Atto terzo

 

Scena prima

Piazza d'Eraclea con trofei, ed altri apparati di trionfo.
Pompeo, Berenice, Gilade, Aquilio seguìti da ambedue gl'Eserciti vittoriosi.

 Q 

<- Pompeo, seguito di Pompeo, Berenice, Gilade, Aquilio, eserciti

 

CORO

Giuliva rimbomba  

dell'Asia già doma

la bella vittoria.

Sonora la tromba

la forza di Roma

divulga la gloria.

Il nemico è già sconfitto

così serve a Roma il fato

mai si volge il braccio invitto

senza un regno soggiogato.

D'ogni nemico è fulmine

il valoroso folgore

della romana spada.

Colpo giammai non videsi

vibrar la mano intrepida

che una città non cada.

 

eserciti ->

BERENICE

Gilade.  

GILADE

Gran regina.

BERENICE

Del già vinto Farnace

qual novella mi rechi?

GILADE

Entro la reggia

indarno io lo cercai.

AQUILIO

Tra fuggitivi

io l'ho seguìto invano.

POMPEO

È comun grido,

che nel bosco vicin perduto il campo

ei cercasse lo scampo.

BERENICE

Giacché, signor, non puoi

col sangue di Farnace,

col sangue almen del figlio

le tue promesse, e le mie brame adempi.

Appaga i voti della mia vendetta

e la metà d'un regno in premio aspetta.

 

Sposa afflitta, e madre offesa  

chieggo a te che dar la puoi

in quel sangue la mia pace,

se me 'l nieghi, ed in difesa

di quel sangue esser tu vuoi

sveglierà l'ira la face.

Berenice, Gilade ->

 

Scena seconda

Tamiri con Servi, che portano molti preziosi doni. Pompeo col suo Séguito, e Aquilio.

<- Tamiri, servi

servi ->

 

TAMIRI

Signor, se la clemenza  

non è l'ultimo pregio

d'un'alma grande, e generosa, rendi,

rendi un figlio innocente

a una madre infelice, e in ricompensa

dell'eroica pietà, gradisci in dono

quelli del mio Farnace

occultati tesori.

Un fanciullo io ti chiedo, e ti consegno

per un fanciullo la metà d'un regno.

POMPEO

Donna real, che in tal fortuna ancora

degna sei di tal nome,

l'ossequio accetto, e i doni tuoi rifiuto,

che a guerreggiar, non a cambiar qui venni

ma perché tu conosca

che in un petto romano

non è l'ultima gloria, anzi la prima

l'esser clemente, osserva

quanto dal tuo diverso è il mio consiglio.

Aquilio, olà, che tardi?

Rendi a costei coi suoi tesori il figlio.

(parte con Aquilio)

Pompeo, seguito di Pompeo, Aquilio ->

 

TAMIRI

Oh se quanto è pietoso  

verso l'amato figlio il mio destino,

tal fosse ancor verso l'amato sposo,

ogni oltraggio più fiero

gli vorrei perdonar, ma non lo spero.

 

Scena terza

Farnace, e Tamiri.

<- Farnace

 

FARNACE

Quanto mai fu crudele  

la tua pietà nel dar la vita al figlio!

Sol così lo perdesti,

sol così l'uccidesti.

TAMIRI

Ma del ciel la clemenza

con la man di Pompeo a me lo rende.

Son rea però di mille morti, e mille

a te ne chiedo. Squarcia questo petto.

Ma caro sposo, allor che ai piedi tuoi

languirò moribonda

in questo petto stesso

ravviva la cagion dell'error mio,

e riconosci, oh dio!

che vivo il figlio al genitor serbai

perché nel figlio il genitor amai.

FARNACE

Ah Tamiri: pur troppo

nella tua tenerezza

riconosce il mio cor la sua fierezza.

Vivi, che forse il cielo

qualche raggio di luce, e di speranza

ben farà scintillar su i casi nostri.

E se pur fia che mostri

sempre armato di folgori il sembiante,

sappi che in ogni istante

libera è la nostr'alma,

e che al desio del forte

può la vita mancar, ma non la morte.

 

TAMIRI

Forse, o caro, in questi accenti  

col tuo labbro mi favella

qualche nume; o qualche stella

che rigor più non avrà.

Qualche nume che vorrà,

qualche stella che saprà

raddolcir i miei tormenti

consolar la fedeltà.

Tamiri ->

 

FARNACE

Sì qualche nume, o qualche stella al fine  

ne darà qualche aita. Il cielo sempre

d'atre saette armato

non fulmina sdegnato

d'uopo è soffrir fin ch'ei non cangi tempre.

 

Sorge l'irato nembo    

e la fatal tempesta

col sussurrar dell'onde

e s'agita, e confonde

e cielo, e mar.

Ma fugge in un baleno

l'orrida nube infesta,

e placido, e sereno

il cielo appar.

S

Sfondo schermo () ()

Farnace ->

 
 

Scena quarta

Stanze corrispondenti a giardini.
Selinda, e Gilade.

 Q 

Selinda, Gilade

 

SELINDA

Gilade, il tuo pensiero  

ali non ha da sollevarsi mai

su l'altezza d'un trono?

GILADE

E come?

SELINDA

Non sei tu d'Ariarate

il più vicino erede?

Non sono in tuo poter le forze, e l'armi

di Cappadocia?

GILADE

Io non intendo ancora.

SELINDA

Usa la forza tua. Scocca uno strale

al bersaglio d'un regno.

Temi forse una donna,

ch'è del tuo braccio armata?

Senti orror d'un delitto,

che ti porge un diadema?

Non parli? Non rispondi?

Ti sgomenti sì presto, e ti confondi?

GILADE

Ch'io sveni Berenice?

SELINDA

Vile che sei, non vedi

nel tuo rimorso i precipizi tuoi?

Stabilita nel regno

l'altera donna, e col favor di Roma

divenuta possente

t'insidierà col ferro, e col veleno.

E allor trafitto a te dinanzi anch'io...

GILADE

Ah pur troppo quell'empia

del tuo sangue ha desio...

SELINDA

E tu dormi, o crudel sul mio periglio?

E neghittoso, e irresoluto ancora...

GILADE

No, no; cangio consiglio.

Regni Selinda, e Berenice mora.

 

Son vaghi gl'allori,  

che porge la gloria,

ma sono gl'amori

più vaghi al mio cor.

Io fui già guerriero

ed ebbi vittoria:

amante non spero

trionfar in amor.

Gilade ->

 

Scena quinta

Selinda, e Aquilio.

<- Aquilio

 

SELINDA

Aquilio, il braccio forte  

preparasti all'impresa?

All'opra dunque. Io voglio

che ritorni a regnar Farnace in soglio.

AQUILIO

Farnace?

SELINDA

Sì. Vive Farnace, e quando

ei racquisti per te la sua grandezza

ti promette in mercede i miei sponsali.

AQUILIO

Ciò da me non dipende.

SELINDA

E tu procura

che dipenda da te.

AQUILIO

Che mai far deggio?

SELINDA

Dove primo esser puoi

sdegna d'esser secondo.

Fa' che delle romane altere insegne

ricada in te l'autorità suprema,

e con libero impero allor farai

quanti re far vorrai.

AQUILIO

Contro Pompeo pretendi...

SELINDA

Quest'è il comando, è questo

il desiderio mio. Tu pensa il resto.

 

Ti vantasti mio guerriero,  

intendesti il mio pensiero;

se ricusi d'appagarmi

sei codardo, o mentitor.

Non dovevi lusingarmi

a svelarti il mio disegno,

se bastante al grand'impegno

non avevi in petto il cor.

Selinda ->

 

Scena sesta

Aquilio, poi Pompeo, e poi dall'altra parte Farnace.

 

AQUILIO

Oh stelle! Qual impresa  

da romano guerriero, un tradimento?

Ma qual vile rimorso in cor amante?

Coraggio Aquilio. Un'anima feroce?

Dée preferir talora

l'error, che giova alla virtù che nuoce

io dunque... Ecco Pompeo. A lui mi celo.

(si ritira)

 

<- Pompeo, Farnace

POMPEO

D'un regno soggiogato  

nuovo riceverà Roma un trionfo.

FARNACE

(Oh numi! Ecco il superbo.

Fausta protegga il colpo mio la sorte.

Si trafigga Pompeo.)

AQUILIO

(Pompeo s'uccida.)

(s'avanzano ambedue co' le spade impugnate dietro Pompeo, e nell'incontrarsi restano. Pompeo frattanto si volge verso di loro)

FARNACE

(Incontro inopportuno!)  

AQUILIO

(Evento strano!)

POMPEO

Aquilio? E tu chi sei?

Perché nudi gl'acciari ambo stringete?

Perché la guancia di pallor tingete?

FARNACE

Da fiero orribil angue

colà tra fiori uscito

fui dianzi assalito.

Quindi col ferro, che impugnai, fuggendo

attonito, e tremante

qua rivolsi le piante.

AQUILIO

Ed io che 'l vidi

minaccevole in atto

appressarsi al tuo fianco,

accorsi, e strinsi in tua difesa il brando.

FARNACE

(Or che farò?)

POMPEO
(ad Aquilio)

Costui dagl'occhi spira

non so, che d'ardimento, e di spavento.

AQUILIO

Come gli fu permesso

dalle guardie l'ingresso?

POMPEO

Stranier, dove nascesti?

FARNACE

In Cappadocia.

POMPEO

Sei guerrier?

FARNACE

Pugnai

sotto l'insegne d'Ariarate.

POMPEO

Ed ora?

FARNACE

Tra custodi reali

di Berenice ho luogo, e nome ancora.

POMPEO

Come t'appelli?

FARNACE

Ergildo.

POMPEO

(Il cor mi balza

con infelici moti.

Temo d'insidie.) Olà.

FARNACE

S'altro non chiedi

andrò...

(escono guardie)

<- guardie

POMPEO

Dell'esser tuo  

vuò notizie più certe.

Berenice s'appressa. Ella ti vegga,

indi se tal sarai,

qual ti dicesti, a tuo talento andrai.

FARNACE

(Barbari dèi!)

 

Scena settima

Berenice, e detti.

<- Berenice

 

POMPEO

Regina,  

in costui riconosci un tuo custode.

BERENICE

Chi sei? Volgi la fronte.

FARNACE

Io son uno, che teme

nelle sorti seconde,

ma nell'avverse ha in un coraggio,

e speme.

POMPEO

E ben regina,

il guerrier chi è?

BERENICE

Non lo ravvisi?

Al favellar superbo, al volto audace,

all'orgoglio del cor? Egl'è Farnace.

POMPEO

E nella regia osasti

entrar furtivo, e contro me t'armasti?

BERENICE

Trucidatelo, o fidi.

FARNACE

Morirò, ma pugnando

finché avrà lena il braccio, e taglio il brando.

POMPEO

Renditi: si disarmi, e s'incateni.

FARNACE

Non è, non è Farnace

facil trionfo. Io solo...

 
Mentre Farnace è assalito dalle Guardie sopravviene, ed entra fra l'armi Tamiri.
 

Scena ottava

Tamiri, e detti.

<- Tamiri, armati

 

TAMIRI

Oh dio! Fermate  

fermati i colpi. Ah sposo,

a me quel ferro, a me lo cedi. Io sono

la tua Tamiri. Io te ne priego. Lascia

che trionfi il mio amore

almen del tuo valore,

se non può trionfar tutto il mio pianto

della fierezza d'una madre.

FARNACE

Prendi.

(getta la spada a' piè di Berenice)

Sazia pur la tua rabbia

nel sangue mio, ma quando

sparso l'avrai dalle feroci vene,

fera crudel, ne lambirai l'arene.

 

BERENICE

Io crudel? Giusto rigore    

ti condanna, o traditore.

S

POMPEO

Non sei degno di mercé.

TAMIRI

Madre, duce, oh dio! Perché

così barbara sentenza?

FARNACE

È viltà chieder clemenza.

BERENICE

Tanto fasto?

POMPEO

Tant'orgoglio?

BERENICE

Morte attendi.

FARNACE

E morte io voglio.

TAMIRI

Madre, sposo, oh dio!

BERENICE E POMPEO

Non è tempo di pietà.

Insieme

FARNACE

Io non chiedo a voi pietà.

 

TAMIRI

Questa è troppa crudeltà.

BERENICE E POMPEO

La costanza, e la fortezza

del tuo cor

la tua morte abbatterà.

Insieme

TAMIRI E FARNACE

Il rigore, e la fierezza

della mia sorte

la mia morte appagherà.

Berenice, Pompeo, Tamiri, Farnace, guardie, armati ->

 

Scena nona

Aquilio.

 

 

Che feci, ohimè! Che feci?  

Con oppormi a Farnace

perdei la sua, perdei la mia speranza,

e lo stesso Farnace anco perdei.

Ah mia fatal sciagura?

Perfidissime stelle ingiusti dèi.

 

Furie dell'Erebo  

volo ad ascondermi

fra voi all'orribile

mio cieco orror.

Troppo il rimorso

mi rode l'anima,

crudel mi lacera

nel petto il cor.

Aquilio ->

 
 

Scena decima

Padiglioni reali.
Berenice sedendo in sedile sopra alcuni gradini; Farnace incatenato fra Guardie.

 Q 

Berenice, Farnace, guardie, servo, figlio di Tamiri

 

BERENICE

Farnace. I numi alfine  

mostrano d'esser numi, e d'esser giusti

FARNACE

Giusti li crederei, se dal mio piede

trasferissero al tuo queste ritorte,

e se quando io tentava

di trafigger Pompeo,

di svenar Berenice,

secondati essi avessero i miei voti.

BERENICE

De' tuoi misfatti intanto

a me ragion tu rendi.

Il tuo giudice io sono, a me Pompeo

sopra te diede autorità sovrana.

FARNACE

Non umilia Farnace

le sue ragioni al tribunal indegno

d'un giudice, ch'è servo

di cieche passioni,

e basso adulator della romana

tirannica fortuna.

BERENICE

Vanne dunque, e superbo,

vanne a morir con questa

temeraria baldanza. Al tuo delitto

il supplizio, che brami, è già prescritto.

(si leva)

 

Scena undicesima

Tamiri, e detti.

<- Tamiri

 

TAMIRI

Possibile, o regina,  

che al dolor d'una figlia

inflessibile sia la tua grand'alma?

Io ti stanco coi prieghi,

io ti inondo coi pianti, e nulla impetro.

(la prende per mano, e s'inginocchia)

Ecco di nuovo io torno

a bagnar la tua destra

con le lagrime mie. Da questi amplessi

non uscirai, se pria

di Farnace la vita a me non doni.

Vendicata non sei? Non lo spogliasti

d'ogni tuo ben? Quanti supplìci ancora

vuoi d'un misero re?

BERENICE

Voglio che mora.

Eseguite il comando.

(alle guardie, che s'avanzano, uno de' quali con sciabola nuda)
 

Scena dodicesima

Pompeo con alcune Guardie, e detti.

<- Pompeo, altre guardie

 

POMPEO

Regina, il ciel talora  

gran tempo si prepara

ad eleggere un re. Noi non dobbiamo

perderlo in un istante.

In perpetua prigion sia custodito.

BERENICE

No, no; non sarà mai

custodito abbastanza,

finché non ha per carcere un sepolcro.

Voglio che mora, ei di più colpe è reo.

 

Scena tredicesima

Gilade, e Selinda, con numeroso Séguito tutti con l'arme nude, e detti.

<- Gilade, Selinda, numeroso seguito

 

SELINDA E GILADE

Berenice morrà, morrà Pompeo.  

Assaltano le poche Guardie di Berenice, e le fugano.

guardie ->

 

BERENICE

Qual fellonia?

POMPEO

Qual tradimento?

GILADE

A terra

quest'indegne ritorte.

(tronca le catene a Farnace, e Selinda porge al medesimo la sua spada)

SELINDA

Compisci di tua man la tua vendetta.  

FARNACE

Amici, di Pompeo

si rispetti la vita. In Berenice

vadan tutti a ferir le nostre spade.

BERENICE

Traditori venite. Eccovi il petto,

non ricuso un castigo,

che meritai con ritardar la morte

al più fiero, e crudel de' miei nemici.

FARNACE

Voglio sol io l'onore

di questo scempio.

(vuol ferir Berenice, e Pompeo gli si oppone)

POMPEO

Ah principe, rifletti...

(in questo Tamiri preso il figlio, che da un servo era tenuto in disparte, s'avanza col medesimo)

TAMIRI

Rifletti, sì, che impiaghi  

Tamiri in Berenice,

son io tanto infelice,

che difender non possa

dalla madre lo sposo,

dallo sposo la madre? Ah se in te resta

scintilla di pietà per chi t'adora

serba in vita colei...

FARNACE

Voglio che mora.

(Berenice presa per un braccio Tamiri le presenta al petto uno stile)

BERENICE

Perfido, o t'allontana, o squarcio il petto  

della tua vaga.

POMPEO

O cedi, o del tuo figlio

vedrai la morte.

FARNACE

Invano, in van tentate...

(Pompeo sta in atto di ferir il figlio di Tamiri)

BERENICE

Vieni.

POMPEO

Appressati.

TAMIRI

Oh dèi?

FARNACE

Prence, germana,

or che farem?

(pensa)

SELINDA E GILADE

Non so.

POMPEO

Principi, è tempo omai, che in voi s'estingua

delle vostr'ire il fuoco. Alterna pace

dal generoso core

risorger faccia il già sopito amore.

FARNACE

Vuoi la mia morte?

Eccoti il ferro. Uccidimi.

(risoluto getta la spada a Berenice)

BERENICE

(getta lo stile)

Farnace,

finito è l'odio mio. Vedo, che il cielo

apertamente lo condanna. Vieni

accoglimi qual madre,

ch'io t'abbraccio qual figlio. Abbia Tamiri

un sì degno consorte, abbia il mio trono

un sì nobil sostegno. Omai vivere,

e felici regnate, e vostra sia

ogni fortuna, ogni grandezza mia.

POMPEO

Per sì lieti successi anch'io ti rendo

il tuo scettro, il mio amor. Con Berenice

vivi, e regna felice.

Ma d'Aquilio, che avvenne?

GILADE

(a Pompeo)

È prigioniero.

(a Farnace)

Emireno il tuo duce

mentr'ei passava dalla reggia al campo

lo rattenne per via.

SELINDA

Contro il romano

esercito già move

furibondo Emireno un nembo d'armi.

FARNACE

Si frastorni la pugna.

Rendasi Aquilio.

POMPEO

Ad Emireno andate,

e 'l comando recate.

SELINDA

A Gilade, che fabbro

fu della nostra sorte,

mostra la tua clemenza.

BERENICE

Io gli perdono,

e se Farnace assente,

ch'egli sii tuo consorte, a te lo dono.

FARNACE

Principe, il tuo gran merto

di maggior premio è degno.

Ti debbo oltre Selinda, e vita, e regno.

 

CORO

Coronata di gigli, e di rose  

con gl'amori ritorni la pace.

E fra mille facelle amorose

perda i lampi dell'odio la face.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Piazza d'Eraclea con trofei, ed altri apparati di trionfo.

<- Pompeo, seguito di Pompeo, Berenice, Gilade, Aquilio, eserciti
Pompeo, seguito di Pompeo, Berenice, Gilade, Aquilio
eserciti ->

Gilade / Gran regina

Pompeo, seguito di Pompeo, Aquilio
Berenice, Gilade ->
Pompeo, seguito di Pompeo, Aquilio
<- Tamiri, servi
Pompeo, seguito di Pompeo, Aquilio, Tamiri
servi ->

Signor, se la clemenza

Tamiri
Pompeo, seguito di Pompeo, Aquilio ->

Oh se quanto è pietoso

Tamiri
<- Farnace

Quanto mai fu crudele

Farnace
Tamiri ->

Sì qualche nume, o qualche stella al fine

Farnace ->

Stanze corrispondenti a giardini.

Selinda, Gilade
 

Gilade, il tuo pensiero

Selinda
Gilade ->
Selinda
<- Aquilio

Aquilio, il braccio forte

Aquilio
Selinda ->

Oh stelle! Qual impresa

(Aquilio si ritira)

Aquilio
<- Pompeo, Farnace

(Farnace non visto da Pompeo)

D'un regno soggiogato

(avanzano ambidue colle spade impugnate verso Pompeo; Pompeo si volge verso di loro)

Incontro inopportuno!

Aquilio, Pompeo, Farnace
<- guardie

Dell'esser tuo vuò notizie

Aquilio, Pompeo, Farnace, guardie
<- Berenice

Regina, in costui riconosci

(Farnace è assalito dalle guardie e sopravviene)

Aquilio, Pompeo, Farnace, guardie, Berenice
<- Tamiri, armati

Oh dio! Fermate fermati i colpi

Berenice, Pompeo, Tamiri e Farnace
Io crudel? Giusto rigore
Aquilio
Berenice, Pompeo, Tamiri, Farnace, guardie, armati ->

Che feci, ohimè! Che feci?

Aquilio ->

Padiglioni reali.

Berenice, Farnace, guardie, servo, figlio di Tamiri
 

(Farnace incatenato, servo e il figlio di Tamiri in disparte)

Farnace. I numi alfine

Berenice, Farnace, guardie, servo, figlio di Tamiri
<- Tamiri

Possibile, o regina

Berenice, Farnace, guardie, servo, figlio di Tamiri, Tamiri
<- Pompeo, altre guardie

Regina, il ciel talora

Berenice, Farnace, guardie, servo, figlio di Tamiri, Tamiri, Pompeo, altre guardie
<- Gilade, Selinda, numeroso seguito

Berenice morrà, morrà Pompeo

(Gilade, Selinda e il loro seguito assaltano le poche guardie di Berenice, e le fugano)

Berenice, Farnace, servo, figlio di Tamiri, Tamiri, Pompeo, altre guardie, Gilade, Selinda, numeroso seguito
guardie ->

(Farnace liberato da Gilade)

Compisci di tua man la tua vendetta

(Pompeo si oppone a Farnace che vuol ferir Berenice)

(Tamiri preso il figlio s'avanza col medesimo)

Rifletti, sì, che impiaghi

(Berenice minaccia Tamiri con uno stile, e Pompeo minaccia il figlio di Tamiri)

Perfido, o t'allontana, o squarcio il petto

(Berenice getta lo stile)

Farnace, finito è l'odio mio

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima
Riviera dell'Eusino con folta selva, che ingombra tutta la scena. Aperta campagna, si vede in fondo il mare, e in esso l'armata navale di Berenice, e da una parte... Luogo de' mausolei, in mezzo de' quali v'è gran piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto. Luogo spazioso d'architettura nella reggia. Mausolei con la piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto. Gabinetti reali. Piazza d'Eraclea con trofei, ed altri apparati di trionfo. Stanze corrispondenti a giardini. Padiglioni reali.
Atto primo Atto secondo

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