Atto terzo

 

Scena prima

Marittima.
Venere già portata dall'Aure sulla cima d'uno scoglio.
Venere.

 Q 

Venere

 

 

(si risveglia)

Chi mi tolse alle sfere!  

Chi da Marte m'invola!

Venere dove sei?

Sovr'inospite scoglio!

O ciel qui sola.

 

Lumi potete piangere,  

non riderete più.

Il cor, che lieto fu

nel duol si sente a frangere.

Lumi potete piangere.

 
Qui si vede nell'orizzonte sopra lucido carro a sorgere Febo dall'onde, qual fecondo viene avanzandosi illumina la scena.

<- Apollo

 

 

Ma dall'onde risorto  

Febo qua giunge ad indorar le arene:

all'ingrato amator spiega tue pene.

 

Scena seconda

Apollo, e Venere.

 

APOLLO

Belle spiagge a voi ritorno.  

Flagellando i foschi orrori,

vinte già da miei splendori,

fuggon l'ombre e riede il giorno.

Belle spiagge a voi ritorno.

 

VENERE

Apollo.  

APOLLO

Olà, chi sei?

VENERE

D'Eto e Piroo

frena il rapido corso:

a un'afflitta beltà porgi soccorso.

APOLLO

Non può de' miei destrieri

retrocedere il moto.

VENERE

I sol ti prego

sull'aurata quadriga

ricondurmi alle stelle.

APOLLO

Nemmen deve mia luce

accoppiarsi mai teco:

direbbe il mondo tutto

che fra l'ombre lascive il sol è cieco.

VENERE

Son le bellezze mie tanto neglette?

APOLLO

Fuggo da tue lusinghe.

VENERE

Ah, no, t'arresta.

APOLLO

Chi disonesta nacque

potrà le fiamme sue spegner nell'acque.

 

Vezzose pupillette  

io non vi voglio amar.

Sete in beltà perfette,

ma pronte all'ingannar.

Vezzose pupillette

io non vi voglio amar.

Labretti lusinghieri,

io non vi so bramar.

Sete in beltà sinceri,

ma finti al sospirar.

Labretti lusinghieri,

io non vi so bramar.

Apollo ->

 

Scena terza

Marte, e Venere.

<- Marte

 

MARTE

Anelante mio cor dà fine ai guai!  

Se ricerchi 'l tuo sol, mira i suoi rai.

VENERE

O sospirato arrivo. In me pietoso

volgi, o nume guerrier, volgi lo sguardo.

MARTE

Eccomi ancor che tardo

giunse Marte opportuno.

VENERE

Chi mi trasse quaggiù?

MARTE

Frode di Giuno.

VENERE

Della superba diva

dunque fu l'opra?

MARTE

Sì.

VENERE

Deluso alfine

vedrà l'empio rigore.

MARTE

Sdegno ci scioglie, e c'incatena amore.

VENERE

Del popolo squamoso

il più fido natante a me t'arrechi.

 
Sorge dall'onda un delfino, che s'accosta al lido per ricevere Marte sul dorso.
 

MARTE

Già sul dorso m'assido. Ohimè, che veggio?  

Sovra gemmata conca

il tridentato nume

a noi se n' viene.

Partiam, partiam.

VENERE

Bramo osservar sue pompe.

MARTE

Partiam, mia dèa.

VENERE

Non voglio.

MARTE

Astri v'intendo:

mi trovo in porto, e il naufragio attendo.

 

Scena quarta

Nettuno sopra pomposa conchiglia tirata da cavalli marini, e corteggiato da glauchi, e tritoni, Venere, e Marte.

<- Nettuno

 

NETTUNO

Onde voi, ch'ognor fremendo  

vi frangete in duro scoglio,

ben comprendo,

che volete

palesar il mio cordoglio.

 

 

Questo torbido cor perde il sereno;  

io reggo il mar, e la tempesta ho in seno.

Ma qual di Citerea fulgido raggio

quaggiù discese a serenar mie luci?

Seco gradivo! Olà!

MARTE

Lascia, ti prego,

lascia il ceruleo regno,

dell'algoso rival fuggi lo sdegno.

VENERE

Con gelose apparenze

dell'idol mio vo' tormentar l'affetto.

NETTUNO

Che fate al mio cospetto.

VENERE

Alto monarca,

il fasto sol di tue grandezze ammiro.

NETTUNO

Quanto di prezioso

dagl'esperii s'estende ai lidi eoi,

adorato mio ben, è tuo se vuoi.

MARTE

M'ami Ciprigna?

VENERE

Sì.

NETTUNO

E me tu sprezzi?

VENERE

No.

MARTE

Non obliar mie gioie.

NETTUNO

Per me serba il diletto.

MARTE

Che pretendi?

NETTUNO

Che vuoi?

VENERE

Concedo

le lusinghe a Nettuno, a Marte i baci.

 
Accostatosi Marte allo scoglio Venere si pone anch'essa per fuggire a sedere sopra il dorso al delfino, e parte unita con Marte per l'onde.
 

VENERE E MARTE

È dolce il tormento  

che gioia predice.

VENERE

Amando,

mi torna felice.

Insieme

MARTE

Penando,

mi rende contento.

 

VENERE E MARTE

È dolce il tormento

che gioia predice.

Venere, Marte ->

 

Scena quinta

Nettuno.

 

 

Dell'instabil mio regno  

mostruose falangi

sorgete su, che fate?

Suscitate nell'onde

atre procelle infeste.

Chi la calma non vuol provi tempeste.

 
Qui adiratosi il mare sorgono vari mostri fra l'onde.
 

Scena sesta

Giove in macchina con Mercurio venendo a placar Nettuno.

<- Giove, Mercurio

 

GIOVE

Pace, pace, o dio del mar:  

placa 'l cor, non fremer più.

Il seren, che brami tu,

Giove sol ti può recar.

Pace, pace, o dio del mar.

 

NETTUNO

Nel mio petto, o tonante,  

è troppo irato, è troppo offeso il core:

lascia, ch'in grembo all'onde arda il furore.

GIOVE

Chi ti risveglia in sen foco di sdegno?

NETTUNO

Resta l'alma schernita

da chi l'alme consola,

Venere a Marte unita

qui m'alletta, mi scherne, e poi s'invola.

MERCURIO

Anch' ad onta di Giuno

la sua diva rinvenne, il nume amante?

Calamita de' cori è un bel sembiante.

GIOVE

(Tropp'infesta è colei.) Dunque fia vero

ch'un germano di Giove,

di Saturno la prole

a sordida beltà schiavo si renda.

NETTUNO

Lasso, che deggio far?

GIOVE

Tentar l'emenda.

NETTUNO

Ma qual beltà fia, ch'i miei sensi accheti?

GIOVE

La gran figlia di Vesta:

per consorte a Nettun degna è sol Teti.

NETTUNO

Teti?

GIOVE

Sì, sì, quel volto

potrà rendere paghi i tuoi desiri.

Vieni, ch'in cielo accolto

darai tregua al penar, pace ai martiri.

(Giove discende con Mercurio sul lido)
 

NETTUNO

Rendimi in calma Amor.  

Non più scogli

di cordogli

non più venti di sospir:

in porto del gioir

guida il mio cor.

Rendimi in calma Amor.

Nettuno ->

 

Scena settima

Giove, Giunone, e Mercurio.

<- Giunone

 

GIUNONE

Mio cor fosti presago. Ancor sleale  

segui di Citerea l'orme lascive?

GIOVE

Mia bella, in te sol vive

ravveduto l'affetto.

GIUNONE

A che le sfere

abbandona 'l sovrano?

GIOVE

Per placare il germano

qua mi trasse il desio.

GIUNONE

Tu m'aborri, crudel.

GIOVE

T'amo, cor mio.

MERCURIO

Che sento!

GIUNONE

Ah quelle voci

nel tuo petto sopprimi.

GIOVE

Eppur fido t'adoro.

GIUNONE

Il falso esprimi.

GIOVE

In che Giove peccò?

GIUNONE

D'altra bellezza

arse all'impuro foco.

GIOVE

Errai, no 'l niego. Il tuo perdono invoco.

GIUNONE

Ma la fé che macchiasti?

GIOVE

Ancor illeso

resta l'onor primiero.

MERCURIO

Ogni fallo d'amor sempre è leggero.

GIUNONE

Dunque l'ardor.

GIOVE

È spento.

GIUNONE

Il cor?

GIOVE

Pianse pentito.

GIUNONE

L'alma?

GIOVE

D'averti offesa

pena nel sen dogliosa.

GIUNONE

O fedel, o sleal vivo gelosa.

GIOVE

Resta, Cilenio, al suolo

scaccia dal sen di Giuno un duol sì rio.

GIUNONE

Tu m'aborri crudel.

GIOVE

T'amo cor mio.

 

Labretti sdegnosi  

che il sen mi ferite

fermate, sentite,

sanatemi il cor:

non tanta bellezza

o meno rigor.

Sdegnose pupille

che foco vibrate,

sentite, fermate,

sopite l'ardor:

non tanta bellezza,

o meno rigor.

Sfondo schermo () ()

(Giove ripostosi sulla macchina ritorna al cielo)

Giove ->

 

Scena ottava

Giunone, e Mercurio.

 

GIUNONE

Da me Giove s'invola!  

MERCURIO

Diva non ti lagnar, ch'ama te sola.

 

GIUNONE

Non ti credo o dio d'amor!  

Mostri pace a questo seno

poi crudele fai guerra al cor.

Non ti credo o dio d'amor!

Sei bugiardo o nume arcier!

Offri gioie a questo petto

l'alma poi non sa goder.

Sei bugiardo o nume arcier!

 

GIUNONE

Ma pur ministre erranti,  

qua traeste Ciprigna.

MERCURIO

A Marte in grembo

la cagion del tuo mal partì poc'anzi.

GIUNONE

Seco Marte s'unì!

MERCURIO

Su queste sponde

fe' l'adultera diva

scena di sue lascivie al re dell'onde.

GIUNONE

Pria che d'Atlante in mar s'attuffi il die,

scopo sarà delle vendette mie.

Tosto, mio fido Cilenio,

al mio figlio Vulcano il passo affretta,

l'ingegnosa sua rete

digli, ch'a me consegni,

vo' che ferreo rigor plachi i miei sdegni.

 

MERCURIO

Godi, e lascia goder  

se brami pace al cor,

vola all'amato ardor

fuggi l'altrui piacer.

Se brami pace al cor

godi, e lascia goder.

 

GIUNONE

Che tardi?  

MERCURIO

Il fallo, o diva

troppo fiera punisci.

GIUNONE

Olà taci: non più: parti. Eseguisci.

Mercurio ->

 

Scena nona

Giunone.

 

 

Qual nell'ondoso mar pino volante,  

combattuto da venti aspira al porto,

così l'alma di Giuno,

da gelosia percossa,

sol di Giove nel sen spera conforto.

 

Torna in braccio all'idol mio  

cor amante o penerò.

Il penar è troppo rio,

se chi bramo in sen non ho.

Torna in braccio all'idol mio

cor amante o penerò.

Se non segui 'l bel, ch'adoro,

alma mia non gioirò.

Se non scacci il mio martoro,

infelice ognor sarò.

Se non segui 'l bel, ch'adoro,

alma mia non gioirò.

Giunone ->

 
 

Scena decima

Infernale di fiamme trasparente ripiena d'orridi mostri con faci accese nelle mani.
Cinzia, e Amore che sopraggiunge.

 Q 

Cinzia

 

CINZIA

Ciechi abissi, eterni orrori  

qui tra voi bramo languir,

che se un amante cor

non trova alcun ristor

il duol, ch'in sen chiudete

uguaglia il mio martir.

Ciechi abissi, eterni orrori

qui tra voi bramo languir.

 

<- Amore

 

Ma con passo anelante  

ver me giunge Cupido.

E qual affar nel seppellito mondo

della perduta luce

ove l'odio risiede Amor conduce?

AMORE

Tutto l'orbe girando

cercai la madre a volo. Or tu che fai?

CINZIA

Vo chiedendo quaggiù pace a' miei guai.

AMORE

Questo orror che tu miri a Cinzia insegna

ch'ov'eterno è il martir pace non regna.

CINZIA

E pur, o nume arciero

coll'aurea tua saetta

quella pace puoi dar che bramo, e spero.

 

Cupido, pietà.  

Col dardo infocato

nel cor d'un ingrato

stempra il gel di crudeltà.

Cupido, pietà.

 

AMORE

Consolarti vogl'io, diva triforme.  

Ma su trono di foco

ecco il tartareo re. Vanne in disparte.

Tosto vedrai ciò che può far Cupido.

CINZIA

Bendato dio nel tuo poter confido.

(si tirano in disparte)
 

Scena undicesima

Plutone sopra trono infuocato corteggiato da un coro di Furie.

<- Plutone, furie

 

PLUTONE

Cieco Amor, nume fierissimo  

sei l'inferno del mio sen.

So, che l'Eumenidi

spietate affliggono;

so pur che gl'aspidi

empi trafiggono:

ma prov'io con duolo asprissimo

che più crudo è il tuo velen.

Cieco Amor, nume fierissimo

sei l'inferno del mio sen.

(discende dal trono avendo osservato Amore)

 

 

Ma qui l'arcier che mi tormenta il core?  

Olà furie, s'arresti.

AMORE

E sa piagar, e sa fuggir Amore.

Amore ferito con l'aureo sua dardo il cor di Pluto fugge dall'inferno a volo.

Amore ->

 

PLUTONE

Ohimè. Qual nova piaga  

lo sdegno ammorza, ed il furore abbatte?

Già mi serpe nel seno

un amoroso ardor, ch'ogn'altro ardore

rende nell'alma estinto:

Cinzia son tuo trofeo, Cupido ha vinto.

CINZIA

(Portentosa ferita.) Ah crudo nume,

mira come tra l'ombre

obliando del ciel l'argentea luce

dietro l'orme di Pluto il core è spinto.

PLUTONE

Cinzia, son tuo trofeo, Cupido hai vinto!

CINZIA

Dunque il fosco de l'alma

rasserenar poss'io?

 

PLUTONE

Se l'aligero dio  

per te il cor mio piagò,

quanto ti disprezzai,

tanto t'adorerò.

 

Scena dodicesima

Saturno, Plutone, e Cinzia.

<- Saturno

 

SATURNO

Che veggio! Astri ch'ascolto! Amica sorte  

seconda 'l mio desir. Qual divin raggio

a Pluto aprì della ragione i lumi?

PLUTONE

Cinzia co' suoi costumi

i miei sensi imprigiona.

SATURNO

Labbro, che casto ride, occhio, che vibra

un innocente ardor, guancia vezzosa

che l'onestà raccoglie,

fra modeste lusinghe un sen, ch'è nudo,

trionfa alfin d'ogni rigor più crudo.

PLUTONE

Cinzia, bramo tue nozze.

CINZIA

A' tuoi sponsali

ecco pronto il cor mio.

SATURNO

Felice evento!

Se pago è 'l figlio, è il genitor contento.

Gran dèa del terzo giro,

gran monarca di Dite,

liet'il mio piè seguite.

PLUTONE

E dove? E dove?

SATURNO

Nel regno della luce, ov'è ben giusto

che spettator divenga

a vostr'alti imenei Saturno e Giove.

 

PLUTONE

La speranza, ed il martire  

gran fortuna è dell'amar;

fa goder se fa languire,

fa gioir se fa penar.

La speranza, ed il martire

gran fortuna è dell'amar.

 

CINZIA

Pupille serenatevi,

gioisci amante cor,

miei spirti consolatevi:

v'annodi il dio d'amor.

Pupille serenatevi,

gioisci amante cor.

 
 

Scena tredicesima

Reggia nel ciel di Cinzia.
Venere, e Marte.

 Q 

Venere, Marte

 

VENERE

Vaghe soglie d'argento  

pur vi ricalca 'l piede.

MARTE

Pari a questo candor splende mia fede.

S'armi Giuno di sdegno,

frema Giove sugl'astri,

per te sempre il mio petto

sarà scudo ai disastri.

VENERE

O gradita costanza.

MARTE

Eterno, o diva

il mio affetto ti giuro.

VENERE

Amo i tuoi rai, né d'altri rai mi curo.

MARTE

Bella, del dio temuto

negli alberghi ritorna.

VENERE

Verrò; teco, mio sol l'alma soggiorna.

 

MARTE

Che più brami, amante cor?  

Che più cerchi o mio desire;

spegne l'alma ogni martire,

scaccia i petto ogni dolor.

Che più brami, amante cor?

Marte ->

 

Scena quattordicesima

Venere.

 

 

Anco in onta di Giuno  

l'orme del dio guerrier seguir vogl'io;

sprezzo il fato più crudo,

a rio tenor la mia costanza è scudo.

 

L'armato rigore  

non temo di stelle.

Due luci più belle

son gli astri d'amore.

Non temo di stelle:

due luci più belle.

Quest'alma si ride

del fato severo.

Un occhio, ch'è nero

l'impero ha del core.

Quest'alma si ride

del fato severo.

Venere ->

 

Scena quindicesima

Nettuno, Apollo, che sopraggiunge.

<- Nettuno

 

NETTUNO

Che volete di più pensieri amanti?  

Gode l'alma il suo sereno,

se stringete un sole al seno,

voi rapite al cielo i vanti.

Che volete di più pensieri amanti?

 

<- Apollo

APOLLO

Così dunque di Trivia  

rotta è la fede e l'amor suo sprezzato?

NETTUNO

Febo, non ti doler, forz'è del fato.

APOLLO

Ah che forse rifiuti

per un bacio lascivo, un casto amplesso?

Gli astri non incolpar s'è tuo l'eccesso.

 

Negli amanti è poca fede.  

Son bugiardi i giuramenti;

incostanti al par de' venti

mai fermezza in lor si vede.

Negli amanti è poca fede.

 

NETTUNO

Non più di Citerea  

ardo all'impuro foco:

son consorte di Teti,

del sovrano motor, servo ai decreti.

APOLLO

Di Cinzia che sarà?

 

Scena sedicesima

Saturno, Pluto, Cinzia, e li suddetti.

<- Saturno, Plutone, Cinzia

 

SATURNO

Nembi di gioie  

le diluviano in seno.

APOLLO

E come?

SATURNO

Al re dell'ombre

sospirato imeneo sposa la rese.

PLUTONE

Un suo guardo pudico alfin m'accese.

CINZIA

Luminoso germano,

non irritarti, no.

NETTUNO

Placati, o nume,

del bramato piacer giunse alla meta.

APOLLO

Al voler del destin Febo s'accheta.

 

Ogni bella, ch'è vezzosa  

ama sol per bizzarria.

Trovi guerra, o trovi pace,

vol seguir chi più le piace,

vuò goder chi più desia.

Ogni bella ch'è vezzosa

ama sol per bizzarria.

Provi gioia o pur tormento

il dolor è suo contento,

il piacer sua pena ria.

Ogni bella ch'è vezzosa

ama sol per bizzarria.

 
Qui si vede a poco a poco discendere una gran macchina, sopra la quale Giove conduce la Discordia, e Amore incatenati.
 

PLUTONE

Sovra lucidi globi  

ecco 'l motor delle rotanti sfere.

SATURNO

Già gli fu d'Imeneo noto il piacere.

 

Scena diciassettesima

Giove, Mercurio, Discordia, e Amore incatenati, e li suddetti.

<- Giove, Mercurio, Discordia, Amore

 

GIOVE

Rendeste o tiranni  

la pace al mio soglio.

Son vinti gl'inganni,

fiaccato è l'orgoglio.

 

DISCORDIA

Mi trafigge il dolor.  

AMORE

M'ange il cordoglio.

NETTUNO

Qual portenti rimiro!

PLUTONE

La ministra d'Averno...

CINZIA

Il dio d'amore...

CINZIA E PLUTONE

Gemono fra catene!

SATURNO

Premio d'un mal oprar son le pene.

AMORE

Chi soccorre Cupido?

GIOVE

Troppo con le tue frodi

irritasti lo sdegno;

nume crudel, sei di soccorso indegno.

DISCORDIA

Per me, che languida

tra ceppi ho il piè,

non trovo ohimè!

chi al re dell'etera

chieda pietà.

Numi, è troppa crudeltà,

s'è il mio mal tra voi prefisso.

GIOVE

Chi è nemica del ciel piombi all'abisso.

Viene precipitata da Giove nell'inferno.

Discordia ->

 

SATURNO

Sempre d'eccelse imprese  

Giove, ti miro adorno.

PLUTONE E NETTUNO

Rida a tue glorie, a' miei sponsali il giorno.

GIOVE

Or voi ne' bassi regni

del mondo già diviso,

con l'adorate spose

ite o numi, a goder gioie amorose.

NETTUNO

Io di Tetide in sen rapido volo.

(parte)

Nettuno ->

 

CINZIA

Io con Pluto il mio ben, parto dal polo.  

Insieme

PLUTONE

Io con Cinzia il mio ben, parto dal polo.

 

PLUTONE

Il tuo guardo che sempr'è sereno,  

del mio petto conforto si fa.

CINZIA

Quell'ardore, che porti nel seno,

di quest'alma la gioia sarà.

Il tuo guardo che sempr'è sereno,

del mio petto conforto si fa.

Plutone, Cinzia ->

 

Scena diciottesima

Giunone, e li suddetti.

<- Giunone

 

GIUNONE

Cilenio.  

MERCURIO

Alta reina.

GIUNONE

Ormai scena giocosa apri a miei lumi;

fa' che Marte, e Ciprigna

sian obbrobrio a sé stessi e scherno ai numi.

 
In questo mentre s'apre la suddetta macchina di Giove, in mezzo alla quale si scopre Marte, e Venere allacciati nella rete per fraude di Giunone, e resi ludibrio di numerose Deitadi, che per ogni parte gli circondano.
 

GIUNONE

Vi do bando, o miei sospiri,  

fra martiri

questo cor non vive più.

Mai riposa

chi gelosa

l'alma tiene in servitù.

Vi do bando, o miei sospiri

fra martiri

questo cor non vive più.

 

Scena diciannovesima

Giove, Saturno, Giunone, Mercurio. Amore, Venere, e Marte nella rete scherniti da tutti gli Dèi.

<- Venerte, Marte, numerose deitadi

 

SATURNO

Spettacolo gentil.  

GIOVE

Nobil pensiero.

GIUNONE

Così Giuno punisce

una dèa, ch'è lasciva, un dio ch'è fiero.

MARTE

Vincesti, sì vincesti.

VENERE

Ne' tuoi lacci cadei.

VENERE E MARTE

E le vergogne mie son tuoi trofei.

 

SATURNO

Numi rei sì, sì penate,  

vi castigh'il vostro errore,

per cagion del dio d'amore

gran vergogna al ciel voi fate.

Numi rei sì, sì penate.

 

GIOVE

Udite, o numi impuri: il cor, che reo  

geme tra ferrea rete,

perdono avrà se pentimento avrete.

MARTE

Da tuoi cenni sovrani

Marte...

VENERE

E Ciprigna...

VENERE E MARTE

Immortal re dipende

e da Giuno, e da te perdono attende.

GIUNONE

Tu disponi, o tonante.

GIOVE

A voi lascivi

ogni colpa condono. Il mondo apprenda,

che preghiera nel ciel mai giunge invano.

Resti Marte fra gl'astri

e Ciprigna, ed Amor rieda a Vulcano.

MERCURIO

Sono i lacci disciolti. Uscite, uscite

di vostra libertà lieti gioite.

AMORE

Madre.

VENERE

Figlio vien meco,

delle viscere mie parte più cara;

Marte ti lascio.

MARTE

Ahi dipartenza amara.

 

Amati contenti  

partite da me,

l'ardore

del core

più vivo non è.

Amati contenti

partite da me.

 

VENERE

Soavi piaceri

fuggite dal sen,

la palma

dell'alma

perduto ha il seren.

Soavi piaceri

fuggite dal sen.

 

GIOVE

Or tu, mia bella diva  

placa l'anima gelosa,

già la mia fé sulla tua fé riposa.

 

GIUNONE

Più tiranna non è fortuna,  

più nemico non trovo Amor,

l'una gioie nel petto aduna,

l'altro toglie le pene al cor.

Più tiranna non è fortuna,

più nemico non trovo Amor.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Marittima.

Venere
 

Chi mi tolse alle sfere!

(si vede nell'orizzonte sopra lucido carro a sorgere Febo dall'onde, viene avanzandosi illuminando la scena)

Venere
<- Apollo

Ma dall'onde risorto

Apollo / Olà, chi sei? / D'Eto e Piroo

Venere
Apollo ->
Venere
<- Marte

Anelante mio cor dà fine ai guai!

(sorge dall'onda un delfino, che s'accosta al lido)

Già sul dorso m'assido. Ohimè, che veggio?

Venere, Marte
<- Nettuno

(Nettuno sopra pomposa conchiglia tirata da cavalli marini, e corteggiato da glauchi, e tritoni)

Questo torbido cor perde il sereno

Venere e Marte
È dolce il tormento
Nettuno
Venere, Marte ->

Dell'instabil mio regno

(qui adiratosi il mare sorgono vari mostri fra l'onde)

Nettuno
<- Giove, Mercurio

(Giove in macchina con Mercurio)

Nel mio petto, o tonante

Giove, Mercurio
Nettuno ->
Giove, Mercurio
<- Giunone

Mio cor fosti presago

Mercurio, Giunone
Giove ->

Da me Giove s'invola!

Ma pur ministre erranti

Che tardi? / Il fallo, o diva

Giunone
Mercurio ->

Qual nell'ondoso mar pino volante

Giunone ->

Infernale di fiamme trasparente ripiena d'orridi mostri con faci accese nelle mani.

Cinzia
 
Cinzia
<- Amore

Ma con passo anelante

Consolarti vogl'io, diva triforme

Cinzia, Amore
<- Plutone, furie

(Plutone sopra trono infuocato corteggiato da un coro di furie)

Ma qui l'arcier che mi tormenta il core?

Cinzia, Plutone, furie
Amore ->

Ohimè. Qual nova piaga

Cinzia, Plutone, furie
<- Saturno

Che veggio! Astri ch'ascolto!

Reggia nel ciel di Cinzia.

Venere, Marte
 

Vaghe soglie d'argento

Venere
Marte ->

Anco in onta di Giuno

Venere ->
<- Nettuno
Nettuno
<- Apollo

Così dunque di Trivia

Non più di Citerea

Nettuno, Apollo
<- Saturno, Plutone, Cinzia

Nembi di gioie

(qui si vede a poco a poco discendere una gran macchina)

Sovra lucidi globi

Nettuno, Apollo, Saturno, Plutone, Cinzia
<- Giove, Mercurio, Discordia, Amore

(Discordia e Amore incatenati)

Mi trafigge il dolor / M'ange il cordoglio

(Discordia precipitata da Giove nell'inferno)

Nettuno, Apollo, Saturno, Plutone, Cinzia, Giove, Mercurio, Amore
Discordia ->

Sempre d'eccelse imprese

Apollo, Saturno, Plutone, Cinzia, Giove, Mercurio, Amore
Nettuno ->

Io con Pluto il mio ben, parto dal polo

Apollo, Saturno, Giove, Mercurio, Amore
Plutone, Cinzia ->
Apollo, Saturno, Giove, Mercurio, Amore
<- Giunone

Cilenio / Alta reina

(in questo mentre s'apre la suddetta macchina di Giove, in mezzo alla quale si scopre Marte, e Venere allacciati nella rete)

Apollo, Saturno, Giove, Mercurio, Amore, Giunone
<- Venerte, Marte, numerose deitadi

Spettacolo gentil / Nobil pensiero

Udite, o numi impuri: il cor, che reo

Marte e Venere
Amati contenti

Or tu, mia bella diva

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima
Proscenio occupato da nuvole, quali dopo vari moti formano un leone coronato nel mezzo; indi a poco a poco... Qui sparisce il monte. Sparendo in questo mentre a poco a poco la nuvola insieme con le macchine si scopre la reggia maestosa... Giardino nel ciel di Venere. Palazzo trasparente nel ciel d'Apollo. Grottesca agghiacciata nel ciel di Saturno. Galleria nel ciel di Mercurio. Armeria nel cielo di Marte. Marittima. Infernale di fiamme trasparente ripiena d'orridi mostri con faci accese nelle mani. Reggia nel ciel di Cinzia.
Atto primo Atto secondo

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