Atto secondo

 

Scena prima

Galleria.
Cleopatra, che pensierosa sta sedendo ad una spinetta.

 Q 

Cleopatra

 

Nudo arcier, se non sospendi  

l'aureo stral, che mi piagò...

 

 

E sarà ver che due pupille vaghe  

qui dell'Egitto in seno,

dove il balsamo nasce, apran le piaghe?

 

Nudo arcier, se non sospendi

l'aureo stral che mi piagò,

sopra l'arco, che distendi,

saetta io morirò.

Dio de' cori...

 

Scena seconda

Nireno, Cleopatra.

<- Nireno

 

NIRENO

Reina, alla tua destra  

stende la sorte il crine. A queste soglie

volge Cesare il passo.

CLEOPATRA

Ah non è il tempo,

ch'io mi scuopra qual son, tu là in disparte

Cesare attenderai. Poi d'improvviso

a lui per nome mio fingi 'l tuo arrivo.

NIRENO

Per qual cagione?

CLEOPATRA

Ascolta. Gli dirai,

che per dargli contezza

di quanto dal suo re gli si contende,

alla fonte d'Adon Lidia l'attende.

NIRENO

Intesi, tu vuoi dir che di mezzano...

CLEOPATRA

Che parli? Olà. Simili accenti ammorza.

NIRENO

(Quanti servi oggidì lo fan per forza.)

CLEOPATRA

Nella vicina stanza io mi ritiro:

per iscoprir 'l mio sepolto ardore

stratagemma bizzarro

mi suggerisce in questo punto amore.

 

Chi tace le catene,  

onde imprigiona amor,

moltiplica le pene

dell'amoroso ardor.

Sì, sì, mio core, adir. Scopri la face,

che mercede non ha quel cor, che tace.

Chi porta il sen piagato

dal faretrato arcier,

lo stral del dio bendato

non deve mai tacer.

No, no, non celi mai l'ardor vorace,

che mercede non ha quel cor che tace.

Cleopatra ->

 

Scena terza

Nireno.

 

 

Mostra Cleopatra al favellar del labbro,  

che la punse nel cor il dio d'un fabbro,

a fé se qualche bella

s'invaghisce giammai del mio sembiante,

saria felice, e fortunata amante.

 

Se qualcuna mi bramasse,  

non vorrei farmi pregar.

Se di me s'innamorasse,

la vorrei sempre baciar.

Se qualcuna mi bramasse,

non vorrei farmi pregar.

 

Scena quarta

Giulio Cesare. Cleopatra di dentro. Nireno in disparte.

<- Giulio

 

GIULIO

Son prigioniero  

del nudo arciero

in laccio d'or.

Ma non so come,

m'hanno due chiome

legato il cor.

 

 

Vaga Lidia, ove sei? Se un sol tuo sguardo  

trasse quest'alma ad abitarti 'n fronte,

fu in sì bel ciel d'amore

aquila un occhio, e Ganimede un core.

NIRENO

(Ora è il tempo opportuno.)

 

CLEOPATRA

V'adoro pupille  

saette d'amore.

 

GIULIO

Qual voce ascolto mai?

NIRENO

(Questa è Cleopatra.

Intendo. Del suo amor son arti, e frodi,

femmina innamorata

per discoprirsi amante ha mille modi.)

 

CLEOPATRA

Le vostre faville

son faci del core.

 

NIRENO

Signor.

GIULIO

Nireno, udisti

quest'angelica voce?

NIRENO

Qual voce? Io nulla udii. (Finger conviene.)

 

CLEOPATRA

V'adoro, pupille,

saette d'amore.

 

NIRENO

Questa, è Lidia, o signor.  

GIULIO

Virtù cotanta

Lidia possiede? Ah che se già piangente

mi saettò tra l'armi, io ben m'avveggo,

che bellezza sì vaga

cantando lega, e lagrimando impiaga.

NIRENO

Signor, se amor t'accese,

non t'affligger no, no. Lidia è cortese.

Anzi, se non t'è grave, ella t'attende

della fonte d'Adone al colle aprico.

GIULIO

Lidia mi brama?

NIRENO

Sì.

GIULIO

Dopo Cleopatra

a lei mi porterò.

NIRENO

(Che bell'intrico!

Qui fa d'uopo d'ingegno.) Un sol momento,

Cesare, che tu indugi,

ogni grave suo affar scorre un periglio.

Di portarti pria a Lidia io ti consiglio.

Verrai, signor.

GIULIO

Verrò. (Giubila, o core.)

NIRENO

(partendo)

Di me non ha mezzan più scaltro amore.

 

A la carcere d'un crine  

questo core è condannato!

Libertà più non t'adoro,

voglio star tra ceppi d'oro

d'un tesoro inanellato.

A la carcere d'un crine

questo core è condannato!

È quest'anima legata

prigioniera d'una chioma.

Libertà, ti do già bando,

le catene sto adorando

d'un volume coltivato.

È quest'anima legata

prigioniera d'una chioma.

Nireno ->

 

Scena quinta

Curio. Giulio Cesare.

<- Curio

 

CURIO

Cesare, tutto il campo  

cangiar l'elmo in alloro, al crin ti brama,

signor di Roma, e imperator t'acclama.

Ma se a mille falangi

esposi 'l sen, e se più d'un'asta ultrice

di Cesare a favore

nel sangue ostil imporporai pugnando,

Cesare sol può rendermi felice.

GIULIO

Tutto ciò, ove si stende

questo mio acciar, da Curio sol dipende.

CURIO

Un sol lampo amoroso

di Lidia...

GIULIO

(Ohimè, che sento!

Saldo mio cuor, non ti mostrar geloso.)

CURIO

Strisciò, sfavillò appena

sul bel sentier della celeste fronte,

che fe' cader questo mio cor Fetonte.

Onde a sì vasto lume

nella sua chioma egli ha per tomba un fiume.

Da Cleopatra in consorte

sol può Cesare (oh dio!)

impetrarla per Curio.

GIULIO

Amico, addio.

Giulio ->

 

Scena sesta

Curio solo.

 

 

Amico, addio? Quai stravaganze incontro?  

Ah, so ben io. L'intendo,

del bell'idol mio,

Cesare vive amante. Amico, addio?

Ma che parlo? Ciò forse

mi recherà cordoglio?

Eh che in amor rivalità non voglio.

 

In amor voglio esser solo.  

Voglio senza gelosia

una bella tutta mia

per non viver sempre in duolo.

In amor voglio esser solo.

Sin che trovo un'altra bella,

or a questa, ed or a quella,

vo' che il cor dispieghi 'l volo.

In amor voglio esser solo.

Curio ->

 
 

Scena settima

Giardino del serraglio, dove corrisponde quello delle fiere.
Achilla. Nireno.

 Q 

Achilla, Nireno

 

NIRENO

Io tentar, che Cornelia?...  

ACHILLA

Olà. Ubbidisci.

Fa', che si pieghi all'aspro mio cordoglio.

So, che tu se' bastante.

Adempisci i miei cenni: io così voglio.

NIRENO

Il servir nelle corti è un grand'imbroglio

ACHILLA

Mira, che già s'en viene

dei sette colli 'l mio bel sol superbo.

NIRENO

Signor...

ACHILLA

Animo, ardisci.

NIRENO

Ma se...

ACHILLA

Non più eseguisci.

Fingerò di partir, ma qui 'n disparte

il tutto ascolto, e osservo.

NIRENO

Così avviene sovente a chi fa il servo.

(si ritira)

 

ACHILLA

Nudo bendato amor,  

insegnale ad amar,

non mi lasciar morir.

Questo povero cor

solo può ristorar

uno de' suoi sospir.

Nudo bendato amor,

insegnale ad amar.

Nume volante arcier,

saettala nel sen,

non mi lasciar penar,

troppo rigido, e fier

gira il ciglio seren

per farmi lagrimar.

Nume volante arcier,

saettala nel sen.

 

Scena ottava

Cornelia, che con picciola zappa nelle mani vien coltivando i fiori. Achilla. Nireno in disparte.

<- Cornelia

 

CORNELIA

Mentre piange l'alba in fasce,  

presta il riso al fior nascente,

e al vagir del sol, che nasce,

ride il giorno in oriente.

 

NIRENO

Bella, non lagrimar.  

CORNELIA

Sei qui, Nireno?

NIRENO

Cangerà il tuo destin sue ferree tempre.

CORNELIA

Chi nacque da un sospir, pianger dée sempre

NIRENO

Un consenso amoroso,

che tu presti ad Achilla,

può sottrarti al rigor di servitù.

CORNELIA

Olà. Così non mi parlar più.

(alza la zappa per dargli. Esce Achilla, che frastorna la destra)

ACHILLA

Ferma. Cotanto sdegni,  

chi ti porta nel cor?

CORNELIA

Tu qui al mio aspetto?

ACHILLA

Oh dio! Ascolta. Ove vai?

CORNELIA

Fuggo da te per non mirarti mai.

 

Scena nona

Mentre Cornelia fugge incontra Tolomeo, che la prende per la destra. Detti.

<- Tolomeo

 

TOLOMEO

Bella, placa lo sdegno,  

che non ponno albergar odi, ed amori

in sì bel volto, in sì bel ciel de' cori.

CORNELIA

Lasciami, iniquo re.

NIRENO

E in buona mano a fé.

ACHILLA

Sire, qua mi portai

per ammollir questa crudel, che adoro.

Ma come avessi (ahi lasso!)

sembiante di Medusa

al mio solo apparir si fe' di sasso.

TOLOMEO

Così appunto esser vuole,

che riesce più gustosa,

ottenuta che s'ha, beltà ritrosa.

CORNELIA

Ah indegno cor!

TOLOMEO

Nireno,

custodisci costei. Tu bella intanto

sdegno sì fiero ammorza.

(piano ad Achilla)

Amico, ebben?

NIRENO

(piano a Cornelia)

Signora,

meco non t'adirar. Lo fo per forza.

ACHILLA

Già sta di cento armati

l'alta congiura ordita. Oggi vedrai

Cesare estinto al suolo,

re vendicato, e regnator tu solo.

TOLOMEO

Parti. Eseguisci, e spera. Avrai 'n mercede

la tua crudel. (Folle costui se 'l crede.)

 

ACHILLA

(a Tolomeo)  

Con dolce mio ristor

alimento del cor

è la speranza.

(verso Cornelia)

Forse un giorno a pietà,

crudel, ti muoverà

la mia costanza.

Con dolce mio ristor

alimento del cor

è la speranza.

Achilla ->

 

Scena decima

Tolomeo. Cornelia. Nireno.

 

TOLOMEO

Bella, cotanto aborri  

chi ti prega ad amar?

CORNELIA

Un traditore

degno non è d'amor.

TOLOMEO

Tanto rigore?

Ma se un re ti bramasse?

CORNELIA

Sarei una furia in agitargli 'l core.

TOLOMEO

Possibil, che in quel volto

non alberghi pietà, che in questo seno...

(stende la destra al seno di Cornelia, che sdegnosa lo scaccia, e si ritira)

CORNELIA

Freni l'anima insana

lo stimolo del senso.

Pensa, che son Cornelia, e son Romana.

TOLOMEO

Senti, donna ostinata, o tu risolvi

di soddisfar d'un re amator le brame,

o verrai condannata

di quelle fere a satollar la fame.

CORNELIA

Pur che viva l'onore,

morrò contenta, o regnator infame.

TOLOMEO

Olà, cotanto ardir?

NIRENO
(piano a Cornelia)

Fuggi, o signora.

Impenna l'ali al piè.

TOLOMEO

Mira dunque, o superba,

ciò, che sa far un risoluto re.

(usa forza per baciarla, ella si difende)

CORNELIA

Barbaro, ferma.

TOLOMEO

Taci.

Sul temerario labbro

le mie vendette ora farò coi baci.

CORNELIA

Perfido, tenti invano.

TOLOMEO

Ti bacerò.

CORNELIA

No.

TOLOMEO

Sì.

CORNELIA

Resta inumano.

(scioltasi a forza delle sue braccia fugge)

Cornelia ->

 

Scena undicesima

Tolomeo. Nireno.

 

TOLOMEO

Niren, vola a Rodisbe, e fa', che in breve  

scorga con l'altre ancelle

questa ritrosa ai regni.

Là in sì bel sen senza lorica, o scudo

farò le mie vendette a petto ignudo.

NIRENO

Con le donne, o signore,

voglion esser preghiere, e non rigore.

 

Ogni bella fa la ritrosa.  

Se per forza si pretende,

mai contento alcuno rende,

e fa sempre la sdegnosa.

Ogni bella fa la ritrosa.

Nireno ->

 

Scena dodicesima

Tolomeo.

 

 

Duo numi, che son ciechi,  

sono l'aspra cagion del mio cordoglio

Amor con sì bel volto

mi porta guerra al cor, Fortuna al soglio.

 

Mi tormentano duo pensieri.  

L'uno di regno, l'altro di amore,

che nel darmi pena, e dolore

sono all'anima troppo fieri.

Mi tormentano duo pensieri.

Ho nell'anima duo tormenti.

L'un d'amore, l'altro del soglio,

che nel darmi cruccio, e cordoglio

sono rigidi, e severi.

Ho nell'anima duo tormenti.

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Tolomeo ->

 

Scena tredicesima

Cornelia, che ritorna.

<- Cornelia

 

 

Su, che si tarda? Or, che partì 'l lascivo,  

un generoso ardir l'onor mi salvi.

Pria che ti stringa al seno

il barbaro amator, mori, o Cornelia.

Tra le fauci de' mostri

mi scaglierò da queste eccelse mura.

Cibo sarò di fiere. E questi ferri

serviran di salita.

Non paventa il morir un'alma forte.

Addio, Roma. Addio, Sesto, io corro a morte.

 

Scena quattordicesima

Mentre Cornelia corre per scagliarsi nel serraglio delle fiere sopraggiunge Sesto in abito d'eunuco, che la trattiene. Dopo Rodisbe.

<- Sesto

 

SESTO

Ferma, che fai?  

CORNELIA

Chi mi trattiene? Audace,

lascia.

SESTO

Ferma, Cornelia.

CORNELIA

Lasciami, dico, o temerario eunuco.

SESTO

Madre.

CORNELIA

Madre? Che veggio?

Figlio, Sesto, mio core,

cor dell'anima mia,

come tra finte vesti io qui ti trovo?

 

<- Rodisbe

SESTO

Io per sottrarti al regnator lascivo  

col mezzo di Rodisbe

penetrai nel serraglio in questi arnesi.

CORNELIA

E come fuggirem, se d'ogni intorno

vigilato è l'ingresso?

RODISBE

A me non manca

arte, modo, ed ingegno.

 

Scena quindicesima

Nireno. Detti.

<- Nireno

 

NIRENO

Rodisbe, infauste nove. Il re t'impone,  

che tra le sue dilette

guidi Cornelia ai bagni.

CORNELIA

Oh dio!

SESTO

Che sento?

RODISBE

Non vi turbate. Sesto,

s'il mio consiglio apprendi,

vendicherai del genitor la morte.

(piano a Nireno)

E con esempio degno

avrà salvo, ed illeso

l'onor di Cornelia

e Cleopatra il regno.

SESTO

Penderò da' tuoi cenni, e infin che spiro

dell'opre tue, Rodisbe,

io memore sarò.

CORNELIA

Stelle, respiro!

RODISBE

Nelle vicine stanze ambi accorrete.

Ci minaccia un periglio ogni momento.

(parte)

Rodisbe ->

 

NIRENO

Star in man de' tiranni è un gran tormento.  

 

CORNELIA E SESTO

Mia speranza. Dolce amore.  

Sarai sempre in questo core.

Tu conforti le mie pene.

O mia fortuna! O sospirato bene!

Cornelia, Sesto, Nireno ->

 
 

Scena sedicesima

Loco di delizie.
Cleopatra nel suo abito reale. Dopo Nireno.

 Q 

Cleopatra

 

CLEOPATRA

Sulla rota d'un ciglio, ch'è nero,  

l'armi affila! O aligero arciero.

Con un labbro, e la corda d'un crin

forma l'arco di vivo rubin.

 

<- Nireno

NIRENO

Signora.  

CLEOPATRA

Ebben, Nireno,

eseguisti i miei cenni?

Verrà Cesare?

NIRENO

Sì, ma non potresti

penetrar ciò, che avvenne

all'armonia de tuoi canori accenti.

CLEOPATRA

Parla, che avvenne mai? Tu mi tormenti.

NIRENO

Credé canto di Lidia

le tue armoniche voci.

CLEOPATRA

O cari eventi!

NIRENO

Ma v'è di meglio.

CLEOPATRA

E che?

NIRENO

Con fioca voce, e favellar tremante...

CLEOPATRA

Che disse? Di'.

NIRENO

Si palesò tuo amante.

CLEOPATRA

Amante? O me felice!

NIRENO

Mira appunto, ch'ei viene.

CLEOPATRA

Parti. Involati presto.

NIRENO

Brami sola restar?

CLEOPATRA

Sì.

NIRENO

Intendo il resto.

(parte)

Nireno ->

 

CLEOPATRA

Per discoprir se porta il cor piagato,  

fingerò di dormir, porterò meco

mascherato nel sonno amor, ch'è cieco.

 

Io non ho più bel diletto  

della speme, c'ho nel petto.

Non dispero, e sto adorando.

Sol costante è quel cor, ch'ama sperando.

Io non ho piacer maggiore

della speme, c'ho nel core

sempre spero, e sto penando.

Sol costante è quel cor, ch'ama sperando.

 

Scena diciassettesima

Giulio Cesare, Cleopatra, che si finge addormentata.

<- Giulio

 

GIULIO

Spunta Febo in oriente,  

e col raggio sfavillante

porge vita al novo giorno.

Ma quell'occhio rilucente,

che mi rese il core amante,

maggior lume del suo sparge d'intorno.

 

 

Ma che veggo? Il mio sol, Lidia qui dorme?  

Di ricche perle adorna

fa impallidir il fasto, e venir meno

sì bel candore al paragon del seno.

CLEOPATRA

(Fortunata! Che ascolto?)

GIULIO

Bellezza idolatrata,

dormi, riposa.

CLEOPATRA

(O finzion beata!)

GIULIO

Io t'amo, e tu no 'l sai. Beltà adorata,

dormi riposa.

CLEOPATRA

(O finzion beata!)

GIULIO

Ah se di tanto incendio,

che mi bolle nel seno,

ti penetrasse al cor qualche scintilla,

ben potresti sperar dalla tua sorte

d'essermi forse un dì sposa, e consorte.

CLEOPATRA

(sorgendo)  

Sposa? T'adorerò sino alla morte.

GIULIO

Olà.

CLEOPATRA

Che? Ti conturbi?

GIULIO

Una donzella

serva di Cleopatra a tanto aspira?

CLEOPATRA

Cesare, frena l'ire.

Già che desta m'aborri,

perché m'abbi ad amar, torno a dormire.

(va per tornare al suo loco)

 

Scena diciottesima

Curio con la spada impugnata. Detti.

<- Curio

 

CURIO

Cesare, sei tradito.  

GIULIO

(impugnando la spada)

Io tradito?

CLEOPATRA

Che sento?

CURIO

Mentr'io nelle tue stanze,

signor t'attendo, odo di genti, e spade

ripercosso fragor, al fier rimbombo

corro veloce, e in su la soglia i' scorgo

assalite le guardie.

De' feritori, e de' feriti ai gridi

spiccar sento una voce:

mora Cesare, allor io d'improvviso

a te ne volo ad arrecar l'avviso.

GIULIO

Così dunque in Egitto

regna la fellonia?

CURIO

Ma v'è di più. Del re tiran per legge

sta chiusa nel serraglio

prigioniera Cornelia.

GIULIO

E a tanto arriva

di Tolomeo l'ardir? Bella rimanti.

Sono infausti per noi cotanti lidi.

CLEOPATRA

(lo trattiene)

Fermati, non partir, che tu m'uccidi.

GIULIO

Lascia Lidia.

CLEOPATRA

Che Lidia,

io volerò al conflitto, in tua difesa

sino agli stessi abissi

scenderia Cleopatra. (Ohimè che dissi.)

GIULIO

Cleopatra?

CLEOPATRA

Sì.

GIULIO

Dov'è?

CLEOPATRA

Cesare volgi

in questo seno, e non altrove il lampo

di que' occhi, che adoro.

Cleopatra io sono, e non più Lidia in campo.

GIULIO

Cleopatra sei?

CURIO

Che ascolto, o cieli?

De' congiurati 'l temerario ardire.

CLEOPATRA

In breve

questo aspetto regal sarà, che cada.

Torna al fianco, o signore, quella tua spada.

Cleopatra ->

 

Scena diciannovesima

Giulio Cesare, Curio.

 

GIULIO

Curio, a sì strani eventi  

resto immobile sasso.

CURIO

Stupido son.

GIULIO

Che udisti mai, cor mio?

Lidia è Cleopatra? E la spregiasti? Oh dio!

 

Scena ventesima

Cleopatra, che frettolosa ritorna. Detti.

<- Cleopatra

 

CLEOPATRA

Fuggi, Cesare, fuggi.  

Dalle regie tue stanze a questa fonte

volano i congiurati.

CURIO

Come? Nemmen Cleopatra

valse a frenar sì perfido ardimento?

CLEOPATRA

La porpora reale

scudo non è bastante al tradimento.

GIULIO

Ch'io m'involi!

CLEOPATRA

Sì.

GIULIO

No, morrò da Cesare.

CLEOPATRA

Oh dio! Tu il cor mi struggi.

Sàlvati, o mio bel sol, Cesare, fuggi.

 

GIULIO

No, che Cesare non fuggirà.  

O che in pelago di gente

il naufragio non avrà,

o di sangue ampio torrente

il terreno inonderà.

No, che Cesare non fuggirà.

(parte)

Giulio ->

 

CLEOPATRA

Curio, dal tuo valore oggi dipende  

di Cesare la vita.

 

CURIO

Dentro schiera ostile, orribile  

invincibile

questo brando impugnerò.

E di Cesare a favore

questo petto, e questo core

io tra l'armi porterò.

Dentro schiera ostile, orribile

invincibile

questo brando impugnerò.

Curio ->

 

Scena ventunesima

Voci de' congiurati di dentro. Cleopatra.

 

VOCI

Mora Cesare, mora.  

CLEOPATRA

Che sento? Oh dio!

Morrà Cleopatra ancora.

Anima vil, che parli mai? Deh taci.

Avrò per vendicarmi

in bellicosa parte

di Bellona in sembianza un cor di Marte.

 

È de' cori un dolce affanno  

la speranza di vendetta,

col tormento ci diletta,

ma il diletto è un cieco inganno.

È del senso un finto vezzo

il pensiero di vendetta.

Spesso cruccia, e spesso alletta,

ma ci alletta col disprezzo.

Sfondo schermo () ()

Cleopatra ->

 
 

Scena ventiduesima

Bagni del serraglio.
Cornelia negli abiti di eunuco di Sesto. Sesto in abito da donna colle vesti di Cornelia. Rodisbe.

 Q 

Cornelia, Sesto, Rodisbe

 

CORNELIA

Resta, anima del mio cor! A te, Rodisbe  

il mio tesor consegno.

RODISBE

Non dubitar.

CORNELIA

Fuggo il tiranno indegno.

 

Ti lascio, mia vita,  

mio sole seren,

sempre il core

nel dolore

languirà, venirà men.

Ti lascio, mia vita.

Cornelia ->

 

Scena ventitreesima

Rodisbe. Sesto.

 

RODISBE

Sesto, è d'uopo, ch'io vada  

delle altre ancelle ad introdur lo stuolo.

Con la materna gonna a queste in mezzo

ti fingerai Cornelia, e allor, che l'empio

disarmato, ed ignudo

vorrà stringerti al sen, tu d'improvviso

la di lui spada impugna;

e fa' che cada entro la conca anciso.

SESTO

Ma s'egli pria mi scuopre?

RODISBE

Arte ci vuole,

tu d'un pianto mentito

fingendo d'asciugar l'umido ciglio

copri 'l tenero volto in guisa tale,

ch'ei non ti raffiguri.

Del resto poi lasciane oprar Rodisbe.

(parte)

Rodisbe ->

 

SESTO

Seguirò il suo consiglio  

un cor latino non sa temer periglio.

 

In sembianza oggi di donna  

io sarò novello Achille.

Pianti, e vezzi più di mille

fingerò sotto la gonna.

Sotto spoglia femminile

mascherata ho la mia sorte,

così ancora Alcide, il forte,

nascondea l'alma virile.

 

Scena ventiquattresima

Tolomeo circondato dalle Femmine del serraglio sue favorite condotte da Rodisbe. Sesto, che fingendo di piangere si va coprendo il volto con un fazzoletto.

<- Tolomeo, favorite di Tolomeo, Rodisbe

favorite di Tolomeo ->

 

TOLOMEO

Belle dèe di questo core,  

voi portate il cielo in volto,

non ha il ciel più bel splendore

di quel, ch'avete in doppie stelle accolto.

SESTO

Numi! Che fia di me?

RODISBE
(piano a Sesto)

Sesto, fa' core.

TOLOMEO

(gettando il fazzoletto a Sesto)

Questo candido lin prendi, o Cornelia.

Il segno sia secondo il mio costume

di quella, che destino

al regio letto, alle notturne piume.

SESTO

Oh dèi! Che fia!

RODISBE

Che veggo?

Semplicetta, tu piangi?

Eh rasserena omai quel ciglio mesto.

Non lagrimar.

(piano)

Sì, sì fingi pur, Sesto.

TOLOMEO

Bella, perché m'ascondi

quel volto, che innamora?

Leva...

(vuol levarle 'l fazzoletto dal volto, Rodisbe lo frastorna)

RODISBE

Ferma, signore

io farò, che abbandoni

sì modesto rossor.

TOLOMEO

Fa', che si spogli

nella conca real meco la voglio.

(si porta alla conca del bagno dove si spoglia)

Vadano queste vesti.

Questa spada, ch'io cingo,

disarmi 'l regio fianco.

RODISBE

Osserva, o Sesto,

dove il brando depone.

SESTO

Io già lo veggo.

A un disperato cor cresce l'ardire.

Son risolto svenarlo, o di morire.

RODISBE

Animo, è quest'il tempo.

SESTO

Or sul terreno

prendo quel brando? E sveno all'empio il seno.

 

Scena venticinquesima

Mentre Sesto va per impugnar la spada di Tolomeo per isvenarlo, è prevenuto da Achilla, che la prende, e la rende a Tolomeo. Rodisbe.

<- Achilla

 

ACHILLA

Sire, prendi.  

TOLOMEO

Chi fia?

SESTO

(Stella contraria

arma la man real, che non è tempo

di star tra vezzi in amorosa parte.

Queste veneri lascia, e vola a Marte.)

TOLOMEO

Qual nemica fortuna?

ACHILLA

Odo, signor, che Cesare dimora

alla fonte d'Adon con Cleopatra.

Io colà volo. E di costui la spada

fa grande strage de' nostri.

Ma il numero de' molti

alla virtù d'un solo alfin prevale.

Fugge con Curio, e da balcon sublime

si scaglian d'improvviso in mezzo al porto.

Miro così in un punto

Curio sommerso, e Cesare già morto.

SESTO

(Cesare morto?)

RODISBE

(Oh numi!)

ACHILLA

Or Cleopatra

con cento armati abeti

vola al campo romano,

e delle trombe ai bellicosi carmi

in vendetta di Cesare dà a l'armi.

TOLOMEO

D'una femmina imbelle

non pavento i furori. Avran fra poco

le sue querci volanti

le tempeste, e il naufragio in mar di foco.

ACHILLA

Ti resta solo.

TOLOMEO

E che mi resta? Chiedi.

ACHILLA

Che in premio di tant'opra

in isposa costei tu mi concedi.

TOLOMEO

Temerario, beltà, che non ha pari

d'un tradimento in guiderdon pretendi?

ACHILLA

Sire...

TOLOMEO

Ammutisci, e parti.

Son re. Saprò premiarti.

ACHILLA

Il mio servir questa mercé riceve?

TOLOMEO

Olà.

ACHILLA

(A chi fede non ha, se non si deve,

mi volgerò a Cleopatra. In un momento

vendicarmi saprò col tradimento.)

(parte)

Achilla ->

 

TOLOMEO

Rodisbe alle mie stanze  

tu scorgerai Cornelia.

SESTO

(Oh dio.)

RODISBE

Non ti smarrir.

TOLOMEO

Io di Cleopatra

mi porto ad atterrar gli alti pensieri.

Poi vincitore amante

in sì bel sen ritornerò ai piaceri.

 

Mi fa guerra Marte, e amore.  

L'un de' timpani al fragore

vuol, che afferri scudo aurato.

L'altro poi d'un ciglio armato

mi combatte questo core.

Mi fan guerra Marte, e amore.

L'un di tromba al rio clangore

chiama in campo questo petto.

L'altro poi mi sfida al letto,

dove all'armi dà il mio core.

Mi fan guerra Marte, e amore.

Tolomeo ->

 

Scena ventiseiesima

Sesto, Rodisbe.

 

SESTO

Or, ch'è Cesare estinto  

che fia di me, Rodisbe?

RODISBE

Animo, ardire.

Di Tolomeo alle stanze

ti condurrò. Tu scaltro

fingendo vezzi, e simulando baci

da me avrai l'arte, onde il tiran monarca,

in vece del tuo sen, stringa la parca.

 

SESTO

Con più baci, e con amplessi  

la vendetta io comprerò.

Con lusinghe, e vezzi spessi

il mio sdegno coprirò.

Con più baci, e con amplessi

la vendetta io comprerò.

Con più frodi, e con più vezzi

di svenarlo io tenterò.

Con amori, e con disprezzi

il tiranno ingannerò.

Con più baci, e con amplessi

la vendetta io comprerò.

Sesto ->

 

Scena ventisettesima

Rodisbe.

 

 

Semplice Tolomeo! Tu pur deluso  

fosti fin sulla faccia.

 

Semplicetti uomini sciocchi,  

certe vecchie, che si sprezzano,

ve la fanno fin sugli occhi.

Donne canute

son troppo astute,

spesso far sogliono.

Che nell'inganno

a lumi aperti

l'uomo trabocchi.

Certe vecchie, che si sprezzano,

ve la fanno fin sugli occhi.

Son più dell'altre

le vecchie scaltre.

Fanno, se vogliono,

che quel diletto,

che voi bramate

mai non vi tocchi.

Certe vecchie, che si sprezzano,

ve la fanno fin sugli occhi.

Rodisbe ->

 
 
Segue il ballo dei Guerrieri.

<- guerrieri

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Galleria con spinetta.

Cleopatra
 

E sarà ver che due pupille vaghe

 
Cleopatra
<- Nireno

Reina, alla tua destra

Nireno
Cleopatra ->

Mostra Cleopatra al favellar del labbro

(Nireno in disparte)

Nireno
<- Giulio

Vaga Lidia, ove sei? Se un sol tuo sguardo

Cleopatra (da dentro)
V'adoro pupille

 

(Nireno si rivela)

 

Questa, è Lidia, o signor

Giulio
Nireno ->
Giulio
<- Curio

Cesare, tutto il campo

Curio
Giulio ->

Amico, addio? Quai stravaganze incontro?

Curio ->

Giardino del serraglio, dove corrisponde quello delle fiere.

Achilla, Nireno
 

Io tentar, che Cornelia?

(Nireno e Achilla in disparte)

Achilla, Nireno
<- Cornelia

Mentre piange l'alba in fasce

(Nireno si rivela)

Bella, non lagrimar

(Achilla si rivela)

Ferma. Cotanto sdegni

Achilla, Nireno, Cornelia
<- Tolomeo

Bella, placa lo sdegno

Nireno, Cornelia, Tolomeo
Achilla ->

Bella, cotanto aborri

Nireno, Tolomeo
Cornelia ->

Niren, vola a Rodisbe, e fa', che in breve

Tolomeo
Nireno ->

Duo numi, che son ciechi

Tolomeo ->
<- Cornelia

Su, che si tarda? Or, che partì 'l lascivo

Cornelia
<- Sesto

(Sesto trattiene Cornelia che corre per scagliarsi nel serraglio delle fiere)

Ferma, che fai? / Chi mi trattiene?

Cornelia, Sesto
<- Rodisbe

Io per sottrarti al regnator lascivo

Cornelia, Sesto, Rodisbe
<- Nireno

Rodisbe, infauste nove. Il re t'impone

Cornelia, Sesto, Nireno
Rodisbe ->

Star in man de' tiranni è un gran tormento

Cornelia, Sesto, Nireno ->

Loco di delizie.

Cleopatra
 
Cleopatra
<- Nireno

Signora / Ebben, Nireno

Cleopatra
Nireno ->

Per discoprir se porta il cor piagato

(Cleopatra si finge addormentata)

Cleopatra
<- Giulio

Ma che veggo? Il mio sol, Lidia qui dorme?

(Cleopatra sorge)

Sposa? T'adorerò sino alla morte

Cleopatra, Giulio
<- Curio

Cesare, sei tradito

Giulio, Curio
Cleopatra ->

Curio, a sì strani eventi

Giulio, Curio
<- Cleopatra

Fuggi, Cesare, fuggi

Curio, Cleopatra
Giulio ->

Curio, dal tuo valore oggi dipende

Cleopatra
Curio ->

(voci de' congiurati di dentro)

Mora Cesare, mora

Cleopatra ->

Bagni del serraglio.

Cornelia, Sesto, Rodisbe
 

(Cornelia negli abiti di eunuco, Sesto colle vesti di Cornelia)

Resta, anima del mio cor!

Sesto, Rodisbe
Cornelia ->

Sesto, è d'uopo, ch'io vada

Sesto
Rodisbe ->

Seguirò il suo consiglio

Sesto
<- Tolomeo, favorite di Tolomeo, Rodisbe
Sesto, Tolomeo, Rodisbe
favorite di Tolomeo ->

Belle dèe di questo core

Sesto, Tolomeo, Rodisbe
<- Achilla

Sire, prendi / Chi fia?

Sesto, Tolomeo, Rodisbe
Achilla ->

Rodisbe alle mie stanze

Sesto, Rodisbe
Tolomeo ->

Or, ch'è Cesare estinto

Rodisbe
Sesto ->

Semplice Tolomeo! Tu pur deluso

Rodisbe ->
<- guerrieri

(ballo dei guerrieri)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima Scena venticinquesima Scena ventiseiesima Scena ventisettesima
Campagna d'Egitto flagellata dai raggi del sole con antico ponte di pietra sopra un ramo del Nilo. Sala di Cleopatra. Quartieri del campo cesareo con urna in mezzo sopra eminente cumulo di trofei guerrieri. Atrio del palazzo reale de' Tolomei. Galleria con spinetta. Giardino del serraglio, dove corrisponde quello delle fiere. Loco di delizie. Bagni del serraglio. Riviera del porto d'Alessandria illuminata in tempo di notte. Stanze reali. Salone reale.
Atto primo Atto terzo

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