Atto terzo

 

Scena prima

Monte Etna.
Polifemo sovra una pendice, sotto alla quale veggonsi all'ombra d'un boschetto Aci e Galatea.

 Q 

Polifemo, Aci, Galatea

 

POLIFEMO

Fugace Galatea, perché al mio lido  

vieni quando mi tiene il dolce sonno,

e vai quando mi lascia il dolce sonno?

Giove non sprezzeresti, e me disprezzi,

che nelle forze ho più poter che Giove!

[Cfr. Met. XIII 842-3: “[...] non est hoc corpore maior/ Iuppiter in caelo”.]

Ah, perché non ho io l'alie de' pesci

da poterti seguir per entro all'onda!

Vien da me, dunque, e lascia il mar ceruleo,

privo di te, rauco sferzar la sponda.

Stan presso all'antro mio lauri e cipressi,

alberi che di poma han curvi i rami,

viti con uve porporine e d'oro.

[Cfr. III I 10-2 con Met. XIII 810-4: “Sunt mihi, pars montis, vivo pendentia saxo/ antra, quibus nec sol medio sentitur in aestu,/nec sentitur hiems; sunt poma gravantia ramos,/sunt auro similes longis in vitibus uvae,/sunt et purpurae.”]

Ma crudel non m'ascolti, e forse stai

in braccio ad Aci delicato e molle:

tempo verrà ch'ei proverà mortali

quelle forze che or tu sprezzi amorose.

[Cfr. III I 15-6 con Met. XIII 863-4: “[...]modo copia detur,/sentiet esse mihi tanto pro corpore vires.”]

Galatea, dove sei?

Galatea, deh rispondi...

Ma che veggio! spietata,

ecco perché mi fuggi: ad Aci in seno

vagheggiata il vagheggi! Ah! questo sia

l'ultimo al vostro amor lieto momento:

[Cfr. III I 19-22 con Met. XIII 874-5: “Videoque [...] et ista/ ultima sit, faciam, Veneris concordia vestrae[...]”.]

plachi acerba vendetta il mio tormento!

Svelliti, alpestre masso, e dirupato

cadi sul mio rival... la diva illesa

se n' fuggìo, ma non ebbe il piè sì ratto

a seguitarla il drudo: il colpo è fatto.

(parte)

Polifemo ->

 
La balza caduta fa il prospetto della scena seconda.
 
 

Scena seconda

Galatea.

 Q 

Galatea

 

GALATEA

Aci, amato mio bene, Aci, ove sei?  

Meco tu non fuggisti.

Forse al tuo scampo in altra parte, o caro,

furon propizi i dèi!

Aci, mio gran tormento, Aci, ove sei?

Ma quale striscia di purpureo sangue

sgorga di sotto al grave masso? oh, dèi!

[Cfr. Met. XIII 887-8:” Puniceus de mole rubor manabat, et intra/ temporis exiguum rubor evanescere coepit.”.]

Aci, Aci infelice, ahi! dove sei?

O dell'ira crudel di mostro orrendo

vittima sventurata,

fu la tua morte l'amor mio! Che pensi,

Giove, ozïoso Giove?

 

 

Qual colpa aspettano  

più ingiusta ed orrida

gli ardenti fulmini?

De' monti spezzano

le cime altissime,

cadere in cenere

fan l'alte roveri,

e gli empi ridono!

Me dunque fulmina,

fatti pietoso,

fammi mortale:

ch'io tragga almen, struggendo gli occhi in pianto,

ahi! l'ultimo sospiro ad Aci accanto.

 
[N. 20 - Aria]

 N 

Smanie d'affanno, ah, perché mai    

morte, ch'è il fin dei mali,

non mi potete dar per consolarmi?

Pregio di non morir,

solo tu fai

che il duol senza finir

può tormentarmi.

(parte)

S

Sfondo schermo () ()

Galatea ->

 
 

Scena terza

Caverna di Polifemo.
Ulisse e Calipso, e poi Polifemo.

 Q 

Ulisse, Calipso

 

CALIPSO

Dell'inganno s'accorse, e inferocito  

ritornò il mostro al suo primier furore.

ULISSE

All'opra dunque, allor ch'ei torna.

CALIPSO

All'opra:

savio è il consiglio, e lieto fin l'attende.

ULISSE

Ma dimmi, o vaga diva: a mie vicende

che mai rivolse il tuo pensier cortese?

CALIPSO

La fama di tue geste il cor m'accese,

e svelando a me Themi

parte del tuo destin, seppi che a questo

lido funesto e ad un fatal periglio

approdato sarebbe il tuo naviglio.

ULISSE

Rai d'immortal bellezza io ben scorgea

scintillar dal tuo volto, amabil dea.

Se tu m'assisti, io spero,

al mostro reo, che divorato ha due

de' miei seguaci, far pagare il fio.

Odi i moti del gran sasso che chiude

l'antro. Ei torna.

CALIPSO

Invisibile son io.

 

<- Polifemo

POLIFEMO

Crudel, se m'hai sprezzato,  

son vendicato ancor.

 

 

Per gioia d'una mia giusta vendetta,  

liberi questa notte

siate pur tutti dal timor di morte.

ULISSE

Possente Polifemo,

piacciati accrescer la tua gioia in seno

con questo almo liquor d'Ismaria vite,

ch'a te in dono portai.

POLIFEMO

D'Etna selvoso

a me non manca generoso vino,

ma il tuo si gusti ancor...

(beve)

liquor divino!

Ricolma il nappo e poi dimmi il tuo nome,

ché vuo farti un bel dono.

(ne gusta)

Quel che bee Giove in ciel non è sì buono.

 
[N. 21 – Aria]

 N 

 

 

D'un disprezzato amor    

amaro mio pensier,

t'immergi nel bicchier

e torna dolce al cor.

S

 

 

(beve)

Versane ancor: voglio colmarne il petto.

 

 

Potrò di tanto ardor

smorzar gran parte almen

con l'inondarmi 'l sen

di così buon liquor.

 

 

Or dimmi 'l nome tuo.

ULISSE

Nïun m'appello.

Qual è il don che mi fai?

POLIFEMO

Il dono è, che tu l'ultimo morrai.

 

 

Ma i piè non mi sostengono;

pesanti e torbidi

gli occhi si chiudono,

il sonno vien.

(parte)

Polifemo ->

 

ULISSE

Mira i gran passi vacillanti: oh, come  

ruinoso strabalza! Or va carpone;

su quell'alghe or si colca: è in preda al sonno.

Compagni, or del valor nostro alla prova:

lo schiantato, rovente aguzzo ramo

da quelle fiamme a me recate. Immerso

in profondo letargo,

sdraiato Polifemo

immobil giace al suo fatal cordoglio:

oh, che russare orrendo,

qual procelloso vento

co 'l grand'urto de' flutti in cavo scoglio!

Venite, o valorosi,

e secondate l'opra.

Nell'occhio vasto del ciclope or vado

ad immergere a forza il tronco ardente;

sparsi poi sotto la lanosa mandra

facil ne fia scampar dal cieco mostro:

tolta il Fato ha sua morte al poter nostro.

CALIPSO

Arridi, o sommo Giove, a tanta impresa,

e il tuo disprezzator senta qual cade

grave sull'offensor divina offesa.

Ecco, il tronco s'estolle: eccol vibrato!

Eccol nell'occhio immerso:

bollente inonda fuore

il cristallino umore.

Quali smanie! quai salti!

che fremiti! che furia!

Scaltri i greci s'appiattano:

gli spaventati armenti

scorron tumultuosi

or qua, or là per la caverna immensa.

A questa volta ei viene;

ma l'opprime il dolor, cade, si sviene.

[Cfr. III 24-70 s'ispira liberamente a Od. IX 347-98.]

 
[N. 22 - Aria]

 N 

ULISSE

Quel vasto, quel fiero  

di stragi sì altero

terror del bosco,

orror del campo,

leon feroce atterrato restò.

Mi vieta il fato

del reo la morte;

ma vendicato,

e di tal sorte appagato, me n' vo.

(parte)

Ulisse ->

 

CALIPSO

Sì lungo svenimento  

privazion di tormento è al reo ciclope:

ricovrerà sol per maggior sua pena

la mostruosa lena.

Pone già in opra Ulisse il vivo ingegno

della fuga al disegno:

ogni ostacol fatale

che allontanava a' miei desir la meta

giunge al confine, e la mia sorte è lieta.

 
[N. 23 - Aria]

 N 

Il gioir qualor s'aspetta  

nel martir d'incerta spene,

più diletta quando viene

chi lo brama a contentar.

Aspettando quell'evento,

arrivando quel momento,

il contento n'è più grato

cagionato dal tardar.

(parte)

Calipso ->

 
 

Scena quarta

Prospetto della rupe caduta sopr'Aci.
Nerea e Galatea.

 Q 

Nerea, Galatea

 

NEREA

Dal tormentoso svenimento ei sorse  

e, furïoso brancolando, invano

cercò per sua vendetta i greci accorti.

Poi l'ampio sasso, che chiudea l'ingresso

alla caverna, alzò, perché le greggi

rimanessero al pascolo; ma tutte

passar le fea sotto alle forti braccia

che curvo ei distendea, toccando i dossi,

per impedir de i prigionier la fuga.

Ma quelli, al ventre avvinti

de i robusti montoni,

deluser l'empio, e in libertà n'usciro.

GALATEA

Impuniti non lascia il sommo Giove

i gran delitti: ma che val vendetta

che il perduto non rende? O re de' numi,

rendimi, tu che puoi, l'estinto amante:

pietoso del mio duol, cangial, ti prego,

cangialo in nume, e il suo fatal periglio

portilo a lieta invariabil sorte.

NEREA

T'ascoltò Giove, ed annuì co 'l ciglio.

 

Scena quinta

S'apre la rupe: vedesi la sorgente d'un fiume.
Aci, nume del medesimo, appoggiato sull'urna e detti.

<- Aci

 
[Met. XIII 887.]
 
[N. 24 - Aria]

 N 

ACI

Alto Giove, è tua grazia, è tuo vanto    

il gran dono di vita immortale

che il tuo cenno sovrano mi fa.

S

 

GALATEA

Deh, vieni, Aci immortale; Aci, deh, vieni  

ad un sen tutto amor, tutto desio;

vieni, eterno conforto all'amor mio!

Sai la giusta vendetta?

ACI

Il tutto vidi

di grembo a Giove. Il furïoso mostro

mira, che forsennato

va ruinoso ove il furor lo porta.

Ecco, ei s'appressa: assiderato fia

sin che un aspro rimprovero lo renda

miserabile più nel suo castigo.

 

Scena sesta

Polifemo e detti.

<- Polifemo

 

POLIFEMO

Furie che mi straziate,  

dove mi trasportate...

Ah, Nïun traditor!

ACI

T'arresta immobile,

empio disprezzator d'uomini e dèi!

POLIFEMO

Qual nuovo orror! l'assiderate piante

mi tengon fisso come quercia al suolo!

Ma non è quella d'Aci,

e sonora viepiù, l'odiata voce?

GALATEA

È d'Aci sì, cui, da tua rabbia oppresso,

diè Giove immortal vita. Or tu, spietato,

sei miserabil mostro, ed egli un nume;

nume di questa limpida sorgente

onde co 'l nome suo scende il bel fiume.

POLIFEMO

Ingiustissimi dèi!

Tiranno Giove! Galatea tu sei!

 
[N. 25 - Aria]

 N 

GALATEA

Sì, che son quella, sì;  

ma, barbaro crudele,

quel tu non sei più, no:

Giove mi vendicò,

e il caro mio fedele

meco immortal sarà.

(parte)

Galatea ->

 

ACI

Che dici or, tu c'hai più poter che Giove?  

Ulisse fu, braccio mortal fu quello

che spense a te l'occhio esecrando in fronte.

Quella parte del monte,

che sovra me spingesti, è l'alma sede

della mia deità; Giove in mia sposa

ha l'adorabil Galatea concessa;

pensa or qual sorge l'innocenza oppressa.

 

In sì penoso estremo  

vanta le tue gran prove:

di' pur che Polifemo

ha più poter che Giove!

 
[N. 26 - Aria]

 N 

 

Senti 'l fato    

ch'è già fisso:

io beato,

io giocondo ho sede in ciel:

te crudel

il profondo

cieco abisso al fine avrà.

Già Caronte,

per orrore

nel naviglio

di stupore inarca il ciglio:

mostro tale

senza uguale

Acheronte varcherà.

(parte)

S

Aci ->

 

POLIFEMO

Rimproveri crudeli,  

parte del mio destin più tormentosa!

Non ti bastava, insazïabil Giove,

di farmi scopo a' fieri sdegni tui,

che mi fai scherno altrui?

E tu, gran nume scuotitor del mondo

mio genitor Nettuno,

tal cura avesti del tuo nobil figlio?

[Cfr. Od.IX 528-9]

Rendi almeno al mio ciglio

la perduta sua luce.

L'offesa è tua: sia la vendetta ancora.

Ma oppresso, abbandonato,

la rabbia mi divora,

e un furor disperato mi tormenta.

Furie, son vostra preda: ah! per voi sia

la vita, ancor con la mia luce, spenta.

(parte)

Polifemo ->

 

NEREA

Fra le vicende delle sorti umane  

prova il sommo diletto

la spettatrice ed ansïosa mente,

se trionfante alfin mira premiato

sul calpestato reo gir l'innocente.

Ma sola esser non voglio

a non goder fra tante gioie e tante:

a ninfa, quando vuol, non manca amante.

Sfondo schermo ()

 
[N. 27 - Aria]

 N 

V'ingannate,  

ninfe belle,

in pensando,

sebben care,

non amando innamorare:

v'ingannate, è vanità.

Si delude chi vi siegue,

ma chi fugge più s'inganna:

perché al fine o lauro o canna,

scherzo al vento resterà.

(parte)

Nerea ->

 

Scena ultima

Ulisse, Aci, e Galatea, etc.

<- Ulisse, Aci, Galatea, coro, Calipso, Nerea

 

ULISSE

Intessete ghirlande, inni cantate,  

ninfe vaghe dell'onde,

ninfe vezzose delle verdi sponde,

al bel figlio di Fauno e Symethea.

[Aci (cfr. Met. XIII 750: “nymphaque Symaethide cretus”).]

Del sol che già declina

faccia lieto il bel lume

sparse d'oro brillar l'argentee spume

della placida, tremula marina.

In plauso di costanza a' nostri affetti

portino i zeffiretti,

e dalle nude e dall'ombrose fronti

degli scogli e de' monti, Eco suonante.

 
[N. 28 - Coro]

 N 

CORO

Accendi nuova face,  

tutta diletto e pace,

Amor costante.

 

ACI

Scherzino con le grazie  

il riso, il gioco e i pargoletti amori,

cantando i nostri fortunati ardori.

 
[N. 29 - Terzetto]

 N 

GALATEA

La gioia immortal che alletta  

non è soave,

non è diletta,

se non perché,

caro, mi sei fedel.

ACI

Siegui ad amar:

no, non può dar

dono maggior,

se più bear

mi vuole il ciel.

ULISSE

D'Amor l'aureo strale

uguale al sen

piacer mi dà.

GALATEA

Ah senz'amor

mai, non v'ha

un bel contento.

Insieme

ACI

Ah senz'amor

no, non v'ha

un bel contento.

 

ACI, GALATEA E ULISSE

Un bel contento

nel rïamar

sempre sarà.

Le fonti più gradite

son del diletto,

se dolcemente unite

son dall'affetto

bellezza e fedeltà.

 

CORO

Accendi nuova face

tutta diletto e pace,

Amor festante.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Monte Etna.

Polifemo, Aci, Galatea
 

Fugace Galatea, perché al mio lido

Aci, Galatea
Polifemo ->

La balza caduta fa il prospetto della scena seconda.

Galatea
 

Aci, amato mio bene, Aci, ove sei?

Qual colpa aspettano

[N. 20 - Aria]

Galatea ->

Caverna di Polifemo.

Ulisse, Calipso
 

Dell'inganno s'accorse, e inferocito

Ulisse, Calipso
<- Polifemo

Per gioia d'una mia giusta vendetta

[N. 21 – Aria]

 

 
Ulisse, Calipso
Polifemo ->

Mira i gran passi vacillanti: oh, come

[N. 22 - Aria]

Calipso
Ulisse ->

Sì lungo svenimento

[N. 23 - Aria]

Calipso ->

Prospetto della rupe caduta.

Nerea, Galatea
 

Dal tormentoso svenimento ei sorse

(s'apre la rupe: vedesi la sorgente d'un fiume)

Nerea, Galatea
<- Aci

[N. 24 - Aria]

Deh, vieni, Aci immortale; Aci, deh, vieni

Nerea, Galatea, Aci
<- Polifemo

Furie che mi straziate,

[N. 25 - Aria]

Nerea, Aci, Polifemo
Galatea ->

Che dici or, tu c'hai più poter che Giove?

[N. 26 - Aria]

Nerea, Polifemo
Aci ->

Rimproveri crudeli

Nerea
Polifemo ->

Fra le vicende delle sorti umane

[N. 27 - Aria]

Nerea ->
<- Ulisse, Aci, Galatea, coro, Calipso, Nerea

Intessete ghirlande, inni cantate

[N. 28 - Coro]

Scherzino con le Grazie

[N. 29 - Terzetto]

Galatea, Aci e Ulisse
La gioia immortal che alletta
 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena ultima
Lido selvoso di Sicilia presso al monte Etna. Altra parte di lido con capanne di pescatori. Boschetto. Prospetto di mare. Boschetto. Monte Etna. La balza caduta fa il prospetto della scena seconda. Caverna di Polifemo. Prospetto della rupe caduta.
[N. 1 - Coro] [N. 2 - Duetto] [N. 1 - bis] [N. 3 - Aria] [N. 4 - Aria] [N. 5 - Aria] [N. 6 - Aria] [N. 7 - Aria] [N. 8 - Aria] [N. 9 - Aria] [N. 10 - Aria] [N. 11 - Aria] [N. 12 - Aria] [N. 13 - Aria] [N. 14 - Aria] [N. 15 - Aria] [N. 15 bis - Aria] [N. 16 - Aria] [N. 17 - Aria] [N. 18 - Aria] [N. 19 - Duetto] [N. 20 - Aria] [N. 21 – Aria] [N. 22 - Aria] [N. 23 - Aria] [N. 24 - Aria] [N. 25 - Aria] [N. 26 - Aria] [N. 27 - Aria] [N. 28 - Coro] [N. 29 - Terzetto]
Atto primo Atto secondo

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