Prologo

 

Scena prima

Arno, ed Urania con il coro delle Muse in una particolar prospettiva di Fiorenza fanno il Prologo.

 Q 

Arno, Urania, muse

 

ARNO

Io, dell'alto Appennino ondoso figlio  

di cento irrigator tirrene valli,

fuor de' vaghi cristalli

al sen della mia Flora innalzo il ciglio:

e qui, mi specchio al tuo guerriero sole

del sarmatico Giove invitta prole.

Là, nell'ampio oceano, onde se n' viene,

ed a cui torna il mio famoso fonte,

vidi in squallida fronte

sanguigni entrar la Volga, e 'l Boristene,

ed estinti da te negl'ermi boschi,

pianger i figli lor, Tartari, e Moschi.

Udii, ch'armato in quell'eterno gelo,

ne' monti lontanissimi Rifei,

drizzasti alti trofei,

e l'orse algenti gl'inchinar dal cielo:

e Borea inascoltando il suo gran nome

sparse d'orror, più che di gel le chiome.

L'Istro poi mi narrò, dov'egli bagna,

vicine al Nero mar l'ampie contrade,

dalla sarmate spade

l'ottomano infedel vinto in campagna

e che per te discolorata, e bruna,

allor de' traci inorridì la luna.

Arsi quinci, signor, d'eterna brama

sì chiaro sol di rimirar d'appresso;

e 'l mio dotto permesso

bramai tutto sacrare alla tua fama:

or qui ti veggio, e a riverirti intanto

sveglio le tosche muse a nobil canto.

Oggi l'alma real, cui sol fan lieta

i guerrieri metalli, e 'l suon dell'armi,

a pacifici carmi

volgi signore, e l'alte cure acquieta:

e cangia in vaga, imitatrice scena

armato campo, e bellicosa arena.

Marte così, poiché Geloni, e Sciti

ha flagellati al tempestar dell'asta,

ed or l'Ercinia vasta.

Or dell'Ircania ha funestati i liti;

stanco in Parnaso, ov'un bell'antro adombra,

spesso il canto di Febo ascolta all'ombra.

Or voi, ch'ogn'or viveste alle mie rive,

da che v'accolse il mio mediceo Lauro,

del regio cor ristauro,

quai carmi detterete amabil dive?

Tu regina gentil del dotto coro

movi Urania la voce, e 'l plettro d'oro.

URANIA

Da Parnaso d'amor nuova armonia

trasser per emular le scene argive,

Arno real sulle tue nobil rive

quinci Calliopea, quindi Talia.

Udisti al canto lor, vedovo amante

pianger gli spenti rai d'Euridice:

e la vaga del sol precorritrice

vedesti ir dietro al sol d'un bel sembiante.

Gioisti ancor di non minor dolcezza,

a' placid'imenei del bel Medoro,

quand'amante regina, e scettro d'oro,

al merto diede amor della bellezza.

Io sacra Urania, io c'ho dal cielo il nome,

oggi solo trarrò dal cielo il canto:

sdegno mirti profani, e per mio vanto

sacra fronde immortal cingo alle chiome.

Pregi di beatissime donzelle

oda prima da me la tosca scena.

Elle cadute in tormentosa arena

vinser la morte, ed abbellir le stelle.

Tu già regina in terra, ed or di Dio

fatta nel più bel ciel sposa novella:

tu gloria di Britannia Orsola bella

il soggetto sarai del canto mio.

Io canterò, qual per celeste zelo

cadesti d'empio strale il cor trafitta:

e qual poscia volò l'anima invitta

di tante dive a popolare il cielo.

So ben, ch'a te ne' luminosi campi

degl'amanti immortal coro festeggia,

ma non sdegnar, s'io nella tosca reggia

aggiungo al tuo bel sol novelli lampi.

Voi, di Febo menzogne allettatrici,

ond'han regii teatri eterno grido

cedete al vero: e sappia Pindo, e Gnido,

che nutre ancora il ciel cigni felici.

ARNO

Canta celeste musa:

io delle nuove gemme,

che 'l sacro mi darà nuovo Ippocrene,

fiorirò lieto le toscane arene.

 

CORO DELLE MUSE

O di raggi ornata il crine:  

delle ninfe d'Elicona,

dalle piagge tue divine

non sdegnar mortal corona.

Già s'udì, che tra la schiera

delle Grazie, e degl'Amori,

nova dea se n' venne fuori

da' bei flutti di Citerea,

e che poi la terza sfera

fu bel seggio, ov'ella suole

rider lieta a' rai del sole.

Finto canto, e finto inganno

di permesso lusinghiero:

or ne giovi un nobil vero

compensar l'antico danno.

Venne fuor del mar britanno

giovinetta così bella,

ch'or in cielo è fatta stella.

O di raggi ornata il crine:

delle ninfe d'Elicona,

dalle piagge tue divine

non sdegnar mortal corona.

 

Fine (Prologo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Prospettiva di Firenze.

Arno, Urania, muse
 

Io, dell'alto Appennino ondoso figlio

 
Scena prima
Prospettiva di Firenze. Apresi una voragine, dove si vede un lago di fiamme. La scena si rappresenta appresso le mura di Colonia Agrippina: vedesi da una parte un tempio con l'idolo... La scena si rappresenta appresso le mura di Colonia Agrippina: vedesi da una parte un tempio con l'idolo... La scena si rappresenta appresso le mura di Colonia Agrippina: vedesi da una parte un tempio con l'idolo... La scena si rappresenta appresso le mura di Colonia Agrippina: vedesi da una parte un tempio con l'idolo... La scena si rappresenta appresso le mura di Colonia Agrippina: vedesi da una parte un tempio con l'idolo... Bellissimo paradiso, trionfo.
Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

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