Atto secondo

 

Scena prima

Amastre, Elviro, vestito da vendifiori.

 Q 

Amastre, Elviro

 

AMASTRE

Speranze fermate;  

sì tosto fuggite?

Ancora non sete

speranze tradite.

Voi dunque m'avete

sì poca pietade?

Speranze fermate.

Pensieri sperate;

sì presto temete?

Ancora ingannati

pensieri non sete.

Già d'esser sprezzati

a torto giurate.

Pensieri sperate.

Sfondo schermo () ()

 

ELVIRO

Ah, chi voler fiora  

de bella giardina.

Giacinta indiana,

tulipana, gelsomina.

Ah, chi voler fiora

de bella giardina.

 

 

Argo, ch'avea cent'occhi  

non scoprirebbe a fé, ch'io son Elviro.

AMASTRE

Costui si ferma: ahimè!

ELVIRO

Misero sarei morto,

se del foglio, ch'io porto

sapesse il re.

AMASTRE

Che parla egli di re?

ELVIRO

Ma credo, ch'Arsamene,

nell'onde, e nell'arene

i pianti spargerà,

e che per moglie al fine il re l'avrà.

AMASTRE

Il re? per moglie? chi? Oh dèi, che sento.

ELVIRO

Xerse però dovrebbe,

sposa di regio sangue, e non vassalla

sceglier delle sue nozze al sommo onore.

AMASTRE

Dunque i' sono schernita. Ah traditore!

ELVIRO

Ahimè! Chi voler fiora,

de bella giardina.

Non vedo alcuno, e parmi aver udito

a gridar traditore;

ma questi scherzi son del mio timore.

AMASTRE

Ah Xerse infido amante!

ELVIRO

Pur anco il cor mi trema.

AMASTRE

Così tradisci la mia fé costante!

Amico?

ELVIRO

Ah ci fui colto.

Ah chi voler fiora

de bella giardina.

AMASTRE

Ei finge altro linguaggio; è messo, o spia.

Una parola, olà.

ELVIRO

Gelsomina, tulipana.

AMASTRE

Ma non vo' dir d'averlo udito pria.

ELVIRO

Giacinta indiana.

AMASTRE

Ferma, olà, dico a te.

ELVIRO

Da mia, che cercar?

Voler fiora comprar?

AMASTRE

No, ma senti. Che Xerse omai sia sposo

mormoran liete voci in questo dì;

vorrei saper di chi.

ELVIRO

Ti chi star,

e perché dimandar?

AMASTRE

Viator curioso e ciò ti basti.

ELVIRO

Ariodate de chista

città signor, che star a re vassallo

aver figlia Romilda, e re voler

chista sposar, e dir,

se nu sposar morir.

AMASTRE

Ma di Romilda il seno

arde al fuoco del re?

ELVIRO

No, de fratello,

ch'aver nome Arsameno.

AMASTRE

E questo forse i dolor suoi li scrive?

ELVIRO

Ahimè! Chi voler fiora

de bella giardina.

AMASTRE

Dimmi?

ELVIRO

Nu saper altro.

Tulipana, gelsomina.

 

AMASTRE

Speranze fuggite

adesso, che sete

speranze tradite.

Ritogliti, o fortuna

quelle, che fin dal dì de' miei natali

preparasti al mio piè, soglie reali;

a un'alma disperata

si convengono più balze romite,

speranze fuggite

adesso, che sete

speranze tradite.

Xerse, barbaro Xerse,

dunque perché li dispergessi ai venti

tutti posi in tua mano i miei contenti?

Ah sì fier non flagella

impetuoso gel piagge fiorite,

speranze fuggite

adesso, che sete

speranze tradite.

Amastre ->

 

Scena seconda

Elviro, Clito, Adelanta.

 

ELVIRO

Pur al fin s'è partito;  

ecco un maggior disturbo, arriva Clito.

Ah, chi voler fiora.

 

<- Clito

CLITO

Hai tu bei nastri? olà ferma, ch'io veda.  

ELVIRO

E che star nastro? Quale sorta fiora?

Ei mi conosce or ora.

CLITO

Nastro non sai, che sia?

ELVIRO

Star viola, o narciso?

CLITO

Ah, ah, mi muovi, a riso; un nastro è questo.

ELVIRO

Chisto? Mi a ti donar.

Addio, andar, andar.

CLITO

Grazie ti rendo.

ELVIRO

Eh va' in buon'ora.

CLITO

Addio.

Sai, che non voglio far.

ELVIRO

(Non parte più.)

CLITO

Voglio darlo alla mia vaga vezzosa.

ELVIRO

Anco rosa donar.

Addio, andar, andar.

CLITO

Sarò del viver mio per tutti i giorni

memore del favor.

Clito ->

 

ELVIRO

Temo ch'ei torni.

 

<- Adelanta

ADELANTA

Figlio del genio amor.  

Che legge non hai,

che nudo te n' vai,

che vuoi dal mio cor?

ELVIRO

Ecco Adelanta a fé.

ADELANTA

Scherzi col mio desir

aligero ignudo

a dir, che quel crudo

mi debba gradir.

ELVIRO

Ah chi voler fiora

de bella giardina.

 

ADELANTA

Olà vien qui. Co' fiori  

nutre il veleno suo vipera ancora.

ELVIRO

Voler giacinta, voler gelsomina.

ADELANTA

Di strano, che cos'hai?

Strani son anco del mio cor i guai.

ELVIRO

Dimandar, respondir.

ADELANTA

Tieni amaranti?

Convien l'amaro nome ai mesti amanti.

ELVIRO

Chisto no aver.

ADELANTA

Avresti un vago croco,

spiegherà l'ardor mio color di foco.

ELVIRO

Chisto no aver. Ma mi chi star?

ADELANTA

Non so.

ELVIRO

Voler sapir?

Dimandar, rispondir.

ADELANTA

Chi sei?

ELVIRO

Chi son? Mi conoscete adesso?

ADELANTA

Tu quivi? O sventurato!

ELVIRO

Gran rischio è ver? Or ora

aggiusto ogni rovina;

ah chi voler fiora

de bella giardina.

ADELANTA

Il ciel ti guardi bene; ora che porti?

ELVIRO

Lettere d'Arsamene

all'amata Romilda.

ADELANTA

A me le porgi

io le darò, tu parti, fuggi, vola.

ELVIRO

Ecco a voi le consegno, ella dov'è?

ADELANTA

Sta nelle stanze sue scrivendo al re.

ELVIRO

Al re, ma che li scrive?

ADELANTA

Ch'in lui spera, in lui vive.

ELVIRO

E d'Arsamene?

ADELANTA

Punto non li sovviene.

ELVIRO

Così dunque s'inganna

un fedel amator? Empia, tiranna!

disleale, infedele,

aspe, tigre crudele.

ADELANTA

Parti Elviro, ch'il re già s'avvicina.

ELVIRO

Ah chi voler fiora

de bella giardina.

Elviro ->

 

Scena terza

Adelanta, Xerse, Eumene.

<- Xerse, Eumene

 

XERSE

Aprasi questo foglio;  

s'al mio intento s'adegua, usar lo voglio.

 

XERSE E EUMENE

Fortunato quel cor,  

che vive in libertà;

che del bambino Amor

seguace non si fa.

Misero chi cadé

d'amor in servitù;

sciolto da lacci il piè,

gioir non speri più.

 

EUMENE

Ecco Adelanta.  

ADELANTA

Ecco opportuno il re.

XERSE

Di quel foglio Adelanta,

lice saper gli arcani?

EUMENE

Saran forse amorosi.

ADELANTA

È ver; ma strani.

XERSE

Più ne son curioso, e volentieri

li leggerei.

ADELANTA

Negar non deggio, ma...

EUMENE

Ma che?

ADELANTA

Oh dio, temo.

XERSE

Di che temete?

ADELANTA

Mi perdonate?

XERSE

Sì.

ADELANTA

Dunque leggete.

(Deh seconda l'inganno ignudo arciero.)

XERSE

Scrive Arsamene.

ADELANTA

È vero.

XERSE
(legge)

«All'or, che nell'Ibero ascoso il sole

scintilleranno in ciel l'auree facelle,

verrò notturno, ove talor mi suole

il raggio balenar di vostre stelle.

Ivi a dispetto di maligna sorte,

o sarò vostro, o pur sarò di morte.»

A chi scrive Arsamene?

ADELANTA

A me.

XERSE

A voi?

ADELANTA

Vi sdegnate?

XERSE

Stupisco, non mi sdegno;

non ama egli Romilda?

ADELANTA

Ella ben l'ama; ei finge, acciò sdegnosa

de' nostri amori non disturbi il nodo;

ella dell'ombra, io della luce godo.

(Bell'inganno se riesce.)

XERSE

Siamo felici, o cor?

EUMENE

Strana avventura.

ADELANTA

Pur da gelosa cura

l'ore esenti non passo; e ben desio,

e voi ne prego, o sire,

che pubblico imeneo lo faccia mio.

XERSE

Farollo in questo die;

o vostro sposo, o preda all'ire mie.

ADELANTA

Sire, ei dirà, che pria sarà nud'ombra,

fredd'ossa, poca polve, e spirto errante,

che lasci d'esser di Romilda amante.

Ma voi, ch'il ver sapete

alle menzogne sue nulla cedete.

XERSE

Ite; lasciate il foglio a me per prova.

ADELANTA

(Bella frode, se giova.)

Adelanta ->

 

Scena quarta

Eumene, Xerse, Romilda.

<- Romilda

 

EUMENE

Ecco Romilda.  

XERSE

A fé giunge opportuna.

Ingannata Romilda

questo foglio leggete;

dite poi s'Arsamene amar dovete.

ROMILDA

Leggo.

XERSE

E di giusto sdegno

tutta non avvampate?

ROMILDA

A chi scrive?

XERSE

Alla sua cara Adelanta.

ROMILDA

Dov'è la sopra carta?

XERSE

Qual si costuma a terra

quando l'aprì gettolla; io già non mento.

ROMILDA

Non m'uccider tormento.

XERSE

Che farete?

ROMILDA

Piangente ogn'or vivrò.

XERSE

L'amerete?

ROMILDA

L'amerò.

XERSE

Sebbene ei vi tradì?

ROMILDA

Empia sorte vuol così.

XERSE

Sebbene ei v'ingannò

l'amerete?

ROMILDA

L'amerò.

XERSE

Un'anima sì dura

cieli tempraste sol, per mia sventura.

 

ROMILDA

L'amerò non fia vero.  

Amante traditor, sorella indegna?

Empia fortuna, scellerate stelle

non fulminate il perfido ribelle

mentitor, menzognero?

L'amerò? Non fia vero.

Figlio di Dario tu? fratello a Xerse?

O che non chiudi in seno anima umana

o che libico serpe, o tigre ircana,

o ti produsse, o t'allattò spietato,

barbaro, menzognero,

l'amerò? non fia vero.

 
 

Scena quinta (aggiunta)

Ellesponto col ponte sulle navi.
Eumene.

 Q 

Eumene

 

 

Umanità infelice!  

Scopo delle miserie,

scherzo della fortuna: i primi uffici

del nascente mortal son pianti, e doglie,

e perché questa vita è sempre amara

pria sospirar, che respirar impara.

Altri l'inopia affligge,

altri delle grandezze opprime il pondo,

è tutto alfine una miseria il mondo.

E s'altro ch'il tormenti

con rigido tenore

non trova l'uom, lo tiranneggia amore.

Xerse il mio rege è grande,

è regnante, e monarca, e ciò non basta,

ch'un cieco ignudo ogni suo ben contrasta.

 

Non ha pace, non ha bene  

chi ritiene

dentro il petto le scintille,

che due lucide pupille

sanno accendere.

Chi si lascia un giorno prendere

d'un bel crin fra le catene

non ha pace, non ha bene.

Quando il core fu piagato

del bendato

nudo arcier dell'aureo strale

ogni schermo è lieve, e frale

per resistere.

Ei non sa dal mal desistere,

e chi cede alle sue pene

non ha pace, non ha bene.

Eumene ->

 

Scena sesta

Aristone, Amastre.

<- Aristone, Amastre

 

ARISTONE

Lasciate questo ferro.  

AMASTRE

Io vo' morire...

ARISTONE

Tanto credete a un vil plebeo? Che dunque

degl'affetti reali

interpreti saranno i giardinieri?

Che dalle lor follie

andate a mendicar sciocco martire?

Lasciate questo ferro.

AMASTRE

Io vo' morire.

ARISTONE

Dunque a rapir a Cloto

di vostra vita il filo

immaturo destin sforzar volete?

AMASTRE

Sì ch'io voglio morir.

ARISTONE

Ahimè tacete.

Voi donzella reale

sul margine d'un lito

così morir? Della mordace plebe

favola vi farete.

AMASTRE

Eh lascia ch'i' m'uccida.

ARISTONE

Ahimè, tacete,

e di me che dirassi?

Della mia fede incanutita omai

tutto il pregio si perde. Amastre di dio,

vi mova il vostro onore, vi mova il mio.

Del genitor languente

figuratevi i pianti,

le disperate note;

il Caucaso non ha sì dura cote,

ch'al suo dolor non si frangesse.

AMASTRE

Hai vinto,

va' ch'io cedo alla tua

pietade insidiosa. Andiamo.

ARISTONE

E dove?

AMASTRE

A Xerse.

ARISTONE

Ed a qual fine?

AMASTRE

A dirli almeno

ch'è un traditor, un scellerato, un empio.

Andiamo.

ARISTONE

Oh ciel, che fate?

Uditemi, fermate.

Amastre, Aristone ->

 

Scena settima

Arsamene, Elviro.

<- Arsamene, Elviro

 

ARSAMENE

Chi te 'l disse?  

ELVIRO

Adelanta.

ARSAMENE

E che ti disse?

ELVIRO

Ciò, che v'ho detto già,

che Romilda ama il re,

ch'a lui scrivendo sta.

ARSAMENE

E non s'apre il terreno?

E l'iniqua non porta

voragine profonda a Pluto in seno?

Così ti disse?

ELVIRO

Così appunto.

ARSAMENE

Come?

ELVIRO

Come v'ho detto già.

ARSAMENE

Che Romilda ama il re?

Che a lui scrivendo sta?

Adelanta te 'l disse?

ELVIRO

Ella signore.

ARSAMENE

Nell'Ircania colà belva più fiera

di Romilda inumana

qual mai si ritrovò?

Adelanta te 'l disse? E non scherzò?

ELVIRO

Me 'l disse, e non scherzò.

 

ARSAMENE

Sciocco è ben chi crede a femmina,  

che del vento è lieve più,

genio mutabile,

pensiero instabile,

cor senza fé

non dà mercé,

stringe l'aura, e l'onde semina

chi li presta servitù.

 

ELVIRO

Fuggiam di Xerse l'ire.  

ARSAMENE

Non cerca di fuggir chi vuol morire.

Elviro, Arsamene ->

 

Scena ottava

Eumene, Xerse, coro di Marinari.

<- Eumene, Xerse, marinari

 

EUMENE

La bellezza è un don fugace,  

che si perde in pochi dì,

il suo sereno,

come baleno

tosto fuggì.

Chi s'accese, e ne languì

speri pure nel tempo edace

la bellezza è un don fugace.

L'alterezza d'un bel volto

si castiga con l'età,

il fresco, il verde

tosto disperde

fior di beltà,

e struggendo ogn'or si va,

come al vento esposta face.

La bellezza è un don fugace.

 

XERSE

Eumene?  

EUMENE

Alto signor.

XERSE

Vediamo il ponte.

EUMENE

Ecco in onta de' flutti,

giunto Sesto ad Abido.

XERSE

Un lito all'altro

accomuna il passaggio; e 'l mar infido

macchina inutilmente ondoso oltraggio.

 

CORO DI MARINARI

Viva Xerse lunga età,  

che cavalcabili quest'onde fa.

Viva Xerse lunga età.

 

XERSE

Per passar in Europa  

è già in ordine il tutto, in Asia ancora

non voglio ch'aspettiam la terza aurora.

 

CORO DI MARINARI

Queste fiamme, ch'ardon già

mostrano il giubilo,

ch'in sen ci sta.

Viva Xerse lunga età.

marinari ->

 

XERSE

Quanto di queste, Eumene,  

la fiamma del mio cor, è più vorace.

Ma qui giunge Arsamene.

EUMENE

Costanza pertinace! Ama Adelanta,

finge d'amar Romilda,

e per celar il ver con l'apparente,

seco stesso crudel, al bando assente.

Eumene ->

 

Scena nona

Xerse, Arsamene.

<- Arsamene

 

XERSE

Arsamene? Ove andate?  

ARSAMENE

A ber l'onda di Lete,

sol per scordarmi che fratel mi sete.

XERSE

Vuò parlarvi, fermate.

ARSAMENE

Letal portento è che favelli un mostro.

XERSE

Cessi lo sdegno vostro.

ARSAMENE

Cessi vostra empietà.

XERSE

Voglio sposarvi

a colei che bramate.

ARSAMENE

Ancora mi beffate?

XERSE

So di qual fiamma ardete,

lessi le vostre note.

ARSAMENE

(Ah che Romilda

il foglio palesò.)

XERSE

So quanto è forte

il nodo, che vi stringe, e stimerei

colpa il disciorlo; e solo

col nasconderlo a me, foste a voi stesso

cagion di duolo.

ARSAMENE

E or, che lo confesso?

E che già lo sapete?

XERSE

Per consorte l'avrete.

ARSAMENE

Ora lasciate,

ch'io vi baci la destra.

XERSE

Tanto l'amate?

ARSAMENE

Più che l'alma mia.

XERSE

E no 'l diceste pria? Lieti saremo

ambi in un stesso dì

io sposo di Romilda.

ARSAMENE

E io di chi?

XERSE

D'Adelanta, ch'amate.

ARSAMENE

Ah m'ingannate

finor, che mi diceste?

XERSE

Di Romilda intendeste?

ARSAMENE

D'Adelanta parlaste.

XERSE

So ch'amate Adelanta.

ARSAMENE

Amo Romilda.

XERSE

So che fingete.

ARSAMENE

So, che mi schernite.

XERSE

Eh non fingete più.

ARSAMENE

Dunque Romilda

a me non concedete?

XERSE

Eh, che non la volete.

 

ARSAMENE

La voglio, e l'otterrò,  

e se del cielo avrò nemici i numi

le forze di Cocito invocherò.

XERSE

Non la volete, no.

ARSAMENE

E s'avessi nemico anco l'inferno

in onta delle stelle, e degl'abissi

la voglio e l'otterrò.

XERSE

So che fingete, so.

Arsamene ->

 

Scena decima

Adelanta, Xerse.

<- Adelanta

 

ADELANTA

V'inchino eccelso re.  

XERSE

Negò pur ora

Arsamene costante

di non esservi amante.

ADELANTA

Voi che diceste, o sire?

XERSE

Che so che per Romilda è finto il foco,

ei si diè 'n preda all'ire.

Credete a me; Romilda è l'adorata,

voi sete l'ingannata

dall'empio scellerato;

non l'amate l'ingrato.

Xerse ->

 

ADELANTA

Voi mi dite, ch'io non l'ami,  

ma non dite se potrò.

Troppo belle

son le stelle,

ch'al suo volto il ciel donò.

Troppo stretti quei legami,

onde amor m'incatenò.

Voi mi dite , ch'io non l'ami,

ma non dite se potrò.

Troppo caro

benché amaro

è lo stral, che mi piagò.

Dico al cor, che non lo brami,

ma fuggirlo il cor non può.

Voi mi dite, ch'io non l'ami,

ma non dite se potrò.

Il cinabbro

di quel labbro

troppo vago amor formò:

del mi' amor s'io tronco i rami

le radici in sen pur ho;

voi mi dite, ch'io non l'ami,

ma non dite se potrò.

Adelanta ->

 

Scena undicesima

Elviro.

<- Elviro

 

 

Me infelice! ho smarrito il mio signore,  

ma mi confesso reo? Son pazzo a fé:

egli ha smarrito me.

Forse per questo ponte ei se n'andò;

no, ch'io no 'l vedo no.

Ma qual adombra il ciel repente nubilo

l'onde fremono, l'aria sibila.

Vacilla il ponte, e fa danzar il piè,

pietà, pietà Nettuno: ahimè, ahimè!

Tutto si spezza il ponte, e non poss'io

tornar al lito: oh dio!

 

Cieli s'il mio morir punto v'incresce  

cangiatemi in un pesce,

mar di qua, mar di là,

questo, che mi sostien lacero avanzo

tosto s'affonderà,

chi mi soccorre? chi per carità?

I lampi m'acciecano,

i folgori m'assordono,

quante montagne d'acqua

sorgon di qua, e di là:

chi mi soccorre? chi per carità?

 
 

Scena dodicesima

Stanze terrene che portano alle sale.
Ariodate.

 Q 

Ariodate

 

 

O ben sparsi sudori! O ben di Marte  

non temute fatiche!

O felice per me guerra de' Mori!

Onde lieto ritorno,

e l'Asia di trofei spargo, e adorno.

 

Chi brama  

di gloria, di fama

memoria lasciar,

né campi guerrieri

se n' vada a pugnar.

Un animo forte

acquista vita in disprezzar la morte.

Un core,

che cerca splendore,

che fugge viltà,

se n' vada tra l'armi,

che pregio n'avrà,

a nobil desire

è per la patria sua gloria il morire.

Ariodate ->

 

Scena tredicesima

Amastre, Xerse.

<- Amastre, Xerse

 

AMASTRE

Morirò: volete più?  

Stelle crude al mio martir

s'il mio duolo a raddolcir

vostri rai non han virtù.

Morirò: volete più?

Se tradita la mia fé

se non posso aver mercé

di costante servitù

morirò; volete più?

 

XERSE

Gran pena è gelosia.  

AMASTRE

Lo sa 'l mio core.

XERSE

Per altri son sprezzato?

AMASTRE

Ed io schernita.

XERSE

Aspra sorte!

AMASTRE

Empie stelle!

XERSE

O Romilda crudel!

AMASTRE

Xerse ribelle!

XERSE

Chi parla?

AMASTRE

Un infelice.

XERSE

(Ei rassomiglia

tutto ad Amastre.) Chi sei tu?

AMASTRE

Io sono

uno, che v'ha servito.

XERSE

In guerra forse.

AMASTRE

In guerra e fui ferito.

XERSE

Vuoi tornar a servirmi?

AMASTRE

Ci penserò.

XERSE

Perché?

AMASTRE

Perché vo' servir, senza mercé.

XERSE

Che? mi trovasti ingrato?

AMASTRE

Son rimasto ingannato.

XERSE

Chiedi la tua mercede.

AMASTRE

Altri l'usurpa.

XERSE

Ti darò cosa eguale.

AMASTRE

Non serve; e non l'avete.

XERSE

E che vorresti?

AMASTRE

Ciò, che a me dovete.

XERSE

Ecco 'l mio bene: parleremo appresso.

Torna, che per brev'ore

tengo affar, che m'importa.

AMASTRE

Ah traditore.

 

Scena quattordicesima

Xerse, Romilda, Amastre, Capitano della guardia di Xerse.

<- Romilda

 

XERSE

Romilda, e sarà ver, ch'al foco mio  

non si distempri il vostro gelo? Invano

pianger mi lascerete?

AMASTRE

(Oh che inumano!)

XERSE

Abbiatemi pietà.

AMASTRE

(Qual tu l'hai meco.)

XERSE

È vostro questo core.

AMASTRE

Avvertite signore

ciò, che dovete a me non date altrui.

XERSE

Va', che sarai premiato.

AMASTRE

Non m'intende l'ingrato.

XERSE

Il mio destin reale

si piega al vostro fato.

AMASTRE

Ah disleale!

XERSE

Se cedete al mio amor, di regie fasce

il crin vi circondate.

AMASTRE

Signor non v'impegnate,

che forse quel ch'è mio non disponeste.

XERSE

Quante istanze moleste!

Avrai premio a suo tempo:

io premiai sempre servitù fedele.

AMASTRE

Non m'intende crudele.

XERSE

Romilda, mia regina esser dovete,

che dite? Rispondete.

ROMILDA

L'alto grado mi rende

confusa, e meritarlo

prima desio, che d'ottenerlo aspiri.

XERSE

No: risolvete pure.

ROMILDA

Datemi luogo ch'io ci pensi.

XERSE

Errate,

vo' conchiuder adesso.

Porgetemi la destra.

AMASTRE

Ah no fermate,

ch'il re v'inganna.

XERSE

Che ardimento è questo?

Olà, costui prendete: a noi dinanzi

tosto condotto sia.

AMASTRE

M'ucciderete pria.

XERSE

Vo' che ragion mi renda

di questa sua temerità importuna.

O che strano disturbo.

Xerse ->

 

ROMILDA

(O che fortuna.)

 

Scena quindicesima

Xerse, Romilda, Amastre, Capitano della guardia di Xerse.

<- Capitano, soldato

 

AMASTRE

Addietro vil canaglia.  

ROMILDA

Olà cessate.

Libero vada quel guerriero.

SOLDATO

Il re

prigion lo chiede.

ROMILDA

Ed io libero il voglio.

CAPITANO

È l'arbitrio del re maggior ch'il vostro

e l'amor, che a voi porta

ben gli tolse del cor la libertà,

ma non l'autorità.

ROMILDA

Ubbidite; tacete.

CAPITANO

Egli da noi

fia che ragion ne voglia.

ROMILDA

A me la chieda.

CAPITANO

Contro di noi s'accenderà di sdegno.

ROMILDA

Io v'assicuro: dite,

ch'io v'imposi così.

CAPITANO

Dunque ubbidiamo;

ite pur, non temete: e voi partite.

AMASTRE

Le fortune, la vita, e l'esser mio

in eterno obbligate.

ROMILDA

Ite, non vi fermate,

che non venisse il re,

se non quanto mi dite

perché ardiste di lui sturbar le voglie?

AMASTRE

Perché so, ch'ei vi sforza, e so, ch'amore

di fiamme più gradite

v'accende il sen.

ROMILDA

Partite.

E pur è ver, che chi mi segue i' fuggo,

per chi mi fugge i' moro.

Tradita sono, e 'l traditor adoro.

Amastre, Capitano, soldato ->

 

Amante non è  

chi cede al furor

d'irata fortuna,

tutto quel, che Pluto aduna

più perfido rigor

non vince il mio core,

non turba mia fé,

chi teme il dolore,

amante non è.

Ardito nocchier

sa vincer del mar

l'ondose procelle,

quante può serpi rubelle

Tesifone vibrar

quest'alma sostiene

costante in sua fé,

chi teme le pene

amante non è.

Romilda ->

 

Scena sedicesima

Clito, Elviro.

<- Clito, Elviro

 

CLITO

T'accolsi meco in nave, e ti salvai  

dall'impeto de' flutti,

ora lieti cantiamo.

ELVIRO

Che canteremo?

CLITO

Sai

la canzonetta della donna avara?

ELVIRO

La so.

CLITO

Cantiamla dunque

e così lieto passeremo il dì.

ELVIRO

Cantiamo sì, sì.

 

ELVIRO E CLITO

A labbra di rose,  

a guance vezzose

riguardo non ho.

Amanti vi dirò

sensi liberi e chiari,

se voi volete baci, io vuò danari.

A chioma pomposa

di polve odorosa

non pongo pensier

chi dunque vuol goder

questo precetto impari

se voi volete baci, io vuò danari.

Elviro, Clito ->

 

Scena diciassettesima (aggiunta)

Adelanta.

<- Adelanta

 

 

E te pur vero, o core,  

che persisti costante,

e sei d'un marmo, e sei d'un aspe amante!

Come per abbruciarti

può trovar tanto ardor chi ardor non sente?

A che da selce algente

nascon le mie facelle:

questo è vostro rigor; v'intendo, o stelle.

 

Luci mie, che miraste  

quel bel sol, che m'abbagliò,

voi che semplici cercaste

il crin d'or che mi legò,

voi che del mio penar la colpa avete

di dover lagrimar non vi dolete.

Occhi miei voi che godeste

lo splendor d'una beltà,

ch'al mirarla par celeste,

ma infernale al duol che dà,

voi che del mio penar la colpa avete

di dover lagrimar non vi dolete.

Adelanta ->

 

Scena diciottesima

Periarco, Aristone.

<- Periarco, Aristone

 

PERIARCO

Beato chi può  

lontan dalle corti,

goder quelle sorti,

ch'il ciel li donò.

Cercando si va

i fior tra le spine,

e in tanto di brine

ci sparge l'età.

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ARISTONE

Lo sguardo lagrimoso  

il debil fianco annoso

dove rivolgo più?

Amastre, ove sei tu?

PERIARCO

Chi favella d'Amastre? Egli mi sembra

sì, ch'è desso Aristone?

AMASTRE

E chi mi chiama, o dio?

Che impaccio! Fingerò. Per dove n'andate?

ARISTONE

Signor, a chi parlate?

PERIARCO

Mi conoscete?

ARISTONE

No, signor.

PERIARCO

Io sono

Periarco di Susa, amico vostro

vengo d'Ottane, genitor d'Amastre

ambasciator a Xerse.

ARISTONE

(Amastre, Susa, Periarco, Ottane,

nomi non conosciuti,

come nuovi li sento;

né voi certo più vidi, oh quant'io mento!)

PERIARCO

Non siete voi balio d'Amastre?

ARISTONE

Errate.

Mi prendete in iscambio.

PERIARCO

Voi non sete Ariston?

ARISTONE

Ch'io sappia no.

PERIARCO

Eh sete d'esso, e mi burlate.

ARISTONE

A fé

rider mi fate: addio.

PERIARCO

Ascoltatemi un poco.

ARISTONE

Eh voi prendete a gioco

farmi perder il tempo. Ahimè, respiro.

PERIARCO

Resto in dubbio, se sogno, o se deliro.

 

Scena diciannovesima

Periarco, Aristone, Amastre.

<- Amastre

 

AMASTRE

Pur ti trovo Ariston.  

ARISTONE

Di qui partiamo.

PERIARCO

Chi gli parla?

AMASTRE

Perché?

ARISTONE

Siam rovinati; ahimè.

PERIARCO

Che miro? Amastre è questa.

ARISTONE

Vi dirò.

AMASTRE

Dimmi adesso.

PERIARCO

Mente l'abito e 'l sesso!

ARISTONE

Oh dio venite.

PERIARCO

V'inchino principessa.

ARISTONE

Or non m'udite.

AMASTRE

Che veggio ahimè!

ARISTONE

Negate.

PERIARCO

Deh, principessa, qual avversa sorte

vi scinge estraneo arnese? Eccomi pronto

se fa d'uopo alla morte.

AMASTRE

Io donna? Io prencipessa?

ARISTONE

Oh questa è bella.

PERIARCO

Deh riverita Amastre,

meco non simulate.

AMASTRE

Qual è 'l mio nome?

PERIARCO

Amastre.

AMASTRE

Eh delirate.

PERIARCO

Tutto m'onora ciò, che dite. Io vengo

ambasciator d'Ottane

ad offerir le vostre nozze a Xerse.

AMASTRE

Xerse vuol altra sposa.

ARISTONE

Andiamo prencipessa; ahimè che dissi!

PERIARCO

O pur diceste il vero.

ARISTONE

Ah, ah, ch'io scherzo,

con il vostro pensiero.

PERIARCO

Sogno? Veglio? Che fo?

Vaneggio sì, o no?

Amastre, Aristone ->

 

Scena ventesima

Xerse, Periarco.

<- Xerse

 

XERSE

Quante son d'amor le pene  

il mio cor omai lo sa,

di Cocito fra l'arene

duol più fiero non si dà.

 

PERIARCO

Ecco Xerse. De' Persi alto monarca  

v'inchina il re di Susa, e vi desia

dal ciel salute; e questo

real foglio v'invia.

XERSE

Le sue memorie

a noi son care, e liete,

il foglio è di credenza.

L'ambasciata esponete.

PERIARCO

Egli dall'armi vostre

riconosce gl'allori,

che riportò de' Mori; e immortali

ed obblighi, e memorie

ne registra nel core, e ne gl'annali.

XERSE

Molto dobbiamo a queste

dimostranze cortesi.

PERIARCO

Altre maggiori

a loco più secreto

ne rimetto, e riserbo.

XERSE

Io sarò pronto

sempre ad udir: ditemi intanto. Amastre

la vostra principessa ov'è? Che fa?

PERIARCO

Oh dio, che deggio dir? Forse lo sa:

no, che saper no 'l de'.

XERSE

Dite che fa? Dov'è?

PERIARCO

(Io fingerò.) Signor, duolo improvviso

il cor m'assale e sento

quasi svenirmi.

XERSE

Entriam: nulla temete

da dotta man celere aita avrete.

Xerse, Periarco ->

 

Scena ventunesima

Romilda, Eumene.
Coro di Soldati, che combattono.

<- Romilda, Eumene, soldati

 

CORO DI SOLDATI

La fortuna è variabile,  

incostante il dio d'amor

questo cangia suo tenor,

quella è più dell'onda instabile,

sol costante ne' miei guai,

né fortuna, né amor si cangia mai.

I pianeti in ciel si girano,

altro alcun fermo non sta;

ostinata ferità

l'altrui stelle ogn'or non spirano;

solo ferme né' miei guai

né le stelle, né 'l ciel si cangian mai.

soldati ->

 

ROMILDA

O sete qui? Direte a Xerse, Eumene,  

che a un re non si conviene

l'insidiar donzelle.

EUMENE

Spesso chi dice il ver perde l'amico.

ROMILDA

Ditegli, ch'io lo dico.

Romilda ->

 

EUMENE

Chi presume dar legge a un cor amante  

potrà tener a fren l'aura volante.

 

Mai ricetto  

nel mio petto

al tuo strale, amor, darò

da bei sguardi

vibra dardi

quanto sai, non amerò.

A faville

di pupille

il mio cor non arderà,

a fierezza

di bellezza

l'occhio mio non piangerà.

 

 

Ma già di Marte agl'esercizi pronte

vedo venir le schiere,

mi ritiro a vedere.

 
Qui segue combattimento.
 

EUMENE

Arrestatevi, o prodi,  

o valorosi, o forti,

con prospere sorti

pugnando così;

nel giro d'un dì

dell'armi nemiche

d'Atene colà

vittoria s'avrà.

 

Fine (Atto secondo)

Prologo Prologo alternativo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Villaggio delizioso dietro le mura della città con veduta di bosco.

Amastre, Elviro
 

(Elviro travestito da vendifiori)

Argo, ch'avea cent'occhi

Elviro
Amastre ->

Pur al fin s'è partito

Elviro
<- Clito

Hai tu bei nastri?

Elviro
Clito ->

Elviro
<- Adelanta
Adelanta, Elviro
Figlio del genio amor

Olà vien qui. Co' fiori

Adelanta
Elviro ->
Adelanta
<- Xerse, Eumene

Aprasi questo foglio

Xerse e Eumene
Fortunato quel cor

Ecco Adelanta

Xerse, Eumene
Adelanta ->
Xerse, Eumene
<- Romilda

Ecco Romilda / A fé giunge opportuna

Ellesponto col ponte sulle navi.

Eumene
 

Umanità infelice!

Eumene ->
<- Aristone, Amastre

Lasciate questo ferro

Amastre, Aristone ->
<- Arsamene, Elviro

Chi te 'l disse? / Adelanta

Fuggiam di Xerse l'ire

Elviro, Arsamene ->
<- Eumene, Xerse, marinari

Eumene? / Alto signor

Coro di Marinari
Viva Xerse lunga età

Per passar in Europa

 
Eumene, Xerse
marinari ->

Quanto di queste, Eumene

Xerse
Eumene ->
Xerse
<- Arsamene

Arsamene? Ove andate?

Xerse
Arsamene ->
Xerse
<- Adelanta

V'inchino eccelso re

Adelanta
Xerse ->
Adelanta ->
<- Elviro

Me infelice! ho smarrito il mio signore

Stanze terrene che portano alle sale.

Ariodate
 

O ben sparsi sudori! O ben di Marte

Ariodate ->
<- Amastre, Xerse

Gran pena è gelosia

(Amastre in disparte)

Amastre, Xerse
<- Romilda

Romilda, e sarà ver, ch'al foco mio

Amastre, Romilda
Xerse ->

Amastre, Romilda
<- Capitano, soldato

Addietro vil canaglia / Olà cessate

Romilda
Amastre, Capitano, soldato ->
Romilda ->
<- Clito, Elviro

T'accolsi meco in nave, e ti salvai

Elviro e Clito
A labbra di rose
Elviro, Clito ->
<- Adelanta

E te pur vero, o core

Adelanta ->
<- Periarco, Aristone

Lo sguardo lagrimoso

Periarco, Aristone
<- Amastre

Pur ti trovo Ariston / Di qui partiamo

Periarco
Amastre, Aristone ->
Periarco
<- Xerse

Ecco Xerse. De' Persi alto monarca

Xerse, Periarco ->
<- Romilda, Eumene, soldati

(coro di soldati che combattono)

Romilda, Eumene
soldati ->

O sete qui? Direte a Xerse, Eumene

Eumene
Romilda ->

Chi presume dar legge a un cor amante

(combattimento)

Arrestatevi, o prodi,

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta (aggiunta) Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima (aggiunta) Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima
Il palazzo di Giove Prima di aprirsi la tenda. Boscareccia col monte Parnaso. Villaggio delizioso dietro le mura della città, con veduta di bosco. Cortile. Reggia d'Abido. Villaggio delizioso dietro le mura della città con veduta di bosco. Ellesponto col ponte sulle navi. Stanze terrene che portano alle sale. Giardino. Villaggio delizioso dietro le mura della città, con veduta di bosco. Stanze reali del palazzo d'Ariodate. Reggia d'Abido.
Prologo Prologo alternativo Atto primo Atto terzo

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