Atto primo

 

Scena prima

Lido selvoso di Sicilia presso al monte Etna.
Galatea e Calipso approdate in loro conche e corteggiate da Ninfe, Tritoni e Dèi marini allo spuntar dell'aurora.

 Q 

Galatea, Calipso, ninfe, tritoni, dei marini

 
 
[N. 1 - Coro]

 N 

CORO

Vien, bell'aurora,  

le verdi sponde,

le placid'onde

imperla, infiora.

Due vaghe dive,

su queste rive,

alletta Amor.

 

GALATEA

Ahi! sento che d'Amore  

le potentissim'armi

ad umano amatore

vogliono soggettarmi.

CALIPSO

Ahi! che vince ogn'impresa

suo fiammigero strale:

sentomi l'alma accesa

già d'un eroe mortale.

 
[N. 2 - Duetto]

 N 

GALATEA

Vo presagendo  

crudel martire,

ma non comprendo

qual fine avrà.

CALIPSO

Vo seguitando

fatal desire,

ma non so quando

lieto sarà.

GALATEA E CALIPSO

Il contento

che presento

seguirà da pena amara;

ma l'evento fortunato

non dichiara il fato ancor.

 
[N. 1 - bis]

 N 

CORO

Febo, tu ancora,  

con rai più lieti,

il sen di Teti

ingemma, indora;

nume che godi

le dolci frodi

svelar d'amor.

ninfe, tritoni, dei marini ->

 
(Calipso parte.)

Calipso ->

 

Scena seconda

Mentre Galatea vuol partire, Polifemo apparisce da una balza del monte.

<- Polifemo

 

POLIFEMO

O bella Galatea...  

GALATEA

Fuggo nell'onde.

POLIFEMO

Ah, non fuggir!

GALATEA

Non t'appressar!

POLIFEMO

M'arresto.

GALATEA

Se avanzi un passo ancora, in quell'istante

nel mar mi getto, e alla cerulea Dori,

[Cerulea Dori: è la caerulea Doris ovidiana (Met. XIII 742) cioè il mare. Dori, figlia di Oceano e di Tetide, sposa di Nereo, era la madre delle cinquanta Nereidi (o Doridi)]

mia vaga madre, in grembo vo.

POLIFEMO

Crudele,

perché mi sprezzi? Tu sai pur ch'io sono

figlio a Nettuno scuotitor del mondo,

[scuotitor del mondo: epiteto omerico (cfr. più avanti, III VI 33, e anche Arianna in Naxo, I V 2). ἔνοσις]

che sol le greggi mie

ingombran tutte quelle piagge e il monte,

che né mortal, né nume

mi supera di forze.

GALATEA

Io non ti sprezzo, ma non t'amo.

POLIFEMO

O bella,

o bianca Galatea, più bianca e molle

dell'agnelletta mia più molle e bianca!

Oh, rigogliosa più d'un bel torello,

ma dura più che quercia,

e fiera più di calpestato serpe:

pensa al tuo Polifemo una sol volta,

per mille che a te pensa;

senti pietà de' suoi sospiri; e allora

oh, quanti doni avrai! Già per te serbo

undici caprïole e quattro orsatti

e un nido d'avvoltoi piumati appena.

[Cfr. I II 12-23 con Met. XIII 789-804: “Candidior nivei folio, Galatea, ligustri, [...]/tenero lascivior haedo/[...]saevior indomitis eadem Galatea iuvencis, /durior annosa quercu, [...]/calcato immitior hydro”; e XIII 834-6 “Inveni geminos, qui tecum ludere possint,/[...]/villosae catulos in summis montibus ursae.”]

GALATEA

Bei doni invero!

POLIFEMO

Ah, non sprezzarmi tanto!

Moro, se più ti bramo!

GALATEA

Folle se m'ami più! sai che non t'amo.

 
[N. 3 - Aria]

 N 

POLIFEMO

M'accendi in sen col guardo,  

crudel beltà,

più fiamme che non ha l'Etna fumante.

[Cfr. Met.XIII 867-9]

I miei sospir nel cor

fann'impeto e rumor

com'onde tempestose a scoglio infrante.

(parte)

Polifemo ->

 

GALATEA

Amor, tosto vedrai tuo dolce ardore  

in quel ferino petto

aspro degenerar tutto in furore.

Ma qui non veggio ancor, come pur suole

al ritorno del sole,

tornar Aci, il gentil garzon leggiadro,

a vagheggiarmi timido e soletto.

Cor mio, veder lo brami? Ah! tal desio

primo è d'amor, ma sempre ardente effetto.

 
[N. 4 - Aria]

 N 

Se al campo e al rio soggiorna,  

poi torna alla selvetta

colomba amorosetta,

perché l'amato bene

v'ha spene di trovar.

Che v'è periglio sa

di perder libertà

ma dal desio portata

forzata è a ritornar.

(parte)

Galatea ->

 

Scena terza

Veggonsi da lontano venir le navi d'Ulisse.
Una avanzandosi approda. Ulisse e suoi Compagni sbarcano, e poi Aci e detti.

<- Ulisse, compagni di Ulisse

 

ULISSE

Poiché l'avverso fato  

lunge dalla bramata Itaca vuole

che vada errando di Laerte il figlio,

qualche riposo almeno,

fra sì gravi perigli,

ne ristori talvolta al lido in seno.

Veggo a piè di quel monte un antro: udite

come al belar della lanuta greggia

profondamente echeggia!

Voi pochi me seguite; il resto vegli

della nave a difesa. Amica sorte

qui ne fece approdar.

 

<- Aci

ACI

Qual nume irato  

qui vi tragge, o stranieri, a certa morte?

Sotto a quel cavo monte

lo smisurato Polifemo alberga

empio ciclope, e tiranneggia il lido.

Tutto uccide e divora: ah, via fuggite

da infame sponda!

ULISSE

E tu perché non fuggi?

ACI

Ir già lo vidi, allo spuntar del giorno,

di là dal monte a pascolar gli armenti,

e veglio per mio scampo al suo ritorno.

Deh, risolcate il mar per mio consiglio!

ULISSE

Veggasi l'uom selvaggio: il nostro core

non conosce timore,

c'è solito prospetto un gran periglio.

Fissa è dell'uom la sorte:

più tenta irne lontan, più l'è vicino.

Andiamo: uopo è seguir nostro destino.

 
[N. 5 - Aria]

 N 

Core avvezzo al furore dell'armi,  

a i gran mostri, alla rabbia del mare,

paventare i perigli non sa.

Nelle fiere contese di morte

non ha l'alma men grande, men forte

chi l'incontra di quel che la dà.

(parte)

Ulisse, compagni di Ulisse ->

 

ACI

Oh volesser gli dèi  

al senno ed al valor d'uomin sì fieri

dell'empio mostro destinar la morte!

Ma già il carro del sol sieguì l'aurora,

e sovra la conchiglia inargentata

galleggiar sulla calma

la bella Galatea non veggio ancora.

Quella selvetta è amato suo soggiorno,

e quel sasso muscoso

onde il ruscello il piè d'argento scioglie,

spesso a fresco riposo

la bianca diva accoglie.

Deh, sieguimi, o fortuna,

dov'ella vien per semplice diletto,

ahi lasso! e me trae disperato affetto.

 
[N. 6 - Aria]

 N 

Dolci, fresche aurette grate,    

invitate sulla calma

il bell'idol di quest'alma,

ch'io la torni a vagheggiar.

Fronde tremole sussurranti,

onde limpide mormoranti,

la mia diva all'ombre amate

allettate a ritornar.

(parte)

S

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Aci ->

 
 

Scena quarta

Altra parte di lido con capanne di pescatori.
Calipso in abito di pescatrice, Nerea sua ninfa in apparenza di pescatore nel suo battello, e poi Ulisse.

 Q 

Calipso, Nerea

 

NEREA

Giusta non ha delle tue forze idea    

chi da te non aspetta, Amor, gran prove:

pescatrice puoi ben fare una dea,

tu che in belva e in augel formato hai Giove.

Folle, quant'è ingannata io non sapea

chi l'aurea punta del tuo stral non prove.

Non è nato a goder cuor che non ama,

né sa che sia piacer, se non rïama.

S

 

<- Ulisse

CALIPSO

Amorosa Nerea, contenta al fine  

me ancor vedrai da sue catene avvinta.

NEREA

Ecco il prudente, il forte

d'Ilio sovvertitor!

CALIPSO

Nerea, son vinta:

oh, che amabil ferocia in vago aspetto,

indicio d'alti e in un dolci costumi!

Il non morir sol può invidiare a i numi.

ULISSE

(Qual di beltà sovrana

pescatrice! Una forse è delle vaghe

di Dori e di Nereo figlie immortali.)

Fra le vostre capanne a piè straniero

è permesso il camino?

CALIPSO

Anzi, il soggiorno.

Quel che rendon la pesca e la coltura

vi porgerà cibo e ristoro.

ULISSE

O bella,

una diva tu sei forse che viene

a sollevar mie pene.

Ma come, in tal tiranneggiato suolo

da un mostro predator, dimora fai?

CALIPSO

M'ascondo sì, che non mi scorge mai.

 
[N. 7 - Aria]

 N 

Sorte un'umile capanna  

non affanna con vicende:

la difende da potenza

innocenza e povertà.

Sprezzan rustica magione

ambizione e vana spene;

e se Amor talor ci viene

l'accompagna l'onestà.

(parte)

Calipso ->

 

NEREA

Non v'arrestate, e con veloce passo  

per la selva seguite

la gentil pescatrice.

Più che non pensi esser tu puoi felice.

Ma che veggo! fuggite!

ecco il fier Polifemo.

(parte)

Nerea ->

 

ULISSE

(Oggetto di terror!) Venga: no 'l temo.  

Asta in man, fermo piede, invitto core

fan sovente calmar l'ostil furore.

Meco, in aiuto a valoroso Marte,

non mancheranno la prudenza e l'arte.

 

Scena quinta

Polifemo e detti.

<- Polifemo

 

POLIFEMO

Insolita sorpresa!  

Stranieri armati, e in atto...

ULISSE

D'offenderti non già, ma di difesa.

POLIFEMO

(Farne subita strage

non vuo': serbinsi preda a mio diletto.)

Difendervi? e chi mai pensa ad offesa?

Scampar dalla mia forza onnipotente

voi non potreste, né l'umana gente.

Cento quasi a me uguali ho qui d'intorno

pronti ad un grido sol: qual mai salvezza

puon darvi l'asta e il brando?

ULISSE

Vendicati morrem, morren pugnando!

POLIFEMO

Nobil valor! Quelle che vidi io penso

esser tue navi. Avrai da me ricetto,

avrai doni da me, per poi vantarti

che del gran Polifemo amico parti.

ULISSE

(Fallace offerta! ma s'accetti: ei solo

men da temersi fia.) Dunque il possente

nume della Trinacria

inchinate, o compagni.

Altre offerte ancor tu non sdegnerai,

e del tributo nostro il vanto avrai.

POLIFEMO

Mirate da lontan venir qui tutti

del contorno i Ciclopi a farmi corte:

sieguimi, e scampo avrete allor da morte.

(parte)

Polifemo ->

 

ULISSE

O del capo di Giove eterna figlia  

m'assisti or più che mai: forse eri quella

divinamene pescatrice bella.

 
[N. 8 - Aria]

 N 

Fa' ch'io ti provi ancora  

scampo di chi t'adora,

o cara deità:

contra sì gran furore

vano è mortal valore,

senza la tua pietà.

(parte)

Ulisse ->

 
 

Scena sesta

Boschetto.
Aci e Galatea.

 Q 

Aci, Galatea

 

GALATEA

Sorgi, garzon gentile,  

ch'io t'ascoltai ti basti:

più che a lingua mortal convenga osasti.

ACI

Perdona: io non credea che fosse offesa

nostro affetto agli dèi.

Pietà mostra, e non sdegno, in tuo bel volto.

Oserò dire ancor?

GALATEA

Parla, t'ascolto.

ACI

Ahi, so che a tanta altezza

van sol per mio tormento i miei sospiri!

GALATEA

Ma che ti giova il sospirare invano?

Per vedermi, t'esponi

fra i crudeli Ciclopi a gran perigli.

ACI

Tempo fu di consiglio

pria che mirarti, o diva, avessi in sorte;

che tu mi privi or di tua dolce vista

è il mio solo timor, non già la morte.

GALATEA

A gli umili tuoi preghi, Aci, prometto

tornar, pria che il sol cada nell'onda,

a questa ombrosa sponda.

Gli affetti tuoi non bramo e non isdegno;

ma parti, perché già l'ora è vicina

che alla fresca marina il mostro torna:

verrai dopo il meriggio.

ACI

Oh, che tormento!

provo morte in partir!

GALATEA

Parti, e ritorna.

 
[N. 9 - Aria]

 N 

ACI

Morirei del partire nel momento,  

di mirarti se il nuovo contento

non fermasse quest'anima in vita.

Quel bel labbro che disse: «Te n' parti»,

disse ancor ch'io potrò rimirarti:

oh, sentenza di speme gradita!

(parte)

Aci ->

 

GALATEA

Se del primo amor mio l'ardente fiamma  

più ancor s'avanza, inestinguibil fia.

Che farò? che diranno

l'altre Nereidi belle?

Si sdegneran perché ad umano oggetto

io rivolga l'affetto;

io, che dal sen più cupo d'Anfitrite

sino al fulgor delle più alte stelle,

o de' marini o de' celesti dèi,

qualunque nume innamorar potrei.

 
[N. 10 - Aria]

 N 

Ascoltar no, non ti voglio,  

folle orgoglio:

lascia l'amante sen;

nemico del mio ben,

fuggi dall'alma.

Non altri su 'l mio cor

che il mio diletto amor

porti la palma.

(parte)

Galatea ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Lido selvoso di Sicilia presso al monte Etna.

Galatea, Calipso, ninfe, tritoni, dei marini
 

[N. 1 - Coro]

Ahi! sento che d'Amore

[N. 2 - Duetto]

Galatea e Calipso
Vo presagendo

[N. 1 - bis]

Galatea, Calipso
ninfe, tritoni, dei marini ->
Galatea
Calipso ->
Galatea
<- Polifemo

O bella Galatea... / Fuggo nell'onde.

[N. 3 - Aria]

Galatea
Polifemo ->

Amor, tosto vedrai tuo dolce ardore

[N. 4 - Aria]

Galatea ->

(veggonsi da lontano venir le navi; una avanzandosi approda)

<- Ulisse, compagni di Ulisse

Poiché l'avverso fato

Ulisse, compagni di Ulisse
<- Aci

Qual nume irato

[N. 5 - Aria]

Aci
Ulisse, compagni di Ulisse ->

Oh volesser gli dèi

[N. 6 - Aria]

Aci ->

Altra parte di lido con capanne di pescatori.

Calipso, Nerea
 

Giusta non ha delle tue forze idea

Calipso, Nerea
<- Ulisse

Amorosa Nerea, contenta al fine

[N. 7 - Aria]

Nerea, Ulisse
Calipso ->

Non v'arrestate, e con veloce passo

Ulisse
Nerea ->

Oggetto di terror! Venga: no 'l temo.

Ulisse
<- Polifemo

Insolita sorpresa!

Ulisse
Polifemo ->

O del capo di Giove eterna figlia.

[N. 8 - Aria]

Ulisse ->

Boschetto.

Aci, Galatea
 

Sorgi, garzon gentile

[N. 9 - Aria]

Galatea
Aci ->

Se del primo amor mio l'ardente fiamma

[N. 10 - Aria]

Galatea ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta
Lido selvoso di Sicilia presso al monte Etna. Altra parte di lido con capanne di pescatori. Boschetto. Prospetto di mare. Boschetto. Monte Etna. La balza caduta fa il prospetto della scena seconda. Caverna di Polifemo. Prospetto della rupe caduta.
[N. 1 - Coro] [N. 2 - Duetto] [N. 1 - bis] [N. 3 - Aria] [N. 4 - Aria] [N. 5 - Aria] [N. 6 - Aria] [N. 7 - Aria] [N. 8 - Aria] [N. 9 - Aria] [N. 10 - Aria] [N. 11 - Aria] [N. 12 - Aria] [N. 13 - Aria] [N. 14 - Aria] [N. 15 - Aria] [N. 15 bis - Aria] [N. 16 - Aria] [N. 17 - Aria] [N. 18 - Aria] [N. 19 - Duetto] [N. 20 - Aria] [N. 21 – Aria] [N. 22 - Aria] [N. 23 - Aria] [N. 24 - Aria] [N. 25 - Aria] [N. 26 - Aria] [N. 27 - Aria] [N. 28 - Coro] [N. 29 - Terzetto]
Atto secondo Atto terzo

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