Epilogo

 

Intermezzo sinfonico

È il terzo tramonto, l'ultimo, che avvolge la lugubre piana di Lipsia.
Qui la leggenda della germanica faida fu vinta da questo duello di giganti che la storia già definisce «battaglia delle nazioni».
La nebbia dell'ottobre come fitto velario si diffonde su tutto; copre sole, cielo, orizzonte e avviluppa la vasta landa. Tutto è grigio, tutto è invisibile, tutto si fonde in un vasto insieme indeciso: Liebertwoolkwitz e Wachau e i boschi di Gross-Posna. Lontano da Grimma il vento reca solo lo scalpitio di cavalli resi furenti e selvaggi dal terrore; da Rochlitz squilli di trombe richiamano i soldati sbandati, perduti, errabondi; su dal campo fievoli grida, fioche preghiere, gemiti di feriti e angosce e spasimi di moribondi!

 Q 

 
Eppure qualche cosa di grande, di soprannaturale, avviene là e la folta nebbia arcana nasconde un grandioso mistero, imperocché cessano improvvisamente lamenti ed agonie.

<- antichissimi eroi

antichissimi eroi ->

Quale suprema visione dunque avviva la vostra morente pupilla, o nuovi eroi? Il cielo e la leggenda si confondono là in un supremo abbraccio di poesia, di sangue e di gloria co' la terra e la storia!
È Iwain, Lancillotto del lago, Vilagloil e tutti gli antichissimi eroi che sui candidi loro destrieri scendono dai mistici Walhalla per contemplare la rinnovata gloria di Hermann...
Voci misteriose e arcane sembrano espandersi intorno intorno; voci di anime vibranti di gloria come quelle dei bardi al tempo di Vilfred, di Werdomar, di Kerding e di Darmond; voci misteriose e arcane inneggianti: »O nuovi eroi, di noi più grandi, perché, noi eroi per la fede e l'amore, voi per la patria; noi per la leggenda, voi per la storia!...
E la bianca cavalcata aerea passa e si smarrisce alta nel cielo; e il silenzio e la gloria posano soli in compagnia dei morti sul tragico campo dove la leggenda fu vinta dalla storia.
 
 

Scena unica

Nella piana di Lipsia, fra Rochlitz e Grimma, il 19 ottobre 1813.
La battaglia, durata tre giorni, è finita. Sul campo omai abbandonato giacciono solo i morti, i feriti, i dimenticati.
A destra è un terrapieno denominato il Thonberg, dove intorno si è combattuto accanitamente: da lì Napoleone ha assistito alla battaglia.
Sul Thonberg esisteva un mulino da tabacco: ora non vi sono che rovine, cariaggi distrutti, cannoni smontati, ruote infrante, rovine d'uomini e cose dovunque; una miseria; il terrore.
La miscela delle uniformi e dei colori è bizzarramente e funebremente fusa nel sangue e nel fango; le divise di Merveldt, di Lichtenstein, dei partigiani di Thielman e quelle brune di Lützow sono confusamente mescolate a quelle dei cosacchi di Platoff, dei granatieri di Rajewsky e alle azzurre della gran Guardia di Napoleone e dei cacciatori di Lefevre-Desnouettes, dei lancieri di Krazinski, dei granatieri a cavallo di Guyot e delle giovani reclute di Ney. Oscure nuvole, nere, offuscano il tramonto; sorge densa una nebbia umida, afosa.
Lipsia nel lontano è sommersa in quel fitto mare di nebbie.

 Q 

Ricke, Jebbel, Federico

 
Due creature vagolano in quella semiombra di triste tramonto.
Una – selvaggia creatura – dai capelli sciolti in gran disordine – seminuda nelle spalle che una lacera camicia a stento ripara e le gonne bizzarramente allacciate alle gambe la fanno apparire come una antica sacerdotessa druidica vagante nella lugubre piana.
È Ricke.
Ricke, travolta entro alla bufera del glorioso dramma della sua patria, impavida fra stenti e angosce, audace contro il tempo e gli avvenimenti, trascinandosi dietro ai Cacciatori della Morte.
Sospinta Ricke così corre dietro il poema della sua vita, verso il suo destino che per ironia, ancora contro lei, ha fatto del suo amore e del suo odio, Lœwe e Worms, due fratelli; nell'abbattimento fatta ardimentosa dal suo amore, nella stanchezza selvaggiamente rafforzata dal suo odio, allucinata da speranza folle e tormentata inconscia da un orribile presagio.
L'altra creatura, un giovinetto, veste la divisa dei Cacciatori della Morte – ha i distintivi di tamburino; non ha berretto ma una gran fasciatura gli copre la testa dove egli fu ferito.
È Jebbel.
 

RICKE

(incitando Jebbel)  

Cerca!... Rammenta!...

JEBBEL

Il loco

più non ravviso!...

(fa alcuni passi, guardando intorno)

(lontano per l'immenso piano, un lungo gemito si eleva e si perde)

 

Oh! Il fioco  

lamento!

RICKE

È Il vento!

(ed anima coll'esempio Jebbel a ricercare ancora)

JEBBEL

(si arresta avanti al terrapieno)

Ecco! Lassù!...

(guarda attentamente e ravvisa il Thonberg)

Ecco il livido Thonberg!

Cogli occhi noti

alla vittoria, ai morti

lassù Napoleon la dimandava!

No! - Viva contro a lui

la libertà, la libertà marciava,

e ai fianchi avea

gli angeli della gloria:

- la patria e la morte! -

ed il livido Thonberg

allor tutto si tinse in rosso cupo

e per fuoco e per sangue!

Körner il canto!

Worms la bandiera!

Lœwe la spada!

Io sul tamburo

seguia battendo il fremito dell'inno!

Crisogono là vidi a un grande abbraccio

tender le braccia

e... cader morto!

Poi... morti morti tutti,

e il mio tamburo

ognor battea ma solo e senza canto

sovra il livido Thonberg

rosso solo di sangue!

RICKE

(si arresta fra i morti ai piedi del Thonberg)

Qui dunque? E più de' tuoi begli occhi spenti

nel dolce tuo guardar Ricke vivrà?

Qui dunque? E più, nei brevi baci ardenti

la povera tua Ricke ancor vivrà?

(stende le braccia verso quei morti, chiamando)

O morto! O morto!

JEBBEL

(impaurito ai gridi e ai gemiti)

Odi, lugubri gridi!...

RICKE
(disperata)

O morto! O morto!

JEBBEL

Odi, voraci gridi!...

RICKE

(singhiozzando)

Ah! Morto, morto!

JEBBEL

(improvvisamente si arresta)

Dio? Là sotto un gemito!...

(e accenna ai piedi del Thonberg)

(Ricke e Jebbel immobili, anelanti, ascoltano: infatti un fioco gemito perviene distinto fino a loro)

RICKE

(esaltandosi)

Sì, un gemito!...

JEBBEL

Laggiù!

RICKE

Odi!...

(tornano ad ascoltare)

Il silenzio è sommo.

(sconfortata)

Nulla!...

JEBBEL

(che ha continuato a cercare a piè del Thonberg, ad un tratto addita a Ricke un corpo insanguinato, esclamando)

Lœwe!...

(da quel corpo insanguinato esce ancora, l'ultimo indizio della vita, un soffio di dolore)
 
(Ricke accorre, si inginocchia, con una suprema dolcezza riesce a sostenere sovra il suo ginocchio la testa di Federico)

JEBBEL

(osservando con febbrile angoscia)

Lieve respiro!...

RICKE

(piena di speranza)

Ma respira!...

JEBBEL

Un'ombra

di vita sol...

RICKE

Ma vita... vita... vita!

Agli avamposti, Jebbel...

JEBBEL

Vo!

(è per allontanarsi, ma si sovviene della fiaschetta d'acquavite che tiene a tracolla, ritorna e la porge a Ricke)

Prendete!

(e corre via verso gli avamposti)

Jebbel ->

 
(Ricke, in ginocchio presso Federico, lentamente gli versa poche stille di liquore sulle labbra e spia ansiosa sul volto la vita che torna. Federico non apre gli occhi, ma al contatto del liquore trasale)

FEDERICO

(con un fil di voce - sempre gli occhi chiusi)  

O tu che mi soccorri e sei pietoso

deh, dimmi tu...

(ma la voce si spegne e passa un momento di silenzio lugubre)

(Ricke avida ascolta ancora, finalmente in un sospiro Federico può dire)

 

...chi ha vinto oggi?

RICKE

Germania!...

FEDERICO

(dopo un momento di silenzio)

Oh, benedetto labbro!... Ancor!...

RICKE

Germania!

(di nuovo passa un momento di silenzio; un gran sospiro esce dalle labbra di Federico che mormora)

FEDERICO

O dolcissima voce e dolce nome!

Parlami ancor!

(ma Ricke vinta dalla commozione non può profferir parola e scoppia in lagrime)

 

Tu taci?...

(il silenzio intorno ai due è sommo; solo il singhiozzo di Ricke si eleva doloroso)

 

(il moribondo, in quel pianto dolorosissimo ha divinato Ricke: ed in un dolcissimo sospiro balbetta)

Tu sei Ricke!...

(e ripete ancora felice)

Ricke! Sei tu?

(e la sua voce in quella emozione si affievolisce)

RICKE

(versandogli ancora gocce di liquore)

Bevi la vita!

Amore, bevi!

FEDERICO

(si rianima e può finalmente fissare il volto di Ricke)

So l'infinita

e desolata

storia del tuo dolor!...

Lo so, lo so! Innocente!... Or muoio lieto!

RICKE

No! No! Vivrai! Alla tua vita io credo!

Se qui il signor mi trasse a te vicina

è perché noi dobbiamo amarci ancor.

Vivrai! Vivrai! Non ho sofferto invano!

Mai più ci lasceremo! Alfin sei mio!

FEDERICO

(con un gemito)

No. No... È finita!

(e la voce si spegne in un sospiro)

RICKE

(lo osserva e ancora lo fa bere, ma gli occhi di Federico tornano a chiudersi. Ricke dà in un grido di terrore)

Dio!

Muore! Muore!

(chiama gridando disperatamente)

Aiuto!... Aiuto!... Aiuto!...

(e ascolta avidamente verso gli avamposti. Ma il silenzio è sommo. Allora tutta la disperazione erompe dal cuore di Ricke in una suprema imprecazione contro chi fu la causa di tutto il suo dolore)

Ah, il maledetto!...

(ed è questa imprecazione disperata che penetra acuta, tormentosa nel cuore del moribondo e gli ritorna co' la volontà la forza di dire)

 

FEDERICO

Taci!... Quest'ora è pia!  

Qui si perdona e oblia!

Qui spira arcano un soffio

che sperde ogni rancore,

che fa immortal chi muore.

È l'amore di patria!

Sull'odio che divide

sta questo amor possente.

Pugnar, cader ci vide

uniti un sol stendardo,

l'ultimo nostro sguardo

noi gli volgemmo insieme

avvinti eternamente

a una sorte, a una speme.

L'anima fatta buona,

sul labbro lo baciai!

Là cadde... È là... Perdona

com'io gli perdonai!

(Ricke obbedisce)
 

 

Cerca!... Poco lontano!...  

(Ricke cerca oramai senza paura e senza ribrezzi fra i corpi morti. Improvvisamente nel rimuovere un vuoto gabbione si arresta e dà un grido. Essa ha di fronte il cadavere di Worms, che, cogli occhi ancora aperti, pare guardarla. Federico ha compreso che Ricke ha scoperto Worms e con tutte l'ultime sue forze tenta di sollevarsi e vedere)

 

Ah, tu l'hai scorto!

RICKE

L'asta nel pugno stretta!

Con occhi aperti! Prono!

Guarda com'un che aspetta...

FEDERICO

Aspetta il tuo perdono!

RICKE

(si china sul cadavere e vede che Worms ha nascosto sotto la giubba il drappo della bandiera strappandolo dall'asta pe 'l timore che avesse, morto, a cadere nelle mani dei nemici)

Ultimo suo pensiero

fu la bandiera!... Ascosa

entro al corsetto nero

sovra il suo cuore or posa!

(dalla giubba leva fuori la bandiera, e fissi i suoi occhi negli occhi del morto sta un momento assorta, poi si china pietosa e col drappo della bandiera gli chiude gli occhi, dicendo)

La pace, o Carlo Worms!

(e torna di nuovo presso Federico, morente)

(lontano un rumore sordo di armi, di soldati, viene a turbare gli ultimi momenti di Federico Lœwe)

FEDERICO

Che è questo, Ricke?

RICKE

(si alza e guarda all'orizzonte, guarda attentamente, poi esclama)

Laggiù! Laggiù nell'ultimo

confin, fra il mondo e dio

cavalca lenta ed alta

cupa un'apparizione!!

FEDERICO

(con un supremo sforzo per rialzarsi)

Voglio vedere anch'io!

RICKE

(sostiene Federico e lo aiuta a guardare)

Guarda!

FEDERICO

Napoleone!

 
(il sole cogli ultimi suoi raggi che infuocano tragicamente il cielo all'occaso fa risaltare in nere ombre la gran visione di un esercito in ritirata)
 
Passano i Granatieri muti sopra il morente sole! Non più il canto di battaglie vinte sulle vincitrici bandiere. Le squille delle bandiere, tese le ali, rassembrano ora uno stormo di uccelli atterriti che fuggono. Uno solo, tutto solo, su quel sole rosso, rosso di sangue, cavalca, la gran testa pensierosa abbandonata sul petto. È Napoleone. Dentro a quell'aureola sanguinosa di un tramonto, oramai tramonto egli pure, tutto solo cavalca co' la sua immensa gloria e la sua immensa sfortuna; lo seguono silenziosi i suoi generali e tutta quella grande ombra di cavalli, teste, piumati cappelli, armi, bandiere, su quel tramonto tragico, rassomiglia ad una gran fantastica cavalcata di spettri.

<- granatieri, Napoleone, generali

 

FEDERICO

O libera Germania!...  

(così Federico, co 'la visione della patria libera, esala la vita fra le braccia di Ricke.
Senza lacrime essa distende con dolcezza il corpo amato e vi si accoscia vicina posando la testa su quel cuore morto in quella imminente notte, per lei prima notte nuziale ed eterna)
 
E sempre lontana intanto va, pe 'l rosso orizzonte, scemando la gran macchia nera di quell'esercito senza inni, senza canti.
 

Fine (Epilogo)

Prologo Quadro primo Quadro secondo Epilogo

È il terzo tramonto, l'ultimo, che avvolge la lugubre piana di Lipsia; la nebbia dell'ottobre come fitto velario si diffonde su tutto; copre sole, cielo, orizzonte e avviluppa la vasta landa; tutto è grigio, tutto è invisibile, tutto si fonde in un vasto insieme indeciso: Liebertwoolkwitz e Wachau e i boschi di Gross-Posna.

(il vento reca lo scalpitio di cavalli; fievoli grida, fioche preghiere, gemiti di feriti e angosce e spasimi di moribondi)

(cessano improvvisamente lamenti ed agonie)

<- antichissimi eroi

(bianca cavalcata aerea passa che si smarrisce alta nel cielo)

antichissimi eroi ->

(silenzio)

Nella piana di Lipsia, fra Rochlitz e Grimma; sul campo omai abbandonato giacciono solo i morti, i feriti; a destra è un terrapieno denominato il Thonberg; rovine, cariaggi distrutti, cannoni smontati, ruote infrante, rovine d'uomini e cose dovunque; oscure nuvole, nere, offuscano il tramonto; sorge densa una nebbia umida, afosa; Lipsia nel lontano è sommersa in quel fitto mare di nebbie.

Ricke, Jebbel, Federico
 

(Federico gravemente ferito)

Cerca!... Rammenta! / Il loco

(lontano un lungo gemito si eleva e si perde)

Oh! Il fioco lamento!

Ricke, Federico
Jebbel ->

O tu che mi soccorri e sei pietoso

Cerca!... Poco lontano!

Ricke, Federico
<- granatieri, Napoleone, generali

O libera Germania!

(Federico esala la vita fra le braccia di Ricke)

 
Intermezzo sinfonico Scena unica
Nei dintorni di Norimberga; vecchio mulino a ritrecine sulla Pegnitz; la Pegnitz passa nel fondo; un rustico... In un angolo della Foresta nera Wurtemberghese, nella rozza casupola di un boscaiolo; è aprile, dalla aperta... A Kœnigsberg; nei sotterranei della società segreta «Lousie-bund»; rozza tavola, alcune panche e sgabelli di... È il terzo tramonto, l'ultimo, che avvolge la lugubre piana di Lipsia; la nebbia dell'ottobre come fitto... Nella piana di Lipsia, fra Rochlitz e Grimma; sul campo omai abbandonato giacciono solo i morti, i feriti; a...
Prologo Quadro primo Quadro secondo

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