Atto secondo

 

Scena prima

Boschetto delizioso con ritiri di verdura.
Alcina ed Astolfo.

 Q 

Alcina, Astolfo

 

ALCINA

Tant'è l'amor per variar d'oggetto  

fa più dolce il gioire

nel fortunato ardor di nuovo affetto.

ASTOLFO

Tal che Alcina egli è ver: tocca a penare

al povero mio cor quand'altri gode.

ALCINA

Fonte perenne è il sol della sua luce,

e il sol della bellezza

perenne è di sue gioie, e s'un ne gode

ad altri non invola

il soave piacer del godimento.

ASTOLFO

Una donna incostante è un gran tormento!

Non ho più cor da sofferir quest'arti,

con cui dividi amor.

ALCINA

Povero Astolfo!

Non hai più cor da sofferirle? Parti.

ASTOLFO

Ch'io mi parta da te? Troppo tenaci

le mie ritorte son.

ALCINA

Resta, ma taci.

ASTOLFO

Ahi qual barbara legge imponi al core?

Dovrò vederti, infida,

né il povero mio amor potrà lagnarsi?

ALCINA

Questa è la strada Astolfo

per meritar gl'affetti miei. La sola

sofferenza può un dì farti felice.

ASTOLFO

Comincia molto mal la mia fortuna!

Io t'amo, e t'amo, o bella

col più tenero amor, col più costante,

che accendesse giammai altr'alma amante.

E tu donna crudele...

ALCINA

Al vento spargi omai le tue querele.

 

Vorresti amor da me?  

L'avrai, l'avrai;

ma non sperar, che mai

al solo solo foco

de' tuoi languenti rai

arda il mio cor.

T'inganni se lo credi,

sei cieco, se non vedi,

ch'io contenta non son

d'un solo amor.

Alcina ->

 

Scena seconda

Astolfo, poi Bradamante.

 

ASTOLFO

Per qual donna incostante,  

crudele amore m'incatenasti il core.

Barbara ancor d' infedeltà ti vanti?

E questa è la mercede

che doni in ricompensa alla mia fede?

 

<- Bradamante

BRADAMANTE

Forte campion, non ti vergogni ancora,  

che una perfida donna ingannatrice

te pur tenga d'amor ne i lacci involto?

Scuoti il giogo crudel, vinci te stesso.

ASTOLFO

Veggio il mio danno espresso

nel doppio infido cor d'Alcina ingrata.

BRADAMANTE

È una maga spietata,

che con occulta infame forza (oh dio)

anco del mio Ruggier l'amor mi tolse,

ma vendicar saprò l'oltraggio mio.

ASTOLFO

Protegga il cielo i tuoi disegni, e sia

la tua vendetta ancor vendetta mia.

 

Benché nasconda  

la serpe in seno

spietata, e immonda

il rio veleno,

è men crudele

dell'infedele

che t'ingannò.

È pien di frodi

il regno infido,

e in altro lido

io fuggirò.

Astolfo ->

 

Scena terza

Bradamante, Ruggiero, poi Orlando.

 

BRADAMANTE

Qui viene il mio Ruggier: resisti o core.  

 

<- Ruggiero

RUGGIERO

Stella d'amor, che il mattutino albore  

precedi, e messaggera

sei del notturno orror tornando in cielo,

dimmi, sotto uman velo,

vedesti mai maggior fede, e beltà

di quella, onde il mio bene adorno va?

BRADAMANTE

Del tuo non vidi mai cuor più infedele.

RUGGIERO

(Qui Olimpia delirante!)

Lascia o bella i sospiri, e le querele.

BRADAMANTE

Tempo già fu, che anch'io bella, e vezzosa

sembrava a l'empio cor, che chiudi in seno.

RUGGIERO

Te le ridico ancor, non son Bireno.

BRADAMANTE

Guarda un poco questi occhi.

Li conosci fellon?

RUGGIERO

Bella...

BRADAMANTE

No, dimmi,

conosci, traditor, questi occhi miei?

RUGGIERO

Credi...

BRADAMANTE

Nel loro ardor di Bradamante

vedi l'irato cor? Guardali bene:

guardali traditor.

RUGGIERO

Non mi sovviene.

 

<- Orlando

ORLANDO
(a Ruggiero)

Non ti sovvien la fé, mal cavaliero,  

che le giurasti.

RUGGIERO
(ad Orlando)

Ahimè!

BRADAMANTE

(a Ruggiero dandogli l'anello fatale, che passato in di lui mano scioglie l'incanto, per il quale egli non conoscea Bradamante)

L'aurato cerchio

quest'è, che di tue fé mi desti in pegno.

Miralo.

RUGGIERO

Oh ciel! Qual velo

mi si squarcia dagl'occhi?

Oh Bradamante, oh sposa?

ORLANDO

Il sacro anello

sciolse l'incanto, onde l'idea nascosa

le rimaneva infin del tuo bel volto.

RUGGIERO

Mie dilette pupille, occhi sdegnosi,

stelle irate d'amor, ah fulminate...

BRADAMANTE

Torna con quell' anello,

Ruggiero, a rimirar d'Alcina il bello;

e se allora da te vien riamata

ti perdono, e mi parto invendicata.

RUGGIERO

Deh, cor mio, deh, mia vita.

 

BRADAMANTE

Taci non ti lagnar:  

taci non mi pregar.

Disperdi i pianti all'aure,

i prieghi al vento.

Bugiardo infido cor,

e menzognero ancor

nel pentimento.

Bradamante ->

 

Scena quarta

Ruggiero ed Orlando.

 

RUGGIERO

Qual terra ignota al suol, qual antro cieco  

mi asconde ai miei rimorsi? Io t'ho tradita

Bradamante mia vita.

Tornate al core o lagrime, e lavate

la macchia del mio errore.

ORLANDO

Macchia forzata

d'involontario error non passa al core.

RUGGIERO

Segna il volto però d'un gran rossore.

ORLANDO

Che d'ira generosa, illustre figlio,

l'altra virtù di nobil alma addita.

Meco vieni o Ruggier: come si vede

dopo turbine rio,

splender più chiara in ciel stella serena,

così quell'alma irata

tosto vedrai, da sdegni suoi placata.

 

Sorge l'irato nembo,  

e la fatal tempesta,

col sussurrar dell'onde,

ed agita, e confonde,

e cielo e mare.

Ma fugge in un baleno

l'orrida nube infesta,

e 'l placido sereno

in cielo appare.

Orlando, Ruggiero ->

 
 

Scena quinta

Montuosa alpestre con alta, e scoscesa rupe.
Angelica, Medoro.

 Q 

Angelica, Medoro

 

MEDORO

Da questi sassi?  

ANGELICA

Sì, da questi sassi,

scintillar deve il foco, onde la face

accenderà Imeneo

a far delle nostr'alme una sol alma.

MEDORO

Ma Orlando, o ciel!

ANGELICA

Non paventar, che Orlando

non ne vedrà la fiamma: in me confida,

e lasciami qui sola

a terminar del nostro amor la sorte.

MEDORO

Perde, o bella, ogni lume

la gloria di ubbidirti,

or che m'imponi, ch'io ti lasci.

ANGELICA

I pochi fortunati momenti

che lunge a me starai saranno eterni,

al tuo core, al mio cor, caro, i contenti.

MEDORO

Ah, che in partir timido e mesto il core,

è costretto a penar lungi al suo bello,

tra speranza, e timore.

 

Qual candido fiore  

che sorge nel prato

rinasce nel core

la bella mia speme,

poi torna a perir.

Son troppo felice

se amarti mi lice;

ma l'anima amante

fedele e costante

lontan dal suo bene

si sente languir.

Medoro ->

 

Scena sesta

Angelica, poi Orlando.

 

ANGELICA

Né giunge Orlando ancor? Con la sua morte  

assicurar vuò la mia pace. Alcina

della rupe l'incanto

sola non userà... (Qui l'importuno!

Cauta alma mia, se vuoi goder.)

 

<- Orlando

ORLANDO

Mia bella  

eccomi: sospirosa

m'accogli ancor? Favella:

a qual rispetto omai per te si bada?

V'ha periglio? Vi son mostri, o giganti?

Ho core, ho braccio, ho spada

da vincerli per te.

ANGELICA

M'inorridisco

al sol pensarvi: troppo

mi costeria costando un tuo periglio

la capricciosa mia brama importuna.

(Traggo, se il colgo al laccio,

Medoro di periglio, e me d'impaccio.)

ORLANDO

Dunque m'invidieresti il glorioso

dolce morir per te?

ANGELICA

Tu lasciarmi e morir? Tua bella fede

nel funesto pensier l'alma non vede.

 

Chiara al pari di lucida stella  

scintillando tua candida fede

prometteva mercede al mio amor.

Ma il pensier di lasciarmi crudele

fa temer, che non sia sempre bella

la facella, onde avvampa il mio cor.

(finge di partire)

 

ORLANDO

Questa è amorosa fé, quello è un bel core.  

Chi vide mai più fortunato amore!

Dove, dove fuggisti, anima mia!

Torna, deh torna o cara

e, o svelami tua brama?

O mi vedrai ora al tuo piede estinto.

ANGELICA

Ingegnoso crudel, perfine hai vinto.

Sulla rupe che vedi argenteo vaso

serba l'acque fatali,

onde Medea del già cadente Esone

fe' rifiorir l'etade: io le vorrei.

ORLANDO

E valea i tuoi sospir sì lieve brama?

ANGELICA

Vigile sempre a lor custodia è intento

orribil mostro, e indomito dimora.

ORLANDO

Io il domerò.

ANGELICA

Noi fortunati allora

potrem, durando sempre in fior d'etade

rendere eterni i nostri dolci affetti.

ORLANDO

Oh, soave sperar quanto m'alletti!

ANGELICA

Oh, dio! T'amo e pavento...

ORLANDO

Un sì forte vigore

infonde nel mio sen, cara, il tuo amore,

ch'ogni periglio io sfido:

la rupe io saglio, e il fiero mostro uccido.

(va per salire la rupe)

 

Scena settima

Astolfo, e detti.

<- Astolfo

 

ASTOLFO

Orlando, dove Orlando? Arresta i passi.  

ANGELICA

(Ah! Son scoperta!)

ASTOLFO
(ad Orlando)

A certa morte vassi

per l'infausto sentier.

ORLANDO
(ad Astolfo)

Tema al mio core?

ASTOLFO
(ad Orlando)

Se certa è morte, allor virtù è 'l timore.

Tu bella, che lo puoi, tu lo distorna.

ANGELICA
(piano ad Astolfo)

Parlava appunto...

ASTOLFO
(piano ad Angelica)

A favellar li torna.

ANGELICA
(piano ad Orlando)

Egli t'invidia il glorioso acquisto.

ORLANDO

Odimi Astolfo: io veggo

dove tolga di mira il tuo disegno.

Non provocarmi a sdegno: il mio gioire

è il trovar sempre nuovi, e nuovi mostri,

onde il valor del mio gran core io mostri.

ASTOLFO
(piano ad Angelica a parte)

Che di mostri favella?

ANGELICA

Non so: confusa io sono.

ASTOLFO

(ad Orlando che torna ad incamminarsi a salire la rupe)

Il passo arresta.

ORLANDO
(ad Astolfo)

Tant'osi?

ANGELICA

(piano ad Astolfo)

Egli si adira: io dall'insana

impresa il distorrò, vanne.

ASTOLFO
(piano ad Angelica)

Confido in quel poter,

che sovra il voler suoi

ha il fulgido seren degl'occhi tuoi.

(parte)

Astolfo ->

 

Scena ottava

Orlando ed Angelica.

 

ORLANDO

L'importuno partì.  

ANGELICA

Vedesti, aspira

a l'impresa, che dée farne felici.

ORLANDO

(salendo la rupe)

Già saglio.

ANGELICA

È pur scoscesa.

ORLANDO

L'ale mi presta amor.

ANGELICA

(Vicina al porto

già sei giunta o mia frode!)

ORLANDO

Mostro crudele... i sibili ne ascolto.

ANGELICA

(Il credulo ch'egl'è! Per fin l'ho colto.)

ORLANDO

Mostro ove sei? Che sia?

 

Angelica ->

 

Scena nona

Si precipita la rupe trasformandosi in una orrida caverna della quale in nessuna parte si vede l'uscita.
Orlando solo nella caverna.

 Q 

 

ORLANDO

Precipizio che altrui morte saria  

raddoppia il mio vigor: mostro ove sei?

Ti sfido, esci, paventi

uscirmi a fronte? A te la vita lascio;

né dell'orrido teschio ornar pretendo;

né dell'irsute cuoia i miei trionfi.

L'acque mi addita o questo orribil speco

di te covile io struggerò, e rapina

farò di lor.

VOCE DI DENTRO

Sei prigionier d'Alcina.

ORLANDO

Prigioniero! Chi parla? Ho al fianco il brando,

né l'insano tuo dir sgomenta Orlando.

(guarda attorno, e non vede esservi uscita)

Qui dove uscir non scorgo;

sassi orgogliosi intendo

il muto favellar del vostro orrore.

Son tradito, il vedo, il so,

ma al destin non cederò.

(tenta di svellere i sassi)

Dure selci cedete:

invano resistete

alla scossa del mio braccio possente.

(svelle un sasso)

Un marmo ho già divelto: incerta luce

nella cupa spelonca ora traluce.

(fa nuovi sforzi)

Ingratissima Angelica, il mio core

presa lena maggior da sdegni suoi

giusto furor traspira.

Uscirò infida, ed il tuo nuovo amore

calpesterò tutto dispetto, ed ira.

All'estrema mia possa

altro sasso già cede: aperto è il passo.

Esce da tua prigione, Alcina, Orlando,

dell'infame tuo regno

a far scempio crudele, e memorando.

Orlando ->

 

Scena decima

Bradamante e Ruggiero.

<- Bradamante, Ruggiero

 

BRADAMANTE

Hai vinto alfine o mio pudico amore:  

Ruggier mercé del prezioso anello

vide il deforme aspetto,

che nella iniqua maga

a forza d'arti ignote altrui par bello.

RUGGIERO

Rimani a le tue cacce e a' tuoi piaceri

perfidissima Alcina.

Vanne, inganna altro cor trova altro amore,

ch'io già riscossa ho l'alma

dall'indegno servaggio.

BRADAMANTE

E ben Ruggiero,

la bellissima Alcina,

la novella, e vezzosa

deità del tuo cor, come ti aggrada?

RUGGIERO

Quanto, oh quanto al tuo amore,

quanto alla tua pietà deggio o mia bella!

BRADAMANTE

Vanne, vanne ad Alcina, io non son quella.

RUGGIERO

Forza crudel d'incanto

discolpa è del mio error, e mi difende.

BRADAMANTE

Va' gentil cavaliero, ella ti attende.

RUGGIERO

Non ti basta il cordoglio

che mi tormenta il sen?

BRADAMANTE

Vendetta io voglio.

RUGGIERO

Ecco il dardo ecco il petto,

ove amor già ferì cogl'occhi tuoi:

ora con la tua man morte ferisca.

Oh felice morir, se m'è concesso

per te...

BRADAMANTE

Mori crudel, ma in questo amplesso.

 

RUGGIERO

Che bel morirti in sen,  

mio dolce amato ben

gioia dell'alma.

Amo gli sdegni tuoi

se al cor ritorna poi

sì bella calma.

Ruggiero ->

 

BRADAMANTE

Narrate i miei contenti  

piante, frondi, erbe, fiori, antri, aure e venti.

Vinto ha già l'alma mia:

il mio fido Ruggier tornò qual pria.

 

Se cresce un torrente  

con torbida piena

e rompe la sponda,

altera si spande

nei campi quell'onda,

e freno non ha.

La gioia è si grande

che l'anima sente

che il cor si risente

e dentro sé stesso

l'estremo piacere

racchiuder non sa.

Bradamante ->

 
 

Scena undicesima

Campagna a' piedi d'un colle con boschetto alle parti, all'ombra dei quali vedesi apparecchio di vasellami, e la tazza nuziale di Angelica, e Medoro.
Angelica, Medoro, Alcina, Coro.

 Q 

Angelica, Medoro, Alcina, coro, paggio

 

CORO

Al fragor de' corni audaci  

s'oda il colle ad echeggiar;

e in veder sì casti laci

venga Amore a trionfar.

 

MEDORO

Qui dove dolce Zeffiretto spira  

e per l'amata auretta innamorato,

sussurrando sospira,

fra tazze coronate i nostri affetti

sospireran di gioia.

ANGELICA

Ah vedi come

la pampinosa vite

stringe in nodi d'amor l'olmo marito!

Tal quest'alma al tuo core

stringerà amor d'indissolubil nodo.

MEDORO

Qui Alcina.

ALCINA

(No 'l ritrovo.)

Il mio Ruggiero

me 'l sapresti additar?

ANGELICA

No 'l vidi.

MEDORO

Forse

per poco te 'l rapii desio di preda.

ALCINA

Par, che lo spirito un rio destin preveda.

ANGELICA

Eh, dà pace al tuo cor.

MEDORO

Tregua ai martiri.

ALCINA

Benché l'alma in sua doglia egra sospiri

pure a vostri imenei

pronuba qual promisi esser degg'io.

MEDORO, ANGELICA

Gioie non mi uccidete.

ALCINA

A questa nuzial tazza amorosa

bevi sposo tu pria, tu poscia o sposa.

(un paggio presenta la tazza a Medoro)

MEDORO

Te gran diva di Cipro alta, e possente,

te faretrato amor, bevendo invoco,

e te Bromio festivo

perché lieto, e giulivo

per Angelica sempre arda il mio foco.

(beve poi presenta la tazza ad Angelica)

 

CORO

Gran madre Venere  

gran nume Tespio

gran padre Libero

odi i suoi voti.

 

ALCINA

Così da questi dèi

si udisser per Ruggiero i voti miei.

ANGELICA

Te Citerea vezzosa,

te dolcissimo amore!

te libero amoroso

la tazza nuzial vuotando invoco.

Quale è il dolce liquore

tal sia, ma eterno sia

per Medoro a me in sen

mai sempre amore.

 

CORO

Diva dell'Espero

fanciullo Idalio

nume Semeleo

odi i suoi voti.

paggio, coro ->

 

ALCINA

Così da questi dèi

si udisser per Ruggiero i voti miei.

Alme felici io parto: ah, perdonate

al mio timor, all'amor mio, se parto.

Mirate: anco in partir dispiega a voi

l'infelice cor mio gl'auguri suoi.

(addita le iscrizioni)

Vivan sempre amorosi

Angelica, e Medoro amanti, e sposi.

 

Così potessi anch'io  

goder coll'idol mio

la pace, che trovar non può 'l mio cor.

Ma unito alla mia stella,

e perfida, e rubella

sol tormenti minaccia il dio d'amor.

Alcina ->

 

Scena dodicesima

Angelica, e Medoro.

 

MEDORO

M'ha commosso a pietà.  

ANGELICA

Lasciamo a lei

de suoi martir le pene,

e in queste verdi pianticelle amene

verghiamo noi le nostre gioie, o caro.

MEDORO

Si crescano le tenere cortecce,

e in loro il testimon del nostro ardore.

ANGELICA

E in ogni cor gentil, servo d'amore

brilli per noi lo spirto

io vergo questo alloro.

MEDORO

Io questo mirto.

(vergano con i dardi le cortecce degl'alberi)

ANGELICA E MEDORO

Belle pianticelle

crescete, verdeggiate,

e il nostro lieto amore

in voi serbate

ANGELICA

Leggi nel verde alloro.

MEDORO

(legge)

«Angelica qui fu sposa a Medoro.»

Leggi il mirto amoroso.

ANGELICA

(legge)

«Medoro qui d'Angelica fu sposo.»

 

Sei mia fiamma, e sei mio bene  

sei mio sole, e sei mio cor

in sue amabili catene

ne restringa eterno amor.

 

MEDORO

Sei mia gioia, sei mia pace

sei mia stella, e sei mio ben:

quanto amabile è la face

che mi accende il core in sen.

Angelica, Medoro ->

 

Scena tredicesima

Orlando, che giunge e vede partire Angelica e Medoro.

<- Orlando

 

ORLANDO

Ah sleale, ah spergiura,  

donna ingrata infedel, cor traditore;

del tuo mal nato ardore

vengo a smorzar... oh ciel,

che leggo (ahi lasso).

«Vivan sempre amorosi,

Angelica, e Medoro amanti, e sposi.»

Angelica, e Medoro amanti, e sposi?

Questa, questa è la scure,

ahimè, che il capo tronca alla mia speme.

Di Medoro il mio bene?

 

Sgorgate, o lagrime    

a fonti, a rive.

S

 

ORLANDO

No, ch'è poco, a torrenti, a fiumi, a mari.  

Arde Orlando, che Orlando?

Eh, Orlando è morto.

La sua donna ingratissima l'ha ucciso.

Io son lo spirto suo da lui diviso,

e son con l'ombra mia, che sola avanza

esempio a chi in amor pone speranza.

(legge sopra l'alloro)

«Angelica qui fu sposa a Medoro.»

Chi segnò quest'alloro!

Lo vergò di sua man la mia tiranna,

v'impresse di sua mano il mio martoro.

Amanti e sposi? oh dio! Sposa a Medoro!

Vendetta, sì vendetta incontro amore

or n'ho trovato il modo,

per cacciarmel dal sen trarrommi il core.

 

Io ti getto elmo, ed usbergo:  

ite o piastre, e maglie al suolo.

 

 

(legge nel mirto segnato da Medoro)  

«Medoro qui d'Angelica fu sposo.»

A te mirto orgoglioso

vuò sfrondarti, schiantarti

sino all'ultimo bronco,

ed estirpar dalla radice il tronco.

 

Ho cento vanni al piede    

ho duecent'occhi in fronte,

e nel furor che ho in sen

m'adiro almeno almen

con mille cuori.

Sopra quei vanni io m'ergo

volo dal piano al monte

quelle pupille io miro

con tutti i cuor

nel mio furor

m'adiro.

S

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Occhi, vanni, furor, cuori, oh martoro!  

Amanti, e sposi Angelica, e Medoro!

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Boschetto delizioso con ritiri di verdura.

Alcina, Astolfo
 

Tant'è l'amor per variar d'oggetto

Astolfo
Alcina ->

Per qual donna incostante

Astolfo
<- Bradamante

Forte campion, non ti vergogni ancora

Bradamante
Astolfo ->

Qui viene il mio Ruggier: resisti o core

Bradamante
<- Ruggiero

Stella d'amor, che il mattutino albore

Bradamante, Ruggiero
<- Orlando

Non ti sovien la fé, mal cavaliero

Ruggiero, Orlando
Bradamante ->

Qual terra ignota al suol, qual antro cieco

Orlando, Ruggiero ->

Montuosa alpestre con alta, e scoscesa rupe.

Angelica, Medoro
 

Da questi sassi? / Sì, da questi sassi

Angelica
Medoro ->

Né giunge Orlando ancor? Con la sua morte

Angelica
<- Orlando

Mia bella eccomi: sospirosa

Questa è amorosa fé, quello è un bel core

Angelica, Orlando
<- Astolfo

Orlando, dove Orlando? Arresta i passi

Angelica, Orlando
Astolfo ->

L'importuno partì / Vedesti, aspira

Orlando
Angelica ->

Si precipita la rupe trasformandosi in una orrida caverna della quale in nessuna parte si vede l'uscita.

Precipizio che altrui morte saria

Orlando ->
<- Bradamante, Ruggiero

Hai vinto alfine o mio pudico amore

Bradamante
Ruggiero ->

Narrate i miei contenti

Bradamante ->

Campagna a' piedi d'un colle con boschetto alle parti, all'ombra dei quali vedesi apparecchio di vasellami, e la tazza nuziale di Angelica, e Medoro.

Angelica, Medoro, Alcina, coro, paggio
 

Qui dove dolce Zeffiretto spira

 
Angelica, Medoro, Alcina
paggio, coro ->

Angelica, Medoro
Alcina ->

M'ha commosso a pietà / Lasciamo a lei

Angelica, Medoro ->
<- Orlando

Ah sleale, ah spergiura

No, ch'è poco, a torrenti, a fiumi, a mari

Medoro qui d'Angelica fu sposo

Occhi, vanni, furor, cuori, oh martoro!

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima
Cortile nel palazzo d'Alcina. Giardino delizioso in cui si vedono le due fonti, una delle quali estinge, l'altra accendente l'amore;... Boschetto delizioso con ritiri di verdura. Montuosa alpestre con alta, e scoscesa rupe. Si precipita la rupe trasformandosi in una orrida caverna della quale in nessuna parte si vede l'uscita. Campagna a' piedi d'un colle con boschetto alle parti, all'ombra dei quali vedesi apparecchio di... Vestibulo avanti il tempio d'Ecate Inferna con un muro d'acciaio in prospetto che chiude il tempio medesimo. Si spezza in due parti il muro d'acciaro e si scopre il tempio d'Ecate Inferna; vedesi nel tempio la... Dal luogo resta l'isola deserta tutta balze, e dirupi, con albero a cui in un trofeo sono appese le arme...
Atto primo Atto terzo

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