Atto terzo

 

Scena prima

Giardino.
Romilda, Arsamene, Elviro.

 Q 

Romilda, Arsamene, Elviro

 

ROMILDA

Non mi dir, che ti distruggi  

in acerba servitù,

che non voglio udirti più.

Già t'ho detto fuggi, fuggi,

non amar chi non ha fé:

ostinato mio cor non dir di me,

non mi dir, ch'è gran durezza

adorar, chi ti tradì:

tu sei quel, che vuoi così.

Già t'ho detto spezza, spezza

le catene, e sciogli il piè:

ostinato mio cor non dir di me.

 

ARSAMENE

Lasciami.  

ELVIRO

Verrà Xerse.

ARSAMENE

Io non ci penso.

ELVIRO

Saremo carcerati,

cercate il precipizio.

ARSAMENE

Uso de' disperati.

ROMILDA

Che rumore? Chi sete?

ARSAMENE

Chi son? Chi son? Strana richiesta! Io sono.

ROMILDA

Troppo lo so, fermate.

ARSAMENE

No 'l sapete, ascoltate.

Son un scoglio di fé, dall'onda insana

della perfidia vostra,

agitato, percosso: un'elce annosa,

lacera, e dissipata

dagl'aquilon malvagi

della vostra fierezza.

ROMILDA

Oh dio tacete:

ascoltate chi sete.

Un angue sete, un aspe,

una fera, una furia,

un traditor ribelle.

Per pena amor, non per pietà, le stelle

tardano a fulminarvi,

parto, che più non posso

sostener di mirarvi.

ARSAMENE

Ite, ch'il re v'aspetta.

ROMILDA

Ite pur voi,

che vi aspetta Adelanta.

ARSAMENE

Che Adelanta? Infedele!

ROMILDA

Che re? Tigre crudele!

ARSAMENE

Eh non fingete, so che al re scriveste.

ROMILDA

Io scrissi? Oh dispietato!

Ad Adelanta voi scriveste, ingrato.

ARSAMENE

Bel pretesto, inumana.

ROMILDA

Elviro il sa.

ARSAMENE

Adelanta il dirà.

ROMILDA

Che potrà dir?

ARSAMENE

Che scritto a Xerse avete

che sposa omai li sete.

ROMILDA

V'ingannate Arsamene.

ARSAMENE

Elviro è qui.

ROMILDA

Ecco Adelanta viene.

 

Scena seconda

Adelanta, Romilda, Arsamene, Elviro.

<- Adelanta

 

ADELANTA

(Ahi scoperto è l'inganno.)  

ROMILDA

Opportuna giungete.

ADELANTA

Io torno a dietro,

se voi v'ingelosite.

ROMILDA

Ah perfida! Venite Elviro?

ARSAMENE

Elviro?

ELVIRO

Signor.

ARSAMENE

Vien qui, rispondi.

ELVIRO

A chi?

ARSAMENE

A Romilda.

ELVIRO

Son bandito.

ROMILDA

Egli sfugge

d'offendervi col vero.

ARSAMENE

Olà, dico?

Ubbidisci.

ELVIRO

Ubbidisco.

ROMILDA

Che ti disse Adelanta allor, ch'il foglio

d'Arsamene li desti?

ELVIRO

Signor deh fate, che lo chieda a lei,

ch'io parlar non vorrei.

ROMILDA

Ditegli, ch'ei dirà ciò, che volete.

ARSAMENE

Parla, e vanne colà.

ELVIRO

O me infelice poi, s'il re lo sa.

Signora dite voi che mi diceste?

ADELANTA

Che Romilda ama il re.

ARSAMENE

E che volete più?

ROMILDA

Dunque ingannate.

ADELANTA

Piano; non v'adirate: udite pria.

Elviro, con un foglio

d'Arsamene, venia;

io per recarlo a voi

lo presi, e perché il servo

ostinato, partir non si volea,

se voi pria non vedea,

acciò non visto ritogliesse il piè

finsi, che foste voi scrivendo al re.

ROMILDA

Zelo troppo affettato.

ELVIRO

Io non li ho già parlato.

ADELANTA

Xerse mi sopraggiunse, e della carta

i trattati mi chiese; io per oppormi

a motivi di sdegno

finsi a me scritto il foglio, e d'Arsamene

amata mi chiamai:

questo titolo solo infruttuoso

per giovarvi usurpai.

ROMILDA

Fatte quanto sapete

Arsamene il mio ben non mi torrete.

ADELANTA

Sentenza iniqua, e ria!

ARSAMENE

Or, che dite Romilda?

ROMILDA

Or che dite Arsamene?

ARSAMENE

Che v'amo.

ROMILDA

Che v'adoro.

ARSAMENE

Che sol vivo per voi.

ROMILDA

Che per voi moro.

 

ROMILDA E ARSAMENE

M'amerete?  

V'amerò sempre sì, sì.

ARSAMENE

Per vivere felice

mi basta così.

ADELANTA

Per vivere dannata

mi basta così.

Insieme

ROMILDA

Per vivere beata

mi basta così.

 

ROMILDA E ARSAMENE

Se pietose mi girate

pupille adorate,

il vostro splendor,

di sorti adirate

non temo il furor.

Ad essermi benigne, o luci belle,

da' vostri raggi impareran le stelle.

M'amerete?

V'amerò sempre, sì, sì.

ARSAMENE

Per vivere felice

mi basta così.

ADELANTA

Per vivere dannata

mi basta così.

Insieme

ROMILDA

Per vivere beata

mi basta così.

 

ROMILDA

Ecco in segno di fé la destra amica.  

Adelanta mirate.

ADELANTA

Ecco Xerse: che fate?

ROMILDA

O che sciagura!

ARSAMENE

Oh disturbo!

ADELANTA

O ventura!

ELVIRO

Signor v'aspetterò fuor de le mura.

Elviro ->

 

ROMILDA

Nascondetevi.  

ADELANTA

Anch'io m'asconderò.

ROMILDA

Fermatevi, non vuò.

ARSAMENE

Siate fida avvertite.

ROMILDA

Se qualche fera vien voi non uscite.

 

Scena terza

Xerse, Romilda, Adelanta, Arsamene nascosto.

<- Xerse

 

XERSE

Romilda, che vi mosse  

a dar la libertade a quel guerriero,

ch'io volea prigioniero?

ROMILDA

Il suo valor, che con un ferro solo

ribattea mille colpi.

XERSE

A voi, che avete

merto d'incatenar lo stesso Xerse,

non so disdir, che poi

scioglier possiate i prigionieri suoi.

Già sete mia regina.

ROMILDA

Signor, volo tropp'alto

è infallibil ruina.

XERSE

Deh non negate più;

sì dura crudeltà

è vizio, non virtù.

Deh non negate più.

ROMILDA

Negherò sempre

ciò, ch'affermar non mi concede il fato.

XERSE

Uso d'ogni ostinato,

scusarsi col destin. Lacera, e svelta

dagl'Austri furiosi alfin si vede

quercia, ch'all'aure molli

non si piega, non cede:

intendete Romilda?

ROMILDA

Ah, troppo intesi.

XERSE

Non partirò, se pria. Basta. Che dite?

ROMILDA

Che del mio genitor vi vuol l'assenso.

XERSE

E poi, che dubbio v'è?

ROMILDA

Ubbidirò al mio re.

XERSE

Vado a chiederlo: intanto

mi stillo in gioia.

ROMILDA

Ed io mi struggo in pianto.

Xerse ->

 

Scena quarta

Arsamene, Romilda, Adelanta.

 

ARSAMENE

Ubbidirò 'l mio re?  

Così dite Romilda? E che non dite

son sposa d'Arsamene? Empia, v'intendo:

il fulgido tesor dell'aureo serto

e v'abbaglia, e vi compra: or dite, ingrata,

che del Tanai lontan l'onda gelata

a ber io vada, onde s'ammorzi il mio

foco sprezzato; su ditelo: ahimè,

presto, ubbidite il re.

ROMILDA

Ahi chi toglie a' miei lumi

del sol i raggi d'oro?

Ahimè cado, ahimè moro.

ARSAMENE

Sostenetela.

ADELANTA

O dèi, m'intenerisco.

ARSAMENE

Come l'angue del Nilo

si duole, or che m'ha ucciso

Romilda.

ROMILDA

Fermatevi

non mi toccate! Xerse

sovvenirmi dovrà,

quando m'ucciderà.

ARSAMENE

Tanto m'odiate?

ROMILDA

Tanto v'adoro: addio vi lascio.

ARSAMENE

Addio,

vi fuggo.

ROMILDA

Dove andate?

ARSAMENE

Dove vuol fiera sorte.

E voi dove?

ROMILDA

Alla morte.

ARSAMENE

Eh dite al trono

che promesso vi fu.

ROMILDA

Vi lascio, addio, non mi vedrete più.

Romilda ->

 

ARSAMENE

Ne' mostri della Libia,  

nelle fere d'Ircania,

vostre immagini vere,

ben vi potrò vedere.

Arsamene ->

 

ADELANTA

Arsamene, Arsamene! Io posso darvi  

un'anima costante, un cor fedele;

non mi sente il crudele.

 

Dammi, amor, la libertà,  

che non voglio più languir

per tirannica beltà,

che non ha de' miei sospir

una stilla di pietà.

Dammi amor la libertà.

Se dai ceppi uscir potrà

questo cor, che preso fu,

ad amar non tornerà,

che la prima servitù

ebbe troppa crudeltà.

Dammi, amor, la libertà.

Adelanta ->

 

Scena quinta

Periarco, Eumene.

<- Periarco, Eumene

 

PERIARCO

Pur conosco Ariston, conosco Amastre.  

E pur ambi li vidi,

o vederli mi parve,

se di spettri, o di larve

non mi scherne, o delude ombra apparente,

o mi tradiscon gl'occhi

o d'espresso delirio è rea la mente.

EUMENE

Quel, ch'il re vuole è legge,

e quel, ch'è legge, è giusto.

PERIARCO

Ove, signore,

con quest'alto diadema?

EUMENE

A Romilda, che Xerse oggi destina

della Persia regina.

PERIARCO

Cieli! che sento mai? Xerse dov'è?

EUMENE

Quand'il lasciai, fuor della reggia uscia.

PERIARCO

Deggio parlarli pria.

Periarco ->

 

EUMENE

La figlia del suo re  

forse offerir in moglie a Xerse brama.

Ma Xerse più non l'ama,

e s'un tempo l'amò

incostante di fé pensier mutò.

 

Sete pazze a innamorarvi,  

miserelle

donne belle;

tocca all'uomo l'adorarvi,

voi perdete del decoro,

se cercate,

se pregate,

a noi tocca supplicarvi.

Sete pazze a innamorarvi.

Eumene ->

 

Scena sesta

Xerse, Ariodate.

<- Xerse, Ariodate

 

XERSE

Come già v'accennammo  

sposo del nostro sangue, a piacer nostro

destiniamo a Romilda.

ARIODATE

Il grado umile

dell'esser mio, vostra bontade eccede.

XERSE

Così da noi richiede

il vostro merto, e 'l valor vostro; or dite

l'approvate? Assentite?

ARIODATE

Bramo solo ubbidirvi.

XERSE

Udite dunque.

Verrà tra poco nelle vostre stanze

persona eguale a noi: del nostro sangue.

Fate che vostra figlia

per suo sposo l'accetti.

ARIODATE

È poco un core

di tante grazie all'immortal onore,

chi sarà?

XERSE

Lo saprete.

ARIODATE

Del vostro sangue?

XERSE

Sì.

ARIODATE

Conosciuto da me?

XERSE

Quanto ch'è Xerse.

ARIODATE

Simile a voi?

XERSE

Vedrete.

Xerse ->

 

ARIODATE

Eguale a Xerse? Del suo regio sangue?  

Conosciuto da me?

Arsamene, Arsamene altri non è.

 

O me lieto, o me beato!  

Quante aduna

la fortuna

liete sorti a un fortunato.

 
 

Scena settima

Villaggio delizioso dietro le mura della città, con veduta di bosco.
Eumene, Romilda, Clito.

 Q 

Eumene, Romilda, Clito

 

EUMENE

Di donar i serti, già  

la fortuna si stancò,

e 'l bambin, che nudo va

in suo loco delegò;

ma v'è poca varietà,

che da un cieco all'altro va.

Fu beata quell'età,

ch'a virtù li dispensò:

sorte poi rapiti gl'ha;

oggi amor se li usurpò,

ma v'è poca varietà,

che da un cieco all'altro va.

 

EUMENE

Ecco la favorita. A voi signora  

Xerse invia questo dono.

ROMILDA

A me?

EUMENE

A voi.

ROMILDA

Di Persia la corona?

EUMENE

E questa, e 'l regno, e 'l proprio cor vi dona.

ROMILDA

Ahimè! Che deggio far? Prendila Clito.

Dite al mio re, cieli, fortuna, amore,

consigliatemi voi. Ditegli. Oh dio!

Dite.

EUMENE

Che gli dirò?

ROMILDA

Ditegli che: che poi gli parlerò.

Che chiedete da me fasce reali?

Ch'io ribelli mia fede?

Ch'io tradisca Arsamene? Ah v'ingannate

v'adoro, e vi rinunzio,

vi bacio, e vi rifiuto: andate, andate.

Ma che? Vorrò piuttosto,

che sciogliermi dal cor nodi servili

trarmi di capo le corone? E vili,

e sconsigliati son questi pensieri

dir insidie agl'imperi?

Chiamar frode ai diademi?

Che deliro? Son stolta?

CLITO

E finite una volta.

ROMILDA

Candidi invogli, preziosi lini

è viltà non gradirvi,

sprezzarvi è fellonia: su questi crini

per trionfo v'innalzo. E che trionfo?

D'infedeltà? Di tradimento? Clito

scostati, ché non voglio esser regnante,

mi basta esser amante.

CLITO

Ecco se n' viene il re.

ROMILDA

Pàrtiti.

EUMENE

È ora a fé.

Eumene, Clito ->

 

Scena ottava

Xerse, Romilda.

<- Xerse

 

XERSE

Mia regina? Mia sposa?  

ROMILDA

Che dite, ahimè! Così non mi chiamate.

XERSE

Perché?

ROMILDA

Perché oscurate

il decoro real.

XERSE

Come?

ROMILDA

Sentite.

XERSE

Che sarà? Tosto dite.

ROMILDA

Arsamene mi amò.

XERSE

Principio infausto!

ROMILDA

Fu modesto, e fedel, forse tra quanti.

XERSE

Bene passate avanti.

ROMILDA

Scoprir appena ardì,

tacito m'adorò, muto servì.

Che maniere! Vedete.

XERSE

Romilda m'uccidete.

ROMILDA

Al fine ardito

m'arrossisco, signor, non lo dirò:

parto, e lo scriverò.

XERSE

No, no seguite,

ch'aspettar non poss'io.

ROMILDA

Non so, se ardir, o se fortuna fu.

XERSE

Ah, ch'io non posso più.

ROMILDA

Le sue labbra accostò.

XERSE

Dove?

ROMILDA

Alle mie, e, e...

XERSE

E vi baciò?

ROMILDA

Appunto.

XERSE

Ah ben m'avveggio,

che per fuggir le nozze mie, mentite.

Ma sia sì, o no, l'aver sue colpe udite

m'obbliga a castigarle. Olà, veloci

Arsamene seguite, e l'uccidete.

Vedova di quel bacio,

sposa poi mi sarete.

Xerse ->

 

ROMILDA

Fermate, oh dio! Mio re, mio sposo, sia  

ciò che volete, bene;

ma non mora Arsamene. Ah parlo invano

al fugace inumano.

Che barbara pietà!

Per dar vita ad altrui darli la morte!

O mia perfida sorte!

Che m'insegnasti mai cielo inclemente?

 

Dar colpa a un'innocente  

di falsa reità,

che barbara pietà!

Che misero destin!

Per mantenermi alla mia vita in dono

omicida gli sono.

Sicaria fedeltade, amor spietato!

affetto scellerato!

pietosa crudeltà,

che barbara pietà!

 

Scena nona

Amastre, Romilda, Clito.

<- Amastre, Clito

 

AMASTRE

Questo foglio all'iniquo invierò,  

e se poi mi disprezza a morte andrò.

ROMILDA

(Romilda, il ciel questo guerriero invia.)

Se cortese, se pia

nutrite alma nel sen, guerrier gentile,

le mie preghiere udite.

AMASTRE

A me dovete

porger leggi, e non preghi: ho ben memoria,

c'oggi toglieste il mio infelice piè

dai ceppi di quell'empio,

ingratissimo re.

ROMILDA

Ingratissimo, appunto, Egli comanda

ch'Arsamene s'uccida; oh dio vi prego,

cercatelo, avvisatelo: d'alcuno

di corte non m'affido.

AMASTRE

Al re crudele

fate recar questo mio foglio, e io

nulla a servirvi tarderò.

ROMILDA

Tu Clito

a Xerse lo darai.

CLITO

V'ubbidirò.

ROMILDA

Ite dunque cortese.

AMASTRE

Io vado.

ROMILDA

Il core

con la speme lusinga il rio timore.

Amastre, Romilda ->

 

Scena decima

Clito, Elviro.

<- Elviro

 

CLITO

Lasciami andar a Xerse.  

ELVIRO

Eh vieni un poco,

vedi quanti monili, e quante d'oro

preziosissime masse.

CLITO

Il re, di tutto

gli fece inutil dono.

 

ELVIRO

Cieli, perché ancor io  

un platano non sono?

Quanti son, ch'adesso dicono

tra sé stessi dentro 'l cor,

oh s'io trovassi un arbore,

che facesse frutta d'or;

pur farei,

pur direi,

e 'l pensier s'aggira, e varia,

quanti fan castelli in aria.

Quell'amante alla bellissima

vaga sua lo vorria dar;

quel, ch'inclina all'arte chimica

lo farebbe in fumo andar;

quanti strani

sensi umani

il pensier aggira, e varia,

quanti fan castelli in aria.

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CLITO

Senti Elviro: vogliamo  

coglier di quella frutta?

ELVIRO

A fé possiamo:

pria, che ci sturbi alcun, facciasi presto.

Vedesti?

CLITO

Che?

ELVIRO

Due mori.

CLITO

Io nulla vidi.

ELVIRO

No? M'eran parsi invero:

io son pur timoroso.

CLITO

Ahimè, ahimè.

ELVIRO

E che cos'hai?

CLITO

Mi parve

di vedere i due mori.

Me li hai posti in pensiero.

ELVIRO

Ahimè.

CLITO

Ahimè.

ELVIRO

Uh son diavoli a fé.

CLITO

Oh me infelice, e dove mi guidate?

ELVIRO

Uh, uh non mi toccate.

Via, che mi tingerete.

CLITO

Aiuto, aiuto!

Che mi portate a Pluto?

Elviro, Clito ->

 
 

Scena undicesima

Stanze reali del palazzo d'Ariodate.
Amastre, Arsamene.

 Q 

Amastre

 

AMASTRE

Va' speranza, vanne, va';  

non mi dir

che soffrir io debba più;

chi ribelle un giorno fu,

più fedel non diverrà

va' speranza, vanne, va'.

No, mio cor, non creder più,

s'il crudel,

infedel m'abbandonò,

a quel nodo, che spezzò

prigionier più non verrà.

 

 

Ma qui giunge Arsamene.  

 

<- Arsamene

AMASTRE

Signor, contro di voi brandi omicidi  

suscita Xerse, e insidia i vostri passi,

comandata la morte; or voi fuggite,

non tentate la sorte;

ve ne avvisa Romilda.

ARSAMENE

Romilda? Quell'ingrata?

AMASTRE

Altro non so.

ARSAMENE

E di me pensa ancora,

Romilda, che m'inganna?

Amastre ->

 

Scena dodicesima

Romilda, Arsamene.

<- Romilda

 

ROMILDA

Romilda, che v'adora  

di voi pensa ad ogn'ora.

ARSAMENE

Pensa, ma di tradirmi.

ROMILDA

D'amarvi.

ARSAMENE

Di schernirmi.

ROMILDA

Di salvarvi dall'ire.

ARSAMENE

Di Xerse è ver, so che così direte?

Per spronarmi a partire?

ROMILDA

E non credete.

ARSAMENE

Voglio,

voglio a vostro dispetto, allor, che a Xerse

giungerete la destra ivi trovarmi,

uccidermi, svenarmi.

ROMILDA

Oh dio! Xerse; sentite.

ARSAMENE

So, che sempre mentite,

m'avrete ogn'or squallido spettro intorno.

Individuo, sanguigno, e nudo teschio,

vi scuoterò da' sonni, ombra insepolta;

con flagel di Ceraste

all'ombre della notte, ai rai del giorno

m'avrete ogn'or squallido spettro intorno.

ROMILDA

Deh m'ascoltate.

ARSAMENE

Tacete.

ROMILDA

Ahi che martiro!

Giunge il mio genitor; vado a morire.

 

Scena tredicesima

Ariodate, Romilda, Arsamene.

<- Ariodate

 

ARSAMENE

Ecco lo sposo. A fé m'apposi al vero.  

Romilda non partite.

ROMILDA

E che sarà?

ARIODATE

A colmarmi di grazie,

signor, so che venite; ad alta sfera

così di sollevar piccioli augelli

usa l'aquila altera.

ARSAMENE

Or che mi dite?

ARIODATE

Che vi do Romilda

per serva, umile, e sposa, come m'impose il re.

ARSAMENE

Il re.

ARIODATE

S'io ben l'intesi.

ROMILDA

Oh ciel ch'ascolto?

ARIODATE

Non sete voi, cui piace

d'accettarla in consorte?

ARSAMENE

Altra non amo.

ARIODATE

E perciò qui veniste?

ARSAMENE

Altro non bramo.

ARIODATE

Dunque non erro.

ROMILDA

(Attenta ascolto, e appena

a ciò che sento i' credo.)

ARIODATE

Romilda acconsentite?

ROMILDA

Altro non chiedo.

ARIODATE

Sete pur voi, signore,

che Romilda bramate?

ARSAMENE

Ella è 'l mio core.

ARIODATE

Stringete omai le destre: e a vostre gioie

Atropo sia, che fili

in lungo stame d'or giorni senili.

ARSAMENE

O diletti improvvisi.

ROMILDA

O gioie insperate!

ARIODATE

O cieli amici!

ROMILDA, ARSAMENE E ARIODATE

O fortune beate! O noi felici!

ARIODATE

Restate: i' vado a render grazie a Xerse,

ch'il mio destin di regia luce asperse.

Ariodate ->

 

ARSAMENE

Stupido resto, che le nostre nozze  

Xerse comandi.

ROMILDA

E che deposte l'ire,

lasciarmi sì contenti.

ARSAMENE

La ragion l'avrà mosso.

ROMILDA

L'avran mosso i miei pianti.

ARIODATE

E i miei tormenti.

ARSAMENE

Ch'io vada a ringraziarlo ei si conviene.

 

ARSAMENE

Parto mio cor, mio bene.  

ROMILDA

Anch'io verrò tra poco,

mia speranza, mio foco.

ARSAMENE

Resta...

ROMILDA

Viene...

ROMILDA E ARSAMENE

Il cor.

ARSAMENE

Parte...

ROMILDA

Resta...

ROMILDA E ARSAMENE

Il piè.

Sol in te vivo son io.

ARSAMENE

Resta, o vita.

ROMILDA

Va' cor mio.

Romilda, Arsamene ->

 

Scena quattordicesima

Aristone.

<- Aristone

 

 

Colà sul lito, ove m'impose Amastre  

finora attesi invano,

che sarà mai? Quai pene

oggi provar mi tocca!

Quanti, gelida tema,

strali di ghiaccio al dubbio cor mi scocca?

 

La donna caduta  

in lacci d'amore

di senno è perduta,

se priva di core,

e perché spesso amor pazzia diviene,

amor per i suoi pazzi ha le catene.

Né legge, né freno

ha femmina amante;

ma chiude nel seno

un cor delirante,

e perché son pazzie d'amar le pene

amor per i suoi pazzi ha le catene.

Aristone ->

 

Scena quindicesima

Periarco, Xerse.

<- Periarco, Xerse

 

PERIARCO

Dunque fate rifiuto  

delle nozze d'Amastre? E non vi cale

d'un diadema reale?

XERSE

Non è rifiuto, è sorte,

che lo divieta.

PERIARCO

Inclina,

ma non sforza il destino.

XERSE

Sforza il nume bambino;

riportate ad Ottane

ch'a noi sposa è Romilda, e che non siamo

in grazia alla fortuna

quant'ei mostra pensarsi; avremo sempre

di sue cortesi offerte

memorie al cor immobilmente inserte.

PERIARCO

Ed è fermo così?

XERSE

Non può mutarsi

ciò, ch'il fato ordinò.

PERIARCO

Parto, e riferirò.

Periarco ->

 

Scena sedicesima

Xerse, Ariodate.

 

XERSE

Se n' viene Ariodate; è tempo ormai  

di scoprir, che son io,

che Romilda desio.

Eccomi Ariodate.

 

<- Ariodate

ARIODATE

Invitto sire  

v'inchino riverente.

XERSE

Or che vi sembra?

Lo sposo è qual vi dissi?

ARIODATE

Il mio desire

giammai tanto fallì.

XERSE

Sete contento?

ARIODATE

Son beato.

XERSE

Romilda

ne sarà soddisfatta?

ARIODATE

Anzi felice.

XERSE

Ma perché omai non viene?

ARIODATE

Or, or verrà.

XERSE

Dov'è?

ARIODATE

Con Arsamene.

XERSE

Che?

ARIODATE

Con lo sposo.

XERSE

Come?

ARIODATE

Con lo sposo, signor.

XERSE

Che sposo? Ahimè!

ARIODATE

Come imponeste.

XERSE

Io? Che v'imposi? Che?

ARIODATE

Eguale a voi, del vostro sangue, e venne

in queste stanze.

XERSE

E tanto ardì!

ARIODATE

Credei...

XERSE

Non più v'intendo; e del divieto mio

nulla curò?

ARIODATE

Signore.

XERSE

E sono sposi?

ARIODATE

Sono.

XERSE

Ah traditore!

Empio, perfido, indegno

di quell'aure, che spiri,

di quel cielo, che miri.

ARIODATE

Mio re!

XERSE

Che re? se m'hai tradito,

che re? se m'hai schernito.

ARIODATE

Uccidetemi.

XERSE

Il ferro

avvilirei. Romilda, tu, Arsamene

tutti morrete; e perché resti insieme

sazia del mio destin la ferita

anco Xerse morrà.

 

Scena diciassettesima

Clito, Xerse, Ariodate.

<- Clito

 

ARIODATE

Ecco il misero Clito,  

rifiuto degli spirti, e dell'inferno

avanzo non gradito.

XERSE

Ecco dell'empia

il paggio; che riporti?

CLITO

Questo foglio signor.

XERSE

A me l'invia?

CLITO

A voi.

XERSE

Che pensi, o ria

con magiche figure, e inchiostri indegni

incantar i miei sdegni? Al re di Persia

che re? Re sono, e mi dileggi?

Leggi barbaro, leggi.

ARIODATE

Oh dèi, perché non moro!

(leggendo)

«Ingratissimo amante.»

XERSE

Ingrato anco mi chiama?

ARIODATE

«Venni per esser vostra.»

XERSE

E altrui si sposa?

ARIODATE

«Trovai, che mi sprezzate.»

XERSE

E di beffarmi

anco ardisce? ancor osa?

ARIODATE

(O note scellerate!) «Parto.»

XERSE

Ti seguirò sin ch'io ti sveni.

CLITO

Egli è sdegnato; io vo' partir a fé.

Clito ->

 

ARIODATE

«Punirà giusto ciel le vostre colpe.»  

XERSE

Colpe d'averti amato.

ARIODATE

«Io piangerò, sin che l'estremo fiato

spiri infelice. Amastre.»

XERSE

Che?

ARIODATE

Non scrive Romilda;

sire, che grave duol, non m'avvisai

del carattere ignoto.

XERSE

Porgimi il foglio; indegno.

«Amastre». Scrive Amastre?

Non restava altro tedio in tanto sdegno.

 
 

Scena diciottesima

Reggia d'Abido.
Adelanta.

 Q 

Adelanta

 

 

Arsamene è già sposo, amor va' in pace,  

non scherzerò più mai con la tua face.

 

Più rigido,  

che scoglio asprissimo,

che gel durissimo

sarà il mio cor.

Né frangere

mia crudeltà

pregar, o piangere

giammai potrà.

Più fulgidi

ch'il sol fiammeggiano

e più lampeggiano

rai di beltà.

Risplendere

potranno a fé,

ma non accendere

fiamma per me.

Adelanta ->

 

Scena diciannovesima

Xerse, Arsamene, Eumene.

<- Xerse, Eumene

 

XERSE

Lasciatemi morir stelle, spietate,  

che 'l mantenermi in vita è crudeltà.

Anima disperata,

rifiuto d'un'ingrata,

privo d'ogni speranza, e di pietà

al pianto moverò l'alme dannate,

lasciatemi morir stelle, spietate,

che 'l mantenermi in vita è crudeltà.

Di vilipeso re pompe sprezzate,

scettro e benda real non curo più;

s'a comprarmi un affetto,

o mio scettro negletto,

bastevole non sei, ben vil sei tu.

Sì da poco non son l'ombre gelate,

lasciatemi morir stelle, spietate,

che 'l mantenermi in vita è crudeltà.

 

<- Arsamene

ARSAMENE

Signor, grazie bastanti  

non ha il mio cor.

XERSE

Inanti

osi ancora venirmi?

ARSAMENE
(famigliarmente)

Umile e ringraziarvi.

XERSE

Empio a schernirmi.

ARSAMENE

Come, signor?

XERSE

Romilda pur m'hai tolta.

ARSAMENE

L'ebbi da Ariodate, ei pur mi disse,

ch'era vostro comando.

XERSE

Empi pretesti

ei ti diè 'l ferro in man, tu m'uccidesti.

Prendi, va'; quest'acciaro

nel seno all'empia immergi

poscia del sangue reo tinto me 'l rendi;

prendi, barbaro, prendi.

ARSAMENE

Ch'io sveni colei,

ch'in vita mi tiene

pensieri sì rei il cor

non sostiene,

col solo riflesso

a detti sì enormi

pensieri m'offendi.

XERSE

Prendi, barbaro, prendi.

ARSAMENE

Il cor, ch'è già fatto

dell'idolo mio

un vivo ritratto

svenar ben poss'io.

Or dammi quel ferro,

e quanto il tuo sdegno

sia perfido attendi.

XERSE

Prendi, barbaro prendi.

 

Scena ventesima

Amastre, Xerse, Arsamene, Aristone, Periarco, Romilda, Ariodate, Adelanta.

<- Amastre

 

AMASTRE

Datelo a me, signore!  

XERSE

E chi sei tu

c'oggi sempre mi sturbi?

AMASTRE

Uno che giunge

a vendetta opportuna.

ARSAMENE

O strano evento!

AMASTRE

Volete, che si sveni

un'alma che tradì,

chi pur l'adora?

XERSE

Sì.

AMASTRE

Che si laceri un cor d'alpina selce,

che chi l'amo schernì?

Così volete?

XERSE

Sì.

AMASTRE

Te dunque, indegno

mostro di tradimenti, e d'empietà

Amastre ucciderà.

ARSAMENE

O strana sorte!

XERSE

Io resto muto.

 

<- Aristone

ARISTONE

O cieli,  

che veggio? Che fai qui?

Signor costui vaneggia, ed è ben spesso

da deliri assalito.

 

<- Periarco

PERIARCO

Eccoli a fé, son dessi.  

AMASTRE

No, no Aristone, ch'oggi mai finito

è 'l tempo di mentire.

PERIARCO

Io già non delirai.

XERSE

Uccidetemi sì; che s'ho perduta

Romilda la mia vita,

ben è ragion, che sia

questo del viver mio l'ultimo dì.

Uccidetemi; sì.

AMASTRE

Romilda è la tua vita?

Con la figlia d'Ottane

ch'allettasti al tuo amor? Che per seguirti

veste indecenti a sé spoglie virili,

empio, parli così.

XERSE

Uccidetemi sì.

AMASTRE

No, no: morir degg'io. Tu vivi iniquo.

E per eccesso d'empietà inumana,

se calpestasti la mia viva fede,

con barbarie sacrilega, e infesta

il cadavere mio premi, e calpesta.

XERSE

Ahi qual mi serpe in sen pietoso affetto!

AMASTRE

Così 'l fato richiede,

che tu viva, ch'io mora,

tu di perfidia esempio, e io di fede.

XERSE

Fermate, ahimè, pentito son, v'adoro:

se v'uccidete, i' moro.

AMASTRE

Ritornate ad amarmi?

XERSE

Torno, ma so ch'indegno,

bella, son di perdono, e di pietade

Amastre, vita, cor, idolo mio

ecco il seno, piagate.

ARSAMENE

Io respiro.

PERIARCO

Io stupisco.

ARISTONE

Io mi consolo.

AMASTRE

Vada pur lungi, vada irato ferro,

or, che s'apre in quel core

per me piaga d'amore.

XERSE

O mia bella pietosa

vi sarò servo umile.

AMASTRE

Io fida sposa.

XERSE

Voi ciò, ch'ora vedete

ad Ottane direte.

PERIARCO

Mi prostro a' vostri piedi,

nel conoscervi già non feci errore.

ARISTONE

Di finger c'insegnò zelo d'onore.

 

<- Romilda, Ariodate, Adelanta

XERSE

Arsamene, Romilda, Ariodate,  

Amastre è questa, mio rinato foco,

mia sposa, mia regina.

ARSAMENE, ROMILDA, ARIODATE

Umile il cor l'adora, e 'l piè l'inchina.

XERSE

Compatite i miei sdegni e i miei furori,

e godete felici i vostri amori.

ADELANTA

Io, che sorte non ho

celibe viverò.

 

ROMILDA, AMASTRE, ARSAMENE E XERSE

Amante di me  

più lieto non è

non fu, non sarà.

Delizie più care,

più dolci contenti,

o gioie più rare

tra gl'astri lucenti

non sono colà.

Amante di me

più lieto non è

non fu, non sarà.

 

Fine (Atto terzo)

Prologo Prologo alternativo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Giardino.

Romilda, Arsamene, Elviro
 

Lasciami / Verrà Xerse

Romilda, Arsamene, Elviro
<- Adelanta

Ahi scoperto è l'inganno

Romilda e Arsamene, Adelanta
M'amerete? V'amerò sempre sì, sì

Ecco in segno di fé la destra amica

Romilda, Arsamene, Adelanta
Elviro ->

Nascondetevi / Anch'io m'asconderò

(Arsamene nascosto)

Romilda, Arsamene, Adelanta
<- Xerse

Romilda, che vi mosse

Romilda, Arsamene, Adelanta
Xerse ->

Ubbidirò 'l mio re?

Arsamene, Adelanta
Romilda ->
Adelanta
Arsamene ->

Arsamene, Arsamene! Io posso darvi

Adelanta ->
<- Periarco, Eumene

Pur conosco Ariston, conosco Amastre

Eumene
Periarco ->

La figlia del suo re

Eumene ->
<- Xerse, Ariodate

Come già v'accennammo

Ariodate
Xerse ->

Eguale a Xerse? Del suo regio sangue?

Villaggio delizioso dietro le mura della città, con veduta di bosco.

Eumene, Romilda, Clito
 

Ecco la favorita. A voi signora

Romilda
Eumene, Clito ->
Romilda
<- Xerse

Mia regina? Mia sposa?

Romilda
Xerse ->

Fermate, oh dio! Mio re, mio sposo

Romilda
<- Amastre, Clito

Questo foglio all'iniquo invierò

Clito
Amastre, Romilda ->
Clito
<- Elviro

Lasciami andar a Xerse

Senti Elviro: vogliamo

Elviro, Clito ->

Stanze reali del palazzo d'Ariodate.

Amastre
 

Ma qui giunge Arsamene

Amastre
<- Arsamene

Signor, contro di voi brandi omicidi

Arsamene
Amastre ->
Arsamene
<- Romilda

Romilda, che v'adora

Arsamene, Romilda
<- Ariodate

Ecco lo sposo. A fé m'apposi al vero

Arsamene, Romilda
Ariodate ->

Stupido resto, che le nostre nozze

Arsamene e Romilda
Parto mio cor, mio bene
Romilda, Arsamene ->
<- Aristone

Colà sul lito, ove m'impose Amastre

Aristone ->
<- Periarco, Xerse

Dunque fate rifiuto

Xerse
Periarco ->

Se n' viene Ariodate; è tempo ormai

Xerse
<- Ariodate

Invitto sire

Xerse, Ariodate
<- Clito

Ecco il misero Clito

Xerse, Ariodate
Clito ->

Punirà giusto ciel le vostre colpe

Reggia d'Abido.

Adelanta
 

Arsamene è già sposo

Adelanta ->
<- Xerse, Eumene
Xerse, Eumene
<- Arsamene

Signor, grazie bastanti

Xerse, Eumene, Arsamene
<- Amastre

Datelo a me, signore!

Xerse, Eumene, Arsamene, Amastre
<- Aristone

O cieli, che veggio?

Xerse, Eumene, Arsamene, Amastre, Aristone
<- Periarco

Eccoli a fé, son dessi

Xerse, Eumene, Arsamene, Amastre, Aristone, Periarco
<- Romilda, Ariodate, Adelanta

Arsamene, Romilda, Ariodate

Romilda, Amastre, Arsamene e Xerse
Amante di me
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima
Il palazzo di Giove Prima di aprirsi la tenda. Boscareccia col monte Parnaso. Villaggio delizioso dietro le mura della città, con veduta di bosco. Cortile. Reggia d'Abido. Villaggio delizioso dietro le mura della città con veduta di bosco. Ellesponto col ponte sulle navi. Stanze terrene che portano alle sale. Giardino. Villaggio delizioso dietro le mura della città, con veduta di bosco. Stanze reali del palazzo d'Ariodate. Reggia d'Abido.
Prologo Prologo alternativo Atto primo Atto secondo

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