Atto terzo

 

Scena prima

Vestibulo avanti il tempio d'Ecate Inferna con un muro d'acciaio in prospetto che chiude il tempio medesimo.
Astolfo e Ruggiero.

 Q 

Astolfo, Ruggiero

 

RUGGIERO

Morto Orlando tu credi?  

ASTOLFO

E sol desio

l'onor del rogo all'onorata salma,

e alle ceneri illustri urna condegna.

RUGGIERO

A penetrar nell'erto della rupe

già nel profondo speco

l'alato mio destrier ti serva all'uopo.

ASTOLFO

Sì, contro Alcina alla vendetta

accingiamoci, o Ruggier: Melissa puote

quelle mura d'acciaro

a nostri passi aprir; se meco sei,

se l'amazzone nostra a noi s'unisce

nulla temo il poter de' Stigi dèi.

 

Dove il valor combatte  

nulla il vigor potrà

d'inferno irato.

Se l'empietà s'abbatte,

contro del suo rigor

congiura il fato.

Astolfo ->

 

Scena seconda

Ruggiero, poi Bradamante in abito di uomo.

<- Bradamante

 

RUGGIERO

Vendetta, sì, cor mio.  

BRADAMANTE

La tenti invano.

RUGGIERO

Non può mancar ciò che negl'astri è fisso:

sitibondo di sangue a darne aita

tu al fianco pur riappendesti il brando.

BRADAMANTE

Ma perché sola io voglio

l'onor del colpo, e sola averlo io posso:

colà dentro racchiusa è la fatale

urna, che eterno fa il poter de l'empia.

RUGGIERO

La rapirem...

BRADAMANTE

Melissa, infin Melissa

come rapirla ignora, e chiusa, il vedi,

d'acciar la soglia, ed immortale è il fiero

custode delle ceneri famose.

RUGGIERO

Ritiriamci, se n' viene Alcina al tempio.

BRADAMANTE

Vedrai per me della crudel lo scempio.

 

Scena terza

Alcina e detti in disparte.

<- Alcina

 

ALCINA

L'arco vuò frangerti,  

la face spegnerti

tiranno barbaro,

nume d'amor.

 

 

Ma invan minaccio amor, ride il superbo  

dell'ire insane mie: te se non posso,

atterrirò di Flegetonte i dèi.

BRADAMANTE
(a Ruggiero)

Il poter di Melissa è in fin mia difesa.

RUGGIERO

Incerto è il fin.

BRADAMANTE

Certo Melissa il rende.

ALCINA

Numi orrendi d'Averno

sin dal profondo inferno

l'orride piume a i miei comandi ergete.

Volate, che tardate a cenni miei?

Che sì pigri, che sì...

BRADAMANTE

Dormon di Lete

per lei già su le sponde.

ALCINA

Iniqui, e rei.

Vuò saper di Ruggiero, o d'Acheronte

verrò a predare il regno:

miseri voi, se cresce più il mio sdegno.

RUGGIERO

Orgogliosa.

BRADAMANTE

Ma invano.

ALCINA

Lassa! Sordo l'inferno,

sordo il ciel, che far degg'io?

Del gran saggio Merlin parli lo spirto.

Aprite, o mura, il varco

alla vostra reina.

 
 
Si spezza in due parti il muro d'acciaro e si scopre il tempio d'Ecate Inferna, vedesi nel tempio la statua del famoso mago Merlino appoggiata ad un'urna entro cui stanno le di lui ceneri; d'interno è chiusa da balaustri di ferro, e vi sta alla custodia l'inviolabile Aronte con mazza impugnata; da una parte ara d'Ecate.

 Q 

<- Aronte

 

RUGGIERO

O portento!  

BRADAMANTE

O stupor!

ALCINA

Se mai d'Alcina

spirto celeste i prieghi udisti, e i pianti

t'impietosiro il ciel dove risiedi,

i di lei prieghi ascolta,

i di lei pianti or vedi,

e del mesto suo cor pietà ti prenda.

RUGGIERO

Ti assista amor.

BRADAMANTE

(forte da sé mostrando, entra in scena)

Benché tu l'ale stenda

per l'aere fellon...

ALCINA

Qual voce!

BRADAMANTE

Alcina

saprà arrestar della tua fugga il volo.

(ad Alcina)

Bellissima reina il reo Ruggiero

sovra alato destriero

agl'amor tuoi, a' sdegni miei si è tolto.

RUGGIERO

(Che finge?)

ALCINA
(a Bradamante)

Avrà ch'il segua.

(Oh che bel volto?

Di leggiadro guerrier, come ti appelli?)

BRADAMANTE

Ardalico son io. Ruggiero infido

d'una germana mia

il credulo bel cor trasse ad amore,

poscia ingrato, e incostante

l'abbandonò. Per cancellar quest'onta

sieguo in Ruggier la mia vendetta, il trovo,

ma in van, ch'ei spiegaratto all'aure i vanti

minacciando a me morte, a te ruina.

ALCINA

Oh folle, eterno è il gran poter d'Alcina!

RUGGIERO

(Superba!)

BRADAMANTE

(Altera!)

ALCINA

Crede

forse per lui che disperarmi io deggia?

Come raggio di sol non manca a stella,

non manca a donna bella

mai gentile amator.

RUGGIERO

(La intendo.)

BRADAMANTE

Oh cieco!

Ai rai del tuo bellissimo sembiante!

ALCINA

Lieto cor mio, ch'ai ritrovato amante,

Ardalico il mio volto

per te qualunque ei sia...

 

Scena quarta

Orlando, e detti.

<- Orlando

 

ORLANDO

Cortese Ifigenia  

il furibondo Oreste

se n' viene a te, che della Grecia è in bando.

BRADAMANTE

(Misero!)

RUGGIERO

(Che mai vedo?)

ALCINA

Ignudo Orlando?

ORLANDO
(a Bradamante)

Ah, ah, che vedo mai?

Questa spada è rubata, ella è di Marte

eccolo là, nel centro della Luna

contro le donne a rivoltar le carte.

BRADAMANTE

(S'anco mi scopre, è folle.)

ORLANDO
(ad Alcina)

Per te c'è poi di brutto,

cadrà se non rimedi,

in precipizio ed in ruina il tutto.

ALCINA

Perché?

RUGGIERO

(Che dirà mai?)

ORLANDO
(ad Alcina)

Senti.

BRADAMANTE

(Che spera!)

ORLANDO

Senti, senti, e compiangi

la storia miserabile, ma vera.

Il mio povero amore, una bellezza

avea invitato al ballo, allora quando

la nera crudeltà col reo rigore

nemici giuratissimi d'amore,

fecero il bel desire (ahi, cruda sorte!)

fecero il bel desir riuscire invano.

RUGGIERO

(Così guida empia sorte!)

ALCINA
(a Bradamante)

È affatto insano.

ORLANDO

All'invito gentil, che amor le fa,

la fiera crudeltà,

con guardo torvo e minaccioso aspetto

disse così si fa! No, che non voglio;

ed il rigor, presa beltà per mano,

lascio con passo grave e cera brutta,

il mio povero amore a bocca asciutta.

Deh, appaghi ella il mio amor meco danzando.

Danziam signora la follia d'Orlando.

Suonate che fatte?

(in atto di danzare)

La la là la ra la.

RUGGIERO

(Il compiango.)

ORLANDO

(ad Alcina, prendendola per mano)

Signora a chi dich'io?

ALCINA
(ad Orlando)

Tanto audace con me!

BRADAMANTE
(ad Alcina)

Deh, spegni o bella,

l'ira, che t'arde in cor.

ALCINA

Legge è il tuo cenno.

RUGGIERO

L'alto eroe come mai perduto ha il senno!

ORLANDO

Vola vola vola vola vola:

che vola? Amor che fugge, e Apollo,

vedete dietro a lui montato in furia,

per l'altissima ingiuria

fatta all'onesta sua Dafne pudica

mettendo nel bordello il casto alloro,

quando Angelica fu sposa a Medoro.

 

Scena quinta

Angelica e detti.

<- Angelica

 

ANGELICA

Come purpureo fior languendo muore,  

che il vomere al passar tagliato lassa...

ALCINA

Qual voce?

ORLANDO

Zitto zitto.

ANGELICA

...così langue, in un seno amante, core

se lungi dal suo ben la vita passa.

RUGGIERO

(È la donna crudel.)

ORLANDO

Oh l'incostante

ingannatrice amante,

che di stirpe si vanta d'Anfione,

canta per suo diporto una canzone.

Canta tu pur, che te ne priego.

BRADAMANTE

(È folle.)

(ad Alcina)

Rendi contento, o bella, il suo desire.

ALCINA

Si appaghi la sua brama.

ORLANDO

Canterà?

ALCINA

Canterò.

ORLANDO

Lodato il cielo.

(si ritira)

ALCINA

Che dolce più, che più giocondo stato,

v'è mai qua giù d'un amoroso core,

che viver più felice, e fortunato

quanto il trovarsi in servitù d'amore?

Ma se lungi è il suo ben qual più doglioso

stato v'è mai d'un cor che sia amoroso.

(Orlando fa cenno ad Alcina e Bradamante che tacciano, prende d'improvviso Angelica)

ORLANDO

Prender la voglio.

(ad Angelica)

Affé t'ho colta!

ANGELICA

Aita.

ORLANDO

So che cortese non si sdegnerà,

signora crudeltà...

ANGELICA

Cieli, chi veggio mai.

ORLANDO
(ad Alcina)

L'abbiam prigion. Deh, renda il tuo rigore

al povero mio amore

la rapita beltà.

ANGELICA

(ridendo)

Strana follia!

ORLANDO

Come dunque tu ridi?

Ah, me la pagherai:

irriterò contro i tuoi sciocchi errori

le donne i cavalier, l'arme, e gl'amori.

ALCINA

Amor dove il guidasti!

BRADAMANTE

(guardando Angelica e Ruggiero)

(Alma di fera!)

RUGGIERO

Dispietato core!

ANGELICA
(ad Orlando)

Renderà il mio rigore,

la rapita beltà. Medoro, oh dio!

BRADAMANTE

Troppo fosti spietata.

ANGELICA

Ebbi sempre pietà de' suoi tormenti.

ORLANDO

Menti, sentisti l'eco.

L'ingiuriato mio povero amore,

da cui la speme ha già tolto congedo

ti dice, facend'eco al mio dolore,

menti, barbara donna, io non ti credo.

 

ANGELICA

Poveri affetti miei, siete innocenti.  

Ma ingiusto è quel timor,

che al vostro bel candor,

il pregio toglie.

Ingrato io ti direi, t'inganni e menti;

ma no, che la mia fé

oltraggi per mercé

in pace accoglie.

Angelica ->

 

Scena sesta

Orlando, Alcina, Bradamante e Ruggiero in disparte.

 

ORLANDO

Ella parte. Mirate  

la menzogna è con lei: ch'orridi mostri!

Nelle diverse sue facce deformi

molti sembrano, è vero, Endimioni,

ma basilischi son, serpi, e dragoni.

 

Gli seguirò,  

gli atterrerò,

gli struggerò,

gl'annienterò.

 

 
(ad Aronte)

Vai dicendo di no?  

Resta qui, Alcide, alla tua Iole appresso,

e n'averai la nuova adesso adesso.

(parte)

Orlando ->

 

RUGGIERO

(Quanto mi fa pietà.)  

BRADAMANTE

(ad Alcina, additando Aronte)

Chi è il minaccioso?

ALCINA

Aronte, egl'è guerriero

feroce, invulnerabile, e fatale,

finché sostien la forte mazza in pugno.

BRADAMANTE

E di ferrea catena

alla destra l'annoda.

ALCINA

Or venga l'empio

Ruggiero, e provi di sua spada il taglio.

Quella catena a far mia possa eterna

con la spuma di Cerbero, lo stesso

tartareo re temprò d'Averno al foco.

BRADAMANTE

L'arcano m'ha scoperto a poco a poco.

ALCINA

Vanne Aldarico, e là dove tu miri

rider più verde il suol colà mi attendi.

BRADAMANTE

Qui lasciarò Ruggiero? Parto, ma peno.

Vedi fuor del mio petto uscir sospiri,

figli di quell'amor, che m'arde in seno.

 

Io son ne' lacci tuoi,  

e ti promette il cor

fede, e costanza.

Vado: riposo in te;

sovvengati che sei

la mia speranza.

Bradamante ->

 

RUGGIERO

Parte il mio bene: amor che far degg'io?  

ALCINA

(guardando dietro a Bradamante)

Che bellezza! Che brio!

Son pur felice: Amor per me non chiude

i suoi tesori, e manda a questo core,

perché sia lieto un'amator novello.

Più dell'empio Ruggier leggiadro, e bello.

 

Non è felice un'alma,  

che amando un sol oggetto

trovi del cor la calma,

e sia contenta.

Spesso cangiando amore

più fortunato è un core.

Non dà, non dà diletto,

un solo, solo affetto;

ma torbido talor

l'alma tormenta.

Sfondo schermo () ()

Alcina ->

 

Scena settima

Ruggiero solo, poi Medoro.

 

RUGGIERO

Gloria, che mi ragioni? Onor, che parli?  

Voi col fatal custode il mio coraggio

invitate al cimento, e il più bel raggio

promettete al mio crin di vostra luce.

Ma se poi fisso io miro

cogl'occhi del pensiero alla mia bella

e vedo il suo periglio,

d'amore, e di pietà gl'inviti io sieguo.

 

<- Medoro

MEDORO

Oh Ruggier! Menzognera  

dunque la fama fu di tua incostanza!

RUGGIERO

D'incostanza che parli?

MEDORO

Fuggire i primi desiati lacci

dell'amorosa Alcina,

spegner nel cor, che prima ardea le faci.

RUGGIERO

Si fuggon a ragion lacci inonesti,

e spengonsi a dovere impure faci.

MEDORO

Talché dunque egli è vero...

RUGGIERO

Che se il pria amato error poscia si aborre,

costanza è allora il variar pensiero.

 

Scena ottava

Angelica, e detti.

<- Angelica

 

ANGELICA

Costanza è allora il variar pensiero!  

MEDORO

Con tanto ardor chi si difende è reo.

ANGELICA

(Di chi mai si favella!)

RUGGIERO

Allor sarei

colpevole, se te reo non punissi!

(mette la mano sulla spada, poi si ferma)

Ma non degna Ruggiero

contro il molle tuo sen stringer la spada.

ANGELICA

(Al maggior uopo io giunsi.)

MEDORO

Entro al molle mio seno alberga un core,

che al tuo ceder non sa.

ANGELICA

(Vezzoso ardire.)

RUGGIERO

Eh taci, e va di tua bellezza armato

a far preda de' cuori.

MEDORO

(snudando la spada)

Il brando stringi.

ANGELICA

(È tempo ch'io mi scopra.)

RUGGIERO

(strappando la spada di mano a Medoro)

È mio il tuo ferro.

ANGELICA

E se brami vendetta, è tuo il mio petto.

RUGGIERO

Quello è un campo da te, prendi il tuo brando.

E tu donna crudele

porta altrove il tuo amor, per te va insano

il fiore degl'eroi.

ANGELICA

Se vago volto

il genio alletta e il cor: senti Ruggiero:

costanza è allora il variar pensiero.

 

RUGGIERO

Come l'onda  

con voragine orrenda, e profonda

agitata da venti, e procelle,

fremendo, stridendo,

là nel seno del mare se n' va.

Il tuo core

combattuto da fiero timore,

turbato, agitato,

sospira, s'adira,

e sdegnoso

ritrovar più riposo non sa.

Ruggiero ->

 

Scena nona

Angelica e Medoro.

 

ANGELICA

Partir convien da questo cielo.  

MEDORO

Oh dio!

Tradirono il cor mio

la destra ed il vigor e deggio intanto

l'onta soffrir d'ingiuriosi insulti.

ANGELICA

Disdicono, mio sposo

alla molle tua destra

e al tenero tuo sen spada e furore.

Son bellezza ed'amore

l'armi tue, il tuo vigor, e questo seno

il campo, ove tu déi dell'amor mio

aver dolci ripulse,

che finiranno in coniugali amplessi.

MEDORO

Oh conforte, oh speranza!

ANGELICA

Varcherem l'oceano, e a regni miei

felici approderem.

MEDORO

Paventi il vedo.

La sorte mia: deh, poni in calma, oh, cara

quel bel core, che il core a me rapì,

perché tanto timore?

ANGELICA

Nasce il timor dal mio soverchio amore.

MEDORO

Pena il mio bene, non meno io peno, e provo

(meraviglia d'amor) dolci le pene

ma nel timor dell'adorato bene

la pace, che vorrei, lasso, non trovo.

 

Vorrebbe amando il cor  

riposo, e pace;

ma sempre teme amor

sempre paventa.

E poi sperando va

che forse un dì sarà

l'alma contenta.

Medoro, Angelica ->

 

Scena decima

Orlando solo.

<- Orlando

 

 

No, no, ti dico, no. Forse pretendi  

ombra squallida e nera

di spaventarmi! No, no, no, non è morta:

morta credea la crudeltà Nerone.

E sorto d'Acheronte

volea ch'io le cantassi una canzone;

ma morta so ben io ch'ella non è,

che mi lacera il cor: fuggi da me.

 

Scendi nel tartaro  

per farti vindice

contro una furia

bella, e crudel.

 

 

Furia bella, e crudel? Sono ben tutte,  

furie le donne brutte,

ma Angelica è una furia, e pure è bella.

Angelica? Sì, Angelica, che già

tanto fedel mi protestava amore.

(vede la statua di Merlino, e se la figura Angelica)

Ma che vedo? Ella è d'essa, il cor s'arrabbia.

Angelica, mio bene...

(ad Aronte)

In faccia mia

donde ardisci, fellon tenerla in gabbia?

(va per rompere i balaustri, Aronte se li oppone in atto di combattere)

Romperò questi ferri: e che pretendi?

Combattere! Hai ragion. Via ti difendi.

(combatte con Aronte, né può ferirlo)

(Dell'Idra ha il cuoio addosso.

Anima mia! Pianger la sento!)

(ad Aronte)

Ah, crudo,

non reggerai contro il mio cor irato.

(combatte di nuovo, e taglia la catena, che tiene la mazza legata al braccio d'Aronte, gliela strappa di mano, ed egli si mette a lottare)

Oh, oh, l'ho disarmato.

Vanne: minacci ancor? La tua pazzia

più non merta, o fellon, la pietà mia.

Sgorga il sangue

il furor langue,

già caduto, è morto al suol.

(rompe i balaustri con la mazza di Aronte)

Con le stesse armi sue vi spezzo, o ferri.

(abbracciando la statua)

Sospirata mia bella oh, quanto è dura!

(levando la statua)

Intiriciata è certo di paura.

Non temer, no, cor mio:

ti stringe Orlando al sen: quanto fracasso.

 

Aronte ->

 
 
Mossa la statua dal luogo resta l'isola deserta tutta balze, e dirupi, con albero a cui in un trofeo sono appese le arme d'Orlando.

 Q 

 

ORLANDO

Cos'è, treman le mura infin dal fondo?  

Volan per l'aria i tetti,

traballa il suol! Forse ruina il mondo!

Son pur stanco! Pur lasso!

Or che tratto ho il mio ben dal ferreo laccio,

vuò chiuder gl'occhi al sonno,

tal Borea riposò d'Oritia in braccio.

(si addormenta)

 

Scena undicesima

Alcina, Orlando, che dorme, poi Bradamante e Ruggiero.

<- Alcina

 

ALCINA

Infelice! Ove fuggo! Ove mi ascondo.  

Son vinta e vilipesa. Ingiusto cielo!

Immortal mi facesti, ed il tuo dono

rende la fiera mia sciagura eterna,

perché immortal sarà meco il mio duolo.

(vede Orlando che dorme)

Il feroce nemico in braccio al sonno!

Cielo, giusto or dirò, che a mia vendetta

apri pietoso il varco.

(snuda un pugnale)

Cado da grande, or che la mia ruina

meco ti opprime.

(si avventa ad Orlando)

 

<- Ruggiero, Bradamante

RUGGIERO

(trattenendola)  

Ferma.

BRADAMANTE

Ah, iniqua Alcina!

ALCINA

Ruggier! che vedo?

RUGGIERO

In me non più Ruggiero,

ma vedi il tuo persecutor più fiero.

ALCINA
(a Bradamante)

Ardalico, amor mio.

BRADAMANTE

In me ravvisa, Bradamante,

la tua più gran nemica.

 

Scena dodicesima

Angelica e Medoro fuggitivi e detti.

<- Angelica, Medoro

 

ANGELICA

Salviamci.  

MEDORO

E dove, o bella?

BRADAMANTE

(arrestando Angelica)

Arresta il piede!

MEDORO

Che fia!

ANGELICA

Cieli!

BRADAMANTE
(a Ruggiero)

Ecco lei, che ingannatrice

trasse alla rupe Orlando,

per lei va folle errando.

ALCINA
(ad Angelica)

Amica, non è persa ogni speranza.

ANGELICA

Ma veggio, ahimè, l'ultima tua ruina.

 

Scena ultima

Astolfo con Soldati di Logistilla, uno di quali porta una face accesa e detti.

<- Astolfo, soldati

 

ASTOLFO

Angelica si arresti, e pera Alcina.  

BRADAMANTE

Astolfo!

ALCINA

(Ahimè!)

RUGGIERO

(ad Astolfo additando Alcina)

Dove sinor? Ti piansi

vittima sfortunata

al furor di colei.

ASTOLFO

Nulla può in me,

che ho in mia difesa i dèi!

BRADAMANTE

Ma Orlando!

RUGGIERO

Insano ei scorre...

ASTOLFO

Io so l'alato

tuo destrier contumace

su cui credea trar dallo speco Orlando,

nulla la man, nulla temendo il morso,

mi porta a sua balia, talché varcata

la region dell'aere, là giunsi

ove non arde eterno il foco, e spande

dalla sfera una voce alta e celeste.

Prendi, prendi mi dice,

in questa face, lo smarrito lume

della mente d'Orlando,

riporta, Astolfo; egli è voler divino,

della ragione il lume al paladino.

BRADAMANTE

(scuotendolo)

Orlando!

RUGGIERO

(scuotendolo)

Orlando!

ALCINA

Oh, mio tormento!

ORLANDO

(svegliandosi)

Orlando

d'Angelica è nel sen.

(vedendo la face)

Qual lume! Oh dio?

Sovra la ignuda terra ignudo Orlando!

Misero! Dove sono?

Chi son? Chi cerco? Oh, dèi!

Ahi, che in mirar me stesso,

me non ravviso in me, sol la mia colpa.

BRADAMANTE

Del nostro cuor umana colpa è errore.

RUGGIERO

Ma saggia emenda è di prudenza merto.

ASTOLFO

Rivesti l'arme, o prode.

ALCINA

O, ingiusti numi! O fati! Oh avverse stelle,

troppo fiero è 'l mio duolo, e l'onta mia!

Ti perdo, empio Ruggiero, e già riveggo,

in Alderico ancor la mia rivale!

Tutto per me è fatale.

Torna il senno ad Orlando

e senza forza è in fin la mia magia.

Oh ingiusti numi! O fati! O avverse stelle!

 

Anderò, chiamerò dal profondo  

l'empie furie del baratro immondo.

Chiederò negl'abissi vendetta

dell'offeso e tradito mio amor.

Alcina ->

 

BRADAMANTE

(ad Orlando additandole Alcina)  

Vedi, ch'è tuo trionfo

l'eccidio della rea.

ORLANDO

Gran mago ora i tuoi detti omai comprendo:

dopo distrutta Alcina,

le fortune in amor mi serba il cielo

con tormelo dal cor.

ANGELICA

O mio rossore!

ORLANDO

Godi, o bella, il tuo sposo, e tu garzone

la tua consorte in pace. Il ciel v'ha uniti,

in dolce amico nodo:

egli sia eterno, e nol rallenti mai,

non che lo sciolga, invida sorte amara.

ASTOLFO

Saggio, chi dal fallir prudente impara.

 

CORO

Vien dal cielo in noi l'amore  

ma il desio del nostro core

spirto reo talor lo fa.

S'ami sì, ma s'ami il bello,

perché immagine di quello,

ch'è l'autor della beltà.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Vestibulo avanti il tempio d'Ecate Inferna con un muro d'acciaio in prospetto che chiude il tempio medesimo.

Astolfo, Ruggiero
 

Morto Orlando tu credi? / E sol desio

Ruggiero
Astolfo ->
Ruggiero
<- Bradamante

(Bradamante in abito di uomo)

Vendetta, sì, cor mio / La tenti in vano

(Ruggiero e Bradamante in disparte)

Ruggiero, Bradamante
<- Alcina

Ma invan minaccio amor, ride il superbo

Si spezza in due parti il muro d'acciaro e si scopre il tempio d'Ecate Inferna; vedesi nel tempio la statua del famoso mago Merlino appoggiata ad un'urna entro cui stanno le di lui ceneri; d'interno è chiusa da balaustri di ferro; da una parte ara d'Ecate.

Ruggiero, Bradamante, Alcina
<- Aronte

O portento! / O stupor! / Se mai d'Alcina

(Bradamante entra in scena)

Ruggiero, Bradamante, Alcina, Aronte
<- Orlando

Cortese Ifigenia

Ruggiero, Bradamante, Alcina, Aronte, Orlando
<- Angelica

Come purpureo fior languendo muore

Ruggiero, Bradamante, Alcina, Aronte, Orlando
Angelica ->

Ella parte. Mirate

Vai dicendo di no?

Ruggiero, Bradamante, Alcina, Aronte
Orlando ->

Quanto mi fa pietà

Ruggiero, Alcina, Aronte
Bradamante ->

Parte il mio bene: amor che far degg'io?

Ruggiero, Aronte
Alcina ->

(Ruggiero esce in scena)

Gloria, che mi ragioni? Onor, che parli?

Ruggiero, Aronte
<- Medoro

Oh Ruggier! Menzognera

Ruggiero, Aronte, Medoro
<- Angelica

Costanza è allora il variar pensiero!

Ruggiero
Come l'onda
Aronte, Medoro, Angelica
Ruggiero ->

Partir convien da questo cielo / Oh dio!

Aronte
Medoro, Angelica ->
Aronte
<- Orlando

No, no, ti dico, no. Forse pretendi

Furia bella, e crudel? Sono ben tutte

(Orlando combatte con Aronte)

Orlando
Aronte ->

Dal luogo resta l'isola deserta tutta balze, e dirupi, con albero a cui in un trofeo sono appese le arme d'Orlando.

Cos'è, treman le mura infin dal fondo?

(Orlando si addormenta)

Orlando
<- Alcina

Infelice! Ove fuggo! Ove mi ascondo

Orlando, Alcina
<- Ruggiero, Bradamante

Ferma / Ah, iniqua Alcina!

Orlando, Alcina, Ruggiero, Bradamante
<- Angelica, Medoro

Salviamci / E dove, o bella?

Orlando, Alcina, Ruggiero, Bradamante, Angelica, Medoro
<- Astolfo, soldati

Angelica si arresti, e pera Alcina

Orlando, Ruggiero, Bradamante, Angelica, Medoro, Astolfo, soldati
Alcina ->

Vedi, ch'è tuo trionfo

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena ultima
Cortile nel palazzo d'Alcina. Giardino delizioso in cui si vedono le due fonti, una delle quali estinge, l'altra accendente l'amore;... Boschetto delizioso con ritiri di verdura. Montuosa alpestre con alta, e scoscesa rupe. Si precipita la rupe trasformandosi in una orrida caverna della quale in nessuna parte si vede l'uscita. Campagna a' piedi d'un colle con boschetto alle parti, all'ombra dei quali vedesi apparecchio di... Vestibulo avanti il tempio d'Ecate Inferna con un muro d'acciaio in prospetto che chiude il tempio medesimo. Si spezza in due parti il muro d'acciaro e si scopre il tempio d'Ecate Inferna; vedesi nel tempio la... Dal luogo resta l'isola deserta tutta balze, e dirupi, con albero a cui in un trofeo sono appese le arme...
Atto primo Atto secondo

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