Atto terzo

 

Scena prima

Galleria.
Mitridate, e Issicratea.

 Q 

Mitridate, Issicratea

 

MITRIDATE

Chi di voi, alme d'Averno  

provò il duol di gelosia,

men penoso avrà l'inferno,

men noiosa ogn'empia Arpia.

Non gli sia sì tormentoso

de l'abisso più profondo,

che chi vivo fu geloso,

ebbe inferno anco nel mondo.

 

ISSICRATEA

Interrotti riposi,  

violate le labbra,

Harpalia uccisa, ecco il mio sposo. Il core

mi palpita nel seno.

MITRIDATE

Issicratea?

Mi rassembri confusa.

ISSICRATEA

Odio la vita.

MITRIDATE

Brami forse la morte,

perché bella ti parve

sull'esangue sembiante

di qualch'estinta, che vedesti?

ISSICRATEA

Cieli!

Che discorsi son questi?

MITRIDATE

Ella si turba!

ISSICRATEA

Bramo uscir di martiri.

MITRIDATE

Se funesti desir

t'assalissero mai, dal fianco altrui

il ferro non rapir, chiedimi il mio.

ISSICRATEA

Lassa, che sento, ohimè! Raggi funesti

sol mi piovon del cielo l'accese faci.

MITRIDATE

Sperar, forse potrai

trovar fra l'ombre abbracciamenti, e baci.

ISSICRATEA

Dubbio alcun più non v'è, tutto gl'è noto.

Che farò? Mitridate

(se gl'inginocchia dinanzi)

son rea di morte.

MITRIDATE

Che favelli?

ISSICRATEA

Svena,

apri questo mio sen.

MITRIDATE

Vaneggi forse?

ISSICRATEA

Puro è 'l cor, casta è l'alma,

se profanato è il labbro.

MITRIDATE

Io non intendo?

ISSICRATEA

Sol mi si rende grave

morir offesa, e invendicata.

MITRIDATE

Sorgi,

il cor solleva, e taci;

di Mitridate non conosci i baci?

(parte)

Mitridate ->

 

ISSICRATEA

Di Mitridate non conosci i baci!  

Son io desta, oppur sogno?

Fosti tu forse il rapitor? Ti seguo,

odimi, ferma, aspetta,

svelami il caos di mia confusa sorte,

m'apri luce di vita, o dammi morte:

 

Lusingami speranza,    

che non mi spiaci no;

che sebben menzognera

di bene hai somiglianza,

intanto gioirò.

Ingannami bugiarda,

che non ti scaccerò;

e benché adulatrice

la dolce tua sembianza,

fra tanto gradirò.

S

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Scena seconda

Teatro di Pompeo con galleria.
Pompeo, Cesare, Claudio, Scipione, Principi, Cavalieri, Soldati.

 Q 

Pompeo, Cesare, Claudio, Scipione, principi, cavalieri, soldati

 

POMPEO

Condizione umana:  

men felice de' sassi, e de' metalli

lunghissimi intervalli

hanno a fronte del tempo i marmi algenti

duran secoli i bronzi, e l'uom momenti.

Il più nobil composto

de la mole terrena è il più fugace;

di Saturno rapace

sostentano le selci anni volanti.

Duran secoli i marmi, e l'uom istanti.

CESARE

Qui d'eccelse strutture

vasta mole erge al ciel tetti superbi,

acciò dopo i suoi giorni

il nome al par de' marmi almen si serbi.

POMPEO

Sin che lungi da Roma

gl'altrui regni abbassai,

comandai quella mole

or m'è caro vederla eretta al sole.

SCIPIONE

Ben de' grechi teatri

imitasti le forme.

POMPEO

Questo fu ch'indi ne trassi.

CLAUDIO

Ma da scalpel più industre

qui furo istrutti a più bell'opra i sassi.

POMPEO

Ivi chi tien l'impero

ponsi ad udir de' scenici poemi

(mostrando il teatro)

i rintrecciati carmi.

CESARE

Mira se qual conviensi

al decoro romano

i gradi, che vi fer s'ergono dal piano.

 
(vanno verso il teatro Cesare, e Pompeo)
 

Scena terza

Issicratea, Pompeo, Cesare, Claudio, Scipione, Principi, e Genti.

<- Issicratea

 

ISSICRATEA

Più ch'io penso, men intendo  

tal, che il ciel mirar si crede,

più s'abbaglia, e men lo vede.

Per uscir da un labirinto,

che la mente ognor m'inganna,

fil non offre una Arianna.

(va verso Cesare e Pompeo)

Sommo Cesare invitto, e gran Pompeo,

duo fermissimi poli

de l'impero latino,

l'un, che sostien le leggi, e l'altro l'armi

insidiator notturno Harpalia uccise

ne' miei alberghi, e questa

nel sen rimasta a l'infelice estinta

è l'empia spada del suo sangue tinta.

POMPEO

Questo è il ferro di Sesto.

CESARE

Che intendo mai!

CLAUDIO E SCIPIONE

Che sento!

POMPEO

Aspri, ed atroci,

sanguinario omicida,

scenderanti sul crin giusti flagelli.

Da i sensi del mio core

figlio degenerante, e traditore.

CESARE

Abbastanza, regina,

esponesti il delitto; avran le leggi

il lor dovere.

POMPEO

E se ha duo gradi Sesto

un di figlio, un di reo,

avrò pur io distinti

duo sensi, uno di padre, un di Pompeo.

 

Chi lascia impunito  

d'un solo l'error,

ogn'altro fa ardito

a farne un peggior.

Chi tollera un empio,

e 'l vuol sostener,

fa poi con l'esempio

cent'altri cader.

 

ISSICRATEA

Avran le mie vendette i lor trofei.

(parte)

Issicratea ->

 

Scena quarta

Sesto, Pompeo, Cesare, Claudio, Scipione, Principi, Cavalieri, etc.

<- Sesto, guardie

 

SESTO

Chieder non oso, e ancor d'Issicratea  

nulla riseppi.

POMPEO

Sesto?

Vieni, mira quel ferro,

vedi quel sangue.

SESTO

Oh dio, a parte

ella è rimasta esangue.

POMPEO

Che dici?

SESTO

Ahi fiera sorte!

ahi stelle dispietate!

POMPEO

Non rispondi?

SESTO

Signor son reo di morte.

POMPEO

E morte avrai spietato.

SCIPIONE

Misero.

CLAUDIO

Sfortunato.

CESARE

E che ti mosse

ad aver di quel sangue

sitibonda la destra?

SESTO

Altro, signore,

io non dirò già mai.

POMPEO

Tutto sapranno

da l'ostinata lingua

trarre i tormenti. Da le guardie cinto,

a i ministri d'Astrea, perché del fatto

scopran la causa, e 'l fine,

sia condotto costui,

che obliar imparai,

e di Sesto, e di figlio il nome ormai.

CESARE

Fia ragion, che si doni

il rigor de le leggi

a i pochi anni di Sesto,

al merto di Pompeo.

POMPEO

Cesare, nulla,

nulla in me si rifletta;

esser denno a chi regge

con ben giusti consigli

care prima le leggi, e poscia i figli.

 
(partono Cesare, e Pompeo)

Cesare, Pompeo, Claudio, Scipione, principi, cavalieri, soldati ->

 

SESTO

Date senso a questi marmi  

voi superne deità;

con pietosa crudeltà

corran tutti a esanimarmi.

Date senso a questi marmi.

Già, ch'estinta è la mia luce,

eclissato il mio bel sol,

acciò mossi al mio gran duol

tutti vengano a svenarmi:

date senso a questi marmi.

 

Scena quinta

Issicratea, Sesto, Mitridate in disparte.

<- Issicratea, Mitridate

 

ISSICRATEA

Ecco l'inquo.  

SESTO

Oh dèi,

che miro! Issicratea del ciel respira

l'aure serene! o larve insussistenti spirate

con oggetti bugiardi

mi deludon gli sguardi!

MITRIDATE

Che veggio!

SESTO

Issicratea

tu vivi?

ISSICRATEA

Empio t'è grave?

SESTO

Adunque tinto

di qual sangue è il mio ferro, e di qual morte

reo creduto son io?

MITRIDATE

Che ascolto mai!

ISSICRATEA

Barbaro fingi ancor? d'Harpalia il petto

dimmi non trafiggesti?

 

Vendetta, vendetta  

pur dolce sei tu.

Un certo piacere,

che l'alma diletta

in te sempre fu.

A cor generoso,

se il giusto la detta

anch'ella è virtù.

 

SESTO

O stelle! Issicratea,  

scherzo siam del destino incrudelito,

tu ingannata, io tradito.

ISSICRATEA

Meco, cui pur son note

le tue colpe, lascivo,

innocente vuoi farti.

SESTO

Ah ben potrei

negar mentito error; ma perché deggio

scoprir gl'affetti miei, acciò che al lume,

de l'innocenza mia

ombra di tua onestà non sia congiunta

a tacer, a morir l'anima è pronta.

MITRIDATE

(O generoso Sesto.)

ISSICRATEA

Odi, odi il sagace

come i delitti suoi copre, e infiora.

MITRIDATE

(Per le mie colpe lascerò ch'ei mora?)

 

SESTO

Se volentier per te  

a la morte espongo il seno,

deh pietà ti muova almeno.

Già, che all'ultimo dì

nobil cor per te m'invia,

prega pace all'alma mia.

 
(parte con le guardie)

Sesto, guardie ->

 

MITRIDATE

No, no, non sia ch'ei cada  

vado a scoprirmi reo:

a generoso cor più che la vita

sia caro il giusto, e la ragion gradita.

(parte)

Mitridate ->

 

ISSICRATEA

Or che le offese mie  

vendicaste, chiudete o sommi dèi

il periodo fatal dei giorni miei.

 

Se gia mai del mio martire  

l'ombra densa non si frange,

che mi val, che fuor dal Gange

portin albe luminose

crin d'argento, e man di rose.

Se gia mai del mio destino

non si stemprano i rigori,

che mi val con piè di fiori

rimirar il Tauro in cielo

scior da ceppi, e neve, e gelo.

 

Scena sesta

Claudio, Issicratea, poi Farnace.

<- Claudio

 

CLAUDIO

Issicratea, seppe l'umano ingegno  

l'interminato tempo

a misura ridur di polvi, e d'ombre;

ma non ponno adeguar l'aspre mie pene,

o l'ombre immense, o le infinite arene.

ISSICRATEA

E costui pur a tormentar mi viene.

 

CLAUDIO

L'adorata  

ingrata,

che sprezza la mia fé,

ad altri si piega,

e solo nega a l'amor mio mercé.

 
(qui viene Farnace, e si ferma in disparte)

<- Farnace

 

ISSICRATEA

A che aspiri?  

CLAUDIO

Al tuo amore.

ISSICRATEA

Osta il mio sdegno.

CLAUDIO

Vincer saprollo.

ISSICRATEA

E quai fien l'armi?

CLAUDIO

I preghi,

le lagrime, i sospir.

ISSICRATEA

Tutto fia vano.

CLAUDIO

Succederà la forza;

alfin sei prigioniera,

alfin sei serva, ed io

son del console figlio; a le mie brame

chi sarà, che resista?

 
(va incontro ad Issicratea, e gli si fa incontro Farnace)
 

FARNACE

Io, io lascivo,  

e qual già diero al pargoletto Alcide,

otterrò forse anch'io da dèi clementi

forza bastante a strangolar serpenti.

Claudio torna in te stesso;

queste son opre di latin guerriero?

Di bendar la ragion al senso cieco

scioccamente hai permesso,

Claudio torna in te stesso.

Contro eccelsa regina

infelice, ma illustre

armi schiere d'insulti:

aborrisci, rifuggi il grave eccesso,

torna, torna in te stesso.

Madre lasciam costui.

 
(mentre Farnace parla, Claudio si va ritirando)
 
(Farnace va a prender per mano la madre)
 

ISSICRATEA

Tu puoi solo addolcir mia sorte amara

de le viscere mie parte più cara.

 
(Issicratea bacia il figlio, e si partono)

Issicratea, Farnace ->

 

CLAUDIO

Qual da tenero labbro  

esce incognita forza,

e de l'impuro ardor le fiamme ammorza?

 

De la ragion tiranno  

de l'alme involator,

insidioso amor

a le lusinghe tue più non m'inganno.

Del senso vil seguace,

Cupido menzogner,

scorta, che fa cader

invano più per me porti la face.

 
 

Scena settima

Galleria.
Cesare, Sesto, Ministri, Guardie, Soldati, Pompeo, Mitridate a parte.

 Q 

Cesare, Sesto, Farnace, ministri, guardie, soldati, Pompeo, Mitridate

 

CESARE

A le richieste è sordo,  

a le risposte è muto; e più che fumi

Mongibel non innalza,

onde torbida l'aria intorno cala,

dal profondo del cor sospiri esala.

SESTO

Deh, se pur in voi regna

senso di spirto umano,

mi s'affretti il morire.

POMPEO

Io mi sento languire:

tu mi sarai Farnace

caro in luogo di Sesto.

MITRIDATE

Odi tu Mitridate?

POMPEO

E se funesto

sorgerà 'l pianto a conturbarmi i rai,

tu le mie doglie a serenar verrai.

MITRIDATE

E tu, Sesto cader lasciar potrai?

SESTO

Genitor sol mi pesa,

ch'odioso a' tuoi rai, da te aborrito

si chiuda il viver mio.

POMPEO

Parto (sforzato a lagrimar son io).

 

ministri, soldati ->

 

Scena ottava

Mitridate esce, Pompeo, Sesto, Cesare, Issicratea, e Guardie.

<- Issicratea

 

MITRIDATE

Odi, odi Pompeo: Sesto è innocente  

de la morte d'Harpalia; io sono il reo.

POMPEO

Voglian le stelle.

ISSICRATEA

Me infelice.

SESTO

O numi

del giusto amici.

FARNACE

Avido tanto, o cieli

era costui di sangue!

CESARE

Chi sei?

MITRIDATE

Omo infelice.

CESARE

Occulto, ignoto,

perché accusi te stesso?

MITRIDATE

Illustre spirto

non deve i falli sui

lasciar cader su l'innocenza altrui.

POMPEO

Ma la spada di Sesto

onde avesti?

MITRIDATE

Dal fianco,

per estraneo accidente, a lui rapita

(né lascerà ch'io menta) io la trovai.

SESTO

Tutto è noto a costui!

ISSICRATEA

Che sento mai!

MITRIDATE

Dica Sesto del fatto

le circostanze.

SESTO

A me non son palesi.

MITRIDATE

Io le dirò. Sotto il sinistro fianco

trafitta, e stesa a le tue mura innanti

con face ardente a lato

non la trovasti?

ISSICRATEA

È vero: (o fato rio)

contro lui testimonio esser degg'io!

CESARE

Sesto libero sei.

SESTO

De gl'innocenti

hanno cura gli dèi.

POMPEO

Figlio t'abbraccio.

SESTO

Genitor ti stringo.

POMPEO

Ma de le colpe altrui

perché reo ti dicesti?

SESTO

A miglior tempo

lascia queste richieste.

CESARE

Entro quei tetti

com'entrasti?

MITRIDATE

Salii

del giardino le mura.

CESARE

E a fin sì rio?

MITRIDATE

Per trovar ciò, ch'è mio.

CESARE

Cosa è tuo?

MITRIDATE

Più non vuo' dir.

CESARE

Sia scorto

a buon ministro, che di trarre il vero

d'ogni senso più occulto abbia il pensiero.

(parte)

Cesare ->

 

MITRIDATE

Sol m'affligge la moglie, e il dolce figlio.

(parte)

Mitridate ->

 

ISSICRATEA

Cielo, che far degg'io! dammi consiglio.

(parte)

Issicratea ->

 

FARNACE

Dimmi, signor, quell'uomo  

dovrà forse morir?

POMPEO

Se non risulta

altro a suo pro, che 'l vieti.

FARNACE

O sfortunato.

(piangendo)

Lagrimoso torrente

sparge per gl'occhi mesti il cor dolente.

(parte)

Farnace ->

 

SESTO

Padre, mi duol, che deggia  

costui cader.

POMPEO

A me pur anco è grave!

Cerca d'aver contezza

di ciò, che segue, e tutto a me riporta;

ciò, ch'io vaglia oprerò.

SESTO

Vile sarei,

se tutti non porgessi

per la salvezza sua gl'aiuti miei.

(parte)

Sesto, guardie ->

 

POMPEO

Bella gioia è la pietà:    

e più vale

cor leale,

che ricchezza, e nobiltà.

O gradita lealtà!

Come splende,

come rende

chiara l'alma, ove ella sta.

S

 

Scena nona

Scipione, e Pompeo.

<- Scipione

 

SCIPIONE

Pompeo?  

POMPEO

Scipione?

SCIPIONE

Risolvesti ancora,

che tua Giulia diventi?

POMPEO

No, che il corso a' torrenti

chi mal saggio contrasta,

lo fa uscir dalla sponda,

e d'inutili arene il campo inonda.

Ella t'ama, sia tua.

Non cedo. E se t'è caro

di gradirmi, gia mai

non favellar di ciò.

SCIPIONE
(a parte)

(Modo trovai.)

Pompeo, convien, ch'io ceda

dunque Giulia amerò, ma per gradirti.

POMPEO

E mi gradisci.

SCIPIONE

E se così m'imponi.

POMPEO

Ti prego.

SCIPIONE

Non mi basta.

POMPEO

Se pur, ch'io ciò m'usurpi,

risoluto già sei,

così impongo; son questi i cenni miei.

SCIPIONE

Pronto ubbidisco, e chiedo sol, che venga

il felice Imeneo

con sua presenza ad illustar Pompeo.

POMPEO

Qual sarà mai cor mio

il tuo martir? Verrò, Scipione, addio.

 

Pompeo ->

SCIPIONE

Che contrasto nel mio core  

fa virtù col dio d'amore;

con la face, e con lo scudo,

quella è armata, e questo è nudo.

Del mio seno ne la reggia

con amor virtù gareggia

ben provvisti quanto basta

quel di stral, e questa d'asta.

 

Scena decima

Scipione, e Giulia.

<- Giulia

 

SCIPIONE

Giulia, Pompeo m'astrinse  

a seguir il mio amore.

GIULIA

Adunque lieta

io rassereno il core.

SCIPIONE

No, Giulia, no.

GIULIA

Tu mi schernisci ingrato;

e lo soffron gli dèi!

SCIPIONE

(Ella tutto sconvolge i sensi miei.)

Per obbligar Pompeo

acconsentii.

GIULIA

Dunque al mio amor ritorni?

SCIPIONE

No, Giulia, no.

GIULIA

M'inganni,

mi deludi, o deliri?

SCIPIONE

(Escono da quei lumi i miei martiri.)

GIULIA

Al voler di Pompeo,

che arride a i nostri amori,

non prestasti l'assenso?

SCIPIONE

Per obbligarlo.

GIULIA

A che?

SCIPIONE

Taci, deh taci.

(Mi struggon troppo di quei rai le faci.)

GIULIA

Mi ricusa Pompeo!

SCIPIONE

Perché vincer mi vuol: ma no, a dispetto

di Giulia, di Pompeo, del cieco amore,

vincerà la virtù di nobil core.

(parte)

Scipione ->

 

GIULIA

Vilipeso, e disprezzato  

da perfido amator,

di', che risolvi, o cor?

Ribellarsi al dio bendato,

e aborrire il traditor.

Per fuggir d'amante altero

il barbaro rigor,

che pensi far, o cor?

Discacciar l'ignudo arciero,

e schernir l'ingannator.

 
 

Scena undecima

Logge.
Issicratea, Farnace, poi Mitridate, Guardie, e Ministri.

 Q 

Issicratea, Farnace

 

ISSICRATEA

Tramutatevi in sospiri  

miei respiri,

e a turbar gl'elementi

aure nove formate, e novi venti.

Distillatevi, o miei lumi

in due fiumi,

e di lagrime amare

ite portando un nuovo mare al mare.

FARNACE

Ecco lo sfortunato.

 

<- Mitridate, guardie, ministri

MITRIDATE

Deh regina.  

FARNACE

Non posso

frenare il pianto.

MITRIDATE

Imponi,

che se n'escan le guardie,

quant'io ti parli.

ISSICRATEA

Oh dèi languisco.

FARNACE

Madre?

Seconda il suo desire.

ISSICRATEA

Itene alquanto,

custodite l'uscita. Alla mia fede

resta commesso.

UN MINISTRO

Di sì gran regina

la fé ci basta.

 
(partono le guardie)

guardie, ministri ->

 
(partite le guardie, Mitridate corre ad abbracciar Farnace)
 

MITRIDATE

Lascia, amato figlio,  

che al sen ti stringa, e sui rubin vivaci

porga dolenti, e lagrimosi baci.

FARNACE

Tu pur mio genitor!

ISSICRATEA

Sì figlio.

FARNACE

Lascia,

ch'io ti ribaci, o padre.

MITRIDATE

Sposa, figlio, or è tempo

di mostrar l'alma invitta, e il regio core.

(si leva di seno un vasetto d'argento)

Quest'è velen, la vita

lieta si goda, misera si tronchi:

di libertà, di regno

privi, e bersaglio di fortuna ria,

a che vivrem? Sì sì, quest'è la via

di vincer la fortuna,

di schernire i nemici,

e di sottrar con gloria

il nome nostro al tenebroso oblio.

ISSICRATEA

Eccomi pronta, sì.

FARNACE

Son pronto anch'io.

 
(Issicratea e Farnace vanno per pigliare il veleno)
 

Scena duodecima

Mitridate, Farnace, Issicratea, Pompeo venendo da lontano.

<- Pompeo

 

MITRIDATE

De' mortiferi succhi i primi sorsi  

devonsi a me, che già più lustri ho corsi

 
(vuol bere il veleno, Issicratea l'impedisce)
 

ISSICRATEA

A me si denno, che le labbra oscure

porto da baci altrui.

MITRIDATE

No no, regina, il rapitor io fui.

 
(va Farnace, e vuol egli il veleno)
 

FARNACE

A me cedasi pure, a cui la vita

meno esperimentata è men gradita.

 
(qui vien Pompeo e si ferma a sentire di dietro)
 

ISSICRATEA

Che de l'amata prole, e del consorte

io rimiri la morte!

Ah non sia ver, porgi il velen.

POMPEO

Che sento!

FARNACE

Porgilo pur a me.

MITRIDATE

Ferma.

POMPEO

Che miro!

 
(Farnace s'inginocchia)
 

FARNACE

Padre, s'è ver, che m'ami,

lascia, ch'il mio morir al tuo preceda,

a le mie prime preci

sarai sordo?

 
(Mitridate e Issicratea piangono)
 

 

Vorrai

sforzar luci bambine

del mio principio a rimirare il fine?

 
(Pompeo si fa innanzi)
 

POMPEO

M'intenerisco.

MITRIDATE

Oh dèi.

POMPEO

Cadano i succhi rei.

 
(Pompeo prende il veleno, e lo getta a terra)
 

Scena ultima

Cesare, Sesto, Giulia, Scipione, Claudio, Pompeo, Mitridate, Farnace, Issicratea, Principi, Soldati, Cavalieri, e Paggi.

<- Cesare, Sesto, Claudio, principi, soldati, cavalieri, paggi

 

POMPEO

Mitridate?  

CESARE

Che ascolto?

SESTO

Che veggio!

POMPEO

E così poca

confidenza, e notizia

hai di mia cortesia? Moglie, e prole

prima vuoi soggettare a fin sì reo,

che farti noto al vincitor Pompeo?

 
(qui viene Scipione con Giulia)

<- Scipione, Giulia

 

SCIPIONE

Cesare, a nozze insigni  

Giulia si porta; al suo voler assenti?

CESARE

In ciò, gl'arbitrii suoi son miei contenti.

SCIPIONE

Pompeo, di questa bella

stringo la destra se pur tu raffermi,

ch'assai di ciò mi déi.

POMPEO

Riconfermo (ahi che pena) i dover miei.

 
(qui Scipione prende per mano Giulia e va verso Pompeo)
 

SCIPIONE

Io signor t'ubbidii, or tu la prendi.

Dal mio voler, se a me tenuto sei.

GIULIA

(Ah falso.)

POMPEO

Ancor m'abbatti

con sì nobil pompe

d'eccelso cor?

SCIPIONE

T'offersi il mio tesoro

tu ricusasti invitto,

assentii: promettesti obblighi immensi,

io da te l'accettai;

tu osserva ciò, che devi,

e da me la ricevi.

POMPEO

O ne le cortesie troppo ostinato;

cedo, vincesti.

GIULIA

Ed io

veggio, che così vuole il fato mio.

 
(Pompeo porge la destra a Giulia ed ella a lui)
 

CESARE

Influssi più felici

non mi potean cader da' cieli amici.

CLAUDIO

Pompeo t'abbraccio.

SCIPIONE

Arridano gli dèi

a sì lieti imenei.

POMPEO

Mitridate s'onori,

che sì strano destin oggi fe' noto.

CESARE

Era Harpalia sua schiava,

non errò, se l'uccise.

SESTO

Scusa gl'errori miei.

MITRIDATE

Sesto cortese

m'è del tuo cor la nobiltà palese.

POMPEO

E perché tu ravvisi,

se generoso io sono,

la libertade, i genitori, il regno,

tutto a Farnace tuo concedo in dono.

 
(Farnace bacia la mano a Pompeo)
 

FARNACE

Saran sempre a' tuoi cenni.

MITRIDATE

Pompeo, finor con l'armi

il regno mi rapisti;

ora donar lo credi, e più l'acquisti.

ISSICRATEA

Incatena, Pompeo

quest'alma trionfata a tuo trofeo.

SCIPIONE

Perdo il mio cor, perdo il mio bene è vero

ma ne l'amiche gare

di generoso spirto

quel, che più perde, è più di gloria cinto,

ed è più vincitor quel, ch'è più vinto.

FARNACE

Imparate o mortali,

che di mali, e di martire

non è ministro il ciel,

ma per le vie del duol scorge al gioire.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Galleria.

Mitridate, Issicratea
 

Interrotti riposi

Issicratea
Mitridate ->

Di Mitridate non conosci i baci!

Teatro di Pompeo con galleria.

Pompeo, Cesare, Claudio, Scipione, principi, cavalieri, soldati
 

Condizione umana

Pompeo, Cesare, Claudio, Scipione, principi, cavalieri, soldati
<- Issicratea

Più ch'io penso, men intendo

Pompeo, Cesare, Claudio, Scipione, principi, cavalieri, soldati
Issicratea ->
Pompeo, Cesare, Claudio, Scipione, principi, cavalieri, soldati
<- Sesto, guardie

Chieder non oso, e ancor d'Issicratea

Sesto, guardie
Cesare, Pompeo, Claudio, Scipione, principi, cavalieri, soldati ->
Sesto, guardie
<- Issicratea, Mitridate

Ecco l'inquo / Oh dèi

O stelle! Issicratea

Issicratea, Mitridate
Sesto, guardie ->

No, no, non sia ch'ei cada

Issicratea
Mitridate ->

Or che le offese mie

Issicratea
<- Claudio

Issicratea, seppe l'umano ingegno

Issicratea, Claudio
<- Farnace

(Farnace si ferma in disparte)

A che aspiri? / Al tuo amore

Io, io lascivo

Claudio
Issicratea, Farnace ->

Qual da tenero labbro

Galleria.

Cesare, Sesto, Farnace, ministri, guardie, soldati, Pompeo, Mitridate
 

(Mitridate a parte)

A le richieste è sordo

Cesare, Sesto, Farnace, guardie, Pompeo, Mitridate
ministri, soldati ->
Cesare, Sesto, Farnace, guardie, Pompeo, Mitridate
<- Issicratea

(Mitridate esce)

Odi, odi Pompeo: Sesto è innocente

Sesto, Farnace, guardie, Pompeo, Mitridate, Issicratea
Cesare ->

Sesto, Farnace, guardie, Pompeo, Issicratea
Mitridate ->

Sesto, Farnace, guardie, Pompeo
Issicratea ->

Dimmi, signor, quell'uomo

Sesto, guardie, Pompeo
Farnace ->

Padre, mi duol, che deggia

Pompeo
Sesto, guardie ->
Pompeo
<- Scipione

Pompeo? / Scipione? / Risolvesti ancora

Scipione
Pompeo ->
Scipione
<- Giulia

Giulia, Pompeo m'astrinse

Giulia
Scipione ->

Logge.

Issicratea, Farnace
 

Tramutatevi in sospiri

Issicratea, Farnace
<- Mitridate, guardie, ministri

Deh regina / Non posso

Issicratea, Farnace, Mitridate
guardie, ministri ->

Lascia, amato figlio

Issicratea, Farnace, Mitridate
<- Pompeo

De' mortiferi succhi i primi sorsi

Issicratea, Farnace, Mitridate, Pompeo
<- Cesare, Sesto, Claudio, principi, soldati, cavalieri, paggi

Mitridate? / Che ascolto?

Issicratea, Farnace, Mitridate, Pompeo, Cesare, Sesto, Claudio, principi, soldati, cavalieri, paggi
<- Scipione, Giulia

Cesare, a nozze insigni

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undecima Scena duodecima Scena ultima
Piazza di Trionfo con portici di palazzo Galleria. Giardino. Giardino con fontana da lavare. Fontana da lavare. Galleria. Salone di palazzo. Logge. Appartamento d'Issicratea di notte. Cortile regio. Galleria. Teatro di Pompeo con galleria. Galleria. Logge.
Atto primo Atto secondo

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