Prologo

 

Scena prima

Interno della casa del pastore Vansen.
Un gran camino a sinistra. A destra una porta che mette sulla via. Piccola porta a sinistra. Nel fondo della scena una scalinata di pochi gradini che fa capo alla porta di una sala. Dinanzi al camino una tavola rustica. Quadri appesi alle pareti.
Vansen seduto presso la tavola. Costanza, Donne e Famigli che vanno e vengono.

 Q 

Vansen, Costanza

<- famigli

 

VOCI LONTANE

Venite, pastori,  

fanciulle, venite ~

al santo vegliardo

festosi accorriam!

 

COSTANZA

(appressandosi a Vansen)

Odi? Di lieti cantici

risuona il pio villaggio;

qui fra un istante a porgerti

il consueto omaggio,

gli amici interverranno...

VANSEN
(con tristezza)

Un anno... ancora un anno,

che nell'oblio dei secoli

oggi tramonterà!...

COSTANZA

Lieto non sei...

VANSEN

La predica

sto meditando... forse

l'ultima...

COSTANZA

Che mai dici?

Padre tu sei degli orfani,

angiol degli infelici...

ai desolati, ai miseri

iddio ti serberà.

 

VOCI DI FUORI

Al santo pastore

festosi accorriam;

d'omaggio, d'amore

tributi rechiam!

 

COSTANZA

Son dessi!...

VANSEN

La famiglia

si aduni...

COSTANZA

(appressandosi alla scalinata)

Olà... venite...

fanciulli... che più indugiasi?...

(esce per un istante)

Costanza ->

VANSEN
(ai famigli)

E voi le porte aprite...

Infondimi, o signore

sensi di pace e amore:

fa' che i miei detti un balsamo

versino a tutti i cor!

 

Scena seconda

Costanza discende dalla gradinata tenendo per mano due Fanciulli.
Marta, Carlotta conducono parimenti dei Fanciulli che recano doni al vecchio Vansen.
Dalla porta laterale entrano Contadini e Contadine abbigliati a festa.

<- Costanza, Marta, fanciulli, contadini, contadine

 

TUTTI

Viva il nostro pastore... evviva il padre  

del villaggio!...

COSTANZA
(ai fanciulli)

Pian piano... ad uno, ad uno

i vostri doni offrite.

VANSEN

Qui tutti, o figli miei...

CORO

Li benedite!

 

DONNE

La man del vegliardo,  

fanciulli baciate:

fidente lo sguardo

ver esso levate ~

la santa parola,

che molce e consola,

dal labbro divino

vi scenda nel cor.

 

UOMINI

L'alpi nevose

non danno rose,

nudo è l'ostello

dal poverello.

Unica gemma,

unico fior

noi qui rechiamo

pace ed amor.

Sfondo schermo () ()

 

VANSEN

(levandosi in piedi)

Co' la famiglia mia qui veggo accolta  

l'altra famiglia che mi diè il signor:

questo povero vecchio anche una volta

vi benedice con paterno amor.

Di angosce e di miserie è pieno l'anno

finché dura l'esilio di quaggiù;

ma d'immenso conforto nell'affanno

a chi soffre, a chi piange è la virtù.

Ogni macchia di colpa si cancelli

al mio piè si deponga ogni rancor;

con un bacio chiamatevi fratelli,

e la fede si avvivi in ogni cor.

UOMINI

Noi sempre ci amerem come fratelli,

come ci amate voi, santo pastor.

DONNE E FANCIULLI

Ogni traccia di duolo si cancelli,

senza rimorsi non ha lutti il cor.

MARTA

(Che spero io più? Non fia che si cancelli

l'onta mia, la mia colpa, il mio dolor.)

(tutti si alzano)
 

VANSEN

Ed ora, o figli miei,  

a sciogliere una prece

nell'oratorio entrate.

TUTTI

Andiam!...

VANSEN

Qui poi,

giusta l'antico rito,

a fraterno convito

insiem ci assideremo,

finché non suoni l'ora

che dell'anno novel segni l'aurora...

E anche per me pregate,

cui vietan gli anni gravi

e l'inferma salute

di seguirvi...

DONNE
(ai fanciulli)

Venite!

 
(tutti escono meno Marta che si arresta sulla soglia)

contadini, contadine, fanciulli, Costanza, famigli ->

 

Scena terza

Vansen, e Marta.

 

MARTA

(Indegna ormai  

son di viver con essi...)

VANSEN
(a Marta)

E tu, o figliola...

coi fratelli a pregar perché non vai?

MARTA

Perché... Deh! Non chiedetelo...

Io son troppo infelice...

VANSEN

Lo so...

MARTA

(atterrita)

Voi!

VANSEN

Tutto al vigile

mio cor paterno dice

che soffri...

(prendendola per mano)

Vieni, o figlia,

svelami il tuo martir.

MARTA

(Non oso alzar le ciglia...

O dio, vorrei morir!)

 

VANSEN

Da qualche mese ~ la luce bella  

delle tue guance ~ si scolorì;

mutato hai volto ~ modi, favella...

non sei più quella ~ che fosti un dì.

E a me il segreto ~ che ti divora,

che ti distrugge... ~ celar vuoi tu?

Parlami, o figlia...

(la conduce presso la seggiola dove si asside)

MARTA

(prostrandosi alle ginocchia di Vansen)

~ Questa dimora

della innocenza ~ della virtù

fuggire io debbo!...

VANSEN
(sorpreso)

Marta!... (Che intendo!)

Povera figlia!...

MARTA

Perduta io son.

VANSEN

(levandosi in piedi)

Cielo!... Perduta!...

(giungendo le mani, ricade sulla seggiola)

Dio del perdon!...

Come a tua madre ~ favelleresti

parlami, o Marta... ~ il reo chi fu?

MARTA

Uno straniero...

VANSEN

Dove il vedesti?...

Quali speranze ~ nutrir puoi tu?

MARTA

Si chiamava Giuliano... era venuto

fin da Parigi... un giovane pittor...

Un giorno nella selva era seduto...

là ci incontrammo... e mi parlò d'amor.

Il suon della sua voce era sì grato

che io per esso obliai tutto il creato!

Farmi sposa, tornando, ei promettea...

mi baciò in volto, pianse... e poi partì...

Ed io sempre nei sogni lo vedea...

ma più nuove non ebbi da quel dì.

Per sei mesi così dovei soffrire...

e talvolta ho creduto di morire.

VANSEN

Sventurata!

MARTA

Or che tutto vi svelai...

ditemi, o padre che poss'io tentar?...

VANSEN

Al ciel chiedi l'oblio...

MARTA

Già l'implorai

più volte, e ancora no 'l potei scordar...

VANSEN

Qui attendimi ~ a pregar cogli altri anch'io

vado ~ ispirarmi solo può il signor.

Figlia, non disperar ~ ti affida in dio...

MARTA

Ma voi?...

VANSEN

Mi abbraccia! ~ io ti son padre ancor.

(si abbracciano, indi Vansen si allontana a passo lento)

Vansen ->

 

VOCI INTERNE

Vieni... le menti illumina  

o spirto creator...

tergi le colpe: ai reprobi

desta il rimorso in cor.

 

Scena quarta

Marta sola.

 

 

No... no! D'altri il consiglio  

non può venirmi... Al desolato core

sempre più forte parlerà la voce

dell'immenso amor mio...

e la voce d'amor voce è di Dio!

Io partirò... sì... troverò il cammino

per giunger presso a lui... Vedrà il mio pianto...

egli pur dovrà amarmi... io l'amo tanto!

(entra nelle stanze)

Marta ->

 

VOCI DALLA CHIESA

Guida fra i ghiacci e i triboli  

lo stanco pellegrin,

ond'ei raggiunga incolume

la meta del cammin.

 

<- Marta

MARTA

(ricomparisce ravvolta in una mantelletta con un piccolo fardello nelle mani)

Addio... ti lascio ~ casa adorata

dove i primi anni ~ vissi beata...

dove rinvenni ~ grama orfanella,

amor di madre ~ e di sorella...

Dove la voce ~ di un vecchio pio

del ciel... degli angioli ~ mi favellò...

Ah! Il cor si spezza ~ in questo addio...

che il tetro abisso ~ schiuder mi può.

(scrive, e piegato il foglio, lo lascia sulla tavola)

 

VOCI DALLA CHIESA

Spira coraggio ai trepidi

nell'ora del morir...

MARTA

Or... l'esitare è vano...

Giuliano... o mio Giuliano...

angiolo mio... mio nume,

per te saprò morir!

(esce rapidamente per la piccola porta)

Marta ->

 

Scena quinta

Uomini, Donne, Fanciulli, Vansen, e Costanza.

<- uomini, donne, fanciulli, Vansen, Costanza

 

TUTTI

Allegri! Nel diletto  

la notte si consumi!

COSTANZA

(ascende i gradini e apre le grandi porte della sala dove si vede una tavola illuminata)

Venite!...

UOMINI

Quanti lumi!

Lauto sarà il banchetto...

COSTANZA

Fanciulli... avanti!

TUTTI

Evviva...

l'allegra comitiva!

(tutti entrano nella sala. Costanza discende dalla scalinata per offrire il braccio a Vansen)

uomini, donne, fanciulli ->

 

COSTANZA

E Marta dov'è?  

VANSEN
(inquieto)

Nella sua stanza forse...

(chiamando)

Marta!...

ALTRE VOCI

Marta!...

VANSEN

(vedendo la lettera)

Una lettera... Che vedo!...

(legge)

Fuggita!... Ohimè!...

COSTANZA

Fuggita!...

Gran dio!...

VANSEN
(a Costanza)

Silenzio! Qualcheduno accorra

sulle sue tracce...

(porge la lettera a Costanza)

Leggi!... In queste mura

è entrata la sventura...

COSTANZA

Ah! Mi si spezza il cor!

 
(Vansen cade sulla seggiola col capo fra le mani. Costanza affannata parla sottovoce ad un famiglio)

<- un famiglio

 

CORO
(nella sala)

Ciascun gioisca ~ si seppellisca  

fra lieti brindisi ~ l'anno che muor!

 

Fine (Prologo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Interno della casa del pastore Vansen; un gran camino a sinistra; a destra una porta che mette sulla via; piccola porta a sinistra; nel fondo una scalinata di pochi gradini che fa capo alla porta di una sala; dinanzi al camino una tavola rustica; quadri appesi alle pareti.

Vansen, Costanza
 

(donne e famigli che vanno e vengono)

Vansen, Costanza
<- famigli
Voci di fuori, Costanza e Vansen
Venite, pastori
Vansen, famigli
Costanza ->
 
Vansen, famigli
<- Costanza, Marta, fanciulli, contadini, contadine

Viva il nostro pastore... evviva il padre

Donne e Uomini
La man del vegliardo

Co' la famiglia mia qui veggo accolta

Ed ora, o figli miei

Vansen, Marta
contadini, contadine, fanciulli, Costanza, famigli ->

Indegna ormai

Marta
Vansen ->

No... no! D'altri il consiglio

Marta ->
Voci dalla chiesa, Marta
Guida fra i ghiacci e i triboli
<- Marta
 
Marta ->
<- uomini, donne, fanciulli, Vansen, Costanza

Allegri! Nel diletto

Vansen, Costanza
uomini, donne, fanciulli ->

E Marta dov'è? / Nella sua stanza forse

Vansen, Costanza
<- un famiglio
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta
Interno della casa del pastore Vansen; un gran camino a sinistra; a destra una porta che mette sulla... Lo studio di un pittore; porta a sinistra; altra piccola porta nel fondo della scena; tavoli, quadri; un... Il giardino ai Pocherons; Viale con alberi foltissimi; a sinistra un tavolo circondato da sedili di pietra. Gabinetto da toeletta; a destra una porta, a sinistra un grande specchio, quattro poltrone di foggia antica. Interno del Louvre; a destra una galleria con statue e vasi di fiori; a sinistra... Una strada di Parigi; a destra una muraglia con piccola porta; a sinistra una cappella della...
Atto primo Atto secondo Atto terzo

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