Atto primo

 

Scena prima

Campagna d'Egitto flagellata dai raggi del sole con antico ponte di pietra sopra un ramo del Nilo.
Giulio Cesare. Curio, che passano il ponte.

 Q 

<- Giulio, Curio

 

GIULIO

Curio, Cesare venne, e vide, e vinse.  

Già il pompeian sconfitto

ode muggir sotto al cesareo giogo

punto da l'armi 'l Tauro, e mal soffrendo

tinte di sangue imporporar le sponde

del Tigri, e del Peneo mormoran l'onde.

Così vedrà Pompeo

l'alloro serpeggiar su la mia chioma.

Cesare solo imperator di Roma.

CURIO

Giulio, se dal tuo ferro

già de l'Idra latina

caddero inceneriti

i sette colli a ferrea selva in seno,

Roma incolpi sé stessa,

che ti mandò sin de le Francie ai lidi

acciò imparasti ad imitar gli Alcidi.

GIULIO

Al ventilar di militar bandiere

passate, o duce.

 

Su trombe guerriere.  

Tra bellici lampi

allaghino i campi

diluvi di schiere.

Su trombe guerriere.

 
Qui al fremito delle trombe mentre passa il ponte l'Esercito cesareo, si oscura l'aria dall'eclissi del sole.

<- esercito

 

CURIO

Ma qual portento io scorgo?  

Al balenar del tuo fulmineo telo

gira il lampo del ciglio: osserva, e mira,

come abbagliato occhio non ha più il cielo.

Son presagi i prodigi. E solo a' grandi

sovrastano i portenti orror de' troni.

A' suoi disegni unqua non sceglie il fato

fra il volgo de le stelle astro plebeo.

Né tuona mai d'intorno

al tetto umil del villan bifolco

quel fulmine, che sdegna

scuotendo un soglio arruginirsi in solco.

GIULIO

Se gli eventi de' grandi 'l ciel predice,

invano il mio nemico

pe' rinforzar de' suoi guerrier sconfitti

le reliquie disperse

ricorse a Tolomeo.

Vincerà Giulio.

CURIO

E perderà Pompeo.

GIULIO

Che più si tarda, o mie falangi arciere?

 

Su trombe guerriere.

Fra nembi d'armati...

 

CURIO

Ferma, signor. Qual Briareo natante  

co' le braccia de' remi

sferza del Nilo il vagabondo argento?

esercito ->

 

Scena seconda

Cornelia, Sesto, sopra dorato naviglio.
Detti.

<- Cornelia, Sesto

 

CORNELIA

Stelle, non m'uccidete.  

Se voi non secondate

la speranza del cor,

se m'ingannate,

voi con troppo dolor

mi trafiggete.

Stelle, non m'uccidete.

 
(sbarcano)
 

GIULIO

Questa è Cornelia.  

CURIO

O sorte!

Del nemico Pompeo l'alta consorte?

Cesare, a questa un tempo

sacrai la libertade.

Con sua rara beltà trofeo sì vago

ben può far, che trionfi

in Roma il Tebro, e in sì bel crine il Tago.

CORNELIA

Gran dio de le vittorie.

SESTO

De l'alta Roma, o domator feroce!

CORNELIA E SESTO

Baciam, se pur t'aggrada,

il fulmine di Giove in questa spada.

GIULIO

Da Cesare, che chiedi,

gran germe de' Scipioni, alta Cornelia?

CORNELIA

Signor, Roma è già tua. Teco han gli dèi

oggi diviso il regno. A lor non resta

più impero alcun qua giù. Questi è per legge,

che del grand'orbe al pondo

Giove regoli 'l ciel, Cesare il mondo.

SESTO

Da' pace a l'armi. Dona

l'asta al tempio, ozio al fianco, l'ozio a la destra.

CORNELIA

Mostra de l'alma a la regal clemenza,

non che del brando a le fulminee prove,

ch'egli è un Cesare in ciel, tu in terra un Giove.

SESTO

Ah che in quel crine in aureo nembo ei piove!

GIULIO

Virtù è de' grandi il perdonar l'offese.

Venga Pompeo, Cesare abbracci, e resti

l'ardor di Marte estinto:

sia vincitor del vincitor il vinto.

Abbiano fine i militar contrasti.

SESTO

Sei Cesare.

CORNELIA

Sei Giulio.

CORNELIA E SESTO

E tanto basti.

 

Scena terza

Achilla con numeroso stuolo d'Egizi carichi d'aurei bacili. Antedetti.

<- Achilla, egizi

 

ACHILLA

Eccelso eroe, la di cui spada insegna  

a l'oriente a partorir il sole,

pe' dar riposo al faticato usbergo

la reggia Tolomeo t'offre in albergo.

E in un ti manda in dono

quanto può dar un tributario trono.

GIULIO

Ciò, che di Tolomeo

offre l'alma regal, Cesare aggrada.

Obbliga questa destra, e questa spada.

ACHILLA

Acciò l'Italia ad adorarti impari

con ossequio profondo

re degl'imperi, e imperator del mondo,

in pegno d'amistade, e di sua fede

questa del gran Pompeo superba testa

di base al regal trono offre al tuo piede.

 
Uno degli Egizi svela un bacile, sopra il quale sta il capo tronco di Pompeo Magno.
 

GIULIO

Giulio, che miri?  

SESTO

Oh dio! Che veggio?

CORNELIA

Ahi lassa!

Consorte! Mio tesoro!

CURIO

Grand'ardir!

CORNELIA

Tolomeo,

barbaro traditor! Io manco, io moro.

(sviene)

GIULIO

Curio, su porgi aita  

a Cornelia, che langue.

CURIO

Che scorgo, o stelle? Il mio bel sol esangue?

ACHILLA

Questa è Cornelia! O che beltà! Che volto!

Porta in que' chiusi lumi amor sepolto.

SESTO

Padre! Pompeo! Mia genitrice! Oh dio!

GIULIO

Per dar urna sublime

al suo cenere illustre

serbato sia sì nobil teschio.

ACHILLA

O dèi!

GIULIO

E m'involati, parti. Al tuo signore,

che l'aquila romana

impoverì del fulmine più degno

di', che l'opre de' regi,

sian di bene, o di mal, son sempre esempio.

SESTO

Che non è re, chi è re fellon, chi è un empio.

ACHILLA

Cesare, frena l'ire,

sappi, che Tolomeo...

GIULIO

Non più, condono

a la sua poca etade il molto ardire.

Vanne. Verrò a la reggia

pria, ch'oggi 'l sole a tramontar si veggia.

(parte)

Giulio ->

 

ACHILLA

(guardando Cornelia)  

Parto. Ma già in quel volto

pallido, e scolorito

miro, benché non suole,

in faccia a l'alba a tramontar il sole.

 

Per saettarmi 'l cor,  

bendato amor,

tu m'attendesti al varco.

Quel vago ciglio ner,

o faretrato arcier,

ti servì d'arco.

Per saettarmi 'l cor,

bendato amor,

tu m'attendesti al varco.

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Achilla, egizi ->

 

Scena quarta

Curio. Sesto. Cornelia, che ritorna in sé.

 

CURIO

Già torna in sé.  

SESTO

Madre!

CURIO

Cornelia.

CORNELIA

O stelle!

Ed ancor vivo? Ah tolga

quest'omicida acciaro

il cor, l'alma dal sen.

(vuol rapire la spada dal fianco di Sesto per isvenarsi. Curio la frastorna)

CURIO

Ferma. Invan tenti,

tinger di sangue in quelle nevi 'l ferro.

Curio, che ancor t'adora,

e sposa ti desia, se pur t'aggrada,

vendicarti saprà co' la sua spada.

CORNELIA

Sposa a te?

CURIO

Sì.

CORNELIA

Ammutisci.

SESTO

Tu nemico a Pompeo cotanto ardisci?

CURIO

Cornelia, se m'aborri,

m'involerò al tuo aspetto.

Sol per non molestarti

giurerà questo cor di non amarti.

 

Cercherò maggior fortuna.  

Se mi togli ogni speranza,

forse un dì la mia costanza

moverà a pietà qualcuna.

Cercherò maggior fortuna.

Forse un giorno la mia fede

troverà qualche mercede?

Né sarà sì cruda ognuna.

Cercherò maggior fortuna.

Curio ->

 

Scena quinta

Sesto. Cornelia.

 

SESTO

Madre.  

CORNELIA

Viscere mie.

SESTO

Or che farem tra le cesaree squadre,

tu senza il caro sposo, il senza il padre?

 

Io sempre piangerò.  

Se il fato ci tradì

sereno, e lieto dì

mai più sperar potrò.

Onde sarà il mio cor

in lagrimar cotanto

stemprato dal dolor

in pioggia, e in pianto.

 

CORNELIA

Non lagrimar, mio ben.

Chissà, che un giorno il ciel

non vibri 'l giusto tel

del traditor nel sen.

Onde non più turbar

i rai di quella fronte,

converso in flebil mar,

in fiume, e in fonte.

Sesto, Cornelia ->

 
 

Scena sesta

Sala di Cleopatra.
Cleopatra sotto real baldacchino. Rodisbe.

 Q 

Cleopatra, Rodisbe, satrapi

 

CLEOPATRA

Regni Cleopatra. Ed al mio seggio intorno  

popolo adorator arabo, e siro

su questo crin la sacra benda adori.

Ostie sian l'alme, ed olocausti i cori.

RODISBE

Giovine Tolomeo,

tenero Adon di Veneri lascive

pretende invan di stabilirsi al regno,

per dominar non ha né cor, né ingegno.

CLEOPATRA

Su. Chi di voi, miei fidi,

ha petto, e cuor di sollevarmi al trono,

sorga, e qui al piè della regal mia sede

giuri su questa destra eterna fede.

 
Qui mentre sorgono in piedi molti Satrapi suoi confederati per portarsi a giurar fede sopraggiunge Nireno.
 

Scena settima

Nireno, Cleopatra, Rodisbe.

<- Nireno

 

NIRENO

Reina, infausti eventi.  

CLEOPATRA

Che fia? Narra.

RODISBE

Che tardi?

NIRENO

Troncar fe' Tolomeo

il capo.

RODISBE

Ohimè!

CLEOPATRA

Di chi?

NIRENO

Del gran Pompeo.

CLEOPATRA

Stelle! Costui che apporta?

RODISBE

Purch'io salva ne sia, poco m'importa.

NIRENO

Ma v'è di peggio.

RODISBE

E che?

NIRENO

Pe' stabilirsi al soglio

a Cesare mandò fra doni involto.

CLEOPATRA

Che gli mandò?

NIRENO

L'esanimato volto.

CLEOPATRA

(sorgendo)

Sì. Partite, miei fidi. E tu qui resta.

(partono i satrapi, e resta Nireno)

satrapi ->

 

CLEOPATRA

Vieni. Accorri, o nutrice. E il crin m'infiora.  

RODISBE

Che pensi far?

CLEOPATRA

Alle cesaree tende

sotto povera gonna a tutti ignota

son risolta portarmi. E tu, Nireno,

mi servirai di scorta.

NIRENO

Che dirà Tolomeo?

CLEOPATRA

Non paventar. Co' un guardo

meglio, ch'egli non fece

col capo di Pompeo

Cesar obbligherò.

RODISBE

Figlia, ma avverti bene

non avvilir la maestà, il decoro.

CLEOPATRA

Non dubitar! Vieni a intrecciar quest'oro.

 

Voglio far col mio sembiante  

mille cori sospirar,

e col ciglio fiammeggiante

cento amanti lagrimar.

Voglio far col mio sembiante

mille cori sospirar.

Con la neve, c'ho nel petto,

mille fiamme io vo' scagliar,

e dall'aria dell'aspetto

cento dardi io vo' scoccar.

Voglio far col mio sembiante

mille cori sospirar.

(si porta per abbigliarsi ad un tavolino)

 

Scena ottava

Tolomeo, che sopraggiunge inosservato. Detti.

<- Tolomeo

 

RODISBE

Mìrati nello specchio; e ben vedrai,  

che un ciel d'amor è tua beltà divina.

NIRENO

Altro che Tolomeo!

Oh questo sì, ch'è un volto di reina.

CLEOPATRA

Invano aspira ad usurparmi 'l trono.

Egli è il germano, e la regina io sono.

TOLOMEO

Tu di regnar pretendi,  

donna superba, altera?

A questa destra è chi rapir presume

con l'avite grandezze il patrio soglio?

NIRENO

Resta, Rodisbe, addio, non voglio imbroglio.

 

Nireno ->

RODISBE
(piano a Cleopatra)

Non ti smarrir fa' core.  

CLEOPATRA

Io ciò, ch'è mio,

contendo, e la corona

giustamente dovuta alla mia fronte

giustamente pretendo.

TOLOMEO

Vanne, e torna omai, folle,

a coltivar del crin d'odori intriso

il lascivo ornamento;

e qual di donna è l'uso,

di scettro invece, a trattar l'ago, e il fuso.

CLEOPATRA

Anzi tu pure effeminato amante

di profane bellezze

va' dell'età sui primi nati albori,

di regno invece, a coltivar amori.

 

Pensa solo ad amar, ch'avrai fortuna.  

Trono, e amor non vanno insieme.

Puoi dar morte a quella speme,

che di regno in te s'aduna.

Pensa solo ad amar, ch'avrai fortuna.

Cleopatra, Rodisbe ->

 

Scena nona

Achilla. Tolomeo.

<- Achilla

 

ACHILLA

Sire, signor.  

TOLOMEO

Achilla,

come fu il capo tronco

da Cesare aggradito?

ACHILLA

Sdegnò l'opra.

TOLOMEO

Che sento?

ACHILLA

T'accusò d'inesperto, e troppo ardito.

TOLOMEO

Tant'osa un vil romano?

ACHILLA

Il mio consiglio

apprendi, o Tolomeo.

Verrà Cesare in corte, in tua vendetta

cada costui, come cadé Pompeo.

TOLOMEO

Che direbbe l'Egitto?

ACHILLA

Che d'un romano audace

troncar sapesti 'l baldanzoso orgoglio,

che fosti saggio in conservarti al soglio,

che pensi, o Tolomeo?

Ti provocò. Ti stimolò allo sdegno.

S'hai brama d'imperare

cessa d'esser pietoso, o lascia il regno.

E, se pur non isdegni, io ti prometto

darti estinto il superbo al regio piede.

Di tant'opra in mercede

a me sol, basta,

che propizia la sorte

Cornelia un dì conceda a me in consorte.

TOLOMEO

Chi?

ACHILLA

Cornelia, la moglie

del già morto Pompeo.

TOLOMEO

Dove soggiorna?

ACHILLA

Là nel campo latin.

TOLOMEO

Cotanto è vaga?

ACHILLA

Lega col crine, e col bel volto impiaga.

TOLOMEO

Amico, il tuo consiglio è la mia stella.

Con la fronte ridente, e lieto ciglio

accoglierò questo latin superbo.

Tu allor tenta, e procura.

Chissà, che di costui dopo l'eccidio

non permetta fortuna,

che di Cornelia un giorno

l'amorosa pupilla

baciata anco non sia? (Ma non da Achilla.)

ACHILLA

Se l'impresa sortisce, io son felice.

TOLOMEO

Come ha bianco il sembiante?

Come bionda la chioma?

ACHILLA

La fenice è de' volti, il sol di Roma.

 

Non volevo innamorarmi,  

ma non posso far di men.

Il suo labbro i cori impiaga.

Ha la guancia troppo vaga,

troppo candido il bel sen.

Non volevo innamorarmi,

ma non posso far di men.

Achilla ->

 

Scena decima

Tolomeo.

 

 

Oh se mai la fortuna  

così bella romana

mi scorge a' piè del soglio?

Quanto Achilla s'inganna! Io goder voglio!

 

Son rege al trono, e son amante a letto.  

Questo cor non meno apprezza

del diadema al crin ristretto

il tesor d'una bellezza,

o l'avorio d'un bel petto.

Son rege al trono, e son amante a letto.

L'aureo scettro è mio tesoro,

un bel volto è mio diletto,

se m'alletta il serto d'oro

a ciascuna do il mio affetto.

Son rege al trono, e son amante a letto.

Tolomeo ->

 
 

Scena undicesima

Quartieri del campo cesareo con l'urna in mezzo, che racchiude le ceneri del capo di Pompeo Magno sopra eminente cumulo di trofei guerrieri.
Giulio Cesare. Dopo Curio.

 Q 

Giulio

 

GIULIO

Alma del gran Pompeo,  

che al cener suo d'intorno

invisibil t'aggiri,

fur'ombre i tuoi trofei,

ombra la tua grandezza, e un'ombra sei.

Così termina alfine il fasto umano:

ieri chi vivo occupò un mondo in guerra,

oggi risolto in polve un'urna serra.

Tal di ciascuno (ahi lasso!)

il principio è di terra, e il fine è un sasso.

Misera vita! Oh quanto è fral tuo stato!

Ti forma un soffio, e ti distrugge un fiato.

 

<- Curio

CURIO

Alto signor invitto,  

povera sì, ma nobile donzella

chiede inchinarsi al Cesare di Roma.

(Labirinto dell'alme, è la sua chioma.)

GIULIO

Venga.

 

Scena dodicesima

Cleopatra in abito di damigella. Rodisbe. Nireno. Giulio Cesare. Curio.

<- Cleopatra, Rodisbe, Nireno

 

NIRENO

Signora, ardir.  

RODISBE

È quest'il tempo?

CLEOPATRA

Cesare, la tua spada

moltiplicato ha in oriente il sole.

Se di quel brando al lume

l'aquila degl'imperi,

che osò accostarsi, incenerì le piume.

GIULIO

Che sirena de' cori!

CURIO

Stanno in quegl'occhi i faretrati amori.

NIRENO
(piano a Cleopatra)

Alle parole aggiungi l'arte.

RODISBE

Un riso

ti può giovar.

GIULIO

Che maestà!

CURIO

Che riso

se Cornelia mi sprezza,

oggi a costei rivolto

collocherò quest'alma in sì bel volto.

GIULIO

Dimmi, o bella, che chiedei?

Svelami l'esser tuo, la patria, e il nome.

(Val un fil di quel crin per cento Rome.)

CLEOPATRA

Tra stuol di damigelle

i' servo a Cleopatra.

Lidia m'appello, e sotto il ciel d'Egitto

ebbi illustri le fasce in aurea cuna;

ma Tolomeo mi toglie

barbaro usurpator la mia fortuna.

CURIO

(Quanta bellezza in un sol volto aduna!)

GIULIO

Tolomeo sì tiran?

CLEOPATRA

Di ciò ch'io narro

testimoni ne sian questi miei servi.

NIRENO

È ver, signor. Oh quante volte, oh quante

piansi al rigor degli astri suoi protervi.

CLEOPATRA

Avanti 'l tuo cospetto, avanti Roma,

mesta, afflitta, e piangente

chieggo giustizia, esclamo.

RODISBE

Non lagrimar, signora.

Il ciel t'assisterà.

GIULIO

(Come innamora?)

Sfortunata donzella,

tergi le meste luci, in breve d'ora

deggio portarmi in corte.

Oggi colà stabilirò tua sorte.

(Che bel crin!)

CURIO

Che bel sen!

GIULIO

Che labbro d'ostro!

RODISBE

L'hai colto; e che diss'io?

NIRENO

Cesare è nostro.

CLEOPATRA

Signor, i tuoi favori

legan quest'alma.

GIULIO

(E la tua chioma i cori.)

(parte)

Giulio ->

 

CURIO

Lidia, se pur t'aggrada,  

t'offro anch'io questa destra, e questa spada.

RODISBE
(piano a Cleopatra)

Non rifiutar.

CLEOPATRA

Sì generosa offerta

non sia giammai, ch'io seppellisca in Lete.

NIRENO

A fé ch'è ancor costui preso è alla rete.

 

CURIO

Io non ho maggior contento,  

che servire la beltà.

Sin che spirto in seno avrò,

per quel labbro, che pregò,

questo cor s'impiegherà.

Io non ho maggior contento,

che servire la beltà.

Per quei rai di vivo ardor

sarà pronto questo cor,

sin che l'alma spirerà.

Io non ho maggior contento,

che servire la beltà.

Curio ->

 

Scena tredicesima

Cleopatra. Rodisbe. Nireno.

 

RODISBE

Cleopatra, sortì l'opra.  

NIRENO

Dal tuo sembiante accesi

i' giurerei, ch'ambi restarno presi.

 

CLEOPATRA

Quando voglio, con un vezzo  

so piagar, chi mi rimira.

Ed al brio d'un mio disprezzo

ha un gran cor, chi non sospira.

Quando voglio, con un vezzo

so piagar, chi mi rimira.

Quando voglio, con un riso

saettar so, chi mi guarda.

Ed al moto del mio viso

non v'è seno, che non arda.

Quando voglio, con un riso

saettar so, chi mi guarda.

 

RODISBE

Ferma, Cleopatra. Osserva  

qual femmina dolente

con grave passo, e lagrimoso ciglio

quivi si porta.

CLEOPATRA

Al portamento, al volto

donna volgar non sembra.

RODISBE

Ambe in disparte

osserviamola ascose.

CLEOPATRA

Ritirati, Nireno.

NIRENO

Son pur curiose.

 

Scena quattordicesima

Cornelia. Detti in disparte. Dopo Sesto, che sopravviene.

<- Cornelia

 

CORNELIA

Nel tuo seno, amico sasso,  

sta sepolto il mio tesoro.

Calamita del mio passo

è quel cenere, ch'adoro.

Solo brama il mio cor, che a te si volve,

misurar l'ore sue con quella polve.

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Ma che! Vile, e negletta  

sempre starai Cornelia?

CLEOPATRA

È Cornelia costei?

RODISBE

La moglie di Pompeo?

NIRENO

Strano accidente!

CORNELIA

Ah no!

(si porta a sceglier armi tra cumuli di arnesi guerrieri)

Tra questi arnesi

mi sceglierò l'usbergo.

Vestirò di lorica il molle seno.

E con vindice ferro

contra di Tolomeo dentro la reggia...

 

<- Sesto

SESTO

(che sopravviene)  

Madre. Ferma che fai?

CORNELIA

Lascia quest'armi.

Voglio contro il tiranno

uccisor del mio sposo

tentar la mia vendetta.

SESTO

Questa vendetta a Sesto sol s'aspetta.

(togliendo l'armi a Cornelia)

CORNELIA

O dolci accenti! O care labbra! Dunque

sull'alba de' tuoi giorni

hai tanto cor?

SESTO

Son Sesto, e di Pompeo

erede son dell'alma.

Figlio non è, chi vendicar non cura

del genitor la morte.

RODISBE

Se ancide Tolomeo,

tu se' regina.

CLEOPATRA

O sorte!

CORNELIA

Animo, o figlio, ardire, io coraggiosa

ti seguirò.

SESTO

Mah (oh dio) chi al re fellone

ci scorgerà?

 

Scena quindicesima

Cleopatra, che sbalza fuori impetuosamente. Detti.

 

RODISBE
(piano a Cleopatra)

(Cleopatra,  

non ti scoprir.)

NIRENO

Di Lidia.

CLEOPATRA

E Lidia ancora,

perché quell'empio cada,

ti saran scudo, e t'apriran la strada.

CORNELIA

E chi ti sprona, amabile donzella,

oggi in nostro soccorso offrir te stessa?

CLEOPATRA

La fellonia di un re tiranno, il giusto.

SESTO

Resto di pietra.

CLEOPATRA

Sesto,

sotto il nome di Lidia

io servo a Cleopatra.

Se in virtù del tuo braccio ascende al trono,

sarai felice, e scorgerai qual sono.

(parte)

Cleopatra ->

 

CORNELIA

Seguimi, o figlio, e a vendicarti impara;  

tardanza di vendetta è troppo amara.

(parte)

Cornelia ->

 

RODISBE

Sinché t'offre la chioma,  

prendi la sorte, amico.

NIRENO

Vieni, che fortunato io ti predico.

 

NIRENO

Con le donne s'ha fortuna.  

San premiar ogni favore;

alma cruda, o ingrato core

non si dà in femmina alcuna.

Con le donne s'ha fortuna.

Può sperarsi ogni mercede,

e per lieve, e poca fede

il suo cor dona ciascuna.

Con le donne s'ha fortuna.

Nireno, Rodisbe ->

 

Scena sedicesima

Sesto.

 

 

Armerò questa destra, al suo trafitto  

caderà,

perirà

questo tiran d'Egitto.

 

Speranza mi dice,

che questa mia mano

vendetta farà.

Il cor mi predice,

che rege inumano

svenato cadrà.

Speranza mi dice.

Mi dice il pensiero,

che l'empio regnante

esangue sarà.

Che rege severo

trafitto, e spirante

quest'alma vedrà.

Speranza mi dice.

Sesto ->

 
 

Scena diciassettesima

Atrio del palazzo reale de' Tolomei con concorso di Popolo. Al suon delle trombe precedono Cavalieri egizi, e romani.
Giulio Cesare. Achilla. Dopo Tolomeo, che viene ad incontrarlo.

 Q 

popolo, Giulio, Achilla

<- cavalieri egizi e romani

 

GIULIO

Al tonar di brando invitto  

più non s'oda tromba audace.

Sol germoglin sull'Egitto

verdi olivi, eterna pace.

 

<- Tolomeo

TOLOMEO

Cesare, alla tua destra  

stende fasci di scettri

generosa la sorte.

(Empio tu pur venisti in braccio a morte.)

GIULIO

Tolomeo, a tante grazie

io non so dir, se maggior lume apporti,

mentre l'uscio del giorno egli disserra,

il sole in cielo, o Tolomeo qui in terra.

Ma sappi, ch'ogni mal'opra ogni gran lume oscura.

ACHILLA
(piano a Tolomeo)

Sino al real aspetto egli t'offende?

TOLOMEO

(Temerario latin.)

GIULIO

(So, che m'intende.)

ACHILLA

Codesti regi alberghi

siano, signor, in tuo soggiorno eterno.

(Piomberai tra le furie, alma d'inferno.)

TOLOMEO

Alle stanze regal questi, che miri,

egizi eroi ti sian di scorta.

GIULIO

Amici,

obbligate quest'alme.

TOLOMEO

(Cerbero t'inghiottisca, o indegna salma.)

 

GIULIO

Questo core incatenato  

prigioniero sempre sarà.

Sono carceri i favori,

aurei ceppi son gli onori,

che ci privan di libertà.

Questo core incatenato

prigioniero sempre sarà.

Giulio ->

 

Scena diciottesima

Cornelia. Sesto. Nireno. Tolomeo. Achilla.

<- Cornelia, Sesto, Nireno

 

CORNELIA

Nireno, ov'è il tuo rege?  

NIRENO

Ecco d'Egitto

la maestà real.

ACHILLA

Che scorgi, o core?

Sire, con Sesto il figlio

questa è Cornelia.

TOLOMEO

Oh che sembianze, amore!

SESTO

È costui Tolomeo?

CORNELIA

No. È un traditore.

SESTO

Dimmi, barbaro, come

svenar potesti 'l gran campion di Roma?

CORNELIA

Ingrato a quel Pompeo, che al tuo gran padre

il diadema real

stabilì sulla chioma.

SESTO

Empio ti sfido a singolar certame.

Veder farò con generosa destra

in faccia del tuo regno,

che non sei Tolomeo, che se' un indegno.

NIRENO

Che parli? Ohimè! Deh taci

hanno un gran cor questi romani audaci.

TOLOMEO

Olà. Da vigil stuol sian custoditi

questi romani arditi.

 

<- guardie

NIRENO

Miseri! Son spediti.  

 

Nireno ->

ACHILLA

Alto signor, condona  

il lo cieco furor.

TOLOMEO

Per or mi basta,

ch'abbia garzon sì folle

di carcere la reggia,

costei, che baldanzosa

vilipeso il rispetto

di maestà regnante,

nel giardin del serraglio abbia per pena

il coltivar i fiori.

(piano ad Achilla)

Io per te serbo

questa dell'alma tua bella tiranna.

ACHILLA

Felice me!

TOLOMEO

(Quanto costui s'inganna!)

SESTO

Cesare a tuo dispetto

saprà involarci alla servil catena.

TOLOMEO

Taci, dell'ardir tuo giusta è la pena.

Donna da' tregua al duolo,

che del tuo ciglio il bel sereno imbruna.

La bellezza in Egitto ha sol fortuna.

 

Porti un volto sì bianco, e sì vago,  

che aspetto più bello

non vidi già mai.

Sì bel sole non nasce dal Tago

al pari di quello,

che porti in que' rai.

Porti un volto sì bianco, e sì vago.

Spargi un lume dagli occhi sì acceso,

che un raggio sì biondo

non ha il cielo seren.

Fai col crine, che porti disteso,

tesoro del mondo

sì candido sen.

Spargi un lume dagli occhi sì acceso.

Tolomeo ->

 

Scena diciannovesima

Achilla. Cornelia. Sesto.

 

ACHILLA

Olà, per regal legge omai si guidi  

prigionier nella reggia

così audace garzon.

CORNELIA

Seguirò anch'io

l'amata prole, il caro figlio mio.

ACHILLA

Tu ferma il piè.

SESTO

Madre!

CORNELIA

Mia vita!

SESTO

Addio.

(vien condotto via Sesto)

guardie, Sesto ->

 

CORNELIA

Dove, dove, inumani,  

l'anima mia scorgete. Empi lasciate,

che al mio core, al mio bene

io porga almen gli ultimi baci. Ahi pene!

ACHILLA

Cornelia, in que' tuoi lumi

pirausta è questo cor. Se all'amor mio

giri sereno il ciglio,

e i talami concedi,

sarà la madre in libertà col figlio.

CORNELIA

Barbaro, una romana

sposa ad un vil Egizio? A te consorte?

Ah no! Pria della morte.

ACHILLA

Parto resta, o superba.

Se il fior della bellezza è quel tuo volto,

acciò pietà del pianger mio un dì apprendi.

Va' del giardin nel campo. E impara intanto,

che al lagrimar dell'alba

proprio è de' fiori il serenarsi al pianto.

 

Sei bella, e vezzosa,  

ma troppo crudel.

Amor ti compose

le guance di rose,

ma l'alma di gel.

Sei bella, e vezzosa,

ma troppo crudel.

Sei vaga, amorosa,

ma senza pietà.

Beltà sì ritrosa,

sì cruda e sdegnosa

Cupido non ha.

Sei vaga, amorosa,

ma senza pietà.

Achilla ->

 

Scena ventesima

Cornelia.

 

 

Empio, t'inganni. Io se perdei lo sposo,  

mai d'alto foco avrò farfalla il core,

mai d'altro sol m'avrà Fenice amore.

 

Se d'idolatra un volto,  

troppo si pena allor, quando si perde.

Bellezza è come un fior,

una volta se mor,

mai più rinverde.

Se d'idolatra un volto,

troppo si pena allor, quando si perde.

Speranza, che dà amor,

se un dì langue nel cor,

non ha più verde.

Se d'idolatra un volto,

troppo si pena allor, quando si perde.

Cornelia ->

 

Scena ventunesima

Cleopatra. Rodisbe.

<- Cleopatra, Rodisbe

 

CLEOPATRA

Prigioniera Cornelia?  

E ciò fia fer?

RODISBE

Nireno

il tutto vide.

CLEOPATRA

Amica,

è pietà dar soccorso a un'innocente.

RODISBE

Io con l'arte, e d'inganno

saprò involarla al regnator tiranno.

CLEOPATRA

Mancava alle mie pene

questo novo martir.

RODISBE

Qual altra nube

turba il seren del ciglio?

CLEOPATRA

Oh dio!

RODISBE

Sospiri?

CLEOPATRA

Ben si dée sospirar, quando si parte

l'anima fuor dal seno.

RODISBE

Danno indizio d'amor questi tuoi sensi.

CLEOPATRA

Eh sentirai ciò, che sentir non pensi.

A Cesare mi porto. Io là nel campo

lo contemplo. Mi guarda. Io lo rimiro,

ma del suo guardo, (Oh dio!)

prima che me n'avveda,

di predatrice invece io fui la preda.

RODISBE

Cesare adori?

CLEOPATRA

Sì, che mi consigli?

RODISBE

Sin tanto, che t'avvedi,

se gradisce il tuo foco,

nutrir tu puoi nel petto il vivo ardore,

che uguaglianza in amor non macchia il core.

 

CLEOPATRA

Non voglio amar, o voglio amar per sempre.  

Se mi pongo in servitù,

più non torno in libertà.

E se giuro fedeltà,

questo cor non frange più

d'una chioma l'auree tempre.

Non voglio amar, o voglio amar per sempre.

Se nel petto m'entra amor,

più non m'esce fuor dal sen.

E se volto sì seren

m'incatena questo cor,

mai più sciolgo l'auree tempre.

Non voglio amar, o voglio amar per sempre.

Cleopatra ->

 

Scena ventiduesima

Rodisbe.

 

 

O povere fanciulle!  

Voi credete col guardo, e col bel viso,

d'imprigionar ciascun, né v'accorgete,

che in guisa tale ordite a voi la rete.

 

Voi scherzate, o giovinette,  

per l'acquisto d'un amante.

Ma in tal guisa, o semplicette,

v'incatena un crin vagante.

V'adornate il crine, il petto,

v'abbigliate nel sembiante.

Ma in tal modo il vostro affetto

vi rapisce il dio volante.

Rodisbe ->

 
 
Segue il ballo dei Cavalieri.

<- cavalieri

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Campagna d'Egitto flagellata dai raggi del sole con antico ponte di pietra sopra un ramo del Nilo.

<- Giulio, Curio

Curio, Cesare venne, e vide, e vinse

Giulio, Curio
<- esercito

(qui al fremito delle trombe mentre passa il ponte l'esercito, si oscura l'aria dall'eclissi del sole)

Ma qual portento io scorgo?

 

Ferma, signor. Qual briareo natante

Giulio, Curio
esercito ->

(Cornelia e Sesto sopra dorato naviglio)

Giulio, Curio
<- Cornelia, Sesto

Questa è Cornelia / O sorte!

Giulio, Curio, Cornelia, Sesto
<- Achilla, egizi

Eccelso eroe, la di cui spada insegna

(uno degli egizi svela un bacile, sopra il quale sta il capo tronco di Pompeo)

Giulio, che miri? / Oh dio! Che veggio?

(Cornelia sviene)

Curio, su porgi aita

Curio, Cornelia, Sesto, Achilla, egizi
Giulio ->

Parto. Ma già in quel volto

Curio, Cornelia, Sesto
Achilla, egizi ->

(Cornelia ritorna in sé)

Già torna in sé / Madre!

Cornelia, Sesto
Curio ->

Madre / Viscere mie

Sesto e Cornelia
Io sempre piangerò
Sesto, Cornelia ->

Sala di Cleopatra.

Cleopatra, Rodisbe, satrapi
 

Regni Cleopatra. Ed al mio seggio intorno

Cleopatra, Rodisbe, satrapi
<- Nireno

Reina, infausti eventi

Cleopatra, Rodisbe, Nireno
satrapi ->

Vieni. Accorri, o nutrice

Cleopatra, Rodisbe, Nireno
<- Tolomeo

(Tolomeo sopraggiunge inosservato)

Mìrati nello specchio; e ben vedrai

(Tolomeo si rivela)

Tu di regnar pretendi

Cleopatra, Rodisbe, Tolomeo
Nireno ->

Non ti smarrir fa' core

Tolomeo
Cleopatra, Rodisbe ->
Tolomeo
<- Achilla

Sire, signor / Achilla

Tolomeo
Achilla ->

Oh se mai la fortuna

Tolomeo ->

Quartieri del campo cesareo con urna in mezzo sopra eminente cumulo di trofei guerrieri.

Giulio
 

Alma del gran Pompeo

Giulio
<- Curio

Alto signor invitto

Giulio, Curio
<- Cleopatra, Rodisbe, Nireno

(Cleopatra in abito di damigella (ovvero Lidia))

Signora, ardir / È quest'il tempo?

Curio, Cleopatra, Rodisbe, Nireno
Giulio ->

Lidia, se pur t'aggrada

Cleopatra, Rodisbe, Nireno
Curio ->

Cleopatra, sortì l'opra

Ferma, Cleopatra. Osserva

(Cleopatra, Rodisbe e Nireno in disparte)

Cleopatra, Rodisbe, Nireno
<- Cornelia

Ma che! Vile, e negletta

Cleopatra, Rodisbe, Nireno, Cornelia
<- Sesto

Madre. Ferma che fai?

(Cleopatra, Rodisbe e Nireno si rivelano)

Cleopatra, non ti scoprir

Rodisbe, Nireno, Cornelia, Sesto
Cleopatra ->

Seguimi, o figlio, e a vendicarti impara

Rodisbe, Nireno, Sesto
Cornelia ->

Sinché t'offre la chioma

Sesto
Nireno, Rodisbe ->

Armerò questa destra

Sesto ->

Atrio del palazzo reale de' Tolomei.

popolo, Giulio, Achilla
 
popolo, Giulio, Achilla
<- cavalieri egizi e romani

Al tonar di brando invitto

popolo, Giulio, Achilla, cavalieri egizi e romani
<- Tolomeo

Cesare, alla tua destra

popolo, Achilla, cavalieri egizi e romani, Tolomeo
Giulio ->
popolo, Achilla, cavalieri egizi e romani, Tolomeo
<- Cornelia, Sesto, Nireno

Nireno, ov'è il tuo rege?

popolo, Achilla, cavalieri egizi e romani, Tolomeo, Cornelia, Sesto, Nireno
<- guardie

Miseri! Son spediti

popolo, Achilla, cavalieri egizi e romani, Tolomeo, Cornelia, Sesto, guardie
Nireno ->

Alto signor, condona

popolo, Achilla, cavalieri egizi e romani, Cornelia, Sesto, guardie
Tolomeo ->

Olà, per regal legge omai si guidi

popolo, Achilla, cavalieri egizi e romani, Cornelia
guardie, Sesto ->

Dove, dove, inunami

popolo, cavalieri egizi e romani, Cornelia
Achilla ->

Empio, t'inganni. Io se perdei lo sposo

popolo, cavalieri egizi e romani
Cornelia ->
popolo, cavalieri egizi e romani
<- Cleopatra, Rodisbe

Prigioniera Cornelia?

popolo, cavalieri egizi e romani, Rodisbe
Cleopatra ->

O povere fanciulle!

popolo, cavalieri egizi e romani
Rodisbe ->
popolo, cavalieri egizi e romani
<- cavalieri

(ballo dei cavalieri)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima
Campagna d'Egitto flagellata dai raggi del sole con antico ponte di pietra sopra un ramo del Nilo. Sala di Cleopatra. Quartieri del campo cesareo con urna in mezzo sopra eminente cumulo di trofei guerrieri. Atrio del palazzo reale de' Tolomei. Galleria con spinetta. Giardino del serraglio, dove corrisponde quello delle fiere. Loco di delizie. Bagni del serraglio. Riviera del porto d'Alessandria illuminata in tempo di notte. Stanze reali. Salone reale.
Atto secondo Atto terzo

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