Atto quinto

 

Scena prima

Nettuno, Austro, e coro di Tempeste.

 Q 

tempeste

<- Nettuno, Austro

 

NETTUNO

Qual pioggia orribilissima, quai nembi  

scendon ne' regni miei?

I secoli di Pirra,

forse son ritornati eterei dèi?

Ite, fermate i tuon, fermate i lampi

empi figli d'Astreo,

re degl'ondosi campi,

io Nettuno il comando;

ite dal cielo, ite dal mare in bando.

In quest'alma stagione

il bel Zeffiro regna,

e non Austro importuno, ed Aquilone:

all'eolia magione,

ite dal cielo, ite dal mare in bando,

io Nettuno il comando.

AUSTRO

O monarca dell'onde,

per crudeltà d'un core,

quinci ha fatto partita

il bel vento d'Amore:

or lascia tu, che noi

nelle tirrene piagge

lasciam memoria degl'oltraggi suoi.

Austro ->

 

CORO DI TEMPESTE

Suonino,  

tuonino

sdegnate nubi in cielo:

cadano,

vadano

in giù tempeste, e gelo.

 

Scena seconda

Amore, con la Gelosia, Nettuno, un de' Tritoni, e coro di Tempeste.

<- Amore, Gelosia, Tritone

 

AMORE

Nettuno, io son, che muovo  

queste fiere procelle, e questi venti,

e tu di raffrenargli indarno or tenti:

ma ben altra tempesta

nel tuo regno vedrai,

se il mio dardo fatal tu non mi dai:

sentimi; o tu mi rendi

l'impiombato mio strale,

o l'empia Gelosia nell'alma attendi:

dirai poi s'è maggiore

la tempesta del mare, oppur d'un core.

NETTUNO

Tolga il ciel, che giammai

mostro tanto spietato

turbi il mio cor, turbi il mio lieto stato.

Oh tritoni, oh tritoni

dall'arenoso fondo,

portatemi d'Amor l'aspra saetta,

e 'l nostro liberate umido mondo.

TRITONE

Eccoti, o frenator del falso regno,

eccoti il fiero strale,

cagion d'odio, e di sdegno.

Tritone ->

NETTUNO

Prendi Amore il tuo dardo,

tratto nel regno mio da Citerea;

prendilo, ch'io non voglio

mai nell'alma albergar furia sì rea;

prendilo, che piuttosto

vo', ch'amata beltà cruda mia sia,

ch'un bel volto goder con Gelosia.

(rende lo strale di piombo ad Amore)

AMORE

Or, ch'io comincio in parte

a ricovrare i miei perduti vanti,

serenatevi voi nembi tonanti;

fugga la pioggia, la tempesta, e 'l gelo;

torni tranquillo il mar, sereno il cielo.

 
 
Qui si rasserena la scena.

Bozzetti

 Q 

 

CORO DI TEMPESTE

Partiam nembi, partiamo, Amor sì vuole,  

partiam nere tempeste, e torni il sole.

tempeste ->

 

NETTUNO

Nel tranquillato regno,  

ecco io mi celo Amore;

tu meco non aver giammai disdegno;

è tuo questo tridente, e questo core.

Nettuno ->

 

AMORE

Ora, teco la voglio  

Giove moderator del sommo coro:

rendimi l'armi mie,

rendimi l'arco, e la saetta d'oro;

o proverai qual sia

il mio disdegno, e la vendetta mia.

 

Scena terza

Giove, e Amore, con la Gelosia.

<- Giove

 

GIOVE

Così tu parli con Giove  

superbo pargoletto,

né sai come i giganti ancor saetto?

AMORE

Oh, tonante immortale

rendimi l'arco mio,

rendimi l'aureo strale;

se non, che peggior mostro,

che non fu già Tifeo,

moverà guerra al sempiterno chiostro,

e tu della mia man sarai trofeo.

GIOVE

Qual è questo tuo mostro

in cui tanto ti fidi, o folle Amore?

AMORE

È l'empia Gelosia verme del core.

GIOVE

Su bell'aquila mia,

porta nel fiero rostro,

porta queste ad Amore armi fatali;

ch'udito il nome sol dell'empio mostro

tremo, re de' celesti, e de' mortali;

prendi i tuoi belli arnesi,

caro amoroso arciero;

perdona s'io t'offesi,

né far, ch'io provi mai serpe sì fiero.

 
L'aquila di Giove porta ad Amore il suo arco, e lo strale d'oro.

Giove ->

 

AMORE

O mie bell'armi, o mira  

sovrana incontrastabile possanza;

or, sì, ch'io on contento;

or, sì, mi cresce al cor gioia, e baldanza.

 

Scena quarta

Gelosia, e Amore.

 

GELOSIA

Dimmi, se brami Amore,  

ch'io per tua gloria tenti

altra impresa maggiore?

AMORE

No; ch'a baldanza ho dato

a' due miseri amanti,

oggi cagion di pianti:

or tu riedi in Averno

al tuo gelato rio,

e narra a Pluto il tuo valore, e mio.

GELOSIA

Folle sei, se tu pensi,

ch'io più faccia ritorno

al tartaro soggiorno:

Pluto più non mi vuole

nella squallida Dite;

Nettuno il mar mi nega, e Giove il cielo;

ond'io per mio ricetto

vo' delle donne innamorate il petto.

AMORE

Approvo il tuo parere;

ma sia con questa legge,

che mai di regia altissima donzella,

del bell'Arno ornamento,

tu non turbi il contento:

ella rimiri ogn'ora

nel real cavaliero,

a cui congiunger alla amica Fato,

costantissima fede, e cor sincero,

e sempre l'un per l'altro arda beato.

GELOSIA

Eccomi donne a voi:

altro loco non ho, ché 'l vosto seno,

vengo, e porto timor, ghiaccio, e veleno.

Gelosia ->

 

Scena quinta

Pane, e Amore.

<- Pane

 

PANE

Amore, io ti rammento  

la promessa mercede:

Corilla, che mi sprezza,

fa', ch'arda, o caro Amor, per mia bellezza.

AMORE

Pane; migliore assai

stimo la tua fortuna,

s'invece d'amarn'una,

queste donne crudel tutte odierai:

or vien qua, ch'io ti voglio

render appien beato:

ecco, ti passo il cor con questo strale,

or va', sprezza ogni donna, odia, e di' male.

 

PANE

Spento è 'l foco, e rotto è 'l nodo;  

più non amo empia beltà;

lieto vivo, e lieto godo

mia gioconda libertà:

lagrimate, o folli amanti,

io mi rido a' vostri pianti.

Più non sia, ch'all'empio sguardo,

io dimandi ogn'or mercé:

più non amo, più non ardo,

più mio cor servo non è:

lagrimate, o folli amanti,

io mi rido a' vostri pianti.

Caro sdegno, amato sdegno,

stammi al cor la notte, e 'l dì;

fa', che sempre io stimi indegno

l'empio stral, che mi ferì:

lagrimate, o folli amanti,

io mi rido a' vostri pianti.

Odio tanto, quanto amai

la crudel, che mi sprezzò;

e se sia possibil mai

più d'odiarla, io l'odierò:

lagrimate, o folli amanti,

io mi rido a' vostri pianti.

Va' crudel, ch'io sol mi pento,

che mio cor fedel ti fu;

se per te provai tormento,

credi, ch'or no 'l provo più:

lagrimate, o folli amanti,

io mi rido a' vostri pianti.

Pane ->

 

Scena sesta

Mercurio, e Amore.

<- Mercurio

 

MERCURIO

Eccoti Amore innanzi  

chi tanto oggi t'offese;

prendi qual vuoi vendetta,

Amor caro, Amor bello, Amor cortese.

Dannami, se ti pare,

qual nuovo Prometeo,

là nel giogo Rifeo,

a' fieri morsi del vorace augello;

fammi tizio novello;

ma non far, ch'io ti veggia

meco giammai sdegnato,

che più d'ogni avvoltore

temo l'ira d'Amore.

AMORE

Ah lingua adulatrice;

ah perfido, ah bugiardo;

taci, ch'io non mi scordo

dell'un, e l'altro mio rapito dardo.

MERCURIO

Amore, o tu perdona

al mio leggiadro furto,

ch'io feci, intento solo all'altrui bene;

o, se pur di castigo, io sembro degno

scenda contro me solo il tuo disdegno.

Che colpa have la terra

di tanti tuoi furori?

Nel suo fiorito manto

ella potrebbe gareggiar col cielo;

e tu vietando gl'altrui cari ardori

le neghi il parto de' bramati fiori.

Ah dolce, ah bello Amore,

tu, che conservi il mondo,

con sì gentil vaghezza

rendilo più giocondo:

torni alla bella Clori

il suo dolce desio,

e nel seno di lei viva beato:

per me ti parla il fato,

ti supplica il gran Giove,

ti domanda la terra il suo bel velo,

ti prega il mondo, e ti scongiura il cielo.

AMORE

Opri l'arco, e gli strali

chi meglio sa di me ferire i cori:

Venere accese Clori;

ella le porga aita;

e la risani alfin chi l'ha ferita.

Amore ->

 

MERCURIO

Dove vai, dove fuggi?  

Ah troppo crudo sei:

placati, o bello Amore;

placati a' preghi miei.

Mercurio ->

 

Scena settima

Clori, Corilla, Lirindo; Mercurio, e Amore.

<- Clori, Corilla, Lirindo

 

CLORI

Fortunata Corilla,  

fortunato Lirindo,

seguite il bel desio, che v'innamora:

lasciatemi, ch'io mora,

lasciatemi, ch'io pianga

mia fé tradita, e l'altrui fiero inganno,

lasciatemi, ch'io mora in tanto affanno.

CORILLA

Ah Clori, ah quanto bella,

credula, e semplicetta;

ah, non dar fede a così rea novella:

creder giammai non voglio

in celeste beltade,

perfidia, e crudelitate.

CLORI

Ohimè, che questa asconde

in sembianza di cielo, alma d'inferno:

misera, io mi credea

nelle nomadi selve, e nell'ircane,

trovar fiere inumane,

e le furie laggiù nel cieco Averno;

per prova, ora m'avveggio,

che sono ancora fiere in un bel viso,

e furie in paradiso.

Oh bello, quanto credo,

oh crudo, quanto bello; or da me lungi,

in dolcissimo laccio,

ti godi ad altra in braccio, e me consumi:

piangete afflitti lumi,

piangi tu sconsolata anima mia:

quante son le sue gioie, e i suoi contenti,

tanti spargete voi pianti, e lamenti.

LIRINDO

Non è sì duro scoglio,

Clori, che non si spezzi

a sì dolce cordoglio.

CLORI

Altra gode il mio sole;

io misera m'agghiaccio,

lontana a' dolci rai:

io misera mi sfaccio,

perché troppo credei, troppo bramai:

crudel, cui tanto amai,

sono le tue dolcezze a me veleno,

e mentre tu gioisci, io vengo meno.

Lirindo, Corilla ->

 

<- Mercurio, Amore

MERCURIO

Amore; aspe ben sei,  

se non senti pietade

di sì mesta beltade.

AMORE

Credi, che s'io l'avessi

oggi ferito il core,

farei tornare in gioia il suo dolore:

ma vedi Citerea

fender il ciel su rugiadosa nube,

ella tranquillerà doglia sì rea.

 

Scena ottava

Venere, Mercurio, Amore, e Clori.

<- Venere

 

VENERE

M'è forza alfin, s'io voglio  

far beati in amor Zeffiro, e Clori,

m'è forza di depor l'ira, e l'orgoglio;

e invece d'imperare,

conviemmi oggi pregare:

orsù; preghisi pure

il superbo Cupido;

benché crudel, benché perverso, e rio,

alfine è figlio mio.

Non più, non più disdegno,

figlio, del ciel conforto, e degli dèi;

non più, non più disdegno;

vendicato abbastanza oggi ti sei:

ecco, a placarti io vegno;

ecco, porto dal ciel tua bella face;

più non ti grido, e ti domando pace.

Sia tuo, non sia mia dono,

l'alma gioia d'un core innamorato;

più di ciò non ragiono;

fa' chi tu vuoi nel foco tuo beato:

su, vieni in queste braccia,

o dolcissimo figlio;

vieni, ch'io dar ti voglio

nelle tue labbra, e nelle tue pupille,

e cento, e cento baci, e mille, e mille.

MERCURIO

Placati, o bel Cupido;

corri alla madre in seno;

prendi tua bella face,

e due fidi amator fa' lieti appieno.

AMORE

Madre; più d'ogni forza,

ha meco forza un amoroso prego:

io mi placo, io mi piego;

e al folgorar di questa face mia,

Clori scaccio da te la Gelosia.

È falso, o bella ninfa,

che 'l bel Zeffiro tuo

arda per altra face in occidente;

e se Pane ciò dice, ei finge, e mente.

Furon dell'Eco ancora

le risposte mendaci:

io, così finsi allora

col ghiaccio mio, per inasprir tue faci:

or serena il bel viso,

or tu deponi i pianti, e le querele;

Zeffiro quant'è bel, tant'è fedele.

CLORI

Deh, che novelle ascolto?

È fedele il mio bene?

È mia la vita mia?

Partiti Gelosia,

partitevi dall'alma affanni, e pene;

non so, come sostiene

tanto diletto il core;

non so, come di gioia oggi non more.

Torna, se fido sei,

o bel Zeffiro mio;

torna a far rimavera agl'occhi miei:

torna, se fido sei;

torna, ch'ogni momento,

ch'io sto lungi da te, morir mi sento:

tu sei la mia vaghezza, e 'l mio desio;

torna Zeffiro mio.

Mercurio, Venere, Amore ->

 

Scena nona

Zeffiro, Clori, e Lirindo.

<- Zeffiro

 

ZEFFIRO

Dimmi, sei tu, mia vita,  

che mi chiami al gioire?

O piuttosto al morire.

CLORI

Son io, che fatta certa

del tuo sincero amore,

ti do me stessa, e 'l core.

ZEFFIRO

Ah, tu dell'Arno amante,

sprezzi ogn'altro consorte;

e sol fingi così per darmi morte.

CLORI

Credi, dolce mio bene,

credi, te solo adoro;

in te spiro, in te vivo, e per te moro.

ZEFFIRO

Oh cari, oh dolci accenti:

le mie rare dolcezze

ammirate elementi:

udite, o cieli, o terra

la mia gioia infinita:

Clori ogn'altro disprezza, e a me dà vita.

Apritevi voi tutte

viscere del mio petto;

venite tutt'ardor, tutto diletto:

piovetemi dagl'occhi

lagrime di dolcezza;

piovetemi dal seno

faville di vaghezza;

della mia gioia in segno,

la mia fede in pegno,

memoria eterna de' miei cari ardori,

nascete al mondo avventurosi fiori.

 

<- Lirindo

LIRINDO

O spettacol giocondo,  

o stupore, o vaghezza,

ecco gemmato il suol, fiorito il mondo.

Sfondo schermo () ()

 

 

Venite a schiera, a schiera  

belle amorose ninfe,

le pompe a rimirar di primavera:

vedete, (oh meraviglia)

vedete a mille, a mille

germi spuntar da rugiadose stille:

o nuovi pregi, o meraviglie belle,

o fiori, o gemme, o stelle.

 

Scena decima

Coro di Napee, Corilla, Berecinzia, Zeffiro, Clori, Venere, e Amore.

<- napee, Corilla, Berecinzia, Venere, e Amore

 

CORO

O spettacol giocondo,  

o stupore, o vaghezza,

ecco gemmato il suol, fiorito il mondo.

 

CORILLA

Odorati tesori,  

chi di bell'ostro è tinto,

chi del color del cielo

il bel volto ha dipinto,

chi ride in bel candore,

chi arde in bel pallore:

o nuovi pregi, o meraviglie belle,

o fiori, o gemme, o stelle.

BERECINZIA

Fiori, riso del prato,

di Zeffiro gentil vezzosa prole;

fiori, gioia del sole,

orbamento del mondo innamorato;

del bel manto stellato

vada pur nella notte il cielo adorno,

io spiegherò le stelle mie di giorno.

ZEFFIRO

Deh, perché più non turbi

il mio sommo gioir geloso affetto,

vientene in vago cielo,

vientene amata Clori al tuo diletto:

dammi la bella destra,

ch'è dell'anima mia soave laccio;

calca quest'aura nube,

e vivi eterna al tuo fedele in braccio.

In questi aerei campi

vivrai de' fior regina:

tale io t'eleggo, e tale

te de' fati il voler oggi destina:

compagna dell'Aurora,

spargerai nel mattino i miei tesori;

ed invece di Clori,

sarai da' sommi dèi chiamata Flora;

di questo sì bel nome il ciel t'onora.

CLORI

Gioite al gioir mio

tirreni campi, ov'ebbi vita, e cuna;

gioite lieti all'alta mia fortuna:

sorga nel vostro seno

del mio nome novello alta cittade,

Flora, che regga il freno

delle belle d'Etruria alme contrade,

Flora, seggio di gloria, e di beltade.

Questa ogn'or gloriosa

negli studi di Marte, e di Minerva,

madre d'eroi famosa,

per magnanima prole

sia fior d'Italia, e dell'Europa il sole.

VENERE

Su mio giocondo figlio,

su diletto Cillenio, ancora noi

sovra nubi volanti

accompagniamo i due felici amanti.

AMORE

Ninfe, qualora ardete

da mia face gradita,

e non altronde aita, unqua attendete:

or, mentre voi godete

il bel parto de' fior, che v'innamora,

fate in ciel risonar Zeffiro, e Flora.

 

CORO

O spettacol giocondo,  

o stupore, o vaghezza,

ecco gemmato il suol, fiorito il mondo.

 
Apollo sopra il caval pegaseo, col fonte portato dalle Muse.

<- Apollo, muse, aure

 

Dal dorso altier del mio famoso monte,  

or, che 'l vento d'Amor pinge le valli,

i fiori ad irrigar d'almi cristalli,

porto, Febo immortal, l'aonio fonte.

Del sangue di Medusa alato figlio

Pegaso spargi tu l'eterna vena,

e tra gl'onor della fiorita scena

più dell'onde celesti irrora il giglio.

Il giglio nell'Italia ogn'or frondeggi,

del nobil Arno, e della Parma onore;

Giove l'avvivi, e lo secondi Amore,

né fiore in terra sia, che lo pareggi.

Oh, qual sue glorie fioriran più vive?

Qual d'almi pregi ingemmerassi allora,

che la perla dell'Arno, e 'l sol di Flora

andrà del Taro a serenar le rive?

Gioisca allora il Tebro; allor la chioma

dalle nobil ruine erga il Tarpeo;

e dalle faci allor d'alto Imeneo

nuovi solo di gloria attenda Roma.

Farnesi gigli, avventuroso stelo,

del fatidic'Apollo udite i carmi;

nasceran sotto voi virtudi, ed armi,

e a voi le stelle invidieran dal cielo.

Or, mentre Flora i pregi suoi diffonde,

aure del mio bel fonte abitatrici,

intorno a' nati fiori aure felici,

guidate balli, al dolce suon dell'onde.

 
Qui ballano l'Aure, e finisce l'opera.
 

Fine (Atto quinto)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Scena orrida.

tempeste
 
tempeste
<- Nettuno, Austro

Qual pioggia orribilissima, quai nembi

tempeste, Nettuno
Austro ->
Coro di tempeste
Suonino, tuonino
tempeste, Nettuno
<- Amore, Gelosia, Tritone

Nettuno, io son, che muovo

tempeste, Nettuno, Amore, Gelosia
Tritone ->

(si rasserena)

Campi tirreni.

Nettuno, Amore, Gelosia
tempeste ->

Nel tranquillato regno

Amore, Gelosia
Nettuno ->

Ora, teco la voglio

Amore, Gelosia
<- Giove

Così tu parli con Giove

(l'aquila di Giove porta ad Amore il suo arco, e lo strale d'oro)

Amore, Gelosia
Giove ->

O mie bell'armi, o mira

Dimmi, se brami Amore

Amore
Gelosia ->
Amore
<- Pane

Amore, io ti rammento

Amore
Pane ->
Amore
<- Mercurio

Eccoti Amore innanzi

Mercurio
Amore ->

Dove vai, dove fuggi?

Mercurio ->
<- Clori, Corilla, Lirindo

Fortunata Corilla

Clori
Lirindo, Corilla ->
Clori
<- Mercurio, Amore

Amore; aspe ben sei

Clori, Mercurio, Amore
<- Venere

M'è forza alfin, s'io voglio

Clori
Mercurio, Venere, Amore ->
Clori
<- Zeffiro

Dimmi, sei tu, mia vita

Clori, Zeffiro
<- Lirindo

Venite a schiera, a schiera

Clori, Zeffiro, Lirindo
<- napee, Corilla, Berecinzia, Venere, e Amore

Odorati tesori

Clori, Zeffiro, Lirindo, napee, Corilla, Berecinzia, Venere, e Amore
<- Apollo, muse, aure

(Apollo sopra il caval pegaseo)

(qui ballano l'aure)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima
Campi tirreni. Campi tirreni. Campi tirreni. Campi tirreni. Inferno. Campi tirreni. Campi tirreni. Scena orrida. Scena orrida. Campi tirreni.
Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto

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