone ->

 

GIOVE

Ma qua Giuno se n' viene  

sanar le vo' di gelosia le pene.

(si ritira in disparte)

 

Scena dodicesima

Giunone, e Giove.

<- Giunone

 

GIUNONE

Gelosia la vol con me.  

Del mio cor fa schermo e gioco,

il suo gel peggior del foco

dà tormento alla mia fé.

Gelosia la vol con me.

 

GIOVE

Giuno!  

GIUNONE

Dov'è Ciprigna?

GIOVE

Ne gl'alberghi d'Apollo

per mio cenno soggiorna.

GIUNONE

Ancor sull'Etra

disonesto vapor la luce eclissa?

GIOVE

Taci, che già prefissa

sua partenza è dagl'astri.

GIUNONE

A' suoi diletti

Giove intanto ricorre.

GIOVE

Chi può goder il sol la notte aborre.

GIUNONE

Forse l'ombra son io?

GIOVE

Di mie pupille

tu sei luce gradita.

GIUNONE

Ah, se Venere è in ciel, Giuno è tradita.

Ma pur s'a te non cale

lasciarmi in preda ai guai,

tanto t'aborrirò, quanto t'amai.

 

GIOVE

Crudeltà rara, adorabile,  

il tuo sdegno al cor impera.

Quanto più ti fai severa,

nel mio sen ti rendi amabile.

Crudeltà rara, adorabile,

il tuo sdegno al cor impera.

Crudeltà mi sei dolcissima,

offro l'alma al tuo rigore!

Quanto più mi dai dolore,

nel mio sen ti fai gratissima.

Crudeltà mi sei dolcissima,

offro l'alma al tuo rigore!

Giove ->

 

Scena tredicesima

Giunone.

 

 

Affetti miei gelosi  

a torto vi lagnate,

fido è l'idolo mio:

ma pur pavento ohimè!

l'adorato mio nume,

stelle dite dov'è?

Torbidi miei pensieri,

non m'affliggete più: move al mio core

guerra la gelosia, battaglia amore.

 

Non può dir d'esser amante,  

chi geloso il cor non ha:

amo i rai d'un bel sembiante,

ma l'amar temer mi fa.

Non può dir d'esser amante

chi geloso il cor non ha.

Non può star d'esser gelosa

chi d'amor serva si fa:

vive l'alma ognor dogliosa,

per timor d'altra beltà.

Non può star d'esser gelosa

chi d'amor serva si fa.

Giunone ->

 
 

Scena quattordicesima

Palazzo trasparente nel ciel d'Apollo.
Venere, ed Apollo.

 Q 

Venere, Apollo

 

VENERE

E quando cessate  

pupille spietate

di farmi languir?

Girando,

brillando,

s'un guardo movete,

le rote voi siete

d'eterno martir.

E quando cessate

pupille spietate

di farmi languir?

 

APOLLO

Puoi tentarmi,

puoi pregarmi,

che giammai t'adorerò.

VENERE

Sei pur nume degl'ardori;

ostinato ne' rigori,

cinto il sol di gel vedrò?

APOLLO

Puoi tentarmi,

puoi pregarmi,

che giammai t'adorerò.

 

VENERE

Cieca talpa d'amor, ancor non vedi  

come per te vezzose

queste guance di rose

son baciate dal crine?

APOLLO

Delle rose, che m'offri odio le spine.

VENERE

Mira come tranquillo

per l'assetato cor un mar di latte

t'apre l'ignudo seno.

APOLLO

Di quel latte che porgi odio 'l veleno.

VENERE

Dunque piegar non vuoi l'alma ritrosa?

APOLLO

Fiera peste de' cori,

disonesta beltà. Parti? T'invola.

VENERE

Così, ingrato, m'offendi?

APOLLO

Parti, che in van pretendi

recar'ombre a quel nume

che fa splender ognor l'eterea mole,

non può macchiar sozzo vapor il sole.

 

 

Né pietosa, né severa  

tua bellezza lusinghiera

questo cor m'annoderà.

Viver voglio in libertà.

VENERE

Perché tanta crudeltà?

APOLLO

Viver voglio in libertà.

Né tiranno né clemente

il tuo guardo ognor ridente,

questo sen mi ferirà.

Viver voglio in libertà.

VENERE

Perché tanta crudeltà?

APOLLO

Viver voglio in libertà.

Apollo ->

 

Scena quindicesima

Marte, e Venere.

<- Marte

 

MARTE

(Ch'intesi! Ohimè Ciprigna  

altro affetto procura!

In petto femminil fede non dura.)

VENERE

Sospirato gradivo.

MARTE

Ahi voci indegne.

VENERE

Così parli mio nume?

MARTE

A me son note

le tue perfidie.

VENERE

Ingiusta

è l'offesa di Marte.

MARTE

L'alma da te delusa,

anzi da te tradita,

a gran ragione d'infedeltà t'accusa.

VENERE

Io rea d'infedeltà?

MARTE

Parti, ti guida

al vago Apollo in braccio.

VENERE

(Sorte ingrata, m'udì!) Senti!

MARTE

Più cauto

io partirò: tu segui

l'incostanza dell'onde,

di lieve piuma il moto,

d'aura leggera i vanni;

lusinghe di beltà son tutte inganni.

 

Crudi lumi dispietati  

a tradir chi v'insegnò?

Rispondete,

non tacete,

fu difetto di mia fede,

o rigor ch'in voi s'armò?

Crudi lumi dispietati

a tradir chi v'insegnò?

Falsi labbri lusinghieri

a mentir chi v'insegnò?

Palesate,

sì parlate,

fu l'error di mia costanza,

o la fé, che in voi mancò?

Falsi labbri lusinghieri

a mentir chi v'insegnò?

Marte ->

 

Scena sedicesima

Venere.

 

 

Crudo Apollo mi fugge,  

Marte offeso mi scaccia, il fato iniquo

mi rapisce il conforto:

se privo è di piacer il cor è morto.

 

Lascivetto dio de' cori  

abbi tu di me pietà.

Non usarmi i tuoi rigori,

non peccar di crudeltà.

Lascivetto dio de' cori

abbi tu di me pietà.

 

Scena diciassettesima

Nettuno, Venere, Pluto, che sopravviene.

<- Nettuno, Plutone

 

NETTUNO

Dell'infocate brame  

tarpa l'ali al desio,

fermati in questo seno

e se brami goder, vieni al cor mio.

PLUTONE

Per accoglier Ciprigna

t'offre indegno ricetto:

riconosci quest'alma

e se brami goder, vieni al mio petto.

VENERE

(O sventura del cor, strano martoro!

Sprezzo chi m'ama, e chi mi fugge adoro.)

NETTUNO

Non rapirmi la gioia.

PLUTONE

Non rubarmi il contento.

VENERE

Da me che pretendete?

NETTUNO

La dovuta mercede.

PLUTONE

Il guiderdon d'amore.

VENERE

Fuggo i vostri deliri. È pazzo il core.

NETTUNO

All'assetato labbro,

deh porgi il mel de' baci.

PLUTONE

Co' le nevi del seno

tempra l'accese voglie.

Venere ->

 

Scena diciottesima

Saturno, e li suddetti.

<- Saturno

 

SATURNO

Indegni, e quale  

lubricità lasciva

stimola i vostri affetti, o cieca prole?

Così con atti impuri

fate oscurar di vostre glorie il sole?

NETTUNO

Padre, di quel bel crine

all'aurate catene...

PLUTONE

Di due luci serene

ai saettanti rai...

NETTUNO E PLUTONE

Chi resister può mai?

SATURNO

Per rintuzzar d'un occhio arcier gli strali

saldo riparo è la prudenza, o figli.

Vieni meco, o Ciprigna,

né conturbar del volto

il purgato sereno:

voi procacciate in tanto

scettro alla mano e non delizie al seno!

 

Oh malcauta gioventù!  

Vi lega un crin di Venere,

vi manda un guardo in cenere,

e se godete un dì

quel bel che vi ferì,

effimera del cor la gioia fu.

Oh malcauta gioventù!

Oh follia di verde età!

Un riso il cor fa piangere,

un vezzo il sen può frangere.

E se vi dà talor

qualche diletto amor,

provate, ch'il piacer un lampo fu.

Oh follia di verde età!

Saturno ->

 

Scena diciannovesima

Venere, e li suddetti.

<- Venere

 

VENERE

Udiste, o folli amanti?  

Dell'antico Saturno

ubbidite all'impero

e cangiate col foco anco pensiero.

 

Che servite,  

ch'adorate,

godo sì, ma non sperate

d'ottenerne poi mercé:

vostr'amor non fa per me.

Che penate,

che piangete,

rido sì, ma non credete,

che poss'io gradir la fe',

vostr'amor non fa per me.

Venere ->

 

Scena ventesima

Nettuno, e Plutone.

 

PLUTONE

Co' le nozze di Cinzia  

qualche gioia, o Nettuno,

almen sperar ti lice:

ma negl'ardori suoi Pluto è infelice.

NETTUNO

Della triforme diva

io le tede non curo,

sol per Ciprigna avvampo.

PLUTONE

Mi struggo anch'io di que' bei lumi al lampo.

NETTUNO

Odi: ciascun di noi costante, e fido

vo' che serva la diva.

PLUTONE

Unito, e pronto

teco sempre sarò

NETTUNO E PLUTONE

(Ami chi vol'amar, goda chi può.)

 

NETTUNO

Mi basta sperar  

chi già mi schernì

mi poss'anch'amar:

vo' creder così

per più non penar.

Mi basta sperar

chi già mi schernì.

Amor se vorrà

in braccio al mio ben

condur mi saprà:

le piaghe del sen

sanar mi potrà.

Amor se vorrà

in braccio al mio ben

condur mi saprà.

Nettuno ->

 

PLUTONE

Ti seguo.

 

Scena ventunesima

Cinzia, e Plutone.

<- Cinzia

 

CINZIA

(O grato arrivo!)  

PLUTONE

(O strano incontro.)

CINZIA

Lieta nel tuo sembiante

mille gioie ravviso:

sul labbro mio tu riportasti il riso.

Arresta il piè!

PLUTONE

Che vuoi?

CINZIA

Di tant'affetto

bramo qualche mercede.

PLUTONE

Sposa sei di Nettuno. È sua la fede.

 

In amor ci vuol costanza,  

né si cangia ognor pensiero:

è ribelle al nume arciero

chi tradì l'altrui speranza.

In amor ci vuol costanza.

Darsi in preda a più d'un core

è ragion di petto infido:

non pretende il dio Cupido

che si muti ognor sembianza.

In amor ci vuol costanza.

Plutone ->

 

Scena ventiduesima

Cinzia.

 

 

Con sagace pretesto  

s'invola agl'occhi miei Cinzia infelice!

Per godere un momento,

s'ogni raggio di speme al cor è tolto,

a piangere in eterno

dentro l'ombre dei guai riede il mio volto.

 

Son amante né trovo pietà.  

Al mio core

dice Amore

gode al fin chi sta penando:

penerò, ma non so quando

cesserà la crudeltà.

Son amante né trovo pietà.

Il desire

di gioire

si mantien co' la speranza

spererò, ma qual possanza

nel mio sen la speme avrà?

Son amante, né trovo pietà.

Cinzia ->

 

Scena ventitreesima

Amore, e Discordia.

<- Amore

 

AMORE

Vuol veder l'arcier bendato  

se può far vendetta, o no.

Contro il cielo e contro il fato

per pugnar l'inferno armò.

Vuol veder l'arcier bendato

se può far vendetta o no.

 
Qui sorge in cielo un denso globo d'oscure nuvole lampeggianti, dal cui seno si vede uscir la Discordia corteggiata da' suoi Ministri.

<- Discordia, ministri della Discordia

 

AMORE

Gran ministra di sdegni,  

madre d'ogni rancor Discordia audace,

vieni, scuoti tua face:

oggi unita allo stral di mia faretra,

un abisso d'orror porta sull'Etra.

 

DISCORDIA

Eccomi pronta Amor.  

Queste chiome sanguinose,

queste serpi velenose

s'uniranno al tuo furor.

Eccomi pronta Amor.

 

AMORE

I miei cenni intendesti.  

A più d'un nume infonderai nel seno

dispetti, gelosie, rabbia e veleno.

DISCORDIA

Sdegni in ciel seminerò.

AMORE

Vendicato io mi vedrò.

Amore ->

 

DISCORDIA

Ministri pallidi  

che d'angui squallidi

il crin cingete,

su veloci,

su feroci,

all'impresa v'accingete:

vendicate d'Amor l'offeso telo,

chi pace avrà se la Discordia è in cielo?

Discordia ->

 
Segue il ballo di Ministri della Discordia usciti dagl'infuocati vapori della medesima.
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

(scoppio d'un fulmine)

Proscenio occupato da nuvole, quali dopo vari moti formano un leone coronato nel mezzo; indi a poco a poco dileguate si scorge la scena tutta nuvolosa e le cime dell'Olimpo.

<- Giove, Nettuno, Plutone, deitadi

(Giove in mezzo su un'aquila)

Per espugnar dell'Etra il vasto impero

Qui sparisce il monte.

Giove, Nettuno, Plutone
deitadi ->

(l'aquila di Giove rivola alla sublimità delle sfere)

Giove, poi Nettuno e Plutone
Non arda del ciglio

Sparendo in questo mentre a poco a poco la nuvola insieme con le macchine si scopre la reggia maestosa di Giove con lontani di sotto, e di sopra tutti tempestati di gioie.

Dell'avvinto Saturno, ite o germani

Giove, Nettuno, Plutone
<- Giunone

A che giova, o gran tonante

Giove, Giunone
Nettuno, Plutone ->

Deh mio sposo adorato

Giunone
Giove ->

Dell'amato mio nume

Giunone ->
<- Cinzia
Cinzia
<- Apollo

Pluto amato, ove sei?

Apollo
Cinzia ->
Apollo
<- Mercurio

Luminoso signor, com'opportuno

Mercurio
Apollo ->

Quanto poco erudito

Mercurio ->

Giardino nel ciel di Venere.

Marte, Venere, amorini
 

Vieni, vieni, o ciprigna

Marte, Venere
amorini ->
Marte, Venere
<- Amore

Piange Cupido! / Figlio, e che t'induce

Marte, Venere
Amore ->

Fra mortali in qual parte

Marte, Venere
<- Mercurio

Andiam / Numi lascivi

Marte, Venere, Mercurio
<- Giove

Marte, Giove
Venere, Mercurio ->

Giove
Marte ->
Giove
<- Nettuno, Plutone, Saturno

Sommo nume de gl'astri

Saturno, Giove, Nettuno e Plutone
Cari figli, al vostro aspetto
Giove
Saturno, Nettuno, Plutone ->

Ma qua Giuno se n' viene

Giove
<- Giunone

Giuno! / Dov'è Ciprigna?

Giunone
Giove ->

Affetti miei gelosi

Giunone ->

Palazzo trasparente nel ciel d'Apollo.

Venere, Apollo
 
Venere, poi Apollo
E quando cessate

Cieca talpa d'amor, ancor non vedi

Venere
Apollo ->
Venere
<- Marte

Ch'intesi! Ohimè Ciprigna

Venere
Marte ->

Crudo Apollo mi fugge

Venere
<- Nettuno, Plutone

Dell'infocate brame

Nettuno, Plutone
Venere ->
Nettuno, Plutone
<- Saturno

Indegni, e quale

Nettuno, Plutone
Saturno ->
Nettuno, Plutone
<- Venere

Udiste, o folli amanti?

Nettuno, Plutone
Venere ->

Co' le nozze di Cinzia

Plutone
Nettuno ->

Plutone
<- Cinzia

O grato arrivo! / O strano incontro

Cinzia
Plutone ->

Con sagace pretesto

Cinzia ->
<- Amore

(qui sorge in cielo un denso globo d'oscure nuvole lampeggianti)

Amore
<- Discordia, ministri della Discordia

Gran ministra di sdegni

I miei cenni intendesti

Discordia, ministri della Discordia
Amore ->
ministri della Discordia
Discordia ->

(ballo di Ministri della Discordia)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima
Proscenio occupato da nuvole, quali dopo vari moti formano un leone coronato nel mezzo; indi a poco a poco... Qui sparisce il monte. Sparendo in questo mentre a poco a poco la nuvola insieme con le macchine si scopre la reggia maestosa... Giardino nel ciel di Venere. Palazzo trasparente nel ciel d'Apollo. Grottesca agghiacciata nel ciel di Saturno. Galleria nel ciel di Mercurio. Armeria nel cielo di Marte. Marittima. Infernale di fiamme trasparente ripiena d'orridi mostri con faci accese nelle mani. Reggia nel ciel di Cinzia.
Atto secondo Atto terzo

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