Atto primo

 

Scena prima

Riviera dell'Eusino con folta selva, che ingombra tutta la scena.
Farnace con spada nuda in mano, poi Tamiri.

 Q 

Farnace

 

FARNACE

Benché vinto, e sconfitto  

perfide stelle, io son Farnace ancora,

di Mitridate il figlio

ha in pugno ancor di Mitridate il brando,

ha in seno ancor di Mitridate il core.

Per lacerar i lauri in su la chioma

alla superba Roma

risorgerò, nemico ognor più crudo,

cenere anche sepolte, e spirto ignudo.

 

<- Tamiri

TAMIRI

Mio consorte, mio re, deh per le sacre  

venerabili fiamme

d'amor, e d'Imeneo, per quella fede,

che annodò le nostre alme, arresta il piede.

FARNACE

Non ami ben, se l'onor mio non ami.

TAMIRI

Amo, sì, l'onor tuo, ma mi spaventa

l'orror dell'imminente alto periglio.

FARNACE

Dov'è più di periglio, è più di gloria.

TAMIRI

Vanne dunque, o crudel, e qui mi lascia

tra le fiere agonie de' miei timori.

Lascia in balìa del vincitor superbo

la sposa desolata,

e l'infelice, oh dio! tenero figlio,

perché vadano entrambi

tra le schiave più vili a torcer lane,

ed a baciar le clamidi romane.

FARNACE

(Questo solo pensiero

urta la mia costanza;

ma lo domi virtù robusta, e forte.)

Sposa Tamiri, ascolta.

TAMIRI

Il cenno attendo.

FARNACE

Quest'acciaro fatal prendi, o regina:

e sovra d'esso giura

d'eseguir quella legge,

che uscirà dal mio labbro.

TAMIRI

Eccomi pronta.

FARNACE

La tiranna del mondo

puote ancora esser vinta;

ma se l'empia fortuna

idolatra di lei per lei pugnando,

farà che sul mio capo

l'aquile abominate alzino il volo,

tutto nel cor del figlio, indi nel tuo

tu questo ferro immergi.

Dall'indegno servaggio esso vi sciolga,

e l'ingiurie del ferro il ferro tolga.

TAMIRI

Due gran prove mi chiedi,

signor, del mio coraggio.

L'una è degna di me perché son moglie,

l'altra è indegna di me perché son madre.

FARNACE

Anch'io son padre, e te 'l comando. A noi

questo nome non toglie

l'alta necessità d'oprar da grandi:

torna tosto in città, Tamiri, addio,

con quest'amplesso impegno

l'ubbidienza tua. Servi alla legge

che giurasti al mio amor, e alla mia gloria,

e pensa che consorte

di Farnace non sei se non sei forte.

 

Ricordati che sei  

regina madre, e sposa,

che dell'onor gelosa

ti vuol la maestà.

Pria che soffrir la pena

d'una servil catena,

sì, sì questa tu déi

pietosa crudeltà.

Farnace ->

 

Scena seconda

Tamiri sola.

 

 

Ch'io mi tolga col ferro  

all'onta del trionfo

è giustizia, è ragione, e sì grand'atto

stabilito era già ne' miei pensieri.

Ma che col ferro stesso

io sveni il caro figlio, il figlio amato

è fierezza crudel d'ingiusto fato.

 

Combattono quest'alma  

la gloria, la pietà,

l'amor, la fedeltà.

Lo sposo, il figlio.

Lo sposo tradirò?

Il figlio ucciderò?

Ah che l'ingiusta palma

non so di chi sarà,

cieli consiglio!

Tamiri ->

 
 

Scena terza

Escono Guastatori, che troncando in breve la selva la riducono ad un'aperta campagna, vedendosi in fondo il mare, e in esso l'armata navale di Berenice, e da una parte la città di Eraclea con ponte, che introduce nella medesima. Approdano le navi, e gettati i ponti sbarca sul lido l'Esercito, e dopo sbarcano da ricco naviglio Berenice, e Gilade con numeroso reale Accompagnamento.

<- guastatori

 Q 

<- esercito romano

 

CORO

Dell'Eusino con aura feconda  

approda alla sponda

la guerriera, l'eccelsa regina.

Qui la gloria d'un'alta vendetta

invitta l'aspetta

del nemico all'estrema rovina.

 

<- Berenice, Gilade, numeroso accompagnamento

GILADE

Del nemico Farnace  

questo è l'impero, e quella

che là si vede torreggiar vicina

è la città de' regni suoi regina

ei se non mente della fama il grido

già ne' vicini campi

dal romano valor fu debellato.

BERENICE

Fu debellato, sì, ma non fu vinto.

GILADE

Se con l'armi di Roma

le tue congiungi il tuo trionfo è certo.

BERENICE

Sì, da Roma invitata

a guerreggiar contro Farnace io venni.

GILADE

Nunzi del nostro arrivo

al gran duce romano invia messaggi.

BERENICE

È già noto a Pompeo che Berenice

con cento amiche schiere

dell'Eusino guerrier preme le sponde.

GILADE

Ma qual gente improvvisa

a noi s'appresta?

BERENICE

Io vedo

nell'insegne ondeggiar l'aquila invitta.

 

Scena quarta

Pompeo, Aquilio con l'Esercito romano e detti.

<- Pompeo, Aquilio

 

POMPEO

Amazzone real dell'oriente...  

BERENICE

Debellator de' più feroci imperi.

POMPEO

Berenice.

BERENICE

Pompeo.

POMPEO

Roma t'accoglie

con le mie braccia.

BERENICE

E con le mie riceve

l'Asia gli amplessi tuoi.

POMPEO

Contro i ribelli

della gloria romana

combatteremo uniti.

BERENICE

Mora Farnace. Altro da te non bramo.

POMPEO

Mora Farnace. Ad assalir le mura

ov'ei s'asconde io moverò le squadre

de' più scelti guerrieri,

tu l'assalto feroce

d'altra parte asseconda, e vendicato

a momenti sarai.

BERENICE
(a Gilade)

Principe udisti.

Sotto l'altro comando a tant'impresa

guida tu le nostre armi.

GILADE

Seguirò coraggioso

l'orme di sì gran duce.

BERENICE

Col suo esempio

o renderai maggior la mia fortuna,

o nell'opre ammirande

lascerai l'ombra almen d'un nome grande.

Berenice, numeroso accompagnamento ->

 

Scena quinta

Pompeo, Gilade, Aquilio.

 

POMPEO

Guerrieri, eccovi a fronte  

la città più superba

ove regni Farnace, ove regnasse

il gran nemico Mitridate. In quella

è il più forte riparo

dell'Asia già cadente,

la difesa maggior dell'oriente.

 

CORO

Su campioni, su guerrieri  

coraggiosi, arditi, e fieri

a ferire, a fulminar.

Con le fiamme, cogl'acciari

sdegno atroce si prepari

quelle mura ad atterrar.

 
Segue l'assalto della città, che viene attaccata sul ponte. Sortiscono gl'Assediati, e respingono sul campo gl'Assalitori, i quali incalzano nella città gl'Assaliti, e se ne impadroniscono. In questo esce dal bosco Farnace co' suoi Soldati.

<- assediati

assediati, esercito romano, guastatori, Pompeo, Aquilio, Gilade ->

<- Farnace, soldati asiatici

 

FARNACE

In sì gran punto ancora  

la fortuna si tenti, o almen si mora.

 
Investe alle spalle i Nemici, e dopo fiero contrasto Farnace co' suoi resta fugato.

<- assediati, esercito romano, guastatori, alcuni soldati

Farnace, soldati asiatici, assediati ->

 

Scena sesta

Aquilio con Selinda dalla parte della città, dall'altra Berenice con Séguito, Pompeo, Gilade, e Soldati sul campo.

<- Aquilio, Selinda, Berenice, seguito, Pompeo, Gilade

 

SELINDA

Signor, s'anche fra l'armi  

pietade ha luogo, e cortesia non toglie

punto di lena a marziali incendi,

me donzella non vile

dal militare ardir salva, e difendi.

AQUILIO

(Quanto è vaga costei!)

GILADE

(Quanto è gentile!)

POMPEO

Sorgi, e il grado palesa.

SELINDA

Io son Selinda.

BERENICE

Selinda di Farnace

la superba germana?

POMPEO

Avrai nel nostro campo

bella Selinda e sicurezza e scampo.

Gilade, a te consegno

l'illustre prigioniera.

BERENICE

Ben guardata ella sia

finché di Roma il fulmine fatale

sul fratel contumace oggi se n' cada.

POMPEO

Su l'abbattute mura

la vittoria ci chiama. Andianne omai.

BERENICE

(Di quel barbaro alfin mi vendicai.)

 
(entrano in città)

Berenice, seguito, Pompeo, esercito romano, guastatori ->

 

Scena settima

Selinda, Gilade, Aquilio, alcuni Soldati.

 

SELINDA

A' nostri danni armata  

venne ancor Berenice?

E congiurò con le romane squadre

contro l'unica figlia ancor la madre?

GILADE

Non ha riguardi, o bella,

la ragion dello sdegno.

AQUILIO

E a questa cede

ogni ragion del sangue, e dell'amore.

SELINDA
(a Gilade)

E tu per lei pugnasti

di regina crudel duce peggiore?

GILADE

Pugnai per Berenice

pria di veder Selinda.

(Or che Selinda io vidi

aborro Berenice,

odio la mia vittoria

detesto il mio valor, e la mia gloria.)

 

Nell'intimo del petto    

quel caro, e dolce sguardo,

mi va cercando il cor.

Non mi difendo, o guardo,

ma godo del diletto

che mi promette amor.

S

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Gilade ->

 

Scena ottava

Selinda, Aquilio, e alcuni Soldati.

 

AQUILIO

A sorprendermi il cor, bella Selinda,  

splende nel tuo bel viso

la più serena idea, che mai scendesse

dall'alte sfere ad illustrar la terra.

SELINDA

Duce, me non alletta

aura di vana lode.

AQUILIO

Amor favella.

SELINDA

Amore

in un eroe romano?

AQUILIO

Che? Non amano forse anche gl'eroi?

SELINDA

Sì, ma non sono eroi se sono amanti.

Vanne; non è possibile che mai

Aquilio il maggior duce

dell'invitto Pompeo

vaneggi adornator del mio sembiante.

Sei guerriero nell'Asia, e non amante.

AQUILIO

Se guerrier son io,

come tale m'accogli, e mi concedi

generosa l'onor di tuo campione.

SELINDA

Senti: libera io nacqui, e nelle vene

ho un sangue, che più volte

fe' vacillar in fronte

alla tua Roma i combattuti allori.

Questo sangue mal soffre

l'onte della fortuna

qualche cosa tu ardisci

degna di te, degna di me; rifletti

su le mie voci, e su le mie vicende,

e se sprone bisogna al tuo valore,

sappi, che questo core

da' sereni occhi tuoi non si difende.

AQUILIO

Ma se tu non palesi il tuo desio...

SELINDA

Vanne, e pensaci bene Aquilio, addio.

 

AQUILIO

Begl'occhi io penserò.  

Ma che risolverò?

Se ho già risolto, sì, di sempre amarvi.

Voi siete il pensier mio,

ad altro non poss'io

pensar che a vagheggiarvi.

Aquilio ->

 

Scena nona

Selinda con alcuni Soldati.

 

SELINDA

Qual sembianza improvvisa  

in Gilade abbagliò le mie pupille?

Ah se mai fosse amore! Eh, no, Selinda

servi, servi al tuo grado. A entrambi lascia

con le lusinghe libertà d'amarti.

Nasceran dall'amor le gelosie,

e dalle gelosie l'ire, e gli sdegni.

Così forse amerai

Roma contro di Roma, e Berenice

contro di Berenice, e così forse

degl'occhi miei con la fatal saetta

io medesima farò la mia vendetta.

 

Al vezzeggiar d'un volto  

al balenar d'un ciglio

giunge la piaga al cor

che non temea d'amor fatal il dardo.

E nella rete colto

resta così il valor

el lusinghiero ardor d'un dolce sguardo.

Selinda ->

 
 

Scena decima

Luogo de' mausolei, in mezzo de' quali v'è gran piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto.
Tamiri sol suo piccolo Figlio condotto a mano da un Servo.

 Q 

Tamiri, figlio di Tamiri, servo

 

TAMIRI

Figlio, non v'è più tempo:  

l'empia Roma trionfa, e a noi de' numi

nessun più resta, o restano i men forti.

Morir si dée; l'ira fatal è giunta.

Or che farò? S'adempia

di Farnace il comando,

ma non s'adempia in questo

delle viscere mie parto innocente.

E poiché non rimane

d'un impero sì nobile, e di tante

città superbe un breve

spazio di terra, ove un bambin s'asconda,

disserra, o fido servo,

questo sacro, e feral tempio dell'ombre

ivi il figlio si celi.

(prende per mano il figlio, e 'l servo va ad aprir la piramide)

 

O figlio, o troppo tardi

nato all'afflitta patria, e troppo presto

alla madre infelice.

Io ti dono una vita.

Che il genitor condanna,

ma ti riserbo al rischio

d'una servil catena. Abbila in grado

s'ella è pietà, s'è crudeltà, perdona

andianne, o figlio.

(s'incammina, ma ripugnando il fanciullo torna indietro)

 

Ah tu ritiri il passo

e prendi a sdegno il vergognoso asilo.

Cedi alla tua fortuna,

diletto mio, cedi al destino, e vivi.

Tempo forse verrà che tu ripigli

l'indole generosa, e che ritolga

alla lupa tiranna

l'usurpato dominio. Oggi ti basti

d'ingannar la tua morte. Intanto, o caro,

questo bacio ricevi

del mio povero amor ultimo dono.

L'alma sen viene in esso

tutta sul labbro, ed a seguirti impara.

Vanne, fra pochi istanti

anch'io verrò. Mi chiuderà l'istessa

tomba, ch'ora ti chiude.

Ti starò sempre al fianco,

veglierò su' tuoi casi. Ombra gelosa

vanne, idol mio; colà ti cela, e posa.

(entra il fanciullo nella piramide, e il servo chiude la porta)

figlio di Tamiri, servo ->

 

 

Ma se di madre abbastanza  

si è serbato il costume,

tornisi a ripigliar quel di consorte.

(cava lo stile datole da Farnace)

Fiero ordigno di morte

delle sciagure mie rimedio estremo

aprimi il petto, e col mio sangue scrivi

che da regina io vissi, e da regina,

libera, e coronata

seppi ancor morir.

(mentre vuol uccidersi vien arrestata improvvisamente da Berenice)
 

Scena undicesima

Berenice con Guardie, e detti.

<- Berenice, guardie

 

BERENICE

(togliendole lo stile)

Fermati ingrata.  

TAMIRI

Qual ingiusta pietà?

BERENICE

Qual folle ardire?

TAMIRI

Usurparmi una morte,

che i miei disastri onora?

BERENICE

Arbitrar d'una vita

di cui Roma è signora?

TAMIRI

Ma tu di Roma amica,

dimmi, se giungi a me madre, o nemica?

BERENICE

Figlia di Berenice

in me madre or vedi,

me sposa di Farnace

vedi in me la nemica, e la tiranna.

TAMIRI

E in che peccò quell'infelice, amando

la tua prole in Tamiri,

e l'immagine tua nel mio sembiante?

BERENICE

In che peccò? Non ti rapì l'indegno

dalle mie braccia a mio dispetto?

TAMIRI

Ed io

qual oltraggio ti feci

con ubbidir al mio destin?

BERENICE

Dovresti

alla madre ubbidir pria che al destino.

TAMIRI

Ah regina...

BERENICE

Non più. Dove ascondesti

del mio fiero nemico

l'odiato germe?

TAMIRI

Oh dio!

Nella strage dell'Asia il cerco anch'io.

BERENICE

Nel pallor del tuo volto

la tua frode io ravviso.

Parla: il figlio dov'è?

TAMIRI

Dov'è il mio sposo?

Dove il mio regno? E dove

con la mia libertà la mia grandezza?

BERENICE

Non passeggia il dolor con tanto fasto

su le grandi sciagure

tu l'occultasti, iniqua;

ma i tormenti, e le fiamme

ti trarranno dal sen l'alma, o l'arcano.

TAMIRI

Pensi di spaventarmi? Io sono avvezza

a sfidar la mia morte.

Svenami, chi te 'l vieta?

Chi ti chiede pietà? Giunta all'estremo

delle miserie mie, nulla più temo.

 

Scena dodicesima

Pompeo con Séguito, e dette.

<- Pompeo, seguito

 

BERENICE

Signor: costei che audace empie le vene  

del sangue mio, ma nel suo core impressa

ha l'immagine sol del suo Farnace,

sia pur tua prigioniera.

D'esserle madre io sdegno

da che l'empia sdegnò d'essermi figlia.

Il nome di regina

cangi in quello di serva, e de' suoi regni

abbia sol tanto appena

quanto può misurarne una catena.

TAMIRI

Signor, miri al tuo piede

dell'invitto Ariarate

una figlia infelice,

odiata così da Berenice

perché serba nel petto

pieno di fede, e di costanza il core

come l'ereditò del genitore.

POMPEO

Ben ti risplende in volto

la chiarezza del sangue, e in un dell'alma

nulla io chiedo da te. Sei prigioniera

della tua genitrice. A lei t'inchina,

ed in lei riconosci

la vincitrice tua, la tua regina.

BERENICE

No, no. Resti l'iniqua

resti pur ne' tuoi lacci,

finché riveli dove

ostinata nasconde il figlio indegno

ad onta del mio amore, e del mio sdegno.

 

Da quel ferro, ch'ha svenato  

il mio sposo sventurato

imparai la crudeltà.

Nel mirar un figlio esangue

e bagnato del mio sangue

mi scordai della pietà.

Berenice, guardie ->

 

Scena tredicesima

Tamiri, e Pompeo.

 

POMPEO

Donna, la tua fortuna  

è comune al tuo amor. Ceda il tuo amore

dunque alla fortuna, e non contenda

al vincitor della vittoria il frutto,

in quel tenero tralcio

d'una pianta rubella

può germogliar un gran nemico a Roma.

L'Asia non è ancor doma,

e ben saria cagione

la mia stolta pietà d'alto periglio,

se risorgesse il genitor nel figlio.

 

Se si nasconde  

tra verdi fronde

benché bambina

serpe insidiosa,

men velenosa

ella non è.

Nel pargoletto

tuo dolce oggetto

di quella serpe

temer si de'.

Pompeo, seguito ->

 

TAMIRI

Roma dunque ci teme? O fortunate  

nostre cadute! Vive,

sì, vive il pargoletto

tanto da voi temuto eroi latini.

Vive, ma custodito

dai voti della patria, e dalle mie

diligenze amorose:

in esso io celo a Roma

la più nobil spoglia, in esso io tolgo

il suo maggior trofeo

al domator dell'Asia, al gran Pompeo.

 

Non trova mai riposo  

l'anima sconsolata

se persa nello sposo

ha la sua pace.

Or che in spavento mira

il fiero vostro cor

ripiglia il suo vigor

e il duolo tace.

Tamiri ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Riviera dell'Eusino con folta selva, che ingombra tutta la scena.

Farnace
 

Benché vinto, e sconfitto

Farnace
<- Tamiri

Mio consorte, mio re

Tamiri
Farnace ->

Ch'io mi tolga col ferro

Tamiri ->

(approdate le navi, e gettati i ponti, escono guastatori, che trovando in breve la selva, la riducono)

<- guastatori

Aperta campagna, si vede in fondo il mare, e in esso l'armata navale di Berenice, e da una parte la città d'Eraclea con ponte, che introduce nella medesima.

(approdano le navi, e gettati i ponti sbarca sul lido l'esercito)

guastatori
<- esercito romano

(approda un ricco naviglio)

guastatori, esercito romano
<- Berenice, Gilade, numeroso accompagnamento

Del nemico Farnace

guastatori, esercito romano, Berenice, Gilade, numeroso accompagnamento
<- Pompeo, Aquilio

Amazzone real dell'oriente

guastatori, esercito romano, Gilade, Pompeo, Aquilio
Berenice, numeroso accompagnamento ->

Guerrieri, eccovi a fronte

guastatori, esercito romano, Gilade, Pompeo, Aquilio
<- assediati

(assalto della città, che viene attaccata sul ponte)

assediati, esercito romano, guastatori, Pompeo, Aquilio, Gilade ->

(l'esercito romano si impadronisce della città)

<- Farnace, soldati asiatici

In sì gran punto ancora

Farnace, soldati asiatici
<- assediati, esercito romano, guastatori, alcuni soldati

(Farnace con i suoi investe i nemici; fiero contrasto)

esercito romano, guastatori, alcuni soldati
Farnace, soldati asiatici, assediati ->
esercito romano, guastatori, alcuni soldati
<- Aquilio, Selinda, Berenice, seguito, Pompeo, Gilade

Signor, s'anche fra l'armi

alcuni soldati, Aquilio, Selinda, Gilade
Berenice, seguito, Pompeo, esercito romano, guastatori ->

A' nostri danni armata

alcuni soldati, Aquilio, Selinda
Gilade ->

A sorprendermi il cor, bella Selinda

alcuni soldati, Selinda
Aquilio ->

Qual sembianza improvvisa

alcuni soldati
Selinda ->

Luogo de' mausolei, in mezzo de' quali v'è gran piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto.

Tamiri, figlio di Tamiri, servo
 

Figlio, non v'è più tempo

(il figlio di Tamiri entra nella piramide)

Tamiri
figlio di Tamiri, servo ->

Ma se di madre abbastanza

(Tamiri vuol uccidersi)

Tamiri
<- Berenice, guardie

(Tamiri vien arrestata da Berenice)

Fermati ingrata

Tamiri, Berenice, guardie
<- Pompeo, seguito

Signor: costei che audace empie le vene

Tamiri, Pompeo, seguito
Berenice, guardie ->

Donna, la tua fortuna

Tamiri
Pompeo, seguito ->

Roma dunque ci teme?

Tamiri ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima
Riviera dell'Eusino con folta selva, che ingombra tutta la scena. Aperta campagna, si vede in fondo il mare, e in esso l'armata navale di Berenice, e da una parte... Luogo de' mausolei, in mezzo de' quali v'è gran piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto. Luogo spazioso d'architettura nella reggia. Mausolei con la piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto. Gabinetti reali. Piazza d'Eraclea con trofei, ed altri apparati di trionfo. Stanze corrispondenti a giardini. Padiglioni reali.
Atto secondo Atto terzo

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